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PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti dei quali è molto gradita la presenza non solo per un fatto affettivo, ma anche per ribadire un'intesa, un piano, un lavoro comune con le autonomie regionali.
TARCISIO ANDREOLLI. Saluto e ringrazio i rappresentanti delle regioni a statuto speciale e delle province autonome che hanno aderito al nostro invito.
che prevedono per i cinque statuti l'introduzione di norme innovative non secondarie. Gli elementi comuni sono contenuti nelle seguenti previsioni: «In armonia con la Costituzione e i principi dell'ordinamento giuridico dello Stato, l'assemblea o il consiglio regionale, con legge approvata dalla maggioranza assoluta dei suoi componenti, stabilisce le modalità di elezione del consiglio nonché del presidente della giunta e degli assessori». La dizione «in armonia con la Costituzione e i principi dell'ordinamento giuridico dello Stato» non fa altro che ricalcare le norme contenute in tutti gli statuti speciali in capo agli articoli che disciplinano le competenze legislative primarie esclusive. Dirò dopo che, a mio avviso, in questo nuovo clima federalista (la Camera sta esaminando i progetti di legge di vari deputati e del Governo sul sistema federale dello Stato), richiamare i principi dell'ordinamento giuridico dello Stato è storicamente datato. Chiedo, quindi, se non valga la pena di togliere tale previsione. Sapete che questo punto è stato oggetto di controversie giuridico-politiche sul cosiddetto «indirizzo e coordinamento»: la regione Trentino-Alto Adige ha una norma di attuazione particolare, ma le altre no e quindi il Governo o la Corte costituzionale hanno il potere di utilizzare questo strumento per limitare o contenere l'esercizio dell'autonomia da parte delle regioni a statuto speciale.
elezioni anticipate, sia per scadenza naturale del mandato. Le elezioni anticipate sono riferite alle dimissioni, alla rimozione, alla mozione di sfiducia, morte o impedimento. Su questo la Commissione, pur non esprimendo ancora un parere formale, nella seduta della settimana scorsa, ha ritenuto unanimemente lesivo dell'autonomia delle singole regioni introdurre d'amblais una norma così pregnante e precisa, peraltro copiata dalle disposizioni contenute nel disegno di legge costituzionale per le regioni a statuto ordinario. Qui però ci sono due fattori nuovi: vi è stata la richiesta unanime delle regioni a statuto ordinario di introdurre la norma transitoria, perché, considerato che si voterà nella primavera del 2001, non avrebbero avuto la possibilità di emanare la legge regionale e avrebbero dovuto utilizzare il vecchio sistema. Inoltre, veniva sollecitato un intervento «antiribaltone». A questo punto si ripropone il problema, perché i tempi sono più lunghi e la forza dell'autonomia speciale è più pregnante rispetto a quella delle regioni a statuto ordinario, senza considerare che per Bolzano e la Valle d'Aosta non è previsto questo regime. Anche da questo punto di vista, vorremmo conoscere il vostro parere.
Trentino-Alto Adige, perché senza una legge elettorale della provincia di Trento verrebbe meno la garanzia di un seggio del consiglio provinciale di Trento assegnato ai ladini della Val di Fassa, come previsto dal nuovo articolo 48.
PRESIDENTE. Do ora la parola ai nostri ospiti.
NICOLA CRISTALDI, Presidente dell'assemblea regionale siciliana. Signor presidente, onorevoli componenti la Commissione, sono il presidente dell'assemblea regionale siciliana e tengo a precisare che si tratta dell'assemblea regionale siciliana (così come tengo a precisare che rappresento la regione siciliana e non la regione Sicilia).
per l'ottimo lavoro svolto dal Parlamento attraverso l'attività delle Commissioni.
DINO VIERIN, Presidente della regione Valle d'Aosta. Signor presidente, signor relatore, signori componenti la Commissione parlamentare per le questioni regionali, permettetemi innanzitutto di esprimere un ringraziamento per l'invito a questa audizione e un apprezzamento per l'attenzione che avete rivolto nei confronti delle regioni a statuto speciale.
TARCISIO ANDREOLLI, Relatore. C'è già una vostra risoluzione in proposito del 27 gennaio scorso.
ROBERTO LOUVIN, Presidente del consiglio regionale della Valle d'Aosta. Signor presidente, non posso che associarmi al ringraziamento che ha già rivolto il presidente della giunta per questa utile iniziativa che mi permette, partendo proprio dall'ultima battuta del relatore Andreolli, di completare in qualche modo lo spettro delle posizioni già illustrate dal dottor Vierin. L'intero consiglio regionale della Valle d'Aosta, proprio in forza di quella risoluzione adottata nel gennaio di quest'anno, chiede che venga attribuita alla regione Valle d'Aosta la competenza a determinare la propria forma di governo. In tal senso, registro nel consiglio regionale della Valle d'Aosta l'assenza di precise indicazioni in proposito, favorevoli o contrarie, che si siano esplicitate attraverso proposte o disegni di legge; anzi, vi è la necessità che la questione non venga pregiudicata da norme di modifica dello statuto speciale.
FEDERICO PALOMBA, Presidente della regione Sardegna. Signor presidente, commissari, sono qui presente per rispondere alla cortesia della Commissione che ha inteso chiamare gli organi in carica sia del consiglio sia della regione, ma devo precisare che sono presidente uscente della regione sarda e non sono ricandidato alle cariche istituzionali. Dunque, quello che posso dire è soltanto qualcosa a titolo personale e con molta prudenza.
proposta di legge di iniziativa del consiglio regionale della Sardegna.
MARGHERITA COGO, Presidente della regione Trentino-Alto Adige. Signor presidente, manifesto anche io apprezzamento per questa audizione e mi permetto di sottolinearne l'eccessiva tempestività, considerato che solo venerdì siamo stati informati di questa convocazione, per cui non vi è stato tempo per incontri politici o addirittura istituzionali.
fosse altro che per la presenza dei ladini nella provincia di Trento. Sono, quindi, favorevole ad una norma transitoria diversa da quella proposta e che sia largamente condivisa.
MAURO LEVEGHI, Presidente del consiglio regionale del Trentino-Alto Adige. Ringrazio il presidente e tutti i membri della Commissione.
LUIS DURNWALDER, Presidente della provincia autonomia di Bolzano. Ringrazio il presidente della Commissione per averci invitato a questa audizione, dandoci così la possibilità di esprimere il nostro parere sul disegno di legge in discussione.
anche se esso non ha tenuto conto delle nostre richieste, si tratta pur sempre di un compromesso accettabile. Al suo interno riconosciamo qualcosa di ciò che abbiamo richiesto; altre istanze sono state respinte, ma in linea di massima - lo ripeto - possiamo accettare questo compromesso. Non possiamo però condividere il riferimento alle maggioranze qualificate previste per esempio per l'elezione del presidente e degli assessori. Normalmente dovrebbe essere sufficiente la maggioranza assoluta e non quella qualificata dei due terzi. Tuttavia, visto il quadro generale, dovremo digerire anche questo.
HERMANN THALER, Presidente del consiglio della provincia autonoma di Bolzano. Ringrazio anch'io il presidente Pepe per l'invito a partecipare a questa audizione.
LORENZO DELLAI, Presidente della provincia autonoma di Trento. Mi associo anch'io ai ringraziamenti rivolti alla Commissione e al suo presidente.
MARIO CRISTOFOLINI, Presidente del consiglio della provincia autonoma di Trento. Sono contento che, finalmente, si sia deciso di audire anche i presidenti dei consigli provinciali che potrebbero esprimere posizioni diversificate rispetto a quelle manifestate dai rappresentanti degli esecutivi.
ROBERTO ANTONIONE, Presidente della regione Friuli-Venezia Giulia. Signor presidente, onorevoli parlamentari, desidero ringraziarvi, non solo formalmente, per avere avuto la sensibilità di chiamarci per conoscere le nostre posizioni in merito alla proposta.
TARCISIO ANDREOLLI. Come per la Sicilia.
ROBERTO ANTONIONE, Presidente della regione Friuli-Venezia Giulia. Sì, ma anche come per altre regioni. Inoltre, la parte innovativa, che stiamo elaborando, riguarda la possibilità di intervenire sulle norme di attuazione dello statuto, un punto dolente per noi e credo anche per altre regioni a statuto speciale. Infatti, molte volte le norme di attuazione rimangono in capo al Governo, che ha quindi la possibilità di gestire l'autonomia a suo uso e consumo.
anche per le norme di attuazione, rispetto alle quali stiamo elaborando testi che possono essere presentati.
ANTONIO MARTINI, Presidente del consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia. Signor presidente, signor relatore, onorevoli commissari, per motivi di brevità vorrei evitare i ringraziamenti, ma non lo farò perché so che i risultati ottenuti sono figli di un lungo conversare: di ciò vi siamo grati tutti e specialmente coloro che rappresentano questa strana piccola regione con il trattino - non quella grande e autorevole, il Trentino-Alto Adige -, e la provincia più piccola d'Italia assieme a quella più grande accanto a Cuneo: Trieste e Udine.
PRESIDENTE. Ringrazio i presidenti per il contributo che hanno fornito alla Commissione e per il riferimento ad atti delibati dalle assemblee e dai consigli regionali.
Terremo conto delle valutazioni, dei consigli, dei suggerimenti emersi in questa sede e del modus vivendi tra le autonomie regionalistiche e lo Stato nazionale per evitare incauti passi e per accelerare gli interventi in una materia delicata che afferisce alle autonomie locali, che hanno una lunga storia nella vita politica del nostro paese.
La seduta termina alle 14.20.
Abbiamo invitato i rappresentanti delle regioni a statuto speciale e delle province autonome per un approfondimento, con rilievi ed obiezioni, del testo relativo all'elezione diretta dei presidenti delle giunte regionali.
Mi pare che vi sia la volontà di procedere e di incardinare il dibattito - anche se è chiaro che il provvedimento non sarà licenziato in questi giorni - e di coinvolgere le regioni nelle modifiche che dovranno essere introdotte a livello costituzionale per individuare le migliori soluzioni.
Ho già detto al relatore ed al presidente della Commissione affari costituzionali che interverrò sull'argomento in aula cercando di procedere con cautela, perché, se non abbiamo il conforto delle regioni a statuto speciale e delle province autonome sul testo unificato, rischiamo di realizzare un riformismo senza tenere conto del punto di vista di chi vive un'esperienza territoriale diversa dalle altre realtà regionali.
Do ora la parola al collega Andreolli, relatore sui progetti di legge concernenti l'elezione diretta dei presidenti, che insieme con noi dovrà dare formalità al parere da rimettere alla Commissione affari costituzionali. Al termine della sua introduzione, potranno intervenire brevemente i nostri ospiti.
Ci siamo trovati molto in imbarazzo perché il testo al nostro esame ricalca un disegno di legge costituzionale - che la Camera ha già approvato e il Senato ha modificato - che introduce per le regioni a statuto ordinario la libertà di decidere il sistema elettorale e la forma di governo, salvo una norma transitoria che, fin quando non vi sarà la normativa specifica, introduce il vincolo di adottare l'elezione diretta e di applicare mutatis mutandis la legge statale che disciplina la materia (la cosiddetta «legge Tatarella»).
Giustamente si è voluto introdurre questa previsione anche per le autonomie speciali. Vi sono, quindi, cinque articoli
Vi è poi un secondo passaggio: «Le dimissioni contemporanee della metà più uno dei consiglieri o dei deputati regionali comportano lo scioglimento del consiglio e l'elezione contestuale del presidente della giunta, se eletto a suffragio universale diretto». Questo è un vincolo che la proposta pone: a fronte della libertà della forma di governo da definire con legge delle regioni, vi è un specie di legge antiribaltone. Sapete che storicamente è sempre stato difficile sciogliere i consigli regionali anche di fronte a grandi difficoltà per l'incertezza e la complessità normativa. Qui si taglia il nodo gordiano e si dice che, comunque vada, vi è un limite stabilito da un principio che bisogna consacrare nello statuto. Anche su questo vi chiediamo un parere.
E ancora si legge: «Lo scioglimento anticipato del consiglio regionale e la contestuale elezione del presidente, se eletto a suffragio universale diretto, si verifica quando viene approvata una mozione di sfiducia al presidente della giunta, oppure per rimozione, dimissioni volontarie, morte o impedimento permanente dello stesso presidente». Questo è un altro vincolo che nello statuto si vuole proporre alla libertà di decisione dei consigli regionali e provinciali. Personalmente ritengo che sia opportuno mantenerlo, però unificare le dimissioni volontarie, la rimozione o la mozione di sfiducia, che sono un fatto politico, con la morte o l'impedimento permanente mi sembra eccessivo. Per esempio, la regione Sicilia ha predisposto un testo che è stato trasfuso nell'articolo 1, con cui propone di disciplinare diversamente la materia. A me pare che si potrebbe più opportunamente introdurre una norma che non contempli i casi di morte o impedimento permanente, lasciando ai consigli la libertà di decidere se anche tali fattispecie rientrino nello scioglimento automatico del consiglio, ovvero se si possa provvedere, per il periodo residuo, all'elezione del presidente da parte del consiglio.
Inoltre le modifiche degli statuti sono adottate con la procedura di cui all'articolo 138 della Costituzione, ma anche su proposta dei singoli consigli regionali con un potere più pregnante da parte degli stessi rispetto alle disposizioni statutarie vigenti. Oggi è prevista solo la proposta di legge-voto e poi il Parlamento è sovrano, mentre qui si introduce una norma nuova che credo positiva.
È prevista una norma transitoria, eccetto che per la provincia di Bolzano e per la regione Valle d'Aosta, che stabilisce che fino a quando le regioni non adotteranno la nuova disciplina elettorale e la nuova forma di governo, il presidente della giunta regionale è eletto a suffragio universale diretto contestualmente al rinnovo del consiglio regionale, sia per le
La disciplina elettorale è quella delle elezioni dei consigli delle regioni a statuto ordinario, come previsto dal disegno di legge costituzionale in itinere, con gli adattamenti caso per caso e disposizioni particolari che diversificano le norme da regione a regione. A nostro avviso, si tratta di un arretramento, perché si applica, seppure in via transitoria, una legge statale nelle regioni a statuto speciale, che da sempre hanno avuto il potere di legiferare in materia. Però mi rendo conto che possono esserci opinioni diverse.
Vi sono norme particolari stabilite per le singole regioni: in Sicilia, il presidente della regione è eletto a suffragio universale diretto. Qui, invece, vi è un obbligo, un vincolo statutario di eleggere direttamente il presidente; vi è una limitazione, che la regione ha chiesto. La carica non è ricopribile oltre due mandati consecutivi e le norme transitorie si applicano eventualmente «solo alla scadenza naturale del mandato dell'assemblea siciliana», senza le altre norme transitorie di cui ho parlato prima. Quindi, soltanto qualora la regione siciliana non arrivasse ad approvare la legge ordinaria, alla scadenza naturale si applicherebbe la norma transitoria, mentre se il presidente della regione dà le dimissioni o muore o ha un impedimento permanente si applica la vecchia legge regionale.
Per la Valle d'Aosta non è prevista alcuna norma transitoria.
Per la regione Trentino-Alto Adige il fatto è molto più rilevante che per le altre perché la prima innovazione è quella di trasferire le competenze elettorali dal consiglio regionale ai due consigli provinciali. Poi vengono recepite pressoché in toto le disposizioni previste dal disegno di legge costituzionale già approvato dalla Camera e di imminente approvazione da parte del Senato in materia di valorizzazione delle minoranze ladina e di lingua tedesca, per cui ci si chiede se sia opportuno continuare con questo itinerario (la Camera ha già votato e il Senato dovrebbe farlo questa settimana), considerato che forse è preferibile fermarsi qui.
È ridotto ad un anno il periodo ininterrotto del requisito della residenza nel territorio provinciale per l'esercizio del diritto elettorale attivo in provincia di Trento, mentre in provincia di Bolzano restano i quattro anni. Qui il consiglio provinciale è eletto col sistema proporzionale e l'eventuale previsione dell'elezione diretta del presidente della giunta provinciale di Bolzano deve essere introdotta con la maggioranza dei due terzi dei componenti il consiglio provinciale. La stessa maggioranza dei due terzi del consiglio è necessaria per l'eventuale elezione di assessori esterni in giunta provinciale.
Dopo avere fatto osservazioni e domande, desidero esporre la nostra ipotesi di intervenire con alcune correzioni sul testo, che comunque consideriamo positivo, e di esprimere parere contrario per le norme transitorie, parere contrario rafforzato per lo statuto della regione
Infine, un consiglio che vorremmo rivolgere alle due Camere, data la rilevanza delle modifiche, al fine di prevedere una delega al Governo per accorpare in un testo unico le nuove norme statutarie che, ovviamente, si uniranno a quelle già esistenti.
Intendo esprimere innanzitutto il mio ringraziamento al Parlamento italiano per aver rispettato lo spirito pattizio che è alla base dello statuto siciliano. I frequenti incontri che si sono avuti, le numerose audizioni che si sono svolte ed anche la corrispondenza scambiata hanno dato grande rilievo costituzionale a questi rapporti e ciò naturalmente ha portato l'assemblea regionale siciliana a ritenere - lo ripeto - che sia stato rispettato lo spirito costituente dello statuto siciliano.
Abbiamo esaminato il testo in discussione: lo troviamo in linea con lo spirito della legge approvata in materia dall'assemblea regionale siciliana. In proposito, desidereremmo che alcuni punti indicati come possibili prerogative assegnate alla regione siciliana venissero mantenuti.
È in corso in questo momento un dibattito in Sicilia, per esempio, sull'incompatibilità tra la carica di presidente della regione e la carica di deputato regionale. Non vi è scelta. Potrei esprimere una mia opinione personale, ma sono qui in qualità di presidente dell'assemblea e dunque riferisco le posizioni oggettive. Il dibattito in corso non ha portato ad alcuna presa di posizione, ma l'assemblea regionale ribadisce la necessità di mantenere per sé la decisione.
Noi non siamo preoccupati per le norme transitorie, perché queste non rappresentano un'imposizione, essendo tra l'altro anche frutto di un ragionamento che stiamo sviluppando apertamente; in fin dei conti, la norma transitoria sancisce che non è possibile tornare a votare con lo stesso sistema elettorale che è stato in vigore in questi decenni e che porta soggetti qualificatissimi a diventare deputati dell'assemblea regionale siciliana con poco più di 700 preferenze (quando questa cifra non sarebbe sufficiente per classificarsi in una posizione intermedia come candidato di un qualunque consiglio comunale medio della stessa Sicilia). Allora, la figura del deputato regionale viene sminuita anche di fronte a cariche elettive «gerarchicamente» - diciamo così - inferiori.
Pertanto, riteniamo che il mantenimento della norma transitoria sia una sorta di sprone nei confronti dell'assemblea regionale siciliana affinché approvi, nei tempi necessari, una legge elettorale che consenta l'applicazione della stessa norma transitoria. Se invece la norma transitoria venisse eliminata, ciò rappresenterebbe una sorta di nulla osta da parte del Parlamento nazionale che consentirebbe alla Sicilia di continuare a rinnovare le proprie strutture elettive attraverso una legge del passato che, peraltro, nei dibattiti pubblici viene contestata da tutti; siccome voi siete degli addetti ai lavori, comprenderete come poi nascano le gelosie personali, gli interessi personali dei singoli deputati che potrebbero effettivamente creare una condizione di non approvazione di una nuova legge elettorale.
Ecco perché ci pronunciamo a favore del mantenimento della norma transitoria.
Quanto al resto, non abbiamo rilievi da muovere; anzi, esprimiamo il nostro compiacimento
Il tema dell'audizione concerne il testo unificato dei progetti di legge costituzionale riguardanti l'elezione diretta dei presidenti delle regioni a statuto speciale e delle province autonome. In un certo senso, questo tema nasce dalle disposizioni che sono state approvate o che sono in corso di approvazione per quanto riguarda le regioni a statuto ordinario.
Consentitemi, peraltro, di fare a tal fine alcune considerazioni in relazione sia alla natura del provvedimento sia anche all'urgenza che a volte viene presentata come motivazione dell'approvazione in tempi solleciti di queste stesse norme.
L'assemblea regionale della Valle d'Aosta è stata rinnovata il 31 maggio 1998; quindi le prossime elezioni regionali avranno luogo nel 2003. Ci sembra di capire che si sia arrivati ad una proposta comune, che vi sia condivisione nel voler attribuire alle assemblee regionali e ai consigli regionali la competenza in merito alla definizione delle modalità di elezione del presidente della giunta e degli assessori e in merito anche alla scelta della forma di governo. È una decisione, questa, che condividiamo e dunque sotto tale punto di vista riteniamo necessario che ci sia un'assegnazione specifica di competenza anche alle regioni a statuto speciale, prevedendo appunto una modifica delle loro norme statutarie.
Peraltro, vorremmo che si rispettassero, dal punto di vista delle procedure e per quanto concerne i contenuti, le volontà e le indicazioni espresse dalla regione autonoma Valle d'Aosta: dal punto di vista delle procedure, riprendendo quanto già detto dal presidente dell'assemblea regionale siciliana, vorremmo che vi fosse il rispetto della natura pattizia del nostro statuto e che quindi vi fosse un coinvolgimento della regione e del consiglio regionale nella definizione delle modifiche allo statuto stesso; per quanto riguarda i contenuti, facciamo riferimento esplicito ad una proposta, che era stata già presentata dal nostro deputato Caveri, relativa alle modifiche dello statuto che si richiamano in modo specifico al tema dell'attribuzione della competenza al consiglio regionale. Questo, per noi, rappresenta il testo base da esaminare con le opportune integrazioni, in quanto la proposta dell'onorevole Caveri è stata presentata nel 1996 e dunque occorrerà tener conto sia dell'evoluzione del dibattito politico-parlamentare in merito, sia dei cambiamenti che nel frattempo sono intervenuti grazie anche alla spinta delle riforme in senso federalistico dello Stato.
Ho svolto queste brevi considerazioni per arrivare ad una conclusione: non sappiamo se il testo che abbiamo esaminato diventerà o meno quello definitivo che verrà licenziato dalla Commissione affari costituzionali; riteniamo tuttavia - per quanto ci concerne - che non vi siano né fretta né urgenza: noi non abbiamo i problemi che vivono le regioni a statuto ordinario in relazione alla scadenza per il rinnovo delle loro assemblee.
Inoltre, sia per il rispetto della natura pattizia dello statuto sia anche perché siamo latori di una serie di proposte di modifica, non vorremmo che venisse intaccato, per esempio, l'attuale ordinamento finanziario della regione. Quindi, la proposta che noi formuliamo è quella di un rinvio per poter approfondire questi temi, in modo da consentire, anche dal punto di vista procedurale, un coinvolgimento pieno della regione e del consiglio regionale, al fine di presentare delle proposte che rispettino gli scopi che si vogliono conseguire con l'attribuzione anche alla regione Valle d'Aosta della competenza in materia di elezione del presidente della giunta e degli assessori nonché della scelta della forma di governo.
Le forze politiche della regione, che sono state investite del tema in discussione proprio in questi ultimi giorni, a seguito dell'iniziativa del presidente Pepe, mi hanno invitato ad assumere in proposito un atteggiamento di estrema prudenza e ad esplicitare il desiderio che venga effettuato un corretto passaggio di confronto e di codeterminazione tra la regione e il Parlamento per quanto riguarda le necessarie modifiche. Ecco perché riteniamo che non sia opportuno farsi travolgere da una eccessiva fretta. Ben 9 sono gli articoli del nostro statuto che verrebbero modificati con il testo in discussione; ben 18 sono gli emendamenti all'esame della Commissione affari costituzionali. Tutto ciò rende alquanto preoccupate le forze politiche circa la possibilità che si assumano determinazioni che travalichino eccessivamente l'indicazione che a suo tempo esplicitammo alla I Commissione della Camera dei deputati, allora presieduta dall'onorevole Maccanico: egli convenne con noi sull'opportunità di demandare alla regione la scelta della forma di governo e di consacrare in qualche modo questa natura pattizia attraverso un passaggio che riconoscesse, anche formalmente, l'identità di vedute tra il Parlamento, il consiglio regionale della Valle d'Aosta e l'istituzione regionale nel suo insieme.
Pertanto, pur nella diversità di funzioni che manifestiamo il presidente della giunta regionale ed io in questa circostanza, ci troviamo affiancati nella richiesta che vi sia una meditata attenzione al problema e che quindi venga consentito a tutte le forze politiche della regione di esprimersi in modo chiaro sulle modifiche che dovranno essere apportate al nostro statuto regionale.
Non vi farò avere nuovamente il testo della risoluzione di gennaio - che credo abbiate già - che mi pare, nella sua sinteticità, estremamente chiaro, come limpida è la posizione espressa a suo tempo in modo ampiamente maggioritario dal consiglio regionale della Valle d'Aosta.
Devo fare presente che la regione sarda si trova in una delicata fase istituzionale di ricostituzione dei propri organi; il 20 luglio scorso si è tenuta la prima seduta del consiglio regionale che ha eletto il presidente e per oggi è prevista la seconda seduta per l'elezione del consiglio di presidenza.
Data questa delicata fase, mi limiterò in questa sede ad esprimere un giudizio personale largamente positivo sia perché il testo unificato si rifà ad osservazioni e spunti emersi in precedenti audizioni della Commissione, sia perché recepisce alcune delle indicazioni contenute nella
Purtroppo l'urgenza, che in precedenti occasioni abbiamo manifestato, relativa all'utilizzazione della nuova legge per l'elezione del consiglio regionale della Sardegna, si è rivelata giusta, anche con il senno di poi. Infatti la situazione del governo regionale è molto delicata e difficile: tra le due coalizioni maggiori vi è un sostanziale equilibrio, per cui sono determinanti piccole formazioni (proprio in questi giorni è in corso un dibattito). Se vi fosse stata una legge ispirata ai nuovi principi, oggi avremmo meno problemi sul piano della governabilità.
Nel momento in cui manifesto alla Commissione, per dovere istituzionale, l'esigenza che il nuovo consiglio regionale, magari in una delle primissime sedute di settembre, possa esprimersi su questo testo, esprimo l'auspicio che si intervenga quanto prima, anche perché non si sa cosa potrà accadere in Sardegna con le trasmigrazioni da una parte all'altra.
Concludo sottolineando la mia valutazione positiva su testo, una valutazione che comunque dovrà essere rivista dal nuovo consiglio regionale. Ritengo che il Parlamento debba procedere con la prudenza necessaria e anche con l'urgenza determinata dalle nuove elezioni di consigli regionali e dalla difficile governabilità di quelli attuali.
Desidero solo ricordare che la nostra regione, tra quelle a statuto speciale, è ancora più speciale perché il sistema elettorale delle due province è in capo ad una legge regionale e, di conseguenza, il nostro ritardo storico è maggiore.
Manifesto apprezzamento anche per i contenuti del disegno di legge, però devo esprimere alcune perplessità, perché la proposta di riforma dei nostri statuti va ben oltre quanto era stato deliberato all'interno delle assemblee legislative regionale e provinciali le quali avevano sostanzialmente chiesto - questo è stato recepito nel disegno di legge che ci è stato sottoposto - che le due province fossero i cardini della nostra autonomia, comunque tripolare; che la legge elettorale fosse in capo alle due province e che non vi fosse per la provincia di Trento il vincolo del proporzionale e vi fosse la possibilità di elezione diretta. Per quanto riguarda la provincia di Bolzano si sono espressi concetti più ampi di quelli indicati.
Non voglio entrare nel merito e specificare se, personalmente o come presidente della giunta regionale, condivida o meno quanto contenuto nel provvedimento; dico solo che, al momento attuale, la maggioranza regionale ha prospettato la modifica del nostro statuto d'autonomia e molto di quanto è qui trattato dovrebbe far parte della riforma del nostro statuto. Cito ad esempio gli anni necessari per poter partecipare alle elezioni regionali e comunali in tutta la regione e nelle due province, un argomento su cui credo sia giusto discutere. Tra l'altro voglio ricordare la norma n. 50 del "pacchetto" che stabilisce in maniera chiara che per la provincia di Bolzano vi è il vincolo dei quattro anni di residenza.
Sono argomenti molto delicati in una provincia in cui coesistono pacificamente gruppi linguistici diversi e non è possibile porre mano a modifiche così importanti senza un ampio consenso. Voglio solo dire che mettere troppa carne al fuoco a volte può far bruciare tutto l'arrosto. Sicuramente vi è una grande volontà di modificare lo statuto, per cui è bene che ci sia la possibilità di votare nel 2003 (quando vi sarà il rinnovo delle assemblee legislative regionale e provinciali) con un dispositivo elettorale diverso da quello attuale.
Sono favorevole a prevedere all'interno del disegno di legge una norma transitoria, ma non quella qui ipotizzata perché essa mutua la legge elettorale nazionale che non è trasferibile a livello locale, non
Il consiglio regionale, il 20 aprile scorso, ha trattato il problema delle modifiche statutarie adottando una deliberazione, a maggioranza dei componenti, contenente l'indicazione, da dare al Parlamento italiano che sta affrontando lo stesso problema, di tre punti: il consiglio regionale deve essere costituito dai due consigli delle province di Trento e Bolzano; di conseguenza, devono essere trasferite alle due province le competenze in materia elettorale per l'elezione dei rispettivi consigli provinciali, ribaltando essenzialmente l'assetto istituzionale attuale, pur mantenendo la tripolarità e facendo salve le garanzie per le minoranze e i gruppi linguistici; per la sola provincia di Trento, l'abrogazione del vincolo proporzionale e la possibilità di prevedere l'elezione diretta del presidente della giunta. Abbiamo constatato con soddisfazione che questi tre elementi sono contenuti nella proposta della Commissione - anzi, per certi aspetti, forse si va oltre -, con particolare riferimento al primo, che ipotizza una modifica sostanziale dell'assetto oggi esistente e cioè il mantenimento della tripolarità con il rovesciamento istituzionale, nel senso che l'origine è, dal punto di vista elettorale, nei consigli provinciali che insieme formano il consiglio regionale.
Però, all'interno della proposta che ci è stata inviata, vi è una norma transitoria che contrasta con la stessa autonomia in materia legislativa che, per statuto, oggi ha e da sempre ha avuto la regione e domani avranno le province; il secondo elemento consiste nel fatto che se la regione Trentino-Alto Adige, con un proprio voto, ha chiesto espressamente che per la provincia di Trento vi sia la possibilità di elezione diretta del presidente e quindi che nello statuto non vi siano vincoli relativi alla potestà legislativa del consiglio provinciale, prevedere una norma transitoria che invece vincola ad un sistema elettorale preciso rappresenta una contraddizione. Da questo punto di vista vi sono forti perplessità, anzi, rispetto ad una norma transitoria come quella proposta, vi è la necessità di una riflessione e occorre dare alle assemblee legislative regionali e provinciali la possibilità di esprimersi. Non mi pare che la norma, così come è congegnata, possa essere accettata. Sarebbe ovvio, almeno per la regione Trentino-Alto Adige, che la norma transitoria fosse identica a quella prevista per la provincia di Bolzano, per la quale, in attesa dell'emanazione di una norma da parte della provincia, valgono le norme esistenti che sono state emanate dal consiglio regionale e quindi dall'autonomia locale.
Su altre questioni di dettaglio non mi soffermerò, ma mi pare importante sottolineare che sono stati accettati i principi di fondo che il voto del consiglio regionale ha espresso.
Innanzitutto vorrei sottolineare ciò che già il relatore ha detto per quanto riguarda le facoltà di indirizzo e di coordinamento: mi riferisco agli articoli 4 e 8 del nostro statuto di autonomia, nei quali si stabilisce che noi abbiamo competenze primarie, nel rispetto della Costituzione, in armonia con i principi dell'ordinamento giuridico dello Stato. Attualmente stiamo discutendo della riforma generale e in particolar modo del federalismo: se vogliamo davvero introdurlo, non ha più senso, a mio avviso, modificare adesso uno statuto inserendovi un qualcosa che domani sarà in contrasto con il federalismo stesso.
Per quanto riguarda il testo in esame, siamo d'accordo in linea di massima:
Non possiamo poi essere d'accordo su una eventuale modifica dello statuto da parte del Parlamento e del Governo: vogliamo essere maggiormente coinvolti come rappresentanti di queste popolazioni. Infatti, se si vuole modificare uno statuto, occorre coinvolgere tutti gli enti locali, sia la regione sia le due province, per dare la garanzia di un intervento non unilaterale; altrimenti, verrebbe meno l'equilibrio necessario per la convivenza pacifica di gruppi linguistici diversi.
Tuttavia - come detto - vi sono dei punti che possiamo accettare fino in fondo: in primo luogo la composizione del nuovo consiglio regionale, formato dai due consigli provinciali; il passaggio della competenza in materia elettorale dalla regione alle due province; la scelta della forma di governo; i diritti dei ladini, che vengono riconosciuti in questa proposta; la soppressione del visto di approvazione delle leggi provinciali. Tutto ciò è già qualcosa.
In conclusione, devo dire che in linea di massima possiamo esprimere un giudizio positivo. Per quanto riguarda invece le proposte di emendamento, siamo nettamente contrari all'intenzione di modificare la previsione della residenza quadriennale nella provincia di Bolzano per poter far valere il diritto attivo di voto. Sapete benissimo che questo principio è stato introdotto a tutela della popolazione residente: al momento della firma del "pacchetto", ci fu promesso dall'allora Presidente del Consiglio dei ministri, Giulio Andreotti, che questa garanzia non sarebbe stata modificata senza l'assenso della popolazione residente e da parte dell'Austria. Si tratta di un accordo internazionale, della chiusura di una vertenza aperta per cinquant'anni in sede ONU; peraltro, la dichiarazione del Governo italiano è stata depositata davanti all'ONU e dunque non credo che si possa modificare unilateralmente questa "quietanza liberatoria". Pregherei la Commissione di non riaprire la vertenza e di non cancellare una simile garanzia, così essenziale per la tutela delle minoranze. Credo che l'Italia possa veramente dimostrare a tutto il mondo di aver risolto positivamente un problema di tutela delle minoranze. Di conseguenza, chiedo che non si proceda all'approvazione degli emendamenti a prima firma dell'onorevole Boato, che intendono cancellare questa garanzia, sui quali - lo ripeto - esprimiamo parere negativo.
Concordo pienamente con quanto espresso dal presidente Durnwalder e mi soffermo su una delibera che il nostro consiglio della provincia autonoma di Bolzano ha approvato a maggioranza assoluta il 2 giugno scorso: mi sembra importantissimo che il consiglio regionale in futuro risulti una sommatoria - come noi l'abbiamo definita - dei consigli provinciali eletti nelle due province autonome di Trento e di Bolzano.
Nella delibera approvata vi sono ancora due punti importanti: noi chiediamo che alle due province autonome vengano riconosciute tutte le altre funzioni che saranno eventualmente - e dico eventualmente - attribuite alle regioni a statuto ordinario in occasione dell'accennata riforma costituzionale.
Infine, per quanto riguarda la denominazione della regione Trentino-Alto Adige, vorremmo che diventasse ufficialmente Trentino-Alto Adige/Südtirol. È una richiesta che rivolgiamo gentilmente.
Sono certo che alla Commissione non sfugge la delicatezza particolare che i provvedimenti in discussione rivestono per quanto riguarda la nostra regione, dato che ai dibattiti sui sistemi elettorali si associa, nel nostro caso, un processo di revisione più complessivo dello statuto, che è cominciato in sede locale e che le istituzioni locali hanno in animo di affrontare nel corso dell'attuale legislatura. È dunque evidente che ogni scelta che si compie in termini di modifica sullo statuto deve essere valutata in tutta la sua delicatezza, in relazione anche a quel processo di modifica che per l'appunto - come dicevo - sarà più complessivo.
Desidero confermare la valutazione positiva di quei passaggi del disegno di legge che si riferiscono alle risoluzioni approvate dai consigli provinciali e regionali: mi richiamo in particolare al trasferimento di competenza alle provincie, al superamento del vincolo proporzionale per la provincia di Trento e alla facoltà di disporre l'elezione diretta del presidente della giunta provinciale di Trento. Aggiungo anche una ulteriore valutazione positiva per quanto riguarda le procedure relative alle successive modifiche dello statuto che mi sembra vadano nel senso di evidenziare una funzione attiva e da protagonista delle assemblee legislative locali.
Devo esprimere invece riserva su tre punti. In primo luogo, sulla norma transitoria che è stata inserita nel testo: comprendo bene le ragioni di questa norma transitoria, che non sono infondate, ma devo dire che la stesura attuale non può essere di certo accettata perché trascina nell'ordinamento autonomistico una norma dello Stato sic et simpliciter, e questo sicuramente dal punto di vista della logica istituzionale non si concilia con le prerogative della nostra autonomia. Ecco perché mi associo a quanti hanno già espresso l'esigenza di una ulteriore riflessione sull'argomento; del resto, credo che le buone ragioni che hanno spinto ad individuare lo strumento delle norme transitorie debbano associarsi con le altrettanto buone ragioni di chi vede in questa scelta un elemento di indebolimento delle prerogative autonomistiche. Di fronte a contrasti tra buone ragioni credo sia la politica che debba prevalere e comunque un'azione di concertazione in sede locale delle forze politiche e degli organi istituzionali dell'autonomia potrebbe soccorrerci nel conciliare le diverse esigenze.
Un secondo punto sul quale esprimo una riserva è l'obbligo di referendum confermativo per la legge in materia elettorale per la provincia di Trento, obbligo che supera addirittura quello previsto per le regioni a statuto ordinario, dove il referendum è previsto qualora venga richiesto nelle forme stabilite dalla legge. Questa disposizione non ci pare congrua.
In terzo luogo aggiungo anch'io le mie preoccupazioni laddove con il provvedimento si vanno ad introdurre modifiche che più opportunamente potrebbero rientrare in una revisione più generale dello statuto. Le norme sugli anni di residenza per esercitare il diritto di voto alle elezioni regionali riguardano una questione assai delicata. Anche qui mi rendo conto delle buone ragioni che hanno spinto ad una definizione di tal genere: sollevo però perplessità in questa fase sulla possibilità di prevedere un ordinamento diverso per le due province e credo che più opportunamente la questione possa essere affrontata in quel processo di riforma più complessivo dello statuto, al quale accennavo poc'anzi.
Concludo, infine, dichiarandomi totalmente d'accordo con il collega presidente Durnwalder sull'opportunità e sull'utilità - richiamate dal relatore Andreolli - di cogliere questa occasione per adeguare i vincoli all'esercizio delle nostre competenze autonomistiche a quello che sembra essere positivamente il nuovo spirito autonomistico che informa il Parlamento italiano.
Lascerò alla Commissione il testo della risoluzione del 26 aprile 1999 con la quale il consiglio provinciale ha votato le varie modifiche, che poi sono quelle che in gran parte risultano in sintonia con il testo che stiamo discutendo. In questa occasione, quale rappresentante del consiglio della provincia autonoma di Trento, ho il dovere anche di dar voce alle posizioni delle minoranze che hanno votato contro questa risoluzione. Le ragioni sono varie: principalmente si ritiene che una riforma organica dello statuto debba partire da una elaborazione locale; alcuni temono che la regione venga troppo depotenziata, altri non sono favorevoli al sistema proporzionale.
La votazione è avvenuta prima che avessimo il testo attualmente in discussione. È importante sottolinearlo perché, come già abbiamo sentito dai colleghi, le disposizioni transitorie ci creano alcuni problemi per quanto riguarda il seggio destinato ai ladini; inoltre, non si capisce, ove il presidente della giunta sia eletto dal consiglio, perché verrebbe trattato come se fosse eletto dal popolo, per cui le sue dimissioni trascinerebbero le dimissioni del consiglio. Ci sono vari aspetti sui quali occorre discutere con l'assemblea, per cui mi riservo di inviare, entro uno o due giorni, una nota con osservazioni tecniche e di fare un passaggio in consiglio provinciale in modo da trovare un'intesa che possa essere rispettosa del pensiero dell'assemblea.
Devo riconoscere che il testo contiene largamente quelle che abbiamo avuto modo di rappresentarvi come questioni importanti: i punti più significativi sono quelli relativi alla potestà piena, in termini di forma elettorale e di governo. Altro elemento positivo è la possibilità che viene data al consiglio regionale di intervenire in prima lettura nelle modifiche dello statuto. Questo diventa per noi una forma di garanzia e ci permette di apportare modifiche allo statuto alla luce dei cambiamenti che stanno avvenendo nel paese.
Nella sua relazione il senatore Andreolli ha sottolineato l'importanza dei cinque testi unici che per noi costituiscono un'opportunità - forse in questo modo differenziandoci da altre regioni a statuto speciale - per chiedere ulteriori modifiche.
Mi riservo, attraverso i parlamentari della nostra regione, di presentare alcune proposte di modifica su alcuni punti: ad esempio, le incompatibilità possono essere delegate al consiglio regionale, senza essere fissate. Inoltre, il fatto che relativamente al titolo IV dello statuto sia previsto un confronto con la regione è limitativo; riteniamo che sia il caso di insistere per un'intesa.
Credo che nel processo federalista occorra trovare tempi e meccanismi certi
Infine, per quanto riguarda la norma transitoria, che è stata più volte oggetto di discussione, il presidente del consiglio regionale illustrerà un ordine del giorno approvato dal nostro consiglio. Per parte mia, ritengo di fare un ragionamento un po' diverso e di affermare che esistono questioni di principio molto importanti che però a volte diventano una sorta di vulnus per cui devono essere maneggiate con cura. Quindi, al di là dei principi certamente importanti, la discussione sulle norme transitorie nel merito è più che altro accademica; sono infatti convinto, come espressione del governo regionale, che la nostra regione sarà in grado comunque, avendo ampia facoltà di farlo sulla base di questo testo, di approvare una nuova legge elettorale, per cui la norma transitoria lascerà il tempo che trova.
Potete capire quale significato abbia - mi attengo al tema e non parlo di altre funzioni o di revisioni più complessive dello statuto - una legge elettorale nella nostra regione.
Anche noi abbiamo manifestato al presidente Maccanico una nostra risoluzione che oggi illustrerò brevemente facendo una breve considerazione. Capisco che motus in fine velocior: giustamente il Parlamento si preoccupa di dare governabilità alla terza fase delle regioni, così importanti in questa nostra Italia-Europa. Però, come diceva Palomba, qualche volta anche le leggi che sembrano migliori pongono problemi, come sta avvenendo in Sardegna: colgo l'occasione per rivolgere a quella grande importante regione l'augurio di giungere rapidamente ad una soluzione.
Quella pattizia non è una via, è un valore che in questa Italia nuova non può essere trascurato da nessuna parte, né in Trentino, né in Sicilia. Comprendo, quindi, l'iniziativa che i colleghi della Sicilia hanno assunto in via autonoma per aggregarsi a questo provvedimento.
Come giustamente accennava qualche giorno fa il Presidente Ciampi - al quale da questa sede rinnoviamo congratulazioni ed auguri -, se per alcuni aspetti un valore è anche la concertazione, è essenziale il discorso pattizio che noi vogliamo costituisca un punto di riferimento.
Qualcuno mi ha chiesto perché per le regioni ordinarie si accenni soltanto al discorso costituzionale mentre per quelle speciali si faccia cenno anche al discorso dei principi generali dello Stato. Qualcun altro mi tira per la giacca chiedendomi come e quando si svolgerà il referendum.
Ringraziando per il pieno riconoscimento dell'autonomia statutaria in materia elettorale e per le preoccupazioni, che anche noi abbiamo, nei confronti della forma di governo e della stabilità, confermo la necessità di disposizioni che assegnino, senza alcun vincolo, anche sotto forma di norma transitoria, l'autonomia piena al consiglio regionale.
Se riuscissimo a prevedere tempi diversi, potremmo elaborare una formulazione più attenta del documento - approvato il 24 febbraio a larghissima maggioranza - che comunque mi porta a ribadire le esigenze di autonomia.
Cercheremo di lanciare questo messaggio e affronteremo il dibattito sui provvedimenti: esprimeremo eventualmente dubbi e perplessità sempre nell'ottica di un regionalismo potenziato o di un federalismo autentico, come è emerso e abbiamo manifestato in occasione delle visite effettuate nelle regioni a statuto speciale.
Ringrazio nuovamente i nostri ospiti.