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Il nostro Paese, collocato in un quadrante geografico nel quale persistono preoccupanti elementi di destabilizzazione, quali l'integralismo islamico ed il conflitto interetnico nei Balcani, è stato interessato nel semestre in esame da delicati avvenimenti di carattere istituzionale - la consultazione elettorale per il rinnovo delle Camere e le riunioni internazionali collegate al turno di presidenza italiana dell'Unione Europea - che hanno reso viepiù intenso l'impegno del dispositivo "intelligence", al fine di consentire la tempestiva individuazione ed il contrasto di ogni possibile minaccia.
2. Eversione
a. attività della sinistra extraparlamentare
b. attività della destra extraparlamentare
3. Criminalità organizzata
a. linee di tendenza del fenomeno
b. strategia di contrasto - azione dei Servizi
4. Profili di minaccia collegati allo scenario internazionale
a. immigrazione clandestina
b. presenza in Italia di gruppi oltranzisti stranieri
5. Settori emergenti
a. minacce alla sicurezza economica nazionale
b. minacce all'ecosistema
c. pirateria informatica
1. Profili generali della minaccia
In tale quadro, l'attenzione degli Organismi di informazione e sicurezza è stata, in primo luogo, riservata all'eversione ideologica.
L'extraparlamentarismo antagonista di sinistra ha puntato soprattutto sulla contestazione del ruolo assunto dall'Italia in ambito europeo e delle prospettive di ulteriore integrazione, specie economica, in adempimento del Trattato di Maastricht. Nel contempo, ha sviluppato iniziative antimilitariste in chiave anti NATO per l'intervento italiano in Bosnia. L'extraparlamentarismo antagonista di destra, dal canto suo, ha perseguito finalità antioccidentali ricercando ulteriori forme di collaborazione con segmenti islamici integralisti.
Permane all'attenzione il passaggio di soggetti già appartenenti a formazioni terroristiche nel circuito della malavita, che tuttavia non sembra ispirato, sinora, da finalità di autofinanziamento a scopi eversivi. In tale contesto, sono stati accertati, negli ultimi tempi, emergenti rapporti di ex militanti dell'area extraparlamentare antagonista di destra con ambienti criminali slavi.
Sul versante della lotta al crimine organizzato sono stati conseguiti rilevanti successi, con l'arresto di pericolosi latitanti ed il sequestro di un cospicuo numero di armi ed esplosivi. L'attenzione dell"'intelligence" permane, comunque, sempre elevata verso quei settori ancora in grado di sviluppare strategie destabilizzanti.
Uguale impegno viene riservato ai collegamenti internazionali del crimine, al riciclaggio di capitali, al traffico d'armi ed al contrabbando di rifiuti tossici e radioattivi.
Sul fronte del contrasto al terrorismo, particolare vigilanza è stata indirizzata a prevenire il rischio che anche nel nostro territorio possano verificarsi episodi di natura violenta, legati alla sfida fondamentalista islamica. Il persistere di focolai di crisi in aree vicine all'Italia, interessate da un "trend" demografico in forte crescita, ha continuato ad alimentare l'immigrazione clandestina. Il fenomeno ha determinato, in qualche occasione, tensioni sociali e reazioni di carattere xenofobo, specie in contesti locali già caratterizzati da particolare degrado.
Sotto il profilo della minaccia economica sono state seguite, anche in ambito internazionale, tutte quelle dinamiche suscettibili di negativa ricaduta sull'economia nazionale.
Le potenzialità della pirateria informatica, a suo tempo prefigurate dai Servizi, sono state confermate da riscontri sul piano investigativo.
I propositi di contestazione del processo di unificazione europea e, parallelamente, la tematica antimilitarista, hanno costituito l'opzione strategica prevalente del settore, in una chiave che privilegia la lotta alla politica dei Paesi occidentali e degli Organismi internazionali, in particolare contro la NATO.
L'attività propagandistica delle organizzazioni dell'area si è andata sviluppando in concomitanza con il semestre di presidenza italiana ed a seguito dell'intervento NATO in Bosnia, soprattutto dopo l'invio del contingente militare italiano.
L'impegno antimilitarista si è sostanziato in numerosi tentativi di dar vita a forme di mobilitazione contro lo Stato, specie da parte delle formazioni più oltranziste operanti nell'Italia nordorientale. Questa fascia di territorio è, infatti, ritenuta il campo d'azione preferenziale per la sua collocazione geografica, contigua all'area di crisi, oltreché per la presenza di nevralgici insediamenti militari.
Significativa risulta la scelta dell'area friulana da parte del neocostituito gruppo "Nuclei Territoriali Antimperialisti", con l'attentato dinamitardo, sostanzialmente dimostrativo, compiuto il 13 gennaio a Spilimbergo (PN), in occasione della visita del Presidente Clinton alla base USAF di Aviano.
I volantini sinora diffusi manifestano una carica eversiva che non si rilevava da tempo nella produzione ideologica dell'area. Ciò fa ritenere verosimile il contributo di personaggi con trascorsi brigatisti, accanto a nuove leve determinate a rivitalizzare la strategia rivoluzionaria. Il "modus operandi" e le stesse teorizzazioni dei residui del terrorismo inducono gli Organismi di informazione ad un'attenta vigilanza, per l'eventualità di nuovi gesti dimostrativi contro obiettivi rappresentativi dell'Alleanza Atlantica e dell'apparato militare italiano, nonché nei confronti di soggetti e strutture verso i quali si è indirizzata la propaganda eversiva.
La solidarietà al radicalismo islamico espressa in alcuni di quei documenti potrebbe costituire il prodromo di intese a livello operativo con gruppi fondamentalisti, fino ad ora ritenute poco probabili.
L'attività di "intelligence" è diretta, tra l'altro, a verificare l'esistenza di legami con l'area di riferimento della cellula friulana delle Brigate Rosse, responsabile dell'attentato alla base USAF di Aviano del 1993, nonché con formazioni eversive straniere, in ragione del comune intento di creare un "fronte europeo" di lotta.
Si è innalzato, in modo repentino, il livello di aggressività della componente anarco-insurrezionalista, cui sono verosimilmente da attribuire l'attentato dinamitardo del 23 febbraio a Roma contro il Ministero della Difesa Aeronautica e quello, fallito, il 7 marzo a Firenze, alla sede del Comando EUROFOR.
Le azioni - pur riconducibili alla dichiarata volontà di contestare le inchieste giudiziarie in corso nei confronti di esponenti dell'area - si impongono all'attenzione anche per la scelta di obiettivi che rientrano nella campagna antimilitarista dell'extraparlamentarismo antagonista di sinistra.
In considerazione delle capacità operative dimostrate dal settore, sono possibili ulteriori tentativi intimidatori contro strutture statali e militari. Gli scopi che i gruppi eversivi si propongono appaiono convergenti con quelli propugnati da talune formazioni estremiste - caratterizzate dal rifiuto della dialettica parlamentare e di ogni rapporto con le Istituzioni - attive soprattutto nelle zone ove maggiore è la presenza di tensioni sociali legate al sistema produttivo.
In tale quadro generale si collocano i segnali di fermento di tutta l'area antagonista, all'interno della quale - con il contributo di vecchi "leader" latitanti all'estero - sono in atto iniziative per riaggregare le diverse componenti e per rilanciare il "movimento" intorno a tematiche nazionali ed internazionali.
L'inasprimento del linguaggio della propaganda, ove si rinvengono espliciti inviti alla violenza, ed i tentativi di strumentalizzare ogni forma di disagio sociale, potrebbero favorire pericolose saldature per iniziative di più marcata contrapposizione alle Istituzioni. L'attivismo dell'area è dimostrato anche dall'impulso conferito alla pubblicistica e dai ricorrenti progetti di collegamenti telematici su scala nazionale ed europea. In questo senso, è prevedibile che l'impiego di tali tecnologie venga progressivamente sviluppato allo scopo di creare una rete di connessioni "protetta" da specifiche chiavi d'accesso, per coprire eventuali intenti eversivi.
L'area dell'extraparlamentarismo antagonista di destra resta connotata da progettualità ed orientamenti diversificati, pervasi comunque da finalità antistituzionali.
Mentre talune componenti tentano di ricompattare il settore attorno ai tradizionali schemi ideologici, altre sono alla ricerca di programmi originali in grado di acquisire consensi anche al di fuori dell'area di riferimento. Le frange più oltranziste confermano la capacità di tradurre l'attività propagandistica in gesti più concreti, come dimostrano taluni attentati, sebbene di basso profilo, avvenuti soprattutto in concomitanza con la fase preelettorale.
I gruppi contigui all'area "skinhead", a seguito delle inchieste dell'Autorità giudiziaria, appaiono, al momento, in crisi sia sotto l'aspetto organizzativo che sotto quello della "leadership". Ciononostante, l'attenzione dell'"intelligence" è rivolta in direzione di quei segmenti che, specie nella Capitale, continuano ad evidenziarsi per atti di intimidazione e di provocazione, ovvero di esaltazione del nazifascismo. Parimenti, attenta vigilanza è diretta a prevenire eventuali tentativi di esasperare, in chiave xenofoba, l'insofferenza sociale derivante da comportamenti illeciti posti in essere da taluni appartenenti a comunità di immigrati.
Settori ristretti persistono nell'intenso attivismo propagandistico a sostegno di ambienti stranieri ostili ai Paesi occidentali. Tali posizioni si inseriscono nell'ambito di una strategia che, da tempo, ha trovato un punto di forza nell'integralismo islamico, del quale vengono enfatizzate le tematiche anti USA ed anti Israele allo scopo di fornire nuove motivazioni e spinte aggreganti anche ad elementi dell'extraparlamentarismo antagonista di sinistra.
E' seguito con cura il progressivo articolarsi dei rapporti, soprattutto all'estero, fra estremisti di destra e settori del fondamentalismo islamico, sviluppati, fra l'altro, al fine di reperire finanziamenti per sostenere talune strutture associative.
La lotta al crimine organizzato registra significativi successi che hanno, tra l'altro, dimostrato l'elevato livello di collaborazione raggiunto tra l'apparato investigativo e quello dell' "intelligence".
Sviluppi d'indagine hanno portato al sequestro, in territori storicamente presidio di sodalizi mafiosi, di armamenti ed esplosivi in grado di assicurare potenzialità distruttive analoghe a quelle riscontrate durante la "campagna terroristica" iniziata con le stragi di Capaci e via D'Amelio e proseguita con gli attentati di Roma, Firenze e Milano. Sono stati scoperti, altresì, progetti di azioni violente in danno di strutture ed appartenenti alla Magistratura ed alle Forze dell'ordine.
Il quadro d'insieme offre motivi di soddisfazione per l'efficacia della strategia antimafia, pur dovendosi rimarcare la fisiologica capacità rigeneratrice delle organizzazioni criminali, che conservano tuttora un'elevata potenzialità eversiva, anche in considerazione della presenza, nelle regioni cd. "a rischio", di pericolosi latitanti. Non accennano, comunque, a diminuire la pressione intimidatoria in direzione di rappresentanti istituzionali né gli atti ritorsivi nei confronti di collaboratori di giustizia e, in particolare, dei loro familiari.
Le associazioni criminali, contrastate vigorosamente dall'incisiva azione condotta dalle Istituzioni con il continuo apporto di nuovi collaboratori di giustizia e logorate da persistenti lotte intestine, appaiono aver intrapreso una fase di ristrutturazione, in chiave di ridefinizione degli equilibri sul territorio, di rafforzamento degli organici e di ricerca di nuove "leadership". Non mancano, peraltro, alleanze temporanee di natura tattica.
Nel capoluogo siciliano, interessato da sporadici episodi delittuosi, i recenti arresti hanno decapitato il vertice "militare" della compagine "corleonese", la cui posizione egemone, al momento assicurata dai pochi elementi di spicco ancora nella clandestinità, potrebbe subire contraccolpi significativi.
La situazione sul versante orientale dell'isola, in particolare nell'area etnea, presenta un maggior livello di conflittualità, determinato dalla presenza di numerose formazioni emergenti che intenderebbero candidarsi ad assumere il controllo di quelle zone.
Quanto al contesto criminale calabrese, molteplici indicazioni ne confermano l'elevata pericolosità, tenuto conto che - pur in presenza di una complessa e costante attività di contrasto che ha portato alla disarticolazione di numerosi sodalizi e, da ultimo, all'arresto di un elemento di vertice indicato tra i più pericolosi - la 'ndrangheta, specie quella reggina, continua ad esercitare una forte influenza sui maggiori centri della Regione. Questa organizzazione delinquenziale, che vanta una capillare presenza sul territorio, con un notevole indotto di attività illecite, mostra un'accentuata attitudine alla mobilità ed alla conseguente "colonizzazione" di nuove aree, anche all'estero.
La criminalità organizzata in Campania si va caratterizzando per una forte ripresa delle azioni violente, in controtendenza rispetto a quanto emerso nelle altre regioni ad alta densità mafiosa. Lo scompaginamento dei maggiori gruppi camorristici sta generando un processo di ampia ridefìnizione dello scenario delinquenziale, nel quale soprattutto i clan minori mostrano un particolare attivismo nel contendersi il controllo del territorio e nella ricerca di ulteriori spazi di influenza. Le tendenze disgregatrici hanno trovato terreno fertile in un contesto, quale quello camorristico, tradizionalmente insofferente ad articolazioni eccessivamente gerarchizzate e, viceversa, abituato ad alleanze temporanee calibrate al raggiungimento di obiettivi contingenti.
In Puglia, il crimine organizzato continua a mostrare notevole pericolosità, di cui sono espressione sia l'intensa attività intimidatoria contro rappresentanti istituzionali, sia la disponibilità di ingenti quantitativi di armi ed esplosivi. L'accresciuta presenza sulla fascia costiera, connessa con lo sviluppo degli interscambi illeciti con l'area balcanica, ha fatto assurgere la mafia pugliese a referente privilegiato delle altre "holding" criminali per quanto attiene ai traffici di armi, anche di alto potenziale, di stupefacenti e di tabacchi, nonché alla gestione dei flussi immigratori clandestini.
L'ambiente criminale sardo, nelle sue varie componenti, è stato oggetto di attenzione, atteso, fra l'altro, il persistere di iniziative che manifestano una generica ostilità nei confronti delle Istituzioni, a volte ammantata da finalità di dubbia matrice indipendentista.
Sul fronte del riciclaggio - che riveste interesse preminente per l'individuazione di ogni forma di profitto d'origine illecita - va rilevato che il fenomeno mantiene un elevato profilo di insidiosità, soprattutto a causa dell'impiego di tecnologie e strumenti in grado di facilitare le movimentazioni di capitali e la loro allocazione in economie "legali". Ciò, in un contesto in cui le cd. "piazze off shore" assumono crescenti capacità polarizzatrici dei flussi di denaro. L'attività "intelligence" è stata indirizzata nei confronti di talune operazioni finanziarie sospette, tra cui alcune sviluppate tra l'Italia e la Russia ed attuate - per conto di multinazionali straniere - da società commerciali di comodo, verosimilmente espressione di ambienti criminali internazionali.
Tra i settori maggiormente rimunerativi permangono i traffici di stupefacenti e di armi, che si avvalgono di collegamenti sempre più serrati tra le realtà delinquenziali internazionali.
Particolare attenzione viene rivolta anche ai fenomeni della captazione di provvidenze pubbliche e della gestione clandestina dello smaltimento dei rifiuti tossici e radioattivi da parte della malavita.
La minaccia derivante dalla criminalità organizzata transnazionale non accenna a diminuire. Continuano a rivestire interesse sul piano informativo le associazioni facenti capo alle mafie orientali - per il ruolo preminente che esercitano nel narcotraffico e nello sfruttamento dei flussi immigratori clandestini - e la "mafia russa" che, dopo aver agevolato l'insediamento sul proprio territorio delle organizzazioni criminali italiane, ha penetrato i mercati europei.
Al momento, i gruppi criminali russi sembrano impegnati, da una parte, nella ricerca di nuovi settori di espansione anche in aree di non tradizionale interesse, dall'altra, nel favorire il "rientro" nella madrepatria dei capitali "legalizzati" da investire nel processo di privatizzazione in corso. L'attività "intelligence" ha consentito di rilevare la presenza di investimenti russi sospetti, in campo immobiliare e commerciale, in talune zone turistiche della costa adriatica.
L'attività del SISDE si è sviluppata attraverso la penetrazione informativa delle organizzazioni criminali e l'analisi delle evoluzioni strutturali ed operative, nonché nel supporto "intelligence" e tecnico alle Forze di polizia.
Tale impegno si è tradotto nell'invio agli Enti interessati di 251 segnalazioni, molte delle quali hanno trovato riscontro in operazioni di polizia giudiziaria.
In tale ambito sono state arrestate 229 persone, di cui 64 per associazione mafiosa, 91 per delitti in materia di stupefacenti, 14 per detenzione illegale di armi, 14 per estorsione e 46 per altri reati e si è, altresì, provveduto al sequestro di droga, armi, esplosivi, apparecchiature elettroniche, valori italiani ed esteri, nonché timbri pubblici contraffatti. Il contributo del Servizio ha, anche, consentito la cattura di 20 latitanti, l'emanazione di 21 provvedimenti restrittivi, di cui 12 per associazione mafiosa, e la notifica di 12 avvisi di garanzia per associazione per delinquere finalizzata all'usura.
L'azione del SISMI, sul versante della criminalità organizzata transnazionale, si è espletata nell'acquisizione di elementi informativi su investimenti operati nel nostro Paese da associazioni criminali straniere, nonché su traffici clandestini posti in essere, oltre confine, da gruppi malavitosi italiani in raccordo con esponenti della delinquenza internazionale - specie latinoamericana, asiatica e nordafricana - con specifico riguardo ai circuiti di armi, esplosivi e stupefacenti nonché ad operazioni di riciclaggio.
Il SISMI ha proseguito, inoltre, la ricerca per la localizzazione di connazionali latitanti in Paesi dell'area balcanica, centroamericana ed est europea.
Nel complesso, sono state trasmesse 381 informative agli Organismi istituzionalmente preposti all'azione investigativa, con significativi riscontri sul piano repressivo.
L'azione informativa e di vigilanza svolta dai Servizi in direzione del preoccupante fenomeno dell'immigrazione clandestina è proseguita in modo intenso e senza soluzione di continuità.
Per quanto riguarda la segnalazione di natanti in partenza dalle coste albanesi, il contributo pressoché quotidiano del SISMI ha condotto al fermo, da parte delle Forze di polizia, di 3437 stranieri, tra cui 2971 albanesi, oltreché turchi, pakistani, cingalesi, cinopopolari, ex jugoslavi e nordafricani. Sono stati arrestati 51 cittadini albanesi e 27 italiani.
L'impegno di entrambi i Servizi si è rivolto all'acquisizione di notizie, di volta in volta tramitate ai competenti Organi di polizia, in ordine ad elementi e sodalizi italiani e stranieri, operanti talora in collusione con la criminalità organizzata, soprattutto pugliese, e dediti sovente ad altre attività illecite interconnesse con la gestione del fenomeno.
Evidenze informative hanno posto in luce, in particolare, il ruolo di cinopopolari che, oltre a favorire l'ingresso illegale di connazionali, ne sfruttano la manodopera in imprese commerciali site soprattutto nell'Italia centrale. Nel contempo, gruppi criminali italo-albanesi, presenti per lo più in Puglia, hanno continuato ad utilizzare, per il trasporto dei clandestini, le collaudate rotte impiegate per il traffico di armi ed esplosivi, droga e tabacchi, guadagnando spazi sempre più larghi nello spaccio degli stupefacenti e nello sfruttamento della prostituzione.
Il Governo è, comunque, consapevole che un'efficace strategia di contrasto all'immigrazione clandestina non può prescindere dalla predisposizione di politiche di ampio respiro, da elaborare di concerto con gli altri "partner" europei, non sembrando realistico arginare il fenomeno soltanto con provvedimenti "di polizia". Infatti, il complesso dei dati socio-economici a disposizione, relativi a quei Paesi nei quali più forte risulta la spinta migratoria, lascia ragionevolmente presumere che la pressione tenderà ad aumentare in tutta l'Europa, considerate anche le differenze dell'andamento demografico tra il Nord ed il Sud del Mediterraneo.
Il rischio di ripercussioni sulla sicurezza nazionale delle crisi in atto in altri Stati ha richiesto l'attivazione dell'"intelligence", in primo luogo con riferimento a quelle frange dell'estremismo islamico contrarie al processo di pace arabo-israeliano.
Nel nostro Paese il radicalismo islamico mediorientale, pur presente con elementi fortemente motivati, non ha dato adito, sinora, a specifici rilievi sul piano operativo, evidenziandosi principalmente per attività di propaganda e proselitismo. Tuttavia, le nuove ondate di violenza nelle aree di origine e segnali raccolti in ambito informativo inducono a ritenere sempre possibile, anche in Italia, il compimento di azioni violente, specie in direzione di interessi israeliani e statunitensi.
Un'attenta vigilanza continua ad essere esercitata dai Servizi nei confronti delle formazioni integraliste nordafricane, delle quali è stato registrato un rinnovato attivismo, estrinsecatosi, tra l'altro, attraverso reiterati tentativi, da parte di elementi oltranzisti, di infiltrarsi nelle strutture direttive dei principali centri musulmani di aggregazione, per esautorarne la "leadership" moderata.
Capillare azione di controllo e di verifica viene svolta nei confronti di elementi sospettati di militare nelle file dei gruppi terroristici, con particolare riferimento alla loro mobilità sul continente europeo.
Diverse acquisizioni hanno confermato l'esistenza di attività illecite e di collegamenti a fini logistici con la criminalità organizzata, specie in ordine al reperimento ed al traffico di documenti d'identità falsi o contraffatti.
Per quanto riguarda, in particolare, l'estremismo islamico algerino, l'attività informativa ha consentito l'individuazione in varie città italiane di alcuni militanti e simpatizzanti - talora in contatto con estremisti attivi in Francia - impegnati a ricostituire una rete di cellule, soprattutto attraverso un'intensa propaganda che si propone di strumentalizzare il malcontento ed il disagio dei giovani immigrati.
In ordine al radicalismo egiziano, sono state acquisite notizie circa progettualità terroristiche in danno di obiettivi statunitensi, israeliani ed egiziani presenti nel nostro Paese, mentre specifica attivazione di "intelligence" ha riguardato i complessi circuiti internazionali attraverso cui si muovono i finanziamenti alla causa integralista.
Oggetto di mirata attenzione sono anche la componente marocchina - il cui attivismo appare estrinsecarsi essenzialmente nell'appoggio a gruppi radicali di diversa nazionalità - e quella tunisina che, seppure impegnata ad accreditarsi quale movimento politico vittima di un "regime", mostra in taluni casi sospette contiguità con elementi di pericolose organizzazioni estremiste.
L'attività di "intelligence" in direzione della minaccia terroristica connessa allo scenario internazionale ha riguardato, inoltre, alcune componenti indipendentiste, con riferimento al rischio che esse trasferiscano nel nostro Paese conflittualità proprie delle aree di origine.
Al riguardo, non va sottovalutato il nuovo appello ad intensificare la lotta armata contro obiettivi turchi e tedeschi, formulato dalla dirigenza curda.
L'azione di controllo sulle comunità insediate in Italia ha consentito, altresì, di acquisire notizie in ordine allo svolgimento di illecite attività di autofinanziamento da parte di cingalesi di etnia "tamil" che risulterebbero contare su di un'articolata rete europea di militanti.
Nel contesto delle attività svolte a tutela della sicurezza economica, il SISMI ha effettuato il monitoraggio degli insediamenti aziendali costituiti in Italia da cittadini di Paesi a rischio.
E' proseguita l'analisi informativa nel settore della dipendenza energetica dall'estero, al fine di valutare le prospettive di diversificazione dell'approvvigionamento delle materie prime di rilievo strategico. Permane all'attenzione il panorama dei mercati valutari e finanziari internazionali, per quanto attiene a possibili iniziative concertate per creare situazioni suscettibili di danno, o anche solo di pericolo, per l'economia del Paese.
L'attività del SISDE si è orientata, fra l'altro, verso operazioni finanziarie sospette condotte da società risultate espressione di interessi criminali stranieri, effettuate con l'utilizzazione di meccanismi finalizzati al trasferimento di denaro attraverso canali non convenzionali.
Sono stati seguiti anche i tentativi di penetrazione straniera in particolari comparti dell'economia nazionale, mentre elevata è rimasta la vigilanza volta a cogliere tempestivamente eventuali fenomeni distorsivi, passibili di incidere negativamente sull'andamento del mercato finanziario e borsistico.
Nell'ambito dell'attività istituzionale volta a registrare i possibili rischi derivanti al nostro Paese dall'inquinamento ambientale, il SISMI - al fine di contribuire all'individuazione di eventuali depositi di scorie radioattive - ha fornito elementi di informazione, trasmessi all'Autorità giudiziaria competente, sugli affondamenti di navi mercantili avvenuti nelle acque territoriali negli ultimi 5 anni. Il SISDE ha intensificato l'attività tesa ad acquisire aggiornate indicazioni sul tema dello smaltimento dei rifiuti tossici e radioattivi in Italia, in relazione, soprattutto, al loro potenziale inquinante e all'ingerenza della criminalità organizzata.
La pirateria informatica si conferma quale emergente profilo di minaccia. A fianco del fenomeno dei cd. "hackers" - soggetti che frequentemente operano senza specifici intenti criminali, ma piuttosto per dare prova di abilità nel settore informatico - suscita preoccupazione la possibilità che la criminalità organizzata possa ricorrere alle stesse conoscenze tecniche per violare, a fini illeciti, importanti sistemi computerizzati, articolati in rete, onde carpire, modificare o distruggere dati sensibili, anche di carattere riservato.