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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'applicazione della convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York nel 1989, l'audizione del presidente dell'associazione «Telefono Arcobaleno», don Fortunato di Noto.
FORTUNATO DI NOTO, Presidente dell'associazione «Telefono Arcobaleno». Signor presidente, onorevoli senatori e deputati, permettetemi di dire, a nome di tutti i componenti dell'associazione che rappresento, che siamo immensamente onorati di poter beneficiare dell'attenzione di un così autorevole uditorio.
sia opportuno sgombrare il campo da opinioni personali, da coinvolgimenti emotivi, e trattare la questione della politica per l'infanzia senza alibi di sorta, senza dubbio alcuno.
Burani Procaccini ebbe a sottolineare l'importanza di affrontare il tema della pedofilia diffusa per il tramite di Internet.
procuratore della Repubblica di Milano oltre a numerosi successivi solleciti e diffide.
o gli ispettorati territoriali del ministero preposti al controllo provvedano ad intervenire.
presentava esposti al Ministero degli interni, alla Corte dei conti, al prefetto, all'assessore regionale per gli enti locali, ed anche una pubblica denuncia attraverso i quotidiani Il Giornale di Sicilia, la Sicilia e la Gazzetta del Sud.
sperimentata dall'uomo e consente l'abbattimento di ogni forma di barriera geografica e culturale.
pubblica deve accettare che i bambini hanno una piena sessualità e ci sono adulti desiderosi di condividerla con loro, la campagna contro i pedofili deriva dalla preoccupazione dei genitori di perdere il potere sui loro figli, i pedofili assicurano il benessere dei bambini, le relazioni sessuali tra adulti e bambini spesso sono migliori di quelle tra soli adulti, sono i tabù e i preconcetti della società a causare danni ai bambini perché ne reprimono la sessualità, i bambini hanno il diritto naturale di fare sesso con i grandi, la pedofilia è semplicemente un orientamento sessuale, i pedofili sono perseguitati come gli ebrei e sono oggetto di ogni genere di ingiustizia nella società di oggi.
miei genitori mi mandarono a scuola di pugilato. Ero affascinato dai bicipiti del mio istruttore. Un giorno i ragazzi gli chiesero di flettere i muscoli, e penso abbia notato che la cosa mi prendeva bene. Non ricordo quando successe per la prima volta, ma lui mi portava nella stanza sul retro e presto arrivavamo ai genitali. Mi piaceva un sacco, e lo incoraggiavo il più possibile».
solo... non viene lasciato solo... non soffre - se proprio non vuole - di solitudine. Contrariamente a quanto succede in ogni organizzazione il neofita (newbee in gergo Internet) non è deriso, evitato, né deve pagare pegno (non esiste né forte né lata, alcuna forma di nonnismo), anzi è «amorevolmente» preso in consegna dalla comunità, educato, istruito, protetto e solo molto raramente redarguito se l'inesperienza può in qualche modo recare danno alla comunità. Il neofita può chiedere ed ottenere tutto... dalle dettagliatissime indicazioni su come navigare anonimo, ai siti migliori da cui iniziare la propria esperienza pedo in rete, ai più avanzati programmi per pulire a fondo il proprio hard disk, ai codici illegali di registrazione di qualsiasi software lo interessi, ai siti da evitare perché monitorati dalle autorità di polizia, alle ultimissime novità in fatto di crittografia e stenografia, fino ad arrivare al sostegno psicologico da parte degli esperti nel caso di crisi di paranoia (ovvero, nel gergo pedo telematico, le crisi di «paura dell'autorità», della polizia telematica, dei gruppi attivi antipedofili). ...È evidente che questo tipo di forte sinergia conduce le comunità pedo a crescere e prosperare... e questa è solo l'organizzazione che traspare... ognuno può immaginare come queste stesse modalità di comportamento e le soluzioni tecniche disponibili possano condurre con altrettanta facilità a comportamenti criminali ancora più gravi od estremi!
amanti delle foto di neonati e bambini con il pannolino (a loro volta con una frangia ulteriormente perversa di quelli che amano vedere anche i pannolini sporchi), i pedo sadici in tutte le varianti (fino ad arrivare alle foto e ai video di punizione corporale «a sangue», fino alle richieste spasmodiche di foto di tortura) e poi i pedo estremi (come definire l'estremo in un estremo?), ossia quelli che nella differenziata gamma della perversione necrofila cercano (e purtroppo trovano) foto e video di bimbi morti, magari di morte violenta e meglio se nudi, e meglio se con sequenze di dettaglio per arrivare (esiste un altro estremo dell'estremo dell'estremo, e non è affatto un gioco di parole) alle richieste di video veri che mostrino la morte vera e procurata di un bambino.
anche disposizioni modificative del codice di procedura penale in materia di arresto in flagranza, di intercettazioni, di requisiti della prova, di incidente probatorio, di pubblicità dell'udienza dibattimentale, di esame dei testimoni, di esame del minore. La normativa citata risulta pressoché inapplicata ed in ogni caso inadeguata.
questura stessa delegando i compiti operativi alle squadre mobili o antimafia.
PRESIDENTE. Siamo grati a don Fortunato Di Noto per la sua presenza e per la precisa ed ampia relazione. Ho apprezzato particolarmente la sua attenzione nei confronti del lavoro che sta svolgendo questa Commissione.
ATHOS DE LUCA. Sarebbe opportuno disporre della relazione.
PRESIDENTE. Potrete trovarla nel resoconto stenografico della seduta.
ANTONINO MONTELEONE. Posso definire sconcertante la relazione che abbiamo ascoltato. Condivido la proposta del presidente di svolgere in altra data un dibattito approfondito, assicurando don Fortunato che la Commissione è consapevole di quanto è stato detto e conosce il problema anche se non nei particolari che ci sono stati esposti e che sono agghiaccianti. Sottoscrivo in pieno i «punti affermativi» di cui egli ha parlato.
MARIO OCCHIPINTI. Desidero ringraziare don Fortunato Di Noto che conosco personalmente poiché proviene da Avola, il mio collegio. In un precedente incontro egli mi aveva aperto la mente su questo mondo che qualche tempo fa ignoravo ed ora lo ha fatto ulteriormente con l'articolata
e approfondita relazione che ci ha esposto, rispetto alla quale avremo opportunità in un prossimo incontro di chiedere qualche specificazione su passaggi anche relativi ad aspetti amministrativi.
ATHOS DE LUCA. Mi associo senz'altro ai ringraziamenti dei colleghi e mi riservo di intervenire nel corso della prossima seduta dedicata a questo argomento.
LUIGI GIACCO. Anche io ringrazio il nostro ospite.
DINO SCANTAMBURLO. In primo luogo desidero ringraziare don Fortunato Di Noto per ciò che ci ha detto che per me è in gran parte nuovo ed anche sconvolgente.
PRESIDENTE. Farò avere a don Fortunato Di Noto le relazioni dei soggetti che sono stati auditi dalla Commissione su questo argomento.
La seduta termina alle 15.35.
Anche a nome dei colleghi della Commissione, rivolgo un cordiale saluto al nostro ospite da sempre impegnato nella lotta contro i gravi e molteplici fenomeni di sfruttamento dei minori che sempre più si diffondono nella società, turbando molto spesso le nostre coscienze.
La Commissione ha ravvisato l'opportunità di effettuare questa audizione anche per valutare ed approfondire insieme il problema di come affrontare e dare risposta alle puntuali segnalazioni e denunce di casi specifici che ci sono recentemente giunti da Telefono Arcobaleno, come, ad esempio, la vicenda dello spot pubblicitario televisivo allusivo al sesso tra minorenni e soprattutto gli sconvolgenti casi di pedofilia su Internet, emersi anche all'attenzione delle cronache grazie alle forti e vibrate denunce che don Fortunato Di Noto ha rivolto contro il massiccio dilagare di tale aberrante fenomeno.
Ricordo a tale proposito che sono pervenute alla Commissione segnalazioni dell'esistenza di siti Internet apparentemente innocui, coperti da nomi di famosi attori o personaggi dei cartoni animati e conseguentemente dotati di un forte richiamo ed influenza sul mondo dei minori. Tali siti contengono invece centinaia di immagini di bambini sottoposti ad ogni tipo di indicibili violenze ed oscenità.
L'odierna audizione quindi vuole essere non solo un momento di riflessione e di analisi sulla grave questione della pornografia minorile su Internet, ma anche un'occasione per cercare di individuare e proporre strumenti efficaci che siano davvero in grado di prevenire il diffondersi di tali turpi crimini.
Nel ricordare il delicato importante compito svolto da Telefono Arcobaleno nel fungere da vero e proprio collettore delle molteplici denunce e segnalazioni riguardanti fatti drammatici di cui molto spesso sono vittime i minori, do subito la parola a don Fortunato Di Noto.
Ma permettetemi anche di precisare sin da ora che questa è l'unica forma di sentimento, l'unica emozione che trasparirà dal mio intervento. Perché credo che
Le ragioni che spingono oggi ciascuno di noi ad un impegno possono essere molteplici - religiose o laiche - ma credo che ciò rappresenti, in ogni caso, per tutti noi, il desidero di cominciare dal bambino per costruire un sistema sociale migliore.
Gli studi, numerosissimi in materia, portano tutti ad affermare che la crescita serena dei fanciulli è la condizione necessaria del benessere e del grado di civiltà futuri della società.
Queste precisazioni rendono l'idea delle proporzioni della questione e ci pongono di fronte a responsabilità enormi. A molti interrogativi è già stata fornita una risposta concreta dalla stessa Convenzioni di New York. E cioè, da cosa dobbiamo difendere l'infanzia? Mentre non si è ancora capito come, né si è compreso fino a che punto sia stata data attuazione in Italia alla Convenzione stessa.
Ben venga pertanto questa preziosissima indagine conoscitiva che tuttavia io auspico sempre più vicina ai problemi reali della vita di tutti i giorni ed un po' meno ancorata a certe teorie effimere e a certi studiosi di mestiere.
Mi ha colpito l'intervento del senatore Rescaglio nella seduta del 20 ottobre scorso allorquando egli - in tema di adozioni internazionali - chiese di invitare per un'audizione in Commissione una coppia che avesse effettuato un'adozione internazionale, rimarcando l'utilità di ascoltare la voce di chi ha vissuto concretamente l'esperienza.
Credo che questa sia la misura giusta per verificare lo stato di attuazione della convenzione di New York; guardare la realtà, analizzare i casi concreti, tralasciando di aggrovigliarsi in teorie incomprensibili o in termini privi di significato come prevenzione primaria, prevenzione secondaria, prevenzione terziaria che alla fine non prevengono nulla.
Per verificare quale sia il livello di attuazione dei diritti del fanciullo in Italia occorrono dunque, dati certi ed esperienze concrete. Quello che sto per raccontarvi, appunto, è storia.
Il novecento è stato il secolo delle carte, dei codici dei trattati, delle convenzioni, delle risoluzioni, il secolo dei diritti dell'infanzia. Un travaglio giuridico senza precedenti, e al tempo stesso la più grande contraddizione della storia che ha raggiunto il suo apice con la convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989 dopo la quale il 97 per cento della popolazione infantile della terra era ufficialmente protetta sotto l'ombrello di una legge in grado di garantirle, se rispettata, non dico la felicità, ma almeno la serenità.
È noto a tutti che 250 milioni di bambini al di sotto dei 10 anni sono costretti a lavorare. Che ogni 8 secondi muore un bambino di fame. Che vi sono 2 milioni di bambini costretti a prostituirsi di cui 700 mila sieropositivi. Che è attualmente in atto una tratta di bambini negri. Ma è altrettanto noto che, grazie a Dio, molti di questi problemi non coinvolgono direttamente il nostro paese.
Ed infatti, sia in considerazione del buon livello di civiltà e di progresso raggiunti in Italia, sia in considerazione del contenuto estremamente ampio e diversificato della convenzione di New York, lo stesso presidente della Commissione, nella seduta del 23 settembre scorso ritenne opportuno avviare l'indagine su alcune tematiche di grande delicatezza e di forte attualità, sottolineando la questione della criminalità infantile.
A tal proposito, nella medesima seduta, altri componenti ebbero a proporre un'indagine conoscitiva circa il livello di applicazione da parte delle istituzioni e degli enti locali della legge n. 216 del 1991, concernente interventi in favore dei minori soggetti a rischio di coinvolgimento in attività criminose.
Nella seduta del 20 ottobre, la Commissione ebbe modo di ricordare la delicatissima questione del rapporto TV e minori e, nella medesima seduta, l'onorevole
È in questa direzione, secondo le direttive stesse della Commissione, che intendo procedere, affrontando i temi del rapporto fra minori e mezzi di comunicazione, della criminalità giovanile e della pornografia infantile.
Purtroppo, non avrò il tempo di occuparmi del fenomeno della magia, dell'occultismo e del satanismo giovanile che hanno impegnato molto il Telefono Arcobaleno. Inoltre, ahimè, non avrò il tempo di occuparmi di lavoro minorile che pure ci ha impegnato duramente negli ultimi tempi in quanto alcune famiglie ed alcuni minori si sono rivolti a noi per chiedere tutela.
Ho seguito con particolare interesse i lavori della Commissione in materia di rapporto tra TV e minori anche se a causa di un mal funzionamento tecnico del sito Internet della Camera non ho potuto leggere i resoconti degli interventi del professor Tonucci, della dottoressa Nieri di Mediaset e del dottor Fotia di TMC, del presidente della RAI professor Zaccaria, del professor Cheli e del dottor Meocci. In ogni caso, ho potuto riscontrare una grande attenzione della Commissione verso i codici di autoregolamentazione.
Vorrei, invece, spostare l'attenzione della Commissione stessa verso i provvedimenti legislativi che hanno dato attuazione in Italia ed a livello comunitario alla Convenzione di New York. Personalmente, infatti, non credo alla efficacia delle autoregolamentazioni e dei comitati in un settore in cui gli interessi economici sono enormi e si intersecano in modo devastante con le esigenze di tutela dei diritti dei minori. Si pensi, ad esempio, alla piccola Saira - la nomade che il 25 novembre 1995 era stata trovata piangere su un autobus perché un uomo, accusandola di essere una ladra, le aveva spezzato i polsi e sbattuto la testa contro un automobile - che andò appunto, con i polsi spezzati al Costanzo Show.
Una sfacciata e deliberata violazione di ogni norma giuridica, deontologica, morale e umana. Non l'unica ovviamente, ma un esempio emblematico del ruolo predominante della logica dell'audience che in assenza di regole certe ed applicabili prevarica ogni altro principio.
Il tema dei mezzi di comunicazione è affrontato nella convenzione di New York dall'articolo 17 a tutti noto. Per la verità, oltre alla convenzione, lo Stato italiano è tenuto ad osservare la direttive CEE 3 ottobre 1989, n. 552, trasfusa nell'ordinamento italiano con legge 6 agosto 1990, n. 223, che poi riprende i principi della convenzione di New York. La legge contiene, in materia di tutela dei minori, disposizioni sulla pubblicità e sui programmi televisivi e vieta appunto, la trasmissione di programmi che possano nuocere allo sviluppo psichico o morale dei minori, che contengano scene di violenza gratuita o pornografiche.
Il Telefono Arcobaleno che dispone sin dal 1996 di una sezione dedicata interamente alla questione del rapporto fra mezzi di comunicazione e minori, aveva già avuto modo di constatare che dal 1989 al 1997 non era mai stato adottato in Italia alcun provvedimento sanzionatorio a tutela dei minori. Nel mese di settembre 1997, l'emittente televisiva Italia 1 preannunciava la messa in onda di una serie televisiva intitolata Millennium presentata dalla stessa Italia 1 come «la serie più scioccante della televisione». A fronte di queste premesse per un film che stava per essere trasmesso ogni domenica, in prima serata, da un'emittente notoriamente seguita dai ragazzi, nessun comitato, nessun codice ha mostrato di funzionare.
Il Telefono Arcobaleno inviò così un fax urgente al dottor Gori, direttore di Italia 1 ma senza ricevere alcuna risposta. Il che la dice lunga circa la possibilità di gestire il delicato problema del rapporto TV e minori a livello di autoregolamentazione e di rapporto fra emittenti ed associazioni.
Veniva così presentata una denuncia al Garante per la radiodiffusione e l'editoria, al ministro delle comunicazioni ed al
A fronte del perdurante comportamento omissivo delle autorità italiane, il Telefono Arcobaleno presentava così ricorso davanti alla Commissione europea per la carenza nell'applicazione in Italia della normativa di tutela dei minori e la Commissione provvedeva con procedura d'urgenza ad avviare un procedimento informativo al fine di valutare lo stato di attuazione in Italia della direttiva «TV senza frontiere» e notificava una richiesta ufficiale all'ambasciatore Cavalchini presso la nostra rappresentanza permanente a Bruxelles. L'ambasciatore Cavalchini indirizzava alle autorità italiane un telegramma urgente con il quale venivano chiesti chiarimenti in ordine appunto all'applicazione in Italia della direttiva 552. Da questo momento è venuto improvvisamente a cessare il perdurante comportamento omissivo delle autorità italiane, che hanno mostrato come d'incanto interesse per i bambini.
Per posta celere il garante comunicava a Telefono Arcobaleno l'avvio del procedimento di contestazione a carico dell'emittente televisiva Italia 1. Il 19 novembre 1997 la Repubblica italiana, in persona del garante per l'editoria, rispondeva ufficialmente alla richiesta di chiarimenti urgenti e comunicava testualmente «Per quanto concerne la trasmissione Millennium, l'ufficio ha prontamente acquisito la registrazione del primo episodio andato in onda il 21 settembre in esito al cui esame ha già dato corso alla contestazione ed addebito». Era - lo ripeto - il 19 novembre 1997. La risposta appena citata fu ritenuta esaustiva dalla Commissione europea che decise così di archiviare il ricorso del Telefono Arcobaleno, che invece pretese subito di poter acquisire copia di tutti gli atti del procedimento. Dopo decine di solleciti e due esposti alla procura di Roma, nove mesi dopo, il Telefono Arcobaleno poté accedere a parte della documentazione richiesta e scoprì che il procedimento era stato avviato solo dopo l'intervento della Commissione europea e che la contestazione fu notificata all'emittente televisiva Italia 1 solo in data 21 novembre e che invece la cassetta fu acquisita solo il 30 dicembre.
Pertanto, la Repubblica italiana dovette ricorrere alla menzogna per scongiurare una condanna in Europa per avere omesso di assicurare ai bambini l'accesso ad una televisione sana e sicura.
In ogni caso, con atto protocollo 4916, il Garante giudicò il film violento e di grande impatto emotivo nei confronti del pubblico giovane e particolarmente suggestionabile e configurò la violazione dell'articolo 15, comma 10, della legge n. 223 del 1990 così come denunciato sin dall'inizio dal Telefono Arcobaleno.
Giova precisare, tuttavia, che il pagamento della sanzione non venne mai ingiunto alla società RTI e che è probabile che quello che rappresenta l'unico, timido, forzato segnale di tutela dei bambini da parte dell'Autorità preposta al controllo dei programmi televisivi rimanga anch'esso incompiuto.
Se a fronte di tale realtà, inconfutabile, si crede di poter demandare una questione di tale portata ad organismi incestuosi di autocontrollo o a codici e carte unilaterali, l'unico vero grande padrone della TV sarà l'audience in nome del quale le emittenti televisive faranno di tutto per tenerci incollati davanti al televisore.
Soggiungo che sebbene l'articolo 15, comma 11, della legge n. 223 del 1990 vieti la trasmissione di film che siano stati giudicati vietati ai minori degli anni 18, in data 16 novembre 1998, la emittente televisiva Retequattro mandava in onda il film dal titolo Bambola che con provvedimento di censura n. 91103 del 24 settembre 1996 venne classificato appunto vietato ai minori di anni 18.
Ovviamente, non vi fu nessuna reazione delle autorità preposte che avrebbero avuto il dovere di sanzionare il comportamento della emittente televisiva.
Si osservi infine che da uno studio compiuto da Telefono Arcobaleno a livello locale è emerso che l'articolo 15 viene puntualmente violato senza che l'autorità
Come si può agevolmente osservare, a fronte di un notevolissimo investimento in termini di risorse umane ed economiche, ancora molto deve essere fatto per garantire il rispetto della normativa vigente che, secondo la nostra modesta opinione, non merita alcuna modifica, ma semplicemente di essere applicata e rispettata.
Sul versante della pubblicità, invece, si deve rilevare che l'organo di autocontrollo - l'Istituto per l'autodisciplina pubblicitaria - ha mostrato di funzionare in modo efficace, sia per quanto concerne la competenza specifica e l'autorevolezza dei componenti del comitato di controllo e dei membri del giurì sia per la flessibilità delle procedure che consentono in pochi giorni di inibire la diffusione di un messaggio pubblicitario.
Particolare attenzione è stata inoltre registrata verso le questioni dell'infanzia.
L'omologo organismo istituzionale invece, l'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato, ha mostrato tempi di risposta eccessivamente lunghi, tali da vanificare qualunque forma di intervento. Infatti, come si potrà agevolmente comprendere, qualora l'Autorità ordinasse la cessazione di un messaggio pubblicitario a distanza di 4 o 5 mesi dalla sua diffusione, tale provvedimento risulterà inutile mentre gli effetti lesivi del messaggio stesso si saranno già prodotti. D'altro canto, il carattere pedagogico e di orientamento di tali provvedimento è risultato pressoché nullo e di nessun deterrente (si vedano in proposito le numerosissime decisioni in materia di vendita di talismani).
Occorre pertanto dotare il Garante di procedure molto più snelle ed efficaci.
Il Telefono Arcobaleno ha denunciato 70 messaggi pubblicitari ottenendo 62 provvedimenti di cessazione.
Il tempo medio per l'adozione delle decisioni è di 35 giorni per l'IAP contro i circa 150 giorni dell'Autorità garante.
Anche in attuazione dell'articolo 29 della Convenzione di New York, fu approvata la legge n. 216 del 19 luglio 1991, rubricata «Primi interventi in favore dei minori soggetti a rischio di coinvolgimento in attività criminose».
Le ragioni che hanno spinto il legislatore ad approvare tale legge sono note a tutti e pertanto non mi dilungo a commentarle.
Il Telefono Arcobaleno ha compiuto uno studio accuratissimo circa l'applicazione della legge n. 216 nel proprio territorio, il comune di Avola.
Il caso del comune di Avola non sarà forse indicativo per quanto concerne il livello di applicazione della legge nell'intero territorio italiano, ma, per le ragioni che illustrerò, indica in modo chiaro ed inequivocabile la capacità di risposta delle istituzioni a tutti i livelli rispetto ai problemi dell'infanzia e la lunga serie di omissioni rispetto a quello che non esito a definire lo scandalo della legge n. 216.
Trascorsi alcuni mesi dall'approvazione della legge, il comune di Avola disponeva già di un articolato progetto e di una richiesta di finanziamento. Era il mese di novembre del 1991.
Il comune di Avola aveva individuato due quartieri periferici di Avola molto popolati che rappresentavano zone altamente a rischio.
In questo contesto si era voluto articolare il progetto mediante l'istituzione di due centri di incontro oltre ad una grande comunità di accoglienza.
UN progetto nobile e che riguardava anche molto da vicino la parrocchia di cui sono parroco e che è anche la sede del telefono Arcobaleno che sorge proprio al centro di uno dei due quartieri a rischio.
Vi anticipo sin da ora che il progetto fu subito approvato, il denaro finanziato fu speso ma i centri di incontro e di accoglienza non furono mai realizzati
Il Governo aveva concesso un contributo di lire 201.600.000 ma considerato che nel 1996 i ragazzi continuano a giocare nel fango, a non andare a scuola e venivano assunti dalla mafia con sempre maggiore frequenza, il Telefono Arcobaleno chiedeva chiarimenti al comune che ovviamente non ha mai risposto, nonché
Nel mese di ottobre 1997, cioè due anni fa, l'onorevole Nicola Bono, attuale segretario di Presidenza della Camera presentò una interrogazione urgente al ministro degli interni e ripropose nuovamente la questione attraverso gli organi di stampa.
L'interrogazione urgente in Parlamento attende ancora una risposta.
A distanza di oltre sei anni dall'erogazione del contributo e dall'approvazione del progetto, i ragazzi di Avola attendono ancora i loro centri di incontro e di accoglienza.
Ed anzi, si badi bene, il comune di Avola nel 1998 ha autorizzato il sindaco a chiedere nuovamente al Governo lire 168.900.000 ai sensi della legge n. 216 del 1991.
Il Telefono Arcobaleno attende ancora delle risposte che forse non arriveranno mai, mentre la risposta circa lo stato di applicazione della Convenzione di New York è molto chiara.
Dei 512 minori per i quali il Governo aveva inviato il denaro ben 356 non sono più minori e solo Dio sa se hanno frequentato le scuole, se sono divenuti mafiosi, se hanno spacciato droga.
A questo punto mi vergogno un po', come cittadino di quella città e di questa Repubblica, a trarre le conseguenze di quanto ho raccontato.
Mi vergogno a riunire nella mia parrocchia quei ragazzi e spiegare loro che esiste la Convenzione di New York per i diritti del fanciullo sul cui stato di attuazione dell'articolo 29 che garantisce un'educazione sana ed equilibrata siamo ancora all'anno zero.
Ciò che ho avuto modo di riscontrare in questi anni di impegno al servizio dell'infanzia è che le decisioni che riguardano i ragazzi ed il loro futuro, la loro stessa vita, passano sopra le loro teste, senza che i ragazzi stessi se ne accorgano mai. Oggi, molti di quei minori che il comune di Avola ed il Governo avevano finto di voler salvare mi scrivono dal carcere e vivono stati d'animo che difficilmente si possono comprendere se non ci si è sporcati la faccia insieme a loro in quel quartiere.
Capisco l'imbarazzo che si può provare ad affrontare una questione di tale gravità e che suscita - almeno negli uomini di buona fede - un immenso senso di vergogna.
Ma io invito questa onorevole Commissione a sospendere per un giorno, per un solo giorno, ogni forma di privilegio, ed invitare - uno ad uno, davanti a voi, a rendere conto - tutti i responsabili dello scandalo della legge n. 216. Il prefetto di Siracusa ed il procuratore della Repubblica, il ministro degli interni ed il procuratore presso la Corte dei conti, il sindaco di Avola.
Sogno che tutti questi uomini diventino piccoli davanti a voi e che invece i miei ragazzi riempiano il loro sguardo ed il loro cuore di nuova fiducia, una piccola spinta di coraggio che finalmente li farebbe credere in qualcosa.
Ciò servirebbe a ristabilire l'ordine dei valori.
La materia degli abusi sessuali sui minori ha già suscitato l'attenzione di molti ed autorevoli studiosi. Pertanto, ritengo che la Commissione disponga già di dati in abbondanza per una valutazione complessiva del fenomeno.
Laddove invece il Telefono Arcobaleno ritiene di poter offrire un valore aggiunto è nella delicata ed attuale questione della pornografia infantile diffusa via Internet rispetto alla quale ritiene di disporre di un quadro completo ed attendibile, unico al mondo.
Occorre preliminarmente, però, fare una doverosa quanto scontata premessa.
Internet è patrimonio dell'umanità. Esso, da mezzo di comunicazione, è presto divenuto uno straordinario strumento di conoscenza.
Rappresenta la forma di manifestazione del pensiero più democratica finora
La posizione di Telefono Arcobaleno rispetto ad Internet, pertanto, è assolutamente positiva ed anzi, auspichiamo una sempre maggiore crescita del numero degli utenti italiani, soprattutto tra i giovani.
Per tale ragione, il Telefono Arcobaleno auspica la predisposizione di appositi programmi scolastici che prevedano da un lato la dotazione di computer e connessioni in tutte le scuole e dall'altro l'inserimento di programmi di studio per l'alfabetizzazione informatica e telematica. Il riconoscimento e lo sviluppo di nuove figure professionali; la drastica defiscalizzazione dei computer e dei costi di connessione telefonica; la salvaguardia dei provider esistenti che rischiano di scomparire e che invece hanno contribuito in modo determinante allo sviluppo della rete in Italia che oggi invece è monopolio dei grandi colossi economici.
Tutte queste precisazioni, non proprio pertinenti, si rendono necessarie per rispondere preventivamente agli idioti che ogni volta che si accosta la pedofilia ad Internet alzano la bandiera della libertà e della democrazia, quanto di più criminale rispetto a quello che è ormai l'olocausto del 2000.
Non vorremmo che per colpa di questi idioti si raggiunga quel muro di omertà e di silenzi che accompagnò l'altro olocausto in occasione del quale tutti sapevano e nessuno muoveva un dito.
Il reato di sfruttamento sessuale dei minori finalizzato alla produzione di materiale pornografico è talmente riprovevole e rigettato alla gente che la diffusione del materiale stesso incontra, fortunatamente, non pochi ostacoli.
È difficilissimo, quasi impossibile, procurarsi un filmino o un giornale raffigurante scene pornografiche che coinvolgono i bambini.
Se il Corriere della Sera decidesse di pubblicarne qualcuna, nel giro di poche ore si vedrebbe apporre i sigilli mentre la risposta collettiva sarebbe energica e di generale disapprovazione.
Purtroppo, tale reazione non si registra ogni qualvolta viene pubblicata in Internet la foto di un bambino stuprato.
Ma intendo attenermi ai fatti, così come mi ero prefissato in premesso.
I siti Internet a contenuto pedofilo segnalati dal Telefono Arcobaleno alle polizie di tutto il mondo negli ultimi tre mesi sono 1.818. 16.700 sono i siti illegali censiti da noi in poco più di tre anni. Nel solo periodo agosto-settembre 1999 i siti italiani e i newsgroup da noi denunciati e quindi oscurati sono 10. Giova precisare che l'apposito nucleo italiano di polizia delle telecomunicazioni non aveva avviato alcun procedimento in merito e che l'oscuramento di tali siti e newsgroup è avvenuto solo dopo una segnalazione di Telefono Arcobaleno.
In totale sono più di 1.500 i siti pedofili nel mondo oscurati dopo le denunce di Telefono Arcobaleno. Tali provvedimenti restrittivi si sono resi possibili talvolta con l'apporto delle autorità dei paesi di appartenenza, talvolta invece grazie alla sensibilità e onestà dei gestori degli stessi server provider.
70 i siti pedofili sparsi per il mondo contenenti foto e video di sesso con bambini, bambini e animali, bambini e bambini, omicidi di bambini, orge familiari e quant'altro.
10 milioni sono le foto e le immagini presenti in rete nei vari siti pedofili. Il dato è il frutto di uno studio compiuto da Telefono Arcobaleno nello scorso mese di giugno e che ha trovato puntuale conferma nei dati resi noti dall'Unesco in occasione dell'ultimo convegno internazionale «Indirizzi di childporn in the net» cui ha preso parte anche l'Italia.
Le stime relative al giro d'affari del mercato di pedo-pornografia sono discordanti e d'altronde formano un dato difficilmente calcolabile. Si tratta, in ogni caso, di migliaia di miliardi annui.
Il prezzo medio per le fotografie vendute in rete è di 30 dollari, 100 per quelle più rare (sadomaso, violenza, rapporto con animali).
250-300 mila è il costo per accedere ai filmati hard.
L'età dei bambini ridotti a pornostar varia da 3 mesi ai 12 anni, ma il 70 per cento delle immagini riguarda bimbi di età compresa fra i 4 e gli 8 anni.
I bimbi di carnagione bianca rappresentano il 90 per cento del totale.
I paesi maggiormente coinvolti nel traffico di pornografia infantile via Internet sono gli Stati Uniti, la Russia, il Giappone. Gli italiani si appoggiano ai server di dette nazionalità.
La lingua ufficiale dei pedofili è l'inglese, seguito dal portoghese e dall'italiano.
Questi sono i dati del fenomeno. Se qualcuno nel mondo è in grado di contestarli si faccia avanti e sarà sommerso di documenti e di prove.
Ma tra i difensori della rete non vi sono soltanto gli idioti che, in quanto tali, sono pressoché innocui.
Vi è anche quella potente, ancorché strisciante e subdola, corrente di pensiero che vuole il bambino come un soggetto di diritti con pari consapevolezza e responsabilità nell'ambito sessuale e che tenta di nascondere e negare la realtà della rete che si è appena descritta.
Questa lobby pedofila, denunciata anche da altre associazioni (si pensi all'Associazione italiana avvocati per la famiglia che ha fatto una dichiarazione in tal senso attraverso la TV di Stato) è ben radicata in ogni centro di potere sia in Italia, sia all'estero.
Attraverso tale lobby serpeggia appunto quella convinzione culturale che la pedofilia è solo un tabù, forse l'ultimo dei tabù in campo sessuale. La lobby è ben strutturata e radicata e non è composta da gruppi sparuti e ristretti bensì da comunità strettamente interrelate tra loro.
È così che sono sorte da anni il Fronte di liberazione pedofili con sedi in tutto il mondo ed anche in Italia; l'Associazione danese per la difesa della pedofilia che dispone di una redazione italiana e tante altre organizzazioni in stretto contatto tra loro. Basti pensare che ogni anno, ideata da un italiano, viene celebrata in rete il 25 aprile la giornata dell'orgoglio pedofilo. È facile incontrare in rete i proclami delle lobby, talvolta direttamente indirizzati ai bambini.
Vi do lettura di alcuni stralci di una lettera intitolata «Lettera di The Slurp ai bambini» diffusa in lingua italiana a cura della redazione italiana del Fronte di Liberazione Pedofili. «Puoi dire di no, ma puoi dire anche di sì. Probabilmente qualcuno ti ha detto che puoi dire di no. Forse ti avranno spiegato cosa significava: se qualche adulto ti chiede di fare delle «cose», non devi farle... bene, ricorda solo una cosa: se puoi dire di no, puoi anche dire di sì. Talvolta gli amici con i quali ti diverti ti chiedono di non raccontare agli altri quello che avete fatto assieme. Questo capita spesso quando i tuoi amici sono degli adulti. Il motivo di ciò è semplice: se la gente scopre che hai fatto delle «cose» con un amico adulto o un'amica, puoi farlo andare in prigione e rovinargli la vita. Ricorda: raccontarlo alla gente è come mettere in prigione il tuo amico! Oh, e c'è un'altra cosa. Sai cosa capita a te quando la gente lo scopre? Bene, vai «in terapia». Terapia vuol dire che devi sottostare a qualcuno che cercherà di convincerti che tutto quello che hai fatto con il tuo amico è stata una cosa orribile, e che il tuo amico stesso è una persona orribile. E farai meglio di dire di sì alla svelta o non la finiranno mai. Possono persino darti delle medicine per «calmarti». Diventi una persona malata. Talvolta, troverai che c'è qualcuno che conosci che ti fa sentire bene in una maniera che non hai mai provato prima. Si chiama «piacere». È qualcosa che non tutti i bambini sperimentano, e se ti capita, sei fortunato. Quindi, se hai la possibilità di sentirti bene, perché aver paura?».
Questa lettera fu scritta da un professionista italiano denunciato dal Telefono Arcobaleno ma arrestato, e solo per pochi giorni, solo un anno dopo nell'ambito di un'operazione di polizia internazionale coordinata da Scotland Yard.
I proclami della lobby sono diffusissimi e possono brevemente riassumersi così: «senso di orgoglio nell'essere pedofili, il sesso non è dannoso ai bambini, l'opinione
I gruppi, le organizzazioni e le lobby pedofile hanno trovato un momento di massimo orgoglio in occasione di un convegno organizzato in Italia dal partito radicale il 27 ottobre 1998 nei locali del Senato della Repubblica. Gli atti di quel convegno tenutosi in territorio istituzionale sono divenuti il baluardo delle stesse organizzazioni che hanno diffuso i proclami che ho appena citato. Al sito Internet dell'Associazione danese per la difesa dei pedofili www.danpedo.dk si possono facilmente consultare gli atti del convegno sul cui sfondo è impresso il simbolo dell'associazione stessa - un uomo ed un bambino e due cuori.
Tra le motivazioni del convegno si legge. «D'altra parte, cosa intendiamo per pedofilia, e soprattutto per violenza sessuale contro i minori? Certo, esistono dei casi in cui non si dà luogo ad alcun dubbio, e si può dare per scontata una coercizione fisica o psicologica dei minori ad attività sessuali. Ma siamo certi che gli adolescenti a cui molti paesi del mondo attribuiamo la capacità di rispondere in giudizio delle proprie azioni non abbiano invece pari consapevolezza e responsabilità nell'ambito sessuale? In ogni caso in uno Stato di diritto, essere pedofili, proclamarsi tali, o anche sostenerne la legittimità non può essere considerato reato».
Sarà per questo - rispondo ai radicali - che quel signore che ha inviato quella lettera ai bambini dicendo loro che la pedofilia è un piacere non è rimasto in galera. E sarà in nome di questi proclami che Agorà Telematica di Roma - sito Internet www.agora.it - pubblica gli atti del convengo e una serie di rimandi inquietanti. Agorà invita a visitare il Fronte di Liberazione dei bambini ove si può leggere: «Contro gli abusi una sola soluzione: libertà. Riconoscere ai bambini la qualità di persona è il primo e inderogabile passo da fare perché il futuro non sia ancora peggiore del presente, e questo significa riconoscergli tutti i diritti già riconosciuti agli adulti».
Agorà invita ancora a visitare il sito intitolato «Smettete di proteggermi!» attraverso il quale si dà voce ai bambini - tra cui un italiano - che rivendicherebbero il diritto ad una piana e libera sessualità.
Ma è negli atti stessi del convegno che si rinvengono le dichiarazioni più inquietanti, sempre ovviamente, velate, mascherate, subdole.
Si legge: «Ma siamo sicuri di potere e di dover comprendere necessariamente in termini di consenso presunto, di estorta volontà, i casi di tensioni sentimentali e sessuali da parte di un giovane rispetto ad un meno giovane? Si tratta di presunzioni arbitrarie».
Un membro del CSM fa riferimento poi alla demonologia medievale mentre un luminare del diritto penale afferma: «la prospettiva della tutela dei minori espressa nella convenzione dei diritti del fanciullo appare assoluta e tale da non consentire un bilanciamento con altri interessi pur meritevoli di tutela» Come dire, mentre noi ci occupiamo di capire il livello di attuazione in Italia della Convenzione dei diritti del fanciullo, loro ci accusano di difendere troppo i fanciulli.
In occasione del convegno, inoltre, la emittente radiofonica di Stato Radio Radicale ha intervistato in diretta telefonica il signor Petersen, capo dell'associazione danese per la difesa della pedofilia.
Nella stessa rete civica del Comune di Roma sono riportate le testimonianze delle esperienze sessuali positive tra adulti e bambini: «Quando avevo otto anni i
Ed ancora il Comune di Roma: Eppure, nonostante il tabù, nel muro della negazione vanno aprendosi numerose crepe. Nelle pubblicazioni specializzate, da sempre semi-esenti dai tabù, si trovano sempre più prove di rapporti non-coercitivi: psichiatri, psicologi, educatori ed altri che devono rapportarsi a bambini consenzienti, devono confrontarsi sulle tematiche fondamentali e discutere il da farsi.
E sempre il Comune di Roma: tra adulti e bambini esistono anche contatti sessuali che i bambini esperiscono in modo prevalentemente positivo e non hanno nessuna conseguenza nociva sul loro benessere.
Ancora: «Quando avevo sette anni venni a contatto con un uomo che mi piaceva molto. Mi portava nel suo solaio, mi faceva sedere in grembo e facevamo giochi di sesso. Lo trovavo molto bello e godibile. Non vedevo l'ora che fosse mercoledì pomeriggio, il giorno in cui ci vedevamo. Questa situazione durò a lungo».
E potrei continuare fino a domani!
Il Comune di Roma spiega in oltre cento pagine che la pedofilia non è poi così male. Non sono le foto o i filmini, dunque, la vera emergenza, bensì la lobby pedofila e lo strisciante orientamento culturale che essa va delineando.
La lobby ha stratificazioni nei punti strategici del globo, nei luoghi istituzionali ovviamente anche in Internet. La presenza pedofila nella grande rete, infatti - contrariamente a ciò che qualcuno potrebbe pensare -, non è certo appiattita sulla figura del maniaco-criminale isolato. Al contrario, esiste una vera e propria comunità allargata e molto stratificata. Una comunità mondiale, composta da molte comunità sovranazionali, nazionali e locali strettamente interrelate e attivamente organizzate.
Della diffusione della pedofilia in Internet sono testimonianze dirette il numero e la localizzazione dei siti: decine di migliaia sparsi nei server di tutto il mondo (ed è una valutazione tanto prudente, da celare con ogni probabilità una larga sottostima). Tanto basta (e avanza) per attribuire tristemente l'aggettivo mondiale a questo fenomeno.
La comunità europea, quella statunitense, quella giapponese, quella polacca, quella australiana, quella russa, quella italiana... fino ad arrivare alle piccole o micro comunità che si raccolgono stabilmente intorno a luoghi virtuali che ne agevolano le attività (le communities di Excite, i club di i club di yahoo, le BBS specializzate, le chat tematiche, ad esempio) ognuna con le proprie regole, acronimi, linguaggi, vezzi... e pessime abitudini! Comunità pedofile estremamente informate che producono «cultura pedofila» dove si rivendica appunto il diritto naturale del pedofilo di vivere nella libertà la propria sessualità e di avere normali relazioni con i bambini.
Un messaggio interessante, un indirizzo segreto, un nuovo sito a pagamento, ma anche la notizia di un arresto, l'evoluzione legislativa, i suggerimenti di possibili scappatoie, le migliori destinazioni (e gli specifici luoghi, orari, trucchi) per il turismo pedo e innumerevoli altri materiali/notizie/sos/strumenti si diffondono con una rapidità impressionante, agevolati dalle stesse grandi opportunità offerte dalla rete (le stesse usate da tutti i «naviganti») ...in meno di un'ora le foto pubblicate in una directory segreta sono già negli occhi o nei computer dei pedofili di mezzo mondo, anzi già ci sono scambi di opinioni, apprezzamenti, ringraziamenti, richieste ulteriori... e più sono esplicite ed hard le foto o i video, e più entusiastici sono i commenti!
Se qualcuno pensa ad una possibile solitudine del pedofilo compie uno dei peggiori errori di sottostima del fenomeno! Il pedofilo in rete non è per niente
Certo, le comunità pedo riproducono le comunità normali in ogni loro aspetto, ma sviluppandone solo ed esclusivamente i talenti negativi e riproducendone ogni più sordida aberrazione con l'aggravante che tutto avviene spegnendo per sempre il sorriso di bimbe e bimbi e talora spegnendone la vita. Così, in queste scellerate comunità, esistono gli ideologi, i tecnici, i commercianti, gli avvocati, i super esperti informatici, i fotografi, gli industriali ... e poi la massa, ovvero gli pseudo-normali e i pervertiti!
Eh già. Nelle comunità pedo esistono gli pseudo-normali, i benpensanti, gli acculturati, gli snob, gli amanti/estasiatici/cultori della bellezza infantile, ma sempre di pedofili si tratta. Sotto un vestito di arte, amore, dolcezza c'è una persona che brama un contatto, che teorizza (e pratica!) una piena espressione della «sessualità» infantile, che guarda i bimbi e bimbe con occhi «diversi», che in modo «diverso» esprime pensieri, intenzioni, tentazioni che definire inquietanti è sicuramente un eccesso di eufemismo. Sono persone comunque che frequentano stabilmente le comunità pedofile e che, nella rete, spesso dichiarano la propria pedofilia pubblicando siti inneggianti al culto della bellezza con foto di bambini non nudi... ma uno sguardo meno fuggevole rivela nello stesso sito, link (collegamenti) ad altri siti dove la natura pedofila dei contenuti è dichiarata e, talvolta, questi siti stessi in apparenza pseudo-normali nascondono directory segrete con foto pornografiche di atti sessuali che coinvolgono bambini talora piccolissimi! E purtroppo di directory segrete con questo tipo di contenuti se ne trovano anche in siti che si presentano magari dedicati a tutt'altro... emblematico uno portoghese tipo personal home page con tanto di foto dell'autore e della sua compagna, degli amici loro, con le foto dei viaggi e via dicendo, ma con una piccola directory nascosta che raccoglieva immagini abominevoli.
Eh già. E questo sarebbe lo «strato» normale della grande comunità... e poi ci sono i pervertiti! Lo so, può essere difficile immaginare la parte perversa della perversione pedofila, ma purtroppo ci sono e, diversamente dalle proporzioni normalmente presenti nelle comunità umane, in grandissimo numero, molto «rumorosi», molto presenti, talora tanto scatenati da suscitare le rimostranze degli pseudo-normali! E anche fra loro la più grande e sordida differenziazione... i pedo amanti della biancheria intima infantile, i pedo amanti delle orge tra bambini (sì, proprio orge tra bambini, con ogni variante gay e lesbo), i pedo amanti delle gambe e dei piedi dei bambini (particolarmente ambite le foto di bimbe che si succhiano reciprocamente i piedi), i pedo
Esiste Radio Pedophilia (6223 KHZ), ed anche una università pedofila come mezzo di scambio di studi, ricerche e materiale di contenuto esclusivamente pedofilo.
Questo è quanto esiste in rete, almeno una parte, perché ci vorrebbero giorni e giorni per raccontare e descrivere ciò che i nostri volontari vedono giornalmente. Giova ribadire che ciò che esiste in rete non è altro che l'altra faccia degli abusi che avvengono nella vita reale, è il luogo dove vanno a depositarsi le prove del reato già consumato a danno dei più piccoli. La foto pedofila, infatti, presenta una caratteristica peculiare che la distingue da una qualsiasi altra immagine pornografica. La fotografia pedofila è corpo di reato, raffigura cioè, un abuso, una coercizione, una violenza, laddove invece nel caso dell'immagine pornografica vi è un atto consensuale di un essere umano adulto, capace di disporre della propria sfera sessuale, cosciente, consapevole e consenziente.
Se possiamo dare per certo dunque che Internet, ancorché strumento straordinario di conoscenza, sia divenuto il mezzo di diffusione della pornografia infantile e della sottocultura pedofila, e se siamo tutti d'accordo che gli abusi sessuali sui minori vanno contrastati e condannati possiamo dedicarci a capire eventualmente come e con quali strumenti ciò può essere fatto.
Per inciso, si osservi che la questione della pornografia infantile deve essere affrontata per lo più in ambito sovranazionale attraverso la promozione di una disciplina internazionale uniforme. Ma questa è altra e più complessa vicenda che non è possibile approfondire in questa sede.
L'articolo 34 della Convenzione di New York è molto chiaro in proposito: «Gli Stati parti si impegnano a proteggere il fanciullo contro ogni forma di sfruttamento sessuale e di violenza sessuale. A tal fine, gli Stati adottano in particolare ogni adeguata misura a livello nazionale, bilaterale e multilaterale per impedire: a) che dei fanciulli siano incitati o costretti a dedicarsi ad una attività sessuale illegale; b) che dei fanciulli siano sfruttati a fini di prostituzione o di altre pratiche sessuali illegali; c) che dei fanciulli siano sfruttati ai fini della produzione di spettacoli o di materiale a carattere pornografico».
L'Italia, proprio richiamandosi all'articolo 34 della Convenzione si è recentemente dotata della legge 3 agosto 1998 n. 269 concernente norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù.
La normativa introduce nuove fattispecie incriminatrici e offre nuovi strumenti di indagine alla Magistratura ed alle Forze di polizia come la possibilità di usare gli stessi mezzi di contrasto in uso finora per combattere la mafia e il traffico internazionale di stupefacenti: dalle intercettazioni telefoniche, all'acquisto simulato di materiale pornografico e all'uso di agenti infiltrati, fino alla creazione di siti trappola.
Il sistema sanzionatorio è molto severo. Chi induce alla prostituzione un minore di diciotto anni è punito con il carcere da sei a dodici anni. Chi detiene materiale pornografico è punito con la reclusione fino a tre anni. La legge 269 inoltre contiene
A distanza di un anno dalla sua approvazione, la legge non ha mostrato di poter garantire il raggiungimento di risultati concreti. Ciò a nostro parere, è dovuto in minima parte alle carenze della legge stessa ed in parte maggiore a ragioni di carattere culturale che non hanno fatto registrare quella determinazione e quella decisione sperati nel campo degli abusi sessuali in danno dei minori.
La inefficienza dello Stato inoltre, ha drasticamente ulteriormente ridotto la possibilità di raggiungimento degli obiettivi prefissati dalla norma stessa. Si pensi, ad esempio, alla circostanza che il Ministero delle comunicazioni che avrebbe il compito di tenere il pubblico registro degli Internet provider, cioè dei fornitori di accesso ad Internet, detiene un elenco parziale ed inattendibile dei fornitori stessi con un conseguente rallentamento o in certi casi impedimento delle indagini di polizia giudiziaria. Valga per tutti il caso di Catania per il quale il Ministero ha fornito un elenco di soli sette providers contro i 24 realmente esistenti.
Sarebbe interessante pertanto, chiedere direttamente al Ministero le regioni per cui non si è data attuazione all'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 420 del 4.9.95. Ma laddove la normativa in esame risulta maggiormente carente è a nostro modesto avviso, in quella parte in cui demanda in via esclusiva le indagini telematiche al nucleo operativo di polizia delle telecomunicazioni nonché, siamo all'articolo 14, nella parte in cui devolve la facoltà di procedere a introdurre infiltrati ed a procedere ad acquisti simulati.
Per quanto riguarda il nucleo di polizia delle telecomunicazioni, lo stesso appare inadeguato per ragioni che non conosciamo. Il nucleo non sembra effettuare il monitoraggio della rete in modo continuo ed efficace. Si pensi infatti, che ogni volta che si è proceduto alla chiusura di un sito Internet illegale avente sede in Italia lo si è fatto a seguito di una denuncia di «Telefono Arcobaleno». Ed è facile comprendere che si tratta di un primato e di un merito che ovviamente, non avremmo voluto avere.
Il sito Internet del nucleo, inoltre, oltre ad essere di assoluta inutilità in quanto autocelebrativo, contenente cioè l'elenco delle operazioni di polizia portate a compimento dal nucleo stesso, non dispone di un indirizzo di posta elettronica. Ciò ha avuto come logica conseguenza il fatto che il «Telefono Arcobaleno» riceve mediamente ottanta denunce al mese da parte di utenti che si imbattono in siti illegali e che non sanno dove denunciarli. A tutto ciò si aggiunga che la polizia delle telecomunicazioni non è presente nella maggior parte delle città italiane con conseguente rallentamento e decentramento delle indagini.
Infine, la assoluta esclusività demandata alla polizia delle telecomunicazioni suona più come una forma di controllo globale delle indagini contro la pedofilia che come la volontà concreta di perseguire i pedofili. Non si capisce perché imbavagliare i Carabinieri e la Guardia di finanza oltre che le centinaia di commissariati di polizia e di magistrati che ben potrebbero peraltro servirsi di consulenti tecnici d'ufficio.
Per quanto concerne i problemi connessi agli acquisti simulati ed alle operazioni sotto copertura si fa rilevare che l'articolo 14 della legge 269 impone che l'acquisto simulato sia effettuato - previa autorizzazione del magistrato e del questore - da ufficiali di polizia giudiziaria appartenenti alle strutture specializzate per la tutela dei minori ovvero di quelle istituite per il contrasto dei delitti di criminalità organizzata. Invece, il Ministero degli interni, con circolare dello scorso mese di novembre, ha disposto che gli ufficiali di polizia giudiziaria degli uffici minori istituiti presso ogni questura non compiano operazioni all'esterno della
Il risultato è disastroso in quanto i primi, competenti in materia non possono uscire dai propri uffici ma svolgono esclusivamente compiti di raccolta ed analisi dati, i secondi, operativamente più liberi non dispongono delle competenze professionali per operare in un settore così specifico come quello dell'abuso sui minori.
È comprensibile, infatti, che andare a caccia di mafiosi o estortori è cosa ben diversa dall'infiltrarsi in una rete di pedofili. Ed in ogni caso, ancor una volta non si capisce perché imbavagliare di fatto le sezioni specializzate. Come si vede, chi voglia spezzare una lancia a favore dei pedofili può disporre dei locali del Senato - come è il caso dei radicali - ma non vengono affatto creati i presupposti per perseguire i pedofili stessi. Segno che la strisciante corrente di pensiero di cui si è detto ha imparato a strisciare molto bene.
Avevo detto che non avrei mostrato alcuna emozione ed invece ho fallito. La mia passione ha ancora una volta preso il sopravvento. Tuttavia, io sottoscrivo tutto ciò che ho detto ovviamente, ed anzi lo ricopro di punti esclamativi, perché le convenzioni e le carte sono troppo lontane dai fanciulli, sono lettere morte.
Per ora, onorevoli senatori e deputati, la guerra delle parole è vinta. Ma quella dei fatti l'abbiamo drasticamente persa. Costruiamo palazzi nello spazio ma non sappiamo edificare una stanzetta ai bambini siciliani - futuri mafiosi - che giocano nel fango; sappiamo contare quanti secondi in più ha parlato in televisione la maggioranza rispetto all'opposizione ma non siamo capaci di offrire una TV sana ai nostri bambini; togliamo da Internet le foto di lady Diana o quelle offensive delle scappatelle di Clinton ma non siamo capaci di impedire che tutti vedano 10 milioni di foto di bambini stuprati.
I grandi abbiamo perso ed i bambini stanno a guardare. Ma se di tutto ciò questo vi sarà importato poco o vi sarà sembrato inverosimile, lasciate che sia solo un foglio, lo sfogo irriverente e fantasioso di un sacerdote. Grazie
Ritengo di dover chiedere al nostro ospite di tornare in questa sede anche per dare a tutti i colleghi commissari l'opportunità di intervenire, considerato che questa audizione non deve essere soltanto un momento di riflessione e di analisi sulla grave questione della pedofilia attraverso Internet, ma deve anche individuare e proporre strumenti efficaci che siano in grado di prevenire il diffondersi di questo problema. Credo, quindi, che sarà opportuno proseguire in altra data l'audizione odierna.
Ringrazio nuovamente don Fortunato Di Noto che ci ha informati anche su aspetti che non conoscevamo.
Desidero sottolineare che l'opera dei giovani del profondo sud del nostro paese su questo versante si situa all'avanguardia ed io li ringrazio per questo, come ringrazio il nostro ospite.
Vorrei riprendere il discorso della legge n. 216, che può rappresentare un importante supporto e che abbiamo incluso nella legge n. 285 in cui si parla di ambiti territoriali: non solo è prevista la presenza degli enti locali ma anche che essi debbano coinvolgere il terzo settore non profit del tipo di Telefono Arcobaleno. Da questo punto di vista, vorrei sottolineare, stante il fatto che tale legge ha una capienza economica notevole, che oltre al prefetto e al ministro dell'interno, si può avere come punto di riferimento l'ambito territoriale, nel quale anche le organizzazioni di volontariato, con il provveditorato e la giustizia minorile, possono insieme programmare progetti da finanziare. Per parte sua il Parlamento si è impegnato ad approvare un testo sull'infanzia e l'adolescenza che integra la legge n. 216 per le zone in cui si svolge attività criminosa.
Comprendo lo stato d'animo di chi vive in prima persona queste situazioni, però bisogna capire che ci sono persone che, al di là delle parole, stanno portando avanti dei fatti per riuscire a raggiungere determinati obiettivi.
Anche io credo che vi sia bisogno di riflettere con calma per individuare qualche eventuale iniziativa opportuna e necessaria su questo versante.
Dichiaro conclusa l'audizione.