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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di Antonio Laronga, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lucera, che abbiamo invitato in Commissione in quanto titolare di una inchiesta relativa al sequestro dell'area di proprietà della società IAO, avente sede nel comune di Troia, provincia di Foggia, dove sono state rinvenute tonnellate di rifiuti provenienti da diverse regioni.
ANTONIO LARONGA, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lucera. La società «Industria Ambientale Organizzata srl», già denominata «Industria Agricola Olearia srl», ha la sede operativa in agro di Troia (Foggia), in località Montecalvello-Giardinetto, dove esplica la propria attività su un fondo esteso 70 ettari circa. Il complesso aziendale comprende alcuni locali adibiti ad uffici, capannoni per deposito di rifiuti riutilizzabili, piazzali destinati a deposito di rifiuti, un impianto di frantumazione di rifiuti provenienti dalla demolizione edile.
registro, ex articolo 33 del decreto legislativo n. 22 del 1997, con la denominazione «Industria Agricola Olearia s.r.l.».
PRESIDENTE. Prima di passare a questi ulteriori illeciti, il fatto che i rifiuti provenissero da aree esterne alla regione Puglia mi pare sia un altro elemento di illegalità.
ANTONIO LARONGA, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lucera. Mi pare evidente.
Spa è stato disposto il sequestro preventivo e recentemente credo che l'azione penale sia stata esercitata con la contestazione di una serie di illeciti.
PRESIDENTE. Per centrare il caso della IAO, possiamo dire che ci troviamo di fronte a un fatto non particolarmente nuovo, che anzi si ripete. Vale a dire che la IAO si è avvalsa delle procedure semplificate, accampando una sua capacità di recupero dei materiali che venivano considerati in qualche modo come separati e quindi come possibili oggetto di procedure semplificate, mentre in realtà non provenivano da raccolta differenziata, erano rifiuti indifferenziati o ancora peggio rifiuti non facilmente classificabili. La società non ha macchinari per trattare adeguatamente i rifiuti? Per capirci: è un capannone vuoto o ha qualche macchinario?
ANTONIO LARONGA, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lucera. Non ho avuto la possibilità di portare con me le fotografie, ho portato le copie di alcuni atti, posso però provare a fotografare la situazione, che è davvero desolante. C'è un impianto di frantumazione di materiale edile acquistato di recente, anche con un grosso investimento da parte dell'imprenditore, ma a parte questo non c'è alcunché, non c'è ciclo produttivo. Si tratta soltanto di piazzali e capannoni che vengono riempiti di rifiuti provenienti dalle diverse parti.
PRESIDENTE. Prima dell'intervento della magistratura, l'organo competente, che dovrebbe essere la provincia, ha fatto controlli?
ANTONIO LARONGA, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lucera. Tutti e tre i procedimenti sono nati a seguito di visite ispettive fatte dalla provincia, ai sensi dell'articolo 33 del decreto Ronchi.
PRESIDENTE. Nella disfunzione qualcosa ha funzionato.
ANTONIO LARONGA, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lucera. Sì, anche se debbo dire che da parte di queste società l'attività è stata avviata nel 1997, in particolare dalla fine di agosto di quell'anno.
PRESIDENTE. Le prime ispezioni, invece, a quando risalgono?
ANTONIO LARONGA, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lucera. Il primo sequestro è del 2 giugno 1999. Nella prima parte dell'anno scorso la provincia di Foggia ha effettuato dei sopralluoghi...
PRESIDENTE. E poi ha segnalato la questione alla magistratura?
ANTONIO LARONGA, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lucera. No, la notizia di reato è arrivata congiuntamente dal NOE, dalla provincia di Foggia e dagli ispettori dell'ASL. Non so se possa essere utile: il Fantini è stato amministratore provinciale fino a poco tempo fa.
PRESIDENTE. Una domanda, per così dire, a latere. La Commissione sta approfondendo anche le problematiche relative al commissariamento e la Puglia è appunto una delle regioni commissariate, sulla base di una ordinanza abbastanza complessa che prevede in qualche modo un ruolo per i prefetti. Rispetto allo status delle autorità preposte al controllo in questo settore, qual è la sua valutazione della vicenda?
ANTONIO LARONGA, Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lucera. Già quando la Commissione due anni venne in provincia di Foggia per un sopralluogo, dissi che si trattava di una provincia nella quale non c'era grande sensibilità per il rispetto della normativa sui rifiuti e sono tuttora sotto sequestro numerose discariche aperte nei vari comuni che devono comunque far fronte alla necessità della raccolta dei rifiuti.
PRESIDENTE. Già nella relazione sulla Puglia approvata dalla Commissione rilevammo come la situazione della provincia di Foggia fosse una delle più insoddisfacenti e arretrate in questo settore proprio per la scarsa sensibilità amministrativa, rilevammo anche la grande diffusione di discariche abusive, essendo tali anche quelle aperte ex articoli 12 e 13 che non sono più consentite dal decreto Ronchi. Avendo avuto la relazione una qualche diffusione, potevamo sperare che alcuni dei rilievi in essa contenuti potessero indurre le autorità preposte ad intervenire, prendiamo invece atto che questo non è avvenuto. Mi rendo conto inoltre dell'intreccio tra affari e esperienze amministrative, ma su questo dovrebbero vigilare gli organi di controllo, in questo caso in prima istanza il prefetto di Foggia,
più che l'amministrazione provinciale che in qualche modo è esonerata dalla responsabilità per il regime di commissariamento. Verificheremo quale tipo di ordinanza commissariale riguardi la provincia di Foggia e valuteremo quale azione più concreta adottare. La Commissione infatti non si accontenta delle conclusioni «cartacee » , ma vorrebbe che i documenti avessero qualche riflesso nella realtà e fossero capaci di modificare le situazioni.
Sapendo bene che le norme attualmente vigenti non consentono il ricevimento di rifiuti da fuori regione, vorremmo sapere quale sia la situazione di questa zona e che tipo di reati siano stati perpetrati. La prego di avvertirci qualora, nel corso della sua esposizione, dottor Laronga, ritenga di dover trattare argomenti da sottoporre a regime riservato, perché in tale caso procederemo in seduta segreta.
L'azienda si occupa del ritiro, da varie industrie italiane, di rifiuti del tipo fanghi, ceneri di combustione, altri residui di lavorazione industriali, che provvede a depositare sui piazzali od all'interno di capannoni.
Tale attività viene esplicata dal 29 agosto 1997, epoca della comunicazione inviata alla provincia di Foggia per la denuncia di esercizio dell'attività di recupero rifiuti.
Amministratore unico della società era un industriale locale, tale Francesco Paolo Fantini, titolare di un gruppo abbastanza rilevante composto di varie società, che si occupa, principalmente, della produzione di laterizi e di materiali da costruzione, quali ceramiche, mattoni, eccetera. In data 1o giugno 1998 si è dimesso dalla carica ed è stato sostituito da un consiglio di amministrazione presieduto da Giuseppe De Munari (amministratore delegato).
In data 25 marzo 1999 la denominazione della società da «Industria Agricola Olearia srl» è mutata in «Industria Ambientale Organizzata srl», mentre resta identica la sigla di identificazione usata IAO srl.
La nuova denominazione non è stata mai comunicata alla provincia, tanto è vero che ancora oggi risulta iscritta nell'apposito
Il capitale sociale della IAO srl è ripartito tra cinque società, tutte del gruppo Fantini: la Marte Spa, la Celam Spa, la Immobiliare Sveva srl, la Ilas Alveolater srl, la RDB Fantini srl.
In sostanza, il vero dominus della IAO è il Fantini, che, evidentemente, si avvale del De Munari per organizzare meglio la propria azienda.
Durante i sopralluoghi effettuati agli inizi di luglio del 1999 presso la sede operativa, dal nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Bari, unitamente a personale della provincia di Foggia, è emerso che la IAO srl non esplica alcun ciclo produttivo. In sostanza, questi rifiuti arrivano e vengono stoccati nei capannoni o nei piazzali a cielo aperto. Sostanzialmente viene fatta un'attività di stoccaggio, non c'è ciclo produttivo. Sono stati trovate tonnellate e tonnellate di rifiuti.
Tra le attività di trattamento viene effettuata la miscelazione di materie prime di base (argilla) con i rifiuti sopra indicati, e, quindi, in violazione delle norme del settore. È importante sottolineare questo aspetto perché il Fantini, come ho detto, opera principalmente nel settore della produzione del laterizi, e nello sviluppo delle indagini si è accertato che anche altre società del suo gruppo, aventi come oggetto sociale tale produzione, effettuano attività di miscelazione di argilla con rifiuti.
Sempre nel corso dei sopralluoghi sono stati accertati la realizzazione di piazzali estesi diverse migliaia di metri quadrati mediante la gettata di calcestruzzo miscelato a rifiuti trattati dall'impresa. Su tali piazzali vengono successivamente stoccati notevoli quantità di rifiuti provenienti dalle varie parti d'Italia.
Per le attività svolte la società IAO non poteva avvalersi delle procedure semplificate previste dall'articolo 33 del decreto Ronchi, ma doveva munirsi delle autorizzazioni prescritte dagli articoli 27 e 28 del citato decreto legislativo.
Dall'esame di alcuni formulari di identificazione rifiuti è stato rilevato che la IAO ha ceduto rifiuti costituiti da ceneri alla società «Gattelli Spa» di Russi (provincia di Ravenna), svolgendo attività di intermediazione di rifiuti non autorizzata.
Nel prosieguo delle indagini è stata acquisita ingente documentazione, tuttora oggetto di esame da parte della polizia giudiziaria, che farebbe ipotizzare, allo stato, un commercio illecito di rifiuti. In particolare, abbiamo visto una serie di convenzioni con numerose società sia della Puglia, sia di altre regioni. L'intero complesso aziendale è sottoposto a sequestro preventivo, per cui attualmente non è operante. Vi sono stati problemi occupazionali, in quanto sono stati licenziati diversi operai, ma al momento tutto il complesso aziendale è sottoposto a sequestro preventivo confermato anche dal tribunale del riesame.
Attualmente stiamo esaminando l'ingente documentazione che abbiamo acquisito per verificare in modo preciso la provenienza, il titolo della cessione di rifiuti e il tipo di rifiuti.
Per altre società del gruppo Fantini sono state accertate ulteriori illeciti.
Vi è un altro dato inquietante, dicevo, rispetto alle società che svolgono principalmente l'attività di produzione di laterizi; ad esempio è emerso che la Celam SpA, che ha sede operativa in agro di Lucera (società importante del gruppo Fantini, ed espleta l'attività di miscelazione di materie prime di base, l'argilla, con rifiuti che vengono ritirati) ha riutilizzato nel ciclo produttivo rifiuti classificati pericolosi, quali le ceneri leggere di olio (codice CER 100104), non compresi fra quelli autorizzati. Anche per la Celam
Anche per un'altra società del gruppo (la Saba srl, società importante che produce laterizi ed altri materiali, con annessa una cava di argilla) si è riscontrata la miscelazione di argilla con rifiuti recepiti dalla stessa società. Forti dell'esperienza precedente della IAO, nella quale si era avuto il licenziamento in tronco di tutti gli operai, in questo caso è stata sottoposta a sequestro solo una parte del complesso aziendale, quella nella quale sono state rinvenute queste materie; ciò al fine di non penalizzare eccessivamente le maestranze. Il fatto è che mentre la Saba e la Celam hanno un'attività industriale, di produzione di laterizi, nel caso della IAO gli operai facevano solo quello; l'impresa cioè era istituzionalmente deputata al recupero di rifiuti, ma questo in realtà non c'era perché i rifiuti arrivavano e venivano messi in capannoni e su aree scoperte; trattandosi di un'azienda di 70 ettari, c'era molto spazio per lo stoccaggio.
Sia il procedimento riguardante la Celam sia quello riguardante la Saba sono stati definiti, per quanto riguarda la fase delle indagini preliminari, esercitando l'azione penale per una serie di reati previsti dal decreto Ronchi, ma anche dal codice penale, articolo 674, e dal decreto sulle acque, essendoci anche lo scarico di acque nel suolo.
Per quanto concerne invece il procedimento riguardante la IAO, allo stato abbiamo contestato una serie di illeciti penali, ma stiamo sostanzialmente aspettando; ho fatto una delega di indagine ai carabinieri del NOE, i quali proprio pochi giorni fa mi hanno informato. La documentazione è ingente, la stanno esaminando e non hanno ancora risposto alla mia delega. Comunque, oltre a tutti i reati previsti dal decreto Ronchi, ci sono anche quelli previsti dalla legge Merli sostituita dal decreto legislativo n. 152 del 1999, reati edilizi ed emissione di polveri nell'atmosfera, reato previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 203 del 1988.
Questo è quanto. Spero di non essere stato troppo prolisso.
La domanda nasce - sarò ancora più esplicito - dal fatto che la regione Puglia è commissariata da parecchio tempo. Lei ha detto che l'attività di queste società è iniziata nell'agosto del 1997; ciò significa che c'è sicuramente più di un anno e mezzo di tempo in capo al quale arriva un primo controllo che verifica come l'attività sia sostanzialmente fuori legge. Qual è la sua valutazione, considerato peraltro che ci troviamo in una regione commissariata nella quale una qualche attenzione, insisto anche da parte del prefetto di Foggia, doveva essere dedicata a situazioni di questo tipo?
Tutte le società interessate dall'indagine, inoltre, fanno capo ad un gruppo importante nella zona; il signor Fantini è stato presidente dell'associazione industriali di Capitanata ed amministratore provinciale e non a caso ha scelto come rappresentante legale della IAO il dottor De Munari, il quale - secondo le prime notizie fornite informalmente dai carabinieri - è un manager del settore dei rifiuti, quindi è capace di muoversi nelle strettoie della normativa con una certa abilità.
Il ritardo dell'azione, quindi, è in linea con l'atteggiamento degli amministratori locali rispetto a queste problematiche.
Ringraziamo il dottor Laronga per averci fornito questo spaccato della situazione, non particolarmente commendevole, della Puglia, ma purtroppo in alcune aree del paese questa è la situazione per quanto riguarda il settore dei rifiuti.