XI COMMISSIONE
LAVORO PUBBLICO E PRIVATO

INDAGINE CONOSCITIVA
SUI PREPENSIONAMENTI


Seduta di mercoledì 22 gennaio 1997


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La seduta comincia alle 11.10.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Audizione del presidente dell'Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica (INPDAP), Mauro Seppia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui prepensionamenti, l'audizione del presidente dell'Istituto nazionale di previdenza per i dipendenti dell'amministrazione pubblica (INPDAP), Mauro Seppia.
Ringrazio il presidente Seppia e il dottor Luigi Marchione, direttore centrale delle prestazioni previdenziali, per la loro disponibilità ad essere ascoltati nell'ambito dell'indagine che la Commissione ha avviato sull'utilizzazione dell'istituto del prepensionamento, intendendosi con questo termine il riconoscimento di una maggiore anzianità contributiva e non, secondo una definizione impropria, la pensione anticipata relativa all'anzianità. Siamo quindi nell'ambito dell'impiego di uno strumento previdenziale come ammortizzatore sociale: si tratta di un collegamento di cui stiamo cercando di verificare l'utilizzazione nei diversi settori.
Nella pubblica amministrazione si è fatto poco ricorso a tale strumento; la legislazione e l'esperienza pratica ne vedono l'utilizzazione soprattutto nei settori di natura privatistica, in cui il rapporto è in relazione ai processi di riorganizzazione e di ristrutturazione delle imprese. Tuttavia abbiamo voluto inserire ugualmente l'INPDAP tra gli istituti previdenziali per due ragioni. Innanzitutto, perché non è un Istituto completamente estraneo rispetto alla possibilità di utilizzazione del prepensionamento già a normativa vigente; e sicuramente sarete voi ad indicarci le dimensioni del fenomeno. La seconda ragione è riferita alla possibilità di costruire per il futuro strumenti necessari ad accompagnare i processi di riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni. Ogni tanto sentiamo affacciarsi qualche proposta che riguarda i dirigenti e la possibilità che questi utilizzino gli strumenti di uscita anticipata dall'organizzazione del lavoro rinnovata. Sarebbe interessante conoscere le vostre opinioni in merito a proposte del genere.
Non intendo proseguire oltre e do la parola al presidente Seppia.

MAURO SEPPIA, Presidente dell'INPDAP. Per quanto riguarda l'INPDAP, che è l'ente di previdenza del settore pubblico - autonomie locali, Stato, aziende municipalizzate, camere di commercio - il prepensionamento come ammortizzatore sociale è uno strumento che nella pubblica amministrazione allargata non è stato utilizzato. Pertanto sotto questo profilo il problema investe l'INPDAP in modo molto marginale.
Esistevano ed esistono strumenti impropri, che non sono strettamente configurabili come ammortizzatori sociali; si tratta di elementi utilizzati per iniziativa individuale o per altri aspetti. Il primo è la pensione di anzianità, uno strumento utilizzato come alleggerimento, ma su domanda di carattere individuale, fino al 1992-1993, perché attualmente, dopo le modifiche introdotte con i provvedimenti del Governo Amato e con quelli successivi,


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non è certo più configurabile nei termini in cui era stato conosciuto fino a quella data. Comunque la pensione di anzianità era uno strumento di carattere individuale, non strettamente connesso con il significato ed il ruolo del prepensionamento.
L'altro strumento utilizzato, anche se con una legislazione molto complessa, è stato quello della mobilità. Esso ha avuto una sua applicazione in particolare nel settore parastatale con l'articolo 7 della legge n. 70 del 1975 sul riordino degli enti del parastato, che ha consentito una mobilità all'interno del comparto, e recentemente con i contratti collettivi di lavoro concernenti sia la dirigenza sia il restante personale del parastato, che consentono di istituire convenzioni tra i singoli enti per favorire, tramite la mobilità, il riequilibrio degli organici e far fronte alle situazioni di eccedenza. L'ultimo contratto della dirigenza consente anche a quest'ultima, tramite accordi con gli enti, l'utilizzo dello strumento della mobilità, che non era previsto dalla normativa.
Le disposizioni sulla mobilità, al di là di questi aspetti relativi al parastato in riferimento alla legge n. 70, si sono dimostrate molto complesse nella loro realizzazione, per cui gli effetti sono stati di gran lunga inferiori alle potenzialità.
L'unica forma di mobilità finalizzata al prepensionamento che interessa gli iscritti all'INPS è quella prevista dal decreto-legge n. 535 del 1996, convertito in legge dalla legge n. 647 del 23 dicembre 1996, per i lavoratori del settore portuale: aumento dell'anzianità contributiva per un periodo massimo di otto anni. Il decreto prevede che i maggiori oneri previdenziali scaturenti da tale valutazione siano posti a carico della gestione commissariale del Fondo gestione istituti contrattuali lavoratori portuali.
Allo stato delle cose non è possibile fornire l'esatto numero dei soggetti investiti da tale beneficio, perché la quasi totalità dei potenziali beneficiari attendeva la definitiva conversione in legge del decreto suddetto per attivare i propri diritti. Ci riserviamo pertanto - in tal senso abbiamo contatti con i consorzi portuali - di valutare quanti siano coloro che ricorrano all'utilizzo di tali benefici dopo l'approvazione della legge.
Aggiungo, a proposito della normativa di cui alla legge n. 335 del 1995, che prevede percentuali di riduzione delle pensioni di anzianità in relazione ai 35 anni di anzianità contributiva, che abbiamo la sensazione, ancora non suffragata da dati, che, in qualche modo, anche nel settore dei portuali possa scoraggiare la richiesta di prepensionamento, proprio per i limiti in essa prefigurati.

PRESIDENTE. Per l'abbattimento in percentuale ...

MAURO SEPPIA, Presidente dell'INPDAP. Esatto.
Per quanto riguarda il tema opportunamente posto dal presidente, non vi è dubbio che, nell'affrontare il problema degli ammortizzatori e del prepensionamento nell'ambito delle politiche di lavoro, quindi di ristrutturazione di carattere industriale, esso atterrà alla privatizzazione del contratto di lavoro nel settore della pubblica amministrazione. Sul tema della privatizzazione del rapporto del lavoro si sta andando avanti con eccessiva cautela, perché, mentre da una parte si stabilisce questo principio di carattere generale, dall'altra la normativa ancora detta e determina una serie di vincoli: le amministrazioni, per esempio, ne hanno per quanto riguarda sia l'ordinamento e la definizione delle dotazioni organiche sia la possibilità di accesso e di uscita dalle amministrazioni stesse. Se si deve trattare di privatizzazione del contratto, si deve estendere alla pubblica amministrazionetutta la normativa complessiva, non soltanto il problema del ricorso al pretore del lavoro in sostituzione del TAR, che riguarda la questione dell'accesso e dell'uscita dalla pubblica amministrazione.
Vi è poi da riflettere se il prepensionamento attuato in questo modo possa essere lo strumento che consenta di equilibrare il rapporto tra gli organici previsti e quelli effettivi dell'amministrazione. Sotto questo


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profilo, credo che il giudizio debba essere di merito e che il problema del prepensionamento vada visto come uno strumento di regolazione, ma con molta cautela, limitato, anche per le attuali risorse della finanza pubblica, a situazioni di grave disagio in termini di riqualificazione e di situazione lavorativa reale. Ritengo, cioè, che il prepensionamento non possa essere considerato un normale, tradizionale strumento di politica di riequilibrio nel mercato del lavoro, perché può avere avere effetti positivi per il singolo ente o la singola azienda, ma altri effetti riguardano il piano complessivo della finanza pubblica.
Dovendo oggi affrontare, con la dovuta accelerazione dettata dal quadro di finanza pubblica generale, il problema del ridisegno complessivo, già in corso, del sistema pensionistico italiano, credo che dovranno trovare una loro collocazione ed un ruolo molto più incisivo rispetto al passato i fondi di previdenza complementare, alimentati in parte con mezzi derivanti dal rapporto di lavoro, in parte con mezzi di carattere proprio, i quali, in vista del riequilibrio con la pensione o il trattamento che dovranno essere garantiti dalla collettività, quindi dallo Stato, nel prossimo decennio acquisteranno una dimensione certamente superiore a quella di oggi rispetto alla previdenza di carattere complementare. Ormai, è questa la strada da seguire, anche se è probabile che abbiamo cominciato a percorrerla con un certo ritardo.
Il problema si pone in modo più delicato nel settore pubblico, perché al di là della norma prevista nella legge n. 335 del 1995, che estende anche il TFR al settore pubblico, i delicati problemi di finanza pubblica e di passaggio dall'attuale disciplina alla nuova disciplina hanno reso non ancora percorribile la strada delineata dalla legge suddetta. Comunque, è una strada che dovrà essere percorsa perché credo che anche nel comparto pubblico le scelte che dovranno essere rivalutate determineranno un diverso ruolo e peso dell'attuale trattamento di carattere pensionistico garantito dalla collettività.
Credo siano queste le osservazioni che potevo svolgere su una materia che ci coinvolge in misura molto marginale rispetto al quadro complessivo di attività dell'ente.

PRESIDENTE. La ringrazio, presidente Seppia.
Rispetto alle cose da lei dette, vorrei chiedere un chiarimento per quanto riguarda la questione del settore portuale. Se non vado errato, l'attuale normativa, relativa al decreto-legge n. 535 del 1996, convertito in legge il 23 dicembre scorso, prevede per questo settore l'ampliamento di una disposizione già presente nella normativa fin dal 1986. Nemmeno all'epoca l'Istituto fu interessato della questione, cioè della possibilità di utilizzare lo strumento del prepensionamento nella prima fase, quindi nella prima operazione di riorganizzazione del settore portuale? Se la risposta fosse positiva, può farci pervenire i dati che prima si era riservato di inviarci? Forse sono marginali rispetto all'entità del fenomeno, ma anche i particolari possono essere utili ai fini della nostra indagine conoscitiva.

MAURO MICHIELON. Il presidente Seppia ha testè detto che l'Istituto non è mai stato interessato più di tanto ai prepensionamenti ed ha parlato del settore portuale. Nella stessa legge il prepensionamento è previsto anche, per esempio, per chi lavora alla Sidermar e per tutti coloro che operano nel settore del trasporto marittimo legato allo Stato; a me non risulta che queste persone abbiano avuto un «regalo» di soli otto anni. Mi sono adoperato in ogni modo - anche presentando emendamenti - affinché si definisse il periodo di contribuzione regalato dall'amministrazione, perché per come è stata impostata quella legge, una persona poteva beneficiare anche di 15 o 20 anni.
Vista la crisi che sta attraversando il nostro Stato, lei ritiene giusto che anche sui prepensionamenti si scelga sempre la soglia dei quaranta quarantesimi? Non sono mai riuscito a capire perché non si faccia riferimento ai trentacinque quarantesimi. A persone in qualche modo «avvantaggiate» per il fatto stesso di


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usufruire del prepensionamento - il ministro Burlando ha già detto che nel settore portuale occorrerà per altri 700 (non so come opererà) - si danno in aggiunta i quaranta quarantesimi. Vorrei capire il motivo di questo ulteriore regalo, sapendo che ci sono altre 700 persone con gli stessi problemi.
Lei ha parlato di parastato e da questo punto di vista i portuali sono una cosa strana. Nel 1992 il sottoscritto pensava di aver partecipato alla votazione sulla privatizzazione dei porti; ora sento che così non è e tra l'altro mi fa piacere dal momento che in quell'occasione espressi voto contrario.
Le ferrovie fino all'altro ieri erano un ministero; sono diventate società per azioni ...

GAETANO COLUCCI. Oggi sono un mistero!

MAURO MICHIELON. Si è ricorso in misura notevole (per un numero compreso - non ricordo bene - tra le 60 e le 80 mila unità) allo strumento del prepensionamento, che dovrà essere utilizzato per altri 30 mila dipendenti. Vorrei sottolineare come a questo punto si giochi sul fatto che l'Istituto non ha effettuato prepensionamenti; in realtà, questo non è accaduto perché per procedere in tal senso le ferrovie sono state trasformate in società per azioni. Non intendo far polemiche, ma questa è una realtà palese.
Vorrei sapere se disponiate già di una proiezione sull'equilibrio dell'istituto nei prossimi cinque o dieci anni, se questo sia dato dalle assunzioni, se abbiate fatto un calcolo dei pensionamenti.
Quello del prepensionamento è un istituto strano; il ministro Treu ha detto che non vi si farà più ricorso, si utilizzeranno altri ammortizzatori sociali; questo Stato ha una grande fantasia, ma ho bisogno di capire se l'istituto sia in equilibrio. Si dice che i dipendenti della pubblica amministrazione sono in eccesso, si è parlato di mobilità all'interno della stessa o di altri tipi di mobilità. Vorrei avere un quadro preciso, per capire se l'istituto sia in equilibrio, se possiamo utilizzare forme di incentivazione all'uscita.
Se il discorso non viene affrontato nell'ottica dell'INPDAP in questi termini, non si capisce il motivo per cui il suo presidente sia stato invitato a partecipare a questa audizione. Egli può dire, per esempio, che l'Istituto sarà in equilibrio se nei prossimi tre anni verranno assunti 100 mila nuovi dipendenti. Ho bisogno di questi dati per capire non solo quali effetti il prepensionamento ha finora prodotto, ma anche se le altre forme di ammortizzatori sociali andranno ad incidere sui conti dell'INPDAP.

FEDELE PAMPO. Il presidente Seppia, nel porre in evidenza la scarsa applicazione del prepensionamento nell'Istituto da lei rappresentato, ha tra l'altro sostenuto che l'INPDAP ha fatto ricorso a questo strumento solo relativamente ai lavoratori portuali del settore; mancherebbe in proposito un'indicazione per accertare i profili quantitativi del decreto n. 535 del 1996.
Egli ha inoltre affermato che il problema del prepensionamento interesserà l'Istituto nel momento in cui si perverrà alla privatizzazione del rapporto di lavoro del pubblico impiego. Gradirei sapere se l'INPDAP si stia attrezzando sotto questo profilo in funzione del momento in cui si giungerà alla privatizzazione del pubblico impiego.

ELENA EMMA CORDONI. Desidero rivolgere una sola domanda relativa ai lavoratori delle poste ...

PRESIDENTE. I lavoratori delle poste non sono contemplati nella gestione INPDAP in quanto hanno un proprio istituto previdenziale ...

ELENA EMMA CORDONI. C'è ultimamente qualche cambiamento?

PRESIDENTE. Per quanto ne so, no.

MAURO MICHIELON. I lavoratori stanno pagando lo squilibrio dell'IPOST.


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PRESIDENTE. Tratteremo questo aspetto quando affronteremo la questione. Raggiungeremo anche su questo piano un accordo in Commissione per un'indagine conoscitiva sull'equilibrio economico-finanziario dei diversi istituti, compreso l'IPOST.

MAURO MICHIELON. Su quello sono ferrato!

PRESIDENTE. Anche sul resto, onorevole Michielon, non si sminuisca.

STEFANO BASTIANONI. Visto che l'esposizione è stata molto chiara e le successive domande sono state mirate, mi rivolgerò in termini telegrafici; d'altra parte la materia di competenza dell'INPDAP è molto limitata.
Mi permetto solo di fare un'osservazione su un segmento delle sue competenze con riferimento alle aziende unità sanitarie locali; vorrei sapere se in prospettiva, a vostro giudizio, il rapporto che si può prevedere con il personale di queste aziende in qualche caso possa interessare il vostro Istituto.

PRESIDENTE. Avendo raccolto le domande dei colleghi, do la parola al presidente Seppia.

MAURO SEPPIA, Presidente dell'INPDAP. Mi sono stati richiesti alcuni chiarimenti su aspetti di natura generale dell'ente e qualche valutazione politica sui prepensionamenti, che darò sebbene ovviamente non competa a me in questa sede.
Vorrei solo sottolineare che, come INPDAP, non conosco esattamente la fenomenologia cui faceva riferimento l'onorevole Michielon rispetto ad una fattispecie diversa dai portuali del trasporto marittimo dello Stato. Ricordo che l'INPDAP è nato dall' accorpamento di vari enti, tra cui anche competenze dello Stato, soltanto nel 1993; non so quindi come nel 1986 lo Stato abbia applicato la normativa che gli consentiva di utilizzare il prepensionamento rispetto ai dipendenti del trasporto marittimo dello Stato.
Metteremo comunque a disposizione della Commissione i risultati di un'indagine su questa materia per comprendere questo primo avvio della forma del prepensionamento estesa ai lavoratori marittimi e la fenomenologia di oggi. Torno a ripetere che ciò in termini di incidenza non riguarda tanto l'Istituto, essendosi costituito un fondo particolare gestito dal commissario del fondo dei consorzi dei porti; quindi è un tipo di finanziamento che prescinde dalla gestione stessa dell'INPDAP. Cercheremo comunque di comprendere il fenomeno in corso, anche se siamo convinti che le disposizioni contenute nella legge n. 335 del 1995 disincentivano il ricorso al prepensionamento.
Il problema dei 35 o dei 40 anni cui si può far ricorso per individuare il punto di riferimento è una valutazione di carattere esclusivamente politico. È chiaro che i lavoratori hanno interesse ai 40 quarantesimi. È una valutazione politica se ciò corrisponda al quadro di finanza pubblica o ad un giudizio di equità politica.

PRESIDENTE. Potremmo prevedere anche le penalizzazioni in caso di uscita anticipata. Il problema va visto anche sotto questo versante, cioè come incentivo ma anche come disincentivo.

MAURO MICHIELON. Il problema è anche questo.

MARIO SEPPIA, Presidente dell'INPDAP. Credo che la questione riguardi lo strumento del prepensionamento in sé. Ormai abbiamo una situazione di squilibrio permanente nel mercato del lavoro, collegato anche a processi di ristrutturazione industriale. Le riflessioni in atto in Italia e che sono già state fatte in Europa riguardano gli strumenti più adeguati. Il problema che abbiamo di fronte nella realtà italiana non è di aumentare il numero dei pensionati, ma di aumentare possibilmente il numero delle persone che lavorano e che contribuiscono. Credo che questo sia il punto fondamentale di una politica tesa all'acquisizione di strumenti attivi nel mercato del lavoro.


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A questo punto esprimo una riflessione in ordine al quadro economico-finanziario concernente l'INPDAP. Ricordo soltanto che negli ultimi cinque anni per la cassa pensioni enti locali è cambiato il rapporto fra numero degli iscritti e numero dei pensionati: mentre prima 2,5 lavoratori avevano un pensionato a carico, l'attuale rapporto è di un pensionato e 1,7 lavoratori dipendenti. Ciò deriva dal fatto che negli ultimi cinque anni, a fronte di un aumento degli occupati pari al 5 per cento nel settore degli enti locali, si è registrato un esodo del 43 per cento. Oggi il problema fondamentale è quello di puntare non solo ad una riduzione della spesa, ma anche ad un allargamento della base contributiva, che si realizza non soltanto attraverso la riconsiderazione degli elementi retributivi che devono essere soggetti alla ritenuta previdenziale o all'aliquota: si deve pensare anche alla platea, al numero degli addetti. Il fenomeno è preoccupante: si tratta di un esodo di 80-90 mila persone ogni anno, che determina una riduzione delle entrate di circa mille miliardi. Pertanto deve essere attuata una politica, anche se poi questo cozza con altre situazioni, altre esigenze, quali lo sviluppo della tecnologia, l'informatica e via dicendo. È quindi un processo complesso, ma il problema deve essere posto, con riferimento sia alle entrate sia alla politica di contenimento della spesa.
Un fenomeno che ci preoccupa, perché sta riducendo il numero degli iscritti e quindi delle contribuzioni, è quello della privatizzazione di molte società degli enti locali o a carattere regionale, che nascevano come consorzi pubblici iscritti all'INPDAP e che oggi, nel momento in cui diventano società private, si iscrivono all'INPS. Questa fenomenologia sottrae notevoli risorse, accentuando quindi lo squilibrio tra lavoratori attivi e pensionati. Il problema è molto complesso, perché se nel rapporto fra ingressi ed uscite non verrà invertita l'attuale tendenza permarrà uno degli elementi di fondo di squilibrio dell'ente.
Per quanto riguarda le domande poste dagli onorevoli Pampo e Cordoni relativamente alle privatizzazioni, credo di aver già sottolineato che l'INPDAP nacque in un contesto di politica generale e di sistema pensionistico diverso da quello attuale. Allora si pensò ad un polo pubblico e ad un polo privato in quanto vi erano due regimi diversi, quello che riguardava il dipendente pubblico e quello privato. Tuttavia nel momento in cui andiamo ad un processo di omologazione e quindi di disciplina comune, il problema va riconsiderato perché non si pone più nella logica in cui veniva posto quattro anni fa. Ciò dimostra come oggi le evoluzioni siano più rapide di quelle che abbiamo vissuto nel passato: nel giro di quattro anni si sono aperti scenari completamente diversi da quelli delineati nel 1993. Questo passaggio di iscritti dal settore pubblico, o dall'ex settore pubblico, all'INPS determina notevoli squilibri, perché l'ente si trova a farsi carico dei pensionati che rimangono al suo interno, ed i cui oneri previdenziali gravano su altri lavoratori, mentre i nuovi iscritti, che sono elementi di afflusso finanziario, fanno capo all'INPS. La problematica è dunque aperta.
Anche nella privatizzazione del rapporto di lavoro occorre affrontare il problema delle forme di equilibrio del mercato del lavoro e lo strumento non può essere il prepensionamento, specialmente nel settore pubblico. Sono convinto che il prepensionamento possa essere uno strumento valido nei settori industriali di grande disagio lavorativo, di grande costo sociale ed umano, ma nel settore pubblico ritengo si debbano individuare ben altri strumenti.

PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Seppia. Mi sembra che a questo punto l'audizione possa ritenersi conclusa.

MAURO MICHIELON. Poiché il discorso del presidente Seppia è stato estremamente interessante, chiedo se sia possibile averlo per iscritto, perché egli ha fatto delle affermazioni che pesano.


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PRESIDENTE. Onorevole Michielon, le faccio osservare che dell'audizione odierna sarà redatto il resoconto stenografico.

MAURO MICHIELON. La mia richiesta riguarda le proiezioni sull'equilibrio, perché mi interessa l'argomento.

PRESIDENTE. Mi scusi, avevo compreso male e pensavo che lei si riferisse alle affermazioni rese dal presidente Seppia, che ovviamente troveranno fedele riscontro nel resoconto stenografico.
Per quanto riguarda la documentazione che l'INPDAP ci farà pervenire, credo che oltre a quella già richiesta, sull'utilizzazione dello strumento del prepensionamento, sicuramente il presidente Seppia ci invierà la documentazione relativa alle proiezioni, ma anche quella sulla situazione attuale, perché entrambe saranno utili non tanto ai fini dell'indagine conoscitiva quanto per i lavori della Commissione in termini più complessivi, con riferimento all'andamento della spesa di carattere previdenziale nel nostro paese.

FEDELE PAMPO. Solo per completezza di informazione, osservo che i dati riferiti dal presidente Seppia nell'ultima parte dell'audizione fanno riflettere e certamente rispondono al vero le sue comparazioni sul rapporto esistente tra lavoratori dipendenti e lavoratori pensionati. Il presidente ha riferito il suo dato limitatamente agli enti locali, allorquando ha affermato che si è passati da 2,5 a 1,7 lavoratori per ogni pensionato.
Anche in considerazione della sua responsabilità di presidente dell'Istituto, mi rendo perfettamente conto che questi dati scaturiscono non da un'analisi superficiale ma da un approfondimento. Le chiedo pertanto cosa stia facendo l'Ente in riferimento soprattutto alla riduzione dei lavoratori dipendenti, i quali a differenza del settore privato vengono a diminuire solo ed esclusivamente per carenze dello Stato.
Mi spiego meglio. Stiamo discutendo (ma comunque le audizioni sono state effettuate) i cosiddetti decreti Bassanini. In quella sede il ministro Bassanini ha chiaramente affermato che nell'ambito dello Stato il 20 per cento delle amministrazioni e negli enti locali il 60 per cento degli enti è inadempiente per la formulazione delle piante organiche. Ciò significa che è lo Stato ad essere carente, ad incentivare questa sperequazionee e ad aggravare la finanza dell'INPDAP nel momento in cui non fornisce il personale utile e necessario, che poi, sostanzialmente, andrebbe ad alimentare i fondi riequilibrando lo squilibrio da lei denunziato, presidente Seppia. Vorrei sapere se l'INPDAP stia facendo qualcosa in proposito.

PRESIDENTE. Onorevole Pampo, le politiche occupazionali non sono di competenza né dell'INPDAP né, tantomeno, dell'INPS, in quanto esecutori di normative e di provvedimenti assunti dal Governo e dal Parlamento o dagli enti locali. Tra l'altro, vi è anche uno stretto collegamento sia con la spesa pubblica di carattere previdenziale sia con quella per il pagamento degli stipendi e degli oneri.
Se vi sono altre questioni attinenti allo svolgimento del tema in discussione, credo sia possibile un supplemento di audizione, anche se credevamo di averla conclusa. Invece, ritengo che gli altri problemi attinenti ad argomenti all'ordine del giorno della Commissione debbano essere affrontati quando li prenderemo in esame. Per quanto riguarda l'INPDAP, tenuto conto della documentazione e degli argomenti che possono interessarci, potremo fissare con il presidente Seppia un'ulteriore audizione in merito sia agli aspetti di carattere economico-finanziario sia ai problemi di gestione dal punto di vista organizzativo. Sappiamo, infatti, che l'Istituto è impegnato in una fase di vera e propria riorganizzazione anche dal punto di vista della presenza sul territorio attraverso uffici periferici. Ritengo che anche questo punto potrà essere oggetto di un ulteriore momento di approfondimento da parte della Commissione.

GAETANO COLUCCI. Non mi permetto di interpretare il collega Pampo, ma credo


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che la sua domanda al presidente Seppia, al di là dei provvedimenti al nostro esame, tendesse a conoscere se l'Istituto avesse o meno valutato la possibilità di ridurre la forbice enorme, aumentata negli ultimi anni, considerando l'esigenza degli enti locali, una volta completati gli iter legislativi, di assumere nuovo personale. In sostanza, ritengo fosse questa la domanda dell'onorevole Pampo: il trend attuale continuerà ad essere negativo o migliorerà ai fini del rapporto?

MAURO SEPPIA, Presidente dell'INPDAP. Purtroppo, noi siamo registratori di scelte attuate al di fuori delle competenze dell'Istituto. Ormai da sette o otto anni, che io ricordi, le leggi finanziarie stabiliscono tutte, salvo piccole deroghe, il divieto di nuove assunzioni nella pubblica amministrazione, sia nello Stato sia negli enti locali. Quindi, a seguito di ciò, nonché della situazione conseguente ad una normativa che consentiva alcune uscite ma che determinava una forte preoccupazione riguardo al trattamento di fine rapporto, a partire dal 1993 al blocco delle assunzioni ha corrisposto un incremento notevole degli esodi utilizzando la normativa relativa alle pensioni di anzianità. È questa la causa degli squilibri determinatisi.
Credo che il problema non sia facilmente risolvibile, nemmeno con una norma che consenta nuove assunzioni. Nel frattempo, infatti, vi sono nuovi modelli organizzativi degli enti, l'introduzione di nuove tecnologie di carattere informatico, per cui, credo sia un po' fuori luogo pensare che gli organici possono essere ricostituiti anche con i carichi di lavoro, sulla base dei modelli di dieci anni fa. Probabilmente, lo sviluppo di nuovi servizi non ricompensa le riduzioni che si determineranno anche per i nuovi modelli di carattere informatico. Basti pensare, per esempio, che mentre nei piccoli comuni fino a pochi anni fa si impiegavano cinque o sei persone per i trattamenti salariali, oggi ciò è possibile con un solo addetto munito di un software e di un computer adeguati. La tecnologia moderna, quindi, ha un'incidenza notevole in molti settori, specialmente nei comuni maggiormente sviluppati. Pertanto, non credo che questa fenomenologia sia facilmente modificabile, soprattutto nella pubblica amministrazione, a meno che non si allarghi la base, ma questo è un discorso più ampio attinente alla politica occupazionale nel paese.

PRESIDENTE. Ringrazio il presidente dell'INPDAP, Mauro Seppia, per la sua cortese partecipazione.

La seduta termina alle 11.55.