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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della importante relazione sul contrabbando. L'onorevole Mantovano la illustrerà, poi apriremo il dibattito e nella prossima settimana procederemo alla votazione finale.
condizioni per un ulteriore salto qualitativo della Commissione da offrire a tutte le istituzioni e all'intero paese.
ALFREDO MANTOVANO, Relatore. Ovviamente non farò la sintesi della relazione, perché ciò comporterebbe molto tempo, ma mi limiterò accennare ai punti più significativi di un lavoro che oggi trova compimento a conclusione di un'indagine complessa e articolata avviata nel mese di giugno dello scorso anno, che ha conosciuto una serie abbastanza fitta di audizioni e di acquisizioni documentali ed ha avuto passaggi importanti, come la redazione di un lungo questionario che è stato inviato ad una serie di autorità di polizia e giudiziarie e come la missione in Grecia che ha consentito un confronto con le principali istituzioni elleniche a vario titolo interessate o interessabili alla questione del contrabbando.
dolosa, ma certamente danno un contributo rilevantissimo dal punto di vista oggettivo. L'incertezza circa la dolosa partecipazione ha indotto ad omettere nella relazione un'indicazione analitica di queste società, poiché questo avrebbe prestato il fianco ad una lettura in termini assolutamente censori; ciò però non significa che queste società non esistano e non siano svariate decine. Nella relazione vi è anche una ricognizione delle legislazioni concernenti particolari aspetti societari in alcuni Stati (dal Liechtenstein, a Cipro, alle Isole Vergini britanniche) che favoriscono la predisposizione di strutture societarie abbastanza adeguate a svolgere questa ruolo di intermediari.
segnalano a partire dalla metà dell'estate del 2000 la cessazione degli sbarchi in Italia di sigarette di contrabbando di provenienza dal Montenegro ed un significativo incremento di arrivi dalla Grecia tramite contrabbando intraispettivo. Ancora più interessante, a mio avviso, è un documento che ci è stato inviato dalla direzione distrettuale antimafia di Ancona che fotografa la situazione dal luglio 1999 al luglio 2000 ed elenca in modo estremamente efficace ed analitico tutti i sequestri di TIR provenienti dalla Grecia (circa 40) effettuati nel corso di questi 12 mesi, tutti con carico di copertura fittizio e carico effettivo di tabacchi di provenienza illecita, con destinazioni varie, ma soprattutto Stati del nord Europa. Oltre alla consistenza di questi carichi è da segnalare anche una pressoché totale assenza di collaborazione da parte delle forze di polizia greche rispetto alle richieste provenienti dalle autorità di polizia giudiziaria di Ancona. Non è l'unico dato disposizione, ma ce n'è un altro emblematico ed estremamente significativo; sulla base di quanto riferiscono continuamente le agenzie, la situazione non è dissimile in altri porti di analoga consistenza, a cominciare da quello di Bari.
un bene di largo consumo, ma non ben visto per una serie ragioni che si trovano scritte anche sui pacchetti; dall'altro la convinzione che, trattandosi di un prodotto dannoso per la salute, questa tassazione potrebbe rappresentare uno strumento di dissuasione dal consumo.
ed anche un'intensificazione di alcune attività illecite, a cominciare dalle rapine tabaccai e dei treni che trasportano carichi del monopolio.
PRESIDENTE. Ringrazio il relatore Mantovano anche per aver citato il lavoro svolto dal Comitato ed il contributo fornito dai parlamentari e dai consulenti; l'intera Commissione si associa al ricordo del contributo di vita che De Falco e Sottile hanno offerto a questa difficilissima lotta contro un'organizzazione che, per quanto riguarda il contrabbando, ha compiuto un salto di qualità tanto da essere percepita come una vera e propria mafia, con caratteristiche di radicamento territoriale e di globalizzazione internazionale che rendono necessario adottare per il contrasto una strategia integrata. Mi riservo, al termine della discussione, di fornire anch'io un contributo a questa relazione che considero un'ottima base di lavoro e do la parola ai colleghi.
TANA DE ZULUETA. Sono soddisfatta perché siamo riusciti a portare a conclusione questo lavoro importante, che disegna un quadro molto completo di un articolato fenomeno criminale che pone problemi gravi al nostro paese, a tutta l'Unione europea ed alla comunità internazionale in generale. Credo che la Commissione abbia svolto un lavoro finora unico per quanto riguarda il panorama internazionale, un lavoro di grande utilità in primo luogo per l'Italia.
politicamente sia fattivamente, cioè portando elementi probatori.
ALFREDO MANTOVANO, Relatore. Nella relazione ho trascurato di far presente che, mentre le osservazioni formulate in sede di Comitato sono state tutte accolte in sede di integrazione del testo, su quest'ultimo punto è sembrato opportuno mantenere il discorso aperto per consentire all'intera Commissione di esprimersi.
PRESIDENTE. È questo un tema molto importante sul quale è opportuno fare una valutazione attenta poiché è necessario, da un lato, assumere un atteggiamento di forte severità anche nei confronti dei settori delle multinazionali che hanno assunto un ruolo estremamente negativo (come viene spiegato nella relazione), dall'altro valutare gli effetti collaterali sottolineati dalla senatrice De Zulueta che rendono abbastanza problematica questa ipotesi.
MARIO GRECO. Tornerò poi su quest'ultimo punto, su cui mi ero già pronunziato in sede di Comitato in maniera difforme rispetto all'orientamento della collega De Zulueta.
personalmente anzi sarei orientato a cercare di farla sperimentare previ ulteriori accertamenti.
PRESIDENTE. La risposta, senatore Greco, l'ha data la relazione. Questi documenti, come tutti i documenti della Commissione parlamentare antimafia, sono stati a disposizione. Nel predisporre la relazione si è compiuto un lavoro serio ed approfondito sull'argomento e credo non vi siano le condizioni oggettive né soggettive per procedere ulteriormente, anche perché la prossima settimana approveremo la relazione e sostanzialmente chiuderemo i lavori della Commissione. Lei sa bene che a questo lavoro sono stati dedicati molti mesi, ed ha dato anche il suo contributo. Negli esposti non ho riscontrato elementi seri ed approfonditi di analisi, lei li ha riscontrati e troverà la giusta attenzione nel suo interlocutore diretto e prioritario, cioè il ministro; la relazione non ha ritenuto di approfondire questo elemento e credo che per ora dobbiamo attenerci a questo primo dato importante.
MICHELE FIGURELLI. Farò delle considerazioni ed avanzerò delle proposte emendative, riservandomi eventualmente di presentare alcuni emendamenti anche per iscritto.
importante, salvo quella che sarebbe opportuno inserire nella tabella contenente i dati relativi alle ultime operazioni effettuate anche i dati relativi al periodo giugno-dicembre 2000.
PRESIDENTE. Questa nota non è più nella relazione.
MICHELE FIGURELLI. Ritengo comunque che su questo punto si possa procedere ad alcuni aggiustamenti.
denunciati e dei mezzi di trasporto impiegati; le notizie sui metodi di occultamento utilizzati; le notizie e i dati sui soggetti che risultino mittenti e destinatari dei carichi; elementi di conoscenza sul presunto o accertato coinvolgimento delle organizzazioni criminali. Si vuole riservare un'importanza pratica all'elaborazione di un sistema di analisi dei rischi basato sui dati ricavati dall'operazione per il supporto all'attività di controllo delle movimentazioni commerciali verosimilmente utilizzate per occultare le sigarette di contrabbando. Altrettanto rilievo sarà dato all'intensificazione del dispositivo aeronavale nei paesi colpiti dal fenomeno del contrabbando attuato via mare a mezzo di navi e motoscafi e anche per i paesi interessati nel confine terrestre.
PRESIDENTE. Ringrazio il senatore Figurelli per l'attenta lettura che ha fatto del documento e per i contributi che ha offerto alla valutazione del relatore e della Commissione.
ARGIA ALBANESE. Signor presidente, purtroppo non sono riuscita a fare una lettura approfondita della relazione al nostro esame, ma desidero ringraziare l'onorevole Mantovano per il lavoro svolto insieme ai nostri consulenti. Siamo di fronte ad un fatto importante, che introduce significative novità nell'analisi del fenomeno del contrabbando rispetto alle conoscenze diffuse anche all'interno del Parlamento italiano. È recente l'approvazione di una legge che modifica alcune parti del codice penale ed altre norme relative alla prevenzione e repressione del fenomeno del contrabbando; vorrei ricordare che in occasione dell'approvazione di questa legge è emerso un atteggiamento diffuso, trasversale rispetto alle forze politiche, di sottovalutazione del fenomeno, considerato essenzialmente un reato di natura fiscale invece che un reato che offende la comunità sociale, che deve destare allarme non solo per le conseguenze di carattere economico ma anche per l'offesa che rappresenta per l'organizzazione della società e per il sistema di diritti che vogliamo salvaguardare. Ribadisco ancora una volta, quindi, che si tratta di un lavoro pregevole e di un atto significativo che la Commissione lascia non solo agli atti ma anche alla conoscenza viva di chi deve occuparsi di questo fenomeno.
ALFREDO MANTOVANO, Relatore. Vorrei chiedere al senatore Figurelli se ritenga di formulare un vero e proprio emendamento contenente le sue osservazioni circa il rapporto tra Cosa nostra e il contrabbando. Come è detto nelle prime pagine della relazione, noi abbiamo inviato il questionario anche alle DDA di Palermo, Caltanissetta, Messina e Catania; se nella relazione non ci sono osservazioni aggiornate sul punto, è perché da parte di queste DDA non ci sono state fornite, altrimenti sarebbero state inserite. Se però ci sono degli spunti, non c'è alcun problema a recepirli.
MICHELE FIGURELLI. La realtà non dipende dalle risposte che si ottengono.
PRESIDENTE. Il problema è ancorare i richiami a qualche fatto specifico ed a questo scopo giustamente la Commissione utilizza chi ha il compito istituzionale di ancorarci a dei fatti.
ALFREDO MANTOVANO, Relatore. Quanto all'accordo del 1999, abbiamo registrato opinioni assolutamente concordi di segno negativo o comunque di insoddisfazione su di esso provenienti dal ministro delle finanze, dal colonnello Sasso e dal tenente colonnello Catania dell'OLAF, i quali hanno motivato la loro insoddisfazione. Si può essere più espliciti sul contenuto di questo accordo, però è difficile superare una valutazione così concorde, a meno che, anche in questo caso, non ci siano elementi di fatto che sarà doveroso tenere considerazione.
PRESIDENTE. Mi pare vi siano tutte le condizioni perché il relatore, come abbiamo fatto in tutte le altre occasioni, si metta in contatto con i capigruppo in modo da specificare bene le integrazioni che si ritiene necessario inserire nella relazione e si possa raggiungere l'obiettivo - che il presidente ha sempre ricercato e che credo anche in questa occasione si possa raggiungere - di una valutazione finale unanime da parte di tutti i gruppi. Darei quindi mandato al relatore di compiere questo ulteriore passaggio nei prossimi giorni, in modo che tutti i gruppi possano sentirsi partecipi di questo prezioso lavoro sul contrabbando.
modo disperato da fasce sociali marginali, ma che dietro del contrabbando si è sempre più organizzata la mafia. Voglio citare un fatto molto coraggioso: poco prima delle elezioni del 1996 a Napoli si tenne una audizione nel corso della quale l'allora sindaco Bassolino invitò a ricordare che chi vende sigarette di contrabbando agli incroci con il proprio banchetto non è un soggetto sociale da guardare con atteggiamento assistenzialistico e consolatorio, ma è una sentinella della camorra. Questo fu il segno di una rottura che si verificava nel paese e che la Commissione colse ed amplificò.
sempre più e che la stessa DNA abbia poteri di intervento sulle misure di prevenzione patrimoniale, sono tutti punti importanti che possono aiutarci a colpire questo aspetto decisivo della complessiva filiera del contrabbando.
Prima di dare la parola all'onorevole Mantovano, informo i colleghi che questa mattina sono stato ricevuto dal Presidente della Repubblica. È stato un incontro fruttuoso e prezioso ed ho trovato un Presidente informato delle vicende della mafia e molto attento al lavoro che abbiamo svolto fin qui; è questo un fatto che ci incoraggia a chiudere bene i lavori della Commissione.
Desidero inoltre segnalare una serie di risultati raggiunti nella cattura dei latitanti. Avete tutti sentito la notizia della cattura di Virga; la Commissione antimafia ha sempre dedicato molta attenzione alla città di Trapani e da sempre segnala la pericolosità di questo capomafia, uomo ben inserito nel sistema degli appalti e nel sistema collusivo che Provenzano ha saputo costruire in Sicilia. Si tratta quindi di un risultato molto importante che mi auguro non sia annegato all'interno delle polemiche di questi giorni.
Voglio segnalare anche un risultato relativo ad Agrigento, un'altra provincia molto seguita dalla Commissione: mi riferisco alla cattura di Gaetano Amodeo, un uomo molto vicino al clan mafioso Cuntrera-Caruano, molto presente in passato nel campo del traffico di droga e del riciclaggio, e di un uomo vicino al clan Bonanno di New York arrestato a Montreal in collaborazione con la polizia canadese. Un altro arresto è stato effettuato in provincia di Siracusa, quello di Giovanni Latino, uno dei personaggi storici della mafia a locale, ricercato dal 1999. Per quanto riguarda la Calabria, segnalo l'operazione della DDA che fa piena luce sull'assassinio del 1992 di Salvatore Aversa e della moglie, nel quale emerge il ruolo della 'ndrangheta lametina da noi più volte segnalata come una realtà importante ed estremamente pericolosa.
Si tratta di fatti molto importanti rispetto ai quali deve esserci un apprezzamento unanime da parte della politica insieme ad un incoraggiamento per tutte le forze dell'ordine; se è necessario migliorare il coordinamento tra le diverse forze, è bene farlo senza determinare fratture, sovrapposizioni ed incomprensioni per puntare agli obiettivi importanti come la cattura dei latitanti e l'aggressione dei patrimoni i mafiosi.
Ringrazio il relatore ed il Comitato per il lavoro che è stato svolto e do la parola all'onorevole Mantovano per l'illustrazione della relazione, che spero possa creare le
La relazione è divisa in tre parti. La prima riguarda lo scenario internazionale ed è certamente la più importante perché la prospettiva di un contrasto nei confronti dei traffici illeciti di tabacco non può non ritenere decisivo l'intervento in sede internazionale e soprattutto europea; questo spiega anche perché la prima parte è la più lunga ed articolata. La seconda parte descrive lo scenario nazionale con l'individuazione dei punti che si potrebbero definire sensibili. La terza parte è dedicata alle prospettive del contrasto.
Trascuro ovviamente l'elenco dei dati contenuti nella relazione e rilevo che dall'intera indagine emergono differenti profili di pericolosità del fenomeno del contrabbando. Vi è innanzitutto una pericolosità con riflessi di ordine sociale, perché le modalità di esercizio del contrabbando si traducono in una turbativa dell'ordine e della sicurezza pubblica; vi è poi un aspetto di rilievo economico, perché attraverso di esso si realizza una distorsione dei mercati con riflessi sull'economia legale, ed anche un aspetto di carattere finanziario, perché il contrabbando rappresenta uno strumento - in questo momento probabilmente il più importante - per il riciclaggio dei proventi illeciti e per il finanziamento di altri traffici, a cominciare da quelli degli stupefacenti e delle armi; vi è infine un aspetto di rilievo fiscale che chiama in causa la tutela degli interessi finanziari dell'Unione europea. Nella relazione vengono descritti i vari aspetti di questa pericolosità e anche le dimensioni quantitative della lesione degli interessi finanziari dell'Unione europea.
La relazione non poteva non prendere le mosse da una descrizione del mercato legale dei tabacchi lavorati perché, sia con riferimento alle multinazionali sia con riferimento ad alcuni Stati maggiormente produttori, il confine tra lecito e illecito non appare mai abbastanza netto. I dati in proposito sono abbastanza significativi: con riferimento, per esempio, ai tabacchi venduti nel territorio nazionale, emerge che la Philip Morris ha una fetta di mercato superiore al 50 per cento dell'intero mercato nazionale e l'azienda monopoli di stato ha una dimensione di mercato pari a poco più della metà della sola Philip Morris.
Il sistema criminale del contrabbando fa registrare l'esistenza di tre livelli. Il primo, quello della produzione dell'esportazione, viene curato dalle organizzazioni contrabbandiere, spesso di tipo mafioso, e dai canali paralleli delle società produttrici, che non necessariamente sono coinvolte in modo diretto nei circuiti criminali. Il secondo livello è quello dell'approvvigionamento e dello stoccaggio in zone franche ovvero in zone non sottoposte a vincoli doganali. Il terzo livello è quello del trasporto da queste zone franche alle località di destinazione finale per la vendita al dettaglio. Un anello significativo di questo meccanismo è rappresentato dall'esistenza di strutture societarie operanti all'interno di Stati che non dimostrano ancora una particolare sensibilità nei confronti del fenomeno - anzi manifestano sensibilità verso aspetti riassumibili nell'espressione «paradisi fiscali» - e favoriscono l'esistenza di queste società le quali non sono necessariamente partecipi del traffico di contrabbando a tutti i livelli, quindi anche con una collusione
Vi è poi una descrizione di quelli che potrebbero definirsi gli organigrammi sul piano internazionale, con l'indicazione nominativa dei principali esponenti e responsabili del traffico; questo elenco è frutto di documentazione oggettiva e difficilmente contestabile, come necessariamente richiede una relazione parlamentare. Si specifica inoltre la differenza fondamentale tra contrabbando intraispettivo ed extraispettivo: il primo utilizza l'assenza di vincoli doganali e strumentalizza questa facilitazione dei traffici attraverso carichi di copertura; mentre il secondo presenta le caratteristiche tradizionali del traffico che avviene al di fuori dei varchi doganali.
La parte forse più rilevante di questa prima sezione della relazione è quella dedicata all'individuazione degli Stati che si potrebbero definire a rischio nel contesto internazionale nel contrabbando; non trascurando alcune rotte particolari, come quella croata che sta emergendo con connotazioni preoccupanti negli ultimi tempi, ci si sofferma in particolare sul ruolo del Montenegro e della Grecia. Il Montenegro, che è ormai da diversi anni la principale base operativa del contrabbando nel Mediterraneo, ha ospitato (in misura maggiore fino ad un recente passato) e continua ad ospitare i latitanti di organizzazioni criminose, in particolare della Sacra corona; quel paese ha inoltre manifestato una collusione con traffici criminosi anche ai più alti vertici istituzionali (di ciò vi è una documentazione inconfutabile). In proposito si ricorda la vicenda arcinota dell'ex ministro degli esteri del Montenegro Branco e del capo della polizia di sicurezza montenegrina Abbar, ancora in servizio, anch'egli implicato in traffici criminosi collegati tra l'altro al contrabbando nella totale consapevolezza delle più elevate cariche istituzionali di quel paese. Ma il dato oggettivo più illuminante è costituito dal fatto che i quantitativi di tabacchi destinati al Montenegro sono assolutamente sproporzionati rispetto alla popolazione montenegrina, che è appena di 640 mila abitanti.
Abbiamo ritenuto di recepire, perché confermata anche da altri dati e comunque significativa in sé, una notazione del dottor Scelzi - uno dei magistrati maggiormente impegnati nel contrasto internazionale del contrabbando - il quale, a proposito dell'evoluzione più recente del rapporto tra autorità montenegrine e traffici illeciti ha avanzato l'ipotesi che in realtà questa consegna di latitanti ed anche una certa restrizione nella collaborazione ai traffici rappresentino una sorta di ritirata tattica (mi permetto di sintetizzare la sua opinione in questi termini), perché da intercettazioni telefoniche emerge che Gerardo Cuomo ha avuto contatti con alti esponenti istituzionali del Montenegro ed ha manifestato preoccupazioni per l'interesse internazionale nei confronti dei traffici illeciti che in quel paese trovano una base significativa. Pertanto si sarebbe ritenuto conveniente, non solo per l'autorità montenegrina ma anche per chi, come Cuomo finché non è stato arrestato, svolge un ruolo di protagonista in questi traffici illeciti, dare segnali concreti che facessero intendere un'inversione di tendenza. A parere del Comitato più che di un'ipotesi si tratta di un dato reale, poiché trova altri riscontri. Tutto questo si inserisce anche nella mutata considerazione del Montenegro sul piano internazionale a seguito del conflitto nel Kossovo e delle elezioni nella federazione serbo montenegrina.
Per quanto riguarda la Grecia, parlano i grafici elaborati soprattutto dalla Guardia di finanza, in particolare dallo SCICO. Essi
La missione in Grecia è stata perciò particolarmente interessante. Ci tengo a sottolineare, anche recependo opportune sollecitazioni emerse nel Comitato, che non abbiamo inteso svolgere alcun lavoro inquirente nei confronti dell'autorità di un altro Stato membro dell'Unione europea, ma abbiamo cercato di raccogliere ulteriori dati e soprattutto metodi e tipologie di valutazione. Nella relazione, in alcuni casi anche riportando tra virgolette le dichiarazioni raccolte nel corso della missione, si dà il quadro di quella che sinteticamente - quindi anche impropriamente - si potrebbe definire una sottovalutazione del fenomeno che emerge da una serie di particolari, non ultimo la totale mancanza di conoscenza da parte delle autorità greche dell'iniziativa della Commissione europea nei confronti delle multinazionali del tabacco, che risaliva a due settimane prima della nostra missione, e anche l'attesa di maggiori fondi dell'Unione europea per dotarsi di adeguate strutture di contrasto. Più in generale è stato molto significativo quello che ci è stato detto nel corso dell'incontro con la delegazione parlamentare, allorché un deputato del Parlamento ellenico ha fatto presente che uno dei pregi commerciali del porto di Patrasso - che noi segnaliamo come uno dei principali luoghi di partenza delle merci di contrabbando - è che i Tir sono in grado di uscire dall'autostrada e salire sul traghetto nel giro di pochi minuti. Effettuare controlli seri comporterebbe problemi di attese, quindi questi problemi vanno affrontati al momento dello sbarco in Italia.
Ribadisco che rilevare questo non significa ergersi a censori, ma registrare dati oggettivi che si accompagnano ad una sostanziale disponibilità sul piano generale. Il fatto stesso che la missione si sia svolta, che siano stati incontrati esponenti delle istituzioni elleniche al più alto grado rappresentativo (ministro dell'ordine pubblico, numero due del ministero della giustizia, autorevole rappresentanza parlamentare) rappresenta infatti senz'altro un segno di disponibilità ad affrontare ed approfondire l'argomento, anche se la sede migliore per farlo, disponendo di strumenti di persuasione più efficaci, è quella dell'Unione europea.
La seconda parte della relazione riguarda il contrabbando in Italia. Vi è una fotografia iniziale dell'incidenza delle accise e dell'IVA sul chilogrammo convenzionale e sul pacchetto di sigarette finalizzata non ad avanzare proposte, che possono eventualmente emergere dal dibattito in Commissione, ma a registrare un dato; è ovvio che una delle ragioni per le quali il contrabbando è più diffuso in Italia rispetto ad altre nazioni è la pesante incidenza fiscale sul pacchetto di sigarette. Riterrei pertanto scorretto dire che il relatore propone un'ipotesi di defiscalizzazione, perché questa può emergere eventualmente solo dal dibattito in Commissione, tanto più che non si manca di far presente quali motivazioni sono alla base di questo elevato peso fiscale: da un lato la necessità di ottenere un introito da
Vi è anche qui un'indicazione dei personaggi più significativi del traffico, alcuni dei quali sono presenti anche nella prima parte, ed una descrizione delle forme del contrabbando in Italia, forme che emergono anche da vicende recentissime. Per esempio, la reazione che ha accompagnato l'operazione Primavera ha dimostrato una grande elasticità operativa ed una capacità diversificare rotte e basi logistiche a fronte di iniziative istituzionali importanti. Peraltro, sulla base di quanto ci viene riferito anche da organismi comunitari che si occupano del coordinamento del contrasto, in particolare l'OLAF, risulta che l'Italia in questo momento è anche terra di transito; dalla qualità dei tabacchi e dal tipo di marche, non particolarmente conosciuto ed apprezzato in Italia, si può infatti rilevare che molti carichi che attraversano il nostro paese sono destinati ad altri Stati. È recente la significativa apertura in gran Bretagna di un mercato dei tabacchi di provenienza illecita.
Altri due particolari importanti che riguardano il contesto italiano sono, da un lato, il ruolo chiave che gioca, nel bene e nel male, il porto di Gioia Tauro, dall'altro un interesse ancora più consistente manifestato dalle varie organizzazioni criminose, soprattutto la 'ndrangheta, verso un'attività che in passato, fino ad almeno un decennio fa, manifestava una certa estraneità per forme di organizzazione criminale di tipo mafioso. Ciò non significa che Cosa nostra o la camorra non si interessassero di tabacchi, ma solo che se ne interessavano attraverso rapporti di vario tipo, mentre poi, nel corso degli anni, una serie di passaggi hanno fatto in pratica diventare l'attività del contrabbando uno dei rami di attività delle organizzazioni stesse. Il porto di Gioia Tauro riveste importanza centrale in Italia e nel Mediterraneo per il tema che ci interessa. Per i quantitativi di merce sequestrati nel 2000, in considerazione delle sue dimensioni e per l'inserimento in una zona fortemente interessata dalla criminalità organizzata è necessario prendere provvedimenti mirati cui si fa cenno nella terza parte.
La seconda parte della relazione si conclude con un aggiornamento quasi in tempo reale, dovuto ancora una volta all'efficienza della Guardia di finanza, sugli ultimi sviluppi del traffico. In proposito bisogna dare atto di una certa lungimiranza di analisi al ministro delle finanze, il quale nel mese di novembre ci aveva invitato a mantenere alta l'attenzione perché non era scontato che il Montenegro avesse smesso di fornire supporti logistici al traffico; ciò è confermato da quanto ci dice la Guardia di finanza a proposito della ripresa, sia pure in dimensioni molto più ridotte rispetto al passato, degli scafi blu nelle acque dell'Adriatico. Questo conferma anche la correttezza dell'analisi del dottor Scelzi a proposito di un pentimento non definitivo - se così si può dire - del Montenegro e di un ripiego esclusivamente tattico in considerazione di alcuni indici di carattere internazionale.
L'ultima parte della relazione è dedicata al contrasto. Il contrasto deve avvenire anzitutto a livello comunitario, deve esaltare il ruolo dell'Unione europea soprattutto nei confronti di quei partner che mostrano ancora scarsa attenzione nei confronti del fenomeno, deve quindi ulteriormente valorizzare gli organismi delegati a questo tipo di attività. In conclusione si segnala come sia estremamente importante l'iniziativa giudiziaria della Commissione europea nei confronti delle multinazionali del tabacco.
Si fa un bilancio analitico dell'operazione Primavera con riferimento agli arresti, alle denunce, ai sequestri effettuati ed anche agli aspetti problematici in materia di bilancio derivanti dall'operazione, nel senso che se in quell'area i risultati sono quelli assunti nella tabella, va tuttavia rilevato che vi è stato uno spostamento del fenomeno a sud e a nord
In una valutazione del rapporto costi-benefici che sicuramente va a vantaggio dei benefici, si sollecita l'acquisto degli strumenti di controllo radiografico dei container che appaiono essenziali soprattutto in realtà come il porto di Gioia Tauro; si fa presente che i cosiddetti siluet scanner sono apprezzabili ma non sono sufficienti né decisivi, mentre sarebbe molto più importante introdurre degli scanner fissi soprattutto nei porti che hanno una movimentazione di merci molto intensa.
Gran parte dei suggerimenti formulati in sede di Comitato sono stati recepiti, desidero perciò ringraziare tutti i colleghi, soprattutto quelli che sono stati più assidui nel seguire i lavori, e in modo particolare i consulenti che hanno collaborato alla raccolta del materiale, all'elaborazione ed anche alla stesura della relazione, dottor Maruccio, colonnello Bosco, capitano Sanarighi. Infine, non so quanto sia rituale una Commissione parlamentare, ma mi sembrerebbe doveroso dedicare questo nostro lavoro a chi su questo fronte ha dedicata la vita ed a chi la vita l'ha persa. Voglio citare in modo specifico il vice brigadiere della finanza Alberto De Falco ed il finanziere Antonio Sottile morti a Brindisi è esattamente un anno fa, il 23 febbraio 2000, in un'operazione di contrasto del contrabbando.
Avevo proposto dei suggerimenti in sede di Comitato e vedo che sono stati per lo più accolti; il senso di questi emendamenti riguardava la necessità di non sminuire l'importanza di essere stati ricevuti, nella nostra missione in Grecia, anche a livello di ministri, e di una certa disponibilità a discutere con franchezza di problemi a volte reciproci a volte più sentiti di là. Vi era soprattutto una grande curiosità fra i colleghi greci, i quali si misuravano con questo fenomeno vedendolo forse per la prima volta quale grave insidia per la legalità e forse anche la sicurezza del proprio paese. Le mie proposte emendative venivano incontro alla preoccupazione che potesse apparire troppo sbrigativa la valutazione del significato di questi incontri bilaterali.
Un'altra richiesta che è stata accolta era quella di esplicitare il fatto che l'Italia ha sostenuto quello che secondo me è l'atto più importante nella lotta al contrabbando, cioè il tentativo da parte della Commissione europea - che crea un precedente importante a livello internazionale - di portare in giudizio per danni arrecati all'erario europeo le multinazionali più implicate nei rifornimenti al circuito del contrabbando internazionale, secondo quanto risulta dai dati raccolti dalla polizia europea e non solo. Mi sembrava importante che fosse esplicitato che l'Italia ha sostenuto questa azione sia
Un punto di perplessità, che dovremo discutere in questa sede, riguarda le proposte operative che la relazione propone alla Commissione. Le condivido con l'importante eccezione, condivisa anche da altri componenti del mio gruppo, della proposta di sospensione delle vendite a suo tempo attivata dal ministro Formica; il motivo per cui non la condivido è esplicitato anche nel testo: secondo uno degli esperti consultati, infatti, essa ha avuto lo sfortunato effetto di aumentare le vendite per il contrabbando e non a caso si tratta di una misura non adottata in nessun altro paese e caduta in disuso anche nel nostro. Per il resto credo che la relazione offra un contributo importante anche per identificare quali dovranno essere le linee prioritarie per l'azione di contrasto e soprattutto per un'azione legislativa, assecondando quella già intrapresa e che speriamo possa essere completata nei prossimi giorni al Senato.
Vorrei esprimere un apprezzamento per il lavoro svolto dal relatore, onorevole Mantovano, e dai collaboratori che hanno fattivamente partecipato e contribuito a rendere concreto questo lavoro; condivido pienamente anche l'indicazione del relatore di dedicare questo lavoro ai due finanzieri De Falco e Sottile, la cui vicenda è una di quelle che hanno richiamato la nostra attenzione sulla necessità di approfondire il fenomeno del contrabbando ed il suo collegamento con le organizzazioni criminali.
A proposito dell'ipotesi di riprendere o meno la sospensione delle vendite, la senatrice De Zulueta ha richiamato il fatto che lo stesso direttore generale dei monopoli si sarebbe espresso negativamente. Nel momento in cui questo fenomeno è venuto alla ribalta con i fatti tragici di Brindisi e della Puglia in genere, ho avuto modo di avere uno scambio di idee con il maggiore promotore di questa misura, cioè il ministro Formica, pugliese come me, il quale mi ha fatto rilevare che all'epoca purtroppo gli effetti non si sono visti perché non c'era la volontà politica. Alla luce di quanto sta avvenendo a livello internazionale e anche della stessa azione del commissario europeo, ci dobbiamo porre il problema se adesso, nel momento in cui c'è il coinvolgimento di alcune multinazionali nel fenomeno del contrabbando e questi collegamenti si cominciano a denunciare apertamente, i tempi non siano più maturi rispetto al periodo 1992-94, quando queste denunce pubbliche non c'erano e, soprattutto, il ministro del finanze dell'epoca non aveva trovato supporto in altri organismi di controllo che avrebbero dovuto rendere più concreta la misura della sospensione della commercializzazione.
Del resto, anche nella relazione la questione viene prospettata in termini problematici; credo pertanto che non si debbano avere certezze nel liquidare questa misura come inutile ed inefficace,
Voglio poi ribadire alcuni richiami che ho già esposto ieri all'onorevole Mantovano e che vorrei proporre anche all'attenzione del presidente. Lei, onorevole Lumia, è stato destinatario di due note del 12 febbraio di quest'anno a firma del dottor Del Gizzo e dell'avvocato Mario Casaccia, che sono state inviate anche a me. In esse si fa riferimento alla conoscenza da parte dei due mittenti di un'audizione del ministro Del Turco svolta in Commissione il 15 novembre dello scorso anno, nel corso della quale io e il collega Mancuso avevamo posto al ministro alcune domande per sapere che fine avessero fatto gli esposti ed i rapporti inviati dall'avvocato Casaccia del Secit e dal dottor Del Gizzo, ex direttore dei monopoli, che denunciavano gravi evasioni fiscali collegate a comportamenti irregolari (non si parlava di illeciti perché non spetta a loro stabilire la liceità dei comportamenti) della Philip Morris. I due si lamentavano di essere stati rimossi dai loro incarichi dopo questi esposti e nella nota si precisa che sono stati assolti dal GUP di Perugia. Nel provvedimento di archiviazione c'è un passo che la dice lunga su questi sospetti: il giudice pone alla base del suo convincimento di archiviare l'esposto del ministro nei confronti di Casaccia il lungo dibattito parlamentare svoltosi alla Camera nel 1996-97 nel quale si rivolgeva all'attenzione al coinvolgimento della Philip Morris.
Sono firmatario di due interrogazioni specifiche su questo argomento ed avevo avuto in questa sede assicurazioni prima da Visco e poi da Del Turco di una risposta immediata, ma da novembre sono passati quasi quattro mesi e non l'ho ancora avuta; credo che adesso la risposta dovrà arrivare perché sono i promotori di queste indagini a sollecitare il ministro a dare risposte alle domande che avevo formulato. Chiedo perciò al presidente se ritenga opportuno sviluppare un approfondimento di queste vicende denunciate da Del Gizzo e Casaccia che non compaiono nella relazione. Non ne faccio una questione di sostanza, anzi anticipo che voterò la relazione così com'è, le chiedo però se non ritenga opportuno nell'immediato futuro - anche la prossima settimana - ascoltare Del Gizzo e Casaccia, come avevo chiesto da tempo, su questa vicenda e soprattutto sull'eventuale coinvolgimento nel contrabbando della Philip Morris o di altre multinazionali. L'azione avviata da Prodi a livello europeo, infatti, forse sarebbe potuao avvenire anche prima da parte nostra, se avessimo avuto la buona volontà politica di attivarci prendendo in considerazione queste denunce spedite dall'ispettore Casaccia ai sensi dell'articolo 331 del codice di procedura penale.
Non ho osservazioni da fare sulla parte analitica della relazione, nella quale, grazie ad un importante patrimonio di elaborazioni operate dalla Guardia di finanza, si delinea un quadro descrittivo
Sul piano generale, invece, vorrei sottolineare che nella parte analitica resta in ombra il ruolo di Cosa nostra: ci si concentra sulle organizzazioni criminali di Puglia e Campania e non si evidenzia il rilievo che Cosa nostra continua ad avere anche per le sue connessioni con altre organizzazioni criminali nel contrabbando dei tabacchi lavorati esteri e nel traffico degli stupefacenti (si pensi al rapporto tra mafia e 'ndrangheta nel mercato della droga). La mafia siciliana viene citata soprattutto come residuo storico, mentre continua a svolgere un ruolo significativo; in proposito cito la nota 80 a pagina 108 dove, a supporto proprio di una affermazione limitata a camorra e Sacra corona unita, si fa riferimento a sentenze del tribunale di Catania, della corte d'appello di Palermo, del tribunale di Termini Imerese...
Vorrei formulare invece alcune proposte relativamente alla parte della relazione dedicata all'azione di contrasto. In particolare esprimo disaccordo con una posizione radicale sostenuta a pagina 135, posizione secondo la quale per il contenimento del contrabbando è possibile un'adeguata azione di contrasto e di repressione in coincidenza con il periodo di sospensione delle vendite sul mercato legale, cosa che dovrebbe far comprendere alle multinazionali che non conviene economicamente rifornire i contrabbandieri. Personalmente non sono d'accordo, perché ritengo che la sospensione delle vendite sul mercato legale sia uno strumento assolutamente inefficace, e mi pare che questo giudizio sia condiviso anche da interlocutori citati nella relazione del collega Mantovano.
Per quanto riguarda le proposte sul contrasto, credo si debba tenere conto di un punto di riferimento che giustamente è messo in evidenza nella relazione e che è stato sottolineato anche nell'esposizione orale dell'onorevole Mantovano. Ci troviamo a collocare una strategia anticontrabbando in un quadro internazionale molto contraddittorio, pesantemente segnato non solo da difformità tra gli Stati nella legislazione e nell'organizzazione operativa della lotta al contrabbando, ma anche da connessioni, collusioni e addirittura «affari» statali di alcuni paesi nel contrabbando e nel riciclaggio dei suoi proventi. Vorrei trarre spunto da questo per proporre che l'analisi critica e propositiva che dobbiamo fare sia tale da non «parlare male» dell'Italia, ma sia, al contrario, capace di sottolineare come dal punto di vista normativo, organizzativo e della politica criminale il nostro paese abbia dato un grande e positivo contributo all'Unione europea e agli altri paesi.
A questo riguardo ricordo che il piano operativo del G8 Gruppo di Lione, nella definizione del quale l'Italia ha avuto un ruolo rilevante, il 2 marzo sarà oggetto di una riunione molto importante presso la sede dell'Agenzia delle dogane. In essa verranno discusse le modalità di esecuzione di questo piano che ha il fine di delineare il ruolo della criminalità organizzata transnazionale nel contrabbando e l'obiettivo di individuare gli ostacoli frapposti dalle vigenti legislazioni alla collaborazione tra le competenti amministrazioni dei paesi aderenti. Nel corso dell'operazione, che si svolgerà nell'arco di due settimane con inizio il 19 marzo 2001, sarà costituita a Roma un'«unità centrale» presso il comando generale della Guardia di finanza alla quale dovranno essere comunicati elementi di conoscenza sui sequestri di determinati quantitativi di sigarette operati nel corso della normale attività condotta dai competenti servizi dei paesi aderenti all'iniziativa o di quelli in cui sia stato evidenziato il coinvolgimento di organizzazioni mafiose. Le comunicazioni dovranno contenere gli elementi identificativi dei responsabili arrestati o
Ho voluto parlare del piano operativo, della riunione del 2 marzo e della successiva operazione che parte il 19 marzo, per richiamare la necessità che la terza parte della relazione venga integrata da una valorizzazione non generica dell'azione dell'Italia in questo settore. Non voglio proporre giudizi aprioristici né tanto meno fare il claquer di nessuno, voglio semplicemente citare dei fatti di Governo che negli ultimi cinque anni hanno costituito pietre miliari e che, senza nessuna boria e presunzione, possiamo esibire come carte in regola ai paesi non in regola o che «zoppicano» di cui ha parlato il collega Mantovano, sottolineando il ruolo, il punto di partenza, nazionale al fine di realizzare in modo più efficace un punto di arrivo internazionale.
In questo percorso quinquennale ci sono alcune tappe che ritengo opportuno ricordare. Nel 1996 il Ministero delle finanze si pronunzia contro le politiche di depenalizzazione del contrabbando in linea con i principi della «Convenzione sulla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee», un punto di riferimento particolarmente importante per noi e da indicare agli altri. È l'inizio del percorso che avrebbe portato alla nuova legge sul contrabbando. Nel 1997 c'è una riunione tra i Ministeri delle finanze, dell'interno e della giustizia con le forze di polizia ed i prefetti delle zone interessate, e c'è, in novembre, un seminario operativo a Napoli. Si dà il via a molte azioni contemporaneamente: alla direttiva alla Guardia di finanza di effettuare verifiche fiscali di tutti soggetti che si presumono coinvolti nel contrabbando, la riflessione interministeriale presso il Ministero degli esteri per un contrasto efficace nel Mare Adriatico ed il relativo piano di azione, e l'elaborazione di un accordo di cooperazione contro il contrabbando con i produttori, inadempienti rispetto alla legge n. 50 del 1994 e al decreto ministeriale del 23 giugno 1995 contenenti l'obbligo di contrassegno identificativo soprattutto del primo acquirente, un gruppo di lavoro per la revisione normativa.
C'è poi il protocollo del Ministero delle finanze con il Commissario europeo Monti ed il Ministero delle finanze albanese per il pattugliamento navale, da parte della Guardia di finanza, delle acque nazionali albanesi e internazionali prospicienti la costa albanese, da cui è derivato un numero notevole di sequestri. Dico questo perché ancora oggi ci sono alcuni che sottovalutano l'azione da compiere nei punti di partenza piuttosto che quando i mezzi arrivano sulla nostra costa. Ricordo ancora il contributo specifico del Ministero delle finanze alla missione che il Ministero degli interni ha organizzato in Montenegro per gli accordi relativi alla cattura dei latitanti e alle estradizioni, nel corso della quale si conseguì il risultato di istituire ufficiali di collegamento tra i diversi paesi, un risultato da apprezzare per le stesse ragioni per le quali, giustamente, il collega Mantovano ha ricordato la lungimiranza del ministro circa il fatto che non è affatto garantito per il futuro un Montenegro indenne dai gravi comportamenti del passato. È importante che questi elementi vengano menzionati perché mettono in una luce ancora più critica il problema dei rapporti con il Montenegro.
Abbiamo poi l'accordo del 1999 con i grandi produttori, non solo Philip Morris, ma anche Ita, Tabacalera Palma, Reynolds, eccetera, che in più di un'occasione è stato ritenuto valido - e credo non si possa omettere questo giudizio - dal G8.
Voglio poi ricordare l'incontro di Berlino del 16 novembre 1999 del G8 Gruppo di Lione, nel quale sono stati proprio i delegati del nostro Ministero delle finanze a proporre all'ordine del giorno il contrabbando con l'elaborazione di un documento-progetto, poi illustrato a Londra l'11 gennaio 2000 e condiviso dagli inglesi - l'Inghilterra è un paese dalle caratteristiche che Mantovano ha indicato -, e infine inviato alla Commissione europea e alle diverse delegazioni dei G8 Gruppo di Lione. Il progetto è stato poi approvato a Tokyo il 7-9 febbraio 2000. Un ulteriore e significativo passaggio si è avuto a Kyoto il 22-24 maggio 2000. Richiamare questi dati può conferire alla relazione una maggiore forza propositiva anche nei confronti degli altri paesi.
Vi è poi la questione molto delicata del cosiddetto «patto di stabilità» per l'Europa del sud-est. In funzione di questo patto il Ministero delle finanze ha trasmesso al Ministero degli esteri - potremmo citarlo o metterlo in allegato alla relazione - un progetto di armonizzazione doganale e di azione balcanica combinata anticontrabbando, un progetto di missioni di assistenza bilaterale con una componente navale, un progetto di costituzione di un'unità di polizia specializzata dell'area, un progetto di potenziamento del dispositivo aereo o navale e terrestre sull'area balcanica. Ricordo anche la Conferenza internazionale del maggio 2000 ad Ancona, alla quale se non sbaglio partecipò con uno specifico e rilevante intervento il Presidente del Consiglio Amato. Tenendo conto di tutti questi elementi, dobbiamo fare il punto, con approccio critico propositivo, su come va avanti il «patto di stabilità dell'Europa del sud-est» per quanto riguarda la frontiera decisiva della lotta al contrabbando e alla criminalità organizzata.
Mi sembra molto utile, inoltre, che venga allegato alla relazione il testo dell'iniziativa di tipo giudiziario della Commissione europea; a proposito della quale dovremmo ricordare il contributo fornito dal nostro Ministero delle finanze che ha preso contatti con i rappresentanti di una serie di studi legali per elaborare la proposta di azioni legali nei confronti dei produttori di tabacchi per frode ai danni dell'Unione europea, la proposta di richiedere una condanna penale per violazione al Titolo 9 dell'Organized Crime Control Act. Poiché il contributo dell'Italia c'è stato e noi sollecitiamo contributi dagli altri paesi, è bene che nella relazione siano evidenziati questi fatti positivi.
Suggerisco inoltre che si aggiungano altri allegati, a partire dai testi dei due accordi di cooperazione con la Philip Morris del 1992 e del 1999, ricordando che tra i due vi sono stati due fatti importanti: la legge n. 50 del 1994 ed il decreto ministeriale di attuazione del 1995. Nella relazione si dice che «nella primavera del 1999, a conclusione di questa politica remissiva, il principale produttore (la Philip Morris) e l'amministrazione finanziaria hanno sottoscritto l'accordo di cooperazione oggi vigente». E a tale accordo si dà rilievo come si trattasse di una novità, ma si afferma che esso «arretra rispetto agli accordi sottoscritti in precedenza, non contiene elementi di effettiva limitazione del contrabbando ed anzi attenua la portata imperativa e sanzionatoria delle disposizioni di cui all'articolo 1 della legge n. 50 del 1994». A parte il fatto che non vi è accordo che possa sostituirsi ad una legge, vorrei far presente che non si può affatto parlare di «arretramento» rispetto all'accordo di cooperazione del 1992. Con un taglio critico e propositivo, e ricorrendo alla citazione degli esperti ricordati nella relazione, dobbiamo valorizzare il passo in avanti tentato, e in parte, effettivamente realizzato, con l'accordo del 1999, sottolineando come sia la legge n. 50 che il decreto ministeriale siano stati disattesi dalle multinazionali e come vi sia il problema di una azione efficace di contrasto all'inadempienza rispetto alle leggi. La relazione può quindi indicare alcuni elementi per il necessario e possibile perfezionamento dell'accordo, e in questo quadro inserire per esempio i passaggi tecnici relativi ai contrassegni, su cui il testo opportunamente già si sofferma.
Infine, proporrei di formulare in modo diverso i riferimenti all'operazione Primavera. Questa iniziativa infatti viene valorizzata, ma si fa intendere che essa poi è stata in qualche modo vanificata e che si sta tornando indietro. A mio parere, invece l'operazione Primavera, proprio in considerazione della mobilità verso nord e verso sud con cui hanno risposto le organizzazioni criminali, può costituire un prototipo, un modello di intervento mobile da poter rapidamente effettuare in altre parti del territorio e di nuovo nella zona di partenza. Vi è quindi la necessità di attrezzare secondo la lezione dell'esperienza positiva realizzata i punti critici del territorio e di acquisire una capacità di mobilità nuova commisurata ai flussi che via via vengono individuati.
Anche per quanto riguarda i mezzi tecnici mobili e fissi per controllare la movimentazione dei containers ed i «carichi di copertura» sarei molto più esplicito: la relazione dovrebbe cioè affermare che i primi dieci porti italiani devono essere attrezzati adeguatamente con alcune costose strutture fisse e con strutture mobili più convenienti ma nella consapevolezza che questi «costi» rappresentano un investimento nella lotta contro il contrabbando.
Ricordo che anche nel suo intervento alla Camera al momento dell'approvazione della legge sulla repressione del contrabbando l'onorevole Mantovano ha sottolineato, come è fatto nella relazione, che il contenimento del contrabbando è collegato alla sospensione delle vendite sul mercato legale almeno per un determinato periodo, come segnale forte da dare alle multinazionali, una sorta di avvertimento dello Stato circa il fatto che non dovrebbe convenire loro rifornire i contrabbandieri. Già in quella sede si è avuto modo di sottolineare come questa azione presenti grandi ambivalenze e forti rischi di non sortire l'effetto che si propone, suggerirei quindi quanto meno di presentarla in forma più problematica; è una delle forme di intervento che possiamo ipotizzare, ma certamente non è l'unica né quella che sicuramente darebbe risultati più adeguati.
Le sottolineature del senatore Figurelli volevano mettere in luce l'esigenza di accentuare quanto di positivo il Parlamento ed il Governo in questi anni hanno fatto, proprio per evidenziare che in Italia qualcosa si muove; questo potrebbe essere di monito e di esempio agli altri paesi, soprattutto quelli dell'Unione europea, per arrivare a forme di collaborazione e all'individuazione di strumenti legislativi e repressivi che vedano omogeneizzare maggiormente gli interventi degli Stati membri in modo da non scaricare il problema solo sul nostro paese.
Ringrazio ancora una volta l'onorevole Mantovano, anche perché è nota la passione che ha messo in questo lavoro e che ha caratterizzato il suo impegno non solo in questa Commissione ma anche in altri ambiti del lavoro legislativo.
Per quanto riguarda la sospensione delle vendite, come ho detto all'inizio, è un punto sul quale il Comitato non ha preso una posizione per lasciare al dibattito le conclusioni, vorrei però precisare un elemento che mi sembra essenziale per non avere equivoci. Nella relazione si parla di una prospettiva di medio periodo pertanto, forse in modo troppo implicito, si mette in conto che nel brevissimo periodo possa esserci qualche spinta in più sul fronte del contrabbando; è perciò opportuno esprimerlo più chiaramente perché il passaggio troppo sintetico. È evidente che un'ipotesi del genere va praticata contestualmente ad un rafforzamento dell'azione di contrasto ed alla dotazione degli strumenti di cui si parlava prima, questa iniziativa deve cioè essere inserita in un contesto che consenta se non di eliminare totalmente quanto meno di filtrare un più massiccio ricorso al contrabbando. È quindi necessario esprimere il concetto in modo più chiaro, ma sarà comunque opportuno ascoltare tutti gli altri interventi su questo aspetto particolare.
Dobbiamo tener conto di due fatti molto importanti che in questi anni e sono sopraggiunti e che la Commissione antimafia ha saputo affrontare, per questo ringrazio il presidente che mi ha preceduto, attuale ministro Del Turco. C'è stata una doppia sottovalutazione di questo fenomeno nel nostro paese: il contrabbando veniva letto come un fatto sociale e si trascurava la sua trasformazione in organizzazione mafiosa. Il lavoro della Commissione è stato prezioso perché ha contribuito a svelare che non si trattava di un fenomeno sociale - forse non lo era mai stato - di un bisogno organizzato in
Fu importante anche la presentazione dell'allora ministro Visco di un disegno di legge che ruppe con la seconda sottovalutazione, quella di non considerare il contrabbando tra i reati da colpire con il 416 ed il 416-bis.
È stato quindi molto importante lavoro svolto all'interno della Commissione che ha visto una collaborazione tra maggioranza ed opposizione in questo tipo di analisi e di valutazione. Sono questi elementi molto importanti, che mostrano come intorno a questo tema il paese sia unito e sia cresciuto; intorno a questo tema si è trovata una concordanza sistemica che ha prodotto risultati significativi nell'azione di contrasto e che ci mette nelle condizioni di affrontare un'altra grave sottovalutazione, quella dell'Unione europea, del sistema finanziario europeo, del circuito internazionale. Come sapete non è un fatto scontato poter denunciare esplicitamente le complicità e le sottovalutazioni che si creano in un contesto internazionale; il nostro paese ha avuto questo coraggio e con il Montenegro e con gli altri paesi si è aperta una discussione franca. Credo che anche su questo terreno il lavoro della Commissione sia stato prezioso perché, maggioranza ed opposizione insieme, è riuscita via via a sollecitare tutte le istituzioni al punto che oggi il nostro paese può parlare a testa alta con tutti gli altri paesi (Inghilterra, Francia, Germania e Spagna) che hanno sottovalutato un fenomeno con cui oggi devono confrontarsi e che possono trovare nel nostro paese un soggetto con cui allearsi e da cui trarre indicazioni utili per attrezzare una strategia innanzitutto per gli aspetti repressivi, militari e giudiziari.
È poi necessario colpire le rotte dell'approvvigionamento delle materie prime. Anche a questo proposito è necessario sottolineare la concordanza che si è trovata intorno all'azione di Prodi. Ricordo che la delegazione della Commissione che si è recata presso la Commissione europea era composta da rappresentanti della maggioranza e dell'opposizione (era presente il senatore Curto perché l'onorevole Mantovano non potè essere presente a questo importante appuntamento). Ciò mette in condizione di affrontare i temi dell'approvvigionamento, di come si nutre l'organizzazione del contrabbando, delle intermediazioni, dei limiti che il sistema delle convenzioni ha dimostrato. Certo, le precisazioni del senatore Figurelli sono importanti, ma lo strumento della convenzione e si è rivelato fragile, è quindi importante che nella relazione lo si evidenzi.
Per quanto riguarda la possibilità di bloccare la vendita di sigarette nel nostro paese qualora si individuassero responsabilità da parte delle multinazionali, naturalmente bisogna valutare anche gli effetti collaterali segnalati dalla senatrice De Zulueta; credo che questo tipo di valutazione sia importante però ritengo opportuno indicare questa ipotesi della relazione: l'atteggiamento severo nei confronti delle multinazionali va assunto, stando attenti a non alimentare, come effetto collaterale, lo stesso contrabbando.
Il terzo tema è quello del riciclaggio. La grande operazione compiuta dalla DDA di Bari, in particolare dal dottor Scelzi, sul caso Cuomo ci ha posto di fronte a questa intuizione della Commissione parlare antimafia che viene trattata nella relazione. Intorno al contrabbando c'è un sistema devastante di riciclaggio, che riguarda paesi a democrazia avanzata ed a capitalismo maturo; su questo è necessaria una riflessione e ci sono proposte interessanti. Bisogna battere su questo tasto perché la convenzione dell'ONU sulla riduzione del segreto bancario, la possibilità che Eurojust possa rafforzarsi
In conclusione, è stato fatto un lavoro che considero prezioso e che va guardato con estremo interesse; ritengo che il lavoro avviato sotto la presidenza Del Turco possa concludersi positivamente con questa relazione, accogliendo i contributi che sono stati qui offerti e gli ulteriori contributi compatibili con la struttura della relazione che i capigruppo vorranno offrire, in modo che la prossima settimana si possa giungere all'approvazione di questo importante documento da offrire a tutte le istituzioni, a tutte le forze dell'ordine (voglio citare in particolare il lavoro egregio svolto dalla Guardia di finanza), in modo che il sistema giudiziario, ma anche quello finanziario e istituzionale possano fare quel salto di qualità che oggi ci possiamo permettere e che appena tre anni fa era impensabile e che tutta l'Europa sia in condizione di fare uno sforzo importante contro la mafia del contrabbando, una mafia estremamente pericolosa che non va assolutamente sottovalutata.