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Seduta dell'11/2/1998


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Audizione del Capo della Polizia, prefetto Fernando Masone.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sullo stato di attuazione della Convenzione di applicazione dell'accordo di Schengen, l'audizione del Capo della Polizia, prefetto Fernando Masone.
Ringrazio il dottor Masone per la sua disponibilità a svolgere questa audizione, che ci aiuterà essenzialmente a capire e ad approfondire alcuni aspetti relativi, ad esempio, alla cooperazione tra le forze di polizia, per cui gli articoli della Convenzione rinviano spesso ad «accordi bilaterali più completi» da concludere tra le parti contraenti. È infatti interesse del Comitato acquisire informazioni in merito all'eventuale conclusione e al contenuto di questi accordi, che probabilmente danno anche il quadro dello stato di avanzamento della fase di transizione avviata il 26 ottobre dell'anno scorso, da concludersi entro la fine del marzo prossimo, per l'abbattimento delle frontiere terrestri e marittime.
Altro argomento è, poi, l'attività - forse più informale - svoltasi tra i vertici delle polizie dei paesi interessati per assumere iniziative volte a fronteggiare l'emergenza dell'immigrazione clandestina di etnia prevalentemente curda determinatasi negli ultimi tempi. Su questo argomento il Comitato ha già svolto alcune audizioni mirate essenzialmente a capire la correlazione esistente tra la Convenzione di Schengen e la Convenzione di Dublino in materia di domanda di asilo, cui gran parte di questi immigrati clandestini si è trovata a far ricorso. Proprio in occasione di queste audizioni è tuttavia emersa una preoccupazione in merito ai criteri seguiti per l'immissione dei dati nel SIS e alle procedure per l'eventuale cancellazione di una segnalazione.
Per esempio, se arriva un immigrato sulle nostre coste e nel momento in cui viene riconosciuto gli viene offerta l'opportunità di presentare domanda nel nostro territorio, mentre passa il tempo che gli necessita per riflettere su tale opportunità, parte la segnalazione al SIS, che però non viene rimossa nel momento in cui gli viene eventualmente concesso l'asilo politico. Altra questione sulla quale mi soffermo un attimo, poiché è oggetto proprio in questi giorni di qualche segnalazione alla nostra attenzione, è che, in virtù dell'Accordo di Schengen, sembra essersi realizzata una nuova e più forte forma di cooperazione giudiziaria, soprattutto per quanto riguarda alcuni rifugiati in Francia, e forse non soltanto in quel


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paese. Ho fatto alcuni esempi sui quali sono certo che il dottor Masone ci fornirà un ricco contributo.
Nel dare quindi la parola al Capo della Polizia, prefetto Masone lo ringrazio fin d'ora per gli approfondimenti e le informazioni che vorrà fornire.

FERNANDO MASONE, Capo della Polizia. Signor Presidente, onorevoli parlamentari, dal 26 ottobre 1997, com'è noto, il nostro paese ha iniziato ad applicare gli accordi di Schengen, realizzando così la libera circolazione delle persone e garantendo nel contempo la sicurezza dei cittadini.
Per raggiungere tali obiettivi, la Convenzione di applicazione dell'accordo di Schengen detta - nel titolo II - una serie di norme relative all'abolizione dei controlli alle frontiere interne, compensata peraltro da efficaci e severi controlli alle frontiere esterne, che hanno già formato oggetto dell'indagine conoscitiva di codesto Comitato parlamentare. Altre misure per mantenere un adeguato livello di sicurezza sono individuate dalla suddetta Convenzione nel suo titolo III, il cui capo I è dedicato alla cooperazione di polizia.
La cooperazione internazionale di polizia, soprattutto tra gli Stati comunitari, esiste già da tempo. Essa, per usare la terminologia del trattato di Maastricht, è stata tuttavia «rafforzata» dalle parti contraenti attraverso la Convenzione di Schengen, nella quale, accanto alle misure tradizionali dello scambio di informazioni e del distacco di ufficiali di collegamento, sono stati previsti due istituti giuridici del tutto nuovi quali l'osservazione e l'inseguimento oltre frontiera.
Dal 26 ottobre 1997 si è applicata così la mutua assistenza di polizia prevista dall'articolo 39 della Convenzione, per la quale l'organo centrale nazionale incaricato è la divisione Sirene della Direzione centrale della polizia criminale. Tale ufficio, istituito dopo la ratifica della Convenzione di Schengen, opera senza soluzione di continuità, è composto da personale delle tre principali forze di polizia e ha il compito di assicurare i contatti con i Sirene degli altri Stati membri.
Per quantificarne l'operatività, vi informo che dal 26 ottobre scorso - data di inizio dell'applicazione della Convenzione di Schengen - si sono già verificati 52 casi di richieste pervenute o inviate ai sensi dell'articolo 39, tutti trattati senza alcun problema.L'articolo 39 della Convenzione di Schengen prevede, altresì, accordi di cooperazione transfrontaliera tra le parti contraenti che, in attuazione di questa disposizione, sono stati negoziati con i due partner confinanti (Francia e Austria).
L'accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica francese sulla cooperazione transfrontaliera in materia di polizia e dogana, è stato firmato dal ministro Napolitano a Chambéry il 3 ottobre 1997 e dovrà essere ratificato. L'accordo stabilisce l'istituzione a Ventimiglia e a Modane, in prossimità della frontiera comune, di centri di cooperazione di polizia e di dogana con personale misto italiano e francese (a Ventimiglia questo commissariato misto è già in funzione, mentre a Modane è in via di allestimento). L'accordo individua, inoltre, gli uffici competenti che possono collaborare direttamente con i corrispondenti uffici dell'altra parte. Sono previsti, altresì, incontri periodici tra i dirigenti dei suddetti uffici, oltre al distacco di ufficiali di collegamento presso di essi.
L'accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo federale della Repubblica d'Austria sulla cooperazione di polizia è stato firmato a Vienna il 15 dicembre 1997. Tale accordo comprende lo scambio di informazioni, il distacco di funzionari di collegamento, la formazione del personale, la cooperazione diretta tra gli uffici operanti nelle zone di frontiera ed alcune disposizioni di dettaglio per l'osservazione e l'inseguimento oltre frontiera, di cui agli articoli 40 e 41 della Convenzione di Schengen. In particolare, ad esempio, è previsto che l'inseguimento operato a bordo dei convogli ferroviari


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possa in ogni caso proseguire fino alla prima fermata successiva al passaggio del confine.
L'articolo 40 della Convenzione di Schengen prevede l'osservazione oltre frontiera. Esso ha già trovato applicazione per il tramite della divisione Sirene - organo, questo, designato dall'articolo 4 della legge di ratifica degli Accordi di Schengen (legge 30 settembre 1993, n. 388) - essendo già state avanzate due domande, rispettivamente dalla Francia e dalla Germania, ed essendone state inviate due dalla polizia italiana. Anche in questa attività non sono stati riscontrati inconvenienti.
L'articolo 41, concernente l'inseguimento oltre frontiera, non ha sinora trovato applicazione, atteso che i controlli alle frontiere interne terrestri non sono stati ancora soppressi, con l'eccezione - ed è una eccezione parziale - della Francia, dal 7 dicembre 1997. Anche l'articolo 46, concernente uno scambio di informazioni d'iniziativa di una parte contraente, non su richiesta come quello previsto dall'articolo 39, non risulta sia stato ancora applicato. Risulta, invece, attuato l'articolo 47 della Convenzione, essendo stati distaccati due funzionari di collegamento tedeschi presso la divisione polizia di frontiera; presto saranno distaccati a Coblenza due funzionari della polizia di frontiera italiana, appunto per questo interscambio di informazioni.
Del resto, è noto l'interesse dei paesi aderenti all'Accordo di Schengen per un efficace controllo delle nostre frontiere esterne, che sono nel contempo anche il confine dello spazio comune Schengen con paesi terzi da cui provengono flussi di immigrazione clandestina.
A fronte dei recenti episodi di sbarchi massicci di immigrati, di etnia prevalentemente curda, lungo le coste pugliesi e calabresi, su direttiva del ministro ho assunto l'iniziativa di convocare una riunione a Roma l'8 gennaio scorso con i colleghi degli Stati Schengen interessati al fenomeno (Germania, Austria, Francia, Olanda e Grecia). Alla stessa ho invitato altresì il Belgio (attuale presidenza Schengen) e la Turchia. È intervenuto anche un osservatore inglese della presidenza di turno comunitaria.
Nel corso dei lavori gli alti funzionari presenti hanno potuto effettuare un approfondito scambio di informazioni e valutare gli aspetti delle investigazioni realizzate nei rispettivi paesi, definendo comuni programmi di azione sul piano preventivo e repressivo, che si muoveranno lungo la duplice direttrice di un migliore controllo dei flussi migratori alle frontiere e di una più incisiva attività investigativa nei confronti delle organizzazioni criminali coinvolte.
Sono state definite le procedure per una tempestiva circolazione delle informazioni e per l'avvio e lo sviluppo di comuni indagini, anche attraverso l'attivazione di «punti di contatto» tra le forze di polizia dei paesi interessati. Non è mancato, inoltre, un approfondimento di altri profili operativi, tra cui quello concernente l'individuazione di strumenti di alta tecnologia ai fini dei controlli sulle rotte marittime e terrestri. Si è convenuto, infine, di assicurare un follow up delle misure concordate e di indire una riunione di esperti per l'elaborazione di un programma comune per il miglioramento della lotta alla criminalità organizzata ed ai cosiddetti passatori, responsabili dei traffici di immigrazione clandestina.
Le conclusioni della Conferenza di Roma dei capi delle polizie sono state riportate in una dichiarazione d'intenti, al fine di renderle operative, il 3 febbraio scorso si è tenuta a Roma la riunione degli esperti nazionali in tema di lotta all'immigrazione clandestina. Ad essa erano presenti i punti di contatto di Germania, Spagna, Paesi Bassi, Portogallo, Svizzera, Turchia, Svezia, Austria, Francia, Grecia, Belgio ed Italia, nonché, in qualità di osservatori, i rappresentanti della Presidenza comunitaria di turno del Regno Unito, del segretariato generale del Consiglio dell'Unione europea, del segretariato generale dell'OIPC-Interpol e dell'Unità droghe Europol. È di gran lunga aumentato il numero dei partecipanti a questa seconda fase degli incontri tecnici


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rispetto al primo incontro proprio su richiesta dei singoli paesi, avendo ritenuto l'iniziativa di grande importanza soprattutto perché riguarda problemi pratici di polizia.
Nella riunione è stata concordata un'agenda operativa che comporterà i seguenti impegni per l'Italia (che ha assunto, in definitiva, il ruolo di paese precursore), raccordandosi con gli organismi Interpol ed EDU-Europol, interessati per altri aspetti alla problematica affrontata: elaborazione di un rapporto illustrativo delle iniziative assunte per il potenziamento del controllo delle frontiere esterne, utilizzando i contributi che perverranno attraverso i punti di contatto; incontri periodici fra i paesi interessati, finalizzati allo sviluppo delle indagini connesse agli sbarchi di immigrati clandestini; predisposizione di un rapporto semestrale relativo ai flussi migratori clandestini a seguito delle informazioni ottenute nel corso dell'azione di contrasto del fenomeno.
Ancorché il fenomeno dell'immigrazione clandestina, in particolare curda, sia all'attenzione di altri fori internazionali, quali Schengen e l'Unione europea, le riunioni di Roma sono state molto apprezzate dagli altri Stati per il valore aggiunto costituito dalla partecipazione ad esse della Turchia, paese di provenienza o comunque di transito dei flussi. E la cooperazione della polizia turca, che ha effettuato molti arresti, ha permesso di bloccare la partenza di altre navi cariche di centinaia di profughi.
Mi corre l'obbligo di dire che il capo della polizia turca, che partecipò alla riunione dell'8 gennaio, non siglò la dichiarazione d'intenti per motivi di natura politica, mentre ha assicurato ogni forma di collaborazione per stroncare questo traffico. Infatti, da subito, tutte le forze di polizia sono state attivate bloccando il grande traffico, tanto che l'arrivo in massa di curdi non si è più verificato.
La stasi del fenomeno degli sbarchi in massa di immigrati clandestini consentirà di portare avanti la fase di transizione avviata il 26 ottobre 1997 relativa all'abbattimento delle frontiere terrestri e marittime, da concludersi entro la fine del marzo 1998, secondo quanto deciso dal Comitato esecutivo di Schengen il 7 ottobre 1997 a Vienna.
Per quanto concerne la frontiera italo-francese, attraverso uno scambio di note fra i rispettivi capi delle polizie, è stato possibile raggiungere un'intesa. Riguardo alle frontiere terrestri è stato stabilito di sopprimere gradualmente, a decorrere dal 7 dicembre scorso (data dell'avvenuto perfezionamento dello scambio di note), i controlli di frontiera presso i valichi ferroviari di Ventimiglia e di Modane. Fino al 28 febbraio prossimo potranno, tuttavia, effettuarsi controlli congiunti, da parte della polizia di frontiera francese ed italiana, nell'ambito delle citate stazioni ferroviarie o durante il percorso. A decorrere dal 1 marzo, detti controlli saranno definitivamente soppressi, ferma restando la possibilità di effettuare una vigilanza a bordo dei treni nell'ambito dei rispettivi territori nazionali. Questo servizio, per il periodo preso in considerazione, si è rivelato molto utile ed ha dato ampia soddisfazione a noi, alla Francia ed ai paesi interessati al fenomeno dell'immigrazione curda.
Per quanto concerne i valichi stradali del Monte Bianco, del Colle del Monginevro, del Colle della Maddalena e di Ventimiglia-autostrada, i controlli frontalieri saranno gradualmente soppressi fino al 28 febbraio 1998, secondo modalità di dettaglio già stabilite localmente dai competenti organi di polizia. Il controllo di frontiera presso tutti gli altri valichi di I e di II categoria ubicati lungo il confine italo-francese sono stati soppressi a decorrere dal 7 dicembre scorso.
Per quanto concerne, infine, il valico del traforo del Frejus, i controlli di frontiera saranno invece soppressi progressivamente nel periodo compreso tra il 1 ed il 28 febbraio prossimo, sulla base di modalità già concordate localmente. Durante lo stesso periodo può comunque essere effettuata, in sostituzione dei controlli di frontiera fissi, una sorveglianza


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all'interno dei rispettivi territori. Tutto ciò avviene con molta efficacia dall'una e dall'altra parte.
Per quanto riguarda le frontiere marittime, i controlli effettuati nei confronti dei passeggeri che si avvalgono dei collegamenti marittimi regolari tra Bastia ed i porti di Piombino, La Spezia, Livorno e Genova, nonché tra lo scalo marittimo di Bonifacio e quello di Santa Teresa di Gallura sono in via di graduale soppressione. L'abolizione degli stessi dovrà comunque intervenire entro il 28 febbraio prossimo, sulla base di modalità già concordate localmente.
Per quanto concerne la frontiera italo-austriaca, invece, è stato inoltrato alle competenti autorità di Vienna un progetto per la graduale soppressione dei controlli, con le stesse procedure già descritte per la frontiera italo-francese. Sono molto interessato alla prima fase di rodaggio perché si è rivelata molto utile nei rapporti con la polizia francese: il confine con la Francia di Ventimiglia è molto più controllato rispetto al passato, quindi abbiamo proposto anche a Vienna di iniziare questo esperimento. Tale proposta, trasmessa il 4 novembre 1997, è ancora al vaglio dell'amministrazione d'Oltralpe, che si è riservata di esprimere il proprio parere in occasione del prossimo incontro delle delegazioni incaricate di redigere l'intesa esecutiva dell'accordo per la riammissione delle persone rintracciate in posizione irregolare nei rispettivi territori. Nella proposta in questione è previsto che la definitiva soppressione dei controlli alla frontiera italo-austriaca debba avvenire entro il 28 febbraio prossimo.
Una precisazione va fatta anche in merito alla soppressione dei controlli alle frontiere aeree (voli interni). Il Comitato esecutivo di Schengen ha deciso, infatti, la soppressione dei controlli anche per i voli interni (ovvero per i collegamenti aerei diretti tra due paesi Schengen) a decorrere dal 26 ottobre scorso, limitatamente agli aeroporti in cui erano soddisfatte le condizioni per la separazione dei flussi dei passeggeri Schengen da quelli extra-Schengen. In conformità con quanto stabilito dalla decisione del Comitato esecutivo di Schengen, le autorità dei Paesi Bassi hanno trasmesso al nostro Ministero degli affari esteri una specifica proposta di Protocollo per la soppressione definitiva dei controlli da e per l'aeroporto olandese il 29 marzo prossimo. Il problema riguarda quell'aeroporto.
Anche per i voli da e per il Belgio vige attualmente un regime transitorio che ha consentito di abolire i controlli di frontiera solo limitatamente ai voli in partenza o in arrivo da Bruxelles negli scali di Bologna, Firenze, Napoli, Torino e Venezia, significando che, a decorrere dal 2 marzo prossimo, saranno definitivamente abolite tali verifiche anche negli aeroporti di Roma e di Milano-Linate. Anche in questo caso, il problema non è italiano ma è legato all'organizzazione dell'aeroporto di Bruxelles. Il ministero dell'interno belga, infatti, a poche ore dall'applicazione degli accordi di Schengen in Italia, rappresentò insormontabili difficoltà tecniche del principale aeroporto internazionale presente in quel paese (Bruxelles-Zaventem), tali da impedire una corretta gestione operativa dei flussi passeggeri Schengen ed extra-Schengen.
Passando ora al Sistema d'informazione Schengen (SIS), il Comitato esecutivo di Vienna del 7 ottobre 1997, con la sua decisione relativa alla messa in applicazione della Convenzione di Schengen in Italia, ha dichiarato l'operatività del SIS per il nostro paese il 26 ottobre 1997. In effetti da tale data il sistema è stato aperto alla consultazione diretta da parte degli operatori abilitati a tal fine ai sensi dell'articolo 101 della Convenzione.
Abilitati ad accedere al SIS sono le tre principali forze di polizia, le quali, peraltro, già accedono ad Centro elaborazione dati (CED) interforze e, limitatamente ai dati di cui all'articolo 96 della Convenzione di Schengen (stranieri inammissibili), il personale del Ministero degli affari esteri e delle nostre rappresentanze diplomatiche e consolari all'estero addetto al rilascio dei visti, nonché il personale del Ministero dell'interno addetto ai permessi di soggiorno.


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A partire dal 1 luglio 1997, data di entrata in vigore della Convenzione di Schengen per l'Italia a seguito delle ratifiche di tutti gli altri Stati membri, è iniziato il caricamento nella sezione nazionale del SIS dei dati degli altri sette Stati membri (che, com'è noto, hanno applicato la Convenzione di Schengen dal 26 marzo 1995) già contenuti nel SIS centrale di Strasburgo. Si è proceduto poi al caricamento dei dati nazionali ritenuti essenziali ai fini dell'applicazione della Convenzione che, come concordato in ambito Schengen, sono quelli relativi agli stranieri inammissibili (articolo 96) ed alle persone da arrestare per estradizione (articolo 95).
Tale caricamento è stato completato, come previsto, entro il 26 ottobre 1997 e da quella data il SIS nazionale è operativo e perfettamente funzionante.
La possibilità, per gli operatori di polizia, di disporre delle segnalazioni delle persone e degli oggetti ricercati, sia in campo nazionale (dati del CED) sia negli altri Stati Schengen, ha consentito un notevole aumento di arresti e di ritrovamenti di oggetti rubati.
Dopo il 26 ottobre 1997 è continuato il caricamento nel SIS dei dati nazionali esistenti nel CED relativi agli articoli 97 (persone scomparse), 98 (persone cui notificare provvedimenti dell'autorità giudiziaria), 99 (persone e veicoli da sottoporre a sorveglianza discreta o controllo specifico) e 100 (oggetti rubati o smarriti), secondo criteri che, come per gli altri articoli (95 e 96), sono stati concordati in apposite riunioni interministeriali che hanno coinvolto tutti gli enti proprietari dei dati.
E così, per l'inserimento delle segnalazioni relative alle persone da arrestare per estradizione (articolo 95) si è proceduto e si continuerà a procedere solo su specifica richiesta del competente Ministero di grazia e giustizia, che a tal fine dispone di un collegamento diretto elettronico con la divisione Sirene.
Per le segnalazioni relative agli stranieri inammissibili (articolo 96) è stato inserito nel SIS il patrimonio informativo del CED riguardante sia gli stranieri già iscritti in Rubrica di frontiera per respingimento sia gli espulsi che, come tali, in base alla legislazione vigente, non possono rientrare in Italia senza una specifica autorizzazione.
Attualmente gli inserimenti nel SIS nazionale avvengono da parte del personale abilitato delle questure e, per quanto riguarda gli stranieri segnalati come pericolosi per la sicurezza nazionale, da parte dei servizi di sicurezza per il tramite della Direzione centrale per la polizia di prevenzione.
Si indicano di seguito, seppur brevemente, i criteri per l'immissione nel SIS dei dati concernenti gli articoli 97, 98, 99 e 100.
Per quanto attiene l'articolo 97 (persone scomparse o da mettere sotto protezione) sono state immesse nel SIS le segnalazioni degli ultimi tre anni presenti sulla materia nel CED. Analogamente si è proceduto per l'articolo 99 (persone e veicoli da sottoporre a sorveglianza discreta o a controllo specifico).
Per quanto riguarda l'articolo 98 (persone cui si devono notificare provvedimenti dell'autorità giudiziaria), sono state inserite nel SIS le segnalazioni degli ultimi cinque anni presenti nel CED.
Per quanto concerne l'articolo 100 (oggetti rubati o smarriti), dato il suo contenuto eterogeneo, informo che per le banconote provento di rapine o sequestri di persona (argomento di grande attualità) sono state immesse nel SIS le segnalazioni degli ultimi cinque anni presenti nel CED; per gli automezzi rubati sta per concludersi l'inserimento nel SIS dei dati degli ultimi due o quattro anni a seconda della cilindrata dell'automezzo; per i motoveicoli saranno inseriti i dati dell'ultimo anno, per lo scarso valore e le poche probabilità che siano reperiti all'estero.
Non sono stati ancora inseriti nel SIS - il caricamento avverrà tra breve - i documenti e le armi da fuoco. Per i documenti intestati, rubati o smarriti e per le armi da fuoco saranno presi i dati degli ultimi dieci anni, mentre i documenti in bianco rubati presenti nel CED


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saranno inseriti tutti nel SIS, in quanto vengono segnalati in serie e quindi occupano poco spazio negli archivi elettronici.
Si soggiunge che l'immissione dei dati nel SIS può avvenire soltanto attraverso un preventivo inserimento nel CED, da cui poi i dati vengono passati nel SIS quando l'operatore attiva la procedura di trasferimento, dopo averli eventualmente completati con le ulteriori informazioni richieste dal SIS (ad esempio, il luogo di nascita non è previsto negli schedari nazionali).
La Convenzione di Schengen prevede alcuni criteri per l'inserimento di dati nel SIS, tra i quali vorrei indicare i più rilevanti.
Ciascuno Stato non può inserire nel SIS più di una segnalazione, per qualsiasi articolo, riguardante lo stesso soggetto, considerato tale in caso di coincidenza di nome, cognome, luogo e data di nascita.
È invece prevista la possibilità di inserimento di più segnalazioni da parte di più Stati in capo allo stesso soggetto, purché siano compatibili fra loro: le segnalazioni fatte ai sensi dell'articolo 95 sono compatibili con quelle relative agli articoli 97 e 99; le segnalazioni fatte ai sensi degli articoli 96 e 99 sono incompatibili fra loro e con le segnalazioni effettuate ai sensi degli articoli 95, 97 e 98.
Relativamente alle segnalazioni effettuate ai sensi dell'articolo 99, la condotta da tenere nei casi di «sorveglianza discreta» è incompatibile con quella di «controllo specifico». Del resto, credo si tratti di un dato abbastanza evidente.
Nell'ipotesi di duplicazione di segnalazioni in ambito nazionale, l'inseritore della segnalazione successiva dovrà contattare il Sirene, che darà inizio ad una procedura di verifica.
Nel caso di due segnalazioni sullo stesso soggetto, il Sirene procederà all'applicazione della lista delle priorità stabilite tra segnalazioni effettuate a norma di articoli diversi: verrà pertanto richiesto all'ente inseritore della segnalazione meno importante, secondo l'ordine di priorità, di ritirarla dal SIS o, secondo i casi, di rinviare l'inserimento successivamente alla scadenza della segnalazione più importante.
L'ordine di priorità nei motivi di ricerca di una persona è il seguente: arresto per estradizione (articolo 95); stranieri inammissibili (articolo 96); persone scomparse (articolo 97); sorveglianza discreta (articolo 99); controllo specifico (articolo 99); ricerche per l'autorità giudiziaria (articolo 98).
Così come previsto dalla vigente normativa nazionale, chi inserisce la segnalazione è responsabile dell'esattezza e dell'attualità dei dati, che dovranno risultare dagli atti d'ufficio, e dovrà valutare se l'importanza del caso giustifica il suo inserimento nel SIS.
La Divisione Sirene è competente per l'inserimento e la cancellazione delle segnalazioni ex articolo 95 su input del Ministero di grazia e giustizia.
Per gli articoli 96 e 99, comma 2, sono competenti le questure e la Direzione centrale di polizia di prevenzione.
Per gli articoli 97, 98 e 100 sono competenti le questure e, unicamente per i veicoli ex articoli 99 e 100, anche i comandi territoriali dell'Arma dei carabinieri.
È abilitato a cancellare una segnalazione dal SIS solo l'ente che ha proceduto all'inserimento. Occorre procedere alla cancellazione di una segnalazione nel SIS quando il relativo provvedimento sia decaduto (ad esempio, avvenuto arresto o decesso).
Esiste anche una procedura programmata di cancellazione quando la durata di una segnalazione sta giungendo al termine stabilito dalla Convenzione: il SIS centrale segnala automaticamente alle parti contraenti la cancellazione programmata, con un preavviso in media di un mese.
Durante tale periodo la parte contraente interessata potrà decidere di chiederne il rinnovo, ove sia necessario mantenerla per gli scopi che sono alla base della segnalazione stessa; in caso contrario, verrà cancellata automaticamente.
Signor presidente, onorevoli parlamentari, l'odierna audizione mi ha consentito


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di evidenziare - e di questo vi ringrazio, - l'impegno forte profuso dal Dipartimento della pubblica sicurezza - ovviamente per la parte d'interesse - sullo scenario internazionale per consentire all'Italia l'ingresso nell'area Schengen.
È stato un impegno non sempre facile né agevole. È un impegno che non si è concluso il 26 ottobre dello scorso anno e che, anzi, continua e certamente non si concluderà il prossimo 1 aprile. È, e sarà sempre più, un impegno strutturale, perché strutturali sono i problemi correlati alla filosofia degli accordi di Schengen, che si caratterizzano - come è noto - nella libera circolazione delle persone negli Stati e fra gli Stati aderenti agli accordi.
Cambia con Schengen il modello di sicurezza, la quale si proietta - amplificandosi - su di un'area che travalica i confini di ogni singolo paese.
Concludo, con la speranza di non esservi apparso particolarmente noioso. Del resto, la delicatezza e l'ampiezza della materia non mi potevano esimere dalla trattazione di aspetti dettagliati.

PRESIDENTE. La ringraziamo, prefetto Masone, per la sua relazione che, almeno per quanto mi riguarda, ha ampiamente soddisfatto le esigenze di conoscenza che avevamo espresso in funzione di questo incontro. In particolare, mi ha fatto piacere ascoltare i riferimenti sia al caricamento dei dati sia alle possibilità di intervento ed alle responsabilità ai fini dell'aggiornamento dei dati segnalati.
Infine, tra le righe del suo intervento ho rinvenuto una risposta anche a fatti di cronaca recenti.

GIAMPAOLO BETTAMIO. Signor prefetto, lei ha accennato a due aspetti che considero particolarmente importanti: il potenziamento del controllo sia alle frontiere esterne (potenziamento frutto della collaborazione tra le polizie dei diversi Stati) sia sugli sbarchi degli immigrati clandestini. In cosa si concretizza il supporto delle polizie non italiane nel settore degli sbarchi clandestini?
Inoltre, vorrei sapere se le risulti, come qualche capitaneria di porto ha avuto modo di informare, che, nonostante gli sbarchi massicci siano in via di esaurimento, si stiano invece incrementando gli arrivi clandestini singoli o di poche persone che passano inosservate, in particolare con riferimento alle coste anconetane o baresi.

FERNANDO MASONE, Capo della Polizia. Per quanto riguarda il potenziamento del controllo alle frontiere esterne, vorrei precisare che il nostro è un paese particolarmente esposto: in sostanza, siamo la prima frontiera dell'Europa proiettata verso quei paesi dai quali proviene la maggior parte di coloro che emigrano ed immigrano. È chiaro che questa esposizione particolare ci rende vulnerabili: noi stiamo rafforzando al massimo tutto ciò che è rafforzabile. In che modo? Il numero di uomini inviato alla frontiera più esposta - mi riferisco a quella pugliese - è raddoppiato rispetto al passato.

GIAMPAOLO BETTAMIO. Con l'apporto di polizie di altri paesi?

FERNANDO MASONE, Capo della Polizia. No, ancora no. Lo sforzo è nostro. Anzi, in proposito abbiamo avuto molte critiche, soprattutto da parte tedesca. I colleghi tedeschi sono venute molte volte a vedere i nostri piani e a controllare il nostro modo di operare, ma questo è avvenuto con criteri di reciprocità, perché naturalmente anche noi chiediamo di vedere come sono organizzati, se non altro per uno scambio di esperienze di polizia: vogliamo mettere a fattor comune tutto ciò che è possibile. Ma il controllo viene effettuato da noi. È un controllo molto rafforzato, basato anche su un concetto che si va sempre più radicando: quello di aiutare i paesi che si trovano sull'altra sponda a organizzarsi meglio e ad essere più vicini al nostro paese.
Faccio l'esempio dell'Albania, che è stato ed è tuttora il paese da cui proviene la maggior parte degli immigrati, anche in


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piccoli gruppi. Stiamo collaborando in vari modi. Il Governo italiano lo fa in diversi settori, ma mi riferisco in particolare alla polizia: stiamo collaborando con la polizia albanese per la riorganizzazione delle forze di polizia in quel paese. La nostra Guardia di finanza compie un'azione di istruzione presso personale albanese, per quanto riguarda sia le dogane sia la vigilanza lungo le coste. È stato nominato dal Governo un comitato diretto da un commissario straordinario, nella persona del generale Angioni, per raccordare tutte le misure; saranno restituiti tutti i mezzi sequestrati a suo tempo di cui fruirono tutti gli immigrati appartenenti anche a forze di polizia o all'esercito che lasciarono l'Albania per venire in Italia. Questi mezzi furono messi sotto sequestro ma ora saranno restituiti.
Dicevo che stiamo agendo anche sul posto. Per esempio, era assolutamente sconosciuto agli albanesi il collegamento radio: abbiamo creato una rete di autoradio a Tirana e a Durazzo, che è già efficiente, perché il sistema è quello che usiamo noi. Tutto questo comporterà un ritorno: mi riferisco alla collaborazione nel riammettere in Albania tutte le persone che vengono rintracciate. Si parla di 60-70 o anche cento al giorno, che vengono immediatamente respinte al mittente. Questa collaborazione senza pastoie di carattere burocratico sta dando risultati importanti, cioè quelli di respingere immediatamente, sulla base della legislazione vigente, queste persone.
Ai colleghi delle polizie degli altri paesi diciamo sempre che le frontiere esterne dell'Europa sono frontiere comuni. Non so cosa si otterrà in seguito sotto il profilo politico, ma allo stato la vigilanza è affidata alle nostre forze di polizia, che si stanno attrezzando sempre meglio. Con la Turchia si è agito come con l'Albania. Dalla Turchia sono arrivate le due navi Ararat e Cometa, una a dicembre e l'altra il 1 gennaio. Si è stabilito un rapporto intenso tra i due paesi, che ha comportato due effetti. Il primo è quello di incidere sulle organizzazioni criminali addette al traffico, il secondo di impedire il traffico.
A proposito della domanda relativa alla capitaneria di porto con riguardo ai piccoli gruppi di persone, vorrei precisare che la capitaneria di porto è inserita in un piano globale unico, di cui è responsabile il prefetto di Bari e che riguarda tutte le forze di polizia. Essa effettua le segnalazioni, ma non fa solo questo perché gli immigrati vengono effettivamente intercettati tutti i giorni. Qualche giorno fa un gommone è andato in avaria e coloro che erano riusciti a raggiungere la riva sono stati presi. Qualcuno degli altri, purtroppo, ha perduto la vita. Il traffico dei gommoni è particolarmente insidioso per il trasporto dei clandestini, anche perché riguarda anche la droga, le armi ed altro.

ANNA MARIA DE LUCA. Le brevissime domande che rivolgerò al prefetto Masone riguardano tre temi diversi.
Signor prefetto, lei ha toccato l'argomento relativo alla riunione dei vertici delle polizie dei paesi interessati al fenomeno in discussione. Vorrei sapere qualcosa di più in materia, in modo più concreto e più tecnico, e quindi le chiedo se possa fornire maggiori informazioni, magari tramite una breve sintesi, sulle riunioni che si sono già svolte e su quelle che si svolgeranno su materie di interesse di questo Comitato, con particolare riguardo alle procedure stabilite, cioè alle misure effettive decise nel corso di queste riunioni.
Lei ha anche parlato di quella che io definisco la nostra squadra dirigente di controllo formata da appartenenti delle tre forze di polizia. Mi piacerebbe sapere con quali criteri è stata composta: i criteri adottati sarebbero quelli del merito, indipendentemente dall'appartenenza a un'arma piuttosto che a un'altra e sono stati indicati precisi limiti di competenza? Lo dico perché purtroppo in altri settori mi è spesso capitato di constatare una pericolosa sovrapposizione di compiti o di competenze. Vorrei dunque sapere se, almeno in questo organismo, questa possibilità sia stata esclusa, e cioè se le persone siano state scelte per motivi di merito. Mi spiego. In Italia abbiamo tre


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forze di polizia. Se dobbiamo scegliere una squadra che sia la migliore dobbiamo ricoprire determinati ruoli e posizioni scegliendo le persone indipendentemente dalla loro appartenenza, individuando le persone più adatte per determinati ruoli. Potrebbe quindi capitare che siano scelti cinque appartenenti a un'arma e due ad un'altra, ma che la squadra sia la migliore. Mi piacerebbe sapere quale criterio sia stato adottato.
Infine, lei ha fatto riferimento ai criteri di inserimento dei dati, dicendo che non tutti vengono inseriti uniformemente, e facendo l'esempio della presenza o dell'assenza del dato relativo al luogo di nascita. Il nostro metodo di inserimento dei dati lo prevede, mentre magari altri metodi no. Io credo sia fondamentale adottare un criterio unico, perché il cervellone centrale deve rendere possibile un controllo sistematico e preciso: nel momento in cui un qualsiasi operatore richiede un'informazione ma mancano dati o non c'è una sovrapposizione perfetta dei dati, si potrebbe creare un problema, e comunque, in ogni caso, un ritardo. Secondo lei, quanto tempo occorrerà perché questi criteri siano uniformati?

FERNANDO MASONE, Capo della Polizia. Onorevole De Luca, non c'è alcun problema per quanto riguarda la riunione dei capi delle polizie: c'è una lettera d'intenti di cui ho qui una copia e posso leggerle le conclusioni cui siamo giunti dopo una giornata di lavoro in cui si è parlato di problemi di polizia: «Intensificazione delle misure di controllo e sorveglianza alle frontiere esterne». Ovviamente, onorevole Bettamio, ciò riguarda essenzialmente il nostro paese. Proseguo: «Massimo impegno nel rafforzare le linee di sicurezza interna in prossimità delle frontiere attraverso anche accordi di cooperazione transfrontalieri. Sistematico scambio di informazioni concernenti l'immigrazione illegale con periodiche relazioni». Ho detto che si è deciso di scambiarsi continuamente notizie attraverso i punti di contatto e di redigere una relazione semestrale per valutare i risultati raggiunti e gli obiettivi da raggiungere. Continuo la lettura: «Effettuazione dei necessari approfondimenti delle informazioni disponibili, delle verifiche in ordine alle notizie trasmesse, della promozione di comuni investigazioni, principalmente sul conto delle organizzazioni e dei vettori responsabili dell'immigrazione clandestina, nonché sui patrimoni dei soggetti sospettati di essere implicati nella gestione dei traffici. Raccolta, archiviazione e trasmissione delle impronte digitali delle persone entrate illegalmente nei territori nazionali in osservanza delle rispettive legislazioni in materia. Maggiore cooperazione con lo scambio di consulenti e di supporti tecnici ai fini dei controlli sulle rotte marittime e terrestri. Allo scopo di contrastare le organizzazioni dedite al traffico di immigrati clandestini, designazione degli organismi di polizia nazionali competenti, che costituiranno i rispettivi punti di contatto, e intensificazione della rete degli ufficiali di collegamento per lo specifico settore».
Questi sono gli otto punti che costituiscono le conclusioni dell'incontro svoltosi a livello di capi delle polizie dei paesi aderenti all'Accordo di Schengen, più la Turchia.

ANNA MARIA DE LUCA. A me sembra un piano strategico chiaro, su questo non c'è dubbio. Ma faccio un esempio pratico. Si parla di rafforzare, di potenziare, ma questo vuole dire tutto e niente, perché dipende da come si interviene. Se, per esempio, in un posto a rischio si debbono potenziare i controlli, ciò può avvenire con uno, due o tre uomini o con cento, duecento o trecento, evidentemente con risultati diversi. Questi limiti sono stati stabiliti? Lo chiedo perché, in caso di differente visione di ciò che si deve fare, a mio avviso è più importante partire dall'obiettivo da raggiungere; se dobbiamo sbarrare la strada a determinati personaggi in un posto a rischio, sappiamo che in quel caso il potenziamento va attuato in certi modi, non a metà, anche se sempre di potenziamento si tratta.


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FERNANDO MASONE, Capo della Polizia. La dichiarazione d'intenti alla quale ho prima accennato è naturalmente una dichiarazione strategica di ciò che si deve fare; ho aggiunto, però, che già il 3 febbraio scorso vi è stata un'altra riunione in cui è stata stabilita un'agenda delle cose da fare e, allo scadere del semestre, si redigerà un rapporto delle cose fatte. Questi sono i tempi.
Quanto al fatto che Italia e Germania tra i paesi dell'area Schengen abbiano i problemi delle frontiere esterne (noi abbiamo frontiere verdi e blu, i tedeschi solo verdi, comunque abbiamo gli stessi problemi), non si deve assolutamente dichiarare cosa si vuol fare, il perché ed il come: si stabilisce un piano organico di potenziamento e, come ho detto, allo stesso modo in cui alcuni ufficiali di collegamento tedeschi sono qui da noi, tra breve alcuni dei nostri andranno a Coblenza, potranno vedere i piani messi a punto dai tedeschi e dare dei consigli. Tra l'altro, i tedeschi hanno problemi gravissimi, hanno avuto un'immigrazione molto forte (altro che quella che vi è stata in Italia!), per cui possono esservi delle indicazioni che potrebbero risultare utili per noi. Comunque, la cosa essenziale che mi preme sottolineare è che a livello di polizie si è stabilito un rapporto di interscambio di informazioni e di notizie e di volontà di lavorare insieme come se si trattasse di un unico paese, fatte salve ovviamente le legislazioni nazionali.
In merito a quella che l'onorevole De Luca ha indicato come squadra di dirigenti, penso volesse riferirsi alla creazione di gruppi interforze per la divisione Sirene e per il SIS. Come si è agito? È chiaro che si tratta di un discorso eminentemente tecnico: da noi, come Polizia di Stato, sono stati messi in campo i tecnici migliori perché dovevamo raggiungere lo scopo; peraltro, per giungere a questo punto, vi sono state delle strettoie, delle date precise entro le quali dovevamo, per esempio, fare la prova di caricamento entro certi limiti. Non solo abbiamo superato queste prove, ma ci siamo riusciti con molto anticipo rispetto al tempo che ci era stato prefissato e questa è forse una risposta a ciò che lei chiedeva, perché le altre forze di polizia ovviamente si sono adeguate, trattandosi di un settore nel quale non si può improvvisare: debbono essere e sono tecnici di provata capacità. Tra l'altro, si tratta di uffici che, oltre ad essere interforze, sono anche a direzione alternata a rotazione, il che vuol dire che si tratta di uffici veramente comuni in ordine ai quali ognuno ha interesse a fare in maniera che funzionino nel migliore dei modi possibili.
Quanto ai criteri in base ai quali si procede agli inserimenti nella banca dati del SIS, esiste un manuale pratico per cui quei dati debbono essere inseriti in un certo modo.

ANNA MARIA DE LUCA. Lei ha fatto un riferimento precedente...

FERNANDO MASONE, Capo della Polizia. Ho fatto quel riferimento perché, per quanto riguarda il trasferimento di dati dal CED al sistema SIS, dobbiamo sottostare a regole comuni a tutti i paesi aderenti a Schengen, per cui è necessario che sia indicato anche il luogo di nascita, cosa che nel nostro paese si può omettere. Magari in passato si tendeva ad indicare la paternità, mentre adesso non si usa più. Invece, i nostri partner hanno stabilito, e noi siamo stati d'accordo, di inserire anche il luogo di nascita.

ROCCO MAGGI. Prefetto Masone, le rivolgerò rapidamente una domanda di carattere tecnico. Sostanzialmente, il caricamento del SIS avviene sulla base del CED; poiché, almeno fino ad un paio di anni fa, ho avuto modo di constatare che dal punto di vista tecnico-amministrativo il CED aveva notevoli ritardi di aggiornamento, contenendo pendenze giudiziarie qualche volta addirittura ultradecennali (spero che negli ultimi due anni la situazione sia mutata), vorrei chiederle se di recente vi sia stata un'azione di velocizzazione nell'aggiornamento del CED, perché da quanto mi risulta sono previste soltanto procedure attraverso richieste


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alla camera di consiglio del tribunale per la cancellazione dal CED di vecchie pendenze o procedimenti. Poiché con il SIS il discorso diventa ora molto delicato, in quanto si rischierebbe di avere innumerevoli dati, ma del tutto intempestivi, le chiedo se sia stata posta in essere qualche innovazione al riguardo.

FERNANDO MASONE, Capo della Polizia. Onorevole Maggi, comprendo benissimo la sua preoccupazione. Stiamo cercando di trovare una soluzione; non so se abbiate visitato il nostro CED.

PRESIDENTE. Siamo stati al National SIS, alla divisione Sirene, ma non al CED.

FERNANDO MASONE, Capo della Polizia. Effettivamente abbiamo il problema di segnalazioni, ad esempio, di un provvedimento esistente, ma poi non ci arriva la seconda parte, cioè non ci viene segnalato che quel provvedimento è decaduto, per cui siamo noi a doverci attivare. Lo stiamo facendo attraverso la fissazione di un periodo, che adesso non sono in grado di quantificare ma che posso indicarle con precisione, durante il quale porre in essere una verifica per valutare se sia attuale oppure possibile. Diverso è il caso in cui si tratti di trascrivere un dato dal CED al SIS, quando la verifica viene fatta, per cui ciò costituisce un'occasione perché questo avvenga.

FRANCESCO MORO. Vorrei conoscere quale sia la situazione con la Slovenia. Lei ha fatto la panoramica di tutto l'arco alpino, ma non ha parlato dei rapporti con la Slovenia. Inoltre, vorrei sapere se vi siano accordi transfrontalieri con la Croazia perché è vero che noi confiniamo con la Slovenia, però la Croazia dista soltanto dieci o quindici chilometri e vi sono diversi problemi riguardanti soprattutto i lavoratori occasionali o il traffico che dalla Croazia o dalla Slovenia si riversa su Trieste, il che ha provocato una recente presa di posizione del sindaco Illy.

FERNANDO MASONE, Capo della Polizia. Ho parlato di alcuni paesi con i quali abbiamo in atto una forma di collaborazione molto attiva; mi sono riferito soprattutto alla Francia, paese con il quale è già operante quello che dovrebbe essere l'appuntamento del 1 aprile. Con la Slovenia vi è un memorandum che è stato firmato recentemente per la cooperazione transfrontaliera. Quindi, si tratterà ora di trasformare questo memorandum in un accordo di cooperazione tra polizie.

FRANCESCO MORO. Questo interessa anche la Croazia?

FERNANDO MASONE, Capo della Polizia. Certamente; tra l'altro, tra breve firmeremo un accordo di cooperazione con la Croazia, tanto più che siamo davvero molto interessati per quanto riguarda la riammissione non solo terrestre, ma anche per tutta la parte del Montenegro.

PRESIDENTE. Avviandoci alla conclusione della seduta odierna, vorrei intanto pregare il prefetto Masone di farci avere copia dei testi dei memorandum con la Slovenia e della documentazione relativa agli accordi con la Francia e con l'Austria.

FERNANDO MASONE, Capo della Polizia. Ho con me questa documentazione e posso lasciargliela.

PRESIDENTE. Perfetto, mi congratulo per la velocità. E poi si parla della burocrazia italiana...!

FERNANDO MASONE, Capo della Polizia. Da questa documentazione manca il memorandum con la Slovenia, che mi riservo di farle avere.

PRESIDENTE. Vorrei ora porle un problema che riguarda un aspetto banalissimo. Parlando con il sindaco di una città vicina alla mia, ho appreso che questi ha gravi problemi, segnalati dal presidente della locale associazione degli industriali, con diversi operatori d'affari


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soprattutto cinesi per poter farli venire nel nostro paese.
Lo stesso identico problema mi è stato sottoposto a Firenze dall'assessore regionale al turismo, il quale mi diceva che cominciava ad esservi un flusso di turisti cinesi verso la città di Firenze, ma tale flusso si è bloccato al momento dell'ingresso dell'Italia nello spazio Schengen.
Qualche settimana fa la stessa notazione mi è venuta da un rappresentante degli albergatori di Rimini, il quale, pur sottolineando come l'inverno sia la stagione meno propizia al turismo, si dichiarava preoccupato perché, approssimandosi l'estate, una serie di turisti - un turismo di un certo genere, che magari provoca qualche problema, come quello proveniente dalle ex Repubbliche socialiste sovietiche - non potranno più fare ingresso nel nostro paese nel modo fluido in cui ciò avveniva prima dell'entrata in vigore degli accordi di Schengen. Avrei voluto porre tale questione già ieri al sottosegretario Fassino perché immagino che la concessione dei visti sia un problema che riguarda più la Farnesina che la polizia, però vi è una gestione che incombe sull'amministrazione dell'interno.
In ogni caso, è sicuramente una questione che riguarda il Capo della Polizia quella in riferimento alla quale abbiamo ricevuto oggi la notizia che le immissioni di dati nel SIS di fatto sono affidate alle singole questure. Per mesi abbiamo rivolto questa domanda e non siamo riusciti ad avere una risposta precisa, puntuale; lei oggi ci ha detto che le singole questure possono...

FERNANDO MASONE, Capo della Polizia. Per alcune tipologie, sì.

PRESIDENTE. Il problema è proprio questo, perché, come lei stesso ricordava, non c'è aggiornamento; non si può aspettare che si verifichi il decesso di qualcuno segnalato, bisogna trovare un meccanismo per cui, appena si è modificata la condizione giuridica del soggetto interessato (ovviamente il riferimento è più alle persone, che alle armi, o alle macchine rubate), vi sia una tempestiva segnalazione.

FERNANDO MASONE, Capo della Polizia. Per quanto riguarda le persone ricercate, l'aggiornamento, l'inserimento, la cancellazione, possono essere fatti solo a livello centrale. Inoltre, come ho avuto modo di dire, il centro di Strasburgo «ci fa le bucce», nel senso che o entro un certo periodo indichiamo una certa iscrizione, chiediamo una cancellazione, oppure provvedono gli uffici. Abbiamo quindi una garanzia.
Per quanto concerne gli altri problemi a cui si faceva riferimento, essi sono collegati ai visti d'ingresso: al riguardo, potrà chiedere chiarimenti anche al sottosegretario per gli affari esteri, ma non credo che siano collegati con la Convenzione di Schengen, che si preoccupa dell'immigrato clandestino (come ce ne preoccupiamo noi), e non di colui che arrivi legalmente nel nostro paese. Grazie a Dio, siamo un paese libero ed aperto e, soprattutto rispetto alle esigenze del mercato, non siamo assolutamente insensibili.
Per quanto riguarda Rimini, effettivamente si pone un problema, perché abbiamo potuto verificare infiltrazioni della cosiddetta mafia russa proprio in quella zona ed ora siamo più attenti; certamente, però, cerchiamo di distinguere ciò che è bene da ciò che è male. L'attenzione è finalizzata a questo scopo.

PRESIDENTE. Ringrazio il dottor Masone per il contributo offerto alla nostra indagine conoscitiva.

La seduta termina alle 14,30.

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