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DISEGNO DI LEGGE: S. 757. - CONVERSIONE IN LEGGE, CON MODIFICAZIONI, DEL DECRETO-LEGGE 20 GIUGNO 1996, N. 323, RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI PER IL RISANAMENTO DELLA FINANZA PUBBLICA (APPROVATO DAL SENATO) (1857)
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ORDINI DEL GIORNO
La Camera,
considerato che, ai sensi dell'articolo 1, comma 86, della legge 28 dicembre 1995, n. 549,
i comuni possono deliberare agevolazioni sui tributi di loro competenza, fino alla totale
esenzione, per gli esercizi commerciali e artigianali situati in zone precluse al traffico
a causa dello svolgimento di lavori per la realizzazione di opere pubbliche che si
protraggono per oltre sei mesi;
ritenuto indispensabile venire incontro agli operatori commerciali e artigianali che
subiscono i danni provocati direttamente o indirettamente dalla chiusura delle strade
interessate da lavori pubblici in corso di esecuzione;
ritenuto altresì doveroso, per rendere possibile l'applicazione stessa della norma, un
contributo ai comuni, da parte dell'Amministrazione competente dell'esecuzione dei lavori,
a titolo di copertura delle minori entrate;
impegna il Governo
a rendere applicabile la norma di cui all'articolo 1, comma 86, della legge 28 dicembre
1995, n. 549, mettendo i comuni nelle condizioni economiche per poterla attuare e
prevedendo il rimborso ai comuni medesimi delle mancate entrate conseguenti alle
agevolazioni sui tributi di loro competenza, deliberate in favore degli esercizi
commerciali o artigianali situati in zone precluse al traffico a causa dello svolgimento
dei lavori per la realizzazione di opere pubbliche di competenza dello Stato.
(9/1857/1)
Bampo.
La Camera,
rilevato che la Banca d'Italia con «istruzioni di vigilanza» ha disciplinato l'emissione
delle obbligazioni non convertibili o convertibili in titoli di altre società prevedendo
che il valore unitario dei singoli titoli non sia inferiore al limite di lire 100 milioni;
ritenuto opportuno ed eguo che gli istituti di credito siano posti su un piano di parità
nell'offerta dei prodotti finanziari alla propria clientela;
accertato che a seguito delle istruzioni di vigilanza gli istituti di credito di piccole
dimensioni sarebbero penalizzati dalla suddetta istruzione di vigilanza con grave
nocumento per la propria attività che riveste sicuramente una pubblica utilità
garantendo, quest'ultimi, una copertura di tutto il territorio nazionale anche nelle zone
ove non vi è presenza di altre istituzioni creditizie di medie e grandi dimensioni;
impegna il Governo
affinché intervenga presso la Banca d'Italia sollecitando quest'ultima a modificare
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immediatamente, con proprio provvedimento, la precedente istruzione di vigilanza, al
fine di permettere l'emissione delle obbligazioni non convertibili o convertibili in
titoli di altre società per valore unitario dei singoli titoli non inferiore al limite di
lire 10 milioni, ferma restando la possibilità di prevedere agevolazioni di taglio
diverso per quelle effettuate con caratteristiche di mercato da particolari categorie di
banche.
(9/1857/2)
Olivieri, Detomas, Schmid, Brugger, Zeller, Caveri, Bressa, Carboni, De Piccoli, Cherchi,
Boato.
La Camera,
considerato che:
la Tabella 1, prevista dall'articolo 3, comma 3 del decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323,
ha stabilito una riduzione pari a 35 miliardi dello stanziamento iscritto al Capitolo
7.451 dello stato di previsione del Ministero delle risorse agricole, relativo ai
contributi a favore della Cassa sociale dei Consorzi di produttori agricoli, delle
Associazioni dei produttori, nonché delle Cooperative di produttori agricoli di primo e
secondo grado, costituiti per la difesa attiva e passiva di produzioni intensive;
tale riduzione non consente ai Consorzi di espletare tutte le attività previste dalle
Leggi n. 590 del 1981 e n. 185 del 1992;
i produttori, che attuano le forme più moderne di difesa contro le avversità
atmosferiche, hanno già sottoscritto le polizze assicurative e debbono onorare il
contratto perdendo il 20% delle agevolazioni previste, fra le poche ormai ammissibili nel
quadro della regolamentazione comunitaria;
si rende pertanto indispensabile reintegrare lo stanziamento;
impegna il Governo
ad assumere tutte le opportune iniziative atte a garantire che la dotazione della Cassa
sociale dei consorzi di difesa risulti sufficiente ad assicurare la funzionalità degli
stessi.
(9/1857/3)
Tattarini, Sedioli, Ruzzante, Manzini, Zagatti, Migliavacca, Trabattoni, Angelini,
Debiasio Calimani, Signorino, Francesca Izzo.
La Camera
considerato che la tabella n. 13 del bilancio di previsione dello Stato per l'anno
finanziario 1996, legge n. 551 del 28 dicembre 1995, al capitolo n. 7451 dello stato di
previsione del Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali, prevedeva lo
stanziamento di 161.250 miliardi quale contributo per la costituzione della dotazione
della Cassa sociale dei consorzi di produttori agricoli, costituiti per la difesa attiva e
passiva delle produzioni intensive;
considerato che il disegno di legge n. 1857, recante la conversione in legge del decreto
legge n. 323 del 20 giugno 1996, all'articolo 3, comma 10, ha previsto la riduzione di 35
miliardi dello stanziamento a favore dei consorzi di difesa;
considerato che tale riduzione di 35 miliardi, impedisce la copertura assicurativa, per la
quota parte di competenza del Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali, di
polizze assicurative già sottoscritte dai Consorzi di difesa per conto degli agricoltori
per l'anno 1996 al fine di garantire le produzioni agricoli dalle calamità naturali;
considerato che al termine della campagna assicurativa che si è conclusa nel mese scorso,
è stato accertato che il valore della produzione complessivamente assicurato ammonta a
7.000 miliardi con un incremento del 20 per cento rispetto allo scorso anno ed interessa
circa 300.000 agricoltori, organizzati in cento
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Consorzi che aderiscono all'ASNACODI che rappresenta tutte le Organizzazioni
professionali agricole;
considerato che la spesa contributiva a carico dello Stato, come previsto dalla legge n.
185 del 1992 e dal decreto del Presidente della Repubblica n. 324 del 1996, per il
corrente anno, comporta un impegno a carico del Ministero delle risorse agricole,
alimentari e forestali, già accertato, anche superiore ai predetti 161,25 miliardi;
considerato che lo strumento dell'assicurazione agevolata riveste una importanza
fondamentale per la tutela del reddito agricolo in caso di calamità naturali;
impegna il Governo
a reperire i 35 miliardi necessari a ripristinare le necessarie dotazioni del citato
capitolo 7451, già nella stesura della prossima manovra finanziaria per il 1997.
(9/1857/4)
Di Fonzo, Cherchi, Di Rosa, Barbieri, Occhionero, Oliverio, Di Stasi, Rava.
La Camera,
considerato che l'articolo 4 prevede nei commi 1 e 2 l'obbligo, per i minorati civili
titolari di pensioni, assegni ed indennità, l'obbligo di autocertificare il proprio stato
di salute e, in particolare, la persistenza delle infermità o delle minorazioni che hanno
dato luogo al beneficio economico di invalidità civile;
considerato che tale obbligo, apparentemente giustificabile al fine di testimoniare la
persistenza dell'invalidità, diviene poi gravemente penalizzante, specie per i soggetti
più anziani o più gravi, per coloro che vivono da soli, per quanti non hanno la
possibilità materiale di autocertificare nulla a causa delle proprie condizioni di
salute;
considerato che particolare disagio e difficoltà insormontabili ne deriveranno poi a
coloro che sono titolari di assegno di accompagnamento in quanto essi sono, per
definizione, coloro che «non possono compiere gli atti quotidiani di vita», o che
«hanno una riduzione del visus corretto a meno di 1/20» o che «non possono deambulare
senza l'aiuto di un accompagnatore»:
impegna il Governo
a prevedere che con il decreto del Ministro del tesoro di cui al comma 1, secondo
peeriodo dell'articolo 4 del decreto-legge n. 323 del 1996, pur nel rispetto di quanto
previsto dai commi 3 e seguenti del citato articolo 4, vengano esentati dall'obbligo
dell'autocertificazione tutti coloro che per motivi di salute, o di età, o di condizione
o stato civile, ne siano impediti o gravemente ostacolati, onde evitare ad essi possibili
conseguenze negative che aggiungerebbero ad essi disagio e sofferenze, ferma restando la
possibilità da parte del Ministero del tesoro, di eseguire autonomamente verifiche e
controlli su tutti gli invalidi civili percettori di benefici economici.
(9/1857/5)
Valpiana, Saia, Maura Cossutta, Nardini.
La Camera,
considerato che il comma 5 dell'articolo 1 prevede che la Commissione unica del farmaco
proceda alla riclassificazione dei farmaci in modo da assicurare, sulla base dei consumi
farmaceutici del 1995, un risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale di 200 miliardi di
lire per il 1996 e che, qualora la spesa per l'assistenza farmaceutica risulti, sulla base
di proiezioni effettuate al 30 settembre 1996, superiore ai limiti di cui al comma 6, essa
proceda ad un'ulteriore riclassificazione per assicurare il rispetto del tetto di spesa;
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considerato che questi continui rimaneggiamenti del Prontuario Farmaceutico nazionale
stanno diventando insostenibili per gli assistiti sul piano economico e per la loro salute
stessa, messa a rischio da incertezze e continue modificazioni terapeutiche;
considerato che al disagio dei pazienti si aggiunge la condizione di continua incertezza,
di disorientamento e confusione in cui si vengono a trovare i medici, le farmacie e tutti
coloro che operano nel settore sanitario;
considerato che i continui tagli non appaiono poi giustificabili se si tiene conto che
sino ad oggi non si è mai ricercata una soluzione alternativa per ridurre i costi nella
sanità;
considerato che nel parere approvato dalla XII Commissione della Camera per quanto attiene
al settore sanitario ed assistenziale della manovra è contenuto un invito a considerare
la possibilità di trovare vie alternative di risparmio che non riducano ulteriormente
l'assistenza farmaceutica ai cittadini:
impegna il Governo:
a prevedere già dalla prossima manovra finanziaria, un piano alternativo attraverso il
quale conseguire risparmi al Fondo Sanitario Nazionale che potranno concretizzarsi:
a) sulla distribuzione diretta da parte della ASL di ossigeno e altri presidi
sanitari;
b) sulla distribuzione diretta di farmaci di alto costo da parte delle farmacie
pubbliche ed ospedaliere;
c) sulla riduzione dei contributi e degli sconti alle farmacie rurali, che devono
essere legati al fatturato annuo delle farmacie stesse e non più alla sola popolazione
residente nei cosiddetti «centri urbani» delle località minori;
d) sulla razionalizzazione delle confezioni farmaceutiche più adeguata ai cicli
terapeutici;
a prevedere altresì, nel suddetto piano, che possano realizzarsi fondi aggiuntivi al
Fondo sanitario nazionale attraverso la leva fiscale, obiettivo che potrebbe essere
conseguito facendo sì che la contribuzione per la tassa sulla salute venga estesa, anche
se con percentuale limitata di tipo solidaristico, oltre il limite attuale dei 150 milioni
di reddito.
(9/1857/6)
Saia, Maura Cossutta, Valpiana, Nardini.
La Camera,
considerato che il comma 5 dell'articolo 1 prevede che la Commissione unica del farmaco
proceda alla riclassificazione dei farmaci in modo da assicurare, sulla base dei consumi
farmaceutici del 1995, un risparmio per il Servizio Sanitario Nazionale di 200 miliardi di
lire per il 1996 e che, qualora la spesa per l'assistenza farmaceutica risulti, sulla base
di proiezioni effettuate al 30 settembre 1996, superiore ai limiti di cui al comma 6, essa
proceda ad un'ulteriore riclassificazione per assicurare il rispetto del tetto di spesa;
considerato che questi continui rimaneggiamenti del Prontuario Farmaceutico nazionale
stanno diventando insostenibili per gli assistiti sul piano economico e per la loro salute
stessa, messa a rischio da incertezze e continue modificazioni terapeutiche;
considerato che al disagio dei pazienti si aggiunge la condizione di continua incertezza,
di disorientamento e confusione in cui si vengono a trovare i medici, le farmacie e tutti
coloro che operano nel settore sanitario;
considerato che i continui tagli non appaiono poi giustificabili se si tiene conto
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che sino ad oggi non si è mai ricercata una soluzione alternativa per ridurre i costi
nella sanità;
considerato che nel parere approvato dalla XII Commissione della Camera per quanto attiene
al settore sanitario ed assistenziale della manovra è contenuto un invito a considerare
la possibilità di trovare vie alternative di risparmio che non riducano ulteriormente
l'assistenza farmaceutica ai cittadini:
impegna il Governo:
a prevedere già dalla prossima manovra finanziaria, un piano alternativo attraverso il
quale conseguire risparmi al Fondo Sanitario Nazionale che potranno concretizzarsi:
a) sulla distribuzione diretta da parte della ASL di ossigeno e altri presidi
sanitari;
b) sulla distribuzione diretta di farmaci di alto costo da parte delle farmacie
pubbliche ed ospedaliere;
c) sulla riduzione dei contributi e degli sconti alle farmacie rurali, che devono
essere legati al fatturato annuo delle farmacie stesse e non più alla sola popolazione
residente nei cosiddetti «centri urbani» delle località minori;
d) sulla razionalizzazione delle confezioni farmaceutiche più adeguata ai cicli
terapeutici;
(9/1857/6)
Saia, Maura Cossutta, Valpiana, Nardini.
(Testo così riformulato nel corso della seduta).
La Camera,
viste le disposizioni di cui all'articolo 6, comma 1, del decreto-legge 20 giugno 1996, n.
323;
tenuto conto dell'insostituibile ruolo sociale svolto dagli istituti di patronato in
favore dei lavoratori subordinati ed autonomi, anche con particolare riferimento
all'evoluzione della legislazione in materia previdenziale, assistenziale e sanitaria,
impegna il Governo:
a procedere al più presto ad una revisione della legislazione vigente in materia di
compiti e di finanziamento degli istituti di patronato, previa costituzione di una
apposita Commissione mista, composta da rappresentanti delle amministrazioni statali
interessate, delle organizzazioni sindacali ed associazioni promotrici e degli stessi
istituti; la revisione deve essere improntata ai seguenti principi: aggiornamento ed
estensione dei campi di attività anche con riferimento a quella svolta all'estero a
supporto della rete consolare e delle ambasciate; revisione dei criteri per il
riconoscimento; definizione, ferme restando le finalità di detti istituti quali enti
senza scopo di lucro ed il mantenimento del finanziamento pubblico, delle modalità di
acquisizione di nuove risorse finanziarie;
a presentare al Parlamento il relativo provvedimento entro e non oltre il 31 dicembre
1996.
(9/1857/7)
Lucà, Lombardi, Cordoni, Stelluti, Strambi.
La Camera,
viste le disposizioni di cui all'articolo 6, comma 1, del decreto-legge 20 giugno 1996, n.
323;
tenuto conto dell'insostituibile ruolo sociale svolto dagli istituti di patronato in
favore dei lavoratori subordinati ed autonomi, anche con particolare riferimento
all'evoluzione della legislazione in materia previdenziale, assistenziale e sanitaria,
impegna il Governo:
a procedere al più presto ad una revisione della legislazione vigente in materia di compiti e di finanziamento degli istituti di patronato;
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a presentare al Parlamento il relativo provvedimento entro e non oltre il 31 dicembre
1996.
(9/1857/7)
Lucà, Lombardi, Cordoni, Stelluti, Strambi.
(Testo così riformulato nel corso della seduta).
La Camera,
esaminato il disegno di legge n. 1857 di conversione in legge del decreto-legge 20 giugno
1996, n. 323, recante disposizioni urgenti per il risanamento della finanza pubblica,
impegna il Governo
entro novanta giorni dalla conversione del presente decreto, ad attivare gli opportuni
provvedimenti amministrativi, o a presentare una o più proposte di legge, volti ad
introdurre misure reali ed immediate tese a esentare dalla presentazione
dell'autocertificazione (articolo 4) i titolari di pensione, assegno o indennità che
abbiano compiuto il settantacinquesimo anno di età ovvero che abbiano beneficiato del
trattamento di invalidità negli ultimi cinque anni.
(9/1857/8)
Carazzi, Michelangeli.
La Camera,
esaminato il disegno di legge n. 1857 di conversione in legge del decreto-legge 20 giugno
1996, n. 323, recante disposizioni urgenti per il risanamento della finanza pubblica,
impegna il Governo:
entro novanta giorni dalla conversione del presente decreto a verificare, quantificare
e quindi comunicare al Parlamento l'ammontare dei trasferimenti che, a vario titolo, lo
Stato versa al sistema delle imprese, al fine di rideterminare gli obiettivi dei suddetti
trasferimenti ed orientarli in direzione della crescita dell'occupazione, della
qualificazione dei consumi e di un diverso ruolo delle autonomie locali;
ad attivare gli opportuni provvedimenti amministrativi, o a presentare specifiche e
settoriali proposte di legge volte a concretizzare le finalità sopra esposte.
(9/1857/9)
Galdelli.
La Camera,
esaminato il disegno di legge n. 1857 di conversione in legge del decreto-legge 20 giugno
1996, n. 323, recante disposizioni urgenti per il risanamento della finanza pubblica,
impegna il Governo:
entro novanta giorni dalla conversione del presente decreto, ad attivare gli opportuni
provvedimenti amministrativi, o a presentare una o più proposte di legge, volti ad
introdurre misure reali ed immediate nella lotta contro l'evasione e l'elusione fiscali
secondo i seguenti criteri:
1) incrocio di tutti i dati fiscalmente rilevanti desumibili dalle varie sedi
dell'Amministrazione pubblica a livello nazionale, regionale e locale;
2) rapida adozione della normativa necessaria per la realizzazione dell'archivio centrale
dei conti bancari e postali, così come previsto dalla legge n. 413 del 1991;
3) la preparazione e la formazione del personale dell'amministrazione finanziaria in
termini di responsabilità e autonomia;
4) impegnare in modo preminente amministrazione finanziaria dello Stato e la Guardia di
finanza nella verifica di merito delle dichiarazioni reddituali, lasciando ad altri
soggetti il compito di procedere ad accertamenti burocratici;
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5) produzione legislativa semplificata e ferma anche attraverso l'unificazione e la
semplificazione di norme già esistenti nonché processi di delegificazione, tale da dare
certezza di diritto nella materia fiscale;
6) abolizione di ogni ulteriore ricorso a qualsiasi tipo di condono fiscale, edilizio ed a
qualsiasi forma di concordato di massa;
7) effettiva erogazione di severe pene detentive per i grandi evasori.
(9/1857/10)
Pistone, Bonato.
La Camera,
esaminato il disegno di legge n. 1857 di conversione in legge del decreto-legge 20 giugno
1996, n. 323, recante disposizioni urgenti per il risanamento della finanza pubblica,
impegna il Governo:
entro novanta giorni dalla conversione del presente decreto, ad attivare gli opportuni
provvedimenti amministrativi, o a presentare una o più proposte di legge, volti ad
introdurre misure reali ed immediate a favore delle imprese artigiane e, in generale,
delle piccole e medie imprese, secondo i seguenti criteri:
1) messa a disposizione delle suddette imprese di servizi reali in grado di garantire alle
stesse una capacità immediata di risolvere problemi e superare difficoltà (indagini di
mercato, ipotesi di riconversione, partnariato, ecc.), altrimenti difficilmente
risolvibili;
2) promozione sui mercati europei ed internazionali di prodotti artigianali e delle
piccole e medie imprese, in modo da reggere la presenza e la concorrenza sugli stessi da
parte delle imprese non italiane;
3) possibilità di accesso al credito, ordinario e non, che dia fiducia e sostegno,
attraverso misure concrete, agendo sul costo del denaro ed individuando nuovi criteri di
finanziamento per l'investimento e la capacità produttiva;
4) la non esclusività e centralità, nelle politiche di sostegno alle imprese di cui
trattasi, della leva fiscale.
(9/1857/11)
Ortolano, Edo Rossi.
La Camera,
esaminato il disegno di legge n. 1857 di conversione in legge del decreto-legge 20 giugno
1996, n. 323, recante disposizioni urgenti per il risanamento della finanza pubblica,
considerato che il taglio di 225 miliardi nei confronti degli enti locali previsto
dall'articolo 3 della presente legge è l'ultimo di una serie di decisioni governative che
hanno in più occasioni operato scelte a danno del sistema delle autonomie locali, il cui
ultimo esempio è costituito dall'assestamento di bilancio, le quali si sommano alle
difficoltà per i comuni e le province derivanti dalla parte grande dei residui passivi
relativi ai trasferimenti dovuti agli stessi;
considerato che tali operazioni avvengono nel corso dell'esercizio finanziario 1996 dei
comuni e delle province, laddove le somme che oggi si sottraggono sono state stanziate e
comunque iscritte a bilancio da parte di ogni singolo ente;
considerato che tutto ciò fa pensare ad una linea cosciente di tendenza tesa - nel mentre
si parla di decentramento, di federalismo e di sussidiarietà - a penalizzare le autonomie
locali e a rendere ancora più difficile la loro capacità di investimento e di divenire
soggetti veri di sviluppo economico, sociale ed occupazionale;
impegna il Governo
entro novanta giorni dalla conversione del presente decreto, ad attivare gli opportuni
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provvedimenti amministrativi, o a presentare una o più proposte dì legge volte a:
1) restituire agli enti locali la capacità di investimento e di conseguente realizzazione
di opere, che è stata sottratta agli stessi da tuffi i tagli e i mancati trasferimenti di
cui sopra;
2) impedire che nelle immediate e decisive scadenze legislative (bilancio, finanziaria
1997 e disegni di legge collegati) siano previste misure nei confronti del sistema delle
autonomie locali che abbiano tali segni di negatività;
3) aiutare e supportare i comuni e le province a usufruire, attraverso progetti validi e
tesi allo sviluppo economico ed occupazionale, dei finanziamenti dell'Unione europea
sfruttando le possibilità offerte dagli attuali programmi comunitari e facendosi,
altresì, portatori di nuove idee, proposte e suggerimenti, intervenendo naturalmente, per
colpire, li dove ci fossero, colpevoli ritardi degli stessi enti locali nel rendere
operativi i finanziamenti pubblici a loro disposizione.
(9/1857/12)
Moroni.
La Camera,
viste le disposizioni contenute nel capitolo LVII delle istruzioni di vigilanza per gli
enti creditizi emanate dalla Banca d'Italia in materia di emissione di obbligazioni;
considerato che le piccole banche, per lo più banche locali, con tali norme vengono di
fatto escluse dal mercato regolamentato, disponendo di un patrimonio inferiore a 50
miliardi, o anche qualora ne dispongano non sono in grado di emettere obbligazioni per
valore non inferiore a 300 miliardi;
constatato che il mercato obbligazionario costituisce una interessante fonte di raccolta a
medio e lungo termine;
valutato che, permanendo tale disposizione, si viene a creare uno squilibrio
ingiustificato fra grandi istituti di credito che dispongono di grandi mercati e di
diffusa organizzazione e banche locali;
ricordato che da analisi condotte da eminenti centri studi, compreso quello dell'Abi,
risulta come siano proprio le piccole banche locali a costituire la principale fonte di
approvvigionamento per le famiglie e le piccole e medie imprese;
ritenuto che rendere più onerosa la raccolta bancaria significa rendere più oneroso il
costo del denaro per le famiglie e le imprese, e quindi rendere più difficoltoso il
processo di ripresa economica che può dare risposta al problema dell'occupazione;
valutato che il risparmio indirizzato sulle obbligazioni non provocherebbe solo rendite
finanziarie, ma faciliterebbe gli investimenti nelle valli, nelle zone di montagna e
comunque in un circuito economico locale;
impegna il Governo
ad attivarsi al fine di:
a) superare la disparità di opportunità che di fatto si genera tra i grandi istituti
di credito e le piccole banche;
b) diminuire significativamente la soglia di taglio attualmente prevista in lire 100
milioni, per le emissioni obbligazionarie non aventi caratteristiche di mercato, in modo
da renderne possibile l'accesso ai piccoli risparmiatori e da ripristinare le possibilità
di raccolta a medio e lungo termine per le piccole banche di interesse locale.
(9/1857/13)
Frigato, Alberto Giorgetti, Morgando, Ballaman, Crema, Conte, Fabris, Bonato, Pistone.
La Camera,
esaminato il disegno di legge n. 1857 di conversione in legge del decreto-legge
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20 giugno 1996, n. 323, recante disposizioni urgenti per il risanamento della finanza
pubblica,
considerato che:
il Senato ha ridotto di 35 miliardi il Fondo di solidarietà nazionale previsto dalla
legge n. 185 del 1992, passando dai 158 miliardi previsti dall'ultima finanziaria a 123
miliardi;
il Fondo è uno dei pochi strumenti che consente di tutelare gli agricoltori contro la
grandine,
impegna il Governo
a ristabilire la originaria dotazione del Fondo al fine di evitare gravissime
ripercussioni su tutto il settore agricolo.
(9/1857/14)
Chincarini, Lembo, Anghinoni, Dozzo, Pittino.
La Camera,
considerato che:
dall'esame del decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323 (A.C. 1857), recante disposizioni
urgenti per il risanamento della finanza pubblica, gli articoli 1 e 2 hanno dovuto
soddisfare il rispetto dei limiti, stabiliti dalla legge n. 724 del 1994, per la spesa
farmaceutica, il cui sfondamento ha richiesto interventi correttivi, nonché gli
adempimenti previsti dal comma 129 dell'articolo 5 della legge n. 549 del 1995 in omaggio
al principio che «a farmaci uguali, corrispondano prezzi uguali», cui la Cuf, con
provvedimento del 12 luglio 1996, ha dato corso riclassificando il Ptn;
al comma 3 si disciplinano i farmaci generici consentendo così la disponibilità di
farmaci con prezzi inferiori a parità di efficacia terapeutica;
tali interventi, sia pur nella manovra di aggiustamento, non possono tuttavia essere
considerati avulsi, prima di tutto, dall'impatto sociale sulla domanda dei cittadini,
nonché sui possibili effetti a livello di produzione, occupazione e investimenti in
ricerca;
impegna il Governo:
a non procedere ad ulteriori riclassificazioni del Ptn per non impoverire l'offerta
farmaceutica per i cittadini;
a verificare l'andamento della spesa farmaceutica nel 1996, non ulteriormente
comprimibile, al fine di procedere a previsioni congrue in occasione della finanziaria
1997, ricercando a tal fine anche strumenti di modifica delle aliquote Iva per i farmaci
rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale in armonizzazione con le direttive
dell'Unione Europea;
a considerare urgentemente la congruità del dispositivo di legge, relativo al
riallineamento al prezzo medio europeo, a far data dall'1 settembre 1996, alla luce del
dispositivo introdotto dal decreto-legge n. 323 del 1996, relativo alle possibili
riclassificazioni dei farmaci al far data 15 luglio 1996;
a promuovere di concerto con i ministri dell'industria, dell'università, della ricerca
scientifica e tecnologica e della sanità un tavolo comune di confronto con le parti
sociali interessate, al fine di predisporre prima della legge finanziaria linee di
indirizzo del settore farmaceutico volte ad affermare una politica industriale del
comparto che ravvisi:
a) la priorità di interventi-obiettivo, della ricerca e dello sviluppo, in accordo
con il sistema universitario, con i centri di ricerca, ivi compresi quelli del S.S.N.,
individuando strumenti di incentivazione fiscale;
b) definizione di un nuovo metodo per la formazione dei prezzi da individuare tenendo
conto delle opportune modificazioni intervenute nel mercato europeo, sia a livello del
costo delle materie prime, che a livello dei cambi, nonché
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della diversificazione dei prodotti farmaceutici esistenti sul mercato nazionale;
c) l'attivazione di un adeguato sistema di sorveglianza e monitoraggio, attraverso
l'Osservatorio prezzi già istituito presso il Ministero dell'industria, di concerto con i
ministri competenti, nonché con l'autorità antitrust, onde evitare il susseguirsi
di provvedimenti tampone, di correzione della spesa farmaceutica che rischiano di
rivelarsi inefficaci ed incongrui rispetto ad un'adeguata politica del farmaco capace di
soddisfare la domanda di salute dei cittadini.
(9/1857/15)
Giannotti, Labate, Fioroni, Mangiacavallo, Saia, Battaglia, Biasco, Bolognesi, Buffo,
Caccavari, Caparini, Chiavacci, Cordoni, Maura Cossutta, Fumagalli, Gatto, Giacalone,
Giacco, Giovine, Jannelli, Lucidi, Lumia, Manzini, Peruzza, Petrini, Polenta, Pozza Tasca,
Edo Rossi, Ruggeri, Sbarbati, Signorino, Spini, Turci.
La Camera,
considerato che:
dall'esame del decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323 (A.C. 1857), recante disposizioni
urgenti per il risanamento della finanza pubblica, gli articoli 1 e 2 hanno dovuto
soddisfare il rispetto dei limiti, stabiliti dalla legge n. 724 del 1994, per la spesa
farmaceutica, il cui sfondamento ha richiesto interventi correttivi, nonché gli
adempimenti previsti dal comma 129 dell'articolo 5 della legge n. 549 del 1995 in omaggio
al principio che «a farmaci uguali, corrispondano prezzi uguali», cui la Cuf, con
provvedimento del 12 luglio 1996, ha dato corso riclassificando il Ptn;
al comma 3 si disciplinano i farmaci generici consentendo così la disponibilità di
farmaci con prezzi inferiori a parità di efficacia terapeutica;
tali interventi, sia pur nella manovra di aggiustamento, non possono tuttavia essere
considerati avulsi, prima di tutto, dall'impatto sociale sulla domanda dei cittadini,
nonché sui possibili effetti a livello di produzione, occupazione e investimenti in
ricerca;
esprime un giudizio positivo sul provvedimento del Governo ispirato a criteri di equità;
impegna il Governo:
a non procedere ad ulteriori riclassificazioni del Ptn per non impoverire l'offerta
farmaceutica per i cittadini;
a verificare l'andamento della spesa farmaceutica nel 1996, non ulteriormente
comprimibile, al fine di procedere a previsioni congrue in occasione della finanziaria
1997, ricercando a tal fine anche strumenti di modifica delle aliquote Iva per i farmaci
rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale in armonizzazione con le direttive
dell'Unione Europea;
a considerare urgentemente la congruità del dispositivo di legge, relativo al
riallineamento al prezzo medio europeo, a far data dall'1 settembre 1996, alla luce del
dispositivo introdotto dal decreto-legge n. 323 del 1996, relativo alle possibili
riclassificazioni dei farmaci al far data 15 luglio 1996;
a promuovere di concerto con i ministri dell'industria, dell'università, della ricerca
scientifica e tecnologica e della sanità un tavolo comune di confronto con le parti
sociali interessate, al fine di predisporre prima della legge finanziaria linee di
indirizzo del settore farmaceutico volte ad affermare una politica industriale del
comparto che ravvisi:
a) la priorità di interventi-obiettivo, della ricerca e dello sviluppo, in accordo
con il sistema universitario, con i centri di ricerca, ivi compresi quelli del S.S.N.,
individuando strumenti di incentivazione fiscale;
Pag. 967
b) definizione di un nuovo metodo per la formazione dei prezzi da individuare, tenendo
conto delle opportune modificazioni intervenute nella dimensione europea, nonché della
diversificazione dei prodotti farmaceutici esistenti in ambito nazionale, assicurando il
funzionamento dei meccanismi di mercato e del principio della concorrenza nonché il
corretto sviluppo dell'offerta dei prodotti farmaceutici nel rispetto dell'interesse
primario dei cittadini;
c) l'attivazione di un adeguato sistema di sorveglianza e monitoraggio, attraverso
l'Osservatorio prezzi già istituito presso il CIPE al Ministero del bilancio e della
programmazione economica, di concerto con i ministri competenti, nonché con l'autorità antitrust,
onde evitare il susseguirsi di provvedimenti tampone, di correzione della spesa
farmaceutica che rischiano di rivelarsi inefficaci ed incongrui rispetto ad un'adeguata
politica del farmaco capace di soddisfare la domanda di salute dei cittadini.
(9/1857/15)
Giannotti, Labate, Fioroni, Mangiacavallo, Saia, Battaglia, Biasco, Bolognesi, Buffo,
Caccavari, Caparini, Chiavacci, Cordoni, Maura Cossutta, Fumagalli, Gatto, Giacalone,
Giacco, Giovine, Jannelli, Lucidi, Lumia, Manzini, Peruzza, Petrini, Polenta, Pozza Tasca,
Edo Rossi, Ruggeri, Sbarbati, Signorino, Spini, Turci.
(Testo così riformulato nel corso della seduta).
La Camera,
premesso che:
tra i prezzi non soggetti a controllo pubblico i tassi di crescita dei prezzi dei prodotti
energetici hanno avuto forti oscillazioni nel 1995 risentendo degli aumenti delle imposte
indirette;
una spinta al rialzo dell'inflazione al consumo è stata esercitata dai prezzi soggetti a
controllo pubblico, in particolare dalle tariffe, rincarate nella media dell'anno 1995 del
5,9 per cento contro il 3,7 nel 1994;
la manovra correttiva di febbraio 1995 operata con il decreto-legge n. 41 del 1995 è
stata imperniata su aumenti dell'Iva e delle accise sui prodotti petroliferi riflettendosi
sui prezzi al consumo;
l'obiettivo di inflazione programmata al 2,5 per cento nel 1997 costituisce un traguardo
ambizioso per proteggere il livello del potere di acquisto dei salari e degli stipendi e
delle pensioni, per difendere il risparmio delle famiglie, per accrescere la
competitività del sistema economico, ma richiede comportamenti coerenti da parte di tutti
i soggetti e, soprattutto nella politica dei redditi;
impegna il Governo
a realizzare una politica tariffaria coerente con l'obiettivo inflazione e, per i
prezzi non soggetti a controllo pubblico, a vigilare sul livello dei prezzi dei prodotti
energetici anche provvedendo alla riduzione delle imposte indirette sui prodotti
energetici per non pregiudicare il raggiungimento dell'obiettivo di inflazione
programmata.
(9/1857/16)
Volonté, Teresio Delfino, Peretti, Bastianoni, Lucchese, Nocera.
La Camera,
premesso che:
gli ordini del giorno n. 9/3438-bis/60 approvati dall'Assemblea della Camera dei Deputati
e 9/2157/B/15 dall'Assemblea del Senato della Repubblica durante l'esame della legge
finanziaria 1996 impegnavano il Governo a proporre al Parlamento «entro due mesi dalla
approvazione della presente legge un disegno di
Pag. 968
legge sulla parità scolastica così come previsto dalla Costituzione che stabilisca le
condizioni di qualità necessarie e preveda convenzioni e/o buoni scuola a favore della
scuola non statale per un impegno finanziario a partire dal 1997 non inferiore a 800
miliardi iniziali e che comunque non potrà essere superiore al costo aggiuntivo che lo
Stato dovrebbe sostenere se dovesse provvedere direttamente ai compiti educativi e di
istruzione svolti dalle scuole non statali»;
nella esposizione programmatica è stato sottolineato «di prevedere spazi e libertà
concrete di azione alla scuola statale e a quella non statale, entrambe componenti
essenziali di un grande sistema educativo unitario»;
il Ministro Berlinguer ha preposto uno dei più prestigiosi direttori generali, il Dott.
Giovanni D'Amore, con il compito di collaborare, sulla base delle scelte del Parlamento e
degli indirizzi di Governo, alla attuazione del principio costituzionale della parità
della scuola statale e non statale;
è stata anche creata una commissione per studiare la realizzazione della parità;
con la manovra correttiva dei conti pubblici, al contrario, sono stati operate riduzioni
alle poste di bilancio per il triennio 1996-1998 relative alla scuola deliberate con la
finanziaria 1996;
impegna il Governo
a rispettare la decisione parlamentare presentando entro il 30 settembre un disegno di
legge sulla scuola non statale e sul servizio scolastico integrato, assicurando le risorse
finanziarie indispensabili all'autonomia scolastica, al funzionamento della scuola statale
e non statale, in un clima di parità previsto dalla Costituzione.
(9/1857/17)
Teresio Delfino, Peretti, Bastianoni, Marinacci, Nocera, Lucchese.
La Camera,
premesso che la Costituzione prevede, all'articolo 47, che «la Repubblica incoraggia e
tutela il risparmio in tutte le sue forme»;
visto il decreto n. 323del 1996 con il quale viene incrementata al 27 per cento l'aliquota
fiscale per i certificati di deposito e per i depositi di risparmio postale, scarsamente
compensata da una modesta riduzione dell'aliquota sui conti correnti;
valutate le contraddittorie dichiarazioni del Ministro delle Finanze rese nella audizione
del 18 giugno in Commissione Finanze del Senato, laddove richiamava l'impegno del Governo
«a compiere ogni sforzo perché la tassazione delle rendite finanziarie venga affrontata
e risolta in modo adeguato a livello comunitario...», con le misure successivamente
adottate con lo stesso decreto-legge;
considerato che la manovra correttiva di finanza pubblica è stata largamente coperta
attraverso nuovi mezzi di entrata, aumentando la pressione fiscale, anziché con riduzioni
di spesa così come previsto dalla clausola di salvaguardia del collegato alla legge
finanziaria 1996 (articolo 3, comma 242, della legge 549 del 1995);
constatato che le misure di politica economica adottate dal Governo risultano in contrasto
con l'obiettivo di ridurre il costo del lavoro e il costo del denaro;
preso atto che la politica fiscale avviata dal Governo Prodi ha determinato i seguenti
effetti:
a) ha colpito il risparmio produttivo, in particolare quello orientato verso la
piccola e media impresa, privilegiando quello improduttivo;
b) ha introdotto elementi di distorsione competitiva tra banche favorendo le grandi
banche rispetto alle piccole banche, le casse rurali e le banche di credito cooperativo;
Pag. 969
c) ha penalizzato gli strumenti della raccolta bancaria, con negativi riflessi
sulla capacità competitiva delle banche di acquisire nuovo risparmio;
considerata la necessità, nell'attuale fase di modesta crescita economica, di
incoraggiare il risparmio indispensabile agli investimenti per determinare una più
vigorosa ripresa economica del Paese anche attraverso la riduzione del costo del denaro;
tenuto conto che il saldo finanziario delle famiglie, seppure cresciuto dal 7,5 al 9,7 nel
1995 risulta di 4,2 punti percentuali inferiore a quello del 1990;
considerato infine che un contributo importante alla ripresa economica può derivare da
una significativa e progressiva riduzione della pressione fiscale, sul risparmio delle
famiglie in modo particolare;
preso atto che l'aumento delle aliquote ha affondato i certificati di deposito, essendo
diminuite le sottoscrizioni del 75 per cento nei dieci giorni successivi all'adozione del
decreto legge, compromettendo ogni previsione governativa sull'entrate fiscali
conseguibili;
ribadita l'esistenza che l'aliquota sui certificati di deposito con scadenze superiori ai
18 mesi non possa superare di 5 punti quella attualmente riferita ai titoli di Stato del
12,50 per cento;
impegna il Governo
a prevedere nella Legge Finanziaria per il 1997 una effettiva armonizzazione verso il
basso e non verso l'alto della tassazione del risparmio in linea con gli orientamenti
comunitari, differenziando significativamente le aliquote fiscali sulle attività
finanziarie secondo la scadenze a breve e medio lungo periodo.
(9/1857/18)
Bastianoni, Teresio Delfino, Peretti, Marinacci, Nocera, Lucchese.
La Camera,
considerato che:
è ampiamente avvertita la esigenza di una riforma strutturale al sistema tributario che
elimini le iniquità del regime fiscale della famiglia;
la Corte Costituzionale ha ripetutamente richiamato il Governo e il Parlamento a
correggere l'attuale trattamento fiscale della famiglia;
il forum delle associazioni familiari, sindacati dei lavoratori, espressioni della
società civile, hanno espresso orientamenti convergenti per sollecitare una inversione di
rotta delle politiche per la famiglia recuperando il ritardo dell'Italia rispetto agli
altri paesi europei;
in particolare, l'attuale sistema di imposizione fiscale non tiene adeguato conto della
diversità di capacità contributiva causata da diverso numero delle persone a carico,
cosicché, anziché il «particolare riguardo per le famiglie numerose» previsto
dall'articolo 31 della Costituzione, viene attuata una imposizione fiscale che, a parità
di capacità contributiva, è più pesante per le famiglie con più figli a carico;
l'istituto degli assegni familiari a seguito della sua riforma che lo lega a fasce di
reddito risponde positivamente a bisogni diversi da quelli di giustizia fiscale per tutte
le famiglie e pertanto non può rispondere alle esigenze richiamate;
le correzioni alle detrazioni fisse d'imposta per il coniuge e per le famiglie non sono
sufficientemente adeguate e dunque non rappresentano uno strumento adeguato a rimuovere
ogni ingiustizia, ma rappresentano tuttavia una possibilità di intervento positiva;
il trattamento fiscale della famiglia «monoreddito» appare troppo penalizzato rispetto a
quello della famiglia «bireddito»;
il Parlamento in più riprese ha invitato il Governo a predisporre la riforma
Pag. 970
del trattamento fiscale della famiglia ed in particolare ad organizzare il cumulo
facoltativo dei redditi e la successiva imputazione di quote di reddito complessivo ai due
coniugi secondo il metodo dello «splitting»;
l'efficienza economica della famiglia rappresenta un elemento cruciale per il buon
funzionamento dell'economia risolvendo in modo naturale molte inefficienze dell'economia
moderna;
la profonda trasformazione della società italiana, con crescita demografica zero in
alcune aree del Paese, sollecitano un approccio nuovo e coraggioso verso il problema della
famiglia;
considerato altresì che nella esposizione programmatica del Presidente del Consiglio
veniva richiamato con enfasi che il Governo attribuisce «grande rilievo alla politica per
la famiglia che non è soltanto la cellula elementare e insostituibile della società, ma
è anche un soggetto economico da troppo penalizzato e un ammortizzatore sociale che ha
consentito e consente al nostro Paese di fare fronte ai momenti più difficili e alle
situazioni più scabrose. Sulla famiglia si scaricano tensioni e difficoltà che dovranno
essere attenuate da politiche più attente sul piano fiscale, degli assegni familiari e
dell'organizzazione dei servizi»;
impegna il Governo:
a presentare al Parlamento, entro 3 mesi, un disegno di legge che modifichi il regime
fiscale, con introduzione di correttivi al fine di determinare un più equo carico
tributario sul nucleo familiare e sulle famiglie monoreddito, in particolare finalizzato
ad agevolare la formazione della famiglia tenendo conto della posizione della donna nella
famiglia e nella società;
a prevedere come intervento urgente nella legge finanziaria per il 1997 una detrazione
fiscale per il coniuge a carico di lire 1.500.000 e per ogni figlio a carico nella misura
di 500.000.
(9/1857/19)
Marinacci, Teresio Delfino, Bastianoni, Peretti, Nocera, Lucchese.
La Camera,
vista la grave crisi che colpisce il settore zootecnico dopo la esplosione dell'epidemia
del virus dell'encefalopatia spongiforme bovina, più comunemente conosciuto come «mucca
pazza»;
visti i ritardi nella adozione di misure risolutive e celeri in grado di restituire
fiducia agli allevatori;
impegna il Governo:
a ridurre entro il 31 luglio al 10 per cento l'aliquota dell'IVA sui bovini vivi,
armonizzandola con quella interna sulle carni e con quella comunitaria al fine di ridurre
la concorrenza sleale provocata da una larga evasione di IVA da parte degli importatori
dai paesi comunitari ed extracomunitari che, malgrado i ripetuti aggiustamenti normativi
effettuati al regime speciale IVA per i produttori agricoli, fa registrare ancora gravi
forme elusive al limite della truffa;
a procedere alla riqualificazione e attuazione del piano nazionale carni per differenziare
le produzioni nazionali da quelle estere, favorendo e ripristinando un clima di fiducia
nei consumatori.
(9/1857/20)
Peretti, Teresio Delfino, Bastianoni, Marinacci, Lucchese, Nocera.
La Camera,
premesso che:
l'azione del Governo per il necessario risanamento dei conti pubblici deve
Pag. 971
coordinarsi con l'esigenza della salvaguardia di principi basilari del Welfare State e
dello sviluppo industriale e della ricerca del Paese;
le misure di cui al decreto-legge n. 323 del 1996 hanno riguardato, per la parte
sanitaria, esclusivamente il settore farmacautico;
la spesa farmaceutica pubblica tra il 1991 e il 1995 è passata da 15.000 a 9.800 miliardi
(meno 35 per cento) ed è, oggi, la più bassa in Europa, sia in valore assoluto che in
valore pro capite, in percentuale della spesa sanitaria e in percentuale del Pil;
ogni ulteriore riduzione di tale spesa si tradurrebbe o in un taglio delle prestazioni
reali pubbliche per la collettività o in uno smantellamento della struttura industriale
del Paese, con conseguenze estremamente negative sul futuro della ricerca e dello sviluppo
innovativo.
Considerato quindi che:
le misure per controllare l'evoluzione della spesa farmaceutica non devono contrastare con
le esigenze di tutela sanitaria della collettività e di sviluppo industriale e della
ricerca scientifica, nè indurre gravi effetti distorsivi sui meccanismi di mercato e
sulla concorrenza;
in particolare, nell'operare le «riclassificazione» di farmaci, occorre evitare che, tra
i farmaci appartenenti alla stessa categoria terapeutica, alcuni siano mantenuti nella
rimborsabilità ed altri esclusi, perché, altrimenti, si produrrebbero trasferimenti
istantanei di fatturato da impresa ad impresa, con gravi distorsioni della concorrenza, e
sarebbe ridotto al minimo il risparmio di spesa per il SSN;
non va, comunque, interrotto il processo di «rientro» graduale del sistema dei prezzi
dei farmaci del nostro Paese nel quadro del mercato comune europeo;
sarebbe razionale affrontare i molteplici problemi del settore farmaceutico tramite una
preventiva e programmatica concertazione tra tutte le forze economiche, sociali ed
istituzionali interessate ai problemi suddetti;
impegna il Governo:
perché siano fornite precise direttive alla CUF in modo che le «riclassificazioni»
di cui al decreto-legge n. 323 del 1996 e successive siano effettuate applicando
unicamente il criterio delle «categorie di farmaci aventi le stesse principali
indicazioni terapeutiche»;
perché si proceda rapidamente, con decreto legge, all'abbattimento a zero dell'IVA sui
farmaci rimborsabili dal Servizio Sanitario Nazionale, compensando la riduzione di gettito
fiscale con un equivalente aumento delle accise sui tabacchi e sui superalcolici, o, in
alternativa, con un aumento di 100 lire per colonna giocata al Totocalcio e al Totip;
perché sia applicata, nei termini temporali previsti, la seconda fase del riallineamento
al prezzo medio europeo, di cui alla legge n. 537 del 1993, trovando tale fase già
copertura nella legge finanziaria per il 1996;
perché sia modificata, secondo le indicazioni della Commissione UE, la delibera Cipe 25
febbraio 1994 e sia definito, una volta completato il processo di riallineamento al prezzo
medio europeo, un nuovo metodo per la formazione dei prezzi dei farmaci, tenendo conto
delle opportune modificazioni intervenute nel mercato europeo, nonché della
diversificazione dei prodotti farmaceutici esistenti sul mercato nazionale;
perché sia ripreso rapidamente il processo di concertazione tra il Governo e le parti
sociali per affrontare il problema di una razionalizzazione complessiva del settore
farmaceutico.
(9/1857/21)
Lucchese, Nocera, Teresio Delfino, Peretti, Bastianoni, Marinacci.
Pag. 972
La Camera,
premesso che:
con legge 433 del 1991 si è provveduto all'erogazione di un contributo straordinario alla
Sicilia orientale per far fronte alle conseguenze del terremoto che colpì le province di
Siracusa, Ragusa e Catania;
dal 1991 al 1996 la Regione Sicilia ha goduto di uno stanziamento complessivo di lire
3.840 miliardi, dei quali sono stati assegnati 775 miliardi mentre le risorse
effettivamente spese ammontano a poco più di 115 miliardi;
la scorsa manovra finanziaria per il prossimo quadriennio ha stanziato rispettivamente 340
miliardi per il 1996, 450 miliardi per il 1997, 700 miliardi per il 1998 e 1.450 miliardi
per il 1999;
nel 1996, a fronte dei mancati impegni di spesa e progettuali da parte
dell'Amministrazione Regionale e degli organismi competenti, la Protezione civile è
intervenuta impegnando 250 miliardi per l'assetto idrogeologico delle province di
Siracusa, Ragusa e Catania e 20 miliardi per il ripristino della cattedrale di Noto;
il decreto recante disposizioni urgenti per il risanamento della finanza pubblica in esame
provvede peraltro a rimodulare la competenza, in vista della prossima manovra finanziaria,
riducendo di 70 miliardi il contributo straordinario alla Sicilia, somma che non sarebbe
comunque destinata all'attivazione di investimenti e di progetti nel corso del 1996 e che
pertanto avrebbe probabilmente prodotto residui passivi;
l'assenza di capacità di spesa e di progettazione ha determinato la richiesta nei mesi
scorsi da parte delle forze politiche e delle organizzazioni sociali e di impresa di
istituire una unica Autorità con il compito di snellire le procedure e di favorire
investimenti;
impegna il Governo:
a ripristinare completamente nella prossima manovra finanziaria le risorse stanziate a
sostegno delle province della Sicilia orientale colpite dal terremoto del 1990,
favorendone la destinazione nell'ambito di progetti immediatamente esecutivi;
ad intervenire affinché l'Amministrazione regionale e gli organismi preposti si dotino di
adeguata capacità progettuale e di investimento in grado di permettere l'utilizzo delle
risorse destinate;
a richiedere al governo regionale siciliano di procedere congiuntamente alla istituzione
di una autorità unica al fine di accelerare la ricostruzione del patrimonio edilizio
privato e la realizzazione delle infrastrutture di servizio.
(9/1857/22)
Rizza, Piscitello, Cangemi, Caruana, Cappella, Cherchi, Borrometi, Prestigiacomo, Bono,
Paolone, Caruso.
La Camera,
assunta come prioritaria la necessità di garantire al sistema pubblico dell'istruzione,
della formazione e della ricerca una adeguata e organica disponibilità di risorse
finanziarie, tale da rendere realistica e perseguibile una concreta possibilità di
riforma e di trasformazione, fondata sulle necessità dell'intervento educativo e sulle
esigenze di rinnovamento culturale che nella scuola e nell'università si esprimono;
preso atto che rispetto agli obbiettivi programmatici, già indicati nel capitolo 1291
dell'assestamento del bilancio di previsione dello stato per l'anno finanziario 1996, si
deve registrare una forte penalizzazione che, in ragione dei tagli di spesa, incide in
maniera particolarmente negativa su alcune dotazioni da cui dipendono la formazione e
l'aggiornamento del personale docente e la informatizzazione e l'acquisizione di sistemi
multimediali per le scuole;
Pag. 973
condivise le valutazioni espresse, in sede consultiva, nel testo di parere approvato a
maggioranza, dalla VII Commissione cultura, scienza e istruzione della Camera, laddove si
rileva come, in ragione delle riduzioni previste all'articolo 5, comma 1, del
decreto-legge n. 323, si produca un grave indebolimento delle attività scolastiche,
limitando dal 50 al 25 per cento la possibilità di assunzione del personale delle
dotazioni organiche provinciali, relativamente all'anno 1996/1997 e rispetto a quanto
previsto dalla legge n. 537 del 1993 e dal decreto ministeriale 174 del 1996,
configurandosi, in tal modo, una situazione per la quale vengono vanificate nuove
possibilità di assunzione che, nell'ambito del comparto della pubblica istruzione, sono
quantificabili in circa 2000 posti di lavoro;
sottolineato altresì, sempre in coerenza con le deduzioni votate dalla VII Commissione,
che le riduzioni di competenza previste dall'articolo 3, comma 3 (tab. 1) e comma 4 (tab.
2), costituiscono un impedimento grave e sostanziale rispetto agli orientamenti
programmatici assunti dal Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della
ricerca scientifica e tecnologica e, più in generale, rispetto agli stesso obbiettivi
enunciati dal documento di programmazione economica e finanziaria, riguardo alla
integrazione del sistema della scuola pubblica statale, dell'università e della
formazione professionale;
impegna il Governo
a destinare al sistema scolastico e universitario - a partire dalla prossima legge
finanziaria - un investimento di risorse quantitativamente sufficiente ed equilibrato, in
funzione del perseguimento di quegli obiettivi di riordino, di riqualificazione e
diriforma che appaiono ormai inderogabili, con un impegno finanziario tale da consentire,
in ogni caso, il recupero del differenziale negativo che attualmente, nel confronto con la
percentuale media dei maggiori paesi europei, determina la grandezza dell'investimento
complessivo che l'Italia destina alla scuola e all'università in rapporto all'ammontare
del proprio prodotto interno lordo.
(9/1857/23)
De Murtas, Lenti.
La Camera,
viste le disposizioni di cui all'articolo 6, comma 1, del decreto-legge 20 giugno 1996, n.
323;
tenuto conto dell'insostituibile ruolo sociale svolto dagli istituti di patronato in
favore dei lavoratori subordinati ed autonomi anche con particolare riferimento
all'evoluzione della legislazione in materia previdenziale, assistenziale e sanitaria;
impegna il Governo
a procedere al più presto ad una revisione della legislazione vigente in materia di
compiti e di finanziamenti degli istituti di patronato, previa costituzione di apposita
Commissione mista composta da rappresentanti delle amministrazioni statali interessate,
delle organizzazioni sindacali ed associazioni promotrici e degli stessi istituti,
improntata ai seguenti principi:
aggiornamento ed estensione dei campi di attività anche con riferimento a quella svolta
all'estero a supporto della rete consolare e delle ambasciate;
revisione dei criteri per il riconoscimento;
definizione, ferme restando le finalità di detti istituti quali enti senza scopo di lucro
per il finanziamento pubblico, delle modalità di acquisizione di nuove risorse
finanziarie.
Impegna altresì il Governo
a presentare al Parlamento il relativo provvedimento entro e non oltre il 31 dicembre
1996.
(9/1857/24)
Schmid, Olivieri, Gasperoni, Detomas, Saonara, Boato.
Pag. 974
La Camera,
viste le disposizioni di cui all'articolo 6, comma 1, del decreto-legge 20 giugno 1996, n.
323;
tenuto conto dell'insostituibile ruolo sociale svolto dagli istituti di patronato in
favore dei lavoratori subordinati ed autonomi anche con particolare riferimento
all'evoluzione della legislazione in materia previdenziale, assistenziale e sanitaria;
impegna il Governo
a procedere al più presto ad una revisione della legislazione vigente in materia di compiti e di finanziamenti degli istituti di patronato;
Impegna altresì il Governo
a presentare al Parlamento il relativo provvedimento entro e non oltre il 31 dicembre
1996.
(9/1857/24)
Schmid, Olivieri, Gasperoni, Detomas, Saonara, Boato.
(Testo così riformulato nel corso della seduta).
La Camera:
in relazione alla conversione del decreto legge n. 323 recante «disposizioni urgenti per
il risanamento della finanza pubblica»;
constatato che il Governo ha ridotto l'aliquota percentuale che viene applicata ai
contributi incassati dagli istituti che gestiscono le varie forme di previdenza sociale
per finanziare gli istituti di patronato sindacale;
constatato che la riduzione è stata motivata anche con riferimento all'ultima relazione
della Corte dei Conti al rendiconto generale dello Stato per il 1995, nella quale la Corte
dei Conti ha rilevato l'ecessiva entità del finanziamento destinato ai Patronati, tenuto
anche conto della difficile situazione delle gestioni previdenziali dalle quali si attinge
per il loro finanziamento;
considerato che, in base a calcoli di larga massima, nelle casse dei sindacati e/o di
società od enti da essi direttamente o indirettamente controllati entrano ogni anno le
seguenti somme, da intendersi di larga massima:
circa 400 miliardi per i finanziamenti ai patronati;
circa 50 miliardi per le quote sindacali sulle prestazioni di disoccupazione agricola;
circa 300 miliardi per le ritenute sindacali sulle pensioni;
circa 350 miliardi dalle quote associative del tesseramento sindacale dei lavoratori in
attività;
considerato che alle cifre suesposte (circa 1.100 miliardi) è necessario aggiungere il
costo sostenuto dallo Stato per i distacchi sindacali e che su tale costo si hanno poche
notizie, tuttavia potendosi stimare sui 200 miliardi, nell'ipotesi che il personale in
questione sia di circa 5.000 persone;
considerato che alle cifre suesposte (circa 1.300 miliardi) è necessario aggiungere le
entrate da altre attività, come i CAF, il SUNIA, eccetera;
considerato che non sono disponibili bilanci dai quali risultino tutte le attività
direttamente o indirettamente riconducibili alle organizzazioni sindacali su tutto il
territorio nazionale;
considerata la rilevanza sociale ed ormai anche economica delle organizzazioni sindacali,
e che le loro entrate, nette e non tassate, e direttamente o indirettamente finanziate in
buona parte dallo Stato, in base ai calcoli di larga massima suindicati superano la cifra
sicuramente significativa di 1.300 miliardi di lire, cifra all'incirca uguale al 60%
all'utile netto consolidato realizzato dal gruppo Fiat nel
Pag. 975
1995 (anno record) con le sue operazioni in tutto il mondo e con tutte le sue diversificate attività
impegna il Governo
a riferire in Parlamento:
sul reale ammontare del «giro d'affari» delle maggiori organizzazioni sindacali in
Italia;
sulle modalità di spesa delle loro risorse finanziarie;
a prevedere da parte delle organizzazioni sindacali una politica di maggiore trasparenza e
resa di conto alla quali esse certamente non vorranno sottrarsi.
(9/1857/25)
Pagliarini.
La Camera,
premesso che lo stanziamento recato al capitolo 7451 dello stato di previsione del
Ministero delle risorse agricole è destinato alla erogazione del contributo statale sulle
polizze assicurative sottoscritte dai consorzi di difesa per conto dei produttori
agricoli, al fine di garantire le produzioni dalle calamità naturali;
evidenziato che al termine della campagna assicurativa 1996, che si è conclusa da poco,
è stato accertato che il valore della produzione complessivaniente assicurata ammonta a
7.000 miliardi;
considerato che i produttori agricoli, dopo alcuni anni di incertezza, hanno dimostrato di
dare fiducia a questo strumento, aumentando di un 20 per cento i capitali assicurati,
anche a fronte dei risparmi di spesa derivati dalla contrattazione svolta dai consorzi nei
confronti delle compagnie di assicurazione;
sottolineato che lo strumento dell'assicurazione agevolata riveste un'importanza
fondamentale per la tutela del reddito agricolo in caso di calamità naturali, in quanto
non costituisce un intervento «a pioggia», ma è strumento di gestione aziendale
moderno, indispensabile per attuare quella politica globale di modernizzazione del
settore, attraverso la disponibilità di servizi più efficienti, che viene considerata
obiettivo della politica agricola in base al Documento di programmazione
economico-finanziaria per gli anni 1997-1999, presentato dal Governo e approvato dal
Parlamento;
valutato che la riduzione del predetto stanziamento per un ammontare di 35 miliardi è
suscettibile di pregiudicare tale politica di ammodernamento e razionalizzazione del
settore agricolo
impegna il Governo
a prevedere, in sede di predisposizione del disegno dl legge finanziaria, uno
stanziamento adeguato sul capitolo 7451 dello stato di previsione del Ministero delle
Risorse agricole che consenta di erogare i contributi ai consorzi di difesa nella misura
prevista dalla legge, in relazione ai contratti assicurativi stipulati per garantire le
produzioni dalle calamità naturali.
(9/1857/26)
Ferrari, Merlo, Morgando.
La Camera,
considerata la sempre più grave crisi economica ed occupazionale che ha colpito la
regione Calabria;
vista la decurtazione di 50 miliardi, nel settore della forestazione, del contributo
speciale alla regione Calabria apportata dal decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323,
impegna il Governo:
a reintrodurre, nell'ambito della manovra finanziaria per il 1997, un contributo speciale di 50 miliardi da destinare alla regione Calabria, da destinare integralmente al settore della forestazione;
Pag. 976
ad individuare provvedimenti urgenti ed incisivi atti ad incidere concretamente sulla
pesante situazione economico-sociale della regione Calabria e ad avviare a soluzione, in
particolare, il drammatico problema della disoccupazione, soprattutto giovanile.
(9/1857/27)
Bergamo.
La Camera,
in sede di esame del disegno di legge n. 1857, relativo alla conversione in legge del
decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323,
considerato che:
il sistema idroviario padano-veneto è stato inserito nella rete transeuropea di vie
navigabili e proprio in questi giorni l'Unione europea sta procedendo all'approvazione del
documento degli Orientamenti comunitari;
è indispensabile consentire la prosecuzione della realizzazione del sistema, soprattutto
in considerazione del ruolo potenziale che esso può avere al fine di uno sviluppo
razionale del trasporto di merci nazionale;
impegna il Governo
a considerare escluse dalle economie di bilancio le quote dell'accantonamento di conto
capitale relativo alla rubrica Ministero dei trasporti e della navigazione, per gli anni
1997 e 1998, con riferimento alla finalizzazione «Sistema idroviario Padano-Veneto».
(9/1857/28)
Dalla Rosa, Michielon.
La Camera,
in sede di conversione del decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323, recante disposizioni
urgenti per il risanamento della finanza pubblica;
considerato che il problema della efficienza della pubblica amministrazione è ormai
cruciale per il futuro del Paese;
ritenuta la necessità di affrontare il problema dei dipendenti dello Stato in eccesso,
impegna il Governo
ad adottare le opportune iniziative volte all'identificazione di dipendenti statali in
eccesso così da inserirli in liste di mobilità.
(9/1857/29)
Covre, Paolo Colombo, Michielon.
La Camera,
considerato che
dall'esame del decreto legge 20 giugno 1996, n. 323 (A.C. 1857) recante disposizioni
urgenti per il risanamento della finanza pubblica, risulta che gli articoli 1 e 2 hanno
dovuto soddisfare il rispetto dei limiti, stabiliti dalla legge n. 724 del 1994, per la
spesa farmaceutica, il cui sfondamento ha richiesto interventi correttivi, nonchè gli
adempimenti previsti dal comma 129 dell'articolo 5 della legge n. 549 del 1995 in omaggio
al principio che «a farmaci uguali, corrispondano prezzi uguali», cui la CUF con
provvedimento del 12 luglio 1996 ha dato corso riclassificando il PTN.
al comma 3 dell'articolo 1 si disciplinano i farmaci generici consentendo così la
disponibilità di farmaci con prezzi inferiori, a parità di efficacia terapeutica;
tali interventi, sia pur nella manovra di aggiustamento, non possono tuttavia essere
considerati avulsi dall'impatto sociale sulla domanda dei cittadini, nonché sui possibili
effetti a livello di produzione, occupazione e investimenti in ricerca;
Pag. 977
impegna il Governo:
a non procedere ad ulteriori riclassificazioni del PTN per non impoverire l'offerta
farmaceutica per i cittadini;
a verificare l'andamento della spesa farmaceutica nel 1996, non ulteriormente
comprimibile, al fine di procedere a previsioni congrue in occasione della finanziaria
1997, ricercando a tal fine anche strumenti di modifica delle aliquote IVA per i farmaci
rimborsabili dal S.S.N. in armonizzazione con le direttive dell'U.E.;
a considerare urgentemente la congruità del dispositivo di legge, relativo al
riallineamento al prezzo medio europeo, a far data dal 1 settembre 1996, con il
dispositivo del decreto-legge n. 323, relativo alle possibili riclassificazioni dei
farmaci al far data 15 settembre 1996.
a promuovere di concerto con i ministri dell'Industria, dell'università, della ricerca
scientifica e tecnologica e della Sanità un tavolo comune di confronto con le parti
sociali interessate, al fine di predisporre prima della legge finanziaria linee di
indirizzo del settore farmaceutico rivolte ad affermare una politica industriale del
comparto che ravvisi:
a) la priorità di interventi-obiettivo, della ricerca e dello sviluppo, in accordo
con il sistema universitario, con i centri di ricerca ivi compresi quelli del S.S.N.,
individuando strumenti di incentivazione fiscale;
b) la definizione di un metodo per la formazione dei prezzi da individuare.,
nell'ambito delle indicazioni formulate dall'apposita Commissione istituita in seno al
CIPE, e tenendo conto delle opportune modificazioni intervenute nel mercato europeo, sia a
livello del costo delle materie prime, che a livello dei cambi, nonché della
diversificazione dei prodotti farmaceutici esistenti sul mercato nazionale;
c) l'attivazione di un adeguato sistema di sorveglianza e monitoraggio, attraverso
l'osservatorio prezzi già istituito presso il Ministero dell'Industria di concerto con i
ministri competenti nonché l'autorità Antitrust, onde evitare il susseguirsi di
provvedimenti tampone, di correzione della spesa farmaceutica che rischiano di rilevarsi
inefficaci ed incongrui rispetto ad un'adeguata politica del farmaco capace di soddisfare
la domanda di salute dei cittadini.
(9/1857/30)
Faustinelli, Alborghetti.
La Camera,
in sede di esame del disegno di legge n. 1857 relativo alla conversione in legge del
decreto-legge n. 323 del 20 giugno 1996;
considerato che è prevista la riduzione degli stanziamenti di spesa relativi alla
protezione civile;
impegna il Governo
a provvedere ad una riorganizzazione del settore della protezione civile e della difesa
del suolo, al fine di ridurre i danni da calamità naturale e non pregiudicare
ulteriormente la situazione economica del Paese.
(9/1857/31)
Oreste Rossi.
La Camera,
in sede di esame del disegno di legge n. 1857 relativo alla conversione in legge del
decreto-legge n. 323 del 20 giugno 1996;
preso atto che il Governo intende limitare, con azione amministrativa, a lire 5.500
miliardi i prelevamenti ANAS dal conto corrente di tesoreria, riducendo di circa 2.000
miliardi i fondi a disposizione dell'ANAS medesimo;
considerato che il rilancio delle opere infrastrutturali è di vitale importanza
Pag. 978
per il sostegno e la sopravvivenza delle attività produttive, trainanti l'economia dell'intero paese;
impegna il Governo
a mantenere invariati i finanziamenti per le opere infrastrutturali di competenza
dell'ANAS, al fine di evitare gravissime ripercussioni su tutto il settore della
viabilità.
(9/1857/32)
Formenti.
La Camera,
preso atto che l'autostrada Torino-Savona rappresenta un'arteria di vitale importanza per
il sistema viario di collegamento del Piemonte e della Liguria;
impegna il Governo
a considerare escluse dalle economie di bilancio le quote dell'accantonamento di conto
capitale relativo alla rubrica Ministero dei lavori pubblici, per gli anni 1996, 1997,
1998, con riferimento alla finalizzazione «Completamento e messa a norma di codice
dell'autostrada A6 Torino-Savona».
(9/1857/33)
Barral, Comino.
La Camera,
in sede di conversione del decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323, recante disposizioni
urgenti per il risanamento della finanza pubblica;
impegna il Governo
ad adottare le opportune iniziative affinché sia fatta una vera lotta all'evasione
fiscale e le responsabilità di controllo ed accertamento siano portate più vicino ai
cittadini.
(9/1857/34)
Molgora.
La Camera,
esaminato il decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323 recante disposizioni urgenti per il
risanamento della finanza pubblica;
impegna il Governo
a prevedere a breve termine l'eliminazione della Commissione Unica del farmaco e il
trasferimento delle relative competenze.
(9/1857/35)
Signorini.
La Camera,
esaminato il decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323 recante disposizioni urgenti per il
risanamento della finanza pubblica;
considerate le polemiche riportate sulla stampa tra il Ministro Bindi e il Ministro Dini
relativo alle politiche del farmaco sancite nell'articolo 1 del decreto in discussione;
impegna il Governo:
a chiarire la politica che si intende portare avanti in materia sanitaria ed in
particolare, onde evitare ulteriori disagi ai cittadini, definire un'azione politica
univoca del Governo in materia di farmaci.
(9/1857/36)
Cavaliere.
La Camera,
esaminato il decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323 recante disposizioni urgenti per il
risanamento della finanza pubblica;
constatato che continuano a verificarsi disparità tra soggetti affetti da diverse
patologie comunque portatrici di gravi e definitivi disagi;
impegna il Governo
ad attivarsi affinché venga garantita l'erogazione di prodotti aproteici e di idrolisati
Pag. 979
proteici a carico del fondo sanitario nazionale attraverso l'estensione del beneficio,
di cui al decreto ministeriale 1 luglio 1982, anche ai nefropatici cronici e ai bambini
affetti da intolleranza alle proteine del latte vaccino associata ad intolleranza alle
proteine del latte di soia fino al compimento del secondo anno di vita.
(9/1857/37)
Ciapusci.
La Camera,
esaminato il decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323 recante disposizioni urgenti per il
risanamento della finanza pubblica;
constatato che continuano a verificarsi disparità di trattamento tra soggetti affetti da
diverse patologie comunque portatrici di gravi e definitivi disagi;
impegna il Governo
ad emanare una normativa da applicare su tutto il territorio nazionale che riconosca la
sindrome di Prader Willi-Labhat quale sindrome invalidante, ponendo fine a «odiose»
disparità di trattamento oggi presenti nelle diverse regioni.
(9/1857/38)
Fontanini.
La Camera,
esaminato il decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323 recante disposizioni urgenti per il
risanamento della finanza pubblica;
considerati gli ulteriori sacrifici richiesti ai cittadini che da questa manovra si
troveranno a pagare sempre più;
impegna il Governo
a promuovere un indagine relativa agli scandali del settore farmaceutico al fine di
rendere possibile, in tempi brevi, l'identificazione dei responsabili.
(9/1857/39)
Calderoli.
La Camera,
impegna il Governo:
a) ad emanare, anche al fine di assecondare le esigenze di efficienza,
rafforzamento e razionalizzazione dell'apparato produttivo, le disposizioni necessarie per
modificare in modo organico e sistematico, agli effetti dell'imposizione sui redditi, la
disciplina delle plusvalenze patrimoniali, tenendo conto anche dei regimi tributari degli
altri Stati membri dell'Unione europea e della normativa introdotta nella legislazione
nazionale, in recepimento della direttiva 23 luglio 1990, n. 90/434/CEE;
b) ad armonizzare il regime tributario delle operazioni di conferimento di aziende
o di complessi aziendali e di quelle di scambio di partecipazioni significative con quello
adottato dal decreto legislativo 30 dicembre 1992 n. 544, per le operazioni poste in
essere tra soggetti residenti nel territorio dello Stato e soggetti residenti in altri
Stati membri dell'Unione europea;
c) a prevedere, per le plusvalenze realizzate in dipendenza delle operazioni
indicate nella lettera a) nonché per quelle iscritte a seguito di operazioni di
fusione o di scissione, un regime di imposizione sostitutiva delle imposte sui redditi da
applicare a scelta del contribuente, con una aliquota da stabilire in un intervallo di tre
punti intorno al 20 per cento, elevata di 10 punti per quella riferibile all'avviamento, a
condizione che tali plusvalenze non siano distribuite o realizzate per un periodo non
inferiore a 5 anni;
d) ad escludere l'applicazione del regime di imposizione sostitutiva per le
plusvalenze realizzate che eccedono gli interessi passivi relativi alla parte dei
finanziamenti che supera un importo pari ad almeno il doppio del patrimonio netto
contabile dell'impresa e prevedere, altresì, norme volte a disconoscere i benefici
Pag. 980
conseguenti a operazioni infragruppo di natura elusiva che si realizzano quando il
cedente fruisce di regimi sostitutivi e il cessionario assume a tal fine finanziamenti che
superano un importo pari ad almeno i due terzi del valore complessivo delle operazioni
medesime;
e) a disciplinare la riscossione delle imposte sostitutive prevedendo criteri di
rateazione, eventualmente differenziati per le imposte relative alle cessioni di aziende o
di complessi aziendali.
(9/1857/40)
Frosio Roncalli, Molgora.
La Camera,
premesso che:
nel decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323 è prevista una riduzione degli stanziamenti a
favore degli enti locali;
per i mutui concessi ai comuni dalla Cassa depositi e prestiti è previsto un termine di
decadenza, entro il quale gli enti mutuatari devono impegnare la somma richiesta, pena la
decadenza;
il termine di cui sopra in molti casi è stato disatteso a causa di difficoltà oggettive
presentatesi quali:
a) rinnovi totali delle Amministrazioni;
b) la lungaggine di tutte le procedure connesse alla preparazione e presentazione
dei progetti dei lavori da realizzare;
c) eventuali blocchi dei mutui disposti dal Governo;
in relazione ai mutui concessi per la prima volta dal decreto-legge 28 febbraio 1986, n.
47 e da successivi provvedimenti, alcuni comuni, con popolazione fino a 5.000 abitanti,
non sono riusciti a rispettare i termini previsti con grave nocumento per la realizzazione
di opere indispensabili;
impegna il Governo:
a riaprire i termini almeno per i mutui relativi ai fondi stanziati per l'esercizio
1992;
a rivedere al più presto la normativa relativa alla concessione dei mutui della Cassa
depositi e prestiti a favore degli enti locali, per superare le rigidità che rendono
complesso l'accesso ai mutui.
(9/1857/41)
Alborghetti.
La Camera,
in sede di conversione del decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323, recante disposizioni
urgenti per il risanamento della finanza pubblica;
considerato che è di grande attualità il problema della mancanza di un periodico
aggiornamento metodologico e didattico degli insegnanti;
impegna il Governo
a istituire corsi di aggiornamento, comprendenti esperienze culturali e didattiche
europee, ai quali i docenti si dovranno sottoporre periodicamente.
(9/1857/42)
Gnaga.
La Camera,
in sede di conversione del decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323, recante disposizioni
urgenti per il risanamento della finanza pubblica;
impegna il Governo
a prevedere la possibilità per i Comuni di utilizzare i residui dei mutui concessi
dalla Cassa depositi e prestiti per la realizzazione di progetti unitari.
(9/1857/43)
Grugnetti.
Pag. 981
La Camera,
in sede di conversione del decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323, recante disposizioni
urgenti per il risanamento della finanza pubblica;
considerato che sarebbe auspicabile un controllo che garantisca la possibilità di
programmare negli anni il fabbisogno del reclutamento di docenti in base al numero degli
studenti, visto il numero ingente di professori presenti sul territorio nazionale;
impegna il Governo
a creare degli albi regionali divisi per province, cui il docente abbia l'obbligo di
iscriversi ed al quale il preside attinga per reperire il personale necessario al proprio
istituto.
(9/1857/44)
Rodeghiero.
La Camera,
in sede di conversione del decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323, recante disposizioni
urgenti per il risanamento della finanza pubblica;
considerato che è di grande attualità il problema della mancanza di un l'orientamento
metodologico e didattico degli insegnanti, ciò che costituisce specifico requisito
professionale;
impegna il Governo
a provvedere alla realizzazione di corsi universitari già orientati alla finalità
didattica e corsi post-universitari di formazione didattica e psico-pedagogica.
(9/1857/45)
Bianchi Clerici.
La Camera,
esaminato il decreto legge decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323 recante disposizioni
urgenti per il risanamento della finanza pubblica;
considerato che il giorno 10 luglio 1996 in commissione Affari Sociali della Camera dei
deputati è avvenuta la discussione della risoluzione n. 7-00013 Calderoli ed altri che
prevede che pazienti affetti da sclerosi multipla possano essere trattati, ponendo i
relativi oneri a carico del Servizio sanitario nazionale, con i tre tipi di interferone
oggi disponibili;
premesso che il sottosegretario alla Sanità nel suo intervento ha dichiarato che la
disponibilità a fornire solo il Betaferon attraverso il Sistema sanitario nazionale è
dettato dal fatto che «si devono tenere presenti e devono ponderarsi adeguatamente le
possibili reazioni dell'azienda titolare del betaferon (...) l'unico prodotto autorizzato
nella terapia della schierosi multipla, immesso in commercio in Italia ad un prezzo
derivante da contrattazione con la stessa ditta interessata»;
visto che la stessa informazione viene riportata in un documento proveniente dal Gabinetto
Ufficio Rapporti parlamentari del Ministero della Sanità consegnato in commissione da
parte del sottosegretario del Ministero della Sanità;
impegna il Governo
a far luce e chiarire quale significato si debba intendere nelle parole «possibili
reazioni dell'azienda titolare» e «prezzo derivante da contrattazione» pronunciate dal
sottosegretario del Ministero della Sanità.
(9/1857/46)
Ce'.
La Camera,
in sede di conversione del decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323, recante disposizioni
urgenti per il risanamento della finanza pubblica;
Pag. 982
impegna il Governo
a parificare in tutto il Paese l'aliquota Iva per le cessioni di gas metano per uso
domestico.
(9/1857/47)
Ballaman.
La Camera,
in sede di esame del disegno di legge numero 1857 relativo alla conversione in legge del
decreto-legge numero 323 del 20 giugno 1996,
considerato che:
all'articolo 10, comma 10, è ridotto a 60 giorni il termine stabilito in tema di
successioni e donazioni dall'articolo 37 del decreto legislativo 346/1990 per il pagamento
dell'imposta principale, dell'imposta complementare, con gli interessi di cui agli
articoli 34 e 35 del citato decreto, e dell'imposta suppletiva;
impegna il Governo
ad escludere dalla imposta sulle successioni e donazioni, i trasferimenti a favore dei
parenti in linea retta e del coniuge, posto che il testo unico concernente l'imposta sulle
successioni e donazioni approvato con decreto legislativo 31 ottobre 1990, n. 346 prevede
una imposizione fiscale gravosa ed iniqua per quanto riguarda i rapporti più stretti tra de
cuius ed eredi.
(9/1857/48)
Borghezio.
La Camera,
in sede di esame del disegno di legge n. 1857 relativo alla conversione in legge del
decreto-legge n. 323 del 20 giugno 1996,
considerato che è prevista la riduzione per il 1996 delle autorizzazione di spesa per gli
interventi di ripristino delle opere pubbliche danneggiate dalle alluvioni del Piemonte;
tenuto conto che tali interventi sono essenziali dal punto di vista della prevenzione in
quanto sono volti a rimuovere situazioni di pericolo tuttora esistenti;
impegna il Governo
a non procedere in futuro ad ulteriori riduzioni o slittamenti delle autorizzazioni di
spesa relative al ripristino delle opere pubbliche danneggiate dalle alluvioni.
(9/1857/49)
Comino.
La Camera,
in sede di esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 20 giugno 1996, n.
323, recante disposizioni urgenti per il risanamento della finanza pubblica;
viste le disposizioni contenute nell'articolo 1, nel quadro di una tendenziale
omogeneizzazione del trattamento fiscale dei farmaci, da perseguire nell'ambito
dell'Unione europea, in coerenza con il generale obiettivo di armonizzazione delle imposte
sui beni di consumo;
impegna il Governo
a varare una modifica delle aliquote dell'imposta sul valore aggiunto gravante sui
prodotti farmaceutici, diretta a ridurre a zero quella riguardante la categoria dei
farmaci rimborsabili dal Servizio sanitario nazionale e ad aumentare dal 4 al 10 per cento
quella relativa ai farmaci rimborsabili.
(9/1857/50)
Bosco.
La Camera,
viste le disposizioni contenute nel Capitolo LVII delle istruzioni di vigilanza
Pag. 983
per gli enti creditizi emanate dalla Banca d'Italia in materia di emissione di
obbligazioni;
considerato che le piccole banche, per lo più banche locali, con tali norme vengono di
fatto escluse dal mercato regolamentato, disponendo di un patrimonio inferiore a 50
miliardi, o anche qualora ne dispongano non sono in grado di emettere obbligazioni per
valore non inferiore a 300 miliardi;
constatato che il mercato obbligazionario costituisce una interessante fonte di raccolta a
medio e lungo termine;
valutato che, permanendo tale disposizione, si viene a creare uno squilibrio
ingiustificato fra grandi istituti di credito che dispongono di grandi mercati e di
diffusa organizzazione e banche locali;
ricordato che da analisi condotte da eminenti centri studi, compreso quello dell'Abi,
risulta come siano proprio le piccole banche locali a costituire la principale fonte di
approvvigionamento per le famiglie e le piccole e medie imprese;
ritenuto che rendere più onerosa la raccolta bancaria significa rendere più oneroso il
costo del denaro per le famiglie e le imprese, e quindi rendere più difficoltoso il
processo di ripresa economica che può dare risposta al problema dell'occupazione;
valutato che il risparmio indirizzato sulle obbligazioni non provocherebbe solo rendite
finanziarie, ma faciliterebbe gli investimenti nelle valli, nelle zone di montagna e
comunque in un circuito economico locale;
impegna il Governo
ad attivarsi al fine di:
a) superare la disparità di opportunità che di fatto si genera tra i grandi
istituti di credito e le piccole banche;
b) abbassare significativamente la soglia di taglio attualmente prevista per le
emissioni obbligazionarie non aventi caratteristiche di mercato in modo da renderne
possibile l'accesso ai piccoli risparmiatori e da ripristinare le possibilità di raccolta
a medio e lungo termine per piccole banche di interesse locale.
(9/1857/51)
Fontan.
La Camera,
impegna il Governo
ad emanare, entro sei mesi dalla entrata in vigore della legge di conversione del
presente decreto, un provvedimento inteso a definire una nuova ed organica disciplina
degli enti di patronato, attenendosi ai seguenti princìpi:
a) individuare nuove funzioni da svolgere in relazione ai servizi resi in materia
di prestazioni od indennizzi di natura previdenziale ed assistenziale, ovvero agli
adempimenti connessi al versamento dei contributi o premi assicurativi;
b) ridisegnare un ruolo di assistenza per facilitare l'esatto adempimento degli
obblighi di legge al fine di ridurre il fenomeno dell'evasione contributiva;
c) attribuire funzioni volte alla formazione professionale dei lavoratori
dipendenti ed autonomi, anche agevolando l'ingresso nel mercato del lavoro, dipendente ed
indipendente, dei lavoratori extracomunitari;
d) rendere possibili scambi di informazioni con la Pubblica Amministrazione,
attraverso collegamenti telematici, per realizzare una concreta attuazione dei principi di
cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241;
e) riconoscere un ruolo sussidiario ed integrativo rispetto ai compiti
istituzionalmente svolti dagli enti pubblici previdenziali, assicurativi ed assistenziali;
f) prevedere, conseguentemente, un corrispettivo connesso allo svolgimento dei
servizi sopraindicati.
(9/1857/52)
Vascon.
Pag. 984
La Camera,
in relazione alla conversione del decreto-legge n. 323 recante «disposizioni urgenti per
il risanamento della finanza pubblica»;
constatato che malgrado le numerose «manovre» di risanamento approvate dal Parlamento,
il debito pubblico dal 31 dicembre 1991 al 31 dicembre 1995 é aumentato del 46% ed il
rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo é passato da 106% a 124%;
constatato che anche dopo la conversione del decreto-legge n. 323 le proiezioni dei saldi
della finanza pubblica non consentiranno di rispettare, neppure tendenzialmente, i
parametri del trattato di Maastricht;
considerato che l'esclusione dell'Italia dal gruppo degli Stati che dal 1 gennaio 1999
saranno membri dell'unione monetaria avrà conseguenze negative non solo sulla nostra
economia, sul potenziale delle aziende italiane, sull'occupazione e sulla stabilità della
lira ma anche sul processo politico dell'Unione europea,
impegna il Governo
a tenere presente nella preparazione della legge finanziaria la necessità di candidare
l'Italia come membro dell'Unione Monetaria dal 1 gennaio 1999, risanando prima i nostri
conti pubblici in modo di avere la certezza che la nostra candidatura verrà accolta.
(9/1857/53)
Stucchi, Pagliarini, Lembo.
La Camera,
in sede di esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 20 giugno 1996, n.
323, recante disposizioni urgenti per il risanamento della finanza pubblica;
tenuto conto del previsto ruolo svolto da associazioni e cooperative del terzo settore, la
cui funzione è essenziale per integrare i servizi socio-sanitari e assistenziali;
considerato che la riforma dello stato sociale non può prescindere da questo ricco
patrimonio associativo e cooperativo, funzionale alla creazione di un vero e proprio
«mercato del Welfare»;
valutato altresì, in un mercato sempre più caratterizzato da sovrabbondanza di beni di
consumo invenduti e da alto tasso di disoccupazione, quali importanti prospettive sul
piano occupazionale si aprirebbero ove fosse colmata l'attuale drammatica carenza di beni
sociali, la cui domanda, oltre a rimanere in parte inevasa, non è adeguatamente
soddisfatta in termini qualitativi;
impegna il Governo:
a procedere al più presto alla elaborazione di un disegno di legge, che, oltre a
recepire sul piano fiscale, le proposte elaborate dalla Commissione Zamagni, completi il
quadro giuridico-normativo e definisca per il terzo settore una vera e propria
legge-quadro;
ed a presentare il relativo provvedimento al parlamento entro il 31 ottobre 1996.
(9/1857/54)
Dozzo.
La Camera,
viste le disposizioni di cui all'articolo 6, comma 1, del decreto-legge 20 giugno 1996, n.
323;
tenuto conto dell'insostituibile ruolo sociale svolto dagli istituti di patronato in
favore dei lavoratori subordinati ed autonomi anche con particolare riferimento
all'evoluzione della legislazione in materia previdenziale, assistenziale e sanitaria;
Pag. 985
impegna il Governo
a procedere al più presto ad una revisione della legislazione vigente in materia di
compiti e di finanziamento degli istituti di patronato, e delle organizzazioni sindacali
ed associazioni promotrici degli stessi, al fine di eliminare i finanziamenti pubblici di
cui oggi godono impropriamente.
(9/1857/55)
Guido Dussin.
La Camera,
in sede di esame del disegno di legge n. 1857
impegna il Governo:
entro novanta giorni dalla conversione del presente decreto, ad attivare gli opportuni
provvedimenti amministrativi, o a presentare una o più proposte di legge, volti ad
introdurre misure reali ed immediate nella lotta contro l'evasione e l'elusione fiscali
secondo i seguenti criteri:
1) incrocio di tutti i dati fiscalmente rilevanti desumibili dalle varie sedi
dell'Amministrazione pubblica a livello nazionale, regionale e locale, anche attraverso
l'istituzione di un archivio informativo unico a livello nazionale;
2) attivazione di contrapposizione degli interessi fra fornitori ed i fruitori di beni e
servizi anche attraverso la deducibilità dall'imponibile di spese documentate per la
scuola, sanità, servizi sociali, case e trasporti, comprese le spese di manutenzione;
3) riconoscimento del ruolo degli enti locali, sia comuni che consorzi di comuni,
nell'attività di accertamento dei redditi IRPEF e IRPEG, riservando agli Enti locali
stessi una parte dei maggiori introiti realizzati grazie al loro intervento;
4) rapida adozione della normativa necessaria per la realizzazione dell'archivio centrale
dei conti bancari e postali, così come previsto dalla legge n. 413 del 1991;
5) impiego della maggior parte dei dipendenti dell'amministrazione finanziaria e degli
appartenenti al Corpo della Guardia di finanza nel compito primario delle verifiche del
merito anziché in accertamenti burocratici e verifiche formali.
6) ulteriore riforma del contenzioso che preveda non più di due livelli di giudizio e che
pervenga a pronunce definitive in tempi brevi, non oltre i diciotto-venti mesi;
7) abolizione di ogni ulteriore ricorso a qualsiasi tipo di condono fiscale, edilizio ed a
qualsiasi forma di concordato di massa;
8) effettiva erogazione di severe pene detentive per i grandi evasori.
(9/1857/56)
Copercini.
La Camera,
in sede di conversione del decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323, recante disposizioni
urgenti per il risanamento della finanza pubblica;
ritenuto che le gabbie salariali sono lo strumento migliore per trasformare lo svantaggio
in sviluppo e per combattere la disoccupazione;
impegna il Governo
a ridurre il costo del lavoro attraverso l'introduzione delle gabbie salariali.
(9/1857/57)
Lembo.
La Camera,
in sede di conversione del decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323, recante disposizioni
urgenti per il risanamento della finanza pubblica;
Pag. 986
impegna il Governo
ad adottare gli opportuni provvedimenti che impongano ai sindacati di predisporre e
rendere pubblici i propri bilanci.
(9/1857/58)
Michielon.
La Camera
preso atto che l'articolo 2, comma 46, della legge 28 dicembre 1995, n. 549 ha delegato il
Governo ad emanare uno o più decreti legislativi allo scopo di trasferire o delegare alle
regioni e agli enti locali funzioni di competenza dello Stato;
impegna il Governo
a dare concreta attuazione alle disposizioni di cui all'articolo 2, comma 46 della
legge n. 549 del 1995.
(9/1857/59)
Giancarlo Giorgetti.
La Camera,
in sede di conversione del decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323, recante disposizioni
urgenti per il risanamento della finanza pubblica;
impegna il Governo
ad adottare gli opportuni provvedimenti per l'eliminazione del prelievo della ritenuta
a titolo di imposta sui conti correnti bancari e postali intestati agli Enti territoriali.
(9/1857/60)
Roscia.
La Camera,
premesso che:
l'insieme delle aree protette e dei parchi nazionali rappresenta ormai circa il 7 per
cento del territorio, e costituisce un momento fondamentale per la salvaguardia e la
valorizzazione delle risorse ambientali del nostro Paese;
la piena realizzazione del complesso delle aree protette implica non solo la difesa del
territorio e del patrimonio naturale, ma rappresenta anche una grande opportunità in
termini di sviluppo turistico, economico e, conseguentemente, una importante occasione per
la crescita occupazionale delle aree interessate e non solo e che illuminante in tal senso
è il caso del Parco Nazionale d'Abruzzo, una delle aree protette di più antica
istituzione, ormai riconosciuta come una vera e propria «industria verde», e un indotto
con fatturato annuo stimato in oltre 200 miliardi nel 1988 ed in continua crescita;
gli stanziamenti assegnati alla tutela delle aree protette sono insufficienti e comunque
assolutamente modesti; la legge n. 394 del 1991 sulle aree protette inoltre, è ancora ben
lontana dall'essere completamente attuata, e notevoli sono i ritardi nella costituzione
degli enti e degli organi di gestione dei nuovi parchi e nel trasferimento dei fondi
stanziati per parchi già operanti;
il decreto-legge n. 323 del 1996 recante «Disposizioni urgenti per il risanamento della
finanza pubblica», prevede interventi di riduzione di spese complessivi per circa 11 mila
miliardi;
i tagli colpiscono anche, e pesantemente, i finanziamenti complessivi destinati ai parchi
e alle aree naturali protette; l'articolo 3, comma 3, del decreto, riduce infatti di 20
miliardi lo stanziamento previsto (cap. 7410 del Ministero dell'ambiente) dal bilancio per
il 1996 per le aree protette; tali 20 mld., rappresentano quasi il 42 per cento dello
stanziamento complessivo del capitolo stesso; sempre all'articolo 3, ai commi 1 e 2,
vengono soppressi gli accantonamenti previsti dai Fondi speciali per l'esercizio 1996
finalizzati agli «interventi per i parchi nazionali» per 30 miliardi per il 1996, e al
«rifinanziamento della legge
Pag. 987
n. 394 del 1991 sulle aree protette» per ulteriori 30 miliardi sempre per il 1996,
impegna il Governo
a riassegnare nella manovra finanziaria e di bilancio per il 1997, perlomeno le quote
stanziate e accantonate nell'ultima finanziaria e soppresse dal decreto suddetto, come
condizione indispensabile per le esigenze stesse di sopravvivenza dei parchi e di tutte le
aree naturali protette, a cominciare proprio dagli stanziamenti necessari per assicurare
il regolare funzionamento dei Parchi storici del Gran Paradiso e del Parco nazionale
d'Abruzzo.
(9/1857/61)
Scalia, Boato, Cento, Corleone, Dalla Chiesa, De Benetti, Galletti, Gardiol, Leccese,
Paissan, Pecoraro Scanio, Procacci, Turroni.
La Camera
premesso che:
la legge n. 349 del 1986 prevede che il secondo Programma triennale per la tutela
ambientale ripartisca le risorse disponibili alle diverse aree del territorio nazionale
considerate «ad elevato rischio di crisi ambientale»;
la vastità delle aree interessate e la gravità della loro situazione, richiedono la
predisposizione di piani di disinquinamento e i relativi urgenti interventi di bonifica e
di risanamento ambientale per tutelare e salvaguardare, non solo il territorio
interessato, ma anche e soprattutto la salute della popolazione ivi residente;
quanto esposto impone di fatto l'esistenza e il mantenimento delle risorse economiche
assegnate dal piano triennale e indispensabili al recupero ambientale e alla
riqualificazione dei territori interessati;
il decreto-legge n. 323 del 1996 recante «Disposizioni urgenti per il risanamento della
finanza pubblica», prevede interventi di riduzione di spese complessivi per circa 11 mila
miliardi;
i tagli colpiscono anche i finanziamenti destinati al programma triennale per la tutela
dell'ambiente, e specificatamente gli stanziamenti previsti per le aree ad elevato rischio
di crisi ambientale e per il loro disinquinamento; l'articolo 3, comma 3, del decreto,
riduce infatti di ben 48 miliardi lo stanziamento previsto (cap. 7705 del Min.
dell'ambiente) dal bilancio per il 1996 per il programma triennale;
impegna il Governo
a riassegnare nella manovra finanziaria e di bilancio per il 1997, perlomeno le quote
stanziate dal bilancio dello Stato per il 1996 e soppresse dal decreto suddetto.
(9/1857/62)
Boato, Scalia, Cento, Corleone, Dalla Chiesa, De Benetti, Galletti, Gardiol, Leccese,
Paissan, Pecoraro Scanio, Procacci, Turroni.
La Camera,
premesso che:
a cinque anni di distanza dalla sua approvazione, la legge n. 281 del 1991, legge quadro
in materia di randagismo, stenta a decollare in diverse regioni, anche per problemi di
ordine finanziario;
attualmente l'Italia conta circa 800.000 cani «vaganti», i quali, in assenza di
strutture di ricovero, contribuiscono - specialmente in estate - ad aumentare i problemi
sociosanitari, in particolare nelle regioni del Sud;
l'elevato numero di animali abbandonati costituisce inevitabilmente anche un problema di
sicurezza: infatti, secondo una stima riferita all'intera rete stradale nazionale, gli
animali lasciati a loro stessi
Pag. 988
hanno causato, negli ultimi dieci anni, 45.000 incidenti automobilistici con 4.000
feriti e almeno 200 morti;
le associazioni di volontariato compiono una apprezzabile opera per la gestione di rifugi
e canili per il ricovero degli animali randagi, ma i loro sforzi non sono evidentemente
sufficienti a coprire tutte le esigenze;
il decreto-legge n. 323 del 1996 recante «Disposizioni urgenti per il risanamento della
finanza pubblica» prevede il taglio dei finanziamenti previsti in favore della legge
281/91 in materia di tutela degli animali da affezione e di prevenzione del randagismo;
la condivisibile necessità di intervenire per il risanamento del bilancio dello Stato non
può prescindere dalla mutata sensibilità nei confronti degli animali e dalla necessità
di dare attuazione alla normativa approvata per la loro tutela;
impegna il Governo
a ripristinare, nella manovra finanziaria per il 1997 gli stanziamenti necessari per
garantire la piena attuazione della legge 281/1991.
(9/1857/63)
Procacci, Scalia, Boato, Cento, Corleone, Dalla Chiesa, De Benetti, Galletti, Gardiol,
Leccese,, Paissan, Pecoraro Scanio, Turroni.
La Camera,
visto il dibattito sul disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 323, recante
disposizioni urgenti per il risanamento della finanza pubblica;
considerato che:
la crisi del Mezzogiorno d'Italia diventa sempre più drammatica: una situazione indotta
dalle Politiche neoliberiste imposte dal trattato di Maastricht che stanno mettendo in
discussione la stessa coesione sociale e democratica della nostra società, relegando il
Mezzogiorno ad un ruolo subalterno e marginale rispetto alle aree di sviluppo avanzato del
Paese;
non è possibile affrontare una questione così acuta ed inquietante, caratterizzata
dall'emergenza della disoccupazione e dall'allargarsi della povertà di massa, attraverso
scelte di ordinaria amministrazione: la questione del sud ha assunto, ormai, caratteri e
dimensioni non più gestibili senza una messa a punto di scelte politiche generali che
segnino una svolta e un cambio di priorità da parte di questo Governo;
un recupero di questa esigenza non si coniuga con piani di intervento che non abbiano una
netta soluzione di continuità con la logica devastante dell'intervento straordinario e
con le grandi opere come il ponte sullo Stretto di Messina, i grandi trafori e altre
iniziative senza qualità e produttività sociale; il problema, al contrario, è di
riqualificare l'intervento pubblico nel Mezzogiorno con progetti mirati che producano
occupazione: infrastrutture, risanamento idrico, forestazione produttiva, difesa del
suolo, agricoltura, recupero e reinvestimento sulle aree industriali dismesse con criteri
ambientalmente compatibili, centri storici, telecomunicazioni, scuola e formazione,
trasporti, meccanizzazione, nuovi interventi sui servizi e sulla riqualificazione dello
Stato sociale;
impegna il Governo:
a fare - sulla base di queste premesse - della prossima Conferenza governativa
sull'occupazione, la sede di una organica proposta tendente ad invertire gli orientamenti
del passato, collocando al centro delle scelte i bisogni, il lavoro e le aspettative
suscitate con le elezioni del 21 aprile;
ad adoperarsi perché, la prossima legge finanziaria, partendo dalla specifica attenzione
per una «nuova questione meridionale»
Pag. 989
abbia come asse strategico nuove scelte politiche e sociali che segnino quel radicale
cambiamento, da più parti rivendicato, sulle politiche del lavoro e sulla urgente
necessità di rilanciare il Mezzogiorno come grande questione nazionale e democratica.
(9/1857/64)
Brunetti, Giordano.
La Camera,
impegna il Governo:
a fare - sulla base di queste premesse - della prossima Conferenza governativa
sull'occupazione, la sede di una organica proposta tendente ad invertire gli orientamenti
del passato, collocando al centro delle scelte i bisogni, il lavoro e le aspettative
suscitate con le elezioni del 21 aprile;
ad adoperarsi perché, la prossima legge finanziaria, partendo dalla specifica attenzione
per una «nuova questione meridionale» abbia come asse strategico nuove scelte politiche
e sociali che segnino quel radicale cambiamento, da più parti rivendicato, sulle
politiche del lavoro e sulla urgente necessità di rilanciare il Mezzogiorno come grande
questione nazionale e democratica.
(9/1857/64)
Brunetti, Giordano.
(Testo così riformulato nel corso della seduta).
La Camera,
constatato che con la Finanziaria '96 erano stati stanziati 260 miliardi per la
bieticoltura;
considerato che, sulla base di tale stanziamento, è stato raggiunto l'Accordo
Interprofessionale per le campagne di produzione 1995 e 1996 ed è stato altresì definito
il prezzo delle bietole;
visto che, con il decreto-legge 323 del 20/6/96, i fondi destinati alla bieticoltura per
l'anno in corso sono stati ridotti di 80 miliardi;
ritenuto che non sia sufficiente la giusta iniziativa del Senato il quale, in sede di
conversione del decreto-legge n. 323/96, ha ridotto di 30 miliardi il taglio citato;
impegna il Governo
ad assumere le iniziative necessarie per ripristinare lo stanziamento iniziale di 260
miliardi per il 1996, in favore del settore bieticolo saccarifero.
(9/1857/65)
Di Stasi, Tattarini, Nardone, Di Capua, Abaterusso, Caruano, Malagnino, Saia, Bonito,
Occhionero, Oliviero, Rava, Rossiello, Rubino, Sedioli, Trabattoni, Crucianelli.
La Camera,
considerato che:
in sede di discussione del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 323 del 20
giugno 1996, recante disposizioni urgenti per il risanamento della finanza pubblica, con i
tagli previsti alla sanità e la decisione irrevocabile del Governo di rimborsare, in caso
di farmaci uguali, solo quelli che costano meno, si rischia di intraprendere la strada del
dirigismo economico, dove un Ministero stabilisce le regole del mercato;
l'operazione approssimativa ed anacronistica di riclassificazione dei farmaci compiuta dal
Ministro della sanità e dalla Cuf penalizza il cittadino e l'impresa farmaceutica in
quanto il solo concetto di «analogo principio attivo» non basta a giustificare la
richiesta di analogo costo, mentre il declassamento poteva essere sostituito dal rimborso
statale fino al prezzo base comune agli altri farmaci con medesimo principio attivo,
lasciando all'acquirente
Pag. 990
l'onere di compensare la differenza derivante dall'eventuale valore aggiunto di un
prodotto;
tutto ciò determina una situazione di monopolio in cui è lo Stato ancora una volta e
sempre di più «centralista» a decidere il successo o il fallimento di un prodotto e di
un'impresa;
ciò potrebbe essere oggetto di un'eventuale denuncia all'Autorità garante della
concorrenza e del mercato;
moltissime imprese anche di notevoli dimensioni scompariranno dal mercato italiano e ciò
comporterà disastrose conseguenze sull'occupazione in tutto il comparto e soprattutto
nella ricerca scientifica, mentre quelle che resteranno, spesso di ridotte dimensioni e
con capacità produttiva limitata, difficilmente potranno assicurare livelli di produzione
adeguati a soddisfare le enormi richieste del «farmaco a prezzo più basso», con
disastrose conseguenze per il cittadino che potrebbe non trovare più in farmacia il
prodotto di cui ha bisogno;
con questo metodo non è detto che nel medio periodo la spesa sanitaria diminuisca e che
ci siano risparmi effettivi per le casse dei comuni dello Stato;
gravissimo è il danno che con questa operazione si arreca al mondo della ricerca
scientifica, perché nessuna impresa impegnerà più capitali e lavoro senza nessuna
remunerazione;
impegna il Governo:
a realizzare nei fatti e non solo a parole un vero federalismo: la materia
dell'assistenza sanitaria è una di quelle attribuite dall'articolo 117 della Costituzione
alla competenza delle Regioni, ma il Governo anziché ampliare la sfera dell'autonomia
delle Regioni, restringe sempre più gli ambiti di loro competenza;
ad evitare in futuro manovre penalizzanti per le imprese in Italia che ne compromettano la
competitività sul mercato, annullando la ricerca scientifica e generando disoccupazione.
(9/1857/66)
Pittino.
La Camera,
considerato che il decreto-legge n. 323 del 1996 azzera i fondi di cui alla tabella «B»
della legge finanziaria 1996;
considerato che una parte di detti fondi avrebbe dovuto essere destinata al
cofinanziamento dell'intervento di completamento del raddoppio dell'autostrada
Torino-Savona;
preso atto che è universalmente nota l'estesa pericolosità di detta infrastruttura che
ha ormai causato centinaia di vittime, dati gli ampi tratti a carreggiata unica;
visto che la legge n. 531 del 1982 (piano decennale della viabilità di grande
comunicazione) include il raddoppio della Torino-Savona tra gli interventi del primo piano
stralcio, con l'esplicita previsione di un contributo dello Stato al finanziamento di una
parte delle opere (aliquota successivamente fissata nella misura del 68% del costo del
raddoppio, valutato in 1.230 miliardi) e quindi pari a circa 835 miliardi;
preso atto che sino ad oggi lo Stato ha reso disponibili 408 miliardi (mentre l'azionista
di maggioranza «Autostrade SPA» ha stanziato fondi per 290 miliardi) e che quindi
debbono essere stanziati circa 428 miliardi «visto che debbono ancora essere realizzati 5
lotti per circa 18 chilometri onde completare l'opera»;
considerate le coincidenti posizioni espresse sia dalla Regione Piemonte che dagli enti
locali direttamente interessati;
impegna il Governo
a inserire nei fondi di dotazione del Ministero dei lavori pubblici nell'ambito della prossima finanziaria lo stanziamento
Pag. 991
necessario a consentire il rapido inizio dei lavori di completamento che si attendono,
ormai, da 40 anni.
(9/1857/67)
Chiamparino, Massa, Soave, Dameri, Furio Colombo, Lombardi, Morgando, Cambursano, Rogna,
Acciarini, Buglio, Gardiol, Panattoni, Novelli, Camoirano, Lucà.
La Camera,
premesso che:
l'autostrada Torino-Savona - unico residuo esempio autostradale in Italia che mantiene
parte del suo tracciato ad una sola carreggiata a tre corsie - rappresenta una situazione
molto critica e grave dal punto di vista delle condizioni di sicurezza dei flussi di
traffico;
la legge n. 531 incluse il raddoppio completo di tale autostrada riconoscendogli un
elevato grado di priorità e prevedendo che la sua realizzazione si sarebbe provveduto con
erogazione di un contributo da parte dello Stato nella misura del 68 per cento del costo
previsto;
a 13 anni dall'emanazione della legge predetta, nonostante fosse stato previsto un
contributo globale di 838 miliardi pari al 68 per cento della spesa complessiva stimata in
1.233 miliardi, il problema del raddoppio è stato affrontato solo in parte e lo
stanziamento attualmente previsto dallo Stato ammonta a lire 300 miliardi;
la realizzazione sull'intera autostrada rimane comunque un problema che richiede di essere
risolto, senza soluzione di continuità nei lavori, perché tale obiettivo è stato più
volte confermato quale priorità inderogabile dal Governo, dalle regioni e dagli enti
locali interessati, nonchè dalla pubblica opinione, per garantire le condizioni di
sicurezza ribadite dal nuovo codice della strada, che ha stabilito l'indispensabilità
della presenza di uno spartitraffico invalicabile per le opposte correnti di marcia su
tutte le autostrade italiane;
la società autostrade spa, che costituisce il principale azionista, ha realizzato negli
ultimi anni gli interventi previsti dai contributi erogati dallo Stato impegnandosi
altresì con proprie risorse in misura superiore a quanto previsto dalla normativa al fine
di corrispondere alle forti pressioni di un'opinione pubblica sempre più insofferente per
la lentezza con cui viene affrontata questa inaccettabile situazione;
si registrano numerosi incidenti mortali che confermano la pericolosità dell'autostrada
Torino-Savona «definita vergognosamente autostrada» e il triste primato di
incidentalità all'incirca il doppio della media nazionale;
i danni subiti dall'autostrada Torino-Savona in dipendenza dell'alluvione del novembre
1994 e quelli conseguenti ai nubifragi del settembre 1995 hanno provocato numerose frane
che rendono ancora più precaria la situazione e riaffermano l'esigenza di provvedere al
finanziamento totale dell'opera essendo la società nell'impossibilità non solo di far
fronte con proprie risorse al raddoppio ma nella necessità di ottenere il ristoro per i
danni subiti nelle calamità sopra citate;
l'assoluta priorità ed urgenza di provvedere nel più breve tempo possibile al
completamento del raddopppio della Torino-Savona era stata riconosciuta dal Governo Ciampi
e che l'allora Ministro dei Lavori Pubblici Merloni assunse pubblicamente l'impegno che si
sarebbe senz'altro provveduto allo stanziamento dei residui 430 miliardi;
nella legge finanziaria 1996 erano stati finalizzati 40 miliardi per la realizzazione
della seconda carreggiata sull'intero tracciato autostradale;
il decreto-legge n. 323 ha operato tagli indiscriminati che hanno penalizzato fortemente
il settore delle opere pubbliche
Pag. 992
cancellando di conseguenza anche gli accantonamenti previsti per l'autostrada Torino-Savona;
impegna il Governo
a recuperare i fondi precedentemente stanziati al fine di completare l'opera
autostradale vitale per il collegamento tra la Liguria ed il Piemonte riconoscendo la
priorità dell'opera.
(9/1857/68)
Panetta, Teresio Delfino, Tassone, Armosino, Lavagnini, Mammola, Rosso, Colombini,
Zacchera, Stradella.
La Camera
apprezzato l'impegno del Governo nella verifica sistematica delle condizioni invalidanti
che hanno dato luogo al riconoscimento dei trattamenti pensionistici per gli invalidi
civili;
ritenute di scarsa utilità e di difficile applicazione le disposizioni del decreto
relative alla autocertificazione, sollecitando il Governo a prendere in considerazione
l'ipotesi di un superamento di detta procedura nella fase di attuazione del decreto per
concentrare lo sforzo dell'amministrazione in direzione dell'incremento ulteriore del
numero delle verifiche e dell'utilizzazione di tecnologie avanzate per effettuare
controlli incrociati sui dati disponibili, indagini a campione ed un monitoraggio costante
sulle prestazione e servizi rivolti al settore delle invalidità;
impegna il Governo:
a dare attuazione alla delega per il riordino del sistema previsto dall'articolo 3,
comma 3, della legge 8.8.1995, n. 335 al fine di:
ridefinire le competenze nel quadro di un riordino complessivo del sistema di sicurezza
sociale;
garantire alle persone handicappate non occupate il minimo vitale;
prevedere interventi differenziati per i soggetti con minorazione grave e per le famiglie
che garantiscono loro sostentamento ed assistenza;
rivedere i criteri di valutazione sulla base delle indicazioni dell'Organizzazione
Mondiale della Sanità;
ravvisare l'opportunità di evitare l'inserimento in leggi finanziarie di disposizioni
lesive dei diritti delle persone con invalidità;
a promuovere una forte iniziativa per un più esteso inserimento nel mondo del lavoro di
persone con invalidità anche in considerazione che è in questo settore che il fenomeno
dei falsi invalidi è dilagato, sottraendo posti di lavoro ai veri invalidi in tal modo
sospinti verso l'assistenza e costretti a richiedere un trattamento pensionistico.
(9/1857/69)
Caccavari, Battaglia, Giacco, Mangiacavallo, Porcu, Fioroni, Gambale, Saia, Massidda,
Procacci.
La Camera,
premesso che:
il divario nella dotazione infrastrutturale tra l'Italia e il resto d'Europa e tra Sud e
Centro Nord d'Italia è di notevole entità, rispettivamente di 11 e 24 punti percentuali
e richiede quindi urgenti interventi con l'impiego di ingenti risorse;
la più bassa produttività della trasformazione industriale nel Mezzogiorno è
riconducibile in misura non irrilevante a fattori esterni all'impresa: svantaggi nella
localizzazione geografica, inefficienza delle amministrazioni pubbliche ma anche difetto
di infrastutturazione di base, produttive e sociali;
gravi carenze si registrano nel sistema dei trasporti, nello smaltimento dei
Pag. 993
rifiuti di lavorazione, nel sistema di approvvigionamento idrico ed energetico, nonché
delle telecomunicazioni per garantire un idoneo e funzionale sistema di reti telematiche;
la dotazione di infrastrutture pubbliche e di intervento di capitale pubblico a sostegno
delle iniziative imprenditoriali è premessa indispensabile dello sviluppo economico e per
la riduzione dei divari socio-economici sia nazionali che comunitari;
il rilancio delle grandi opere infrastrutturali deve guardare alla ripresa della
competitività del sistema Paese e al coinvolgimento delle forze produttive;
impegna il Governo
a rivedere nella prossima legge finanziaria le disponibilità finanziarie per la
realizzazione delle infrastrutture del Paese e di quelle localizzate del Mezzogiorno:
a) ammodernamento della autostrada Salerno-Reggio Calabria;
b) miglioramento della SS 106 Ionica Taranto-Reggio Calabria, essendo sino ad oggi
significativi territori del nostro Paese rimasti esclusi dal processo produttivo;
c) realizzazione dell'attraversamento del Ponte sullo Stretto di Messina;
d) adeguamento degli aeroporti meridionali a più intensi volumi di traffico
turistico;
e) piano internodale dei trasporti e adeguamento delle infrastrutture nel porto di
Gioia Tauro che può rappresentare una occasione di sviluppo per la politica del Paese nel
bacino del Mediterraneo.
(9/1857/70)
Tassone.
La Camera,
premesso:
che in Italia esiste un'unica autostrada, la Torino-Savona, il cui raddoppio, a circa
quaranta anni dall'inizio dei lavori di costruzione, non è mai stato ultimato soprattutto
per mancanza di fondi;
che lungo detta autostrada sono morte, dal 1959 ad oggi, per incidenti stradali - in gran
parte causati dal mancato raddoppio - ben 648 persone mentre i feriti ammontano ad oltre
10.000;
che la legge finanziaria 1996 aveva previsto uno stanziamento di 40 miliardi annui, a
partire appunto dal 1996, avviando il completamento dell'autostrada;
che il decreto legge 323 ha cancellato detto stanziamento;
impegna il Governo
a recuperare nell'ambito della finanziaria 1997, ogni somma precedentemente stanziata
fino alla concorrenza dei costi per la realizzazione dell'intero raddoppio.
(9/1857/71)
Costa, Stradella, Gagliardi, Viale, Armosino.
La Camera,
considerato che il decreto-legge n. 323 del 1996 interviene in materia di
riclassificazione e di prezzo dei farmaci;
impegna il Governo:
a promuovere, nel corso dei lavori preparatori della legge finanziaria e di bilancio
per il prossimo anno, una fase di concertazione con le parti sociali interessate;
a porre in atto, in quell'occasione, tutte le misure necessarie a garantire che la
necessaria politica del risparmio di spesa non comprometta il funzionamento dei meccanismi
di mercato, non distorca la concorrenza a favore dell'uno o dell'altro competitore, e non
limiti artificiosamente
Pag. 994
l'offerta di prodotti in un settore tanto importante dell'industria nazionale;
a introdurre meccanismi che non precludano la differenziazione del prodotto che, in questo
come in ogni altro settore economico, deve invece essere considerata una lecita strategia
competitiva, dalla quale possono trarre giovamento gli stessi consumatori finali.
(9/1857/72)
D'Amico.
La Camera,
valutato il ruolo insostituibile dei consorzi di garanzia collettiva fidi, così come
definiti dagli artt. 29-30-33 della legge 317 del 5.10.1991, per sostenere l'accesso al
credito delle piccole e medie imprese attraverso la prestazione di garanzia mutualistiche
alle imprese consorziate per i finanziamenti concessi dalle banche e dagli altri soggetti
operanti nel settore finanziario;
visto il comma 1 dell'articolo 7 del decreto-legge 20 giugno 1996, n. 323;
considerata la relazione di accompagnamento presentata dal Governo e il dibattito
parlamentare sul provvedimento stesso;
impegna il Governo
a ritenere esclusi dal prelievo del 20 per cento i proventi maturati nel periodo
d'imposta, sui depositi di denaro, di valori mobiliari e di altri titoli, effettuati dai
consorzi di garanzia collettiva fidi, a garanzia dei finanziamenti concessi a favore delle
imprese, direttamente o indirettamente consorziate.
(9/1857/73)
Agostini, Biasco, Brunale, Cennamo, Chiusoli, Malagnino, Mariani, Panattoni, Rabbito,
Settimi, Targetti, Turci, Vannoni.
La Camera,
constatato che con la Finanziaria \`96 erano stati stanziati 260 miliardi per la
bieticoltura;
considerato che, sulla base di tale stanziamento, è stato sottoscritto l'Accordo
Interprofessionale per le campagne di produzione 1995 e 1996 ed è stato altresì definito
il prezzo delle bietole;
visto che, con il decreto-legge n. 323 del 20 giugno 1996, i fondi destinati alla
bieticoltura per l'anno in corso sono stati ridotti di 80 miliardi;
ritenuto che non sia sufficiente la giusta iniziativa del Senato il quale, in sede di
conversione del dl 323/96, ha ridotto di 30 miliardi il tagli citato;
impegna il Governo
ad assumere le iniziative necessarie per ripristinare lo stanziamento iniziale di 260 miliardi per il 1996, in favore del settore bieticolo-saccarifero.
(9/1857/74)
De Ghislanzoni Cardoli, Scarpa Bonazza Buora, Aloi, Losurdo, Scaltritti, Cuccu, Marras,
Misuraca, Caruso, Franz, Amato, Giudice, Piva, Fino, Peretti, Di Nardo, Grillo,
Giovanardi, Marzano, Nuccio Carrara, Lembo, Anghinoni, Dozzo.