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8. L'associazionismo ambientalista.
La Commissione - nell'ambito dell'attività di analisi del territorio nazionale - ha sempre cercato momenti di incontro con le associazioni
ambientaliste presenti nelle singole realtà territoriali. Pertanto in occasione delle missioni che le delegazioni della Commissione hanno svolto, le associazioni ambientaliste sono sempre state convocate in audizione per sentire la loro posizione sulle problematiche connesse al ciclo dei rifiuti nel loro territorio.
Tale scelta è dovuta alla constatazione del fatto che l'attività delle associazioni ambientaliste ha portato in diverse circostanze all'emersione di molte delle questioni di cui poi si è dovuta occupare la magistratura; ma soprattutto è valsa anche quale stimolo e sollecitazione all'attività dei pubblici poteri ed anche quale momento di equilibrio e di mediazione tra le posizioni più estreme di formazioni spontanee di cittadini, che hanno ritenuto in alcuni casi di far valere le proprie ragioni rifiutando ogni soluzione.
Come si è detto, il giudizio che la Commissione si è formata sulla situazione nel ciclo dei rifiuti è quello di una realtà del tutto disomogenea; allo stesso modo le istanze pervenute dalle associazioni ambientaliste risentono naturalmente della situazione nella quale queste operano. Nelle regioni meridionali che, ad eccezione della Basilicata, sono tutte in stato di emergenza per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti, le associazioni hanno denunciato la situazione esistente e quelli che sono - a loro avviso - i limiti delle attività commissariali. Nelle realtà territoriali ove invece si assiste a una maggiore efficienza del ciclo dei rifiuti, l'accento è stato posto più sulle localizzazioni degli impianti e su una critica diffusa a una politica amministrativa che - a loro avviso - tende a privilegiare la scelta degli impianti di termodistruzione dei rifiuti.
Grande attenzione, in ogni regione, viene posta dalle associazioni ambientaliste alla legalità e alla trasparenza del mercato. La Commissione ha avuto modo di registrare positivamente come le associazioni svolgano in questo senso una continua e necessaria opera di stimolo nei confronti delle pubbliche amministrazioni: sono spesso le associazioni infatti le più informate sugli assetti societari e gli eventuali precedenti delle imprese che risultano aggiudicatarie di appalti o intendono realizzare impianti su un determinato territorio. È tuttavia opinione della Commissione che ciò - al di là del plauso alle associazioni - non possa essere ritenuto un elemento di soddisfazione: esistono evidentemente maglie troppo larghe anche nell'azione amministrativa ove operatori non limpidi riescono costantemente a inserirsi.
Un altro elemento che la Commissione ha registrato, anch'esso da valutare attentamente, è il fatto che i cittadini paiono più propensi a rivolgere denunce e segnalazioni direttamente alle associazioni ambientaliste anziché agli organi preposti, convinti che ciò sia più utile. Se è vero e incontrovertibile il fatto che le associazioni di cittadini hanno un'efficacia assai maggiore rispetto al cittadino singolo, ciò che qui si vuole evidenziare è una certa sfiducia che si registra tra i cittadini nell'operato di forze dell'ordine e autorità giudiziaria. Sfiducia peraltro non sempre giustificata, dato che la Commissione ha spesso avuto modo di rilevare il grande impegno che gli organismi preposti dimostrano nell'attività di contrasto agli illeciti nel ciclo dei rifiuti. Semmai il cittadino vorrebbe veder sanzionati in maniera congrua danni e aggressioni al patrimonio ambientale: ma ciò dipende
dall'inefficacia dell'attuale normativa sul piano sanzionatorio, che - di riflesso - agli occhi dei cittadini pare inefficacia delle forze di contrasto.
La Commissione ritiene invece del tutto positivo il fatto che le amministrazioni territoriali e locali abbiano generalmente individuato nelle associazioni ambientaliste elementi coi quali confrontarsi nel momento formativo delle loro scelte. Ciò evidentemente non vuole né può significare che siano le associazioni a determinare le scelte, ma certo il contributo che da queste può venire è senz'altro utile, soprattutto per la ricordata funzione di equilibrio e moderazione delle posizioni più estreme che le associazioni possono svolgere. Una funzione tanto più importante in una realtà quale quella italiana, dove il ciclo dei rifiuti è stato contrassegnato nel recente passato da una più che diffusa illegalità e dove solo negli ultimi anni - e non dappertutto - la gestione dei rifiuti comincia ad essere effettuata secondo criteri moderni ed efficienti.
Le innumerevoli discariche abusive sparse sul territorio, gli impianti «fantasma» realizzati per non funzionare che la Commissione ha potuto osservare o le truffe connesse al ciclo dei rifiuti: tutti elementi che hanno prodotto un immaginario collettivo per cui là dove si trattano i rifiuti c'è sicuramente qualcosa che non va. A ciò si aggiunga un ulteriore elemento, vale a dire la memoria ancora viva dell'incidente all'Icmesa di Seveso e dell'inquinamento da diossina da esso provocato: a prima vista potrebbe sembrare un elemento non legato al ciclo dei rifiuti, ma la «sindrome da Seveso» è vivissima ogni volta che si discute la localizzazione di un termodistruttore. E a nulla valgono le considerazioni per cui gli impianti dell'ultima generazione hanno ridotto quasi allo zero le emissioni inquinanti. Sono tutti temi su cui l'opera di mediazione e di guida che le associazioni ambientaliste possono svolgere appare rilevantissima; da questo punto di vista esse vanno davvero viste quali «cinghie di trasmissione» tra le istanze dei cittadini e le istituzioni. E da questo punto di vista la Commissione ha ricavato un giudizio positivo in tutti gli incontri svolti, anche quando le associazioni hanno espresso posizioni assai radicali, del resto giustificate dal loro ruolo nella società.
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