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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Paolo Sorrenti, presidente, di Pio Mirgone, responsabile delle relazioni esterne, e di Fausto Sini, responsabile delle politiche ambientali della società Esso italiana.
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. La società Esso italiana è proprietaria al 100 per cento della raffineria di Augusta, nei pressi di Siracusa (che l'anno scorso ha lavorato 8 milioni e mezzo di tonnellate di materia prima), mentre partecipa per il 75 per cento alla raffineria di Trecate, in provincia di Novara, che per il restante 25 per cento è di proprietà della Erg.
PRESIDENTE. Che cosa significa che avete una rete molto più efficiente della media del mercato? Si potrebbe pensare che il vostro prodotto sia più appealing!
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. Più efficiente in termini di volume erogato da ogni singolo punto vendita; ciò significa che tendenzialmente abbiamo investito molto di più del resto dell'industria italiana sulla rete, proprio per avere un maggiore erogato medio.
però che per la descrizione del sistema che utilizziamo l'ingegner Sini, nostro consulente per le politiche ambientali, possa essere più esauriente.
FAUSTO SINI, Responsabile delle politiche ambientali della Esso italiana. Abbiamo specifiche politiche ambientali, sulla sicurezza e sull'igiene ambientale: al di là dell'enunciazione dei principi, il punto fondamentale è vedere come questi principi vengano poi applicati in pratica per quanto riguarda le procedure, le leggi sui rifiuti e sull'ambiente.
PRESIDENTE. Avete aree certificate ISO? Avete procedimenti certificati EMAS?
FAUSTO SINI, Responsabile delle politiche ambientali della Esso italiana. Non abbiamo certificazione EMAS, ma questo sistema di gestione, che è stato attestato dai Lloyds Registers di Londra (uno dei più rigorosi enti di verifica e certificazione internazionale), risulta almeno equivalente se non superiore all'ISO 14000 utilizzato da altre aziende.
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. Vorrei fare una precisazione. Questo sistema non è utilizzato solo in Italia, ma rientra nel circuito Exxon (ora Exxon Mobil); quindi, praticamente, copre le attività operative petrolifere di circa 200 paesi del mondo.
PRESIDENTE. La certificazione ISO 14000 è bene che ci sia; tuttavia, l'input che la Commissione cerca di dare al sistema delle imprese è quello di accorciare il gap esistente in Italia tra le circa 40 certificazioni EMAS a tutt'oggi praticate e le 2300 circa, per esempio, della Germania. Ecco perché vi chiedo se avete anche certificazioni EMAS.
FAUSTO SINI, Responsabile delle politiche ambientali della Esso italiana. No, non abbiamo certificazioni EMAS. Anzi, devo dire che il nostro attestato non è una certificazione, ma è un accertamento equivalente e superiore...
PRESIDENTE. Ho capito: l'accertamento svolto dai Lloyds risulta più rigoroso della certificazione ISO 14000.
FAUSTO SINI, Responsabile delle politiche ambientali della Esso italiana. Di conseguenza, noi valutiamo di volta in volta nello specifico la necessità di ottenere una certificazione EMAS che, come lei sa, in tutta Europa è facoltativa e non obbligatoria.
PRESIDENTE. È soprattutto una questione di immagine per le grandi imprese che vogliano garantire anche ai consumatori una correttezza di procedure dal punto di vista ambientale e sanitario.
FAUSTO SINI, Responsabile delle politiche ambientali della Esso italiana. Per quanto riguarda le verifiche, ogni nostra unità operativa controlla che l'intero sistema OIMS utilizzato sia stato efficacemente autorizzato; da queste verifiche consegue poi tutta una serie di miglioramenti sottoposti all'attenzione della direzione competente. In più, ogni 2-3 anni i migliori esperti della nostra società Exxon Mobil visitano le nostre unità, apportando consigli e aiuti. Pertanto, da noi si svolgono controlli interni ed internazionali effettuati, lo ripeto, dai nostri migliori esperti.
PRESIDENTE. Possiamo quindi arrivare ai tre punti specifici di grande rilievo per la Commissione.
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. Credo che la Commissione, avendo analizzato la situazione di Trieste, più o meno conosca la storia di questo sito, ma ritengo che qualche riferimento temporale sia importante per capire la nostra posizione.
Friuli-Venezia Giulia e comunicava alla Esso che sarebbe stata effettuata un'attività di caratterizzazione ambientale dell'area.
PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, ma se non ho capito male l'ente porto di Trieste, seppure con alcuni anni di ritardo, lamenta nelle aree di cui stiamo parlando la presenza di pozze di materiale avente natura di idrocarburi, di catrami.
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. In effetti, questo è quanto lamenta l'ente porto. Ma la nostra posizione - ripeto - è che, tenuto conto della storia del sito, è molto difficile attribuire la responsabilità di quanto successo alla Esso italiana.
PRESIDENTE. Si tratta ovviamente di questioni sempre molto complesse e ogni parte ha interesse a difendere il suo punto di vista, ma uno sversamento, ancorché abusivo, di rifiuti difficilmente determina poi la presenza nel sito di idrocarburi. Posso affermare ciò sulla base dell'esperienza della Commissione. Di discariche ne abbiamo viste moltissime, sia di controllate che - più spesso - di abusive: nell'analisi che viene effettuata quando si tenta di recuperare i siti e di liberarli dai residui nocivi non è frequente (non ricordo casi del genere) riscontrare la presenza di idrocarburi.
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. Noi non sappiamo cosa sia stato scaricato in quelle aree successivamente alla cessione. Inoltre, sempre sulla base dello stesso ragionamento, si potrebbe addirittura far risalire la causa ai bombardamenti durante la guerra, quando fra l'altro il sito non era sotto il nostro controllo. Comunque, l'autorità giudiziaria deve emettere la propria sentenza; noi siamo fiduciosi che riconosca al riguardo la non responsabilità della Esso. Se poi invece la nostra società dovesse essere riconosciuta responsabile, pazienza.
PRESIDENTE. La pregherei di completare la sua esposizione anche con riferimento alle altre due tematiche che ci interessano, così poi i commissari, ove lo ritengano, potranno formulare delle domande. La invito ovviamente a tener conto che noi siamo già in possesso di alcuni dati che ci avete inviati precedentemente.
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. Probabilmente avete più dati voi di quanti non ne abbia io in questo momento.
dalla scelta dei contrattori su cui ci appoggiamo per lo smaltimento, per esempio ad Augusta. Come ha detto l'ingegner Sini in precedenza, i criteri per la scelta derivano dal nostro sistema OIMS, che prevede fra l'altro...
PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo. Quello che ci interessa sapere, più brutalmente, è dove vanno a finire questi rifiuti, perché il problema è poi sempre quello. Per esempio, quando parliamo di audit esterno, vorremmo sapere se l'impianto abbia consapevolezza di dove vengono conferiti i diversi tipi di rifiuti, ovviamente con maggiore attenzione per quelli più pericolosi, e se eserciti al riguardo un controllo.
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. Per quanto riguarda la parte relativa ai rifiuti di raffineria (fondi, depositi, fondami, serbatoi e così via), per l'impianto di Augusta noi ci appoggiamo alla ditta Aprile, che è ovviamente in possesso di tutte le autorizzazioni dei vari organismi preposti al rilascio delle stesse. Il tipo di verifiche che noi facciamo con l'azienda è di natura tecnica e amministrativa, cioè valutiamo la capacità dell'azienda di gestire il processo e che tutte le autorizzazioni e i permessi necessari siano in possesso dell'azienda stessa. Noi facciamo questo tipo di verifica, non seguiamo il prodotto dal momento in cui esce dalla nostra raffineria fino al momento in cui arriva alla discarica. Forse l'ingegner Sini intende aggiungere qualcosa su questo tema.
FAUSTO SINI, Responsabile delle politiche ambientali della Esso italiana. Posso dire che, per quanto riguarda la raffineria di Augusta, noi abbiamo ovviamente tutte le autorizzazioni necessarie. Quello che i nostri responsabili della raffineria di Augusta fanno, come del resto accade nella raffineria di Trecate e in tutte le altre organizzazioni operative (perché ogni organizzazione operativa ha ovviamente procedure specifiche legate alla località)...
PRESIDENTE. Mi scusi, ingegner Sini, entriamo in medias res. La nostra Commissione ha una preoccupazione costante: anche in mancanza di un obbligo specifico di verifica delle modalità dello smaltimento dei vari tipi di rifiuti (per questo parlo di audit esterno), è una norma di prudenza preoccuparsi di questo aspetto in un paese in cui purtroppo il sistema dei controlli è ancora in fase di decollo e non garantisce completamente il territorio nazionale (in Sicilia non esiste neanche l'agenzia regionale per la protezione ambientale). Vogliamo capire se, al di là dei controlli cartacei, al di là di una valutazione volta esclusivamente a considerare se le aziende cui conferite i rifiuti abbiano una consistenza tale da garantire una gestione se non altro economicamente corretta, voi controlliate in qualche modo come avviene lo smaltimento; i processi di smaltimento possono infatti avvenire con modalità diverse e seguire criteri più o meno corretti. Il problema è questo.
FAUSTO SINI, Responsabile delle politiche ambientali della Esso italiana. Noi verifichiamo quella che lei, presidente, definisce la parte cartacea ed è quello che, secondo la legge, rientra nella responsabilità del produttore. Per quanto riguarda il resto, facciamo ogni tanto qualche visita informale in loco, ma soprattutto chiediamo l'intervento e la collaborazione delle autorità preposte, che per legge dovrebbero appunto intervenire; noi chiediamo che siano loro a darci una garanzia al riguardo.
PRESIDENTE. Bisogna distinguere la situazione della raffineria di Trecate da quella della raffineria di Augusta: in Piemonte, infatti, esiste l'ARPAM mentre in Sicilia abbiamo un tessuto più fragile; in quella regione esistono ovviamente i vecchi presidi multizonali e le ASL, che però, non essendo ancora in rete - perché non esiste un'agenzia regionale siciliana per la protezione dell'ambiente, inserita quindi nel sistema ANPA-ARPA - non danno efficaci garanzie. Quello dei controlli è in generale un discorso difficile,
ma a maggior ragione nelle regioni in cui non è ancora stata istituita l'ARPA (Sicilia e Sardegna), capisce bene, ingegner Sini, che il rimando alle autorità preposte al controllo è abbastanza formale. Lei mi ha già risposto dicendo che voi fate quello che prevede la legge, cioè i controlli cartacei. Ebbene, io vi ho chiesto se facciate qualcosa di più in una situazione che è particolarmente delicata. Oggi non è qui presente un membro della Commissione che, essendo di quelle zone, ci ricorda sempre i vari disastri che si verificano in quella regione e di cui del resto tutti noi siamo perfettamente a conoscenza (non a caso quelle di Priolo Gargallo e Gela sono aree ad alto rischio di crisi ambientale).
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. La risposta alla sua domanda è «no»: noi effettuiamo le verifiche che riguardano gli adempimenti tecnici ed amministrativi, verifichiamo cioè che vi siano tutte le autorizzazioni ed i permessi richiesti dalla legge, ma non entriamo nel merito degli stessi.
PRESIDENTE. Questo l'ho capito. La Commissione allora si permette di formulare un suggerimento, che del resto è uno stimolo che noi forniamo a tutte le società, soprattutto quelle più grandi, che hanno le dimensioni, le capacità ed il potenziale per spingere ad un livello più elevato metodologie di audit esterno, volte cioè a controllare cosa succede di quei rifiuti che spesso hanno anche la caratteristica di essere pericolosi per il tipo di componenti presenti al loro interno. Auspichiamo quindi che ci si spinga al di là dei controlli meramente cartacei, perché l'esperienza della Commissione ha dimostrato che è difficilissimo trovare casi in cui le carte non siano a posto: le carte sono sempre in regola, purtroppo quello che non è in regola è a valle della legittimità delle carte e concerne le metodologie di trattamento, i tipi di smaltimento. Ci rendiamo conto che questo non costituisce un obbligo per le imprese, ma sicuramente per le imprese che rivendicano anche un'immagine sul terreno della sicurezza e della protezione ambientale per essere credibili da questo punto di vista è necessario spingersi oltre i controlli cartacei. Questo è lo stimolo che noi intendiamo fornire non solo alla Esso...
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. La ringraziamo.
PRESIDENTE. ...ma a tutto il sistema delle imprese italiane, segnatamente quelle più robuste e più forti.
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. Noi abbiamo avviato fin dal 1990 il piano di sostituzione dei serbatoi interrati dei punti vendita considerati più vecchi. Come lei sa, sulla base del decreto ministeriale n. 246 del 1999 la prima scadenza per la sostituzione è prevista per il 2004 per i serbatoi costruiti prima del 1973. Ad oggi noi abbiamo sostituito (non solo risanato, come pure sarebbe previsto dalla legge, ma appunto sostituito) oltre 2 mila serbatoi in circa 600 punti vendita su 2.400 punti vendita considerati. In quest'operazione abbiamo investito circa sessanta miliardi di lire.
PRESIDENTE. Vorrei rivolgervi due domande relative proprio al problema della rete di distribuzione. Quali procedure adottate quando siete a conoscenza dell'esistenza di cali di prodotto dai serbatoi? Questi cali possono essere dovuti a misurazione errata dei livelli, ai cosiddetti «cali fisiologici» o, peggio ancora, a foratura del serbatoio. Ebbene, quali procedure seguite per distinguere il caso che non preoccupa - l'errore di misurazione dei livelli o il «calo fisiologico» - dal caso in cui il calo è causato da foratura del serbatoio con conseguente percolazione di carburante nel sottosuolo e quindi nella falda?
GIUSEPPE SPECCHIA. Ringrazio i nostri ospiti per il loro contributo, che risulta assai utile al lavoro di questa Commissione.
cracking catalitico? Come vengono classificati questi rifiuti? Da chi vengono trasportati? Da chi vengono trattati? In che modo? Vi sono evidenze sperimentali per le quali, dopo il trattamento, il rifiuto non risulta più pericoloso? La situazione di pericolo viene rimossa dopo il trattamento? Da chi vengono smaltiti questi rifiuti?
FRANCO ASCIUTTI. La Commissione sta approfondendo la problematica legata ai catalizzatori inviati all'estero sia per la rigenerazione che per il riciclo. Per quanto riguarda le raffinerie di Augusta e di Trecate, quali catalizzatori inviate all'estero per essere rigenerati e quali per essere riciclati? Quali controlli effettuate sulle operazioni di rigenerazione o riciclo dei catalizzatori?
PRESIDENTE. Ritengo che la documentazione inviata in passato dalla società Esso alla Commissione (tramite i questionari) debba essere aggiornata con dati più recenti e con le copie dei contratti di smaltimento. Se possibile, vi chiederei anche le stime complessive degli incidenti che si sono registrati finora.
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. Posso assicurare la Commissione che faremo pervenire tutta la documentazione richiesta.
PRESIDENTE. Che criterio segue il gestore per valutare...
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. Dal momento che si toccano le sue tasche, credo che egli sia assolutamente in grado di capire quando i livelli sono superiori al normale calo fisiologico!
PRESIDENTE. Nel caso in cui riscontri uno spill, è il gestore stesso che contatta la ditta - sicuramente indicatagli dalla Esso - che deve intervenire per sanare la perdita? Ho capito bene?
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. Il rapporto contrattuale con la ditta è nostro, è la Esso che lo ha instaurato proprio a supporto del gestore, pur considerando quest'ultimo responsabile dell'attività operativa e quindi responsabile della gestione dei rifiuti. Il rapporto contrattuale con la ditta Petroltecnica (quella alla quale ci rivolgiamo noi) per la bonifica dei siti in caso di spill è dettato dalla Esso.
PRESIDENTE. Poiché lei ha detto che questa procedura è in atto dal 1990, dovreste avere a disposizione anche un quadro degli spill che si sono verificati...
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. Possiamo senz'altro farle avere una statistica degli spill che abbiamo registrato. A livello aziendale siamo estremamente accurati da questo punto di vista.
PIO MIRGONE, Responsabile delle relazioni esterne della Esso italiana. Presidente, lei ha chiesto come fa il gestore ad accorgersi della presenza di uno spill. Il
gestore deve tenere un registro di carico e scarico su cui appunta giornalmente ciò che vende e ciò che riceve. Se, al momento della misurazione - la mattina o la sera - non ritrova quelle cifre, vuol dire che si è verificato qualcosa di anomalo. Ecco perché diciamo che vi è un interesse immediato del gestore di fronte alla possibilità di perdere prodotto.
PRESIDENTE. Il gestore, però, deve essere informato su quale può essere il presumibile «calo fisiologico» dovuto a fattori ambientali e climatici.
PIO MIRGONE, Responsabile delle relazioni esterne della Esso italiana. I nostri gestori sono sottoposti ad un addestramento continuo; tra l'altro è vero che la questione li tocca nel portafoglio!
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. Per quanto riguarda il sequestro relativo alla raffineria di Augusta, come voi sapete, sono in corso indagini da parte della magistratura. Sono state sequestrate tre aree della raffineria di Augusta: due sono ancora sotto sequestro; la terza è stata dissequestrata. In particolare, per quanto riguarda l'area denominata «ex terreno Meloni» come azienda non siamo a conoscenza di sotterramenti o di spandimenti strani al di fuori della normale prassi operativa. Le ricordo, però, che noi operiamo in quella raffineria «soltanto» - e lo dico tra virgolette - dal 1964; la raffineria è in funzione dal 1950. Può darsi che qualcosa sia successo nel periodo precedente; tuttavia, per quanto di nostra competenza, non ci sono iniziative di tal genere. L'indagine della magistratura risolverà comunque il problema.
GIUSEPPE SPECCHIA. Prendo atto che sulla questione dei fanghi ci farete avere una documentazione più dettagliata.
PRESIDENTE. A sostegno dell'interrogativo del senatore Specchia devo dire che la Commissione si è interessata dei problemi di smaltimento dei rifiuti in modo particolare della Sicilia orientale, proprio perché eravamo consapevoli del lack dei controlli; pertanto, ci sono noti i procedimenti di smaltimento della discarica di Andolina della ditta Aprile. Il problema è che, dati alla mano, voi avete pagato un servizio che poi non è stato reso in modo corrispondente.
GIUSEPPE SPECCHIA. Come mai succede e voi non lo sapete?
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. Ribadisco quanto ho detto prima: le verifiche che noi effettuiamo sono di tipo tecnico (concernono cioè la capacità del contrattore di gestire il rifiuto) e di tipo amministrativo (quello che il presidente ha definito prima controllo cartaceo). In effetti, questo è il tipo di verifiche che noi facciamo. Il presidente ci ha già detto che dovremmo fare qualcosa di più: cercheremo di farlo; però al momento non siamo al corrente - o per lo meno, io non lo sono - di questo tipo di problematiche. Adesso che ci è stato detto, faremo tutte le verifiche necessarie, anche amministrative e contabili.
PRESIDENTE. Il senatore Specchia, a nome di tutta la Commissione (che ha seguito molto attentamente questa vicenda), informa la Esso di questa situazione.
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. Ripeto: faremo tutte le verifiche contabili. Se dovesse venir fuori
qualcosa del genere, correremo ovviamente ai ripari. Per quanto ne so io, la ditta Aprile, che è il nostro contrattore ad Augusta, tecnicamente, con riferimento alle operazioni di bonifica all'interno della raffineria relativamente alle benzine, ai serbatoi, ai fondami, ai serbatoi di benzine etilate e così via, non ha mai dato adito a critiche: è sempre stata molto attenta dal punto di vista tecnico. Allo stesso modo, dalle verifiche amministrative e cartacee a noi risulta che fosse perfettamente in regola. Ora abbiamo avuto altre informazioni: faremo - ripeto - le nostre verifiche, anche contabili, e ve ne renderemo conto.
FAUSTO SINI, Responsabile delle politiche ambientali della Esso italiana. Mi sembra di aver capito che la domanda specifica riguardi il catalizzatore da rigenerare, cioè quel catalizzatore che noi mandiamo all'estero, ad una società che si chiama Eurekat (che fra l'altro effettua la stessa operazione non solo per la raffineria di Augusta ma per tutte le raffinerie italiane ed anche per quelle europee). Dai contatti che abbiamo avuto con la società in questione e anche all'estero, noi riteniamo che sia un bene. Tra l'altro, proprio ieri pomeriggio, come sapete, abbiamo avuto un'ispezione delle autorità locali competenti, che ci hanno richiesto tutti i dati che ora ci sta chiedendo la Commissione. Noi siamo convinti di quanto affermiamo, ma chiaramente questa è la nostra opinione. Non riusciamo a capire come mai in Italia rispetto a questo problema si abbia una posizione differente; come ho già detto, noi non lavoriamo soltanto in Italia, lavoriamo in tutto il mondo e soprattutto in Europa. Noi abbiamo la nostra convinzione. Le autorità stanno lavorando; ieri ci hanno richiesto di fornire esattamente tutti i dati (credo che abbiano richiesto alcuni dati anche alle raffinerie viciniori di altre società): ora attendiamo, ovviamente fiduciosi come sempre della correttezza e della giustezza dei risultati che emergeranno. Tutto qui. Non si tratta quindi assolutamente di un'iniziativa della raffineria di Augusta; come ho già detto, ci risulta che questa sia una pratica adottata in tutta Europa, in presenza di una legislazione e di direttive comuni. Se effettivamente vi fossero cattive interpretazioni, ci adegueremo. Ovviamente, attendiamo il risultato della verifica delle autorità competenti.
PRESIDENTE. Noi siamo completamente d'accordo sullo spingere al massimo l'attività di recupero, riciclaggio, riuso e riutilizzo di tutti i materiali. Il problema è che anche in questi circuiti in astratto positivi, come è emerso per esempio nell'audizione di ieri, vi sono situazioni di smaltimenti non corretti di elementi del processo. Ieri, per esempio, sono stati oggetto della nostra attenzione i filter cake per la riclassificazione...
FAUSTO SINI, Responsabile delle politiche ambientali della Esso italiana. Sappiamo che è un problema: sono perfettamente d'accordo con voi. Chi sbaglia e compie, rispetto a queste tipologie di beni, delle operazioni che non sono corrette credo che giustamente vada individuato. Noi al riguardo supportiamo l'azione della Commissione. A nostro avviso non si può però generalizzare una prassi e far diventare
rifiuto quello che noi riteniamo essere un bene. Se si tratta di apportare miglioramenti e correttivi, saremo i primi a farlo.
PRESIDENTE. Diciamo che esistono delle zone grigie. Lei faceva riferimento all'Europa. Vi è notoriamente il problema delle classificazioni e dei codici, con la differenza sottolineata dalla Commissione, per esempio, tra codici doganali e codici di classificazione a livello europeo. Questo fa sì che i soggetti preposti al controllo si trovino davanti ad un'ulteriore difficoltà. È umano pensare che in alcune aree del paese queste ambiguità siano tranquillamente utilizzate.
FAUSTO SINI, Responsabile delle politiche ambientali della Esso italiana. Possiamo anche condividere il fatto che in alcune aree del paese vi siano determinate problematiche, presidente, ma noi che siamo una società mondiale non possiamo, senza che vi sia una verifica di merito, assumerci delle responsabilità che non abbiamo. Siamo quindi totalmente aperti alle considerazioni della Commissione e alle conclusioni delle autorità competenti. Come ho già detto, sembrerebbe fatto quasi apposta: proprio ieri ci risulta vi sia stata un'ispezione da parte delle autorità locali, nel corso della quale ci è stata chiesta la raccolta di tutte queste informazioni.
PRESIDENTE. Più che fatto apposta, siccome ci siamo occupati proprio delle vicende di Siracusa, sorge il sospetto che qualcuno, ogni tanto, consulti gli atti parlamentari: se non altro succede questo!
FAUSTO SINI, Responsabile delle politiche ambientali della Esso italiana. Io ne sono venuto a conoscenza poco fa.
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. Come ha detto l'ingegner Sini, se possiamo essere in qualche modo di aiuto o di supporto nel raccogliere informazioni e dati, lo faremo ben volentieri.
PRESIDENTE. Vi saremmo grati se gentilmente forniste agli uffici i dati che vi abbiamo chiesto e rispetto ai quali ci avete dato la vostra disponibilità.
LUCIO MARENGO. Ringrazio innanzitutto i nostri ospiti. Volevo informarvi che questa Commissione, forse a differenza di altre, effettua visite nei siti di cui poi parla e si accompagna ovviamente ad esperti di grande esperienza, che mettono la Commissione in condizioni di poter rivolgervi poi domande appropriate.
carburanti dai serbatoi, di cui parlava poco fa l'ingegner Sini. Non è che l'addetto alla distribuzione effettua il controllo la sera, poi ripete il controllo il mattino successivo e trova il serbatoio vuoto: se così fosse vi dovrebbe essere una voragine nel serbatoio. Vi sono però perdite continue che a volte possono sembrare irrilevanti, ma che nel tempo diventano ingenti. Una denuncia di un'associazione ambientalista parla di circa 40 mila litri dispersi nel sottosuolo nel 1991; l'associazione Ambiente e/è vita denuncia - ripeto - la dispersione accidentale nel sottosuolo di circa 40 mila litri di carburante aereo nei pressi della stazione avio di Alghero. Vi sono situazioni in cui c'è pericolo di inquinamento e situazioni in cui si riscontra palesemente un inquinamento dell'ambiente. Ebbene, la società che lei rappresenta, presidente Sorrenti, dimostra ancora oggi forse, per quello che abbiamo potuto constatare, scarso interesse rispetto al problema della tutela dell'ambiente. La nostra Commissione ha già predisposto una relazione anche su quella questione. Ecco perché abbiamo voluto sentire voi, per capire quali possano essere le cause della situazione di abbandono di quell'area, che è poi situata proprio nel porto di Trieste. Noi ci siamo stati e l'abbiamo vista. Pur non avendo esperienza specifica (ma - ripeto - eravamo accompagnati da esperti) siamo rimasti veramente molto meravigliati. Ci auguriamo che la sua società, presidente Sorrenti, possa quanto prima ripristinare i luoghi, visto che tra l'altro ha l'obbligo di farlo.
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. Ritorno su quanto avevo già detto prima. Noi non contestiamo la situazione di degrado dell'area ex Esso di Trieste, ma non riteniamo di essere noi i responsabili di tale degrado, per i vari motivi esposti in precedenza. La magistratura sta svolgendo le sue indagini. Se dovesse emergere che siamo noi i responsabili, ovviamente ci adegueremo. Ma la nostra convinzione - ripeto ancora una volta - è che noi non siamo responsabili della situazione di degrado dell'area del porto di Trieste.
LUCIO MARENGO. Vi invitiamo a verificare, perché abbiamo notizie diverse.
FAUSTO SINI, Responsabile delle politiche ambientali della Esso italiana. Certamente lo faremo. Vorrei aggiungere qualcosa a titolo informativo sulla questione di Trieste per quanto riguarda l'intervento di bonifica. Quando abbiamo venduto, lo abbiamo fatto con un'apposita clausola concordata e discussa a lungo con l'ente porto. L'ente porto conosceva perfettamente la situazione. Nella lettera con cui l'ente porto ci ha informato dei famosi fusti di cui poi ci siamo presi carico (perché abbiamo ritenuto che in effetti si trattasse di qualcosa che potevamo prendere in considerazione) si dice: «Nel corso della bonifica dell'area dell'ex deposito Esso di Trieste, eseguita da codesto ente (...)». Questo aspetto era quindi ben chiaro all'ente porto, che del resto
aveva concordato con noi la relativa clausola: c'è un riconoscimento di fatto da parte dello stesso ente che stavano effettuando la bonifica dell'intera area (che avevano acquistato, fra l'altro, ad un prezzo che ritengo tenesse conto anche di questo elemento, anche perché la fase che aveva preceduto l'accordo era stata lunga). Non comprendiamo quindi come ora, dopo tanti anni, si sostenga una cosa diversa. Erano loro, non noi, a scrivere che stavano appunto bonificando l'intera area. Ci risulta fra l'altro (ma al riguardo non abbiamo certezze) che l'ente porto, mentre asportava i nostri rifiuti, abbia stipulato un contratto per proseguire l'attività di bonifica dell'area che aveva acquistato con un determinato stato di fatto e di diritto e per il prezzo pattuito.
PRESIDENTE. Visto che lei si è giustamente soffermato su questo aspetto relativo ai rapporti con l'ente porto, vorrei qualche chiarimento. Evidentemente, noi avevamo al riguardo informazioni non completamente esatte; a qualcuno di noi risultava infatti che in occasione della cessione delle aree fosse stato convenuto che voi avreste dovuto ripristinare lo stato dei luoghi. Invece, se ho ben capito, voi avevate concordato (e credo che questo risulti da qualche atto) che avreste ceduto i terreni e che al resto avrebbe provveduto l'ente porto. È così?
FAUSTO SINI, Responsabile delle politiche ambientali della Esso italiana. Forse sono stato io a creare della confusione. Le situazioni oggetto dell'indagine in corso (almeno da quanto mi risulta) sono quelle relative ai famosi terreni dati in concessione alla Esso e restituiti al demanio. Il presidente Sorrenti ha esposto la nostra posizione al riguardo, sottolineando come in quelle aree siano stati scaricati nel corso degli anni rifiuti di tutti i tipi. Quella a cui io mi riferivo era invece l'ex raffineria Esso (che, secondo quanto riportato dai giornali, costituisce un problema). Questa raffineria, di 235 mila metri quadrati, è stata venduta con le attrezzature e nello stato di fatto e di diritto in cui si trovava, con apposite clausole. A mio avviso, non sussistevano dubbi. La documentazione e le lettere che l'ente porto, cioè l'acquirente, ci ha fatto pervenire chiarivano che, nel 1989 se non ricordo male, stavano effettuando la bonifica. È lo stesso ente porto a dichiararlo. I documenti in questione sono stati da noi forniti, in maniera molto trasparente, alla Commissione: dovrebbero quindi essere in vostro possesso visto che ve li abbiamo dati quando, a suo tempo, ci furono richiesti.
PRESIDENTE. Va bene, ingegner Sini. Ovviamente attenderemo ora l'ulteriore documentazione che ci vorrete fornire.
GIOVANNI IULIANO. Signor presidente, avrei anch'io alcune domande da fare. Nel questionario che la Esso ha trasmesso alla Commissione si dice che la soda esausta della raffineria Sarpom di Trecate viene smaltita per incenerimento dalla ditta Ecodeco di Milano. Noi riteniamo che tale incenerimento non sia fattibile dal punto di vista tecnico e dunque vorremmo sapere quali ragioni abbiano portato la società ad effettuare una simile scelta.
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. Signor presidente, si tratta di domande troppo specifiche e tecniche, alle quali non possiamo rispondere in questo momento. Faremo comunque pervenire al più presto la documentazione relativa.
FAUSTO SINI, Responsabile delle politiche ambientali della Esso italiana. Per quanto riguarda i famosi fanghi stabilizzati smaltiti nella raffineria di Trecate dal luglio all'ottobre 2000, la ditta interessata è stata autorizzata a tutti gli effetti (non più tardi di due giorni fa c'è stata richiesta tutta la documentazione relativa a questa azienda, comprese le autorizzazioni e le qualifiche). Metteremo a disposizione tutti i dati che abbiamo in nostro possesso.
PAOLO SORRENTI, Presidente della Esso italiana. Posso sicuramente confermare le affermazioni dell'ingegner Sini. Ritengo che non dobbiamo lasciarci influenzare dalla situazione verificatasi a Trieste nel dare un giudizio sulla nostra attività; Trieste, per noi, è veramente un caso singolare, è un caso a parte sul quale, appunto, attendiamo l'esito delle indagini della magistratura. Non per questo possiamo accettare l'accusa di scarso interesse per l'ambiente che ci è stata rivolta in precedenza. Non è questa la realtà.
PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti, pregandoli nuovamente di inviarci ulteriori documentazioni in proposito, e dichiaro conclusa l'audizione.
Saluto e ringrazio i nostri ospiti, ai quali ricordo che lo scopo dell'audizione è quello di mettere a disposizione della Commissione una panoramica sul livello di audit interno ed esterno alle società in ordine alla qualificazione in materia ambientale.
Sappiamo, anche in seguito all'esame di questionari pervenuti alla Commissione, che l'azienda Esso italiana presenta procedure assai stringenti in materia di politica ambientale; anche nel corso di sopralluoghi finora effettuati, la Commissione è venuta a contatto con diverse problematiche riguardanti le modalità di gestione dei rifiuti da parte delle società multinazionali.
Pertanto, vorremmo avere informazioni in merito alle problematiche connesse all'ex sito di raffineria di Trieste, nonché alla gestione dei rifiuti della raffineria Esso di Augusta e della raffineria Sarpom di Trecate, in Piemonte.
Facendo riferimento al documento sulle tecnologie per lo smaltimento e trattamento dei rifiuti, nonché sulle bonifiche dei siti contaminati, attualmente all'esame della Commissione, vorremmo avere notizie sulla gestione dei rifiuti della rete di distribuzione dei carburanti, per quanto riguarda sia i depositi sia le stazioni di servizio: si tratta di una questione di grande rilievo per la presenza nei serbatoi di idrocarburi policiclici e per le possibili percolazioni nel sottosuolo circostante qualora i serbatoi sotterranei non siano realizzati a regola d'arte. In più, dobbiamo tener presente che nel corso del tempo una non corretta manutenzione ordinaria e straordinaria di tali serbatoi potrebbe creare fenomeni di diffusione nell'ambiente esterno di componenti che sono pericolosi e in alcuni casi cancerogeni.
Prego pertanto il presidente Sorrenti di prendere la parola; ricordo che la Commissione ha effettuato uno studio sul settore petrolifero della distribuzione carburanti inviando a tutte le industrie a rischio di incidente rilevante (Esso, ENI, ENEL) un questionario sulla gestione dei rifiuti (al quale facevo poc'anzi riferimento) e i dati forniti da queste industrie sono stati in gran parte trasfusi nel documento XXIII, n. 41, relativo alle aziende a rischio di incidente rilevante, approvato il 7 giugno 2000.
Abbiamo poi un impianto per la produzione e l'imballaggio di lubrificanti finiti a Vado Ligure, 6 depositi di distribuzione primaria di proprietà al 100 per cento, più un paio di impianti in cui siamo soci di minoranza.
Per quanto riguarda la rete di distribuzione, lei sa che abbiamo circa 3200 stazioni per la distribuzione dei carburanti, che rappresentano, grosso modo, il 12-13 per cento del mercato italiano, mentre in termini di vendite rappresentano il 19 per cento: questo vuol dire che abbiamo una rete molto più efficiente della media del mercato. Infatti, l'erogato medio nostro è dell'ordine di 2 milioni di litri l'anno...
A dimostrazione di ciò, le posso dire che abbiamo la rete di distribuzione che ha il più alto numero di impianti self-service (circa il 35 per cento; ciò significa che il 50 per cento dei volumi è venduto con questo sistema).
Ricordo anche che recentemente è andata in porto la fusione con la società Mobil a livello mondiale e questo ha comportato per il mercato italiano l'entrata nell'orbita Exxon Mobil anche di un impianto di produzione di film di polipropilene a Brindisi e qualche permesso e concessione di estrazione di grezzo in Basilicata.
Per quanto riguarda il personale, la Esso italiana raggiunge circa le 2500 unità, incluso il personale della raffineria di Trecate (che, come lei sa, è un'azienda indipendente); l'indotto è molto forte, dato il tipo di attività che conduciamo.
Sempre a livello di personale, mi fa piacere elencare alcune statistiche sulla sicurezza, che sono le migliori rispetto ad altre aziende in termini di frequenza degli infortuni sul lavoro. Siamo certamente al di sotto dello 0,5 per cento per milione di ore lavorate, rispetto ad una media dell'industria italiana che è a livello del 25-30 per cento per milione di ore lavorate.
Il nostro fatturato nel 1999 - ultimo anno di bilancio pubblicato - è stato di 16.600 miliardi, inclusi circa 7 mila miliardi di accise. Le tasse sul reddito che abbiamo pagato sono state di 113 miliardi l'anno scorso, più altri 40 miliardi per tasse di altra natura.
Negli ultimi dieci anni i nostri investimenti sono stati, grosso modo, dell'ordine di 2 mila 100 miliardi, di cui circa un terzo è destinato alle politiche per la sicurezza e l'ambiente.
Per quanto riguarda le politiche ambientali in ambito aziendale, devo dire che queste sono ovviamente sviluppate a livello di vertice aziendale e approvate dal consiglio di amministrazione; come detto, esse includono anche politiche sulla sicurezza, sull'ambiente e sull'igiene industriale e riflettono chiaramente l'impegno aziendale, nel rispetto delle norme e dei regolamenti vigenti; è prevista la collaborazione con enti governativi per l'elaborazione di efficaci leggi e il cosiddetto miglioramento continuo, cioè il riesame, la valutazione continua delle proprie operazioni.
L'attuazione di questa politica è demandata alle singole organizzazioni operative, attraverso uno strumento di qualità che in casa nostra chiamiamo OIMS, cioè operation integrity managment system: tale strumento disciplina il controllo di tutte le operazioni dell'attività aziendale. Credo
Ebbene, noi abbiamo un sistema - e credo che tutti i tecnici che hanno lavorato in ambiente nazionale ed internazionale sappiano benissimo che cos'è un sistema - che trasforma la politica in fatti e in azioni concrete. Per quanto ci riguarda, noi abbiamo undici aree di attività, che incidono per gran parte sulle politiche ambientali e della sicurezza. Per esempio, per quanto riguarda l'area della manutenzione delle attrezzature, se tale manutenzione non viene fatta in maniera efficace si ha un eccesso di produzione di rifiuti, che comporta problemi di emergenze e di contaminazioni. La stessa cosa vale per le operazioni di processo: se queste non vengono fatte in modo prestabilito, determinato e disciplinato, ne consegue un enorme impatto sull'ambiente.
Pertanto, noi abbiamo diviso tutte le nostre attività di questo sistema di gestione in undici aree: per ognuna di esse, presso ogni nostro singolo impianto (ivi incluse anche le reti), sono stati identificati gli obiettivi che devono essere raggiunti per minimizzare l'impatto sull'ambiente; in base a procedure specifiche, scritte e documentate, sono state individuate le risorse che devono essere utilizzate, nonché i responsabili, cioè coloro che amministrano il sistema secondo uno specifico addestramento. Ovviamente, sono stati definiti anche i risultati delle procedure e dell'applicazione delle prassi in campo; infine, come ogni sistema, è prevista la cosiddetta verifica di audit, con la quale tutta l'organizzazione viene rimessa in discussione, al fine di essere migliorata.
Il sistema che presiede all'azione della Esso italiana è partito nel 1993 e negli anni successivi è stato più volte aggiornato e migliorato; non siamo ancora alla perfezione, ma ci stiamo avvicinando...
Sulla zona esisteva una raffineria petrolifera già a partire dal 1895. La SIAP (Società italo americana pel petrolio), che era la vecchia denominazione della Esso, aveva acquistato quel terreno nel 1913 e sul terreno insisteva già la raffineria. Nel periodo bellico, dal 1941 al 1946, la raffineria fu sequestrata e quindi passò sotto la gestione dell'Agip, cioè sotto la gestione governativa. In quel periodo vi furono pesantissimi bombardamenti nella zona, con effetti chiaramente comprensibili. Alla fine della guerra, nel 1946, la SIAP riprese il controllo delle operazioni; bonificò a fondo l'area e negli anni tra il 1953 e il 1956 ebbe in concessione dall'ente porto di Trieste due piccole aree confinanti con la raffineria per deposito di residui di raffinazione.
Nel 1967 veniva dismessa l'attività di raffinazione e restava l'attività di deposito e di distribuzione. Nel 1980 veniva dismesso anche il deposito. Nel 1982 la Esso restituiva all'ente porto i terreni in concessione e l'ente porto li riceveva senza alcuna riserva o eccezione sul loro stato. Nel 1988 le aree di proprietà della Esso venivano acquistate dall'ente porto, che di nuovo, nell'atto di compravendita, si dichiarava a conoscenza delle attività svolte e accettava la situazione senza riserve ed eccezioni.
Nel 1989, l'autorità portuale rinvenne fusti di materiale petrolifero interrati e chiese alla Esso di farsi carico, almeno parzialmente, della bonifica. Noi aderimmo a quella richiesta, spendendo all'epoca circa 1 miliardo di lire. Successivamente, nel 1990, quindi otto anni dopo la restituzione dei terreni, l'ente porto richiedeva la bonifica della zona demaniale avuta in concessione, sostenendo che nel corso della bonifica era stato constatato che si erano create cospicue pozzanghere di bitume e che ciò poteva essere ricondotto all'attività della Esso. Sempre nel 1990, noi contestammo per iscritto questa richiesta dell'ente porto, sostenendo che, a partire dal 1982, l'intera zona era stata utilizzata per anni come discarica abusiva: vi erano state scaricate, fra l'altro, anche ceneri calde provenienti dall'inceneritore comunale. Non ci risulta che l'ente porto abbia mai effettuato alcun riscontro in relazione a quanto denunciavamo in quella lettera inviata nel 1990. Soltanto verso la fine del 1999, quindi molto tempo dopo l'invio della nostra lettera, l'ente porto faceva riferimento ad un incarico conferito all'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente del
Nel maggio del 2000 il comune di Trieste emetteva un'ordinanza nei confronti della Esso per la messa in sicurezza di emergenza, la bonifica e il ripristino ambientale. Poiché noi siamo assolutamente convinti di non essere responsabili della bonifica, in quanto non operavamo più su quel terreno da oltre vent'anni, abbiamo impugnato l'ordinanza e abbiamo ottenuto un provvedimento di sospensione.
A noi sembrano molto strane le posizioni di alcuni degli attori di questa vicenda. Ci sembra strano, innanzitutto, il comportamento del comune di Trieste, che ha un ruolo effettivamente complesso nella vicenda. Risulta infatti che nell'area sono state scaricate fino al 1999 le ceneri calde provenienti dall'inceneritore comunale. Il comune stesso avrebbe quindi contribuito a causare l'inquinamento del sito; e se il principio invocato nell'ordinanza fosse corretto, avrebbe l'onere di provvedere alla bonifica.
Anche il comportamento dell'ente porto ci sembra un po' strano, in quanto, riavute indietro dalla Esso nel 1982 le aree in concessione, si fa vivo soltanto nel 1990, quindi a distanza di oltre otto anni, praticamente senza tener conto che quelle aree erano state utilizzate nel frattempo per lo scarico e l'interramento di rifiuti di ogni genere, compresi quelli comunali.
Ovviamente, nella raffineria vi sono più o meno i tipi di rifiuti standard presenti nelle altre raffinerie petrolifere. Non credo quindi sia il caso di discutere al riguardo. Forse la Commissione è particolarmente interessata a sapere come smaltiamo questi rifiuti. Prendo il via
Veniamo ora al terzo punto, quello relativo alla ristrutturazione della rete e alla legge del 1999 che disciplina la questione dei serbatoi interrati. Al riguardo vorremmo sapere come vi stiate attrezzando e quale sia lo stato di salute della rete in questione nella prospettiva della dismissione di impianti e della manutenzione dell'esistente.
Sempre come azione di prevenzione dei potenziali rischi di inquinamento, sin dall'inizio degli anni novanta abbiamo concordato contrattualmente con i nostri gestori una procedura che prevede la valutazione carico-scarico su base giornaliera. Questo consente di prevenire eventuali perdite, eventuali spill, nel giro delle 24 ore. Abbiamo inoltre programmi di addestramento capillare dei gestori che includono la materia specifica che attiene all'inquinamento: sicurezza, igiene e ambiente.
Vorrei premettere che il gestore è un operatore indipendente, al quale per legge le società petrolifere devono conferire in comodato gratuito le attrezzature. Il gestore è quindi il responsabile: gestisce l'attività ed è responsabile della gestione e dello smaltimento dei rifiuti. Tuttavia, per i riflessi che eventuali problemi in questo campo possono avere sull'immagine, ma anche a difesa delle nostre attrezzature, abbiamo stipulato una serie di contratti con una ditta specializzata per il pronto intervento in caso di spill, per lo smaltimento dei rifiuti e per la bonifica dei suoli. Il gestore può interpellare direttamente questa azienda che interviene in tempi assai ristretti (massimo sei ore).
Per quanto riguarda la messa in sicurezza, la bonifica e il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell'articolo 17 del decreto Ronchi, la Esso italiana, assieme alle altre aziende dell'unione petrolifera, sta finalizzando con i Ministeri dell'ambiente, dell'industria e della sanità un apposito accordo di programma per l'indagine e l'eventuale bonifica dei siti inquinati da episodi pregressi. Questo va ovviamente correlato con il programma di sostituzione dei serbatoi di cui abbiamo detto e con l'intero programma di ristrutturazione della rete.
Credo che in questo settore siamo significativamente avanti rispetto al resto dell'industria.
E ancora vi chiediamo se si sono verificati sversamenti di prodotto di un certo rilievo nel sottosuolo a causa di forature del serbatoio almeno dal 1982, anno in cui è entrata in vigore la normativa sullo smaltimento dei rifiuti (che prevede determinate procedure per denunciare i casi all'autorità competente). Vorremmo cioè sapere se avete registrato - e dove - incidenti di una qualche entità e se avete sporto denuncia alle autorità competenti.
Do ora la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre ulteriori quesiti o richieste di chiarimento.
Come Commissione rifiuti siamo a conoscenza di un sequestro effettuato dalla magistratura di Siracusa qualche mese fa in un'area interna alla vostra raffineria di Augusta, denominata «ex terreno Meloni»: vorremmo avere qualche notizia in proposito. Da quello che sappiamo noi, sarebbero stati trovati rifiuti pericolosi e catalizzatori esausti, tutti interrati.
In secondo luogo, la Commissione ha verificato la presenza di fanghi di alchilazione liquidi non sottoposti a trattamento, smaltiti tal quali dalla ditta Giovanni Aprile nella discarica Andolina di contrada Bagali nel territorio di Melilli, nei pressi di Siracusa. Lo stesso discorso vale per altri rifiuti pericolosi, come catalizzatori esausti e fanghi oleosi, smaltiti tal quali nella stessa discarica. Allora, noi vorremmo sapere quali sistemi di controllo sono stati adottati nel periodo in cui era operativa la discarica Andolina e quali sistemi vengono adottati oggi. Qualcosa abbiamo sentito in proposito, ma vorrei che foste più precisi.
Mi chiedo poi: come mai non vi siete accorti di pagare dei servizi che invece non venivano effettuati (mi riferisco alla regolarità dello smaltimento)?
E ancora: qual è attualmente la situazione dei fanghi di alchilazione, dei fondami oleosi e delle polveri dell'impianto di
Infine - e credo che anche il presidente sia d'accordo - penso che sarebbe utile alla Commissione avere copia dei contratti di smaltimento aggiornati ed i relativi capitolati tecnici.
Infine, mi associo anch'io alla richiesta del senatore Specchia di avere, se possibile, la documentazione contabile relativa ai contratti con le aziende che rigenerano e riciclano.
Per rispondere alle domande che ci sono state rivolte devo dire innanzitutto che fin dal 1990 abbiamo una procedura in atto che rientra nel rapporto contrattuale con il gestore, il quale ad inizio e fine giornata opera una misurazione della presenza dei prodotti nei serbatoi del proprio punto vendita; pertanto, con la frequenza giornaliera della misurazione siamo a conoscenza preventivamente di qualunque spill che ecceda il normale «calo fisiologico». Qualora si registri qualcosa di anomalo, l'intervento è immediato: il gestore del punto vendita chiama subito la ditta con la quale abbiamo rapporti contrattuali per la bonifica, ovviamente informando la Esso italiana.
Sui fanghi di alchilazione non sono al corrente di alcuna presenza. Faremo però le nostre verifiche interne e vi faremo pervenire tutta la documentazione inerente. Sulle polveri dell'impianto di cracking catalitico abbiamo investito in un elettroprecipitatore elettrostatico 4-5 anni fa. Questo ha abbattuto le polveri a livello del 95 per cento: siamo cioè al di sotto dei limiti previsti dalla legislazione.
Avete anche detto che i vostri contratti di smaltimento prevedono una fase di inertizzazione. Poiché sappiamo - per dati in nostro possesso - che questa fase in molti casi non si verifica, come mai voi non vi siete resi conto che pagavate per un servizio che poi non veniva effettuato?
Per quanto riguarda i catalizzatori, abbiamo ovviamente catalizzatori con metalli pregiati, tipo platino, che sono considerati irregolarmente rifiuti e vengono smaltiti come tali con il recupero del metallo pregiato. Abbiamo catalizzatori che vengono semplicemente smaltiti come rifiuto e abbiamo (credo che la sua domanda riguardi questo aspetto in particolare) catalizzatori di hydrofiners che mandiamo al trattamento per rigenerazione e che consideriamo fondamentalmente un bene più che un rifiuto. Per la rigenerazione li mandiamo all'estero (questo è il tipo di procedura che seguiamo e che fra l'altro ci risulta essere utilizzata ovunque a livello internazionale) e poi ci vengono rinviati indietro. Comunque, credo che l'ingegner Sini su questo punto possa fornire sicuramente più dettagli di me.
Io vorrei ritornare sulla questione del porto di Trieste. Noi abbiamo visitato quell'area alcuni mesi fa (non parliamo quindi di anni) e abbiamo riscontrato una situazione di degrado ambientale paurosa. Noi riteniamo che quando nel 1953-1956 vi furono concesse le aree in questione fosse già previsto il ripristino dei luoghi al momento del rilascio delle stesse. Pochi mesi orsono abbiamo invece riscontrato - ripeto - una palese situazione di degrado e ciò ci ha meravigliati, soprattutto se si considera che abbiamo di fronte una grossa società come la Esso. Da queste grandi società multinazionali ci attenderemmo risultati diversi; invece siamo purtroppo rimasti delusi.
Vorrei quindi rivolgervi alcune domande con la massima franchezza, anche perché nell'area considerata vi sono ancora tubazioni interrate piene di prodotti ed inoltre sul sito, nel corso dell'ultimo conflitto mondiale, come avete detto prima, sono state sganciate un'enormità di bombe che hanno provocato grossi danneggiamenti anche alle falde. Ebbene, come mai prima della vendita all'ente porto di quest'area di circa 3 mila metri quadrati non sono state rimosse le passività ambientali? Come mai l'area della raffineria non è stata bonificata completamente prima della vendita all'ente porto di Trieste? Le due domande sono molto simili ed hanno una notevole importanza.
Vorrei poi tornare (e questo è un caso a parte) sulla questione della perdita dei
Lei, onorevole Marengo, ha parlato anche della presenza di apparecchiature ancora piene di prodotto o di cose del genere. A me risulta addirittura che nell'accordo di cessione del terreno all'ente porto fosse stato concordato che l'ente porto sarebbe stato responsabile anche della bonifica di queste attrezzature. Comunque, ribadisco che stiamo fiduciosamente attendendo le decisioni della magistratura in proposito.
Per quanto riguarda il discorso della rete dei punti vendita, non conosco i dati a cui è stato fatto riferimento. Lei, onorevole Marengo, ha citato un episodio specifico relativo al deposito avio di Alghero. Mi sembra che la vicenda risalga agli inizi degli anni novanta. Vi fu allora effettivamente una cattiva operazione dopo alcuni interventi effettuati in un serbatoio che causò uno spill significativo di prodotto. Ma per quanto ne so io l'operazione di bonifica fu rapidamente condotta in porto. Non ci risulta, anche da analisi effettuate recentemente, che vi siano livelli di inquinamento nel terreno e nella falda.
Sempre dalla documentazione in possesso della Commissione risulta che dal luglio all'ottobre 2000 la raffineria di Trecate ha smaltito parecchie tonnellate di fanghi stabilizzati e di fanghi oleosi tal quali. In proposito vorremmo sapere quali trattamenti esterni siano stati effettuati sui fanghi oleosi e da quale azienda; se, durante l'operazione di smaltimento, siano state da voi effettuate verifiche o sopralluoghi sui siti di trattamento e quale sia stata la destinazione finale del rifiuto nel periodo dall'1 al 25 ottobre 2000.
Come già hanno chiesto altri colleghi, invito i rappresentanti della Esso a farci pervenire il capitolato tecnico del contratto di smaltimento e la relazione della qualifica del fornitore del servizio, inteso sia come intermediario commerciale che come impianto di stoccaggio, trattamento e smaltimento finale.
Per quanto riguarda il riferimento ai 40 metri cubi di carburante aereo, i nostri settori operativi hanno effettuato recentemente una verifica attraverso una serie di società qualificate per lo svolgimento di indagini a livello nazionale: posso affermare che non sono state trovate grosse evidenze.
In conclusione, voglio dire - e penso di poter parlare a nome del presidente - che la Esso Italia aderisce a tutte le prescrizioni che il cosiddetto decreto Ronchi ha posto in essere. Per le raffinerie di Trecate e di Augusta, in particolare, abbiamo già presentato un nostro piano di caratterizzazione al Ministero dell'ambiente, che è stato discusso per circa un anno; adesso è stato approvato, siamo in fase di gara e faremo tutto quello che dall'indagine dei suoli, indipendentemente dai periodi trascorsi, emergerà. Lo stesso discorso vale anche per Alghero.
Credo che l'atteggiamento della società di impegnarsi entro il 31 marzo a seguire tutte le indicazioni contenute nel decreto Ronchi non possa che definirsi responsabile. I casi specifici non li conosco, ma posso ribadire con certezza che la Esso seguirà tutte le prescrizioni previste dal decreto Ronchi.