La seduta comincia alle 14.
(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).
PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del regolamento della Commissione, la pubblicità della seduta sarà assicurata per mezzo della trasmissione con il sistema a circuito chiuso. Avverto altresì che sarà redatto e pubblicato il resoconto stenografico.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del direttore generale della RAI, Pierluigi Celli, e del direttore di RAIDUE, Carlo Freccero.
MARIO BORGHEZIO. Sì, presidente, chiedo che si prenda visione del «promo» della trasmissione Ottavo nano.
PIERLUIGI CELLI, Direttore generale della RAI. Credo sia opportuno prendere visione di entrambi i «promo»: ciò aiuta a capire meglio.
PRESIDENTE. Procediamo dunque alla visione della videocassetta (La Commissione procede alla visione della registrazione dei due «promo»).
PIERLUIGI CELLI, Direttore generale della RAI. Signor presidente, veramente non so che cosa dire! Confesso candidamente di non capire bene la ragione per la quale sono stato convocato qui oggi! Pertanto, ho difficoltà a parlare. Posso semplicemente dire che la satira è una delle corde - o è uno dei generi - con cui si esprimono tutti, anche la televisione, e credo che la satira faccia al massimo sorridere e in qualche modo tolga tensione ad una contesa (per quanto riguarda la satira politica) che rischia - volente o nolente - di diventare molto tesa e conflittuale.
CARLO FRECCERO, Direttore di RAIDUE. Signor presidente, le chiedo di poter iniziare il mio intervento citando un filosofo attualmente molto in voga, Erasmo da Rotterdam, e ricordando il suo Elogio della pazzia.
quando, sotto le apparenze della follia o della stupidità - e quindi della innocuità -, può dire ciò che per altri è indicibile. Per porgere il suo messaggio usa un genere di strategia: goffaggine, esagerazione, distrazione, dissimulazione, imprecisione. È stato definito una caricatura vivente. Senza dubbio, nel suo rapporto con il re il tradizionale armamentario che gli è caratteristico - cioè il berretto con i campanelli e il bastoncino sormontato da un globo - costituisce una trasparente parodia della corona e dello scettro del monarca. Il giullare è il doppio del re. La sua comicità è l'elemento che permette al potere assoluto di ridere di sé stesso, di conoscere i propri limiti, di porre rimedio ai propri difetti.
MARIO BORGHEZIO. Ho ascoltato con vivo interesse le poche parole che ci ha regalato il direttore generale della RAI e le parole, un pochino più numerose ma molto più interessanti, che ci ha regalato il direttore di RAIDUE. Egli ha svolto una interessantissima relazione sul rapporto fra censura e politica, con un excursus storico di straordinario rilievo, di cui lo ringrazio; tuttavia, ha eluso - ahimè! - le motivazioni di questa audizione che si tiene in seno non alla Commissione cultura, bensì alla Commissione per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi della Camera dei deputati, che impone ai parlamentari - anche a quelli della Lega che, nella fattispecie, sono coloro che hanno insistito per lo svolgimento di questa audizione - il dovere di controllo in ordine alle modalità con cui il servizio radiotelevisivo svolge la sua importante funzione, pur regolata dalla legge, in relazione appunto agli scopi e ai doveri del servizio pubblico radiotelevisivo.
sollevato il problema dei «promo» della trasmissione Ottavo nano, avevo evidenziato - ciò è riportato nel resoconto stenografico - come si trattasse di immagini particolarmente violente e preoccupanti e di testi dallo sconcertante contenuto.
i dati dell'audience non siano esaltanti (se non sbaglio si è parlato del 21 per cento, circa la metà della contemporanea trasmissione di Pingitore che ha un carattere satirico abbastanza analogo).
STEFANO SEMENZATO. Signor presidente, il quesito posto dalla Lega riguarda l'inopportunità della satira politica in campagna elettorale per gli effetti denigratori che possono prodursi. Questa vicenda, insieme a quella dei libri di testo sollevata da Storace, evidenzia una idea di libertà che non può essere condivisa, che paradossalmente è simile a quella degli spot inseriti nell'Ottavo nano che rappresenta la Casa delle libertà come un luogo in cui ognuno fa quello che vuole, secondo un'idea anomala del rapporto con il cittadino.
PRESIDENTE. Potrebbe anche farmi piacere...!
STEFANO SEMENZATO. ...dall'altra, che Freccero - anche questo prevedibile - ha fatto il suo personale show sotto forma di dotta lezione. In realtà, la RAI è in ritardo con la satira politica perché la concorrenza già trasmette Striscia la notizia e Le iene, che soddisfano la necessità del pubblico di dissacrare la politica. La satira aiuta la politica in campagna elettorale, perché ne disvela i messaggi dei politici, li rende paradossali e contribuisce a far capire gli errori di impostazione politica. Il paradosso della satira è che permette di capire le contraddizioni della politica. Con questo programma la RAI comincia ad affrontare e compensare il forte squilibrio esistente, svolgendo un importante servizio pubblico; non so come la satira sia collocata rispetto al contratto di servizio, ma se stesse all'interno delle quote l'accetterei perché è un modo di atteggiarsi rispetto al potere che aiuta il cittadino ad interpretare le dinamiche.
FRANCESCO BOSI. Ho ascoltato l'intervento bello e appassionato del direttore di RAIDUE che ha fatto l'elogio del giullare, del buffone: in una società culturalmente evoluta, nessuno vuole cancellare la figura del dissacratore, del giullare, comunque non lo vogliamo noi. Certe satire sono salutari, ne abbiamo già discusso: è un argomento vecchio come il cucco! Se ne è parlato spessissimo, specie negli anni in cui regnava Amintore Fanfani, che veniva continuamente bersagliato! Certo, alcuni accettano bene il bersagliamento, altri male, ma non riproporrei
il dibattito perché non ci farebbe concludere nulla. Anzi, potrebbe essere interpretato come un tentativo oscurantista da parte di chi solleva il problema. Semmai, esaminiamo la questione da un'altra angolatura: innanzitutto va detto che qui non c'è il re despota che ci richiama a mantenere i piedi per terra; fortunatamente nel nostro paese la democrazia è molto articolata, anzi è il potere ad essere troppo parcellizzato. Non credo che durante la campagna elettorale il giullare debba essere messo in cassa integrazione, piuttosto riflettiamo sul fatto che una satira spinta può rappresentare un messaggio subliminale, che incide molto più delle parole e dei programmi. La dissacrazione di una persona per il suo aspetto fisico, per i suoi difetti o le sue particolarità a volte significa esaltazione, consacrazione del successo, come ricordava il direttore; se invece la satira prende di mira il messaggio politico che si vuole lanciare e la caratterizzazione politica del ruolo nel contesto di un'alleanza, può essere dirompente nella fase di formazione delle opinioni degli elettori. Credo sia questo il nodo centrale del problema. È sbagliato soffermarsi sul significato della trasmissione che ha originato l'iniziativa dei colleghi della Lega, mentre è giusto porsi il problema a futura memoria, per le future produzioni o le future trasmissioni da mandare in onda in campagna elettorale. Chi ha giudizio lo adoperi; qui non si parla né di censure, né di limitazioni, né di altro. Se la satira colpisce l'onorabilità di una persona, costei può rivolgersi ad un tribunale che se ravvisa gli estremi di un reato si attiva per perseguirlo e punirlo; se invece il cattivo giullare intacca solo il ruolo politico di quella stessa persona, entrano in gioco gli organi di vigilanza, come la nostra Commissione. Non mi riferisco a quella trasmissione, ma - lo ripeto - a futura memoria si deve tener conto degli aspetti afferenti il messaggio politico o il ruolo politico che si rappresenta, perché allora saremmo di fronte ad un'azione politica camuffata da intervento satirico, ma questo è un terreno diverso.
TANCREDI CIMMINO. Sinceramente avrei voluto non intervenire, anche perché stiamo facendo perdere tempo ai dirigenti della RAI. Come ha giustamente detto il direttore Celli, che non ha capito l'oggetto della convocazione...
PRESIDENTE. È un artificio retorico.
TANCREDI CIMMINO. Ne prendo atto. Devo confessare di aver visto ieri la seconda puntata dell'Ottavo nano in previsione della seduta odierna, che francamente non avrei convocato. Il vero problema è che essendo stata avviata la campagna elettorale, qualsiasi cosa sia trasmessa dalla televisione può apparire a danno di uno e a favore di un altro; si corre il rischio che una volta sollevino il problema gli esponenti della Lega e un'altra volta lo faccia Falomi, secondo cui Telecamere - per esempio - ha esagerato nei riguardi di Berlusconi. A mio avviso, la responsabilità è dei dirigenti e degli operatori della RAI, il che non svilisce il ruolo, l'impegno e il lavoro della nostra Commissione che, in questo caso, rischia di convocarsi per parlare di niente.
LUIGI PERUZZOTTI. Il collega Borghezio ha egregiamente esposto le linee della Lega in ordine alla questione in oggetto. Sono stati citati dei riferimenti storici rispetto ai quali mi permetto di dire che non accettiamo lezioni di democrazia dalla RAI, la cui censura - in un tempo neanche lontano - si è abbattuta proprio sul premio nobel Dario Fo, che è stato cacciato per alcuni suoi programmi e per alcune dichiarazioni. Gli fu inibita la possibilità di fare delle trasmissioni.
Ricordiamo tutti Uno due tre con Tognazzi e Vianello e la famosa storia della sedia... Ognuno guardi in casa propria!
GIANCARLO LOMBARDI. Ritengo che il dibattito svoltosi finora sia stato molto sereno. Sono allineato con l'intervento del senatore Bosi, perché nessuno mette in discussione l'importanza della satira, anzi io la auspico a ridosso della campagna elettorale. Ringrazio Freccero della comunicazione culturale che ho molto apprezzato, ma un'unica osservazione mi sento di fare: fermo restando che nessuno discute il diritto e l'utilità della satira, il cui limite - per chi si sente penalizzato - è segnato dal codice penale a cui si può ricorrere, esistono spazi per elementi di inopportunità. Non credo di essere fuori tema se cito un passaggio della lettera in cui si dice che il sentimento di tanti cattolici può essere offeso e si può giungere a valutazioni diverse che appartengono alla sfera discrezionale. Il giullare perde in creatività se gli vengono posti dei limiti a priori, deve essere lui stesso a porsi un traguardo che, considerata la discrezionalità, ad alcuni apparirà accettabile, ad altri esagerato. La mia conclusione, che non si riferisce all'episodio specifico perché non ci sono gli estremi per questo incontro, è che la Commissione deve essere più aperta, elastica ed intelligente di fronte a situazioni che potrebbero apparire critiche; per esempio è intelligente il modo con cui Berlusconi ha reagito ai manifesti che parodiavano la sua pubblicità, perché significa accogliere positivamente le critiche; credo che i responsabili della RAI non condizionati dall'incontro odierno - è la ragione per la quale i DS hanno deciso di non partecipare - siano convinti dell'esistenza di questo spazio per la satira, naturalmente proposta in maniera intelligente.
ALESSIO BUTTI. Oggi qualcosa abbiamo imparato, signor presidente. Per esempio abbiamo imparato che lei è più popolare per il combinato disposto delle parole del senatore Semenzato - secondo cui la Commissione ha fatto uno show - e di quello che, sia pur per interposta persona, abbiamo saputo da Erasmo da Rotterdam. Oggi lei è molto più popolare, presidente, ma attenzione perché sempre Erasmo da Rotterdam dice anche che bisogna considerare il carattere transitorio del potere.
PRESIDENTE. Onorevole Butti, la sua affermazione circa l'assenza dei diessini è smentita perché è presente l'onorevole Giulietti.
ALESSIO BUTTI. Devo ripetere quanto ho detto?
PRESIDENTE. Non credo.
ALESSIO BUTTI. Diciamo che non sono presenti i diessini ortodossi, quindi l'onorevole Giulietti è ben accetto.
GIUSEPPE GIULIETTI. Vorrei fare una sola domanda provocatoria: non ho capito dove sia la violazione della par conditio che si consuma nella trasmissione della Dandini, nei confronti della quale, tuttavia, non chiederò provvedimenti disciplinari... Non li ho mai chiesti neanche contro Vespa! Ho visto di tutto e di più, nel privato e nel pubblico. Penso che l'unica competizione sia fra le idee.
un moralista. Ho visto anche Panariello fare alcune cose che forse ad altri sono sfuggite!
GUIDO CESARE DE GUIDI. Non sono un DS clandestino! Sono un DS presente in qualità di segretario dell'ufficio di presidenza di questa Commissione (quindi ho un titolo in più per essere qui).
MARIO BORGHEZIO. Quando viene presentato Bossi in quella trasmissione si dice testualmente: «attenzione, quello ve magna le dita! State attenti! Non applaudite!»
PRESIDENTE. Vorrei anch'io aggiungere qualche considerazione alle tante già fatte. Sono emersi spunti molto interessanti, a cominciare dalle comunicazioni del direttore di RAIDUE, dottor Freccero. Lei ha citato Erasmo da Rotterdam, io cito Gaio Lucilio, creatore della satira; siamo conterranei: io ho studiato in un liceo di Sessa Aurunca, Gaio Lucilio è nato a Sessa Aurunca ed è inventore della satira, cioè di un «piatto» nel quale i latini e i romani mettevano tutto, quasi a dimostrare che la satira è un genere talmente vario da ricomprendere la politica,
l'irriverenza, la dissacrazione e così via. È un piatto pieno, insomma!
meno potenti ed anche più simpatici, più accettati dai cittadini, dagli utenti, dagli elettori. In questo senso, ritengo non vi siano controindicazioni di sorta. Certo, l'importante è che ci sia equilibrio, che si tenga presente che vi è un potere ed un'opposizione, che vi sono delle condizioni di equilibrio che vanno ricercate, cosa che è possibile fare senza minare le fondamenta del programma.
PIERLUIGI CELLI, Direttore generale della RAI. Vorrei svolgere alcune considerazioni molto brevi. Ringrazio innanzitutto i deputati e i senatori intervenuti per i contributi dati, che sono di estrema utilità anche per noi nel governare un periodo che è certamente complicato per tutti, e lo è maggiormente per una televisione del servizio pubblico che vede scaricarsi al suo interno, in una fase preelettorale allargata, molte delle tensioni che sono evidentemente al di fuori della televisione stessa.
RAI all'epoca della programmazione di Avanzi, sempre con la Dandini...
PRESIDENTE. Ricordo che in trasmissione fu strappato un volantino del fronte della gioventù.
PIERLUIGI CELLI, Direttore generale della RAI. Credo che tutto sommato possa servire richiamarci tutti al dovere che abbiamo di fare comunque una televisione che sia gradevole e che sia possibilmente vista senza eccedere nelle spese. Ottavo nano non costa 900 milioni ma qualcosa di meno (attorno agli 800 milioni); tenete presente, però, che i programmi di prima serata con carattere di varietà sono tutti ormai molto costosi. Tra l'altro, noi ci confrontiamo con un concorrente che viene da una stagione molto forte di programmazione e quindi non possiamo non tener conto del fatto che anche noi abbiamo bisogno di mantenerci ad un certo livello. Vorremmo spendere meno, ma non sempre è possibile farlo.
CARLO FRECCERO, Direttore di RAIDUE. Onorevole Borghezio, sulla base di otto anni di esperienza in Francia, le posso garantire che in quel paese ci sono dei programmi fortemente satirici e pesantissimi. Ve n'è uno in particolare su Canal plus nel quale si dicono cose nei confronti di Chirac che in Italia sono impossibili a ripetersi ...
MARIO BORGHEZIO. Anche in campagna elettorale?
CARLO FRECCERO, Direttore di RAIDUE. Sì, sì, sempre, anche in campagna elettorale e glielo posso garantire. Quello che dico lei può verificarlo, perché sono vicende ufficiali. La Francia, in questo senso, è un esempio di democrazia perché lì ogni cosa è possibile.
MARIO BORGHEZIO. Che non è un personaggio politico!
CARLO FRECCERO, Direttore di RAIDUE. Speravo che lei mi facesse dei complimenti! Infatti, se c'è una cosa veramente straordinaria è che la destra è vitale, ha energia; è piena di energia, è piena di vitalità; tracima! Dall'altra parte, invece, è tutto così politicamente corretto, così pulito... È questo il difetto.
MARIO BORGHEZIO. Io ho posto l'accento non solo sul carattere offensivo dello spot, ma sulle tre frasi pronunciate. La vitalità, sulle tre frasi, io non la vedo!
CARLO FRECCERO, Direttore di RAIDUE. Innanzitutto è un programma indirizzato ai giovani e i giovani conoscono a memoria lo spot di Hannibal. In secondo luogo, tutto ciò risponde ad una politica editoriale di RAIDUE, nella quale sono compresi anche Convenscion e il Satiricon di Luttazzi; è una politica che vuole avvicinarsi ad un linguaggio più per i giovani. Quindi i giovani sanno leggere questo spot. Lei forse pensa ad un suo elettore che non conosce il programma e che ritiene che le scritte che compaiono siano riferite a Bossi. No! Sono riferite al personaggio di Hannibal! E naturalmente Hannibal sarà - lo posso già confermare - il successo dell'anno cinematografico.
MARIO BORGHEZIO. La RAI ha tradotto questo laboratorio in un manicomio!
CARLO FRECCERO, Direttore di RAIDUE. Non è manicomio! Perché, di fronte alla vostra vitalità, interviene il vostro giudizio dal carattere poliziesco? La vostra origine non era poliziesca! Riconoscete veramente la vostra ricchezza originaria! Non c'è questo nel vostro DNA, assolutamente! Speravo che ci fosse un riconoscimento di onestà intellettuale. Sono rimasto stupito, conoscendola!
PRESIDENTE. Questa è una sede parlamentare, quindi quando si è qui, non solo si è davanti ai rappresentanti del popolo, ma non si perde mai tempo! Non siamo al circolo degli scacchi!
CARLO FRECCERO, Direttore di RAIDUE. Certamente! In conclusione, per quanto mi riguarda, vorrei continuare a fare questo programma, ribadendo che c'è sempre una politica editoriale che è guidata dalla direzione generale.
PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15.30.
(Così rimane stabilito).
Do lettura della lettera dell'onorevole Bianchi Clerici da cui trae origine la decisione dell'ufficio di presidenza di audire oggi il dottor Celli e il dottor Freccero: «Egregio presidente, con la presente le chiedo di voler urgentemente convocare il presidente, il direttore generale e il direttore di rete RAIDUE in merito allo spot promozionale del programma Ottavo nano in onda in questi giorni sui canali del servizio pubblico, che ha per oggetto una pesante e diffamatoria imitazione del segretario federale della Lega Nord Padania, onorevole Umberto Bossi. Stante la pesantezza delle affermazioni pronunciate dall'attore che imita l'onorevole Bossi, ritengo opportuno che i vertici dell'azienda pubblica forniscano spiegazioni circa le finalità e le attinenze di un simile spot pubblicitario».
Do altresì lettura di una lettera pervenuta alla Commissione da un utente, l'avvocato Giuseppe Panzarella: «Con la presente intendo segnalare un caso di vilipendio della religione cattolica e di ogni altra fede cristiana, in cui è in corso volutamente lo spettacolo trasmesso da RAIDUE in prima serata dal titolo Ottavo nano, ieri, 23 gennaio 2001, allorché colui che era stato presentato dalla conduttrice quale "teologo", con un vestito nero che nella foggia richiamava l'abito talare, dopo aver espresso talune battute di satira politica, alla domanda di che cosa aveva in mano, ha detto che l'oggetto riguardava qualcosa che somigliava ad un segno "+", su cui era sdraiato qualcuno "che prendeva il sole". Non entro nel merito dell'ipotizzabilità di uno specifico reato. Mi sembra tuttavia che il sentimento religioso di una parte degli ascoltatori, quelli appunto di fede cristiana debba essere tutelato, perché credono che il simbolo che è stato presentato in modo irridente abbia un significato in cui fondano il loro credo religioso ed un valore su cui si fonda tutta la civiltà che ci appartiene. Nella speranza di un intervento che salvaguardi tale valore, a cui crede buona parte dei teleutenti invitati in questi giorni dalla RAI a pagare il canone, si inviano distinti saluti con i migliori auguri di buon lavoro».
Vi sono poi altre lettere che non riguardano però l'audizione odierna; pertanto, ne darò comunicazione nel prossimo ufficio di presidenza che, presumibilmente, sarà convocato per martedì prossimo.
Su richiesta dall'onorevole Borghezio abbiamo fatto installare un televisore per prendere visione della videocassetta registrata dello spot pubblicitario della trasmissione, qualora l'onorevole Borghezio ne faccia richiesta.
Do ora la parola al dottor Celli.
Pertanto, dal nostro punto di vista, il programma, se ci si riferisce a Ottavo nano (perché non ho capito se sono in ballo anche questioni relative ad altri programmi), è un fatto normale in televisione; è un fatto che è persino molto più leggero, diluito e meno graffiante, di quanto non fosse all'epoca della televisione più monopolista del nostro paese: basti ricordare i programmi degli anni '70-'80, che avevano molta più forza d'urto di quanto non abbia certamente un programma come Ottavo nano.
Noi crediamo di aver offerto un programma tutto sommato molto tranquillo; dal nostro punto di vista non si capisce a quali reazioni abbia potuto dar corso, anche perché era una satira che si svolgeva su un versante e sull'altro, garantendo una par condicio dei bersagli della satira stessa. Se invece il problema è un altro, vorrei che mi venisse esposto e poi cercherò di rispondere.
Le stesse parole che dette da un filosofo gli costerebbero la testa, in bocca ad un buffone suscitano allegria. In passato il ruolo di elemento equilibratore nei rapporti con il leader - in genere un imperatore o un re - veniva assunto dal giullare o matto. Per matto non si intende una persona stupida, ma piuttosto una persona il cui ruolo consiste nell'introdurre una mutazione dicendo scherzosamente la verità. Il giullare compensa ed annulla gli eccessi dell'assolutismo, ricordando al leader il carattere transitorio del potere.
Il poeta satirico Rabelais definì Rigoletto, il famoso buffone della corte di Francesco I, «morosofo». In greco moros significa matto e sofos saggio. I giullari o matti costituiscono una vera e propria categoria sociale riconosciuta. L'Italia vanta un nobel per la letteratura - Dario Fo - che ha fatto del giullare il suo modello ideale.
A partire dal medioevo il giullare mette alla berlina il potere sia ecclesiastico che civile, ma è la figura del buffone di corte, come viene progressivamente configurandosi nel Rinascimento, che riveste un ruolo di grande equilibrio nei confronti del potere assoluto. Il buffone viene mantenuto presso la corte per bilanciare con il suo umorismo i pericoli dell'arroganza del signore; ed il fatto che sia il signore stesso a volerlo presso di sé è segno di grande civiltà.
Il buffone svolge un ruolo utile e riconosciuto; è un essere privilegiato, in
Come figura resa intoccabile e invulnerabile dallo scudo della follia, il comico fa da tramite tra il popolo e il potere, esprime il malcontento della base e mitiga il delirio di onnipotenza del sovrano. Il buffone rappresenta il doppio del potere assoluto. Un esempio, forse il più famoso del ruolo del buffone come operatore di trasformazione, è quello del matto del Re Lear di Shakespeare: in apparenza un ragazzo mezzo scemo; egli solo, tra tutti quelli che circondano il re, ha l'acume e il coraggio di proclamare la verità.
Il potere del leader ha bisogno della follia del buffone. L'interazione tiene i due in equilibrio psicologico; l'aspetto duplice del rapporto re-matto mette in rilievo la natura bifronte del potere. Il saggio-matto è spesso l'unica persona in grado di proteggere il re dal rischio di diventare arrogante. Dimostrando la follia di decisioni prese a seguito di una visione distorta, può aiutare il leader a mantenersi ancorato alla realtà. Per questo il giullare, il buffone, il comico hanno conosciuto nei secoli una forma di immunità; non solo, dimostrando grande civiltà, il potere assoluto ha mantenuto a sue spese e presso di sé la propria parodia. Che democrazia è mai quella in cui chi detiene il potere politico invoca la censura contro il comico, accusandolo di lesa maestà?
Stiamo vivendo veramente un'epoca di restaurazione, di maccartismo. Viene revocata ai comici l'impunità nell'esercizio legittimo dell'ironia; del resto il re ha sempre tollerato il buffone perché dalla parodia scaturisce un'immagine più gradevole ed accettabile del potere. L'unanimità dei consensi non rappresenta per un politico un bel servizio e l'approdo alla parodia rappresenta per un politico un segno di successo che non può che incrementarne la popolarità.
Per quanto riguarda il senatore Bossi, suggerirei all'alleato politico Berlusconi, commentatore di Erasmo, di fargli dono di una copia dell'Elogio della pazzia.
Il punto non è la censura pretesa nei confronti di una trasmissione, in ordine alla quale nessuna voce si è levata in questa direzione, essendo tutte le forze rappresentate in Parlamento, e quindi anche in questa Commissione, unite dal denominatore comune del rispetto e dell'adesione piena ai valori della democrazia. Già nel corso della precedente seduta della Commissione RAI, nella quale avevamo
Ebbene, il «promo» di cui abbiamo avuto visione si presenta - esaminiamolo con molta obiettività - innanzitutto con tre frasi che preparano il telespettatore al contenuto del breve sketch. Sono tre frasi estremamente indicative che non vengono utilizzate nel «promo» relativo ad altro esponente politico. Vedete, c'è un piccolo particolare: avete parlato dei rapporti fra potere, satira e comicità; qui non è irrilevante il fatto che sia una forza di opposizione a sollevare il problema di come il potere usi lo strumento della satira contro le opposizioni. Direi che la storia è un po' diversa. Le tre frasi indicative sono: «non accettare nulla da lui»; «non dimenticare mai che c'è»; «non farlo entrare nella tua mente». Sono messaggi chiaramente indicativi che si collegano a ciò che il brevissimo spot televisivo traduce. In che cosa consiste? Innanzitutto nella visione di un Bossi-Hannibal, addirittura coperto da una maschera (che, se poi andiamo bene a vedere, in realtà è una museruola di cuoio); si tratta quindi di un personaggio dipinto con tratti animaleschi; nella trasmissione viene addirittura condotto in studio da persone coperte da passamontagna neri (sembrano un po' i NOCS dei carabinieri), quasi si trattasse di un pericoloso delinquente. Pronuncia poi frasi gravissime che già di per sé, oggettivamente, sono pericolose (penso al cuore del pakistano mangiato, buttato via, consegnato a Heider).
Ebbene, non è chi non veda come messaggi di questo genere abbiano una caratteristica violentissima, perché impattano senza alcuna preparazione sullo spettatore; tra l'altro, sono commentati con musiche drammatiche, addirittura con tonalità macabre ed hanno un effetto molto negativo, cioè quello di lasciare nel telespettatore un'unica impressione: si tratta di un personaggio da evitare e quindi da non votare.
Ora, voi capite benissimo la delicatezza del momento nel quale questo «promo» è stato diffuso (tra l'altro, non voglio neanche sapere quante volte) e reiterato nella sia pur censurata trasmissione; l'annuncio che era stato fatto - ed era questo che ci aveva preoccupati maggiormente - era quello dell'utilizzo di frasi ancora più gravi (ma fortunatamente, anche per la levata di scudi di questa Commissione, ciò non si è verificato). Tuttavia, il prodotto che è stato confezionato - e non mi riferisco soltanto alla parte che riguarda l'onorevole Bossi - è qualcosa di poco confacente (e mi esprimo in termini obiettivi) con le ragioni, i modi e i fini del servizio pubblico.
Ecco la questione di cui dobbiamo discutere, e mi dispiace che su di essa non sia stata pronunciata da voi neanche una sillaba! Siamo alla vigilia della campagna elettorale: uno dei protagonisti delle forze attualmente all'opposizione viene dipinto in questi termini. Credo che non ci siano precedenti. Voi parlate spesso delle esperienze internazionali. Quando io, che sono un profano, un ignorante della materia televisiva, mi permetto di fare qualche critica mi rispondete sempre con la vostra infinita conoscenza della materia attraverso esempi internazionali: e allora, vorrei sapere quali esempi ci sono di personaggi dipinti come animaleschi e violenti, e quindi da non votare, nei paesi in cui vige il controllo democratico e la tutela dei diritti dei telespettatori.
Credo che sia un fatto unico, senza precedenti nella storia della nostra radiotelevisione, che non fa onore. È una pagina nera, nera come il fondo delle scritte con cui viene presentato il «promo».
Vorrei che mi diceste qualcosa anche sull'audience della trasmissione: infatti, le notizie che ci giungono sul suo costo - nientemeno che 900 milioni a puntata - stridono con le cifre che ho acquisito. Vorrei anche che mi diceste come è andata la trasmissione di ieri: mi pare che
Insomma, siamo preoccupati perché la rete manda in onda anche altre trasmissioni come Sciuscià e Raggio verde che sono provocatorie nei riguardi di certe forze di opposizione e particolarmente della nostra. La trasmissione di ieri su Marsiglia non l'ho vista, ma, relata refero, si spreca il denaro pubblico. Se effettivamente sono stati spesi 900 milioni per produrre quello che abbiamo visto - ho seguito soltanto una parte della prima puntata di Ottavo nano - ci sarà molto da riflettere, al di là della delicatezza di uno strumento del genere che, in pratica, è una tribuna politica negativa per certe forze di opposizione, perché mette alla berlina e suscita preoccupazioni non in maniera subliminale (così si è espresso un consigliere di amministrazione della RAI, aggiungendo anche che il tentativo è sfacciato e chiaro).
Avendo assistito con noi alla visione del «promo», mi dispiace che non abbiate preso le distanze da uno spettacolo indegno del livello culturale e della dignità dei prodotti del nostro sistema radiotelevisivo.
Come era facile prevedere, l'unico effetto di questa vicenda da una parte è che la Commissione di vigilanza è entrata nello show accontentando gli autori e facendo assumere al presidente la figura del censore...
Vorrei capire quali sono gli impegni della RAI circa la continuazione di questo filone a fronte della richiesta di sospensione della programmazione a ridosso della campagna elettorale; lo dico perché, contrariamente alla richiesta, credo si tratti di un contributo positivo tanto che mi auguro che la RAI e il direttore Freccero ne garantiscano la programmazione fino ed oltre le elezioni.
Sono d'accordo con l'amico Semenzato secondo il quale il programma deve continuare; sarebbe negativo per una democrazia interrompere la trasmissione di un programma solo perché sono prossime le elezioni politiche. Non condivido la convocazione di questa seduta, né le dichiarazioni di Falomi: lasciamo lavorare i dirigenti della RAI, riservandoci di intervenire secondo le nostre responsabilità e il ruolo proprio della Commissione.
È inopportuno che un programma del genere venga trasmesso a ridosso della campagna elettorale e chiedo al direttore di rete se vi siano precedenti del genere. Direttore generale Celli, l'informazione fa parte della democrazia, ma in questo caso l'informazione da parte della RAI non è così democratica come ci volete far credere. Le citerò un esempio che non c'entra niente con l'argomento in discussione. Ieri in Commissione antimafia si è svolta un'audizione devastante per l'ordinamento giudiziario italiano e per la democrazia di questo paese, di cui hanno parlato i più importanti quotidiani nazionali, addirittura il Corriere della Sera ne ha riportato uno stralcio. Non mi pare che ne abbiano parlato i telegiornali: la democrazia è anche informare e non tacere le notizie!
Le valutazioni circa l'audience e i costi della trasmissione sono di competenza della direzione generale della RAI e, quindi, esulano dal dibattito.
Ha ragione il collega Lombardi, la vicenda va affrontata con la giusta serenità, ma senza dimenticare la chiarezza. I diessini con ogni probabilità non sono presenti perché hanno la coscienza sporca, nel senso che non sanno come giustificare le veementi e reiterate proteste contro la richiesta dei colleghi della Lega, in quanto Alleanza nazionale recentemente ha fatto notare che un giullare della carta stampata - mi riferisco a Forattini - fu denunciato da D'Alema (il quale pretendeva 3 miliardi di risarcimento per danni) per una vignetta totalmente innocua! Come giustamente diceva il senatore Bosi, la satira colpisce e viene recepita secondo il proprio temperamento, la propria indole. Noi vogliamo dare un chiarimento definitivo, interpretando le parole dell'onorevole Borghezio.
Non siamo contro la satira, ma facciamo una scelta. Perché, mi domando, della satira relativa ai manifesti elettorali di Berlusconi nessuno ha parlato, né si è preoccupato? Perché la satira politica del Bagaglino, che prendeva in giro Fini, Berlusconi, Bossi, non ha mai esacerbato i toni, non ha mai caratterizzato fortemente la polemica politica? Perché i programmi che manda in onda la sua rete, direttore Freccero, scatenano tutto ciò? È una domanda alla quale cerco di dare una risposta senza riuscirvi, perché la vostra è una satira raffinata, intelligente, che non ha bisogno di scadere nel volgare per attrarre l'audience. Purtroppo devo smentire chi poco fa si riferiva ad un'audience scarsa, perché è stata elevatissima, pari al 16,81 di share, con 4 milioni e mezzo di spettatori. Ho visto la trasmissione dove non si è parlato di politica in senso stretto, che non ha avuto il traino della precedente, la quale ha riscosso successo per la polemica che abbiamo creato noi. È questo che ha spinto la gente a guardare la trasmissione con interesse: è il cane che si morde la coda.
Non siamo contro la satira, non siamo per nessun tipo di censura, non abbiamo mai chiesto la censura della trasmissione, lo dico ai colleghi della Lega, probabilmente è stato frainteso qualche loro pensiero. Abbiamo chiesto la revisione dei numerosi «promo» andati in onda sulle reti RAI, che non hanno rispettato la par condicio in un momento temporalmente delicato, perché hanno presento Bossi con una museruola come Hannibal the Cannibal e Rutelli nei panni di un incasinato compositore che non trova la nota giusta. L'elemento che fa leggermente alterare il centrodestra, la Casa delle libertà, è la mancanza di gusto e di raffinatezza nella satira, la mancanza di par condicio in un momento estremamente delicato, anche se ribadiamo di non essere assolutamente contrari alla satira e di non essere per la censura del programma.
Pertanto, non reagirò chiedendo audizioni della Commissione di vigilanza sui molti programmi che non mi piacciono, nel pubblico e nel privato. Tuttavia devo rimarcare il fatto che ieri ho visto Rutelli giustamente deriso; manca sempre Berlusconi! Dovremmo porlo noi il problema! Come mai? Berlusconi non fa ridere? È stato dato l'ordine di non imitarlo (lo dico ironicamente)? Per la par conditio... Sapete perché mi permetto di dirlo? Visto che non si riesce a fare il dibattito Berlusconi-Rutelli (quello vero), l'unico modo per non urlare e non gridare sulle piazze sarebbe quello che si confrontassero i candidati senza cappuccio, normalmente, tra di loro! Così, non vi è più bisogno delle sostituzioni!
Siccome non si può fare, direttore Freccero, si può ipotizzare che la famiglia Guzzanti - i due figlioli senza il papà - facciano loro i dibattiti e discutano? Potrebbe essere interessante che il mondo della satira si sostituisse al mondo vero: mi piacerebbe, vorrei che ci fosse la par conditio e che questa trasmissione non fosse sempre sbilanciata.
Sul Bagaglino non dirò nulla; ricordo comunque che ci fu qualcosa dal punto di vista etico... Forse qualche forzatura, ma non sta a me giudicare, perché non sono
L'ultima questione la rivolgo al presidente Landolfi: vorrei sapere se fosse possibile, con il rispetto che ci contraddistingue nei confronti del presidente dell'authority Cheli, avere i dati dell'esposizione dei partiti e dei personaggi politici anche nelle reti private. Un tempo noi avevamo questi dati, forniti gentilmente dall'osservatorio di Pavia; so che si tratta di una funzione propria dell'authority, ma immagino che il professor Cheli sarà così gentile nei nostri confronti da farci avere queste cifre che probabilmente da tempo stanno elaborando. Vorrei sapere se tale elaborazione è terminata e se possiamo avere i dati prima della prossima legislatura.
Mi sembrava ingiusto mancare a questa audizione, e comunque sono stato spinto a partecipare dalla curiosità di capire come poteva andare a finire questa storia. La questione mi sembra abbia avuto un risalto certamente superiore all'entità del fatto: stiamo mobilitando due direttori della RAI e la Commissione di vigilanza per una vicenda per la quale credo non ne valesse la pena.
Si è detto da più parti - e sono convinto della buona fede - che nessuno vuol mettere in discussione la satira politica (non si parla infatti di censura), anche in questa situazione di pre-campagna elettorale (perché in campagna elettorale vera e propria ancora non siamo).
Si è parlato, invece, da parte di coloro che hanno usato toni meno decisi nel sollevare questa critica, dell'opportunità di trattamento delle singole figure (lasciando piena libertà al comico che deve interpretare i personaggi). Ebbene, proprio su questo punto ebbi occasione di dire nella seduta precedente che vi è una diversità di giudizio - a mio avviso - nei confronti del «promo» che ha presentato le due figure, Bossi e Rutelli. Dal punto di vista dell'incoraggiamento agli elettori a votare per l'uno o per l'altro, sono convinto che questa assoluta e totale indecisione di Rutelli, l'incapacità di avere idee proprie, la necessità di copiare l'inno di Forza Italia per dire «forza Ulivo, forza Ulivo», sia molto, molto più distruttiva per le persone intelligenti che non la satira pesante fatta nei confronti di un personaggio che, in fondo, ha proprio nella sua natura, nella sua struttura questo atteggiamento di aggressività. Quando nel corso della prima puntata Bossi è stato condotto in studio e gli è stata tolta la maschera - o la museruola - egli si aggirava tra il pubblico proprio come la classica figura del cane che abbaia - scusate il paragone - ma non morde, perché poi in effetti, non ha fatto male a nessuno! Ha solo detto alcune cose che, anzi, sapevano di buonismo.
Se dovessi fare una riflessione dal punto di vista della distruzione dell'immagine a livello politico, riterrei molto più grave la satira su Rutelli, che si è poi protratta per tutta la trasmissione successiva, che non quella su Bossi. Naturalmente, questa è una valutazione personale...
Pertanto, pregiudizialmente, non solo non sono ostile, ma addirittura non ho alcun elemento di contrarietà nei confronti della satira; tant'è vero che ho solo preso atto della volontà unanime - sia pur con motivazioni diverse espresse dall'ufficio di presidenza - di svolgere questa audizione, che non mi vedeva convinto della sua necessità. Ciò nonostante, ho specificato che effettivamente il «promo» della trasmissione evidenziava dei caratteri al limite della diffamazione nei confronti di un leader politico. Tuttavia, mi sembrava che l'incidente fosse già chiuso, dato che la stessa RAI aveva deciso la scorsa settimana di non trasmetterlo più, a seguito delle proteste. Invece, l'ufficio di presidenza ha ritenuto - seppur con motivazioni diverse, lo ripeto - di dover procedere all'audizione e dunque oggi siamo qui riuniti.
Anche nelle parole dell'onorevole Borghezio trovo uno spunto interessante, quando dice che la satira fustiga e castiga il potere. Nel caso in esame, si tratta di un esponente dell'opposizione, quindi non immediatamente del padrone del vapore, ma di un protagonista della vita politica. Altro spunto interessante è stato il riferimento ad un periodo in cui la satira cade, e cioè alla vigilia della campagna elettorale.
Sul primo punto vorrei esprimere il mio pensiero. Erasmo da Rotterdam faceva riferimento ad un potere in cui vi erano le signorie assolute, quindi vi era il re, il signore; l'opposizione era un concetto tutto da scoprire e quindi era normale che fosse così. Oggi la satira si rivolge alla politica nel suo complesso, quindi, maggioranza, opposizione, Governo. Forse dovremmo ringraziare la satira perché individua nella politica ancora un potere (oggi lo è molto di meno rispetto agli anni scorsi; forse la satira si dovrebbe rivolgere ad altri poteri, quelli che incidono, quelli cosiddetti forti).
Per quanto riguarda il riferimento alla vicinanza della campagna elettorale, non penso che un programma di satira possa influire sulle determinazioni che il cittadino assume rispetto alle scelte del voto. La satira estremizza le caratteristiche dei personaggi; chi non è personaggio non è oggetto di satira. Rutelli lo è molto meno di Bossi, tant'è che Rutelli viene dipinto come un personaggio un po' svampito e un po' guidato. Sono d'accordo con De Guidi quando dice che Rutelli, nel confronto con Bossi, ne esce peggio. Del resto, sarebbe stato difficile mettere in bocca al personaggio Rutelli le frasi messe in bocca al personaggio Bossi. Tuttavia, immaginare che un cittadino possa farsi condizionare da uno che dice che il Papa è un extracomunitario che toglie il lavoro ai Papi italiani è talmente ridicolo, buffo e ironico che non può suscitare in alcuno il sospetto che si tratti di una cosa seria o che nella realtà Bossi dica davvero quelle cose! È chiaro che viene estremizzata una campagna legittima che la Casa per le libertà e la Lega, in particolare, fanno nei confronti di una immigrazione non regolamentata, non controllata e in qualche caso selvaggia. Viene estremizzato un determinato tipo di messaggio politico. Dall'altra parte viene estremizzato un personaggio, anche qui in negativo: mi pare, dunque, che vi sia sostanzialmente una par conditio. È normale che nella estremizzazione dei due personaggi o dei messaggi politici di cui i due personaggi sono portatori vi sia un sostanziale equilibrio.
Pertanto, ribadisco che nessuno ha parlato - lo ha già detto l'onorevole Butti e, prima di lui, l'onorevole Borghezio; io lo voglio sottolineare - di censura del programma. Si è partiti dal presupposto di un «promo» che risulta in qualche modo diffamatorio (e la videocassetta che abbiamo visionato lo conferma) di un leader politico; su questo si è discusso, si è chiesta l'audizione, ma a nessuno è venuto mai in mente di proporre censure o di eliminare la messa in onda del programma.
Non so se la RAI abbia bisogno della satira per arginare la concorrenza nel settore. Ritengo che anche in campagna elettorale la satira possa servire ad «umanizzare» la politica, a rendere i potenti
Per quanto riguarda i costi, io stesso sono rimasto sorpreso dall'apprendere che la trasmissione costa circa 900 milioni a puntata: ho visto la prima puntata e a mio avviso, anche dal punto di vista tecnico, essa lascia un po' a desiderare per mancanza di ritmo, per una certa lentezza, per una certa distanza tra una situazione e l'altra. Tuttavia, non è certo mia competenza entrare nel merito delle questioni tecniche, di cui capisco evidentemente ben poco; volevo però che fosse chiara la mia personale propensione e adesione a questo genere di spettacolo che è antico, che va tutelato e che va guardato, soprattutto da parte del direttore generale della RAI e del direttore di RAIDUE, con un occhio particolare, perché cade in un momento abbastanza significativo della vita nazionale.
Cercheremo di essere - come abbiamo cercato di fare - il più equilibrati possibile, anche se i programmi di satira hanno questo di bello: sono affidati a coloro che la satira la sanno fare. Pertanto, non si può immaginare più di tanto di intervenire preventivamente sui testi o sulla programmazione della satira. Credo che, tutto sommato, come è stato rilevato, nella trasmissione vi sia stato un grande equilibrio, messo ancora più a frutto nella seconda puntata, tant'è che poi è stato modificato anche il ritmo, così che è andata meglio per le ragioni che ha spiegato l'onorevole Butti ma anche per ragioni di lavoro interno.
Onorevole Borghezio, credo che la pagina nera della RAI non sia questa! Credo che le pagine nere si scrivano quando la televisione disinforma, quando è parziale, quando omette o è faziosa (perché a volte succede). Queste sono le pagine nere, sulle quali è giusto che la Commissione parlamentare di vigilanza richiami un'azienda, come la nostra, che ha un dovere di equilibrio e di pluralismo. Sono problemi meno gravi quelli che capitano in alcuni programmi che per loro natura tendono ad enfatizzare, estremizzare e ricreare certe immagini che sono un po' da commedia dell'arte (e tutti e due i personaggi rappresentati avevano in qualche modo i tratti da commedia dell'arte) e vanno presi per quello che sono, anche per il connotato culturale che hanno.
Richiamandomi alle parole del dottor Freccero, vorrei dire che il buffone è definitivamente scomparso con la riforma, la controriforma e l'inquisizione; la morte del buffone si è avuta quando i poteri veri dell'epoca hanno in qualche modo preteso di standardizzare in un senso o in un altro la vita politica, sociale e religiosa dei paesi, anche del nostro. Da questo punto di vista credo che tale aspetto vada ricordato.
Per il resto, è vero che i programmi di satira destano sempre più preoccupazione, da una parte, e reazione dall'altra; si può essere più o meno ironici nel saperla prendere. Credo che noi, come televisione che fa il suo mestiere, siamo nelle condizioni di poter visitare tutti i registri e tutti i linguaggi; quello della satira è un linguaggio al quale forse eravamo disabituati. Ci sono esempi di satira anche in campagna elettorale: le dico, a sua consolazione, che in genere non portano mai bene alla sinistra! Ero direttore del personale
Inoltre, sapete benissimo che lo spot non riguarda Bossi. Avete visto come è fatto lo spot? Si gioca sullo spot di Hannibal. Le scritte che lei vede comparire sullo schermo sono una citazione dello spot che sta inondando tutta la televisione italiana per l'arrivo del nuovo episodio di Hannibal...
Quindi è un inno! Non capisco questo fatto...
Per cui lei doveva semmai ringraziarmi dell'attenzione, del modo in cui RAIDUE si atteggia ad essere la rete più democratica, la più attenta all'opposizione. Se c'è qualcuno che deve lamentarsi, questa è la sinistra!
Onorevole Borghezio, lei si ricorda la prima volta che sono venuto qui poche settimane fa e che ho parlato della meteorologia... devo ancora capire dove va la politica ...dove c'è il disordine, ma il disordine è anche segno di vitalità, è segno di vita, di ricchezza!
Quindi, la Lega in questo momento - e lei lo sa - è un laboratorio per conoscere noi stessi. Questo è molto importante e speravo che lei lo dicesse. La Lega è un modo per conoscere noi stessi...
Infine, è chiaro che io dipendo dalla direzione generale, anzi, chiedo scusa se ho fatto perdere un'ora del tempo prezioso al direttore Celli, perché egli gestisce un'azienda complessa...