INDAGINE CONOSCITIVA
La seduta comincia alle 20.15.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.
Avverto che l'audizione odierna, come autorizzato dal Presidente della Camera, avrà luogo in videoconferenza.
PRESIDENTE. Inizia oggi, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impatto del commercio elettronico sul sistema produttivo e distributivo italiano, il ciclo di audizioni che prende avvio con quella del presidente di Oracle Corporation, Larry Ellison, uno dei più importanti esponenti a livello mondiale della nuova frontiera tecnologica.
LARRY ELLISON, Presidente di Oracle Corporation. (In lingua straniera). Grazie e buonasera. L'impatto di Internet sul commercio elettronico non può in nessun modo essere sottovalutato, come d'altronde non va sovrastimato. L'Oracle Corporation ha un fatturato di 10 miliardi di dollari: applicando la tecnologia Internet nell'ambito della nostra azienda, nel primo anno abbiamo risparmiato un miliardo di dollari. Una società da 10 miliardi di dollari nel primo anno di utilizzo della nuova tecnologia dunque ha potuto risparmiare un miliardo di dollari. Stiamo già al secondo anno di implementazione di questa tecnologia, che adesso spiegherò in maggior dettaglio, e pensiamo di poter risparmiare un altro miliardo di dollari. In tal modo, la Oracle passerà da azienda con margini di profitto di circa il 20 per cento - inizialmente era questa la cifra - ad essere un'azienda con margini del 40 per cento. Con una semplice conversione
tecnologica siamo stati in grado di raddoppiare il nostro utile. Quanto detto, peraltro, non esaurisce l'impatto di questa tecnologia, perché grazie a Internet non soltanto possiamo ridurre fortemente i costi, ma possiamo anche allargare la distribuzione: non solo quindi spenderemo meno, ma saremo anche in grado di utilizzare questa tecnologia in modi diversi. Vi farò poi alcuni esempi. L'Oracle è un'azienda relativamente piccola, ma la General Electric, che è il nostro cliente principale, pensa di poter ottenere un risparmio di 20 miliardi di dollari nei prossimi 18 mesi utilizzando le tecnologie Internet. È una cifra sbalorditiva. Vorrei adesso cercare di spiegare come si riescono ad ottenere questi risparmi, cosa differenzia un'azienda che utilizza Internet rispetto ad un'altra, cosa abbiamo cambiato quando abbiamo risparmiato il nostro miliardo di dollari e cosa stanno cambiando i nostri clienti.
di produzione possono essere dislocate ovunque nel mondo; la stessa cosa vale per i centri di vendita.
PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che desiderano intervenire.
SERGIO FUMAGALLI. Ringrazio innanzitutto il presidente Ellison per il suo contributo ai nostri lavori. Le sue parole sono state per me molto stimolanti e sarebbe interessante parlare di alcune conseguenze di quello che ha detto per la vita quotidiana di tutti noi: come cambierà l'idea del tempo e dello spazio nella vita di tutti i giorni.
LARRY ELLISON, Presidente di Oracle Corporation. (In lingua straniera). I sistemi che noi mettiamo a disposizione costano solo 5 dollari al mese e sono diretti proprio ad aziende piccole, con 5-10 addetti. Su Oracle.com, si trova uno dei nostri partner, un'azienda che si chiama Net Leger. Questa società offre sistemi di contabilità, negozi virtuali, sistemi di acquisto e sistemi di pagamento a partire da 5 dollari al mese. Non ci sono manuali di istruzione, non ci sono complicazioni per l'avvio del programma. A un costo molto basso una piccolissima azienda può effettuare acquisti, tenere sotto controllo le scorte e mettere i propri prodotti su Internet. Tutto ciò per soli 5 dollari al mese, senza aver bisogno di corsi di formazione, manuali, eccetera.
PRESIDENTE. Come proposto, potremmo procedere con le diverse domande, cui seguirebbe una risposta complessiva.
GIAMPAOLO LANDI di CHIAVENNA. Buon pomeriggio, mister Ellison. Forse la stupirà che un esponente di un partito della destra, che voi chiamate partito conservatore, le rivolga questa domanda. Sono profondamente convinto dei vantaggi che Internet possa portare al mercato e al sistema economico mondiale. Lei ha correttamente fatto riferimento ad una serie di iniziative avviate in India, un paese che possiamo definire in via di sviluppo; vorrei chiederle quale vantaggio possa a suo avviso derivare per i paesi poveri e in via di sviluppo dall'implementazione del commercio via Internet. Come lei sa, circa il 75 per cento della ricchezza prodotta dal pianeta viene consumata da non più del 30 per cento della popolazione mondiale mentre il 70 per cento della popolazione vive a livelli di povertà o semipovertà. In quali tempi può prevedere un miglioramento delle condizioni di vita nei paesi in via di sviluppo in relazione alla globalizzazione dei sistemi del mercato?
LARRY ELLISON, Presidente di Oracle Corporation. (In lingua straniera). Poiché non sarò in grado di ricordare tutte le domande, sarà poi possibile che qualcuno le riassuma?
PRESIDENTE. In questo caso sarà meglio che lei risponda ad una domanda per volta.
LARRY ELLISON, Presidente di Oracle Corporation. (In lingua straniera). La risposta è che già sta avvenendo. Quando gli Stati Uniti hanno firmato il Trattato del Nafta, l'accordo sul libero scambio del nord America, diverse fabbriche sono state create proprio al sud, in Messico. Negli ultimi cinque o sei anni si è registrato un aumento della ricchezza in Messico e questo proprio grazie a quell'accordo. Ma non è soltanto l'accordo: i sistemi di Internet consentono alle aziende americane di stabilire le loro attività in Messico, attività che continuano a far parte dell'azienda americana, essendo legate strettamente all'azienda madre tramite la rete. Abbiamo così gli incentivi fiscali giusti, grazie al Nafta, e ora abbiamo anche questi sistemi informatici che consentono alle aziende americane di avere la flessibilità necessaria per produrre in Messico. Questo dà ricchezza al Messico, crea una forte classe media, che ha contribuito anche al cambiamento del Governo in Messico, che è un fattore di democrazia. Le aziende americane ora possono produrre là dove la mano d'opera costa di meno ed è di maggiore qualità, perché il coordinamento avviene tramite sistemi informatici. E lo stesso vale per l'India. È in continua crescita il numero di aziende americane ed europee che stabiliscono i loro uffici, i loro impianti, le attività di back office proprio in India. Molte aziende tecnologiche americane si stanno spostando verso l'India, sia per il più basso costo, sia perché in America c'è effettivamente una carenza di mano d'opera qualificata. In Germania si è aperto un dibattito sull'opportunità di fare immigrare nel paese degli indiani esperti di informatica, proprio per la mancanza di questo tipo di manodopera. Mi sembra interessante il fatto che la manodopera non debba più spostarsi, che non sia più necessario far emigrare gli indiani in Germania per poter svolgere quelle attività. Quel lavoro è possibile farlo tramite Internet e questo per me è un aspetto affascinante di quanto sta succedendo. Non occorre più migrare da un paese all'altro, dall'India in Germania o in Italia, ma ciascuno può rimanere nel proprio paese, lavorare lì e tutto questo grazie a Internet.
in Messico, per applicazioni tecnologiche in India, ed è lì che vengono impiantate le attività. Sarà interessante vedere quello che succede dopo Seattle: molti pensano che gli scambi internazionali siano una cosa negativa, che l'OMC sia negativa, ma è molto importante che i dirigenti di paesi come il Messico, l'India eccetera pensano invece che l'OMC sia positiva, e Internet fa da supporto a questa realtà. Consente di stabilire accordi commerciali, e questo va a vantaggio tanto dei paesi poveri quanto di quelli ricchi, che spostano il lavoro verso i paesi poveri, trovando in essi la manodopera necessaria. Come in California vi sono zone meno costose della Silicon Valley, anche in Italia vi sono delle zone meno prospere. Il lavoro al nord costa di più che non al sud: con Internet e con i sistemi informatici sarà più facile impiantare delle attività al sud, oppure lavorare su basi di cooperazione con aziende domiciliate al sud.
EDO ROSSI. Il presidente mi scuserà se insisterò su un tema piuttosto delicato. Ho ben compreso le motivazioni per le quali il sistema che il presidente Ellison ci ha illustrato è valido per l'acquisto delle materie prime e per la vendita dei prodotti. Mi lascia particolarmente perplesso, invece, l'aspetto relativo al risparmio sui costi in termini di lavoratori.
PRESIDENTE. Vorrei chiarire che l'audizione del presidente Ellison riguarda gli scenari tecnologici ed applicativi, non i temi di carattere politico.
LARRY ELLISON, Presidente di Oracle Corporation. (In lingua straniera). Ogni volta che si è verificato un progresso tecnologico, un cambiamento profondo, come la rivoluzione industriale, o la rivoluzione agricola, c'è stato certo un miglioramento; tuttavia con la creazione del trattore, per esempio, molti contadini che lavoravano con gli attrezzi manuali hanno perso il lavoro. Si tratta di un processo doloroso: ogni qual volta viene introdotta una nuova tecnologia qualcuno perde il lavoro. Ma a mio avviso è compito del Governo fornire una rete di sicurezza per coloro che perdono il lavoro a causa della introduzione, poniamo, della meccanizzazione in agricoltura.
altro, per motivi di riduzione dei costi, penso che spetti al Governo fornire una rete di sicurezza per aiutare quei lavoratori che perdono il lavoro in relazione all'incremento di efficienza. Questo è un processo senza fine, che fa parte del progresso umano. Ogni nuova tecnologia, che sia il trattore, o altre macchine (una volta si raccoglievano i prodotti della terra a mano, adesso è tutto meccanizzato), implica che alcune persone perdono il lavoro, non vi è dubbio, ma senz'altro altrove verranno creati più posti di lavoro, più di quanti non vadano persi. Si creerà più ricchezza. Gli esseri umani sono più ricchi ora di quanto non lo fossero vent'anni fa; vent'anni fa eravamo più ricchi di cinquant'anni prima. Oggi si vive meglio di quanto non si vivesse nel passato. Man mano che si introducono le nuove tecnologie, senz'altro vi sono aziende che muoiono, e che vengono sostituite da nuove aziende. Penso che sia responsabilità del Governo intervenire e aiutare coloro che soffrono durante queste transizioni. Ma la stragrande maggioranza della gente trae benefici da tutto questo: man mano che i tessili scendono di costo si comprano più abiti, man mano che le automobili migliorano, costano di meno, e così per l'alimentazione, con i miglioramenti del settore agricolo diminuisce la gente che muore di fame. Quindi si crea un mondo migliore per la maggioranza delle persone. Per coloro che invece soffrono a causa della tecnologia, ebbene, è lì che deve intervenire il Governo e fornire una rete di sicurezza.
EDOUARD BALLAMAN. Buon giorno, presidente. Le rivolgerò una domanda brevissima, ma le chiedo che la risposta non lo sia altrettanto.
LARRY ELLISON, Presidente di Oracle Corporation. (In lingua straniera). Sono stato sempre molto chiaro quando mi sono pronunciato su questo argomento. Di tutte le nuove aziende che sono sorte come funghi negli Stati Uniti e, in minore misura, nel Regno Unito, in Scandinavia e in altri paesi europei (ma forse meno perché si tratta soprattutto di un fenomeno statunitense, inglese e scandinavo) si è trattato di aziende che non perseguivano un progetto valido. A mio avviso Internet rende più efficienti le aziende che esistono, e aiuta i Governi a servire meglio gli interessi dei propri paesi. Internet è una tecnologia meravigliosa, come il telefono: il telefono è stato una grande invenzione. Non si possono creare decine di migliaia di nuove aziende basate soltanto su Internet. Ad esempio s'è creata una società per vendere cibo per gatti e cani, senza che se ne fossero mai occupati prima, una azienda per acquistare questi prodotti dal produttore e venderli su Internet ai consumatori. Cinque aziende simili si sono create solo negli Stati Uniti, e si limitavano a commercializzare i prodotti, consegnandoli anche tramite apposite spedizioni per aereo. Queste aziende sono presto andate in perdita, perché non potevano guadagnare inviando dei prodotti per via aerea ai consumatori. Negli Stati Uniti c'è stato un grosso entusiasmo per tutto ciò che era legato a Internet, sono state create molte attività nuove, alcune delle quali si sono finanziate entrando in borsa. Ma non avevano basi solide, non avrebbero mai dovuto presentarsi sul mercato borsistico, la maggior
parte di esse sono destinate fin dalla nascita a scomparire. È stato veramente un periodo di follia.
MAURIZIO MIGLIAVACCA. Ringrazio anch'io mister Ellison per l'opportunità che ci offre. Nell'introduzione ci ha efficacemente, seppure sinteticamente, descritto i benefici che possono derivare alle imprese dal commercio tra imprese (business to business) e da una strutturazione delle imprese a rete (la cosiddetta impresa virtuale). Vorrei qualche ulteriore approfondimento sulle prospettive di sviluppo del commercio rivolto al consumatore finale. In Italia abbiamo l'impressione che anche negli Stati Uniti vi sia stato un ridimensionamento delle aspettative di crescita del business rivolto al consumatore finale. È vero che ciò sta accadendo? In particolare, come valuta le potenzialità a seconda dei diversi segmenti? Esiste anche da noi una teoria secondo la quale le maggiori potenzialità saranno legate alla vendita di servizi o di prodotti ad alto valore aggiunto al consumatore finale mentre le prospettive per prodotti di largo consumo e di minore valore aggiunto saranno inferiori. Qual è la sua valutazione in merito?
LARRY ELLISON, Presidente di Oracle Corporation. (In lingua straniera). Il business to consumer, il b to c, è stato un problema negli Stati Uniti quando un certo numero di aziende nuove, che non esistevano in passato, sono state create proprio su questa base, solo per rivendere prodotti e servizi ai clienti. Di queste nuove .com, a mio avviso, più del 99 per cento andrà incontro al fallimento. Invece le aziende che già esistono e vendono, saranno in grado di vendere in maniera più efficiente utilizzando Internet. Anche una cosa semplice come un ristorante a conduzione familiare, può informare via Internet di quello che sarà il proprio menù in quella serata (ad esempio io vivo in un quartiere dove ci sono 3-4 ristoranti, posso via Internet vedere quello che sarà servito a cena). Imprese estremamente piccole, che hanno una loro piccola base di clientela, possono impiegare applicazioni estremamente semplici: cosa c'è di buono da mangiare stasera in quel ristorante o quell'altro, per molti clienti questo potrebbe essere un servizio molto interessante.
tessile sapere cosa si vende e cosa no, quali sono i colori di moda in un certo paese, avere la disponibilità di questi dati continuamente? Sapere cosa rimane sugli scaffali e cosa invece viene venduto in tutto il mondo permette di pianificare meglio la propria produzione, di gestire meglio i magazzini e tutto ciò naturalmente migliora l'efficienza della azienda. Più si hanno a disposizione informazioni accurate e migliore sarà la produzione.
VALENTINO MANZONI. Buon giorno mister Ellison. L'onorevole Fumagalli, presentando il disegno di legge relativo allo sviluppo del commercio elettronico ed alla diffusione della conoscenza informatica ha dichiarato che siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione, che molte cose ha trasformato e che non lascerà nulla di immutato. È cambiato e cambierà il modo di produrre, di distribuire e di vendere i prodotti; è cambiato e cambierà il mercato; sono cambiati e cambieranno i soggetti trainanti del mercato. Gli stessi concetti hanno avuto un'eco molto più diffusa nella sua esposizione iniziale. Se questo è vero si avranno relazioni tra soggetti lontanissimi ed in tempi rapidissimi. Le transazioni e gli affari saranno conclusi in tempi rapidi. Questo significa che la consegna di beni e servizi dovrà avvenire in tempi altrettanto rapidi. Non avrebbe senso, infatti, concludere un affare in tempi rapidissimi se le consegne non avvenissero in tempi altrettanto rapidi.
LARRY ELLISON, Presidente di Oracle Corporation. (In lingua straniera). Non potrei essere più d'accordo: la chiave sta nella logistica; la logistica e il commercio elettronico sono, effettivamente, strettamente legati. Ho parlato con molta chiarezza quando ho detto che tutti stanno adesso investendo nelle aziende .com. Ebbene, io vorrei invece acquistare le aziende postali di tutto il mondo: chi disporrà dei servizi postali di un paese avrà un business fenomenale. La compravendita di cibo per animali domestici su Internet è una pessima iniziativa. Invece i trasporti, la consegna dei prodotti da una parte all'altra può essere interessante, anche la vendita di libri su Internet secondo me non è un buon affare, invece il trasporto e la distribuzione di questi libri sarà un business eccellente.
persone e delle aziende, rendere disponibili servizi ad alta velocità su Internet a costo contenuto; tutto questo sarà molto importante, ma anche semplicemente i servizi postali, per la consegna dei prodotti, saranno della massima importanza, come pure l'integrazione di questi sistemi a livello di aziende postali, perché queste possano essere ancora competitive rispetto alle imprese di consegna private. Assisteremo ad una competizione molto interessante man mano che i servizi postali statali si troveranno sempre più a dover concorrere con gli spedizionieri privati.
PAOLO COLOMBO. Sono davvero orgoglioso, mister Ellison di poter parlare con lei di questi temi. Solleverò due questioni, una delle quali, già affrontata riguarda il destino del business to consumer (b to c); è vero che recentemente si sono registrati molti casi di insuccessi, soprattutto nei paesi da lei citati, ma è anche vero che qualche esperienza positiva è rimasta e anche la vendita di libri ha dato luogo ad una delle più grandi net company esistenti. Quali sono, in realtà, i fatto di successo del b to c? È inoltre possibile individuare a priori tali fattori, in modo da incentivare questo tipo di business?
LARRY ELLISON, Presidente di Oracle Corporation. (In lingua straniera). Vorrei sottolineare ancora una volta il fatto che le imprese b to c di maggior successo saranno quelle che già esistono e che sapranno semplicemente integrare Internet nelle loro attività normali, rispetto alle aziende create dal nulla apposta per vendere su Internet. Credo che in futuro assisteremo ad una combinazione di vendita di tipo tradizionale nei negozi con la vendita su Internet. Credo che questo sia un modello di business molto più interessante rispetto ad un'azienda creata apposta per vendere ai consumatori su Internet, una società che non ha altre fonti di reddito. A mio avviso si registreranno dei successi nel caso di combinazione di queste due modalità di vendita, nel caso di aziende tradizionali che aggiungono, che integrano Internet nella loro operatività normale. Questa è la mia opinione. E, del resto, le aziende tradizionali stanno aumentando il livello di investimenti in Internet.
Alcuni pensano che fra 12 mesi il 50 per cento dei telefonini saranno GPS, permetteranno l'accesso ad Internet, il sistema WAP sarà molto più diffuso. Secondo me invece del 50 arriveremo forse a un 10 per cento, nei prossimi 12 mesi, e questo semplicemente perché ancora non siamo stati in grado di progettare al meglio la prossima generazione di telefonini mobili. L'interfaccia è ancora abbastanza difficile da gestire più di quanto non dovrebbe essere.
PAOLA MANZINI. Buon giorno mister Ellison. Nella sua introduzione ha parlato di un aumento del margine di profitto di Oracle dal 20 al 40 per cento a seguito dell'introduzione dell'utilizzo di Internet. Nel fornire le risposte ai colleghi ha anche più volte ribadito che Internet è una tecnologia che può rendere più efficiente ed efficace il modo di produrre, che può consentire di utilizzare la manodopera dove c'è maggiore offerta e di ridurre così i costi. In Italia continuiamo a registrare un ritardo sull'utilizzo di questa tecnologia.
LARRY ELLISON, Presidente di Oracle Corporation. (In lingua straniera). La nuova generazione di Internet, dei sistemi di contabilità, di produzione, i Web store, sono disponibili negli Stati Uniti a cinque dollari al mese, sono facili da usare e non vi sono ostacoli tecnologici o economici che si frappongono all'acquisto delle tecnologie per poter automatizzare le proprie attività, almeno negli Stati Uniti. Sono stati versati fiumi di inchiostro, soprattutto a proposito delle piccole imprese, sui metodi per mantenere una documentazione contabile precisa, automatizzata, il che rende le aziende più vulnerabili dinanzi al fisco, rispetto ai metodi precedenti in cui non si avevano documentazioni così approfondite e precise. Quindi tutto potrà essere tassato.
LUCIANO DONNER. Lei ha affermato che il lavoro va dove c'è manodopera e non serve più spostare i lavoratori. Sono completamente d'accordo con lei ma mi viene un dubbio. Esiste una normativa internazionale relativa al made in che procura una serie di problemi. Recentemente, una grande industria di moda italiana dopo aver aperto alcuni stabilimenti negli Stati Uniti ha visto crollare il proprio fatturato con notevoli conseguenze sui contratti di franchising. Mi chiedo se, in assenza di una nuova normativa sul made in, non si moltiplicherà il verificarsi di fenomeni del genere.
LARRY ELLISON, Presidente di Oracle Corporation. (In lingua straniera). Non sono sicuro di aver capito bene la domanda. Ma perché mai c'è stato un crollo nel fatturato, perché si è verificata questa cosa?
LUCIANO DONNER. Perché non si poteva più utilizzare il marchio made in Italy, considerato che il prodotto veniva fabbricato in un'altra nazione.
LARRY ELLISON, Presidente di Oracle Corporation. (In lingua straniera). Ebbene, ritengo che lei abbia ragione. Il made in Italy è un marchio prestigioso, allora se qualcosa non viene prodotta in Italia non può avere questo marchio. I miei abiti sono tutti prodotti in Italia - questi che indosso sono di una piccola azienda italiana - e portano l'etichetta made in Italy. Questo mi garantisce che si tratta di un prodotto di alta qualità. Quindi avere il marchio made in Italy è senz'altro importante ed è chiaramente una considerazione di cui un'azienda deve tener conto se intende spostare le proprie attività produttive negli Stati Uniti, in Messico o nelle Filippine. In questo caso non potrà indicare sull'etichetta made in Italy. Quindi questo è un aspetto da non trascurare.
PRESIDENTE. Do ora la parola all'onorevole Rossi per una breve precisazione.
EDO ROSSI. La sua risposta alla mia domanda, mister Ellison, merita una brevissima replica. È vero che ogni rivoluzione produce conseguenze sotto il profilo dell'occupazione. Siamo tutti d'accordo, per esempio, che nel caso della rivoluzione industriale si è avuta una crescita in termini di benessere. La ragione per cui ciò è avvenuto è legata al fatto che si è ridotto l'orario di lavoro e sono migliorate le condizioni dei lavoratori perché la ricchezza che veniva prodotta dall'innovazione tecnologica veniva redistribuita. Nel caso di questa rivoluzione tecnologica mi pare che così non sia, perché aumenta il lavoro precario, aumentano gli orari di lavoro e peggiorano le condizioni dei lavoratori.
LARRY ELLISON, Presidente di Oracle Corporation. (In lingua straniera). Non vorrei creare qualche incidente diplomatico! Il motivo per cui paghiamo più di 100 mila dollari statunitensi all'anno ad un ingegnere della Silicon Valley è perché lì una casa costa mezzo milione di dollari. Quindi se dicessi «paghiamo lo stesso salario a tutti in tutto il mondo» senza tenere conto di quanto costano gli alloggi, di quanto costa la vita in generale, sarebbe una raccomandazione sbagliata! Una cosa del genere mi sembra impensabile.
PRESIDENTE. L'argomento affrontato oggi è estremamente tecnico, non politico; non parlavamo di Utopia di Thomas Moore, ma del mondo del commercio elettronico. Desidero ringraziare il presidente Ellison perché ci ha offerto elementi conoscitivi ad ampio raggio: da Internet alla logistica, dal mercato del lavoro manifatturiero analizzato nei vari segmenti e nelle varie aree del mondo, alle nuove professioni legate al mondo dell'informazione. Speriamo di avere la fortuna e l'occasione di incontrarci personalmente in questa sede o a seguito di una nostra eventuale missione negli Stati Uniti.
LARRY ELLISON, Presidente di Oracle Corporation. Grazie mille.
PRESIDENTE. Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 21.45.
(Così rimane stabilito).
Sottolineo che è la prima volta che un'audizione nell'ambito di un'indagine conoscitiva si svolge in videoconferenza via satellite.
Abbiamo previsto che l'indagine si svolga in tre fasi: nella prima analizzeremo gli scenari tecnologici ed applicativi; nella seconda l'impatto sul sistema produttivo e distributivo italiano e sui fattori della produzione; nella terza le linee d'indirizzo per la politica di sviluppo.
L'audizione odierna si colloca nell'ambito della prima fase; tuttavia, in considerazione della sua importanza e per la rappresentatività del presidente Ellison, ci attendiamo da essa significativi contributi conoscitivi riguardo al complesso degli obiettivi dell'indagine.
Darò inizialmente la parola a Larry Ellison per un intervento introduttivo. I colleghi potranno successivamente rivolgergli le domande che riterranno opportune, che dovranno essere incisive e sintetiche in considerazione della limitatezza dei tempi a nostra disposizione per il collegamento via satellite. Il presidente Ellison risponderà quindi alle domande e se ne avremo il tempo potranno esservi ulteriori richieste di informazioni e chiarimenti.
Invito il presidente Ellison a svolgere una relazione sui temi oggetto dell'audizione, avvertendo che gli interventi in lingua straniera saranno tradotti simultaneamente dagli interpreti.
Partiamo dal semplice acquisto. Tutti voi naturalmente sapete bene che, utilizzando Internet, è possibile reperire il fornitore che offre i prodotti a prezzo più basso e anche di maggiore qualità. Si parla molto di questo aspetto particolare dell'uso di Internet, della possibilità di avere accesso ad una gamma molto più ampia di fornitori, che non sono soltanto quelli tradizionali, ma anche tanti altri fornitori sparsi nel mondo (e non parlo soltanto di fornitori di prodotti, ma anche fornitori di lavoro). Oracle non produce beni, è un'azienda di servizi; la General Electric invece è un'industria manifatturiera. Essendo un'azienda di servizi, abbiamo cercato di reperire una forza di lavoro a costo più basso. Come ci siamo riusciti? La nostra società è situata in una zona molto costosa per le aziende, infatti ha sede nella Silicon Valley. La nostra sede centrale si trova a sud della città di San Francisco, in quella che è forse la zona più costosa del mondo quanto agli alloggi e agli stipendi. Siamo riusciti a spostare alcuni dei nostri settori fuori dalla Silicon Valley, trasferendoli a Sacramento, la capitale dello Stato della California.
Dato che tutti i nostri sistemi sono su Internet, non è necessario che tutto il personale assegnato alla sede centrale debba effettivamente essere lì: la contabilità, il reparto acquisti e altro personale sono dunque stati trasferiti in una zona più economica dello Stato della California. Questo ci ha permesso di avere una forza lavoro a costo minore.
So che alcune aziende di servizi del nord d'Italia sarebbero interessate alla possibilità di poter aprire delle fabbriche, o spostare parte delle loro attività nel Meridione, dove i costi del personale sono più contenuti, la forza lavoro è più stabile e la sua offerta è più ampia. Un'azienda di medie dimensioni, però, di solito tiene tutto il proprio personale in un'unica sede.
L'utilizzo di Internet permette di cambiare le cose, in modo che anche un'azienda media non sia più costretta a mantenere tutte le proprie funzioni in un'unica sede. Nel nostro caso sono stati trasferiti da San Francisco a Sacramento il servizio contabilità, gli acquisti e alcuni altri uffici amministrativi. Anche il nostro servizio di assistenza post-vendita ai clienti è stato trasferito negli Stati della Florida e del Colorado, due zone anch'esse più economiche della California. Grazie a questa tecnologia abbiamo quindi potuto decentrare diverse funzioni. Dato che siamo un'azienda su scala globale abbiamo anche trasferito parte della nostra forza lavoro in India. Oggi siamo in grado di fornire servizi di consulenza 24 ore al giorno; abbiamo un serbatoio di forza lavoro in India, a Bangalore e in altre città, dove ci sono degli uffici molto grandi della Oracle.
La tecnologia Internet ci permette di gestire il personale residente in India ed utilizzarlo in progetti di respiro mondiale. Se, per esempio, una importante banca ad Amsterdam sta installando dei prodotti Oracle, forse gran parte di quel lavoro non verrà effettuato in Olanda e neanche negli Stati Uniti, ma bensì in India. Questa rete globale, mano a mano che attiviamo i nostri sistemi, ci permette di utilizzare personale in tutto il mondo. Servizi di contabilità e acquisti, e anche le officine
L'aspetto più interessante della tecnologia Internet è che ci permette di condividere informazioni in tempo reale in tutto il mondo. Ci permette anche di comunicare immediatamente con tutto il mondo, quindi con le persone con cui si lavora, ovunque si trovi nel mondo. Parlando di persone con cui si lavora, non ci si riferisce necessariamente agli addetti di una sola specifica azienda. Questo è un altro aspetto molto interessante di Internet: se Oracle decide di dislocare alcuni servizi in India, non tutto il personale lavorerà soltanto per la Oracle, alcuni dipendenti potranno lavorare anche per aziende indiane, con le quali noi abbiamo contratti di subfornitura. Il cliente Oracle non sa se quel personale lavora direttamente per Oracle oppure lavora per un fornitore della Oracle.
Abbiamo così creato una azienda virtuale che, oltre ai dipendenti della sede centrale in California, comprende anche i dipendenti che si trovano altrove, nelle sedi Oracle di Sacramento, nello Stato della Florida, in Olanda, in India. Non tutti lavorano direttamente per noi, ma forniscono comunque servizi ai nostri clienti. L'azienda virtuale ha potuto quindi avvalersi della forza di lavoro là dove essa è più economica e più qualificata. È stato un grossissimo vantaggio sia per noi che per i nostri clienti: ci ha reso molto più competitivi e oggi siamo in grado di offrire dei servizi più economici, continuando ad ottimizzare i nostri margini di profitto, e offrendo anche servizi di maggiore qualità. Aziende di medie dimensioni in Italia potrebbero fare lo stesso, magari non utilizzando la forza lavoro a basso costo in India, ma quella disponibile nel Meridione. Sarebbe un vantaggio enorme.
Quando un dipendente Oracle o della General Electric o di una qualunque azienda moderna deve effettuare un viaggio di lavoro, non si rivolge a un reparto specifico, ma inoltra la propria richiesta su Internet. Per un acquisto, non è necessario chiamare il servizio acquisti, si utilizza un modulo su Internet. È così semplice da usare che tutti i nostri addetti, tutti i dipendenti della General Electric e forse tutti i dipendenti del mondo un giorno utilizzeranno Internet per questo tipo di servizi: così come oggi si utilizza il telefono, domani si utilizzerà Internet.
L'esempio che vi ho appena illustrato costituisce una innovazione molto importante, che ci ha permesso di ridurre i costi e allo stesso tempo migliorare la qualità. Ma anche gli acquisti, gli scambi business to business (il cosiddetto b to b) saranno estremamente importanti in futuro, perché permetteranno l'acquisto di un prodotto da un'azienda all'altra. Riuscire a reperire il fornitore più economico, per acquistare un prodotto, è un aspetto evidente dell'e-business. Ma le implicazioni sono molto più vaste, perché non soltanto si reperisce il fornitore più competitivo, ma si lavora anche a più stretto contatto con i propri fornitori. Un produttore di macchine e un'industria tessile, ad esempio, potranno collaborare alla progettazione di un prodotto. Un'industria automobilistica potrà desiderare un air bag di tipo diverso o una cintura di sicurezza diversa: è possibile lavorare in modo collaborativo con il fornitore, perché la fase di progettazione del prodotto può essere realizzata utilizzando Internet.
Quindi è importante non solo individuare i fornitori più economici, ma anche lavorare sempre meglio con i propri fornitori, per migliorare la progettazione e la qualità di questi prodotti. Ci si rapporta anche più strettamente con i propri fornitori, informandoli esattamente del momento in cui si ha bisogno della consegna del prodotto in fabbrica; in questo modo si contiene il livello delle scorte, e questo è un vantaggio anche per i fornitori che potranno limitare a loro volta le loro scorte. Più si migliora la comunicazione tra venditore e acquirente, più il venditore capisce l'esigenza dell'acquirente e viceversa, più sarà facile progettare, gestire le scorte, contenere i costi, ottimizzare il livello di qualità del prodotto.
Per riassumere, Internet non è altro che un mezzo di comunicazione che permette una comunicazione istantanea e chiara in tutto il mondo, dal Nord al Sud Italia, dalla Silicon Valley a San Francisco a Bangalore in India. Una migliore comunicazione facilita la collaborazione e rende l'azienda più efficiente.
Passiamo ad un altro settore: la distribuzione. Adesso lavoriamo più da vicino con i nostri partner, ad esempio la Sun, la Hewlett Packard e altri: forniamo sistemi informatici integrati ad enti governativi, ad aziende, ma non dobbiamo più rivolgerci direttamente a questi clienti per la vendita. Abbiamo sistemi informatici che ci permettono di interagire con un sistema Sun e Hewlett Packard, in modo da inoltrare delle offerte integrate. Le nostre vendite aumenteranno, perché esiste tra noi anche uno scambio di informazioni, che ci permette di lavorare meglio con i nostri distributori. I distributori a loro volta diventano più efficienti, i costi di vendita vengono contenuti, la qualità del prodotto migliora, i costi della forza del lavoro vengono abbassati, anche la qualità degli addetti migliora grazie alla comunicazione tra i partner, i fornitori e i dipendenti. Una comunicazione più chiara permette un livello di efficienza molto maggiore. All'inizio, per sfruttare questa tecnologia, le aziende avevano bisogno di certe competenze tecniche per utilizzare i computer. Uno dei problemi principali oggi è che per sfruttare la tecnologia Internet un'azienda deve, innanzitutto, acquistare i computer, deve capire come si utilizzano, deve assumere personale esperto nell'uso dei computer. Ora anche questo sta per cambiare.
La nuova generazione di strumenti informatici non verrà più consegnata nel modo consueto. In passato si acquistava un computer Sun o Hewlett Packard o IBM, si ricorreva a degli esperti per installare il computer e i sistemi nella propria azienda o ente governativo, poi era necessario anche assumere degli esperti per gestire il sistema.
In futuro - e non si tratta di un futuro molto lontano - le aziende acquisteranno i loro sistemi informatici così come oggi acquistano i servizi telefonici o la corrente elettrica. Un'azienda di medie dimensioni potrà semplicemente acquistare da un provider di sistemi applicativi un sistema contabile o di produzione informatizzato. Ciò significa che gli enormi costi collegati all'installazione dei sistemi informatici svaniranno nel nulla, non ci sarà più necessità di esperti e una media impresa, ovunque si trovi nel mondo, sarà in grado di rivolgersi ad un application service provider (fornitore di applicazioni) e acquistare, ad esempio, un servizio di contabilità, un magazzino virtuale, un sistema di scambi b to b su Internet a prezzi nettamente inferiori. Saranno applicazioni facilissime da utilizzare, quanto un televisore o un telefono, e non sarà più necessario disporre di esperti informatici per poter utilizzare al meglio Internet.
Serviranno però gli esperti di business. Sarà necessario ripensare il modo in cui si svolgono le proprie attività, il modo in cui si acquista, in cui si collabora con i propri fornitori per cercare di semplificare e standardizzare i processi aziendali utilizzando la tecnologia Internet. Servirà quindi una conoscenza approfondita dei computer, delle comunicazioni a livello aziendale. Sarà necessario ripensare il modo in cui si opera attualmente, in cui si acquista e si vende. I processi aziendali andranno modificati per poter trarre vantaggio di quest'enorme possibilità di risparmio e di ottimizzazione della distribuzione.
Questi sistemi saranno disponibili su Internet e non soltanto una grande azienda, ma anche una di medie dimensioni sarà in grado di utilizzarli. Penso che sarà una grande rivoluzione non solo per le economie come quella italiana, ma per le economie di tutto il mondo, perché tutte le aziende di qualunque dimensione saranno presenti su Internet, per effettuare acquisti, vendite e gestire le proprie attività.
Questo è quanto volevo dirvi a titolo di introduzione e sono pronto a rispondere alle vostre domande. Grazie.
L'obiettivo del nostro lavoro odierno è però quello di concentrarci sull'impatto dei nuovi scenari sulla struttura economica del nostro paese. Lei ci ha parlato prevalentemente di grandi aziende, che hanno la caratteristica di disporre al loro interno le risorse organizzative e culturali per dominare il cambiamento e la tecnologia ed utilizzarli al meglio. L'Italia è uno dei grandi soggetti economici del mondo e certamente conta all'interno del suo sistema produttivo grandi imprese; tuttavia il nostro sistema economico è caratterizzato da una grande quantità di piccole e piccolissime imprese. Basti pensare che il 60 per cento degli addetti lavora in aziende con meno di 50 dipendenti e che il 45 per cento lavora in aziende con meno di 10 dipendenti. Per questa ragione in molte aree del paese sono nati i distretti industriali, vere e proprie comunità di produttori, molto interconnesse fra loro, che vivono nello stesso territorio ed operano nello stesso settore industriale.
Questa architettura produttiva presenta aspetti positivi e aspetti critici. È una struttura naturalmente predisposta per la net economy perché è già in rete, ma le singole imprese sono molto spesso piccole o piccolissime, hanno una scarsa capacità di investimento, non hanno risorse organizzative al loro interno e possono avere difficoltà a governare il cambiamento e l'uso ottimale di queste tecnologie.
Volevo chiederle di provare ad interpretare questa esigenza perché la sfida italiana al futuro - e nostro compito in questa indagine - è capire come stimolare in aziende medie e piccole l'uso di queste tecnologie; esiste infatti un problema di dimensioni ma anche di cultura, di risorse e di prospettive, che tocca anche il ruolo delle singole persone coinvolte. Si tratta di una questione rilevante e ritengo che uno degli obiettivi del lavoro della nostra Commissione sia proprio comprendere quali stimoli, politiche e interventi porre in essere perché il mondo delle piccole e medie imprese reagisca positivamente e in tempo alla sfida che abbiamo di fronte e non ne venga invece travolto.
Inoltre, una serie di aziende che si servono dello stesso sistema possono acquistare e vendere tra di loro in modo molto efficiente. Dal punto di vista tecnologico e dei costi, Internet è così semplice da usare e così economico che di fatto non rappresenta un ostacolo neanche per l'azienda più piccola in Italia o negli Stati Uniti. Uno degli aspetti interessanti è che tutte le transazioni e tutte le operazioni effettuate sono registrate su un computer, quindi possono essere controllate dal vostro contabile, dalle autorità fiscali, è tutto lì, è tutto visibile. È interessante osservare che, almeno negli Stati Uniti, alcune aziende non vogliano usare dei computer e dei sistemi informatici a basso costo proprio perché è tutto visibile per le autorità fiscali, è tutto accessibile. A parte questa preoccupazione di natura fiscale, questo - per così dire - unico svantaggio, non ci sono altri deterrenti all'uso di Internet, non ci sono barriere tecnologiche né di costo.
Il sistema Net Leger sarà presto disponibile anche in Italia. Certo è interessante chiedersi se tante piccole aziende saranno disposte a tenere dei registri contabili computerizzati così trasparenti.
Si porta il lavoro laddove c'è la manodopera. Già è successo e sta succedendo: esistono risorse di manodopera qualificata, poniamo, per attività manifatturiere
Si pensa spesso che la manodopera sia molto più costosa negli Stati Uniti o in Germania e meno costosa in Messico e in India, ma naturalmente non è sempre così. Vi sono delle grosse differenze anche all'interno degli stessi paesi.
Lei ha affermato che occorre portare il lavoro dove c'è manodopera. Tutti sappiamo cosa è avvenuto quando questo principio è stato applicato alle industrie tradizionali: penso all'industria tessile, trasferita nelle Filippine e nel Bangladesh; penso a quanti sono morti nella fabbrica in cui erano stati chiusi non più di quattro giorni fa; penso allo sfruttamento del lavoro minorile. Per certi paesi, dove la manodopera c'era, è stato un vantaggio far lavorare i bambini per cucire palloni a due dollari al mese, ma dobbiamo riflettere su quello che tale vantaggio comporta in termini di dignità umana.
Quello che sta accadendo negli Stati Uniti e che lei ci ha illustrato, probabilmente si verificherà da noi fra 4-6 anni; ho potuto constatare che laddove si insedia questa nuova tecnologia vengono meno le garanzie, il lavoro è più precario, non ci sono più coperture sanitarie e pensionistiche e i lavoratori, pur essendo occupati e retribuiti, non dispongono più di una serie di garanzie.
Ho visto un servizio sulla Silicon Valley che mostrava come i tecnici di alcune aziende del settore fossero costretti a dormire negli autobus, non potendosi permettere di pagare una casa. Lei ritiene naturale che anche nei paesi occidentali si verifichi quella che considero una perdita dei diritti in relazione alla nuova configurazione del lavoro che ha prefigurato? Se così non fosse non si otterrebbe infatti un risparmio sui costi. Lei afferma che nel mondo del lavoro l'applicazione dei queste tecnologie produce risparmio sui costi: ho dunque ragione di ritenere che si abbassino le coperture e i diritti dei lavoratori.
Ogni qual volta vi è uno spostamento di una grossa industria da un paese ad un
Penso che sarebbe un errore se un'azienda, un paese dovesse bandire i trattori, oppure vietare la raccolta della frutta con i sistemi meccanizzati. Penso che scoraggiare il progresso e la tecnologia per salvare posti di lavoro, alla fine costerà di più, in termini di posti di lavoro, rispetto a quanti ne vengono salvati. Si riduce la produzione, si riduce la ricchezza e la prosperità; anche la base imponibile viene ridotta e, con minori entrate, il Governo non è più in grado di aiutare quelli che hanno bisogno.
Si va dai migliori per imparare - è questo il senso dell'audizione di questa sera -, ma si guarda ai fallimenti per non ripetere gli errori. Sappiamo tutti di un numero consistente di crisi e di fallimenti delle aziende .com in questo periodo e vorrei conoscere la sua analisi del fenomeno.
È stato un errore commerciale, perché non si è capito bene che cos'è Internet: Internet è un meccanismo, una tecnologia che migliora le aziende che già esistono, migliora la loro efficienza. Quindi non si può prendere un'iniziativa sballata, come la vendita di cibo per cani e gatti per via aerea. Internet non è una bacchetta magica che può rendere fruttuose queste attività. Sono le aziende esistenti che possono comunicare meglio, operare meglio e quindi trarre vantaggi da Internet.
Anche una azienda con solo due dipendenti può disporre di un sistema di contabilità, di acquisti, di pagamento, tutto per cinque dollari al mese. Quindi sono le aziende esistenti che possono diventare più efficienti, avere margini di guadagno migliori: la fase folle del commercio b to c, cioè il puro trasferimento di prodotti verso i consumatori, ha visto molti fallimenti, ci sono stati degli enormi errori di calcolo, sia da parte del mercato sia da parte degli investitori. Vi è stata una confusione sul significato vero di Internet, una mancanza di chiarezza.
Prendiamo un produttore di vestiti italiani, che lavora con un certo numero di boutique a New York, Washington o altrove. Se quel produttore italiano fosse in grado di sapere subito quali sono i capi che vanno meglio e quali i capi che invece non funzionano, e saperlo immediatamente, allora il distributore sarà in grado di spostare le scorte da un luogo ad un altro in modo molto efficace. Sapere cosa funziona sul mercato, ciò che il distributore riesce a vendere rispetto a ciò che invece non va: questo permette anche di modificare i piani di produzione, di spostare le scorte là dove la domanda esiste, tutto ciò viene reso possibile da Internet.
Vorrei spiegare ancora una volta: Internet è la disponibilità in tempo reale di informazioni in tutto il mondo. Non sarebbe utile per voi, a fine giornata, sapere cosa verrà servito a cena dai vostri ristoranti preferiti? O per un produttore
Un produttore di vestiti, che fornisce 25 negozi in tutto il mondo, di solito non sa esattamente quello che si vende in quei negozi e quello che invece non viene venduto. Grazie ad Internet, invece, non soltanto il negozio sa cosa vende e cosa non vende, ma lo sa anche il produttore. Ad esempio il negozio a Boston, magari, ha un prodotto che si vende, mentre lo stesso prodotto ad Atlanta non funziona: basta spostare le scorte da Atlanta a Boston, invece che trovarsi a dover ridurre i prezzi ad Atlanta. La disponibilità di informazioni permette di essere molto più redditizi e molto più efficienti. I clienti a Boston avranno la disponibilità dei prodotti che richiedono, il fabbricante italiano sarà in grado di vendere i prodotti giusti richiesti in quel momento dal mercato. Un livello di efficienza che viene reso possibile dalla trasmissione istantanea dei dati, che si tratti di un ristorante, di un'impresa di abbigliamento, di un'azienda di servizi, qualunque sia l'impresa vale la stessa regola.
Vi è dunque una stretta relazione, una sorta di interdipendenza tra il commercio elettronico e la logistica dei trasporti via mare, su gomma, via ferroviaria e via aerea. Al nuovo tipo di commercio dovrà dunque essere adeguata la rete logistica dei trasporti, ma non mi pare che di questo si sia finora parlato. Ritiene che esista questa stretta relazione tra commercio elettronico e rete logistica dei trasporti? Ritiene altresì che la rete logistica debba essere adeguata - almeno in Italia: non conosco la situazione degli altri paesi - al nuovo tipo di commercio che abbiamo di fronte?
Certamente i trasporti e i servizi saranno un fattore cruciale e lo Stato deve rivedere le proprie politiche in materia. Si parla molto di deregolamentazione del comparto telefonico, per rendere i servizi telefonici più economici possibili e facilitare così l'uso di Internet da parte delle
Abbiamo visto che il servizio postale americano è stato in grado di reggere molto bene la concorrenza dell'UPS e di altri fornitori di questo tipo di servizio postale privato in America. L'investimento nella logistica da parte dello Stato secondo me sarà estremamente importante per migliorare, incrementare la competitività dell'economia. Quindi sono d'accordo con lei al cento per cento. Spostare dei prodotti dal punto A al punto B e farlo in modo efficiente dal punto di vista dei tempi e della logistica, sarà un fattore cruciale per sfruttare al meglio Internet e rendere l'azienda Italia di maggior successo e più competitiva.
La seconda questione riguarda l'aspetto tecnologico. Negli Stati Uniti è diffusissimo il possesso di personal computer e poco diffuso quello di telefoni mobili; nel nostro paese avviene il contrario: è diffusissimo l'uso del cellulare ma siamo ad un livello da analfabetismo tecnologico per quanto riguarda l'uso dei computer. Che ruolo avrà l'integrazione che abbiamo di fronte tra queste due tecnologie (Internet fisso e mobile) nello sviluppo del commercio elettronico? In particolare, ritiene che in Italia questo possa essere un elemento positivo per lo sviluppo del b to c?
La domanda successiva riguardava i nuovi telefoni cellulari di terza generazione. Credo che adesso ci troviamo in una fase forse analoga a quella attraversata con le .com negli Stati Uniti: il grande entusiasmo sulle prospettive di crescita delle .com negli Stati Uniti ha forse creato delle false aspettative e quindi, come abbiamo detto, molte aziende sono fallite. Anche in questo campo in Europa ci sono aspettative molto forti per l'Internet mobile. Forse c'è un rovesciamento della situazione: maggiore entusiasmo in Europa per l'Internet mobile, meno negli Stati Uniti. Personalmente ci credo, ma secondo me ci vorrà più tempo, molto più di quanto non si fosse previsto in precedenza.
Nonostante questo credo che entro il 2002 saremo in grado di progettare i telefonini giusti, l'interfaccia più adeguata, le applicazioni più utili e assisteremo a quel punto, credo, ad un'esplosione dell'uso di Internet in Europa, in questa modalità, che forse potrebbe uguagliare l'uso di Internet negli Stati Uniti. Negli Stati Uniti ovviamente continueremo ad utilizzare soprattutto i PC, mentre forse in Europa e anche in Asia Internet sarà utilizzato soprattutto grazie a questi dispositivi mobili, ai telefonini.
Siamo però ancora in una fase di progettazione di un telefonino facile da utilizzare, dell'integrazione delle applicazioni, dobbiamo ancora capire come far funzionare queste cose in modo semplice per i nostri clienti, ci vorrà più tempo quindi, ma io continuo ad essere molto fiducioso e molto ottimista sul successo di Internet in Europa e soprattutto in Asia.
L'obiettivo dell'indagine che inizia questa sera con la sua audizione è quello di comprendere se la piccola e media dimensione delle aziende italiane rappresenti di per sé un ostacolo alla diffusione di questa tecnologia. Lei ha affermato che così non è. Se guardiamo al passato la piccola e media dimensione delle nostre imprese non è mai stato un ostacolo all'introduzione e alla diffusione delle tecnologie; al contrario ha determinato maggiore flessibilità, maggiore disponibilità alla internazionalizzazione. Esiste forse, allora, un problema più di fondo. L'ho sentita parlare di incentivi fiscali. Stiamo affrontando ora in Italia il tema del sostegno alla diffusione dell'informatizzazione della produzione; secondo lei in che modo le politiche pubbliche - parte successiva e rilevante della nostra indagine - possono intervenire positivamente per la diffusione dell'informatizzazione nelle imprese? In Italia, a differenza degli Stati Uniti, significative componenti dell'economia sono state gestite direttamente dallo Stato; solo recentemente si è proceduto alla liberalizzazione dei mercati ed alla privatizzazione (per esempio nei settori dell'energia, delle telecomunicazioni, dei trasporti, delle poste). Ritiene questo un elemento utile a fornire la sollecitazione necessaria al sistema economico imprenditoriale per affrontare la nuova sfida di competitività che abbiamo di fronte?
Non so quale sia la situazione in Italia, io posso parlare soltanto per gli Stati Uniti: alcune piccole aziende negli Stati Uniti si sono dimostrate piuttosto riluttanti a passare ad un sistema più automatizzato proprio per paura di dover pagare più tasse e questo perché la documentazione è più precisa. È ironico che preferiscano rinunciare a migliorare l'efficienza per evitare di dover pagare più tasse.
Ma, in effetti, se crescerà il numero di aziende che pagano le tasse grazie a questi sistemi, aumenterà il gettito fiscale e il Governo potrebbe valutare la possibilità di abbassare le aliquote fiscali, soprattutto per le piccole e medie imprese, per vedere se questo può ridurre il timore che è associato all'uso dei sistemi automatizzati.
Si è parlato prima del ricorso alla manodopera a minor costo. In realtà, il mondo non chiede soltanto prodotti a basso costo, ma anche prodotti costosi di qualità, quindi se la manodopera è di qualità elevata e il prodotto è di qualità elevata la gente sarà pronta a pagare per questi prodotti.
La Oracle Corporation dispone di molti ingegneri nella sede di Silicon Valley che percepiscono stipendi da nababbi, però la gente continua ad acquistare i nostri software.
Per quanto riguarda il ricorso alla manodopera di tutto il mondo, le aziende devono usare il proprio discernimento, perché questo non significa che tutte le attività possano essere spostate dalla Silicon Valley all'India. Noi abbiamo spostato soltanto alcune attività. Forse per un'azienda di moda italiana non avrebbe senso fare la stessa cosa, perché se prendesse la decisione di spostare la propria attività o gran parte di essa altrove, non potrebbe più usare il marchio made in Italy e quindi i consumatori non acquisterebbero più i suoi prodotti. Questo sarebbe un errore di calcolo, un errore di strategia produttiva. Il mercato ha fatto capire a queste aziende quanto sia importante il marchio made in Italy, per cui altre aziende non dovrebbero commettere lo stesso errore.
Se potessimo affermare, ipoteticamente, l'esistenza di un contratto di lavoro globale, lei sarebbe ancora in condizione di sostenere, a fronte di trattamenti dei lavoratori identici in tutto il mondo, che questa tecnologia è in grado di ridurre i costi?
L'idea di stabilire un salario identico in tutto il mondo è un'idea che è stata già sperimentata in Unione Sovietica per settant'anni e non ha funzionato. Non possiamo avere un unico prezzo uniformato per le case, le macchine, l'abbigliamento, le scarpe eccetera. Ci abbiamo già provato, in un paese ricco come l'Unione Sovietica, e non ha funzionato, quindi non credo che sia possibile e non succederà. Quello che posso dire è che gli scambi internazionali e i mercati mondiali funzionano e, come è stato dimostrato, portano grande prosperità a quei paesi che si aprono ai mercati. Invece ci sono stati dei veri disastri in quelli che si sono chiusi in sé, che hanno chiuso le loro porte.
Grazie ancora per l'ampiezza dell'audizione e per la sua disponibilità.