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Doc. XXIII n. 23


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Parte I - La normativa regionale in tema di rifiuti e lo stato di attuazione degli impianti nella regione.

1) Normativa regionale.

La regione Abruzzo ha predisposto, nell'arco di undici anni, dal 1985 al 1996 varie normative per il settore rifiuti. Sono tre le leggi principali, di seguito elencate: a) legge regionale 23 maggio 1985, n. 60, pubblicata due anni dopo il decreto del Presidente della Repubblica 915/82; b) legge regionale 8 settembre 1988, n. 74, con la quale è stato approvato il piano regionale di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti, cosiddetto «piano SNAM»; c) legge regionale 30


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agosto 1996, n. 73, che ha adeguato, con alcune novità, il precedente piano.
Altri sei interventi normativi si riferiscono ad aspetti particolari del problema rifiuti ed hanno progressivamente modificato ed adeguato le tre normative «quadro».
Il risultato di tale diffuso legiferare è stato, anche per tale regione, quello di una frammentazione del contesto legislativo di riferimento, con norme a volte tese al solo contenimento delle urgenze e delle emergenze.
Delle leggi citate un maggiore approfondimento viene dedicato al piano regionale di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti del 1988, attraverso il quale è possibile verificare quanto poi è stato realizzato in termini di impianti nell'ambito regionale.
Per ciascuna normativa si è ritenuto opportuno riportare, in allegato, anche gli articoli di legge principali.

1.1) Legge regionale 23 maggio 1985, n. 60 - Interventi della regione in materia di smaltimento dei rifiuti, in attuazione del decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1982, n. 915.

Approvata circa tre anni dopo il decreto del Presidente della Repubblica 915/82 rappresenta il primo intervento normativo significativo attraverso il quale la regione ha cercato di mettere a punto i principi e gli indirizzi relativi al settore dell'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti.
Si divide in due titoli. Uno per la pianificazione regionale e l'altro per il sistema autorizzativo allo smaltimento dei rifiuti e la delega di funzioni alle province, ed interviene riguardo: a) i principi di salvaguardia del territorio e dell'ambiente regionale; b) il catasto regionale dei rifiuti articolato su base provinciale; c) l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti; d) il controllo sulle attività di smaltimento dei rifiuti affidato alle province; e) la procedura di esecuzione immediata di interventi urgenti ed indifferibili di risanamento e bonifica attivata ai sensi degli articoli 9 e 12 del decreto del Presidente della Repubblica 915/82; f) la clausola di salvaguardia delle autorizzazioni già rilasciate o da rilasciare in attesa dell'approvazione del piano regionale; g) le disposizioni finanziarie.
Nell'allegato n. 1 vengono sinteticamente riportate le norme più significative della legge sopra menzionata.

1.2) Legge regionale 8 settembre 1988, n. 74 - Piano regionale di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, tossici e nocivi.

Tale normativa riguarda l'adozione del piano commissionato dalla regione Abruzzo alla Snamprogetti e realizzato dalla stessa, e rappresenta a distanza di circa dieci anni lo strumento di pianificazione regionale dei servizi di smaltimento dei rifiuti, ancora in vigore attraverso le diverse modifiche adottate. In considerazione del fatto che esso è lo strumento principale di riferimento per le diverse scelte assunte nell'ambito regionale, esso viene illustrato in dettaglio nell'allegato n. 2.


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1.3) Legge regionale 1 agosto 1991, n. 43 - Modifiche ed integrazioni alle leggi regionali 23 maggio 1985, n. 60, e 8 settembre 1988, n. 74, concernenti lo smaltimento dei rifiuti.

La legge regionale n. 43 del 1991 ha adottato delle modifiche alla legge regionale 60/85 ed a quella 74/88. In particolare, viene prorogata la fase di attuazione del piano di smaltimento a breve e medio termine prevista dall'articolo 3, primo comma, della legge regionale 74/88. Tale termine viene prorogato fino all'attivazione degli impianti comprensoriali previsti dal piano.
Nell'allegato n. 3 sono sinteticamente riportati i punti più salienti di tale intervento normativo.

1.4) Leggi regionali 10 settembre 1991, n. 64, ed 8 settembre 1988, n. 74. Piano regionale di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, tossici e nocivi. Istituzione del sub comprensorio di Vasto, con sede a Gissi, per le attività di smaltimento dei rifiuti solidi urbani.

La legge regionale n. 64 del 1991 riguarda modifiche ed adeguamenti relativi al punto 4 «Soluzioni di smaltimento a lungo termine», sub 4.1 «provincia di Chieti», lettera c) del rapporto conclusivo allegato alla legge regionale 8 settembre 1988, n. 74 impianto di Vasto.

1.5) Legge regionale 7 luglio 1992, n. 54 - Modifiche ed integrazioni alle leggi regionali 8 settembre 1988, n. 74, e 1 agosto 1991, n. 43 (smaltimento rifiuti).

La legge regionale n. 54 del 1992 modifica le leggi regionali 74/88 e 43/91. In particolare, viene previsto che la riserva della quota pari al 5 per cento della potenzialità complessiva delle discariche realizzate dai privati (articolo 7, comma 2, della legge regionale 74/88) venga applicata anche alle discariche realizzate dagli enti di cui all'articolo 5, primo comma, della legge regionale 8 settembre 1988, n. 74 (comuni, consorzi di comuni e comunità montane), e potrà essere utilizzata, ove occorra, a mezzo di ordinanze contingibili ed urgenti, ai sensi dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1982, n. 915.
Inoltre, viene previsto che per le discariche attualmente in funzione e non autorizzate e che siano in possesso di determinati requisiti di salvaguardia dell'ambiente circostante e degli aspetti sanitari della popolazione, i sindaci dei relativi comuni possano chiedere alla giunta regionale l'autorizzazione provvisoria sino al 30 giugno 1993, previa domanda opportunamente documentata. La giunta regionale, su parere della conferenza, di cui al punto 3-bis della legge 29 ottobre 1987, n. 441, rilascia al comune la predetta autorizzazione provvisoria.
Nell'allegato n. 4 vengono riportati, in sintesi, i punti più salienti della legge.

1.6) Legge regionale 12 luglio 1994, n. 47 - Ulteriori modifiche ed integrazioni alla legge regionale 7 luglio 1992, n. 54 (smaltimento rifiuti).

Si limita alla proroga dei termini delle autorizzazioni provvisorie per la continuazione di attività delle discariche di cui all'articolo 3


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della legge regionale 7 luglio 1992, n. 54, già prorogate dall'articolo 1 della legge regionale 21 luglio 1993 n. 27 che viene prorogato fino all'attivazione delle discariche comprensoriali da realizzare nell'ambito dei consorzi istituiti ai sensi della legge regionale 8 settembre 1988, n. 74 e, comunque, non oltre un anno.

1.7) Legge regionale 5 gennaio 1996, n. 2 - Disposizioni urgenti in materia di smaltimento dei rifiuti.

Le disposizioni contenute nelle leggi regionali 18 novembre 1994, n. 86, e 27 aprile 1995, n. 71 sono estese ai consorzi comprensoriali costituiti in attuazione dell'articolo 6, secondo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 10 settembre 1982, n. 915, che si trovano in situazioni di emergenza.

1.8) Legge regionale 30 agosto 1996, n. 73 - Disposizioni per l'adeguamento del piano di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti.

Adegua il piano di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti del 1988. Gli aspetti maggiormente innovativi rispetto alla legge regionale 74/88 sembrano riflettere i nuovi indirizzi dettati nel settore dello smaltimento dei rifiuti, quali: a) il contenimento della produzione dei rifiuti; b) raccolta differenziata, riciclaggio e trattamenti idonei alle singole tipologie di rifiuti, divieto di stoccaggio definitivo in discarica delle frazioni recuperabili dei rifiuti provenienti dalla stessa raccolta differenziata; c) recupero di materiali e di energia anche nella fase di smaltimento finale; d) progressiva riduzione dello smaltimento indifferenziato dei rifiuti urbani, nonché della quantità e pericolosità delle frazioni non recuperabili da avviare allo smaltimento finale; e) progressivo raggiungimento dell'obiettivo dell'autosufficienza del sistema di smaltimento dei rifiuti a livello regionale; f) contenimento dei costi delle fasi di smaltimento dei rifiuti; g) individuazione di nuove tecnologie per il raggiungimento delle finalità di cui ai precedenti punti.
Nell'allegato n. 5 sono riportate le norme, con un breve commento, più significative.

1.9) Legge regionale 5 dicembre 1996, n. 122 - Disposizioni urgenti per fronteggiare la situazione di emergenza dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani nei comuni facenti parte del consorzio comprensoriale dell'area pescarese.

Riguarda specificatamente i problemi relativi all'emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani per il comprensorio dei comuni dell'area pescarese. Nel paragrafo dedicato alla situazione degli impianti vedremo come i problemi relativi a questa provincia continuino a permanere.
Nell'allegato n. 6 sono sintetizzati gli articoli più significativi.

1.10) Da ultimo, nella seduta del 4 novembre 1998, la giunta regionale ha approvato la delibera n. 2882 recante le linee guida del nuovo piano regionale di gestione dei rifiuti, sulla base di uno studio affidato, con precedente decisione del dicembre 1997, alla società


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Ambiente Italia di Milano. L'esigenza della predisposizione di un nuovo piano, rispetto a quello del 1989, era stata prevista, come è stato riportato nei paragrafi precedenti, già dalla legge regionale 30 agosto 1996, n. 73. Tale adempimento si è reso non più rinviabile, dopo l'entrata in vigore del decreto legislativo 22/97. Dei tre «scenari» relativi alla gestione dello smaltimento dei rifiuti della regione che lo studio ha delineato, la giunta regionale ha adottato una tipologia di trattamento che prevede la raccolta differenziata, la selezione dei rifiuti non intercettati dalle raccolte differenziate, la successiva stabilizzazione della componente umida, l'invio a discarica della componente secca residua e degli scarti derivati dalle raccolte differenziate e dai trattamenti. Questa tipologia di gestione dei rifiuti dovrebbe rivelarsi meno onerosa rispetto alle altre due individuate, in quanto permette di sfruttare gli impianti già esistenti di riciclaggio compostaggio. In tale ambito di pianificazione vengono valorizzati i principi del «decreto Ronchi», in tema di individuazione degli ambiti territoriali ottimali (ATO), di riduzione della produzione di rifiuti, di raccolta differenziata e recupero dei materiali. Entro due mesi dall'adozione di tale delibera, l'assessorato competente ha il compito di predisporre gli atti necessari alla successiva redazione del piano.

2) Gli impianti (programmazione e proposte).

Si riporta ora, con un commento, uno stralcio del rapporto conclusivo, facente parte integrante della legge 74/88. Si tratta di un documento di grande importanza, in quanto in esso sono evidenziati gli aspetti più significativi entro i quali si articola la programmazione degli impianti di rifiuti della regione; peraltro, contiene il censimento degli impianti esistenti e di quelli da realizzare.
La regione Abruzzo, nell'ottica di razionalizzare gli interventi nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani e con l'obiettivo di assicurare il perseguimento di una concreta politica di tutela dell'ambiente anche con riferimento alle problematiche relative ai rifiuti solidi urbani, si è posta l'esigenza di disporre di un progetto di piano che possa rappresentare un quadro di riferimento idoneo alla congruità delle singole richieste di intervento nel settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani e di uno strumento di pianificazione che, sulla base di una valutazione dei costi di investimento e di gestione, definisca un sistema ottimale di raccolta e di smaltimento dei rifiuti solidi urbani congiuntamente a quello per i rifiuti speciali, tossici e nocivi.
L'incarico è stato affidato alla Snamprogetti per la redazione di una proposta di piano regionale per lo smaltimento dei rifiuti solidi di origine urbana che ha presentato nel dicembre 1986 la sua proposta che prevedeva per le singole province soluzioni anche alternative. La regione, nella riunione del consiglio del 29 luglio 1987, approvava il piano presentato da Snamprogetti effettuando la scelta tra le soluzioni prospettate ed individuando quale principale obiettivo la definizione di un razionale sistema di raccolta e di smaltimento dei rifiuti solidi


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urbani relativo all'intero territorio regionale, formulato sulla base sia della situazione socio-economica dei singoli comuni (dimensione demografica, produzione unitaria di rifiuti solidi urbani) che delle tecnologie di smaltimento più idonee in relazione ai volumi da trattare ed alle possibilità di collocamento dei prodotti ottenibili. Ciò al fine di porre a disposizione degli organi regionali competenti un utile quadro di riferimento, per la formulazione di proposte di intervento per lo smaltimento, da sottoporre all'approvazione delle strutture territoriali competenti e per la verifica della congruità di eventuali proposte di intervento formulate da singoli comuni o da un insieme di comuni. Inoltre, la valutazione dei costi di investimento e di gestione relativi alle opere di smaltimento individuate, formulate sulla base della praticabilità tecnica, rappresenta un utile elemento di valutazione da adottare nella programmazione degli interventi. Per il conseguimento di tale obiettivo, lo studio è stato articolato in due fasi fondamentali: raccolta delle informazioni di base e formulazione degli interventi.

2.1) Soluzione di smaltimento «a breve termine».

Dal momento che gli interventi formulati nel piano di smaltimento dei rifiuti solidi urbani della regione potranno divenire integralmente operativi non prima di qualche anno, in considerazione dei tempi decisionali, organizzativi e costruttivi necessari per arrivare alla funzionalità degli impianti, si è posta la necessità di formulare una soluzione «a breve termine», per dare adeguate risposte ai problemi immediati. È stata formulata una soluzione di smaltimento con discariche controllate, la cui ubicazione è stata individuata in aree considerate geologicamente idonee. Per la realizzazione di tale piano sono stati presi in considerazione gli elementi di seguito specificati, in modo che le soluzioni relative alla fase a breve, medio e lungo termine potessero essere reciprocamente sinergiche:

a) Il piano a lungo termine considera impianti di smaltimento di diverso tipo e dimensione (ristrutturazione di impianti di incenerimento, costruzione di impianti di riciclaggio, in generale, e compostaggio, in particolare). La realizzazione di tali impianti presuppone tempi lunghi, per autorizzazioni, finanziamenti e costruzione vera e propria, che vanno dai due ai tre anni;

b) il piano a lungo termine prevede, per ogni punto di smaltimento proposto, la costruzione a lato o nelle vicinanze di una discarica controllata. Per la costruzione di una discarica controllata i tempi previsti (prevedendo anche il lavoro a stati di avanzamento modulari) sono molto più brevi (sei mesi dall'autorizzazione);

c) la necessità di ridurre al massimo le spese relative alla soluzione a breve e medio termine, considerando la sua validità di non più di tre anni, termine entro il quale dovrà entrare in vigore il piano a lungo termine;

d) la necessità di anticipare, per lo meno parzialmente, l'organizzazione dei trasporti comprensoriali, previsti per il piano a lungo termine, per facilitare, in quello a medio termine, lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani;


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e) la necessità di non esaurire nel piano a breve e medio termine le discariche previste in quello a lungo termine.

Si tralascia la descrizione, provincia per provincia, del piano a breve e medio termine per descrivere più nel dettaglio quella che era la previsione del piano «a lungo termine», in considerazione del tempo trascorso, dodici anni circa, dalla redazione di tale piano.

2.2) Soluzione di smaltimento «a lungo termine».

Di seguito viene descritta per ogni provincia la soluzione «a lungo termine» individuata. È da ricordare che, essendo il presente un piano, l'analisi e le proposte non hanno interessato il sistema organizzativo di raccolta e di trasporto dai centri di produzione, ma ci si è occupati specificatamente degli aspetti della pianificazione, dell'organizzazione dei sistemi di trasporto e di smaltimento per ambiti, comprendenti più centri di produzione.
Sono stati tralasciati i riferimenti relativi ai costi degli impianti, che facevano parte integrante del piano, in quanto non più attuali rispetto agli anni in cui tale pianificazione fu predisposta, ed i riferimenti relativi alle stazioni di trasferimento mobili.

Provincia di Chieti.

La soluzione prevedeva tre impianti di smaltimento collocati a Chieti, Lanciano e Vasto, costituiti da un impianto di compostaggio con inceneritore ed annessa discarica a Chieti e da due impianti di compostaggio con annessa discarica, localizzati rispettivamente a Lanciano e Vasto.
Gli abitanti da servire (residenti + turisti), al 1996, nel comprensorio di Chieti risultano 120.213, per un totale di rifiuti prodotti (solidi urbani + assimilabili) pari a 30.842,5 t/anno. Infine, nel comprensorio di Vasto gli abitanti da servire risultano essere 138.989, per una produzione totale di rifiuti pari a 28,652 t/anno.

Bacino di utenza.

L'impianto di Chieti serve i comuni di: Francavilla al Mare, S. Giovanni Teatino, Torrevecchia Teatina, Miglianico, Ripa Teatina, Chieti, Villamagna, Tollo, Crecchio, Giuliano Teatino, Canosa Sannita, Ari, Vacri, Bucchianico, Casalincontrada, Roccamontepiano e Fara Filiorum Petri (comprensorio di 5 comuni), per un totale di 84,5 t/g.

L'impianto di Lanciano serve i comuni di: Ortona, San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Treglio, Frisa, Poggiofiorito, Anelli, Filetto, Orsogna, Lanciano, Fossacesia, Santa Maria Imbaro, Mozzagrona, Torino del Sangro, Paglieta, Castei Frentano, S. Eusanio del Sangro, Perano, Casoli (comprensorio di 13 comuni), Archi, Atessa, Bomba, Tornareccio, Colledimezzo (comprensorio di 16 comuni), Pennapiedimonte e Guardiagrele, per un totale di 99,3 t/g.

L'impianto di Vasto serve i comuni di Villalfonsina, Casalbordino, Pollutri, Scemi, Vasto, Monteodorisio, Cupello, San Salvo, Lentella,


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Carunchio (comprensorio di 13 comuni comprendente: Carunchio, Schiavi d'Abruzzo, Castelguidone, S. Giovanni Lipioni, Torrebruna, Celenza sul Trigno, Castiglione Messer Marino, Fraine, Tufillo, Palmoli, Dogliola, Roccaspinalveti, Montazzoli). Inoltre, nello stesso comprensorio di Vasto, è previsto un sub comprensorio, con sede a Gissi (che utilizza la discarica di quest'ultimo comune), che serve i comuni di: Gissi, Liscia, San Buono, Furci, Guilmi, Carpineto Sinello, Casalanguida e Fresagrandinaria.

Impianti.

Per Chieti risulta essere in via di avviamento un impianto di incenerimento della capacità di 60 t/g con le seguenti principali attrezzature: 4 forni statici da 15 t/g cadauno, con un condotto per i fumi che vengono convogliati, dopo miscelazione con aria fredda, ad un elettrofiltro e ad una torre di lavaggio.

Per Lanciano, poiché per l'impianto di compostaggio è prevista una durata di venti anni, anche la discarica annessa a detto impianto verrà dimensionata per lo stesso numero di anni. Essendo la quantità di rifiuti da smaltire pari a 36.244,5 t/anno, l'impianto avrà una potenzialità tale da poter trattare una quantità di circa 120 t/g. La discarica invece verrà dimensionata in modo da poter trattare i soli sovvalli e l'intera quantità dei rifiuti nei periodi in cui l'impianto, per cause ordinarie o straordinarie, risultasse non atto ad assolvere le sue normali funzioni. La quantità di rifiuti da smaltire in discarica risulterà quindi essere la metà: circa 18.200 t/anno, al peso specifico di materiale compresso di 0,8 t/mc, pari ad un volume di circa 460.000 mc.

Per Vasto l'impianto di compostaggio è prevista una durata di venti anni, anche la discarica annessa a detto impianto verrà dimensionata per lo stesso numero di anni. Essendo la quantità di rifiuti da smaltire pari a 28.652 t/anno, l'impianto avrà una potenzialità tale da poter trattare una quantità di circa 100 t/g. La discarica invece verrà dimensionata in modo da poter trattare i soli sovvalli e l'intera quantità dei rifiuti nei periodi in cui l'impianto, per cause ordinarie o straordinarie, risultasse non atto ad assolvere le sue normali funzioni. La quantità di rifiuti da smaltire in discarica risulterà quindi essere la metà: circa 14.500 t/anno che, al peso specifico di materiale compresso di 0,8 t/mc è pari a un volume di circa 380.000 mc.

Provincia de L'Aquila.

La soluzione prevede quattro impianti di smaltimento, a L'Aquila, Avezzano, Sulmona e Castel di Sangro. Gli impianti di smaltimento sono costituiti da una discarica, a L'Aquila, e da tre impianti di compostaggio, con annessa discarica, ad Avezzano, Sulmona e Castel di Sangro. Gli abitanti da servire (residenti + turisti) al 1996 nel comprensorio de L'Aquila risultano 165.677, per un totale di rifiuti prodotti (solidi urbani + assimilabili) pari a 31.098 t/anno. Nel


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comprensorio di Avezzano gli abitanti da servire risultano 201.407 per un totale di rifiuti prodotti pari a 39.894 t/anno. Nel comprensorio di Sulmona gli abitanti da servire risultano 80.699 ed i rifiuti prodotti 17.739 t/anno. Infine nel comprensorio di Castel di Sangro gli abitanti da servire, sempre al 1996, risultano 105.727, per un totale di rifiuti prodotti pari a 9.526 t/anno.

Bacino di utenza.

L'impianto de L'Aquila serve i comuni di: Campotosto, Pizzoli, Barete (comprensorio di 4 comuni), Scoppito, L'Aquila, Tornimparte, Lucali, Rocca di Mezzo (comprensorio di 3 comuni), Ocre, Fossa, Sant'Eusanio Forconese, Poggio Picenze, Barisciano, Santo Stefano di Sessanio, Prata d'Ansidonia, San Pio delle Camere, Carapelle Calvisio, Castelvecchio Calvisio, Calascio, Castel del Monte, Villa Sant'Angelo, San Demetrio ne' Vestini, Fagnano Alto, Fontecchio, Tione degli Abruzzi, Caporciano, Navelli, Collepietro, San Benedetto in Perillis, Ofena, Capestrano e Villa Santa Lucia, per un totale di 75,3 t/g.

L'impianto di Avezzano serve i comuni di: Carsoli (comprensorio di 4 comuni), Tagliacozzo, Sante Marie, Massa d'Albe, Magliano dei Marsi, Scurcola, Cappadocia, Castellafiume, Capistrello, Canistro, Avezzano, Celano, Pescina (comprensorio di 9 comuni), Civitella Roveto (comprensorio di 5 comuni), Luco dei Marsi, Trasacco, Collelongo e Villavallelonga, per un totale di 84,6 t/g.

L'impianto di Sulmona serve i comuni di: Castelvecchio S. (comprensorio di 6 comuni), Vittorito, Goriano Sicoli, Raiano, Corfinio, Prezza, Cocullo, Anversa degli Abruzzi, Bugnara, Introdacqua, Roccacasale, Pratola Peligna, Sulmona, Pacentro, Cansano, Campo di Giove, Pettorano, Rocca Pia e Scanno, per un totale di 45,9 t/g.

L'impianto di Castel di Sangro serve i comuni di: Pescasseroli (comprensorio di 3 comuni), Villetta Barrea, Civitella Alfedena, Barrea, Scontrone, Alfedena, Castel di Sangro, Pescocostanzo, Rivisondoli, Roccaraso e Ateleta, per un totale di 25 t/g.

Impianti.

Per L'Aquila, poiché è prevista per la discarica una durata di dieci anni, la quantità totale da smaltire è 31.098 t/anno che, al peso specifico di materiale compresso di 0,8 t/mc, comporta la necessità di volume di 400.000 mc. Supponendo l'altezza lorda della discarica in dieci metri, la superficie necessaria risulta essere di 4 ha circa.

Per Avezzano, poiché per l'impianto di compostaggio è prevista una durata di venti anni, anche la discarica annessa a detto impianto verrà dimensionata per lo stesso numero di anni. Essendo la quantità di rifiuti da smaltire pari a 39.894 t/anno, l'impianto avrà una potenzialità tale da poter trattare una quantità pari a 140 t/g. La discarica invece verrà dimensionata in modo da poter trattare i soli sovvalli e l'intera quantità dei rifiuti nei periodi in cui l'impianto, per cause ordinarie o straordinarie, risultasse non atto ad assolvere le sue normali funzioni. La quantità di rifiuti da smaltire in discarica risulterà quindi essere la metà (circa 20.000 t/anno che, al peso


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specifico di materiale compreso di 0,8 t/mc, corrisponde ad un volume di circa 500.000 mc).

Per Sulmona, poiché per l'impianto di compostaggio è prevista una durata di venti anni, anche la discarica annessa a detto impianto verrà dimensionata per lo stesso numero di anni. Essendo la quantità di rifiuti da smaltire pari a 17.739 t/anno, l'impianto avrà una potenzialità tale da poter trattare una quantità di circa 60 t/g. La discarica invece verrà dimensionata in modo da poter trattare i soli sovvalli e l'intera quantità dei rifiuti nei periodi in cui l'impianto, per cause ordinarie o straordinarie, risultasse non atto ad assolvere le sue normali funzioni. La quantità di rifiuti da smaltire in discarica risulterà quindi essere la metà (circa 9.000 t/anno che, al peso specifico di materiale compresso di 0,8 t/mc, corrisponde ad un volume di circa 250.000 mc).

Per Castel di Sangro, poiché per l'impianto di compostaggio è prevista una durata di venti anni, anche la discarica annessa a detto impianto verrà dimensionata per lo stesso numero di anni. Essendo la quantità di rifiuti da smaltire pari a 9.526 t/anno, l'impianto avrà una potenzialità tale da poter trattare una quantità pari a 40 t/g. La discarica invece verrà dimensionata in modo da poter trattare i soli sovvalli e l'intera quantità dei rifiuti nei periodi in cui l'impianto, per cause ordinarie o straordinarie, risultasse non atto ad assolvere le sue normali funzioni. La quantità di rifiuti da smaltire in discarica risulterà quindi essere la metà (circa 4.800 t/anno che, al peso specifico di materiale compresso di 0,8 t/mc, corrisponde ad un volume di circa 120.000 mc).

Provincia di Pescara.

La soluzione prevede due impianti di smaltimento, uno a Spoltore e l'altro a Manoppello, e due stazioni di trasferimento mobili, rispettivamente a Penne ed Alanno. Gli impianti di smaltimento sono costituiti da un impianto di recupero e di riciclaggio ed annessa discarica controllata da realizzarsi nella zona di Spoltore ed una discarica controllata nel comune di Manoppello. Gli abitanti da servire (residenti più turisti), al 1996, nel comprensorio di Spoltore, risultano 260.100, per un totale di rifiuti prodotti (solidi urbani più assimilabili) pari a 65.372 t/anno, mentre, nel comprensorio di Manoppello, gli abitanti da servire risultano 53.816, per un totale di rifiuti prodotti pari a 13.395 t/anno.

Bacino di utenza.

L'impianto di Spoltore serve i comuni di: Penne (comprensorio di 5 comuni), Loreto Aprutino, Elice, Picciano, Moscufo, Pianella, Cepagatti, Cappelle sul Tavo, Spoltore, Città S. Angelo, Colle Corvino, Montesilvano e Pescara per un totale di 179,1 t/g.

L'impianto di Manoppello serve i comuni di: Abbateggio, Alanno, Bolognano, Bussi sul Tirino, Caramanico Terme, Castiglione a Casauria, Salle, S. Eufemia a Maiella, S. Valentino in A.C., Scafa,


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Serramonacesca, Tocco da Casauria, Torre de' Passeri e Turrivalignani, per un totale di 36,7 t/g.

Impianti.

Impianto di riciclaggio in zona Spoltore. L'impianto di riciclaggio dovrà prevedere, con una tecnologia avanzata, il recupero dei seguenti materiali: carta, plastica, vetri, ferro e compost raffinato pellettizzato in sacchi. Qualora fosse ben organizzata la raccolta differenziata di vetro, carta e plastica, il riciclo a monte porterebbe notevoli maggiori rientri economici, perché il materiale recuperato «pulito» ha un prezzo certo, il materiale recuperato «non pulito» ha prezzo incerto e per certi periodi si possono trovare notevoli difficoltà di vendita. Nessuna difficoltà si riscontra, invece, per la vendita di ferro e compost pellettizzato in sacchi. Poiché per l'impianto di riciclaggio è prevista una durata di venti anni, anche la discarica annessa a detto impianto verrà dimensionata per lo stesso numero di anni. Essendo la quantità di rifiuti da smaltire pari a 65.372 t/anno, l'impianto avrà una potenzialità tale da poter trattare una quantità pari a 180 t/g. La discarica invece verrà dimensionata in modo da poter trattare i soli sovvalli e l'intera quantità di rifiuti nei periodi in cui l'impianto, per cause ordinarie o straordinarie, risultasse non atto ad assolvere alle sue normali funzioni. La quantità di rifiuti da smaltire in discarica risulterà quindi essere la metà (circa 32.000 t/anno che, al peso specifico di 0,8 t/mc., corrisponde ad un volume di circa 400.000 mc.). Supponendo un'altezza media di 10 metri, la superficie necessaria risulta essere di 4 ha circa.

Discarica di Manoppello. Poiché è prevista per la discarica una durata di dieci anni, la quantità totale da smaltire risulta di 13.395 t/anno che, al peso specifico di materiale compresso di 0,8 t/mc, comporta la necessità di un volume di circa 200.000 mc. Supponendo l'altezza lorda della discarica di dieci metri, la superficie necessaria risulta essere di 2 ha circa.

Provincia di Teramo.

La soluzione prevede quattro impianti di smaltimento a Teramo, Pineto, Tortoreto e Notaresco. Gli impianti di smaltimento sono costituiti da due discariche in Pineto e Tortoreto, un impianto di compostaggio, con annessa discarica, in Notaresco, un impianto di compostaggio a Tortoreto, ed infine un impianto di compostaggio, con incenerimento ed annessa discarica, in Teramo. Gli abitanti da servire (residenti + turisti) al 1996 nel comprensorio di Pineto risultano 151.898, per un totale di rifiuti prodotti (solidi urbani + assimilabili) pari a 15.826 t/anno. Nel comprensorio di Tortoreto gli abitanti da servire risultano 88.270, per un totale di rifiuti prodotti pari a 15.848 t/anno. Nel comprensorio di Notaresco gli abitanti da servire risultano 151.115 ed i rifiuti prodotti pari a 21.260 t/anno. Infine nel comprensorio di Teramo gli abitanti da servire, sempre al 1996, risultano 107.644, per un totale di rifiuti prodotti pari a 27.062 t/anno.


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Bacino di utenza.

L'impianto di Pineto serve i comuni di: Pineto, Silvi Marina, Atri e Montefino (comprensorio di 5 comuni), per un totale di 42,6 t/g.;

l'impianto di Notaresco serve i comuni di: Bellante, Mosciano S. Angelo, Giulianova, Notaresco, Morro d'Oro e Roseto degli Abruzzi, per un totale di 58,3 t/g.;

l'impianto di Tortoreto serve i comuni di: Civitella del Tronto, S. Egidio alla Vibrata, Ancarano, Controguerra, Colonnella, Martinsicuro, Torano Nuovo, Nereto, Corropoli, Alba Adriatica, Tortoreto e S. Omero, per un totale di 42,3 t/g.;

l'impianto di Teramo serve i comuni di: Valle Castellana, Campli, Rocca S. Maria, Torricella Sicura, Teramo, Castellalto, Canzano, Cortino, Crognaleto, Montorio al Vomano, Tossicia (comprensorio di 7 comuni) e Cermignano (comprensorio di 4 comuni), per un totale di 74,2 t/g.

Impianti.

Discarica di Pineto. Poiché la quantità totale di rifiuti da smaltire in discarica risulta di 15.826 t/anno ed è prevista per essa una durata di dieci anni, al peso specifico di 0,8 t/mc, il volume previsto risulta di 200.000 mc.

Discarica di Tortoreto. Poiché la quantità totale di rifiuti da smaltire in discarica risulta di 15.826 t/anno ed è prevista per essa una durata di dieci anni, al peso specifico di 0,8 t/mc, il volume previsto risulta di 200.000 mc.

Impianto di Notaresco. Poiché per l'impianto di compostaggio è prevista una durata di venti anni, anche la discarica annessa a detto impianto verrà dimensionata per lo stesso numero di anni. Essendo la quantità di rifiuti da smaltire pari a 21.260 t/anno, l'impianto avrà una potenzialità tale da poter trattare una quantità pari a 80 t/g. La discarica invece verrà dimensionata in modo da poter trattare i soli sovvalli e l'intera quantità dei rifiuti nei periodi in cui l'impianto, per cause ordinarie o straordinarie, risultasse non atto ad assolvere le sue normali funzioni. La quantità di rifiuti da smaltire in discarica risulterà quindi essere la metà (circa 10.600 t/anno che, al peso specifico di materiale compresso di 0,8 t/mc, corrisponde ad un volume di circa 280.000 mc).

Impianto di Teramo. La soluzione proposta per il recupero dell'impianto di incenerimento esistente a Teramo prevede la costruzione di un impianto di compostaggio dotato di biodigestori collegato con tale inceneritore e la realizzazione di una discarica di servizio. Essendo la quantità di rifiuti da smaltire pari a 27.062 t/anno, l'impianto avrà una potenzialità di 90 t/g. All'incenerimento andrebbe la totalità dei sovvalli prodotti dall'impianto di compostaggio.


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2.3) Le soluzioni di intervento proposte per lo smaltimento dei rifiuti speciali.

In base agli accertamenti effettuati, attualmente nella regione Abruzzo esistono i seguenti centri di rottamazione:

provincia di Chieti19
provincia de L'Aquila 6
provincia di Pescara13
provincia di Teramo15
_____

totale53

Tali centri comportano, da un punto di vista ecologico, una grave deturpazione dell'ambiente, con pesanti e negativi riflessi igienici, perché tali depositi divengono automaticamente discariche di rifiuti e ricettacolo di animali nocivi. Occorre pertanto provvedere ad una bonifica integrale di tutti i centri di rottamazione. Tale bonifica, oltre a realizzare un risanamento ecologico, ha per obiettivo il recupero di notevoli quantità di materiali ferrosi e di altri metalli, in armonia con le direttive CEE e con l'articolo 15 del decreto del Presidente della Repubblica 915/82.

2.4) Rifiuti tossici e nocivi.

La soluzione di smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi è stata individuata mediante una specifica indagine sull'«attuale stato dell'arte» nel settore dello smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi, facendo riferimento alle realizzazioni esistenti in Italia, ed in particolare all'estero, dove diversi anni di esperienza hanno consentito di acquisire una notevole ed interessante mole di informazioni e di documentazione. Con particolare attenzione, sono stati evidenziati per le varie tecniche: le implicazioni di natura ambientale, i vincoli di carattere geologico, i riflessi sulla salute pubblica, i parametri di costo relativi agli investimenti ed alla gestione.
Dall'analisi dei rifiuti industriali, tossici e nocivi emerge quanto segue:

a) rifiuti assimilabili ai rifiuti urbani. Tra i rifiuti industriali sono stati individuati i rifiuti assimilabili ai rifiuti solidi urbani, di cui si suggerisce di massima il recupero. Non esistono però problemi per il loro interramento in normali discariche controllate;

b) rottami e sfridi di ferro, e rifiuti ferro-acciaio. Per i materiali si suggerisce il recupero integrale, pur non essendovi problemi per l'interramento in normali discariche controllate;

c) oli esausti. Tali minerali dovranno essere smaltiti attraverso il consorzio obbligatorio per gli oli esausti.

Conclusivamente, per le tre categorie sopra considerate, si evince che, in esito ai calcoli ed alle valutazioni dei tecnici regionali, detratta la quantità dei materiali dal totale di tonnellaggio annuo della regione Abruzzo, restano 3812,30 t/a di cui: 1006,8 t/a di liquidi e 2805,5 t/a di solidi. Dei liquidi 675,751 t/a sono costituite da bagni di fissaggio e recupero, di cui si consiglia il recupero e lo smaltimento a parte. Dei


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rimanenti rifiuti liquidi almeno l'80 per cento richiederebbe preferenzialmente un trattamento chimico-fisico, mentre il 20 per cento restante richiederebbe come trattamento preferenziale l'incenerimento. Per i rifiuti solidi il 35-40 per cento richiederebbe come trattamento potenziale l'incenerimento, mentre il restante 60-65 per cento dovrebbe andare nella discarica speciale per tossici e nocivi. Quale soluzione, l'elaborato di cui si parla propone, in considerazione della modesta quantità di rifiuti tossici e nocivi prodotti in Abruzzo (3812,3 t/a, poiché la vicina regione Molise non ha realizzato centri di smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi), che la regione potrebbe realizzare un centro interregionale di smaltimento di tali rifiuti da ubicarsi ai confini con la regione Molise. Inizialmente tale impianto dovrebbe identificarsi solamente in una discarica controllata per tossici e nocivi, come previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 915/82. In un secondo tempo, anche in relazione al tipo di rifiuto proveniente dall'altra regione, potrebbero prevedersi installazioni di macchinari per il trattamento chimico-fisico e l'incenerimento di alcuni materiali.

3) Situazione relativa agli impianti principali presenti nella regione.

La regione sta attualmente utilizzando ancora il vecchio piano del 1988, che prevedeva una serie d'interventi, alcuni dei quali poi effettuati in collaborazione con gli enti locali, mentre altri non sono stati realizzati. Recentemente la giunta regionale ha affidato un incarico per la definizione di un nuovo piano regionale di smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Nella fase attuale di predisposizione del nuovo piano si stanno ancora realizzando le vecchie previsioni con un notevole intervento anche finanziario, posto in atto attraverso le risorse dei piani operativi plurifondo (POP), anni 1994-1996 ma anche 1990-1993 (interventi del vecchio piano operativo plurifondo), e attraverso il piano triennale. Per la realizzazione degli interventi relativi agli impianti di smaltimento e di raccolta, nonché per le piattaforme per la raccolta differenziata, sono impiegate attualmente risorse per circa 40 miliardi. Mentre alcuni impianti di smaltimento e di raccolta sono in fase di realizzazione, riguardo alle piattaforme ci sono difficoltà. Anche per alcune discariche esistono difficoltà, legate al fatto che le procedure amministrative incontrano diversi ostacoli. In Abruzzo esistono attualmente 58 discariche rsu autorizzate, così suddivise per le quattro province della regione: Aquila n. 25, Pescara n. 8, Teramo n. 6 e Chieti n. 19. Si evidenzia di seguito la situazione relativa agli impianti di maggiore significatività presenti per ciascuna provincia.

3.1) Provincia di Chieti.

Discarica di Cerratina. Il consorzio Lanciano comprende 53 comuni, con circa 150-160 mila abitanti. È un consorzio obbligatorio e gestisce la discarica situata in località Cerratina. Il consorzio comprensoriale per lo smaltimento dei rifiuti di Lanciano è stato costituito,


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attraverso la legge regionale 74/88, nel 1989, con lo scopo di gestire il servizio di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti dei comuni consorziati. Il consorzio, non riuscendo a reperire adeguate risorse finanziarie dai comuni consorziati, dalla regione e dallo Stato, a seguito della decisione dell'assemblea consortile, decise di procedere ad un affidamento in concessione del servizio. Svolte tutte le procedure, la concessione fu affidata al consorzio Servizi Ecologici del Frentano, costituito dalla Ecologica Sangro srl di Lanciano e dalla Conscoop di Forlì. Il concessionario, tramite la sua consorziata Ecologica Sangro srl, incaricata della realizzazione dell'impianto in località Cerratina e della sua gestione, ha realizzato l'impianto e precisamente il primo lotto funzionale (discarica). A lungo termine è previsto l'impianto di compostaggio. La discarica consortile di Cerratina si estende su una superficie di circa 10 ettari ed ha una volumetria di circa 2 milioni di metri cubi, divisi in due lotti quasi di pari ampiezza, ed è prevista la durata complessiva di venti anni. La capacità netta della discarica è di circa 1.845.000 metri cubi, per 1.476.000 tonnellate di rifiuti. Dal 1995 ad oggi sono state smaltite circa 304.000 t. di rifiuti. Il 75 per cento dei rifiuti è rsu ed il 25 per cento è assimilabile. I prezzi sono di 77 lire al Kg. per i 53 comuni del comprensorio del Sangro, mentre per i comuni della provincia de L'Aquila e di Pescara è di 100 lire al Kg. In realtà, smaltiscono nella discarica quasi la metà dei comuni della regione Abruzzo, con notevoli problemi per la relativa gestione; nella provincia di Chieti si riesce a fare una raccolta differenziata dell'1 per cento. La discarica di Cerratina (CH) produce 350 metri cubi/giorno che si vorrebbero utilizzare quale biogas per trattare il percolato e risparmiare quindi sui costi di trattamento del percolato stesso.

Discarica di San Salvo. È l'unica discarica per rifiuti pericolosi ed è gestita dal CONIV, che è un consorzio misto fra privati ed il consorzio del nucleo industriale vicino Vasto. L'Abruzzo produce 80.000-85.000 tonnellate di rifiuti pericolosi. Nel 1986 la giunta regionale ha rilasciato, a favore del consorzio per l'area di sviluppo industriale del vastese (COASIV), un'autorizzazione per la realizzazione e gestione di due discariche di seconda categoria, tipo B e C, da ubicare in località Bosco Mottice del comune di San Salvo (CH). L'autorizzazione è stata successivamente rinnovata per tre volte, nel 1991, nel 1993 e nel settembre 1996. Con il provvedimento del 1991 è stata disposta l'autorizzazione alla gestione degli impianti a favore della CONIV Ecologia e Servizi spa di Vasto, partecipata a maggioranza dal COASIV, quale concessionaria per la gestione di ambedue le discariche. La scadenza dell'attuale autorizzazione è fissata al 4 settembre 2000. Al momento dell'ultima autorizzazione nel 1996 una delle vasche della discarica di tipo 2/C e quella di tipo 2/B erano quasi esaurite e vicine ad essere chiuse. All'ottobre 1998 l'altra vasca di tipo 2/C ha un volume residuale di circa 8.000 mc.

Altri impianti: consorzio comprensoriale del chietino (Tollo), discarica nel comune di Chieti; consorzio CIVETA (Cupello), discarica ed annesso impianto di compostaggio nel comune di Vasto.


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3.2) Provincia de L'Aquila.

Da oltre quindici anni si dibatte riguardo l'idonea localizzazione del sito per la realizzazione della discarica a servizio dell'intero comprensorio aquilano di 36 comuni. Tra essi L'Aquila rappresenta circa l'80 per cento in termini di popolazione e quantitativo di rifiuti prodotti. Fino al 1993 i rifiuti sono stati collocati nella ex cava La Cona in modo non programmato e senza alcun piano di coltivazione; fino al 1995 i rifiuti sono stati smaltiti con successive ordinanze sindacali a norma dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 915/82. Solo con la realizzazione della discarica controllata, all'interno de La Cona, per 80.000 metri cubi, il comune de L'Aquila si è dotato di un impianto a norma; lo stesso impianto è stato utilizzato dai comuni limitrofi nei casi di emergenza sanitaria ed ambientale. Attualmente i rifiuti continuano provvisoriamente ad essere stoccati nella discarica La Cona, in quanto il sito alternativo individuato in precedenza, quello di Monte Manicola, è soggetto ad un iter di approvazione difficile, per un ricorso al TAR legato alla procedura di appalto ed anche per l'opposizione della popolazione. Perdurando questa situazione, sono a rischio anche i finanziamenti concessi per la realizzazione della piattaforma per la raccolta differenziata, già approvata dalla regione sul medesimo sito di Monte Manicola, e quelli per la realizzazione della discarica comprensoriale, in corso di progettazione e finanziata con i proventi del piano triennale per l'ambiente. Nel 1990 il consiglio comunale ha localizzato un sito da adibire a discarica provvisoria di rsu nella cava Teges in località Aquilentro sino all'attivazione di quella definitiva e comunque per un periodo massimo di cinque anni.
In provincia de L'Aquila esiste anche la discarica dell'Alto Sangro, che funziona nel rispetto delle norme di legge, mentre quasi tutte le altre discariche sono state autorizzate dai sindaci in maniera non regolare. Per l'impianto comprensoriale di Sant'Egidio in Val Vibrata, che riguarda 12 comuni, esistono problemi legati alla definizione delle procedure amministrative. La procedura è conclusa, la gara d'appalto è iniziata, ma è stato avanzato un ricorso al TAR de L'Aquila. Si deve ricordare che il comune de L'Aquila ha cominciato la raccolta differenziata e che nella provincia rimane pressante il problema della localizzazione delle discariche abusive.

Altri impianti: consorzio comprensoriale marsicano (Avezzano), discarica comunale di Avezzano; consorzio COGESA (Sulmona), impianto di compostaggio e discarica di servizio nel comune di Sulmona, stazione di trasferimento nel comune di Castelvecchio Subequo.

3.3) Provincia di Pescara.

La provincia di Pescara conta 46 comuni. Nel capoluogo non vi è un impianto di smaltimento dei rifiuti, per cui quelli prodotti vengono smaltiti a Lanciano (CH) e nella discarica di Atri (TE). La discarica di Colle Cese, sita nel comune di Spoltore (PE), nel 1993 è stata chiusa: la gestione della discarica ha avuto un iter complesso a causa del verificarsi di diverse irregolarità amministrative, per rilievi riguardanti l'idoneità del sito e per numerosi ricorsi al tribunale amministrativo


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regionale. La precedente Commissione monocamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti aveva già rilevato, nella missione dell'11 dicembre 1995, che il sito scelto per la realizzazione della discarica era da ritenersi non idoneo in quanto: a) non era stato rispettato il decreto del Presidente della Repubblica 915/82, poiché non esistevano le distanze di sicurezza previste per le discariche di prima categoria (rsu) dall'alveo di piena dei corsi d'acqua, dai centri abitati e dai sistemi viari di grande comunicazione; b) non era stato rispettato il vincolo paesistico previsto dalla «legge Galasso» (legge 431/85); c) non si era tenuto conto del «piano SNAM», che prevedeva per tale area un impianto di riciclaggio per il recupero di carta, plastica, vetro, ferro e compost raffinato, pellettizzato in sacchi; d) non era stato rispettato il vincolo idrogeologico previsto dalla legge «forestale» n. 3267 del 1923.
Per questi motivi il comune di Pescara e quello vicino di Montesilvano hanno sempre avuto notevoli difficoltà per la gestione della problematica relativa allo smaltimento dei rifiuti, dovendo usufruire di impianti localizzati nelle province limitrofe. Tali difficoltà sono state analoghe anche per numerosi altri comuni, costretti a ricorrere ad impianti vicini. Dunque è particolarmente sentita l'esigenza di una programmazione a lungo termine, tale da consentire agli enti locali di fare affidamento su impianti che possano soddisfare le esigenze in maniera continuativa e definitiva.
Sotto il profilo dei costi, i 17 comuni del bacino di utenza pescarese che fanno riferimento all'impianto di Spoltore spendono 400-500 milioni in più, in considerazione del fatto che gli rsu devono essere trasportati in diversi luoghi dell'Abruzzo e fuori regione, prima ad Atri, poi nel foggiano, oggi nella discarica di Cerratina. Si spende una media di circa 5-6 miliardi l'anno soltanto per il trasporto, con la conseguenza di un aumento dell'ICI, come effettuato dal comune di Montesilvano. Il piano regionale prevedeva Spoltore come discarica a medio termine; come soluzione a lungo termine era stato previsto un impianto di riciclaggio che avrebbe dovuto realizzare il compost ed esso ha avuto una vicenda complessa, anche perché esistevano dei problemi per la collocazione sul mercato. L'impianto non ha mai funzionato.
Vi è stata una controversia fra la provincia ed alcune aziende ricorrenti, le quali sostenevano che la provincia non potesse essere l'ente appaltante; recentemente è intervenuta una sentenza del Consiglio di Stato, con la quale è stato confermato che l'iter seguito dall'amministrazione provinciale era stato corretto. Per tale discarica sono state emanate più di dieci ordinanze ed urgenti (dall'agosto 1991) dal presidente della giunta regionale, avvalendosi dei poteri attribuitigli dall'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 915/82 e dall'articolo 2, comma 7, della legge regionale 74/88.

La discarica di Popoli è satura e nel febbraio 1997 è stata chiusa la discarica di Manoppello, che produceva humus attraverso un impianto di lombricoltura. I comuni della provincia di Pescara sono 43. Di questi, 24 sono riuniti nel consorzio Val Pescara ed i rimanenti 19 nell'altro consorzio che fa riferimento alla discarica di Colle Cese (CH).


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All'epoca in cui non vi era una normativa di settore esistevano nella provincia di Pescara 46 discariche abusive. Una volta intervenute le normative regionale e nazionale, le discariche sono state poste sotto controllo e tutte quelle abusive sono state chiuse. Attualmente, circa il 50 per cento delle discariche abusive è stato bonificato.

Il consorzio della Val Pescara ha finalmente individuato nel comune di Abbateggio il sito nel quale localizzare una discarica consortile. Anche in questo caso sono emerse resistenze delle popolazioni interessate, anche se 15 comuni hanno deliberato in senso favorevole all'accettazione della nuova dislocazione. Quanto agli altri 46 comuni, si continua ad operare in una situazione di emergenza, in considerazione del fatto che non sono state attivate le discariche consortili.

3.4) Provincia di Teramo.

La provincia di Teramo sta predisponendo il piano provinciale per i rifiuti: attualmente si sta facendo la ricognizione dei siti. Vi sono discariche il cui utilizzo è quasi terminato e se ne stanno prevedendo altre, da gestire in maniera differente; alcune discariche devono essere utilizzate soltanto per i sovvalli.
Sta invece per iniziare l'attività l'impianto del CIRSU di Giulianova, che è l'unico consorzio attualmente funzionante nella provincia, l'impianto accoglie anche i rifiuti di altri comuni. Esso tuttavia non è molto grande, per cui è necessario reperire risorse perché ne sia garantita l'operatività, altrimenti si rischia un rapido esaurimento anche di questa struttura. È necessario quindi, anche per questa provincia, che la regione ponga in essere il nuovo piano regionale per le discariche consortili, atteso che quello esistente è ormai superato e poco aderente alle mutate realtà territoriali.

Per l'impianto comprensoriale di Sant'Egidio in Val Vibrata, che riguarda 12 comuni, esistono dei problemi legati alla definizione delle procedure amministrative. La procedura è conclusa, la gara d'appalto è iniziata, ma è stato accolto un ricorso al TAR de L'Aquila, avanzato dalla regione Marche, relativamente alla localizzazione dell'intervento, per cui il consorzio è alla ricerca di un sito alternativo.

Altri impianti: consorzio area Piomba-Fino (Atri), discarica di Atri; consorzio CORSU (Teramo), quattro discariche comunali.

4) Valutazione sulla situazione degli impianti.

Ad esclusione dell'impianto di San Salvo in provincia di Chieti, che è l'unica discarica per rifiuti pericolosi presente in Italia, da un rapido confronto fra le previsioni del piano regionale del 1988 e le principali realizzazioni attualmente presenti nel territorio regionale, si evidenzia


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in maniera chiara l'estrema precarietà, in termini di quantità e qualità, delle strutture di smaltimento dei rifiuti a servizio della collettività abruzzese.
Il piano aveva previsto, quale soluzione a lungo termine, tre impianti per la provincia di Chieti, quattro per L'Aquila, due per Pescara e quattro per Teramo.
A distanza di circa dieci anni esiste nella regione un solo impianto per lo smaltimento degli rsu, tecnologicamente idoneo, rappresentato dalla discarica di Cerratina sita nel comune di Lanciano (CH), che prevede successivamente quale secondo lotto la realizzazione contigua di un impianto di compostaggio. Tale struttura è diventata, inevitabilmente, in mancanza delle realizzazioni nelle altre province, quella in cui smaltiscono circa il 50 per cento dei comuni della regione. Le conseguenze sono evidenti: esaurimento più veloce dell'impianto, maggiori difficoltà di gestione, movimentazione dei rifiuti dalle altre province della regione, maggiore incidenza dei costi di servizio che si riversano sui cittadini, mancanza di concorrenza nell'attività di gestione dei rifiuti nell'ambito regionale.
Particolarmente grave appare la situazione nelle province de L'Aquila e di Pescara in quanto, ancora oggi, non sono stati definiti, per problemi relativi a difficoltà nelle procedure amministrative ed all'opposizione delle popolazioni, i siti nei quali realizzare gli impianti.
La quasi totalità dello smaltimento dei rifiuti avviene in discarica e la raccolta differenziata è al di sotto del 5 per cento.
Un dato s'intende porre in evidenza. La regione nel 1988, sei anni dopo l'emanazione del decreto del Presidente della Repubblica 915/82, si è dotata del piano per l'organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti. Nel 1996, otto anni dopo, ha approvato la legge regionale n. 73 per adeguare, con i nuovi principi che intanto erano stati messi a punto nel settore (contenimento della produzione dei rifiuti, raccolta differenziata, riciclaggio, recupero di materiali e di energia, progressiva riduzione dello smaltimento indifferenziato, progressivo raggiungimento dell'autosufficienza del sistema di smaltimento, individuazione di nuove tecnologie), le linee guida per la predisposizione del nuovo piano. Intanto, nel 1998, utilizzando le risorse dei piani operativi plurifondo (POP) anche degli anni 1990-1993, si stanno effettuando le realizzazioni del piano del 1988, mentre si sta definendo il nuovo piano regionale di smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
Tali fatti dimostrano come vi sia stata una forte divaricazione fra i tempi di realizzazione degli impianti previsti dal piano e quelli effettivamente attuabili nella realtà.
Diversi i motivi per cui si è verificata questa dilatazione dei tempi: a) difficoltà nel fare accettare alle popolazioni le scelte dei siti stabilite nel piano del 1988, come poi avvenuto nelle province de L'Aquila e di Pescara; b) difficoltà nel reperire le risorse finanziarie necessarie. Non è un caso che il consorzio di Lanciano che gestisce la discarica di Cerratina, non riuscendo a reperire adeguate risorse, ha affidato in concessione il servizio ad un consorzio di imprese; c) priorità dello smaltimento in discarica, scelta che molte volte è stata causa delle proteste della popolazione,


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rispetto ad altre soluzioni che presentano un minore impatto sul territorio. Per la provincia de L'Aquila, il piano aveva previsto la realizzazione della sola discarica ed abbiamo visto in precedenza come da oltre quindici anni si cerca di definire l'idonea localizzazione del sito; d) difficoltà nel realizzare in modo adeguato le scelte effettuate. Per la provincia di Pescara il piano aveva previsto la realizzazione di un impianto di riciclaggio, con recupero della frazione secca e produzione di compost attraverso quella umida. Come documentato in precedenza, non riuscendo a realizzare tale impianto, anche per problemi legati alla qualità ed al prezzo di mercato del compost, si è deciso per la realizzazione della discarica, con i conseguenti problemi sorti circa l'idoneità di un sito prescelto in precedenza, ma non per la realizzazione di una discarica; e) il piano, per scelta programmatica, non ha preso in considerazione il sistema di raccolta e di trasporto dei rifiuti, la cui organizzazione differente per ciascuna provincia si è però inevitabilmente riverberata sulla fase di gestione degli impianti. Per cui, ad esempio, senza l'attuazione di un'efficace raccolta differenziata, prima o dopo la raccolta dei rifiuti, gli impianti di compostaggio, pur previsti dal piano in numero di nove su tredici impianti totali per le quattro province, non possono funzionare efficacemente; f) insufficiente azione amministrativa. Si pensi al caso della provincia de L'Aquila, che nonostante l'emergenza causata dalla mancanza del sito di smaltimento solo nel 1993 ha predisposto il piano di coltivazione della ex cava La Cona.
La normativa (come abbiamo visto al paragrafo 1, rappresentata, solo per le leggi regionali, da ben nove interventi in undici anni) ha cercato di prevedere, aggiornare e rimediare, con le ordinanze contingibili ed urgenti previste dall'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 915/82 (ben dieci per la sola discarica di Colle Cese di Spoltore e con le numerose deroghe di tempo concesse), ai problemi ed alle emergenze relativi alla situazione dello smaltimento dei rifiuti nella regione.
A conclusione di questo specifico punto, la Commissione deve constatare che anche nella regione Abruzzo, così come nelle altre realtà regionali, la difficoltà e l'insufficienza nel governo, nella gestione e nel coordinamento dei processi relativi al settore dello smaltimento dei rifiuti generano servizi non idonei, una perdurante conflittualità fra i soggetti sociali, una presenza di soggetti imprenditorialmente non idonei al corretto esercizio dei servizi, nonché infiltrazioni di interessi illeciti nella gestione del ciclo.
In ogni caso appare necessario che, in sede di predisposizione del nuovo programma regionale di armonizzazione con il decreto legislativo 22/97, il legislatore regionale rimanga aderente alla realtà del territorio e ponga in essere uno strumento non solo corretto ed idoneo, ma anche concretamente realizzabile.
È indispensabile quindi, sin dall'immediato futuro, una decisa ed incisiva azione degli organi politici ed amministrativi della regione, al fine di colmare nel «bilancio ambientale» il divario attualmente esistente tra esigenze della collettività e servizi offerti per la tutela del territorio e delle risorse naturali della regione.

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