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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente della giunta regionale della Campania, avvocato Antonio Rastrelli, e del vice commissario per l'emergenza rifiuti, professor Ettore D'Elia.
ANTONIO RASTRELLI, Presidente della Giunta regionale della Campania. Ringrazio il presidente Scalia per questa audizione che segue quella del prefetto Romano, commissario per il problema delle discariche, e del presidente del comitato scientifico Di Carlo. Voglio ricordare che ebbi già l'onore di parlare con questa Commissione, nella sede della prefettura a Napoli, nella tarda primavera di quest'anno, quando indicai le grandi linee dell'attività del commissariato, intesa a definire una volta per tutte il progetto di sistemazione del problema rifiuti.
abbia chiaramente indicato i limiti di incompatibilità: alla fine di quest'anno ci sarà già difficoltà nel trovare altri punti dove attivare lo smaltimento libero dei rifiuti secondo il vecchio sistema delle discariche.
attraverso un accordo di programma in cui il commissariato viene associato ai ministeri dell'ambiente e dell'industria, solo all'esito del quale si arriva alla stipula del contratto.
questo assorbimento di manodopera dovesse avvenire nell'ambito della sacca dei lavori socialmente utili già costituita; invece nei giorni scorsi vi è stato l'intervento del ministro Bassolino che ha risolto finalmente il problema nel senso che questo settore sarà riservato ai disoccupati del territorio della Campania. Quindi, anche sotto questo profilo e per questo segmento, avendo capacità anche di introdurre il sistema dei PIP (piano di investimento professionale) sarà possibile dare una risposta, sia pure parziale, al problema della disoccupazione.
PRESIDENTE. Nel ringraziare l'avvocato Rastrelli, vorrei chiedere al professor D'Elia di integrare gli aspetti che con chiarezza ha ora indicato il presidente della giunta regionale, in particolare in ordine ad alcuni punti. Le caratteristiche dell'impianto di termodistruzione saranno determinate, da quanto ho capito, dall'accordo di programma, ma indubbiamente rispetto a quella che è la programmazione ed il piano rifiuti della regione Campania, avrete fatto delle ipotesi da sottoporre al ministero. La separazione e la compattazione vengono fatte altrove e poi il materiale compattato viene trasportato e quindi lavorato per produrre CDR o quest'ultimo viene fatto in altro impianto? Anche questi elementi tecnici credo possano risultare utili alla Commissione.
ETTORE D'ELIA, Vice commissario di Governo per l'emergenza rifiuti. La struttura ha approntato uno stato di attuazione, contenente una serie di capitoli nell'ambito dei quali si trovano delineate le singole e specifiche situazioni che si sono andate via via configurandosi a seguito della elaborazione del piano regionale di smaltimento dei rifiuti e della successiva emanazione di tale piano da parte del commissario delegato, nonché delle fasi attuative che stiamo ponendo in atto.
ANTONIO RASTRELLI, Presidente della Giunta regionale della Campania. Come ente nazionale.
ETTORE D'ELIA, Vice commissario di Governo per l'emergenza rifiuti. Certo, come ente nazionale. D'altra parte il decreto Ronchi lo collega al livello nazionale. In questo momento stiamo cercando di attuare una sorta di CONAI campano; infatti, dopo aver chiesto la collaborazione dei cittadini, aver fatto campagne promozionali ed avere investito risorse notevoli in campane di raccolta o altro tipo di stazione, ad esempio quelle di pressatura
della carta, molto spesso il materiale non trova esito. E questo non perché non vi siano eventuali acquirenti del materiale stesso, ma perché questi debbono far parte del CONAI e quest'ultimo nel momento attuale non è ancora fortemente operativo, anzi in questo momento non lo è proprio. Di qui le difficoltà che abbiamo.
PRESIDENTE. La capisco e posso solo dirle che giovedì prossimo riprenderà alla Camera l'esame, in terza e si spera definitiva lettura, del provvedimento noto come nuovi interventi in campo ambientale, nel quale il problema di fondo che lede l'operatività del CONAI (e cioè il fatto che si può aderire senza - lo dico in modo brutale - dover tirare fuori i quattrini) viene superato prevedendo l'obbligatorietà della adesione. Speriamo che con la promulgazione di questa legge, ove approvata, il problema da lei richiamato, che interessa tutto il territorio nazionale, possa essere affrontato e risolto.
ETTORE D'ELIA, Vice commissario di Governo per l'emergenza rifiuti. Al riguardo le voglio fare un esempio forse banale. Da parte di imprenditori privati è stata proposta la realizzazione di un impianto per il recupero e la prelavorazione della plastica per alimenti, che prima veniva raccolta da un consorzio obbligatorio. Questi produttori hanno già esibito contratti con altra industria, presente in Campania, la Montefibre, che si dichiara disponibile a prendere il materiale; il problema è di farglielo portare. Questo infatti riguarda la filiera completa. Il presidente ha autorizzato la realizzazione di questo impianto a cura e spese solamente dei privati; è un investimento di circa 15 miliardi, che darà occupazione a 45 addetti; il ciclo è completo, ma non abbiamo la possibilità di dire a questi signori di cominciare i lavori perché ci rispondono che poi nessuno gli porta il materiale. Debbo avere un contratto con il CONAI e per esso con il consorzio della plastica, che si obblighi poi a portare questo materiale. Altrimenti manca la materia prima.
presso la discarica di Tufino, un altro punto dolente; la questione dell'impianto di Cava dei Tirreni è stata inviata alla struttura commissariale; quello di Castellammare di Stabia è in corso di progettazione presso la stessa struttura commissariale, visto che i consorzi di bacino che operano su territorio si sono dichiarati impossibilitati o incapaci di procedere autonomamente alla progettazione; quello di Ischia, che risolve il problema dell'intera isola, è in corso di realizzazione. Con questi impianti razionalizziamo il ciclo, miglioriamo la vita delle discariche e raccordiamo la nostra attività con quella del prefetto che va a tamponare i tempi tra l'una e l'altra.
PRESIDENTE. Può completare questo quadro con l'ipotesi di potenza degli impianti e il quantitativo di CDR prodotto?
ETTORE D'ELIA, Vice commissario di Governo per l'emergenza rifiuti. Certamente quanto potremo fare per migliorare il tamponamento dell'emergenza non copre tutto. A regime prevediamo una produzione da 70 a 80 megawatt; ciò significa
che, tenuto conto che nell'ambito dell'attività di pianificazione preliminare abbiamo valutato il fabbisogno energetico della Campania, abbiamo un solo impianto di produzione dell'energia situato nel porto di Napoli che non è a norma. Il nuovo piano regolatore prevede che nella zona orientale della città questi impianti vengano chiusi e l'Enel dovrebbe svolgere un'attività di bonifica del suolo al fine di ridurre l'inquinamento atmosferico. Nei contatti preliminari l'Enel dichiarò che la centrale di Vigliena nel porto di Napoli andava chiusa. Dobbiamo quindi sostituirla con una emissione in atmosfera molto più bassa, perché le norme inserite nel piano e nel disciplinare sono le più severe oggi esistenti a livello internazionale.
PRESIDENTE. Al di là delle norme, la tecnologia ha fatto grossi passi in avanti; la Commissione nel corso di missioni svolte in Italia ha avuto modo di vedere impianti con elevatissimo livello di abbattimento degli inquinanti. Per esempio, per le diossine si è passati nel giro di pochi anni da impianti che lavorano emettendo da quattro a dieci nanogrammi al metro cubo, a impianti in cui si parla di 0,1 nanogrammi al metro cubo .
ETTORE D'ELIA, Vice commissario di Governo per l'emergenza rifiuti. Abbiamo richiesto il rispetto della normativa più severa, ma non abbiamo avuto la possibilità di esaminare le offerte perché le buste sono ancora chiuse. D'altra parte hanno risposto i massimi esponenti della tecnologia mondiale e devo pensare che, se questi limiti vengono rispettati da queste imprese nel nuovo impianto di Chicago non c'è motivo perché non lo siano anche in Italia.
ANTONIO RASTRELLI, Presidente della Giunta regionale della Campania. Bisogna tener conto del fatto che stiamo parlando del primo sistema impiantistico in materia che interessa un'intera regione, questo progetto pone a sistema l'intero territorio della Campania, è quindi anche una sorte di laboratorio per le altre regioni.
GIOVANNI IULIANO. Nello scusarmi per essere arrivato in ritardo per impegni presso il Senato, vorrei chiedere qualche ulteriore notizia e chiarimento sulla scelta del sito da parte delle organizzazioni interessate per lo smaltimento dei rifiuti industriali con riferimento all'impianto che sarà realizzato a spese della Confindustria regionale. Naturalmente la scelta del sito è sulla base di linee guida contenute nel piano?
ETTORE D'ELIA, Vice commissario per l'emergenza rifiuti in Campania. Certamente.
GIOVANNI IULIANO. Su questo vorrei pregare i nostri interlocutori di un ulteriore approfondimento. Ma passo subito ad altre due o tre questioni. Innanzitutto il problema occupazione. Un approfondimento, ad esempio, vorrei che fosse fatto per quanto riguarda i duemila occupati che tante polemiche hanno sollevato. Vi è sempre il sospetto, da parte delle altre province, che venga privilegiata una forma di protesta violenta nel napoletano. Sarebbe quindi utile una parola di chiarimento in proposito e più in generale sulle finalità perseguite dalla struttura commissariale per favorire la crescita dei livelli occupazionali, in relazione soprattutto alle differenze esistenti fra le diverse aree del territorio campano.
che sicuramente non sfuggono né al professor D'Elia né al presidente Rastrelli.
GIUSEPPE SPECCHIA. Desidero innanzitutto salutare il già collega senatore autorevole, presidente Rastrelli, e gli altri nostri interlocutori e rivolgere loro alcune domande.
PRESIDENTE. Non essendovi altre richieste di intervento da parte dei colleghi, avrei anch'io alcune domande da porre. Innanzitutto sul discorso dei rifiuti pericolosi e l'iniziativa assunta, credo in una sorta di accordo di programma, tra regione e associazione industriali. Viene ipotizzata la creazione di una discarica di tipo 2C o di che altro tipo? Chiedo inoltre se risponda a verità quanto ho letto e cioè che per quel che riguarda lo smaltimento dei rifiuti ospedalieri si procederebbe prima al trasporto via terra e poi a quello via mare verso Porto Torres. Vorrei sapere se questa notizia giornalistica sia fondata o meno.
miliardi sono stati allocati come disponibilità per il commissario di Governo o meno. Mi è stato detto che così è avvenuto, ma vorrei sapere dai diretti interessati a quanto ammontino le somme rientranti nella disponibilità della struttura commissariale per fronteggiare l'emergenza.
ANTONIO RASTRELLI, Presidente della Giunta regionale della Campania. Se il presidente consente, risponderò io ad una parte delle domande.
PRESIDENTE. Secondo l'anzianità anagrafica o di iscrizione al collocamento?
ANTONIO RASTRELLI, Presidente della Giunta regionale della Campania. Presi secondo l'anzianità di iscrizione al collocamento e distribuiti mediante i vari centri territoriali del collocamento, le organizzazioni periferiche del Ministero del lavoro.
Poiché, dicevo, solo 1500 vengono investiti da questo processo, restano a disposizione del commissariato Rastrelli, in sede di autofinanziamento... perché queste opere non rientrano nel fondo nazionale occupazione e non possono quindi far riferimento alla n. 468, ma sono processi autofinanziati; poiché, dicevo, 500 lavoratori rimanevano fuori si è ritenuto, da parte del ministro, di potere integrare questa operazione con i proventi di un'altra fonte normativa, i famosi PIP, che non hanno avuto molta fortuna e sviluppo in Italia. Si tratta dei piani di investimento o incremento professionale; in virtù della quota che compete alla Campania su questo fondo nazionale gestito dal ministero del lavoro, è possibile una previsione di 10 miliardi che si aggiungerebbero ai 5 ancora disponibili sui fondi del commissariato. Si avrebbe così un'altra cassa di 15 miliardi complessivi con cui si potrebbe dare tranquillamente risposta ad altre 1500 persone, tenuto conto che l'equiparazione salariale e retributiva deve essere comunque garantita tra l'una e l'altra fase.
quella che sarà scelta, in quel momento sorgerà l'opportunità di consultare il bacino specificamente interessato al problema, per evitare che il discorso sia allargato ad una sfera più ampia che poi non sarà investita nel problema.
ETTORE D'ELIA, Vice commissario di Governo per l'emergenza rifiuti. Vorrei fornire ulteriori chiarimenti in merito alla questione dei rifiuti industriali. La valutazione che è stata fatta circa i quantitativi di questi rifiuti deriva dall'analisi e dall'elaborazioni dei modelli unici di dichiarazione ambientale redatti in base alla legge, in particolare quelli del 1996 redatti da parte dei compilatori sotto responsabilità anche penale.
possibilità che attraverso questi meccanismi se ne inneschino altri. In altri termini, questo è un servizio all'industria ed è suo interesse ampliare la piattaforma e rendere il trattamento il più compatibile anche sotto l'aspetto economico. Preciso che la linea che ci è stata proposta è una linea a freddo, sono trattamenti di inertizzazione senza emissione in atmosfera.
PRESIDENTE. Sono trattamenti essenzialmente chimici, quindi lei sta escludendo l'ipotesi di una discarica.
ETTORE D'ELIA, Vice commissario di Governo per l'emergenza rifiuti. Certamente il materiale dovrà essere esitato, ma non in una discarica per tossici e nocivi: è stata indicata una linea esclusivamente a freddo senza emissioni in atmosfera e senza discariche di particolari valenze. Prima o poi però, in Campania bisognerà realizzare una discarica di questo tipo perché alla fine del circuito qualcosa comunque resta.
nostre perplessità perché nei trasporti, come lei sa, si annida gran parte delle difficoltà nelle quali la malavita trova facile possibilità di ingresso.
PRESIDENTE. Nell'avvio del risanamento delle aree da bonificare mi sembra che l'ordinanza prevedesse dei monitoraggi e vi era stato anche un suggerimento da parte della Commissione nel senso di utilizzare il sistema Lara, così come c'era stato spiegato dal CNR. Qual è lo stato dell'arte?
ETTORE D'ELIA, Vicecommissario di Governo per l'emergenza rifiuti. Dobbiamo avere in questi giorni il preventivo economico da parte del sistema Lara. Gli enti che abbiamo attivato sono l'ENEA, con cui abbiamo già stipulato la convenzione, l'ANPAC, con cui la convenzione è in corso di stipula ma le attività sono già partite, l'ISPESL per la parte di sua competenza, l'Istituto superiore di sanità ed il Ministero della sanità per gli aspetti di carattere microbiologico e biologico, ed il CNR per quanto riguarda appunto il progetto Lara. Come lei saprà, però, purtroppo almeno nell'area casertana le risultanze dell'unità di crisi istituita da prefetto, finora e salvo questi approfondimenti che si rendono necessari, non hanno dato luogo all'individuazione di materiale, specialmente in quei famigerati
laghetti, per cui in quel caso si renderà necessaria l'utilizzazione di altro tipo di strumenti rispetto a quelli che sono stati i NOE e gli organi di polizia giudiziaria, che non sono ancora riusciti ad individuare un dettaglio delle cose.
ANTONIO RASTRELLI, Presidente della Giunta regionale della Campania. Se il presidente consente, vorrei rispondere un attimo al senatore Specchia perché ho letto anche nei resoconti della sua convinzione circa l'utilità di un unico commissariato che assorba tutte e due le materie. Vorrei vivamente pregare l'amico Specchia di rinunziare a questa impostazione per il semplice motivo che abbiamo creato un meccanismo di compensazione tale per il quale modificare oggi il quadro del rapporto prefetto-discariche e commissario-impianti definitivi significherebbe mettere tutto in discussione un'altra volta, con grande difficoltà dell'autorità istituzionale di natura politica rispetto a quella governativa. Il prefetto può anche mandare i carabinieri ed il certi casi lo ha fatto molto più facilmente di quanto non possa fare il presidente della giunta regionale della Campania. Pregherei quindi vivamente il senatore Specchia di lasciare le cose come stanno, che sono un difficile miracolo di equilibrio nella composizione del problema.
PRESIDENTE. Già nell'audizione svolta con il prefetto commissario di Governo ci è apparso del tutto chiaro che farà quanto il Governo gli dirà di fare, ma la sua impostazione soggettiva, come carico di responsabilità, sarebbe altra. Desidero però dare atto alle due strutture commissariali in Campania di aver contribuito ad allontanare la presenza della criminalità organizzata; è necessario in ogni caso perfezionare il rapporto con le popolazioni, perché sia assicurato il consenso più ampio possibile circa la localizzazione degli impianti per lo smaltimento dei rifiuti.
Stiamo tenendo una serie di audizioni riguardanti la situazione delle regioni nelle quali l'esistenza di un'emergenza rifiuti ha portato alla nomina di commissari di Governo. Per la Campania abbiamo già sentito il prefetto Romano e il presidente della commissione tecnico scientifica Di Carlo; adesso vorremmo sentire il programma del commissario Rastrelli, tenendo conto dei problemi e del legame evidente tra la fase di emergenza e quella di transizione alla normalità. Possiamo andare dalla questione dell'inceneritore, che ha indotto diversi sindaci a venire a Roma per incontrare i presidenti di Camera e Senato, al fatto che nel giro di poche settimane a Napoli non si saprà più dove portare i rifiuti.
Le chiederemmo dunque un panorama della difficile fase di passaggio dalla gestione emergenziale ad una in cui lo smaltimento dei rifiuti avvenga attraverso impianti adeguati e si recuperi quanto più possibile dei rifiuti stessi anche grazie alla raccolta differenziata, in ossequio al decreto legislativo Ronchi.
In Campania c'è una situazione che lei conosce perfettamente, perché l'ha evidenziata anche nella relazione alla Commissione; abbiamo il convincimento che, per quanti sforzi si possano fare, la raccolta differenziata lanciata e sostenuta dal commissariato abbia bisogno di tempi piuttosto lunghi per andare a regime. La considerazione di base è che il sistema delle discariche a cielo aperto, con tutti i problemi che questo tipo di smaltimento comporta, è un fatto di inciviltà assoluta. All'inciviltà bisogna porre rimedio, anche perché mi pare che il prefetto Romano
Quando la Commissione venne a Napoli, dissi che il piano era stato predisposto, aveva già ottenuto il primo effetto di sospendere la procedura di infrazione con l'Europa e sarebbe stato presentato in tempi brevissimi, cosa che è puntualmente avvenuta. Abbiamo avuto la possibilità di preparare un bando di gara, concordato con il Ministero dell'ambiente, e di lanciarlo sul piano internazionale partendo dal presupposto che l'impiantistica del sistema viene sviluppata in parte dal commissariato con fondi propri per quanto riguarda le stazioni di trasferenza, di raccolta e di compattazione (che già ha l'effetto di ridurre e selezionare i rifiuti), a cui seguono il processo di preparazione del combustibile e la termocombustione. Per questa seconda parte il bando chiede alle imprese di preparare progetti propri non solo per quanto riguarda la tecnologia da porre a base del sistema, ma anche per quanto riguarda l'ubicazione dell'impianto principale di termovalorizzazione e dei conseguenti impianti di produzione del combustibile.
Questo bando ha avuto un ottimo esito: abbiamo avuto la bellezza di otto o dieci offerte delle più grandi concentrazioni tecnologiche, finanziarie e industriali del mondo. Come lei potrà vedere dagli atti che depositeremo, hanno concorso la tecnologia giapponese, canadese, americana, tedesca e francese associate con importanti aziende italiane (Ansaldo, Finmeccanica, Fiat, Enel, Eni). Mentre tutto era pronto e la gara doveva svolgersi il 4 novembre, è intervenuta la situazione alla quale lei ha fatto riferimento, cioè i sindaci hanno messo le sciarpe, proprio quei sindaci i cui territori sono pieni di immondizia e nei quali non si può più vivere per il gas e per la puzza, ed hanno trovato i corrispondenti istituzionali legati alla battaglia per l'ambiente, che però non tengono conto del problema di fatto evidenziato anche dall'altro commissario. Il ministro Ronchi, allora, di intesa con il ministro Jervolino mi ha chiesto un mese di tempo per l'esperimento della gara, mese che scadrà all'inizio di dicembre.
Io sostengo con grande forza la necessità di questo esperimento di gara, in primo luogo perché abbiamo disturbato, in nome del Governo italiano, il mondo. Mi è arrivata una lettera dell'ABI con cui si lamenta il fatto che è stato fatto un progetto finanziario (il primo progetto finanziario italiano) senza preventivamente informarne le banche italiane. Ho risposto che si tratta di un bando europeo, pubblicato sulle gazzette e comunicato attraverso i giornali; se le grandi aziende che si sono consorziate per questa operazione, che vale 2 mila miliardi, hanno preferito la finanza estera a quella italiana evidentemente è perché la ritengono più adatta a questa operazione. Questo particolare è importante perché evidenzia la bontà del progetto.
È stato fatto un progetto sistematico per cui, attraverso l'esercizio della concessione, si riesce a recuperare la spesa impiantistica che l'Italia col suo bilancio contratto non può affrontare, si tratta quindi di una prova importante. Contro questo c'è sì la protesta dei sindaci e di talune situazioni territoriali, ma non si considera che questa gara non prevede l'assegnazione perché, per la particolare delicatezza di questa sistematica sul nostro territorio e sul nostro modo di intendere le tecnologie, nel bando di gara si chiede alle aziende concorrenti quale sia la tecnologia, quale sia l'ubicazione (su suoli che devono già essere nella disponibilità delle aziende) e anche quale sia il prezzo di conferimento per poter fare una valutazione complessiva della capacità tecnica dal punto di vista degli impianti ambientali, di un'ubicazione che risponda alle esigenze dell'azienda secondo i bacini disegnati ma anche secondo l'opportunità che l'azienda ha nell'influire sul territorio anche con partite compensative (industrie, assunzione di personale). Infine la gara non comporta l'assegnazione automatica, ma impone una valutazione delle offerte
Così stanno le cose. Se vogliamo risolvere il problema dei rifiuti in Campania, per quanto riguarda il futuro, tempo due anni, dobbiamo eseguire questo piano, il che non implica niente rispetto alle esigenze che anche il ministro Ronchi ha indicato. Nel capitolato abbiamo fatto semplicemente l'elencazione delle quantità di rifiuti prodotti in Campania, così come risultano dalle certificazioni prefettizie. Che l'impianto sia dimensionato per 2 mila o per 1.100 tonnellate, come vuole il ministro, è un fatto che viene configurato nel momento in cui dall'offerta si passa al rapporto contrattuale, passando attraverso il meccanismo dell'accordo di programma, che vede investito proprio il ministero a tutela del problema.
Per la parte che ci riguarda, abbiamo attivato tutto ciò che si poteva attivare per la raccolta differenziata. Stiamo procedendo agli appalti per le stazioni di compattazione e per quant'altro è necessario. Spiegherà poi il professor D'Elia quale sia il sistema particolare su cui dobbiamo agire. Dobbiamo però esperire questa gara perché essa è il presupposto per interessare la grande finanza e la grande tecnologia di cui abbiamo bisogno, per avviare così a soluzione la problematica.
Su altro fronte, sempre dei poteri commissariali, abbiamo invece con l'ENEA e con l'ANPA avviato la soluzione del problema del risanamento delle discariche attuali esaurite e stiamo procedendo attivamente anche su tale versante d'intesa con i prefetti, che nel caso di specie sono subcommissari ed hanno quindi una delega specifica per agire nel campo. Abbiamo individuato anche la soluzione del problema dei rifiuti industriali, in quanto l'associazione regionale della Confindustria ha scelto il sito, fa l'impianto a proprio carico e determina così la soluzione del problema. Può intendersi risolta anche la problematica dei rifiuti ospedalieri, che erano anch'essi un problema molto grave. Abbiamo attivato il sistema di autodistruzione presso le aziende ospedaliere, concentrate o singole. Ritengo che su questo punto il lavoro svolto sia produttivo.
La situazione è certamente difficile, ma bisogna valutare le condizioni date. Abbiamo il merito - se posso dirlo - di aver avviato un procedimento che tende a trasformare quel sistema di inciviltà cui facevo prima cenno, cioè il deposito dei rifiuti a cielo libero nella discarica, in un sistema industriale integrato: la dislocazione degli impianti di ricevimento e la manipolazione dei rifiuti all'interno di opifici; poi, una volta ridotta la massa e distinta la parte da utilizzare per la produzione di combustibile, il sistema di compattazione; la trasferenza tra un impianto e l'altro sulla base di una ecologia spinta, arrivando perfino a prevedere che le masse di trasferimento saranno chiuse nel chellophan come si fa per prodotti di altro genere; quindi la preparazione del combustibile, la termodistruzione che produce energia e quest'ultima in rete. La Campania prende tutta la sua base energetica dalla Puglia, dalla centrale di Brindisi, con tutte le difficoltà che conosciamo. Insomma, onorevole presidente ed onorevoli parlamentari, fermare questo processo è un crimine. Per la parte che mi riguarda, fin quando avrò i poteri di commissario, andrò avanti proprio perché sono convinto della giustezza della scelta e della grande opportunità di realizzare questo piano finanziario-industriale con un progetto finanziario, per la bontà tecnica, dal punto di vista ambientale, del progetto stesso; e infine anche per dare una mano alla soluzione del problema della disoccupazione a Napoli. La Commissione sa che nei poteri collegati a questa situazione c'era la facoltà di preparare 2 mila addetti perché potessero operare ben preparati nella nuova sistematica che viene ad essere realizzata. Anche per questo ho fatto il bando e tutto quanto era necessario; ho incontrato poi l'opposizione del ministro Treu fino a qualche giorno fa perché lui pensava che
Questo avevo il dovere il riferire alla Commissione. Sono ovviamente a disposizione, insieme al professor D'Elia per gli aspetti più propriamente tecnici, per ogni eventuale integrazione. Desidero comunque ringraziare la Commissione e trovare spunto da questo incontro per fare un discorso chiaro anche nei confronti dei ministri interessati. Loro sono ministri del Governo italiano ed io sono commissario dello stesso Governo; non vi è lotta tra poteri, ma vi deve essere una comune convinzione sulla necessità di risolvere questo problema. Si tratta peraltro di un problema su cui attinge forza anche la situazione particolare determinata dalla presenza in Campania della camorra e di quant'altro; ritagliare uno spazio sul piano industriale per investire le potenzialità industriali a livello mondiale significa dare la vera risposta e sconfiggere veramente anche quello che è un fenomeno accessorio rispetto al problema.
Farò ora un quadro di carattere più generale. Una delle cose che stiamo attuando con forte intensità, anche se solo adesso si cominciano ad avere risultati di una certa consistenza, riguarda la raccolta differenziata, uno degli obiettivi del decreto legislativo ed uno degli obiettivi primari del piano redatto. Il problema maggiore su cui ci siamo andati ad imbattere è fondamentalmente non quello della partecipazione dei cittadini, ma quello dell'esito del materiale raccolto. La Commissione saprà che le cosiddette filiere di recupero del materiale sono oggi confluite nel consorzio nazionale degli imballaggi (CONAI), che purtroppo nella fase attuale non è ancora operativo.
Questo per dare alla Commissione un'idea di quanto stiamo cercando di attivare. Nello stesso tempo, sempre per quanto riguarda la raccolta differenziata, una delle iniziative che stiamo ponendo in atto è di porre in ogni plesso scolastico, di ogni ordine e grado, contenitori per la raccolta differenziata; ciò anche ai fini di una ulteriore campagna che stiamo facendo per la sensibilizzazione della popolazione scolare. È possibile infatti lavorare sui giovani per convincerli della possibilità di recuperare materiale.
Lo schema generale che stiamo ponendo in atto prevede, a livello di tecnologie, una serie di complessi tra loro raccordati e collegati, che partono dalla raccolta differenziata (e quindi con l'eliminazione a monte del materiale o di forti fette di esso; ad esempio gli imballaggi secondari e terziari, per i quali la campagna è già in corso in tutta la regione); la realizzazione di stazioni intermedie; la realizzazione di stazioni intermedie di selezione del materiale non sfuggito alla raccolta differenziata e la sua prelavorazione attraverso l'eliminazione di vetro, carta, plastica, sostanza organica, la sua compattazione ed il successivo invio a quegli impianti di produzione del combustibile che per dislocazione territoriale hanno necessità di non avere percorsi eccessivamente lunghi.
La previsione che abbiamo messo in atto è di sette impianti di produzione del combustibile derivato dai rifiuti in tutta la Campania, tutti collocati o presso discariche esistenti, quindi in zone dove gli eventuali sovvalli non utilizzabili, ma in questo caso inerti, possono essere depositati in discarica opportunamente compattati e successivamente trasportati presso gli impianti finali di valorizzazione del CDR e produzione di energia. Pertanto lo schema complessivo prevede la presenza di stazioni disseminate sul territorio, che in parte stiamo già realizzando. Cito l'esempio di Flumeri, nell'avellinese, che dovrebbe risolvere in larga misura il problema della discarica di Difesa Grande che chiuderà tra breve; tre giorni fa è stato approvato un impianto analogo
Vorrei attirare la vostra attenzione su quanto previsto sul bando di gara che, ovviamente, non può fare altro che ripetere quanto è detto nelle ordinanze che regolano la vita del commissariato. Noi prevediamo che la realizzazione dei sette impianti di produzione di CDR e dei due impianti di termovalorizzazione finale debba richiedere almeno due anni e mezzo; questo però non significa che tutte le opere vengono terminate contemporaneamente. Una volta iniziati i lavori, gli impianti di produzione del CDR possono cominciare a funzionare già dopo otto-dieci mesi. Uno dei vincoli che abbiamo posto, anche alla luce degli obblighi che nascono dalle ordinanze, è che nelle more dell'entrata in funzione dei termovalorizzatori facenti parte di questo ciclo, il CDR venga bruciato in altra area producendo comunque energia. In altri termini, se le cose riescono ad essere correttamente avviate e se le risposte di gara saranno adeguate, i partecipanti si obbligano, realizzata la prima fase dell'impianto, a bruciare nell'impianto stesso.
A questo riguardo vorrei far presente che la struttura commissariale sta operando anche in altra direzione. In Campania, sempre finanziati in base alla legge n. 80, sono stati completati due impianti di cogenerazione di proprietà regionale che stanno per entrare in funzione (uno a Marcianise, l'altro Ponte Valentino nel beneventano, uno di 9 e uno di 6 megawatt); stiamo valutando la possibilità di fare degli adeguamenti di questi impianti, nelle more, in maniera tale che anche essi possano ricevere materiale.
In secondo luogo è stata predisposta una base di accordo di programma con i cementieri, cioè con i gruppi UNICEM e Cementir che sono presenti nella regione e che hanno dichiarato disponibilità ad esaminare in dettaglio l'ipotesi di ridurre ulteriormente il tempo in cui le discariche dovrebbero funzionare. Le risposte da parte della tecnologia mondiale sono più che interessanti, almeno a giudicare dal livello delle imprese partecipanti. Per l'impianto di termodistruzione e di produzione di energia nella provincia di Napoli (che produce il 55 per cento dei rifiuti della regione) abbiamo ricevuto tre offerte: una del gruppo FIAT con un raggruppamento di imprese composto da Fisia Italimpianti, Babcok Kommunal, Deutsche Babcok, Oberhausen, Impregilo; un'altra della Foster Wheeler in raggruppamento con l'Enel, Elettroambiente, Gesenu, Impresa Cecchini e Cogeco; la terza della Kawasaki Heavy Industries e Termomeccanica. Per le altre province le offerte sono cinque: una del gruppo Fisia Babcok, un'altra del gruppo Kawasaki Termomeccanica, una terza del consorzio Emiliano romagnolo insieme ad Aerimpianti, Seghers Better Tecnology, in pratica gruppi italoamericani. Un'altra di Elettroambiente e AB&B, che è uno dei colossi mondiali nel settore; una società svizzero-tedesca-italiana, ma fondamentalmente svizzero-tedesca; l'ultima di Ansaldo energia, Tecno Trattamento Rifiuti, eccetera.
Altra questione è quella dei termodistruttori. Nella regione Campania siamo sempre alle prese con la legittima e a volte motivata protesta delle popolazioni. Pensiamo a Battipaglia che ha avuto diversi problemi con le discariche, che oggi finalmente si vanno risanando; pensiamo ai comuni del Giulianese che hanno sollecitato l'intervento del ministero dell'ambiente; ora siamo in attesa di sapere come andrà a finire tutta la partita delle gare, che, se non prenderà la piega giusta, temo possa sfociare in un contenzioso amministrativo. Si tratta di grossi problemi
Rispetto a tutta la questione degli impianti del CDR, i siti di trasferenza ed i termovalorizzatori, se un appunto possiamo farci, come istituzioni, è che forse abbiamo trascurato la parte più importante, quella dell'inchiesta pubblica e dell'informazione al pubblico. Su questo siamo stati forse complessivamente un po' carenti, suscitando molteplici preoccupazioni da parte delle popolazioni. Vorrei sapere se su questo versante si stia producendo qualche iniziativa.
Ho sentito che per chiudere l'emergenza in Campania ci vorranno sostanzialmente ancora, più o meno, un paio di anni. Il 12 novembre scorso abbiamo ascoltato il presidente della giunta regionale della Puglia, che al riguardo presenta un assetto un poco diverso, accentrando i poteri che in Campania sono delegati a due strutture commissariali, presso la presidenza della giunta regionale e presso la prefettura, anche se poi il quadro si complica un poco perché, se ho ben capito, almeno per quanto riguarda il risanamento e la bonifica, il commissario nomina i prefetti subcommissari, per cui una volta si è commissari ed altra volta subcommissari nella stessa materia e questo, secondo me, non va. La domanda comunque è se, nell'esperienza fatta fino ad oggi in Campania, la divisione dei poteri possa considerarsi soddisfacente, se al di là ovviamente della persona Rastrelli e del commissario-prefetto di Napoli il quadro funzioni, abbia funzionato o se invece sarebbe invece auspicabile, come io penso, ma posso sbagliare, un unico commissario che si occupi dell'intero sistema e che quindi abbia contezza piena di tutto e si possa quindi muovere, insieme ai suoi collaboratori, e d'intesa con il ministro per l'ambiente, in modo organico.
Per quanto riguarda poi le risorse finanziarie, avete avuto o avete dei problemi? Abbiamo visto che per la Puglia i fondi ancora difettano. Sono stati annunciati e promessi più volte, ma ancora non sono arrivati. Nel precedente incontro, sempre sulla Campania, ma con altri soggetti, ricordo di avere ascoltato alcune critiche sui rapporti commissario-enti locali, sindaci. Il collega Iuliano accennava prima all'informazione dei cittadini, che è sicuramente un fatto importantissimo, particolarmente nel settore dello smaltimento dei rifiuti, nel quale se non cresce la cultura ed il coinvolgimento dei cittadini è certamente difficile fare passi avanti. Parlo ora, però, del rapporto commissario-enti locali, che è un rapporto necessario quando si debbono fare scelte che coinvolgono il territorio. In questi casi l'ente locale e il sindaco, a prescindere dal loro colore, debbono essere necessariamente al centro. Questo rapporto funziona o no? I rapporti con le amministrazioni locali sono concretamente operativi?
Infine, citava ora il collega Specchia la questione delle risorse. Ricordo che vi fu un impegno diretto della Commissione e del presidente perché nel riformulare l'ordinanza che ha conferito nuovamente i poteri di commissario di Governo la questione delle risorse - mi pare si trattasse di 200 miliardi - fosse affrontata e risolta. Vorrei quindi sapere se questi 200
Per quanto riguarda i lavori socialmente utili abbiamo avuto una vertenza istituzionale con il ministro Treu, il quale, come ho detto, riteneva che per immettere 2000 lavoratori in questa forma di specializzazione per il nuovo tipo di lavorazione del rifiuto solido urbano si dovesse attingere solo tra coloro già inseriti nei lavori socialmente utili. Viceversa la norma nasce proprio in ragione della particolare situazione occupazionale di Napoli e della Campania. Ora sembra che questo sbarramento sia superato perché il Presidente del Consiglio (cui è stata rivolta l'interpellanza, perché su questa posizione si era ancorata la commissione regionale per l'impiego) dovrebbe rispondere a vista nel senso favorevole alla tesi che avevo sostenuto e cioè che si tratti di un'aliquota aggiuntiva; questi non sono lavoratori socialmente utili e quindi la legge sopravvenuta rispetto al nostro progetto, la n. 468, che fa divieto di ulteriori corsi, non è applicabile perché questi sono tipici lavori di pubblica utilità per i quali, naturalmente attraverso una selezione, si debbono preparare un certo numero di persone che dovranno essere poi adibite, dalle aziende che vinceranno le gare per la sistematica, alla lavorazione specifica. È questo uno dei primi tentativi di collegare il «lavoro socialmente utile» alla possibilità di un impiego più o meno stabile.
Questa partita si è risolta in un modo che ritengo molto utile ed anche molto trasparente. Proprio per la specificità della norma che voleva che la questione fosse relazionata alla particolare situazione occupazionale della Campania, dovevamo prevedere un meccanismo che avesse la possibilità di dare risposta ad una serie di problemi, che interessano anche diritti soggettivi acquisiti in base a leggi e a procedure amministrative. Nell'ultimo incontro con il ministro Bassolino, gli esponenti della provincia e del comune di Napoli, si è arrivati ad una conclusione rispetto al meccanismo complessivo che era stato stabilito e già previsto dal bando non approvato: una volta risolta la pregiudiziale Treu, dal Presidente del Consiglio D'Alema, avremmo fatto un bando per circa 1500 unità sulle 2000 previste, impegnando 15 miliardi sui 20 disponibili per mercedi in ragione della scelta della graduatoria per anzianità degli iscritti al collocamento partendo dall'età di 50 anni e poi a scendere. Nell'ambito di questa graduatoria bisognava designare 420 posti ai corsisti di Napoli e Acerra che nascono da un famoso decreto Mastella e che per 3-4 anni hanno lavorato specializzandosi in questa funzione, come dovrebbero fare gli altri. Poiché il numero previsto inizialmente era 2000 e solo 1500 vengono così cooptati; e poiché questi, ad eccezione dei 400, per una differenza quindi di 1100, sono distribuiti su tutto il territorio della Campania, sulla base di una logistica ubicazionale che tiene conto degli impianti (abbiamo già fatto il riparto delle varie realtà locali), questa situazione andrebbe a rispondere al primo requisito di trasparenza; prendere dal collocamento secondo l'anzianità mi sembra un criterio obiettivo. Poiché però soltanto 1500 su 2000, dicevo, vengono investiti da questa fascia...
Questa seconda partita che nascerebbe con il secondo bando deve essere intesa anche come sostegno alla cooperazione. Le cooperative realizzate tra lavoratori, che abbiano una data di costituzione antecedente al mio bando ed un numero chiuso di lavoratori, e che peraltro non rientrano nella graduatoria generale della prima fase, andrebbero tutte quante collegate, attraverso un consorzio di cooperative, alle centrali cooperative esistenti oggi nel nostro ordinamento per poter assolvere un segmento di quel progetto unico fatto dal commissariato di Governo per la materia, che deve essere gestito da Italia lavoro, che come tutti sapete è un ente pubblico.
Questa è l'impostazione su cui abbiamo lavorato. Resta ancora il conflitto con i sindacati nazionali e regionali, i quali ritengono che questo sia un pastrocchio. La loro tesi è di voler assolutamente essiccare le sacche dei lavori socialmente utili, utilizzando questi fondi, ma credo sia questa una scelta di politica nazionale che il Governo fa; appena sarà stata fatta noi procederemo al doppio bando, sia quello che deve assolvere alla prima funzione dei 1.500 lavoratori il cui datore di lavoro è il commissariato, sia il secondo bando che riguarda invece gli altri 1.500 lavoratori attraverso l'integrazione del piano PIP rispetto al vecchio sistema.
Questa è una risposta che si è riusciti a dare. È bastato dare il messaggio che Napoli è tornata a vivere civilmente. Avevamo una situazione di incontrollabilità del territorio, ma è bastato questo messaggio per far comprendere che si sta facendo uno sforzo molto forte per offrire una risposta, sia pure minima; questo messaggio è stato sufficiente a tranquillizzare gli animi. Tutti attendono che nelle due settimane promesse si completi la fase istruttoria e preparatoria dei due bandi e si vada poi finalmente alla selezione del personale.
Il secondo punto è molto delicato. Io vengo considerato un uomo che non rispetta le istituzioni locali. È una brutta nomea che mi sono fatto per la mia mentalità, che mi spinge, quando è necessario, soprattutto quando si ha un incarico come quello commissariale, sia pure con tutte le consultazioni e concertazioni, che ci sono state; che mi spinge, dicevo, ad andare avanti. Ma le consultazioni e le concertazioni, ripeto, ci sono state. Il sindaco di Giuliano, tanto per fare un esempio, è stato almeno 19 volte a parlare con me o con il vice commissario D'Elia per spiegargli i meccanismi. Perché non sono potuto andare direttamente ad investire? Perché la gara, allo stato attuale, è ancora riservata; non ho ancora aperto le buste. Non so se vincerà l'ENEL a Giugliano o la FIAT a Pomigliano, ma a seconda delle offerte vincenti sorgerà la necessità della consultazione con le autorità del bacino interessato; non posso mettere in allarme seicento sindaci non sapendo quale sarà l'ubicazione definitiva di questi impianti. Ho detto a tutti che faremo un'indagine di mercato, metteremo sul tavolo le proposte delle aziende nei due comparti e quando avremo individuato, tramite l'accordo di programma,
Adesso la situazione è migliorata. Vi è la giusta e legittima richiesta dei sindaci che saranno investiti di questo problema a vedersi riconoscere non solo i benefit previsti per quanto riguarda il costo dell'energia nella zona e la tassa sul conferimento dei rifiuti, ma anche altre compensazioni accessorie. Però, per poter intavolare un discorso sulle valutazioni accessorie compensative, io per primo ho bisogno di conoscere i risultati della gara, che è stata mantenuta nella più assoluta riservatezza. Correvamo infatti il rischio che le offerte fossero frutto di accordi; abbiamo invece voluto dar vita ad un sistema concorrenziale nel quale non fosse possibile l'intesa sotto banco. Apriremo le buste, valuteremo i progetti, i costi del trasferimento, il meccanismo di trasferimento in rete dell'energia, ci sarà una valutazione tecnica e poi il passaggio obbligatorio con i ministeri. Al termine di questo procedimento, quando avremo spiegato ai sindaci dei singoli comparti qual è il risultato che possiamo dare al problema complessivo e avremo offerto le possibilità integrative di intervento che appartengono all'istituzione regionale, credo che la tensione potrà essere via via spenta e addirittura si possa arrivare a richieste di intervento. Con questi impianti, infatti, si dà occupazione ai lavoratori socialmente utili in quelle zone; è possibile compensare, attraverso attribuzioni accessorie, il sacrificio del territorio, si risolve un problema mortale con un'impiantistica che appartiene al mondo civile. In questo modo credo si possa anche avere la solidarietà e l'appoggio delle istituzioni locali.
Il commissariato, coadiuvando l'amministrazione regionale, ha predisposto un catasto dei rifiuti, che consente di avere un quadro sufficientemente attento della produzione dei rifiuti industriali. Da parte di Confindustria Federindustria Campania, che raggruppa praticamente l'intera regione, spesso è stato dichiarato che una delle strozzature del sistema industriale è rappresentata dal fatto che sul territorio della regione non esistono impianti pubblici in grado di procedere a questo riguardo; pertanto i rifiuti industriali e speciali della Campania vengono inviati in altre regioni, in particolare nelle Marche, in Lombardia, in Toscana, con costi elevatissimi.
È stato creato un consorzio tra diciassette imprese che si sono dichiarate disponibili a propria cura e spese a realizzare sul territorio, ben inteso in area industriale, un impianto unico per tutta la regione, prevedendo la realizzazione presso le ASI di stazioni di stoccaggio provvisorio al fine di razionalizzare e limitare il trasporto. Purtroppo l'accordo di programma è stato inviato al ministro Ronchi sette mesi fa, a settembre abbiamo avuto una risposta con la richiesta di alcune modifiche; oggi mi recherò al Ministero per parlare di questo problema perché gli industriali ci hanno scritto che, se non avranno risposta in breve tempo, scioglieranno il consorzio innescando problematiche non risolvibili. Attualmente alcuni tipi di rifiuti vengono smaltiti alla modica cifra di 6.000 lire al chilo e inviati fuori dalla Campania con tutti i problemi che ben conoscete riguardo ai trasporti; ci era sembrato particolarmente interessante che i detentori dei rifiuti si impegnassero a realizzare l'impianto e a conferirvi i rifiuti. Da parte della struttura commissariale c'è un'attività di promozione, ci sarà un'attività di controllo, ci sarà un intervento per il miglioramento del ciclo, ma senza spese; soprattutto non c'è alcuna
Non posso che ripetere quanto ha detto il presidente in merito al rapporto con gli enti locali che non sono particolarmente brillanti. Di ogni riunione e di ogni convocazione predisponiamo un verbale che viene inviato anche agli assenti, in maniera che siano al corrente di quanto si è discusso; devo far presente che la provincia di Napoli in due anni e mezzo non ha mai preso parte alle riunioni della struttura commissariale né attraverso il presidente né attraverso l'assessore; lo stesso sindaco di Giugliano, di cui comprendo il travaglio, è stato convocato diciannove volte e in una circostanza mi ha risposto che non voleva essere convocato ma invitato. Si figuri se vogliamo sollevare questioni di forma quando il problema da affrontare è realmente serio! Oggi si cominciano ad instaurare rapporti con i sindaci di maggiore fiducia e comprensione, spero che possano migliorare alla luce di un confronto aperto, basato non su chiacchiere ma su fatti reali e su elementi tecnici.
Non si può dire che ci sono diossine. oggi qualsiasi impianto di termovalorizzazione nel mondo ha gli abbattimenti previsti e gli organi di controllo, le province, mantengono pienamente la loro funzione.
Un capitolo apposito del piano riguarda la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti ospedalieri. A seguito di consultazione di tutte le ASL della Campania e dei presidi sanitari si dà una stima di 6.500 tonnellate annue. Attualmente esiste un solo forno nella regione, presso l'ospedale San Paolo di Napoli; ne abbiamo trovati altri quattro realizzati e non in esercizio per motivi vari (anche a causa di commissioni di collaudo che non collaudavano); il comitato regionale inquinamento atmosferico non si riunisce da un anno, ne abbiamo stimolato fortemente l'attività e le riunioni sono riprese due settimane fa.
Abbiamo ipotizzato in primo luogo la saturazione di tutti gli impianti esistenti e non funzionanti, fermo restando il rispetto delle norme di emissione in atmosfera; a questo riguardo c'è preoccupazione perché il Ministero dell'ambiente non ha ancora emanato il decreto sui rifiuti ospedalieri ai fini della sterilizzazione, e quindi assimilazione ai rifiuti urbani, o della distruzione in loco . Gli impianti esistenti, se messi in esercizio, dovrebbero smaltire i rifiuti ospedalieri della città di Napoli, assorbono infatti circa 2.500 tonnellate al giorno. Per il resto devo soprassedere perché si tratta di proposte di privati; non vogliamo creare posizioni di privilegio e l'ipotesi che stiamo perseguendo è che le ASL si consorzino tra loro realizzando eventualmente impianti di loro pertinenza, anche con il supporto finanziario della struttura commissariale, oppure che realizzino società miste pubblico-privato, oggi consentite dai loro statuti. La ASL 1 di Napoli ha già fatto un consorziamento di tutti gli ospedali sotto la sua giurisdizione, in modo che dalla parte del privato ci siano la tecnologia e l'esercizio, ma il controllo rimanga sempre alla mano pubblica. Ci risulta che gran parte dei rifiuti ospedalieri della Campania vengano smaltiti in altra regione, su questo manteniamo le
L'ultima domanda riguarda le risorse finanziarie: non sono arrivate. Sulla carta avremmo risorse finanziarie di grandissima entità. Si diceva di quei 200 miliardi, ma di essi ce ne sono arrivati 25 per una tranche e 18 per l'altra. Insomma vi sono delle difficoltà. Sono state bandite delle gare per alcuni degli impianti di cui si diceva, ma per i contributi dati alle amministrazioni locali, vale a dire ai consorzi di bacino in tema di raccolta differenziata, la disponibilità che oggi potremmo avere sarebbe di circa 70 miliardi di cui ne abbiamo già impegnati 62. Questo con ciò che abbiamo, nel senso che si stanno attivando una serie di cose, gare fatte, avvio delle attività, ma poi questi fondi ovviamente non possono essere più toccati perché riservati al pagamento per stati di avanzamento delle opere. Vi sono alcune allocazioni nelle ordinanze che in realtà non hanno poi trovato riscontro. Faccio un esempio: nella misura - di questo il presidente ne è al corrente - n. 532 del 95/96 del POP Campania erano allocati 250 miliardi, ma in mancanza di possibilità di spesa, questa ha subito una rimodulazione che ha reso indisponibile la cifra; forse c'è rimasto qualche cosa ma di fatto non ci sono.
Per quanto riguarda le allocazioni ai sensi della legge n. 341, di 50 miliardi ce ne sono arrivati 25. Della legge n. 641, di 100 miliardi ne sono arrivati 18. Per quanto riguarda poi le quote che i consorzi e le discariche attualmente agenti dovrebbero versare al commissariato, così come stanno rimborsando la prefettura, i consorzi di bacino hanno fatto ricorso al TAR; il presidente ha nominato dei commissari ad acta per il recupero perché l'ordinanza dice che le somme debbono essere versate alla struttura, al commissariato, ma per interventi sullo stesso consorzio di bacino, non altrove. L'idea che spesso hanno i consorzi di bacino é quella di una gestione autonoma, cosa che nessuno gli nega di fare; tenuto però conto che gli atti del consorzio di bacino sono sottoposti a controlli non particolarmente attenti, almeno per quanto ci risulta; così abbiamo detto più volte che le quote versate saranno intestate a capitoli destinati allo stesso consorzio di bacino, ma i progetti ai fini della attivazione dei fondi debbono essere raccordati e coordinati in un quadro generale che può essere dato solo dal commissariato. Di qui alcune difficoltà anche nella acquisizione dei fondi. Di tali fondi dovremmo avere circa 40 miliardi; in realtà siamo riusciti a recuperarne solo 3,3; per gli altri hanno fatto ricorso al TAR e al riguardo dovremo vedere come trovare delle soluzioni con l'avvocatura dello Stato; in altri termini vi è una renitenza a dare luogo ad un controllo della spesa da parte dell'organo centrale; controllo che non significa non destinare, ma solo agire ai fini della corretta allocazione della spesa.
Ringrazio quindi gli intervenuti e nel congedarli li invito a fornire alla Commissione ogni aggiornamento che si renderà possibile. Il problema che ho richiamato del rapporto con le popolazioni e le autorità locali è delicatissimo; vi è in particolare la questione, richiamata dal collega Iuliano, circa la valutazione di impatto ambientale non tanto nei suoi aspetti meramente tecnici quanto anche e forse soprattutto quanto a capacità di colloquio con le popolazioni e le autorità locali in modo da creare, come dicevo, il più ampio consenso possibile e pervenire così, anche in situazioni estremamente difficili come mediamente sono quelle della Campania, al generale convincimento della esigenza di superare le fasi emergenziali e di farlo rinunciando alle sciarpe tricolori, per usare la battuta che prima abbiamo ascoltato.