Seduta n. 71 del 9/10/1996
(pomeridiana)

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Si riprende la discussione dei progetti
di legge n. 2106 e n. 272 (ore 17,35).

PRESIDENTE. Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Valensise.

PAOLO ARMAROLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Armaroli, lei ha già parlato in precedenza. Sono sempre molto tollerante, ma c'è anche un limite!
Ha facoltà di parlare, onorevole Valensise.

RAFFAELE VALENSISE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, il provvedimento in


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discussione è quanto mai criticabile e noi lo abbiamo criticato -, ma per una di quelle coincidenze che molte volte caratterizzano la vita politica e la vita degli uomini in genere, viene ad essere esaminato in Assemblea in un momento delicato e curioso. L'attuale Governo si è dimostrato privo di una maggioranza in grado di sostenere un suo decreto-legge, cioè un provvedimento di emanazione del Governo stesso; in più, esso propone all'attenzione dell'Assemblea dopo averla proposta all'attenzione della Commissione una normativa in materia di circolazione monetaria.
Sono delle coincidenze curiose! Il Governo mette mano ai simboli della moneta nelle forme che abbiamo appreso dalle parole del relatore ed è lo stesso Governo che, un momento fa, ha manifestato le proprie difficoltà nel suo rapporto di fiducia con il Parlamento e nel rapporto funzionale con una maggioranza che dovrebbe essere coesa, quantomeno presente ed attenta quando si tratta di convertire in legge un decreto-legge.
Il mio riferimento...

PRESIDENTE. Colleghi, vi invito tutti a prestare attenzione! Prosegua pure, onorevole Valensise.

RAFFAELE VALENSISE. Vorrei quantomeno il silenzio di tutti!

PRESIDENTE. Lo merita, del resto.

RAFFAELE VALENSISE. Il mio riferimento a quanto è successo poco fa non è arbitrario, ma mira a sottolineare l'improvvisazione con cui il Governo emana provvedimenti che dovrebbero essere oggetto di riflessione, di attenzione e di deliberazioni conformi al travaglio politico e sociale, alla realtà della nazione italiana e della nostra situazione politica.
Il disegno di legge in esame è molto semplice, il suo testo è modesto, ma è uno di quei provvedimenti che possono lasciare il segno, perché si tocca un elemento che è dimenticato dal punto di vista della tecnica con cui i segni monetari rappresentano la ricchezza, il benessere o le possibilità di vita di ciascuno di noi. Il segno monetario è un argomento delicato nella psicologia delle grandi fasce di popolazione, perché nessuno si accorge dei tagli, della materialità dei segni monetari che circolano, ma tutti ci accorgiamo se abbiamo molto o poco denaro, se esso è finito, se serve o non serve, se corrisponde ad un aumento dei prezzi, ad una difficoltà oggettiva della vita. Da che tempo è tempo, da che mondo è mondo, da quando la circolazione monetaria ha rappresentato il mezzo, lo strumento per raffigurare la ricchezza e per consentire la circolazione della stessa in una società, dalla polis alle città romane, ai tempi moderni, si è sempre fatto molto caso al segno monetario, che è segno del potere. Mi sembra che nel provvedimento in esame il potere sia stato male usato, che il «battere moneta» (come si diceva una volta) sia stato mal collocato.
Siamo alla vigilia, signor Presidente e onorevoli colleghi, di un adempimento parlamentare di primaria grandezza, siamo alla vigilia della sessione di bilancio e dell'esame della legge finanziaria, con tutte le implicazioni che ciò comporta sulla circolazione monetaria, sul valore della moneta, sulla dimensione del debito pubblico e della stangata fiscale (o delle stangate fiscali) di cui parleremo tra qualche giorno. Ebbene, occuparsi dei tagli della moneta nelle guise di cui al disegno di legge al nostro esame mi sembra quantomeno inopportuno e ritengo che il Governo avrebbe dovuto riflettere su questo in misura maggiore. Infatti, abolire le banconote da 10 mila lire e da 100 mila lire ed emettere un taglio più grande da 500 mila lire non è una cosa di poco conto, perché quando all'abitudine dei tagli piccoli si sostituisce il taglio grande si compie un'operazione che, al di fuori della volontà e delle intenzioni del Governo, determina oggettivamente una spinta inflattiva. Noi siamo abituati a contare le 100 mila lire e, qualora ciò non sia più possibile, l'introduzione delle banconote da 500 mila lire è il segno non dico di una svalutazione oggettiva, ma di una tentazione di svalutazione che è in re ipsa. Fra qualche giorno


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ci prospetterete forse la possibilità di una banconota da un milione! Siamo veramente a Pancho Villa!
Ritengo che il Governo avrebbe dovuto prestare una maggiore attenzione a questo tema.
Abbiamo sollevato tale questione in Commissione bilancio ed abbiamo chiesto che in quella sede venissero a riferire i tecnici della Banca d'Italia, che avevano promosso questo provvedimento forse ingenuamente o senza pensare al contesto politico in cui dovrebbe navigare verso l'approvazione, senza pensare alle ricadute che può avere sulla psicologia degli utenti, ossia dei cittadini comuni (soprattutto quelli che di banconote ne hanno poche e che sono abituati a contarle), che si vedrebbero costretti a tagli che in molte famiglie corrispondono addirittura ad una mensilità di pensione. I rappresentanti della Banca d'Italia ci hanno detto che la decisione di passare al taglio da 500 mila lire è una decisione di tipo «tecnico». Come ho già fatto presente in Commissione, mi permetto di osservare che in materia di circolazione monetaria non esistono soluzioni meramente tecniche. I rappresentanti della Banca d'Italia ci hanno spiegato che il taglio, la manipolazione, la lavorazione da parte degli addetti ai lavori delle banconote da 10, da 50 o da 100 mila lire richiedono applicazione di forza lavoro; sarebbe quindi più vantaggioso produrre una banconota da 500 mila lire in modo da contenere le operazioni di conta, sostituzione, custodia e trasferimento di queste masse di denaro. Ci siamo permessi di osservare si tratta di una realtà che è sotto gli occhi di tutti che la moneta ha molte forme di rappresentazione moderne e in via di diffusione. Mentre infatti una volta il conto corrente bancario o le carte di credito erano strumenti di cui disponevano persone di alto censo e con una grande disponibilità economica, oggi la diffusione del libretto degli assegni e delle carte di credito è in aumento.
A fronte di fenomeni come quelli della carta di credito, dei conti correnti, dei conti correnti bancari e di quant'altro la tecnica bancaria ha inventato ed inventa ogni giorno in termini di prodotti da mettere a disposizione degli utenti, non vediamo la necessità di una banconota da 500 mila lire. Tutti noi, infatti, quando dobbiamo fare un pagamento superiore alle 200-300 mila lire ci serviamo del libretto di assegni o delle varie carte di cui ciascuno è dotato.
Si tratta dunque di un'operazione inutile, ma anche pericolosa. Parlando con l'onorevole Armani abbiamo entrambi convenuto che esiste il rischio di mettere in moto un fenomeno di «illusione» monetaria. Signor Presidente, l'inflazione non è ancora domata. Tutti insieme ci batteremo per contenere l'inflazione perché si tratta di interessi comuni di chiunque ha l'onore di rappresentare il popolo italiano; tuttavia, a fronte di un'inflazione non domata, un'operazione del genere, ossial'emissione della banconota da 500 mila lire (che indubbiamente rappresenta un evento, un accadimento con ricadute di tipo psicologico), può innescare un fenomeno di «illusione» monetaria: siamo ricchi o siamo svalutati? Chiunque, mettendo la mano in tasca, ne estraesse mezzo milione, infatti, si preoccuperebbe dell'esistenza di una banconota di questo taglio. Per queste ragioni, onorevole Presidente, siamo contrari al provvedimento in discussione.
Non mi soffermerò su altri argomenti perché ritengo sufficienti quelli che, sulla base del buon senso, abbiamo prospettato sia in Commissione sia in questa sede. Ma mi aspetto che da parte dei sostenitori del provvedimento (ecco il Governo e la maggioranza alla prova) siano rassegnati alla Camera argomenti capaci di tranquillizzarci in ordine a queste preoccupazioni, che non sono preoccupazioni soggettive, ma sono oggettive, di tutela della tranquillità del popolo italiano, della tranquillità nelle operazioni di circolazione monetaria, di tutela soprattutto per i ceti più deboli, ai quali non si può dire da un momento all'altro: via il biglietto da 100 mila lire, adesso c'è quello da 500 mila lire. Molte volte uno o due biglietti da 500 mila lire costituiscono l'intero importo di una piccola pensione sociale o la metà dell'im


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porto di un piccolo stipendio, di una piccola remunerazione per un lavoro molto modesto e molto umile.
Queste sono preoccupazioni che non vediamo nei proponenti dei progetti di legge; sono preoccupazioni che non abbiamo visto negli interventi in Commissione dei sostenitori del provvedimento. Noi aspettiamo che il Governo ci fornisca la sua versione dei fatti, la sua versione delle preoccupazioni. E non vorremmo, onorevole Presidente, che il Governo obbedisse alle esigenze di contabilità dei biglietti di piccolo taglio che possono venire dalle banche, dalla Banca d'Italia o dagli altri istituti di credito, perché ognuno fa il suo mestiere, ma la moneta è una cosa molto delicata perché vi si possa mettere mano in queste forme così drastiche, in queste forme non convincenti, in queste forme che certamente non sono all'altezza del grande sacrificio e dei grandi dolori che soprattutto i ceti più umili di questa nazione vanno compiendo ogni giorno, per sbarcare il lunario e per far coincidere il primo del mese con l'ultimo del mese, nella soddisfazione dei propri modesti ma inesorabili bisogni. (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Susini. Ne ha facoltà.

MARCO SUSINI. Il gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo esprime un parere favorevole sul provvedimento che siamo chiamati ad esaminare. Per questo concordiamo con le argomentazioni, le ragioni, le osservazioni espresse poc'anzi dal relatore Caveri. Siamo altresì confortati (certo nel rispetto dei ruoli, che sono diversi) dall'autorevolissimo parere della Banca d'Italia, che sul provvedimento oggi al nostro esame è stata audita nella Commissione bilancio.
Tutti siamo d'accordo sull'obiettivo Europa, tutti siamo d'accordo sull'esigenza di lavorare perché l'Italia entri nel gruppo di testa dei paesi europei. Credo che le nuove norme in materia di circolazione monetaria abbiano, anche sotto questo profilo, il pregio di allineare il nostro paese alla grande maggioranza dei partner europei. Ritengo quindi che il provvedimento che siamo chiamati ad esaminare e votare sia tutt'altro che una improvvisazione o una mossa estemporanea, ma sia semmai, anche con riferimento a questo aspetto specifico, una doverosa, opportuna e tempestiva presa d'atto.
A nostro giudizio, sono da tempo pienamente mature le esigenze di una circolazione monetaria più efficiente, più funzionale alle transazioni che l'economia determina nella vita di tutti i giorni e per tutti i cittadini, a qualsiasi ceto sociale essi appartengano. Credo infatti che le norme al nostro esame consentano di superare positivamente una situazione che per il nostro paese presenta evidenti anomalie, almeno per due ordini di motivi. Il primo (lo ricordava, mi pare, il collega Caveri): l'Italia è il paese europeo con il maggior numero di banconote in mano al pubblico. Il secondo: l'Italia è il paese europeo nel quale è in circolazione il biglietto di valore minimo, meno elevato.
Credo che sia anche da considerare che nella prospettiva della moneta unica europea si andrà sicuramente verso l'emissione di tagli che sono compresi in una frazione che arriverà, per il titolo massimo, al milione di lire italiane. Quindi ci troveremo in una situazione che va ben oltre le misure proposte in questo provvedimento.
Diversamente dal collega Valensise, credo che una serie di misure come quelle di cui stiamo discutendo non comporterà effetti inflazionistici. Le preoccupazioni sono apparse fugate a seguito del confronto che si è avuto con la Banca d'Italia; credo inoltre che si tratti di preoccupazioni esagerate anche perché i fenomeni di «illusione» monetaria sono ormai ampiamente superati dall'evoluzione dell'economia reale e perché l'andamento dei prezzi appare ampiamente governabile dalla politica monetaria. Francamente non mi sembra che ostacoli sulla strada che stiamo per perseguire siano da annoverarsi nella presenza di altre forme di pagamento, vuoi gli assegni, vuoi le carte di credito, che pure sicuramente sono elementi di innovazione rispetto ad altre stagioni e fasi


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della vita del nostro paese, ma che a questo riguardo mi sembrano ininfluenti o con scarsi effetti.
C'è infine una considerazione politica che mi sento di fare. La lotta all'inflazione ha conosciuto, in particolar modo in quest'ultima fase, risultati apprezzabili. Ciò è un dato inconfutabile e che ci viene ogni giorno confermato dalla realtà e dalle cifre. Credo che gli strumenti, le misure, le proposte contenuti nella manovra economica che discuteremo nei prossimi giorni in aula (e che oggi stanno discutendo le Commissioni) possono ulteriormente attestare il livello di inflazione ad una cifra ancora più bassa di quella attuale. Altro che crisi di fiducia! Constato, per esempio, che i mercati stanno reagendo positivamente e quindi stanno dimostrando fiducia nel Governo e nella manovra che esso sta predisponendo.
Quindi l'emissione di una banconota di taglio più elevato di quelle attualmente in circolazione può essere un mezzo per sancire, diciamo per registrare un processo disinflattivo dell'economia.
In base a tutte queste ragioni e considerando infine che l'ultima volta che i tagli delle monete italiane sono stati modificati risale al lontano 1973 (sono quindi 24 anni che non si introducono misure di cambiamento della circolazione monetaria), noi confermiamo il nostro parere favorevole sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pagliuca. Ne ha facoltà.

NICOLA PAGLIUCA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sul provvedimento al nostro esame vorrei fare due ordini di valutazioni. Il primo, di ordine generale, attiene all'opportunità di approvare un simile provvedimento in questo momento. Il secondo, di ordine specifico, attiene invece ai temi oggetto del provvedimento.
Siamo nel 1996 e quindi possiamo dire che siamo alle soglie del 1999; abbiamo preso visione di una finanziaria, presentata dal Governo, che prevede una manovra di 62 mila e 500 miliardi e che dovrebbe avere come unico fine quello di portare l'Italia nel sistema della moneta unica. Un sistema, quest'ultimo, che dovrebbe attivarsi a partire dal 1999.
È evidente che in quel momento la moneta nazionale dovrebbe diventare l'euro, cioè una moneta diversa rispetto alla lira, con tutte le esigenze di bilanciamento che si creeranno per recepire in toto il sistema.
La considerazione di ordine generale è proprio questa: la Banca d'Italia ci spiegava che dal 1967-68 non è stata introdotta alcuna modifica al sistema dei tagli della nostra moneta. Che necessità c'è, dunque, a distanza di vent'anni da allora e a soli due anni dall'introduzione di un nuovo sistema monetario, di apportare modifiche così sostanziali nel nostro sistema monetario? Esse peraltro creeranno confusione: infatti la banconota da cinquecentomila lire, che con questo provvedimento si vuole introdurre, per specifica ammissione della Banca d'Italia, non potrà essere disponibile sul mercato se non sei mesi dopo l'entrata in vigore di questo decreto. È evidente, allora, che il tempo a disposizione per una circolazione perfetta di tale taglio monetario sarà di circa un anno e mezzo o due, perché poi si dovrà procedere ad una revisione sostanziale in vista dell'introduzione dell'euro.
Qual è allora la necessità di apportare adesso queste modifiche? Evidentemente il Governo è già conscio che, nonostante i sacrifici richiesti agli italiani con una finanziaria di 62.500 miliardi, non sarà in grado di centrare l'obiettivo della moneta unica. Ciò evidentemente giustifica l'esame di questo provvedimento che passa un po' in sordina, recando peraltro pochi articoli: sembra quasi un atto di routine, ma alla fine potrebbe significare un timore del Governo nazionale di non riuscire a portare il paese nel sistema della moneta unica.
Se le cose stanno così, sono seriamente preoccupato, e lo sono anche i colleghi del Polo per le libertà. Ciò vorrebbe dire che si stanno chiedendo sacrifici inutili agli italiani perché la manovra non incide sulle riforme strutturali della nostra finanza


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pubblica e dunque non servirà ad altro se non a mantenere quel sistema di potere clientelare che fino ad oggi è stato tipico delle forze che in questo momento governano il paese.
Vorrei poi fare un secondo discorso, anch'esso di ordine generale. La sentenza della Corte costituzionale di questi giorni pone una grave esigenza: convertire i cinquantatré decreti-legge fermi in Parlamento. A me pare che questa sia una priorità. Che necessità vi è allora di investire l'Assemblea di una discussione, anche di carattere generale, su un provvedimento che per le ragioni che ho indicato assume scarsa importanza e rilevanza nell'attuale momento politico? È evidente che l'interesse dello stesso Governo dovrebbe essere quello di concentrare l'attenzione dell'Assemblea sulla conversione dei decreti-legge.
Poi si solleva lo scandalo sui giornali quando la minoranza fa mancare il numero legale o non consente, come è avvenuto oggi attraverso la presenza in aula, l'approvazione di provvedimenti presentati dal Governo. Sarebbe opportuno che l'esecutivo ripensasse questo atteggiamento oltre alla proposta di legge Caveri vi è infatti un disegno di legge di iniziativa del ministro Ciampi e portasse in aula ciò che dovrebbe interessarlo prioritariamente, la conversione in legge dei decreti-legge, non interrompendo i lavori dell'Assemblea con provvedimenti come quello adesso in discussione.
Desidero poi fare qualche riflessione di carattere particolare. È evidente che l'introduzione di tagli di questa natura e di monete divisionali da mille e da duemila lire porterà, come ha ampiamente dimostrato il collega Valensise, a consumi diversi che produrranno di riflesso ce lo insegnano a scuola un aumento dei prezzi. Ciò sarebbe in controtendenza con l'obiettivo che il Governo si è prefissato di un contenimento dell'inflazione.
L'audizione che si è svolta in Commissione bilancio del rappresentante della Banca d'Italia non è stata sufficiente a chiarire questi aspetti, proprio per la superficialità della trattazione.
È evidente che sorge in noi un dubbio, al quale ovviamente si può fornire una risposta di ordine politico. Abbiamo denunciato anche recentemente, a fronte della necessità di riconsiderare il documento di programmazione economico-finanziaria, come uno dei problemi del Governo in carica sia quello di aver fondato le sue analisi su un tasso di crescita del prodotto interno lordo reale e nominale pari al 2 per cento per il 1997. Da ciò discende la possibilità di centrare l'obiettivo dell'adesione al sistema della moneta unica con la manovra presentata dal Governo. A me pare che tale obiettivo non possa essere centrato perché le valutazioni sono totalmente difformi. Anche in questo caso ci chiediamo se l'approvazione di un disegno di legge come quello in esame, che determinerà delle tensioni inflazionistiche, non possa determinare un trend che, almeno sotto il profilo nominale, potrà incrementare il prodotto interno lordo senza però avere alcun riflesso in termini reali.
Vorrei svolgere una seconda considerazione di ordine specifico circa la necessità di dover porre mano ad una modifica, con cospicui investimenti, di tutti i distributori automatici attualmente esistenti in circolazione. Dal momento che il sistema dei tagli monetari è fermo dal 1967-1968, gli istituti bancari hanno approntato dei sistemi di riconoscimento dei tagli monetari attualmente in circolazione di cui ci si è serviti in svariati settori, a partire ad esempio dalla pompa di benzina. Quindi, l'introduzione di una nuova moneta come la banconota da 500 mila lire e la sostituzione delle banconote da mille e 2 mila lire con monete di nuovo conio imporranno una modifica di tutti i sistemi di lettura automatica dei tagli monetari esistenti. Ci si domanda ancora una volta quale necessità vi sia di procedere ad investimenti così sostanziosi quando fra un anno e mezzo o due avremo comunque una moneta nuova, l'euro, nella quale crediamo al punto che vogliamo si faccia di tutto per adottarla nel più breve tempo possibile.
Sono questi i dubbi che animano la nostra posizione nei confronti del provvedimento. Vorrei quindi rivolgere al Governo


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e al deputato Caveri la richiesta di ritirare il provvedimento dall'aula in considerazione della scarsa importanza che lo stesso riveste in questa fase particolare del dibattito politico in Italia (Applausi dei deputati del gruppo di forza Italia).

PRESIDENTE. Faccio presente all'onorevole Michelangeli, che si è iscritto a parlare nella discussione sulle linee generali tardivamente, rispetto ai termini previsti dal regolamento, che non potrà intervenire in tale fase, ma che potrà chiedere di parlare sull'articolo 1 del disegno di legge.
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Caveri.

LUCIANO CAVERI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero anzitutto ricordare che l'euro entrerà in vigore nel 2002 e che esso si affiancherà alle monete nazionali; quindi è probabile che l'orizzonte della lira coprirà almeno il primo decennio del nuovo secolo. Pertanto chi pensa che tra due o tre anni l'euro sostituirà la lira, evidentemente non è sufficientemente informato.
Vorrei aggiungere che in un qualunque Parlamento del mondo questo provvedimento, per le sue specifiche valenze tecniche, non si sarebbe trasformato in una palestra di «dietrologie», in una sorta di palestra politica in cui ognuno è autorizzato a ricercare all'interno del provvedimento qualche malizia e qualcosa di nascosto che si vuole assolutamente far sfuggire all'attenzione dei più. In questo caso si tratta semplicemente di adeguare il taglio delle monete dell'Italia a quello delle altre monete europee. Non ci sono altre «dietrologie» né altre furberie.
Parimenti non me la sento francamente di condividere l'osservazione di chi ha giudicato la relazione presentata in Commissione bilancio dalla Banca d'Italia superficiale. Tutto si può dire della Banca d'Italia fuorché che il suo ufficio studi sia superficiale. Anzi, mi sembra che le dieci pagine di relazione presentate sul provvedimento siano estremamente chiare; tra l'altro sono accompagnate da tabelle che spiegano in maniera esaustiva quale sia la situazione particolare della moneta italiana che per troppo tempo è rimasta bloccata su un taglio di banconote di 100 mila lire e su un limite massimo di emissione delle monete metalliche di 500 lire. È bene tener presente che non vi è una situazione analoga in alcuna parte d'Europa. Semmai dovremmo riflettere sui motivi che in passato hanno fatto sì che non sia stato adeguato il taglio della moneta, ma questo evidentemente non dipende da noi che viviamo questa XIII legislatura.
Quanto all'aspetto inflazionistico, sul quale anche quest'oggi, come già avvenuto in Commissione, si è intrattenuto l'onorevole Valensise, desidero precisare che ben cinque pagine della relazione della Banca d'Italia sono dedicate a tale questione. Esse si concludono in maniera chiara specificando che non sussistono motivi di preoccupazione per possibili aspetti inflazionistici legati all'introduzione della modifica della scala dei tagli.
Ritengo che tutte le ragioni contrarie al provvedimento, persino la provocazione del giovane collega che ne chiede il ritiro, siano sostanzialmente infondate. È del tutto logico che questa materia, che è squisitamente tecnica, venga trasformata in uno strumento politico, magari in un momento particolare del dibattito all'interno della Camera; ma al di là di questo esistono ragioni sostanzialmente tecniche che confermano la bontà del provvedimento, anzi la sua urgenza, proprio per prepararci a quell'appuntamento con l'euro che è stato rievocato poco fa.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

ROBERTO PINZA, Sottosegretario di Stato per il tesoro. Vorrei ribadire ai colleghi, in particolare all'onorevole Valensise che ha riproposto il tema del rapporto tra tagli di monete ed inflazione, che si tratta di un argomento ampiamente analizzato non solo dal nostro ma anche da altri


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paesi. Inoltre, anche in Italia quando c'era un'invarianza dei tagli di moneta vi era un andamento inflazionistico che prescindeva completamente da questo. La verità è che gli utilizzatori di moneta sono in grado di valutare i prezzi indipendentemente dal taglio della banconota che usano in quel momento. Credo anch'io che sia esatta l'osservazione espressa dal vicedirettore generale della Banca d'Italia Ciocca e che cioè non c'è corrispondenza, rapporto di causa-effetto fra taglio dei biglietti ed inflazione.
Per quanto riguarda l'altra considerazione riguardante i tempi, anch'essa meritevole di attenzione, valgono le parole del relatore e che cioè vi è un lasso di tempo abbastanza lungo prima dell'utilizzazione di fatto dell'euro sicché si giustifica il fatto che l'Italia si adegui agli altri paesi. In questi giorni è stata pubblicata una tabella riguardante i tagli massimi di ogni paese nella quale compaiono alcuni paesi, come la Germania o la Svizzera, le cui banconote hanno un taglio massimo superiore al milione, ed altri la maggior parte le cui banconote hanno un taglio massimo che varia tra le cinquecentomila lire e il milione. Mi pare che quello a cui stiamo dando vita non sia altro che un adeguamento tecnico.

BRUNO SOLAROLI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUNO SOLAROLI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, vorrei partire da una considerazione di carattere generale perché sono convinto che un provvedimento come quello di cui ci stiamo occupando meriterebbe un largo consenso da parte dell'Assemblea, perché tende ad introdurre elementi di innovazione per quanto riguarda la circolazione monetaria e proprio per questo non può essere considerato un provvedimento di parte.
Vedo con preoccupazione che, ancora nella discussione che si è sviluppata in Assemblea, continuano a permanere perplessità che dovrebbero essere superate, a mio avviso, anche alla luce delle risposte che abbiamo ricevuto in Commissione bilancio dal dottor Ciocca. In particolare mi riferisco a due questioni richiamate dall'onorevole Valensise, la prima delle quali riguarda i pericoli inflattivi che possono conseguire al varo di queste nuove monete metalliche da mille e duemila lire e della banconota da cinquecentomila lire. L'altra osservazione riguarda l'articolo 3 del provvedimento che al primo comma stabilisce che le banconote e i biglietti a debito dello Stato si prescrivono a favore dell'erario decorsi dieci anni dalla data di cessazione del corso legale. Si stabilisce in sostanza la prescrizione automatica delle banconote.
Credo che le due preoccupazioni avanzate dovrebbero essere superate perché le risposte che su questo versante ha fornito un istituto autorevole come la Banca d'Italia (nel corso della audizione svoltasi il 18 settembre scorso presso la Commissione bilancio) sono state ampiamente esaurienti.
In ordine alla prima preoccupazione relativa agli effetti inflazionistici la Banca d'Italia si è così espressa : «Circa gli effetti inflazionistici che potrebbero derivare attraverso una illusione monetaria dall'immissione in circolazione di nuovi biglietti di taglio elevato, va in linea generale rammentato che le cause `reali` dell'inflazione sono fondamentali, e potenzialmente numerose: il costo delle materie prime e dei beni utilizzati nel processo di trasformazione industriale; il costo del lavoro; il grado di utilizzo della capacità produttiva; il livello della spesa pubblica; le imposte indirette. Le aspettative circa l'inflazione futura possono anch'esse influenzare i comportamenti dei soggetti economici percettori di salari, imprenditori, risparmiatori e riflettersi sull'andamento effettivo dei prezzi, autorealizzandosi.
Tuttavia, segnatamente nel medio-lungo periodo, è la politica monetaria che esercita una influenza dominante sulla stabilità dei prezzi. Alterando le condizioni alle quali le banche si approvvigionano di liquidità, la Banca centrale influi


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sce sui rendimenti del mercato monetario e sulla quantità complessiva di credito e di moneta. Queste variabili a loro volta condizionano l'inflazione attraverso l'effetto che esercitano sul costo del capitale, sulla ricchezza, sul reddito e sul tasso di cambio; per effetto dello sviluppo dei mercati e del venir meno della `illusione monetaria`, le aspettative stesse costituiscono un ulteriore canale di trasmissione degli impulsi della politica monetaria stabilizzatrice. Alla luce di queste considerazioni, risulta evidente come ad assumere un ruolo cruciale sia il valore complessivo della base monetaria e della moneta, non già l'importo dei tagli delle banconote emesse.
Se i timori inflazionistici collegati all'emissione di un nuovo biglietto di taglio massimo non hanno avuto riscontro in passato, quando il contante era il principale mezzo di pagamento e l'illusione monetaria era diffusa, è da escludere che possano averlo oggi che le banconote sono sempre più frequentemente sostituite da altri strumenti di pagamento, quali i depositi bancari e le carte di credito e di debito. Attualmente il circolante rappresenta in Italia poco meno di un sesto della moneta transattiva a disposizione dell'economia (...) e solo un decimo della quantità di moneta (...).
L'introduzione di banconote di taglio più elevato riflette l'erosione del valore della moneta che è già avvenuta: è parziale sintomo di inflazione passata, non causa di inflazione futura. I paesi con il taglio massimo di valore più elevato sono in realtà anche quelli che hanno conosciuto e conoscono i più bassi tassi d'inflazione. Né appare plausibile che l'emissione del nuovo biglietto dia luogo ad arrotondamenti per eccesso che possano favorire un aumento dei prezzi: la banconota da 500 mila lire è destinata a soddisfare esigenze di pagamento relative all'acquisto di beni e servizi di valore unitario elevato, per i quali l'esigenza di arrotondamento è molto esigua.
Anche la monetizzazione dei due tagli minori, trattandosi di una semplice sostituzione del supporto materiale, da cartaceo a metallico, non comporta alterazione del metro monetario di riferimento e quindi non potrà riflettersi in variazioni dei prezzi. La facoltà affidata alla Banca d'Italia di continuare a emettere le banconote da mille e duemila lire renderà graduale la sostituzione della moneta cartacea con quella metallica, dando modo al pubblico di abituarsi all'innovazione».
Non sussistono, in conclusione, motivi di preoccupazione per possibili aspetti inflazionistici legati all'introduzione delle modifiche della scala dei tagli ora all'esame della Commissione (ricordo che eravamo in Commissione bilancio). «Il consolidarsi di positive tendenze dell'andamento dei prezzi l'inflazione tendenziale è diminuita sino al 3,4 per cento e le previsioni per il prossimo anno sono di ulteriore discesa al di sotto del 3 per cento permette invece di affermare che il 1997 sarà un anno particolarmente indicato per l'emissione di un nuovo biglietto di taglio massimo».
Mi pare che la risposta della Banca d'Italia in qualche modo corrisponda alla preoccupazione legittima, che tutti abbiamo, di non provocare fatti che influiscano negativamente sull'inflazione dal momento che è questo l'elemento decisivo che dobbiamo combattere se vogliamo mantenere e rafforzare un circolo virtuoso per quanto riguarda l'economia del paese.
Nello stesso tempo e concludo rapidamente, Presidente anche rispetto all'altra osservazione, quella relativa alla prescrizione automatica, la risposta della Banca d'Italia mi pare profondamente esauriente dal momento che la quantità di circolante rispetto alle monete che devono essere prescritte è limitatissima e dovuta in gran parte al fatto che vi è stato smarrimento di queste monete. È chiaro che la campagna di propaganda, la pubblicità che ne verrà data in prossimità delle prescrizioni automatiche tenderà a far sparire tale preoccupazione e il dato che ancora permane.
Infine, non considero questo provvedimento di maggioranza o di minoranza, ma un elemento di innovazione che dovrebbe trovare larghe convergenze in Assemblea e mi auguro che non debba soffrire di una


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tensione particolare, che nasce dalla vicende che si sono verificate pochi minu-ti fa.

PRESIDENTE. Le sono grato, onorevole Solaroli, anche per l'appello alla considerazione generale dei problemi.
Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge n.2106, nel testo della Commissione.
Passiamo all'esame dell'
articolo 1, nel testo della Commissione, al quale non sono stati presentati emendamenti (vedi l'allegato A).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Apolloni. Ne ha facoltà.

DANIELE APOLLONI. Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, in merito ai progetti di legge presentati il 9 maggio e il 2 agosto scorsi, rispettivamente dal deputato Caveri e dal ministro del tesoro e del bilancio Ciampi, il gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania giudica assurde ed inattuabili le proposte di emissioni di monete da mille, duemila e cinquecentomila lire. Le considera assurde perché il preciso obiettivo della lega nord per l'indipendenza della Padania è quello di attuare quanto prima il processo di sdoppiamento della lira dalla lira padana: una doppia moneta, una per il nord ed una per il sud, con ovvio cambio diverso (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania Commenti dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

FEDELE PAMPO. Tenetevela!

DANIELE APOLLONI. Useremo, infatti, anche la moneta euro, cosa che i concittadini del sud potrebbero fare una volta sistemata la loro situazione economica.

FEDELE PAMPO. Non ti vogliamo sentire!

PRESIDENTE. Non è obbligatorio condividere le opinioni dell'onorevole Apolloni, ma fatelo parlare.

DANIELE APOLLONI. Le proposte sono inattuabili perché il solo processo tecnico, burocratico del sistema romano centralista sarebbe causa di nuovi, inutili sprechi di denaro, che ovviamente verrebbero recuperati tramite nuove imposizioni tributarie o nuove pressioni fiscali.
Gli italiani ne hanno piene le tasche, i cittadini della Padania a maggior ragione, visto che hanno dimostrato maggiore interesse a voler entrare in Europa, rispettando dunque i parametri di Maastricht.

FEDELE PAMPO. Avete stufato!

DANIELE APOLLONI. I cittadini della Padania si sentono europei. Le società e le aziende della Padania vogliono pagare gli stessi tassi di interesse che pagano i loro concorrenti europei, tramite una moneta non svalutata a causa dell'inefficienza della lira unica e di chi la fa andare così male. La scelta della doppia moneta è dunque precisa, irrevocabile.
Il nostro voto è dunque contrario ai progetti di legge presentati da Caveri e da Ciampi. L'Europa è troppo importante e i cittadini della Padania non vogliono giustamente rinunciarvi (Applausi dei deputati del gruppo della lega nord per l'indipendenza della Padania Commenti dei deputati del gruppo di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carlo Pace. Ne ha facoltà.

CARLO PACE. Signor Presidente, credo che sarebbe stato opportuno non intervenire, data l'importanza che sembra sia stata annessa alla questione sulla quale dovremo decidere, e considerato il modo con cui, viceversa, i fatti precedenti sono stati apparentemente superati.
Tuttavia non posso onestamente lasciare passare alcune osservazioni ed alcune previsioni della norma sottoposta al nostro esame senza rilevare alcuni punti.
In primo luogo, è stato affermato che l'inflazione è alimentata da grandezze reali e rimane viceversa intatta se si agisce sui segni monetari o sulla moneta. Se così fosse, la politica monetaria non avrebbe


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avuto alcun ruolo nel frenare l'inflazione; se così fosse, dovremmo premere sulla Banca d'Italia affinché riduca i tassi di interesse, il tasso ufficiale di sconto, visto che si afferma che l'inflazione non è governata dalla moneta. Il fatto è che anche in questo caso non è una sola lama della forbice a tagliare i nodi, occorrono entrambe le lame; e la moneta costituisce una di queste lame.
Per questo motivo le ragioni addotte dal collega Valensise per quanto attiene al nuovo taglio del biglietto di banca, hanno una loro validità. Ad esse si contrappone soltanto la considerazione del minor costo della lavorazione dei biglietti quando questi debbono essere manipolati nell'ambito del sistema bancario e dei sistemi di pagamento. Se però tutto si fermasse a questo, saremmo ancora di fronte alla medesima logica secondo la quale si considererebbe una sola lama delle forbici e non anche l'altra. Il collega Valensise, invece, ha proprio richiamato l'attenzione sull'altra lama della forbice.
Vi sono due altre questioni che desidero affrontare.
L'articolo 4 fa riferimento all'arrotondamento alle dieci lire. Allora dovrei presumere che, in base al principio normale dell'efficacia delle leggi, con tale norma si superino tutte le precedenti disposizioni che consentivano arrotondamenti di entità di gran lunga maggiori. Pensate ai pagamenti delle tasse di circolazione automobilistiche o ai pagamenti di talune imposte. Ebbene, in virtù dell'articolo 4 si dovrà tornare indietro ed effettuare l'arrotondamento alle dieci e non alle cento o alle mille lire, così come disposizioni precedenti a quella in esame stabilivano.
Per quanto riguarda la moneta metallica, in circolazione per conto del Tesoro, so bene che i tondini vanno crescendo di costo e che i dischetti che dai tondini si ricavano per effettuare i coni crescono a loro volta di costo. Quindi l'aggio che il Tesoro guadagna nella emissione di moneta metallica è sempre più ridotto, tanto da dar luogo talvolta ad un costo di produzione della moneta superiore al suo valore facciale. Tuttavia il ricorrere a nuove monete metalliche (presumibilmente delle mille e delle duemila lire) comporta un costo di produzione che sembra inutile affrontare, se è vero come è vero che è stato richiamato in alcune occasioni da parte di taluno il ricorso all'introduzione dell'euro. In realtà vi è una ragione ancora più profonda per opporsi a tale provvedimento. Essa è rappresentata dal fatto che con questa manovra stiamo dimostrando di volerci allontanare dall'introduzione dell'euro. Se infatti miriamo ad introdurre l'euro, non abbiamo bisogno di una moneta transitoria per questo periodo. Il fatto è che siamo in grave ritardo nel processo decisionale che dovrebbe portare all'avvicinamento degli strumenti di pagamento ed alla preparazione dell'introduzione dell'euro come mezzo di pagamento in Italia, probabilmente perché in realtà vi è scarsa fiducia che il nostro paese possa essere ammesso all'Unione monetaria europea.
Annuncio pertanto il voto contrario dei deputati di alleanza nazionale (Applausi dei deputati del gruppo di alleanza nazionale Congratulazioni).

PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 527
Maggioranza 264
Hanno votato 271
Hanno votato no 256
(La Camera approva).

Passiamo all'esame dell'articolo 2, nel testo della Commissione (vedi l'allegato A).
Nessuno chiedendo di parlare e non essendo stati presentati emendamenti, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 529
Maggioranza 265
Hanno votato 273
Hanno votato no 256
(La Camera approva).

Passiamo all'esame dell'articolo 3, nel testo della Commissione, identico a quello del Governo (vedi l'allegato A).
Nessuno chiedendo di parlare e non essendo stati presentati emendamenti, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti 517
Votanti 516
Astenuti 1
Maggioranza 259
Hanno votato 270
Hanno votato no 246
(La Camera approva).

Passiamo all'esame dell'articolo 4, nel testo della Commissione, identico a quello del Governo (vedi l'allegato A).
Nessuno chiedendo di parlare e non essendo stati presentati emendamenti, passiamo ai voti.

MARCO BOATO. Presidente, può suggerire al collega di non votare per due come sta facendo da tre votazioni (Commenti)?

PRESIDENTE. Va bene, verificheremo se l'incidente è stato fortuito, come spero.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 505
Maggioranza 253
Hanno votato 263
Hanno votato no 242
(La Camera approva).

Passiamo all'esame dell'articolo 5, nel testo della Commissione, identico a quello del Governo (vedi l'allegato A).
Nessuno chiedendo di parlare e non essendo stati presentati emendamenti, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
Presenti e votanti 516
Maggioranza 259
Hanno votato 267
Hanno votato no 249
(La Camera approva).

MARCO BOATO. (Dirigendosi verso il terzo settore da destra) Presidente, ha votato per la quarta volta (Vivi commenti)...

PRESIDENTE. Onorevole Boato, lei è segretario, può prendere... (Dai banchi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale si scandisce: «Scemo! Scemo!»).
Non consento questo atteggiamento e questo coro nei confronti di un collega. Cercate di rispettare la dignità dell'Assemblea! Si può dissentire, ma non in questo modo.
Deploro tutti coloro i quali usano questi sistemi, chiunque siano.

ELIO VITO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Vito?

ELIO VITO. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, credo che la regolarità delle votazioni sia affidata alla responsabilità esclusiva del Presidente (Applausi dei deputati del gruppo di


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forza Italia); credo altresì che non sia tollerabile che singoli deputati, e men che meno segretari di Presidenza, assumano personali iniziative censorie nei confronti di altri deputati! Se ci sono delle irregolarità, si segnalino al Presidente, il quale dispone il controllo delle schede!

MARCO BOATO. L'ho dichiarato per quattro volte, Presidente!

ELIO VITO. Non possiamo ammettere, Presidente, che singoli deputati attraversino settori dell'aula ed effettuino controlli personali!
A questo punto, poiché abbiamo tutti notato come si sono svolte le votazioni e abbiamo verificato le oscillazioni che ci sono state fra le diverse votazioni, pur mantenendo le stesse presenze le maggioranze oscillavano da 271 a 273 sino ad arrivare a 263 le chiedo di disporre, perché l'opposizione non ha nulla da temere da questo punto di vista, la verifica delle schede e di far togliere quelle inserite in banchi nei quali non sono presenti i deputati (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, tra i miei compiti non c'è quello di dirigere, per così dire, il traffico nell'aula, perché un parlamentare può spostarsi liberamente da un settore all'altro! La questione è di non rendere più difficile la vita comune!
Mi permetto quindi di dire che ho soltanto visto, come gli altri, che il collega Boato è intervenuto egli è un segretario di Presidenza ma nei confronti di questo suo gesto, che può essere (come tutti i gesti) discusso e discutibile, si è alzato un coro di offese che non è degno dell'intelligenza, oltre che della dignità, di quest'aula! Mi dispiace doverlo rilevare (Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo e dei popolari e democratici-l'Ulivo).

NICOLA BONO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Presidente, sono anch'io un segretario di Presidenza e devo dire che il segretario di Presidenza opera su indicazione del Presidente. Pertanto, non si tratta di dirigere il traffico! Se da un lato vi è chi ha protestato, anche vivacemente (ed è stato richiamato dal Presidente), dall'altro ritengo che il Presidente altrettanto vivacemente avrebbe dovuto richiamare un segretario di Presidenza che opera in via autonoma e assolutamente personale!

PRESIDENTE. Non sono contrario all'iniziativa privata come è noto per cui non ho immediatamente censurato questo fatto! Tuttavia, ritengo di poter dire che, di fronte ad una iniziativa che, dopo tutto, tendeva a stabilire un equilibrio nell'esercizio del diritto di voto, una risposta di tipo corale non mi è parsa opportuna.
Detto questo, invito il collega Boato a mantenere il suo caratteristico riserbo!

ELIO VITO. Presidente, il controllo delle schede!

BEPPE PISANU. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Pisanu?

BEPPE PISANU. Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BEPPE PISANU. Signor Presidente, il collega Vito ha avanzato una richiesta, condivisa da tutto il gruppo di forza Italia, di verificare accuratamente le schede e le presenze. Le chiediamo pertanto formalmente, Presidente, di inviare in tutti i settori i segretari di Presidenza o di disporre, con le modalità che riterrà più opportune, che questa verifica sia compiuta (Applausi dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Onorevole Pisanu, su questo punto non avevo ancora provveduto. Penso sia mio dovere fare ciò che il mio ufficio mi consente di fare: prego per


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tanto i deputati segretari di compiere per conto mio e su mio mandato questa opportuna verifica per evitare discussioni di qualunque genere.

MARCO BOATO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Presidente, voglio solo ricordare a lei e al collega Vito (Commenti dei deputati dei gruppi di forza Italia e di alleanza nazionale)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, abbiamo condotto una seduta importante e delicata con tutti i crismi della legalità. Cerchiamo di condurre ancora i lavori con serenità reciproca.
Parli pure, onorevole Boato.

MARCO BOATO. Presidente, ricordo a lei e al collega Vito, che evidentemente non ha capito...

PRESIDENTE. Invito i colleghi a stare seduti per compiere meglio questo lavoro di verifica, tanto più che ci vuole tanta fatica a conquistare un seggio...! Vi prego di utilizzare le vostre facoltà!
Prego, onorevole Boato.

MARCO BOATO. Presidente, sarò telegrafico!

IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, a che titolo parla Boato?

MARCO BOATO. Presidente, non ho fatto alcuna azione individuale! Mi sono rivolto...

PRESIDENTE. A che titolo parla, onorevole Boato?

MARCO BOATO. Per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Voglio precisare che mi sono rivolto a lei, Presidente, e solo a lei ho chiesto di intervenire. Ho fatto notare che per tre volte il collega seduto vicino al collega Taradash ha votato per due deputati; alla quarta volta ha fatto la stessa cosa, dopo il suo richiamo, ed io mi sono limitato ad indicarlo avvicinandomi al suo banco. Non ho fatto nient'altro (Proteste dei deputati del gruppo di forza Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Boato, ho visto quello che lei ha fatto, ma deve darmi atto che non ho tenuto alcun atteggiamento formale.
I segretari hanno compiuto la verifica?

MARCO TARADASH. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO TARADASH. Presidente, sono sicuro che il collega Boato non voleva fare alcuna allusione, ma per la precisione intendo affermare pubblicamente che ho votato per me stesso e soltanto per me stesso.

PRESIDENTE. Gliene do atto volentieri, onorevole Taradash; è nell'interesse di tutti.
Se i segretari hanno compiuto la verifica, li invito a riprendere il loro posto.
Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Apolloni. Ne ha facoltà.

DANIELE APOLLONI. Rinuncio a svolgere la mia dichiarazione di voto, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Apolloni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagliuca. Ne ha facoltà.

NICOLA PAGLIUCA. Anch'io rinunzio, Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul di


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segno di legge n.2106, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione
Comunico il risultato della votazione:
«Norme in materia di circolazione monetaria» (2106):
Presenti e votanti 532
Maggioranza 267
Hanno votato 275
Hanno votato no 257
(La Camera approva Applausi dei deputati dei gruppi della sinistra democratica-l'Ulivo, di rifondazione comunista-progressisti, dei popolari e democratici-l'Ulivo e di rinnovamento italiano).
È così assorbita la proposta di legge n.272.

ANDREA GUARINO. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA GUARINO. Desidero segnalare che, a causa di un difetto della scheda magnetica, non ho potuto esprimere il mio voto, che sarebbe stato favorevole.

PRESIDENTE. Prendo datto della sua precisazione, onorevole Guarino.

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