TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 858 di Marted́ 13 febbraio 2001

INTERPELLANZE E INTERROGAZIONI

A) Interrogazione

DELMASTRO DELLE VEDOVE e FINO. - Al Presidente del Consiglio dei Ministri. - Per sapere - premesso che:
il Presidente del Senato, senatore Nicola Mancino, nel corso di una lezione tenuta alla Scuola superiore San Anna di Pisa, ha affrontato con autorevolezza temi di riforma costituzionale;
fra l'altro il Presidente del Senato ha affermato la possibilità di disegnare una Camera «dove possano essere rappresentate anche le categorie economiche ed intellettuali» (confronta Il Giornale d'Italia di martedì 28 novembre 2000, pag.7);
la tesi del senatore Mancino apre un nuovo versante di positiva riflessione sul nuovo assetto da offrire a quanti operano per la fisionomia di uno Stato moderno, capace di coniugare competenza, efficienza e reale rappresentatività degli interventi nazionali;
se l'autorevole prospettiva espressa dal Presidente del Senato rientri fra le possibilità di riforma costituzionale filtrate alla luce del pensiero del Governo su tale tema.
(3-06628)
(28 novembre 2000).

B) Interrogazioni:

GRIMALDI, ARMANDO COSSUTTA, MARCO RIZZO, CARAZZI, VELTRONI, GUERRA, MUSSI e VOZZA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella giornata del 6 febbraio scorso un pacco contenente ordigni esplosivi e polvere di tritolo è stato rinvenuto nei pressi dell'abitazione del segretario del partito dei comunisti italiani, onorevole Oliviero Diliberto;
la natura dell'ordigno, anche se rudimentale e di limitata efficacia, rappresenta un chiaro segnale intimidatorio nei confronti dell'esponente comunista e del suo partito;
tale atto costituisce l'ultimo di una serie di azioni intimidatorie consumate nei confronti di sezioni e di militanti del Pdci, additato come la forza politica che più si è esposta nella denuncia di rigurgiti neofascisti e razzisti del nostro Paese;
l'episodio è tanto più grave in quanto si colloca in un momento delicato della vita democratica in imminenza delle prossime elezioni politiche generali;
quali iniziative siano in corso sul piano investigativo per individuare autori e matrici dell'atto intimidatorio, e quali misure siano state prese per scongiurare il ripetersi di simili azioni.
(3-06876)
(8 febbraio 2001).

BUONTEMPO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 6 febbraio 2001, su segnalazione di un portiere di uno stabile situato nel quartiere Prati del comune di Roma, i carabinieri hanno rinvenuto un involucro contenente due vecchie bombe a mano, con una modesta quantità di tritolo e solo il giorno successivo, nel corso di una conferenza stampa, i maggiori esponenti del «Pdci» hanno affermato che l'ordigno era stato collocato sotto l'abitazione dell'onorevole Diliberto per intimidire l'esponente politico -:
a quale distanza dal portone dell'abitazione dell'onorevole Diliberto sia stato rinvenuto l'involucro contenente le due bombe a mano;
in caso di esplosione quali danni avrebbero potuto provocare le due bombe a mano a persone e cose;
sulla base di quali riscontri gli esponenti del Pdci abbiano potuto affermare che l'attentato era stato messo in atto per colpire la persona dell'onorevole Diliberto e che i colpevoli sarebbero da ricercare negli ambienti dell'estremismo fascista;
se sia vero che l'ordigno poteva esplodere solo a seguito di un forte urto;
se risponda al vero che nonostante le dichiarazioni degli esponenti del Pdci gli investigatori restano dell'idea che chi ha lasciato l'involucro intendesse semplicemente disfarsene escludendo anche ogni collegamento con l'allarme bomba vicino a Palazzo Chigi;
se risponda al vero che in caso di esplosione l'ordigno poteva provocare soltanto un effetto sonoro;
come si intenda difendere l'onore ed il corretto comportamento dei carabinieri attaccati, secondo quanto risulta all'interrogante, dagli esponenti del Pdci.
(3-06883)
(11 febbraio 2001).

C) Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, i Ministri del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, dell'industria, del commercio e dell'artigianato, e del commercio con l'estero, per sapere - premesso che:
l'Enel ha potuto creare la telefonica Wind, utilizzando la sua rendita di posizione quale titolare del monopolio pubblico dell'energia elettrica;
l'Enel, ormai avviato a coprire surrettiziamente il ruolo dell'Iri, trasformandosi progressivamente in un gruppo multi-utilities, ha deciso, nel silenzio omissivo del Tesoro, di procedere, con una spesa di ventiduemila miliardi, alla conquista di Infostrada, alterando, per il suo ruolo pubblico, il mercato delle telecomunicazioni, nel quale assumerebbe una posizione dominante, in violazione di ogni principio relativo alla libera concorrenza in situazione di parità;
il 6 aprile 2000 l'Enel ha creato una nuova società, la Ftl (Fuels, Trading and Logistics). Tale struttura si occupa di acquisto, vendita e trading di combustibili, nonché della fornitura e dello sviluppo dei servizi logistici, con un giro di affari stimato in 35 mila miliardi;
in tale società viene nominato amministratore delegato Lorenzo Bronzi, ex responsabile della Funzione combustibili di Enel produzione e, come consulente, Renato Veronesi, costruttore e gestore di campi di golf presso la società Delta Green;
al Veronesi sarebbe stato affidato il ruolo di veicolatore dei contratti più importanti per l'acquisto di combustibili e di individuazione dei partner;
l'amministratore delegato dell'Enelpower, altra società creata dal vertice Enel lo scorso anno, avrebbe sottoscritto un contratto di aerea con i fratelli Henry, Vincent e Francois Floraset. Il primo con residenza a Rio, l'altro a Buenos Aires, il terzo tra Milano e il Golfo Persico, con un ingaggio che sembrerebbe oscillare tra gli otto e i diecimila dollari al mese;
esiste un'altra società, la Sei, che gestisce l'intero patrimonio immobiliare dell'Enel e tutti i servizi generali di supporto all'interno del gruppo: dal parco auto ai magazzini, agli spazi ufficio. La sua funzione strategica si calcola attorno ai seimila miliardi, sulla base del valore degli immobili di cui dispone;
al vertice di tale sopradetta struttura è stato posto Francesco Massa, che lavorava in Sicilia, a suo tempo arrestato perché accusato di gravi irregolarità nella contabilizzazione dei lavori dati in appalto all'Enel di Palermo e che successivamente è stato trasferito alla segreteria generale Enel, per ricoprire un incarico di alta responsabilità, malgrado il processo che lo riguarda sia ancora in corso;
nel marzo scorso il Consiglio di amministrazione della Sei ha approvato la costituzione di una nuova società per la gestione e la valorizzazione di un pacchetto di quarantadue immobili, con un valore complessivo pari a mille miliardi;
il 51 per cento della predetta nuova società sembrerebbe essere stato acquistato dalla American Continental Properties Institutional Investors (AcpiiI), composta dalla società immobiliare Acp, dalla Ge Pensior Fund (il fondo pensione della General Electric), dalla Government Investiment Corporation di Singapore e dalla banca belga Kbc e la Sei, con tale operazione, avrebbe assunto le vesti di socio di minoranza;
si parla di rapporti tra Enel e il comparto Energia della brasiliana Inepar, con la quale si stanno realizzando centrali elettriche a Sepertiba, nello stato di Rio de Janeiro, e in Argentina, a Cordoba e Tucuman;
nei circoli finanziari e nella stampa circola la notizia che l'Enel vorrebbe acquisire l'intero comparto Energia della società brasiliana;
il responsabile Energia della brasiliana Inepar è Rodolfo Andriani, da taluni ritenuto parente di Antonio Silvano Andriani -:
se siano a conoscenza che il progetto Tucuman è stato affidato ad Antonio Moretti, vice presidente di Enelpower;
se siano a conoscenza che ben 32 mila tonnellate di materiale elettrico, in esso compreso metalli nobili come il rame e l'acciaio inox, della ex centrale di Montalto di Castro, che era costato nel 1990 ben 13.720 miliardi, sia sul punto di essere ceduto, con una sospetta gara d'appalto fulminea, a soli 7-8 miliardi;
se siano a conoscenza che Renato Veronesi, costruttore e gestore di campi di golf, nominato consulente della già citata Ftl, sia nipote di Franco Tatò, amministratore delegato dell'Enel;
se ritengano tali operazioni conformi alle leggi, se le considerino corrette e se l'azionista di maggioranza dell'ente, cioè il Tesoro, ne sia stato costantemente informato e se abbia ritenuto tutto ciò regolare, condividendo anzi le decisioni via via assunte dall'Enel;
se - non essendone a conoscenza - al fine di accertare i fatti in modo incontrovertibile, fugando così ogni dubbio, vogliano disporre subito un'indagine amministrativa trasmettendo i risultati della stessa immediatamente alla Corte dei conti, perché essa verifichi se dall'esame dei fatti esposti non emerga un'eventuale grave danno all'erario;
se ritengano di rispondere con la massima tempestività a questa interpellanza, fornendo una prima informativa sulle circostanze ed i fatti evidenziati.
(2-02648)
«Liotta, Baccini, Carmelo Carrara, D'Alia, Del Barone, Follini, Galati, Giovanardi, Lucchese, Marinacci, Peretti, Savelli».
(17 ottobre 2000).

D) Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per le politiche agricole e forestali, per sapere - premesso che:
la legge n. 3267 del 30 dicembre 1923 - confermata dall'articolo 29 della legge n. 689 del 1981 - dettava norme, tra l'altro, sui proventi per la suddivisione delle contravvenzioni elevate dagli agenti forestali, anche per la parte a questi destinata;
la legge regionale lombarda n. 90 del 5 dicembre 1983, in materia di funzione sanzionatoria, come confermato dalla stessa Regione Lombardia con propria nota prot. PG1997/031600 del 15 settembre 1997, non ha previsto, ed ha pertanto escluso, la possibilità di riparto dei proventi da sanzioni a favore degli agenti accertatori; pertanto tali proventi devono essere introitati integralmente, come entrata patrimoniale, dalla Regione e dagli Enti delegati;
la comunità montana della Val Seriana (Bergamo) - ma è il caso anche di altri enti montani lombardi - dal 1996 sta richiedendo al Fondo assistenza previdenza e premi per il personale del Corpo Forestale dello Stato, con sede in Roma, la restituzione di quanto erroneamente versato per il periodo 1990-1995;
tali fondi, pari al 22,50 per cento dell'importo totale delle sanzioni elevate, corrisponde per il periodo interessato a lire 49.957.088;
della questione è stata investita, come risulta dalla nota prot. 8275/VIII/1/C del ministero per le politiche agricole e forestali datata 12 novembre 1998, l'Avvocatura Generale dello Stato che però, a tutt'oggi, non ha ancora formalizzato nessun parere in proposito-:
quali siano i motivi dell'ingiustificato ritardo dell'Avvocatura Generale dello Stato nella formalizzazione del parere richiesto;
se non ritenga opportuno sollecitare l'Avvocatura Generale dello Stato ad esprimere rapidamente il parere richiesto al fine di restituire, qualora l'indirizzo regionale citato in premessa fosse confermato, quanto di competenza alle comunità montane interessate al problema, ed in particolare a quella della Valle Seriana.
(2-02675)
«Stucchi, Calderoli, Alborghetti».
(25 ottobre 2000).

E) Interpellanza e interrogazione:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle politiche agricole e forestali, per sapere - premesso che:
il settore viticolo europeo si colloca al primo posto al mondo in termini di superficie, produzione e consumo. Per molte regioni questo settore estremamente importante rappresenta una fonte decisiva di reddito agricolo. In diversi Stati membri la viticoltura costituisce una quota rilevante della produzione agricola complessiva. Spesso la viticoltura si concentra in zone in cui sarebbero difficili o impossibili altre attività agricole. La viticoltura rappresenta un settore dinamico, articolato, marcato da lunghe tradizioni e antiche culture;
in termini di qualità, pregio e quantità, le basi per una produzione ottimale dei tralci e del vino si estendono su quindici-venticinque anni delle piante di vite. Pertanto risulta molto importante, essenziale e determinante garantire la massima affidabilità in relazione alla qualità e alla purezza varietale;
il commercio e la commercializzazione di materiali di moltiplicazione vegetativa della vite sono attualmente disciplinati dalla direttiva 68/193/Cee del 1968. Il testo della direttiva contiene diverse disposizioni che finora hanno consentito agli Stati membri di derogare a talune norme. La direttiva è stata più volte modificata;
nel febbraio scorso la Commissione europea ha ritenuto di proporre una modifica alla direttiva basandosi sulle seguenti motivazioni: «Nell'ambito del consolidamento del mercato interno, occorre modificare o abrogare alcune disposizioni della suddetta direttiva per eliminare qualsiasi ostacolo agli scambi tale da impedire la libera circolazione dei materiali di moltiplicazione della vite nella Comunità. A tal fine deve essere eliminata qualsiasi possibilità di deroga unilaterale degli Stati membri alle disposizioni della direttiva in questione. Dev'essere possibile, a determinate condizioni, commercializzare nuovi tipi di materiale di moltiplicazione. Le condizioni alle quali gli Stati membri possono autorizzare la commercializzazione dei materiali di moltiplicazione per prove, scopi scientifici o per lavori di selezione devono poter essere fissate dalla Commissione con l'ausilio del comitato permanente per le sementi e i materiali di moltiplicazione agricoli, orticoli e forestali. Ai fini della commercializzazione dei materiali di moltiplicazione vegetativa della vite nell'insieme del proprio territorio o in parti di esso, gli Stati membri devono essere autorizzati ad adottare misure più rigorose di quelle previste agli allegati I e II contro gli organismi nocivi che appaiono particolarmente dannosi per la coltura della vite nelle stesse regioni. Alla luce delle esperienze acquisite in altri settori relativamente alla commercializzazione delle sementi e dei materiali di moltiplicazione, è opportuno organizzare, a determinate condizioni, esperimenti temporanei allo scopo di trovare migliori soluzioni in sostituzione di alcune disposizioni della direttiva 68/193/Cee. Tenuto conto dei progressi in campo scientifico e tecnico, è ormai possibile procedere a una modificazione genetica delle varietà della vite. Di conseguenza, nel determinare se sia opportuno accettare varietà geneticamente modificate, gli Stati membri devono accertarsi, in vista dell'accettazione, che la loro emissione deliberata non comporti rischi per la salute dell'uomo e per l'ambiente. Occorre inoltre definire le procedure in base alle quali possono essere commercializzati i materiali di moltiplicazione di tali varietà. Il regolamento (CE) n. 258/1997 sui nuovi prodotti e i nuovi ingredienti alimentari include disposizioni relative ai prodotti e agli ingredienti alimentari geneticamente modificati; nel determinare se una varietà di vite geneticamente modificata possa essere commercializzata e al fine di tutelare la salute pubblica, occorre accertare che la sicurezza dei nuovi prodotti e ingredienti alimentari venga valutata mediante una procedura comunitaria che combini la procedura di autorizzazione, i principi di valutazione e i criteri stabiliti nel regolamento (CE) n. 258/1997, inclusa la consultazione del comitato scientifico per i prodotti alimentari. Al fine di garantire un controllo adeguato del movimento dei materiali di moltiplicazione vegetativa della vite, dev'essere predisposto un documento di accompagnamento dei lotti. È auspicabile garantire la conservazione delle risorse genetiche. Occorre aggiornare la procedura che prevede una stretta collaborazione tra la commissione e gli Stati membri nell'ambito del »comitato permanente per le sementi e i materiali di moltiplicazione agricoli, orticoli e forestali«;
tenuto conto dell'esperienza acquisita, è utile chiarire ed aggiornare alcune disposizioni della suddetta direttiva. Nell'ambito delle procedure delle istituzioni europee è stato avviato questo percorso:
con lettera del 7 febbraio 2000 il Consiglio ha consultato il Parlamento, a norma dell'articolo 37 del trattato CE, sulla proposta di direttiva del Consiglio che modifica la direttiva 68/193 (CEE) relativa alla commercializzazione dei materiali di moltiplicazione vegetativa della vite COM(2000)59 - 2000/0036 (CNS);
nella seduta del 1o marzo 2000 la Presidente del Parlamento ha comunicato di aver deferito tale proposta alla Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale per l'esame di merito e, per parere, alla Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la politica dei consumatori, alla Commissione per l'industria, il commercio estero, la ricerca e l'energia, nonché alla Commissione giuridica e per il mercato interno (C5-0090/2000);
nella riunione del 24 febbraio 2000 la Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale aveva nominato relatrice Christa Klass;
nelle riunioni del 23 maggio, 20 giugno e 10 luglio 2000 ha esaminato la proposta della Commissione e il progetto di relazione;
in quest'ultima riunione ha approvato il progetto di risoluzione legislativa con 30 voti favorevoli 2 contrari;
erano presenti al momento della votazione: Friedrich-Wilhelm Graefe zu Banngdorf, presidente: Joseph Daul, Vincenzo Lavarra e Encarnacion Redondo Jimenez, vicepresidenti; Christa KlaB (in sostituzione di Francesco Fiori), relatrice; Danielle Auroi, Maria del Pilar Ayuso Gonzalez (in sostituzione di Michl Ebner), Niels Busk, Antonio Campos, Michel J.M. Dary, Carlo Fatuzzo (in sostituzione di Agnes Schierhuber a norma dell'articolo 153, paragrafo 2, del regolamento), Carmen Fraga Estevez (in sostituzione di Arlindo Cunha), Georges Garot, Lutz Goepel, Willi Gorlach, Marie Anne Isler Beguin (in sostituzione di Giorgio Celli a norma dell'articolo 153, paragrafo 2, del regolamento), Maria Izquierdo Rojo, Elisabeth Seggle, Salvador Jové Peres, Heinz Kindermann, Dimitrios Koulourianos, Albert Jan Maat, Xaver Mayer, Manuerl Medina Ortega (in sostituzione di Gordon J. Adam a norma dell'articolo 153, paragrafo 2, del regolamento), Neil Parish, Mikko Pesala, Maria Rodriguez Ramos, Isidoro Sanchez Garcia (in sostituzione di Giovanni Procacci), Dominique F.C. Souchet, Struan Stevenson, Robert William Sturdy, Eurig Wyn (in sostituzione di Carlos Bautista Ojeda);
successivamente il Parlamento europeo, vista la relazione della Commissione per l'agricoltura e il parere della Commissione per l'ambiente, la sanità e la politica dei consumatori (A5 - 0195/2000), ha approvato - nella seduta del 24 ottobre 2000 - la proposta, emendata e corretta, della Commissione, inviando tale risoluzione legislativa al Consiglio e alla Commissione;
tale decisione parlamentare ha sollevato numerosi commenti nel nostro Paese, di segno differenziato. Si è andati dalla condanna totale, in nome della tutela del patrimonio vitivinicolo italiano, alle rassicurazioni tecniche dovute ad una interpretazione puramente «prognetica» relativa alla commercializzazione dei materiali di moltiplicazione vegetativa della vite -:
quale sia il parere formale del Governo italiano sulla proposta della Commissione ed, ora, del Parlamento Europeo;
quali azioni si intendano assumere nei prossimi consigli di settore, in ordine alla conclusione, o meno, dell'iter di approvazione della nuova direttiva.
(2-02717) «Saonara».
(10 novembre 2000).

SAONARA. - Ai Ministri delle politiche agricole e forestali, della sanità e dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
risulta formulata in sede europea una proposta di direttiva volta a consentire nuove autorizzazioni per l'utilizzo di organismi geneticamente modificati nella produzione di uva e, conseguentemente, di vino;
l'introduzione dei predetti organismi nella vite rischia di alterare profondamente il normale sviluppo della pianta e, quindi, il naturale processo del prodotto;
l'anzidetta proposta - che pure avrebbe ricevuto l'iniziale avallo della Commissione dell'Unione europea - ha però generato diffuse e forti perplessità e riserve, accresciute dalla circostanza che, da verifiche scientificamente condotte negli USA, risulterebbe la conferma della sostanziale difficoltà di tutelare e regolare la genuina produzione di vino prodotto esclusivamente da uva;
sempre negli USA, risulterebbe già immesso nel commercio un «vino da tavola» contenente solo una parte di «vino vero»;
nell'ampio e decisivo esame che si svolgerà nel prossimo Consiglio europeo di Lisbona (19 e 20 giugno 2001) sui prodotti geneticamente modificati, una riflessione particolare ed approfondita dovrà essere dedicata, a tutela dei prodotti europei, all'uso di organismi geneticamente modificati nella coltivazione della vite;
il vino rappresenta per il nostro Paese una produzione agricola di grande e riconosciuto prestigio con enormi, positive e consistenti ricadute economiche per i vari settori interessati;
ogni scongiurabile disattenzione sul problema ora evidenziato rischierebbe di infliggere colpi mortali anche alle produzioni locali di vino, che rappresentano autentiche «specialità» e che hanno conquistato significativi mercati internazionali;
la spietata e disinvolta concorrenza che ormai caratterizza il mercato globalizzato, oltre a compromettere consolidati principi che regolano la produzione e la commercializzazione delle uve e dei vini, rischia di sconfiggere i requisiti stessi della qualità e della inderogabilità dei disciplinari, che sono a fondamento della necessaria rispondenza dei prodotti alle esigenze della genuinità, della tutela della salute e delle giuste attese dei consumatori -:
quali concrete iniziative il Governo, anche sulla base delle impegnative mozioni parlamentari sin qui approvate sui problemi delle garanzie alimentari e della tutela delle specie vegetali, intenda assumere, anche ricercando opportune, preventive intese in particolare con i rappresentanti degli altri Paesi mediterranei, già in occasione del vertice di Lisbona, al fine di tutelare le nostre produzioni di uva e di vino, senza ovviamente chiudersi ad ogni meditato apporto della scienza, e ricorrendo a sempre più puntuali e rassicuranti controlli.
(3-06881)
(9 febbraio 2001).

F) Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole e forestali, per sapere - premesso che:
la Corte di Giustizia europea ha respinto il ricorso del Governo italiano contro il regolamento comunitario 2815 del 1998, che va a definire le norme commerciali per l'olio di oliva;
l'Italia ha contestato quella parte del regolamento CE in base alla quale l'origine dell'olio è definita dal luogo dell'ultima trasformazione e non dal luogo dal quale provengono le olive;
con l'attuale regolamento un olio può essere etichettato made in Italy anche se prodotto con olive importate da altri Paesi ma molite e trasformate in Italia;
la Corte del Lussemburgo ha precisato che per valutare l'origine degli oli di oliva, riveste più importanza il modo in cui il prodotto è estratto rispetto ad altre condizioni, come il clima, l'ambiente e il luogo di produzione;
questa sentenza di fatto va ad indebolire ulteriormente i nostri produttori olivicoli, favorendo enormemente le produzioni provenienti da altri Paesi comunitari e non;
il regolamento sopra citato scadrà nel mese di novembre 2001 e contemporaneamente verrà rinegoziato anche il nuovo Ocm olio -:
quali iniziative urgenti, di carattere nazionale ed europeo, intenda adottare per tutelare i nostri produttori olivicoli e soprattutto per garantire al consumatore che l'olio oliva che si trova sul mercato è prodotto con olive nostrane;
quali siano le linee di programma che intende portare in sede di rinegoziazione dell'Ocm olio, con particolare riferimento all'origine e alla tracciabilità degli oli.
(2-02811)«Lembo, Losurdo».
(11 gennaio 2001).



PROPOSTE DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

IV Commissione (Difesa):
S. 4888 - Senatori AGOSTINI ed altri: «Contributi ricorrenti a favore della Fondazione Opera Campana dei caduti di Rovereto» (Approvata dalla IV Commissione permanente del Senato).
(7533)

XII Commissione (Affari sociali):
BATTAGLIA: «Disposizioni concernenti l'obbligo del segreto professionale per gli assistenti sociali». (4927)
A tale proposta sono abbinate le proposte di legge D'AMICO n. 4940, PRESTIGIACOMO n. 5076 e SERVODIO n. 5113.



MOZIONE
concernente la gestione del Banco di Sardegna

La Camera,
premesso che:
nel 1994 il Banco di Sardegna fu sottoposto ad ispezione della Banca d'Italia;
in tale ispezione la Banca d'Italia rilevò sostanzialmente una strutturale debolezza economica, un generale stato di arretratezza organizzativa del Banco di Sardegna, per cui sollecitò l'inserimento nella compagine dirigenziale e amministrativa di risorse umane capaci d'apportare capitali e di invertire il degrado in atto;
il consiglio di amministrazione del Banco di Sardegna non tenne in alcuna considerazione le critiche e gli inviti della Banca d'Italia che, perciò, rivolse all'azienda di credito un fermo sollecito a definire tempestivamente le specifiche linee d'intervento per sanare le gravi disfunzioni evidenziate dalla relazione ispettiva;
l'inerzia del Banco di Sardegna fu confermata dagli esiti di una nuova ispezione effettuata nel 1998 dalla Banca d'Italia, che registrò il mancato raggiungimento degli obiettivi di risanamento indicati, in quanto permanevano, criticamente aggravate nel tempo, la scadente qualità del credito e l'eccedenza di personale;
conseguentemente la Banca d'Italia chiese all'ente di controllo di procedere all'integrazione ovvero alla dismissione dell'istituto di credito;
in seguito alla individuazione da parte della Spa di un valido partner internazionale disposto a sottoscrivere un consistente aumento di capitale, al fine della privatizzazione del Banco, si acuirono oltre ogni limite i rapporti già tesi tra i vertici della stessa Spa e la fondazione Banco di Sardegna, con la conseguenza che i due consigli di amministrazione furono completamente rinnovati mediante una spregiudicata operazione la quale comportò la scelta di amministratori tutti provenienti dall'area politica del centro-sinistra;
i nuovi amministratori della fondazione cercarono e trovarono un partner alternativo nella Banca Popolare dell'Emilia con la quale, da quel che risulta, si impegnarono a cedere il controllo del Banco di Sardegna, o attraverso la vendita in due fasi del 51 per cento del capitale ordinario, o attraverso la creazione di un nocciolo duro a cui avrebbero partecipato azionisti finanziari e imprenditori locali;
l'ingresso nel capitale del Banco di Sardegna di un partner bancario di peso fu sollecitato dalla stessa Banca d'Italia, mentre il Banco di Sardegna aveva individuato nell'incorporazione della Banca di Sassari il «punto di partenza» del risanamento;
gli ulteriori accertamenti ispettivi, condotti ancora dalla Banca d'Italia a carico del Banco di Sardegna nel corso della primavera-estate del 2000, evidenziarono la persistenza di forti anomalie, che non erano circoscritte a specifici settori, ma (dato allarmante!) investivano la gestione nel suo complesso, sia per carenza di conduzione imprenditoriale, sia per gracilità nella formula proprietaria, con l'aggravante di pesanti diseconomie annidate nel pletorico apparato impiegatizio, dove la produttività inferiore ai gruppi di confronto mostrava un esubero di circa 600 dipendenti;
in tale ultima ispezione la Banca d'Italia rilevò che i problemi dell'azienda di credito, cronicizzatisi, rendevano non più rinviabile l'adozione di radicali misure di riconversione, perché il Banco di Sardegna aveva disatteso sistematicamente i reiterati moniti della vigilanza e così messo in luce l'inidoneità dei suoi organi a conseguire i fini istituzionali e la conseguente necessità di ricorrere a qualificati apporti esterni;
dopo trattative condotte in assoluta segretezza, senza nemmeno informare la giunta regionale della Sardegna, la fondazione ha deliberato la cessione del 51 per cento del capitale alla Banca Popolare dell'Emilia, suscitando durissime reazioni da parte del presidente, della giunta e del consiglio regionale, che hanno parlato di «inquietanti risvolti» dell'operazione a causa dell'incomprensibile condotta degli amministratori, reazioni a cui si sono accompagnate duri, preoccupanti commenti da parte delle organizzazioni sindacali e imprenditoriali della Sardegna;
la Banca d'Italia aveva comunque giudicato indispensabile ed indifferibile la cessione del controllo del Banco di Sardegna ad un organismo bancario di «standing adeguato», riservandosi di adottare ogni misura prevista dall'ordinamento a tutela della «sana e prudente gestione del credito», prescritta dalla legge;
non risulta infine che sia stato approvato lo statuto della fondazione entro il termine indicato dall'articolo 28 del decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153;

impegna il Governo:

a sollecitare, nelle forme che riterrà opportune, le immediate dimissioni degli attuali amministratori della fondazione e della Spa Banco di Sardegna, dimissioni rese necessarie dalla loro improvvida condotta e, in particolare, dall'irreparabile rottura dei rapporti con la regione sarda, partner strategico e di vitale importanza per l'incerto futuro dello stesso Banco di Sardegna.
(1-00498) «Pisanu».
(11 gennaio 2001)



MOZIONE
relativa alla mancata conversione del decreto-legge n. 111 del 2000 in materia di cancellazione dalle liste elettorali dei cittadini irreperibili

La Camera,
preso atto della sconcertante ed allarmante replica del Governo all'interpellanza ex articolo 138-bis, a firma Pisanu, Selva, Pagliarini, Follini, Volontè e Rebuffa, in ordine alla decadenza del decreto-legge 10 maggio 2000, n. 111

impegna il Governo

a compiere senza indugio gli atti indispensabili a ripristinare la situazione anteriore al decreto-legge e a rendere così conformi alla legislazione vigente le liste elettorali;
a comunicare alla Camera, entro il 30 settembre 2000, gli atti compiuti e l'elenco degli elettori cancellati e reintegrati nelle liste elettorali indicandoli con le complete generalità.
(1-00473)
«Pisanu, Selva, Pagliarini, Volontè, Follini, Rebuffa».
(20 luglio 2000)