X Commissione - Resoconto di marted́ 16 giugno 1998


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INDAGINE CONOSCITIVA

Martedì 16 giugno 1998. - Presidenza del Vicepresidente Carlo CARLI indi del Presidente Nerio NESI.

Deliberazione di un'indagine conoscitiva sullo sfruttamento delle risorse petrolifere della Basilicata.

La seduta comincia alle 15,15.

Carlo CARLI, presidente, comunica che il Presidente della Camera ha dato il suo assenso per lo svolgimento di una breve indagine conoscitiva sullo sfruttamento delle risorse petrolifere della Basilicata, ai sensi dell'articolo 144 del regolamento.
Al riguardo l'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi della Commissione, nella seduta del 28 maggio scorso, aveva convenuto su tale richiesta, vista l'esigenza di approfondire le questioni connesse all'attuazione del progetto produttivo dell'ENI SpA, cui anche il Documento di programmazione economico-finanziaria 1999-2001 fa riferimento. La produzione iniziale è stimata dall'ENI in 200 mila barili al giorno, che potrebbero aumentare a 600-800 mila: in tal modo si raddoppierebbe la produzione nazionale di greggio, soddisfacendo il 5 per cento del fabbisogno nazionale di energia, per un valore pari a circa 15 mila miliardi di lire.
La questione coinvolge la regione Basilicata ed i Ministeri dell'industria, dell'ambiente e dei beni culturali, in quanto competenti rispettivamente alla valutazione di impatto ambientale e al conseguente rilascio delle autorizzazioni per lo sfruttamento delle risorse alle prospettive: la zona ove sono prevalentemente concentrati i giacimenti, la Val d'Agri, è sottoposta ad alcuni vincoli di carattere geologico ed ambientale che allo stato attuale condizionano le prospettive di rilancio economico dell'area.
Si tratta dunque di verificare tutti gli aspetti di carattere normativo, amministrativo e sociale del problema, affinché possano essere individuate le soluzioni per uno sviluppo del sistema produttivo della zona compatibile con le esigenze di tutela del territorio, in quanto oltre all'attività estrattiva in senso stretto, sono già stati individuati interventi per la realizzazione di infrastrutture e per la valorizzazione della zona anche a fini turistici.
La Commissione pertanto si riserva di audire i rappresentanti della Regione Basilicata e degli enti locali interessati, dell'ENI SpA, dei Ministeri sopra citati. Considerato il ristretto numero di audizioni, l'iniziativa conoscitiva potrebbe senz'altro concludersi entro la pausa


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estiva dei lavori parlamentari, alla luce anche della considerazione che attualmente la Commissione non ha in corso altre indagini.

Umberto GIOVINE (gruppo forza Italia) ricorda che, in seguito alla deliberazione assunta dall'Ufficio di Presidenza il 28 maggio, è intervenuta un'intesa preliminare tra l'ENI e la regione Basilicata, di cui si ha notizia dagli organi di stampa, che, a suo giudizio, modifica le condizioni che avevano giustificato la decisione di avviare l'indagine. Sarebbe quanto meno opportuno acquisire preliminarmente il testo della sopra citata intesa che, pur non determinando necessariamente l'inutilità dello svolgimento della indagine, importerebbe senz'altro una modifica delle sue motivazioni.
Nel momento in cui, infatti, viene meno il contenzioso che aveva giustificato l'avvio dell'indagine, quest'ultima dovrebbe essere ampliata nei suoi obiettivi e, di conseguenza, potrebbe apparire difficile assicurarne la conclusione entro il 31 luglio.

Gaetano RASI (gruppo alleanza nazionale) associandosi alle considerazioni prospettate dal deputato Giovine, pur essendo d'accordo in linea di principio sull'opportunità di svolgere l'indagine conoscitiva, ritiene che sia necessario allargare il novero degli enti da audire, poiché nella zona della Val d'Agri sono state rilasciate concessioni a diverse compagnie petrolifere che, attualmente, stanno cercando di disfarsene a causa delle difficoltà nella prosecuzione dei lavori; occorrerebbe inoltre acquisire l'opinione del Ministero dell'industria e degli altri Ministeri interessati.

Giuseppe MOLINARI (gruppo popolari e democratici-l'Ulivo) pur riconoscendo che la deliberazione dell'indagine aveva quale presupposto il mancato raggiungimento di un'intesa, ritiene che, poiché scopo della stessa è la conoscenza dello sfruttamento delle risorse petrolifere nella regione della Basilicata, questione che ha senz'altro una ricaduta nazionale, sia opportuno un ampiamento in tale direzione delle finalità di tale strumento.

Edo ROSSI (gruppo rifondazione comunista-progressisti) ritiene che l'avvenuto raggiungimento dell'intesa preliminare dovrebbe modificare i termini dell'indagine conoscitiva che, tra l'altro, è stata determinata anche da una serie di interrogazioni vertenti su tale argomento. Allo stato attuale l'intesa raggiunta ha solo carattere preliminare ma, qualora si trasformasse in un accordo definitivo, si rischierebbe di rendere vano il lavoro della Commissione.
A suo giudizio, quindi, sarebbe opportuno sospendere lo svolgimento dell'indagine in attesa dello sviluppo dell'intesa raggiunta che, qualora si arenasse, potrebbe rendere opportuno una ripresa di tale strumento.

Carlo CARLI (gruppo democratici di sinistra-l'Ulivo) ricorda che l'Ufficio di Presidenza ha deliberato di avviare un'indagine conoscitiva che, in tempi brevi, consenta di aver un quadro delle risorse della regione Basilicata e delle loro potenzialità di sviluppo. Si tratta di una questione che può avere una ricaduta nazionale tant'è vero che viene menzionata anche nell'ambito del documento di programmazione economico-finanziario. Pur riconoscendo che la motivazione originaria era rappresentata dal rapporto conflittuale determinatosi tra gli interessi dell'ENI e quelli della Val d'Agri, ritiene che la problematica da affrontare sia più complessa e possa determinare, al limite, l'opportunità di verificare, nel prosieguo dei lavori, un ampliamento dei soggetti da audire.

Mario BARRAL (gruppo lega nord per l'indipendenza della Padania) dichiara, a nome del suo gruppo, di essere d'accordo con lo svolgimento dell'indagine conoscitiva che, a suo giudizio, contribuirebbe ad affrontare i grandi problemi della regione Basilicata. Tra l'altro lo svolgimento dell'indagine non sarebbe comunque in grado


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di incidere su eventuali contratti tra gli enti locali e l'ENI; il Parlamento ha il diritto e il dovere di svolgere le sue funzioni poiché ciò corrisponde non solo all'interesse di soggetti particolari, ma a quello di tutti i cittadini.
L'indagine, inoltre, dovrebbe concludersi al più presto.

Umberto GIOVINE (gruppo forza Italia) ribadisce che la Commissione non è a conoscenza del contenuto dell'intesa preliminare raggiunta che rappresenta un presupposto fondamentale; infatti nella stessa lettera contenente la richiesta di autorizzazione, inviata alla Presidenza della Camera, si fa riferimento ad una serie di problematiche che sembra siano state già affrontate nel contesto dell'intesa sopra citata.
Si associa pertanto alla richiesta del deputato Rossi di sospendere lo svolgimento dell'indagine.

Paolo RAFFAELLI (gruppo democratici di sinistra-l'Ulivo) sottolinea che la questione all'esame della Commissione è di primaria importanza dal punto di vista energetico, industriale ed ambientale. Pur ammettendo che la Commissione non ha a disposizione tutta l'informativa necessaria, ritiene che questa potrebbe essere acquisita nel corso dell'indagine. Tra l'altro è poco produttivo allungare i tempi di svolgimento della stessa, a meno che dietro tale richiesta non si nasconda un preciso intento dilatorio da parte di alcuno dei gruppi.
Qualora, quindi, non fosse possibile la preventiva acquisizione della documentazione necessaria, l'indagine potrebbe comunque essere avviata fermo restando la possibilità di un'integrazione successiva.

Nerio NESI, presidente, prende atto che la maggioranza dei gruppi è favorevole allo svolgimento dell'indagine, sul quale, peraltro, si era espresso all'unanimità l'Ufficio di Presidenza del 28 maggio. Ricorda che l'avvio dell'indagine è stato giustificato dalla richiesta di un gruppo parlamentare, dall'audizione del Presidente dell'ENI e dalla richiesta avanzata dai diversi enti locali di essere ascoltati a tale proposito.
Ci si trova di fronte ad una situazione particolare poiché si confrontano gli interessi di una regione dello Stato italiano e di un ente che, allo stato attuale, è ancora controllato in prevalenza da quest'ultimo. Occorre quindi fare in modo di non dare l'impressione che la Commissione agisca a favore dell'uno piuttosto che dell'altro dei due enti, senza dimenticare, tuttavia, che si tratta di una grande occasione per la regione Basilicata.
Ribadisce l'opportunità di concludere l'indagine entro la fine di luglio, poiché diversamente, perderebbe tutta la sua utilità.
Affida all'Ufficio di Presidenza già calendarizzato per giovedì 18 giugno 1998 l'eventuale integrazione del programma dell'indagine conoscitiva da sottoporre nuovamente alla Presidenza della Camera.

Gaetano RASI (gruppo alleanza nazionale) pur associandosi alle considerazioni del Presidente ritiene che, a tale proposito, occorrerebbe avere riguardo non tanto ai rapporti tra l'ENI e la Basilicata, ma, piuttosto, alla considerazione che con la produzione di greggio proveniente dalla Val d'Agri, si viene a raddoppiare la disponibilità necessaria a coprire il fabbisogno italiano, che passa dal 5 al 10 per cento.
Si tratta quindi di un interesse fondamentale che attiene non soltanto alla regione o all'ENI ma anche alle responsabilità del Governo e dei diversi Ministeri.

Nerio NESI, presidente, si associa alle considerazioni espresse dal deputato Rasi ribadendo gli interessi generali sottesi alle questioni oggetto dell'indagine.

Umberto GIOVINE (gruppo forza Italia) richiamandosi alle considerazioni in precedenza espresse preannuncia la sua astensione.

La Commissione concorda sullo schema illustrato dal Presidente e delibera


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quindi di procedere all'indagine conoscitiva nei termini sui quali è stata acquisita l'intesa del Presidente della Camera.

La seduta termina alle 15,55.

Comunicazioni del Presidente.

Martedì 16 giugno 1998. - Presidenza del Presidente Nerio NESI.

La seduta comincia alle 15,55.

Relazione sulla missione nell'area industriale di Torino del 4-6 giugno scorso.

Nerio NESI, presidente, ricorda che nei giorni 4, 5 e 6 giugno 1998 una delegazione della X Commissione (Attività produttive, commercio e turismo) si è recata in missione a Torino.
Alla missione a Torino, hanno partecipato i seguenti deputati della X Commissione: Nerio Nesi (Presidente), Mario Barral (gruppo lega nord per l'indipendenza della Padania), Salvatore Buglio (gruppo democratici di sinistra-l'Ulivo), Giorgio Gardiol (gruppo Misto-verdi), Dario Ortolano (gruppo rifondazione comunista-progressisti), Gaetano Rasi (gruppo alleanza nazionale) e Giovanni Saonara (gruppo popolari e democratici-l'Ulivo). Agli incontri hanno partecipato anche i seguenti parlamentari, non facenti parte della X Commissione: Francesco Stradella (gruppo forza Italia), Renato Cambursano (gruppo popolari e democratici-l'Ulivo), Giuseppe Niedda (gruppo popolari e democratici-l'Ulivo), Giorgio Panattoni (gruppo democratici di sinistra) e Sergio Rogna (gruppo popolari e democratici-l'Ulivo).
Un'analitica relazione sull'andamento degli incontri è contenuta nel dossier predisposto a seguito della missione.
In sintesi, va ricordato che sono stati visitati gli impianti dell'Olivetti, della Fiat auto e della Vibel, un'impresa artigiana operante nel settore della carpenteria leggera. Si sono poi svolti incontri presso la Prefettura con alcuni imprenditori operanti in piccole e medie imprese, con i rappresentanti delle istituzioni locali, con esponenti delle forze imprenditoriali e sindacali, nonché con il prefetto. È infine stata ricevuta una delegazione della rappresentanza sindacale dell'ILVA di Torino.

Ad Ivrea la delegazione della Commissione ha incontrato i vertici della OLIVETTI spa ed in particolare l'avvocato Antonio Tesone e il dottor Roberto Colaninno, rispettivarnente presidente ed amministratore delegato della società. Va ricordato che la Commissione attività produttive aveva già proceduto il 27 novembre 1996 all'audizione dell'avvocato Tesone e del dottor Colaninno nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione industriale del gruppo Olivetti.

Il dottor Roberto Colaninno ha illustrato l'attuale situazione della società, in particolare confermando che il gruppo OLIVETTI si trova in una condizione non confrontabile con quella del 1996. Mentre nel settembre di quell'anno la situazione finanziaria era senz'altro «seria», oggi la società ha un piano per i prossimi cinque anni, con strategie e dati finanziari certi. In particolare, sono già definite le fonti di finanziamento degli investimenti previsti, con alleati disposti ad investire nel gruppo, soprattutto nelle telecomunicazioni, che pesano per il 63 per cento delle attività dell'intero gruppo. Nella telefonia fissa sono previste 400 assunzioni fino al 1999. La società prevede di mantenere ad Ivrea i punti di riferimento strategici, compresi quelli del gruppo INFOSTRADA. È stata comunque dichiarata la disponibilità a verificare ipotesi di collaborazione per attenuare i momenti di crisi del territorio. In riferimento ad attività estranee alla zona di Ivrea, ha fatto presente che per quanto riguarda la società OIS, che impiega 550 persone a Roma e che realizza soluzioni informatiche per le aziende, non vi sono motivi di allarme occupazionale, mentre per quanto riguarda la MODINFORM, che opera a Marcianise, sono state addirittura decisi


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investimenti per la ristrutturazione dell'impianto, che al momento genera perdite pari a 35 miliardi ogni 100 di fatturato.
I risultati raggiunti, pur positivi, vanno considerati temporanei, a causa della dinamicità del mercato. Il settore dell'alta tecnologia è infatti caratterizzato dalla possibilità del consumatore di scegliere prodotti e servizi in base a qualità e convenienza economica.

Rispondendo ai quesiti posti dai parlamentari, il dottor Colaninno e l'avvocato Tesone hanno fatto presente che l'Olivetti non prevede di subire perdite con l'avvento di un terzo o quarto gestore nella telefonia mobile, in quanto sia la telefonia mobile che quella fissa fronteggiano ancora un mercato amplissimo, in cui l'innovazione di prodotto ha margini di miglioramento notevolissimi. Del resto, nel budget della società è già scontata l'operatività di un terzo gestore. In relazione all'accordo per l'utilizzazione dei cavi a fibre ottiche delle FFSS, è stato sottolineato che il socio Mannesmann ha concluso un analogo accordo con le ferrovie tedesche e austriache, per cui l'obiettivo è quello di dar luogo ad una presenza europea importante nel settore.
È stato poi sottolineato che nel gruppo è già conosciuto un sistema di retribuzioni legato alla produttività. In particolare, è stato concordato un premio retributivo collegato al grado di soddisfazione del cliente, che costituisce una novità delle relazioni industriali.
Sul tema della riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore, è stato messo in evidenza che si tratta di una tematica più propria del settore della produzione che non di quello dei servizi. Ad esempio, il telefonista deve essere sempre presente, per cui sono necessari flessibilità e part-time. In ogni caso, la riduzione a 35 ore può essere un'operazione di buon senso o un'operazione dirigista: l'intervento per legge non sembra idoneo alla ricerca di quelle soluzioni articolate, caso per caso, che sembrano invece più consone alla realtà.
In relazione a questioni attinenti all'Olivetti spa, definita una public company, è stato chiarito che manca un azionista di riferimento. Si è così determinata la situazione un po' paradossale per cui il consiglio di amministrazione propone se stesso all'assemblea. Alcune difficoltà sono legate alla carenza di una significativa esperienza in Italia nella gestione di public companies. È stata, comunque, ricordata la presenza nel consiglio di un rappresentante dei fondi di investimento. L'avvocato Tesone ha poi fatto presente che oramai la conferma del gruppo dirigente trae legittimazione dai risultati raggiunti: nel momento in cui i risultati dovessero essere considerati insufficienti, il vertice sarà senz'altro cambiato dall'assemblea. In riferimento ai chiarimenti richiesti sull'accordo con la Wang, l'avvocato Tesone ha precisato che l'accordo è stato indispensabile per raggiungere una massa critica adeguata per sopportare la concorrenza di livello mondiale.
Sono state poi affrontate diverse situazioni specifiche del gruppo Olivetti. In primo luogo, è stato affrontato il tema della possibilità di assorbire ad Ivrea il personale in esubero della Olivetti Personal Computer (OPC) di Scarmagno, scorporata dall'Olivetti spa. Il dottor Colaninno ha dichiarato in proposito che la concentrazione ad Ivrea del «quartier generale» della società corrisponde anche all'esigenza di far fronte ai problemi occupazionali della zona. L'avvocato Tesone ha inoltre sottolineato che il distacco della OPC di Scarmagno dall'Olivetti è stata fondamentale per il risanamento della società. In ogni caso l'informatica non è stata abbandonata, ma ha solo un minor rilievo nel gruppo. Ancora oggi il dottor Colaninno siede nel consiglio di amministrazione della Wang global. È stato poi ricordato che la partecipazione dell'Olivetti spa nel capitale dell'OPC risponde in larga parte ad esigenze di finanziamento; peraltro, all'interno dell'accordo raggiunto al momento della cessione a Gottesmann, è previsto che entro il 1999 una quota parte delle azioni ancora dell'Olivetti sarà ceduta, con l'obbligo per lo stesso Gottesmann di trovare un acquirente.


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Sull'Olivetti ricerca, è stata invece annunciata la possibilità di una sua trasformazione in una società no profit, eventualmente anche con partners pubblici. Il consorzio così composto potrebbe anche operare al di fuori dei gruppi Olivetti e Wang; tuttavia, occorre ancora verificare la percorribilità di questa ipotesi.
Sulla cessione dell'ELEA, è stata ribadita la possibilità che l'Olivetti utilizzi la stessa ELEA per le attività di formazione.
In relazione alla LEXICON, è stato sottolineato un problema di personale, in quanto occorre rinnovare le risorse umane. Infatti, nel settore commerciale sono più adatti lavoratori più giovani, mentre per le attività di progettazione sono utilizzabili lavoratori più esperti. In ogni caso, il ricambio può avvenire in condizioni di tranquillità finanziaria.

La delegazione ha poi incontrato una rappresentanza sindacale aziendale dei dirigenti Olivetti. Nel corso di quest'incontro, è stato ricordato che dai circa 54 mila dipendenti degli anni '70, l'Olivetti spa è passata agli attuali 14 mila dipendenti, compresi quelli della Omnitel. Nel Canavese, in particolare, operano 3.500 dipendenti della Olivetti, cui vanno aggiunti altri 500 lavoratori, dipendenti dalla Olsy, ceduta a marzo. L'OPC, ormai scorporata dalla Olivetti, impiega 1.200 lavoratori. È stato segnalato che questo fenomeno comporta la scomparsa di varie figure professionali qualificate ed effetti drammatici sull'indotto. È stato quindi chiesta l'adozione di un piano di riconversione industriale per la riaggregazione del territorio.
Per quanto riguarda in particolare i dirigenti della Olivetti, la riduzione nel corso degli anni '90 è stata da 900 a 200, tramite prepensionamenti ed uscite volontarie.
La delegazione parlamentare ha poi incontrato in maniera informale i lavoratori dell'Olivetti Personal Computer (OPC), che hanno dimostrato contro la preannunciata lettera di comunicazione di collocazione in cassa integrazione per 449 dipendenti, poi formalizzata nei giorni successivi.
Nel corso del successivo incontro la delegazione parlamentare ha ascoltato la rappresentanza sindacale unitaria dell'Olivetti. Durante l'incontro è stato sottolineato il ruolo tuttora vitale dell'informatica (in particolare quella legata alla produzione di software), anche dopo che l'Olivetti ha deciso di puntare sulle telecomunicazioni. In particolare è stato sottolineato che il settore dei personal computer non sta affrontando una crisi di mercato, per cui le difficoltà sono solo di livello aziendale. Pertanto occorre che nella trattativa in corso presso il Ministero
dell'industria sia sciolto il dubbio se eventuali finanziamenti per il Canavese siano destinati solo alle telecomunicazioni o anche all'informatica. È stato poi ricordato che l'accorso con la Wang ha portato alla cessione a quest'ultima della Olsy, ossia la più avanzata azienda del gruppo nel settore informatico. È quindi in corso e sarà via via più accentuato il sacrificio dell'attività di ricerca e di sviluppo.
Nell'immediato, è stato messo in evidenza che la richiesta di cassa integrazione per 449 lavoratori per lo stabilimento di Scarmagno è un atto non solo grave in se stesso, ma anche un preoccupante segnale che sembra mettere in pericolo l'operatività dell'intero stabilimento. Nel medio periodo si pensa all'ingresso nel capitale dell'OPC da parte dell'ITAINVEST. Tuttavia quest'ultima ha chiesto, prima di assumere la sua quota di capitale una serie di garanzie che hanno fatto passare molto tempo, per cui sta venendo meno il progetto iniziale di attrarre investitori privati con l'intervento di un soggetto pubblico. È stato infatti ricordato che l'ITAINVEST dovrebbe intervenire sia con un investimento in conto capitale che con un prestito obbligazionario, per un ammontare di circa 30 milioni di dollari. Nel caso in cui l'operazione avesse successo, con l'ingresso dei fondi di investimento nella società, si potrebbe pensare ad una ricapitalizzazione di circa 100 miliardi. La stessa immagine dell'OPC


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è stata però seriamente compromessa dalle modalità di cessione da parte dell'Olivetti, che ha scoraggiato l'intervento di qualsiasi investitore potenzialmente interessato all'azienda. Un altro elemento di crisi deriva dalla riduzione di ordinativi di computer da parte dell'Olivetti, che non acquista più i previsti 12 mila apparecchi all'anno. Sono state poi ricordate le mai chiarite circostanze che hanno portato alla cessione del ramo d'azienda, su cui si potrebbe eventualmente aprire qualche approfondimento. Un ultimo paradosso da evitare è che l'ingresso dell'ITAINVEST nel capitale sociale sia condizionato alla riduzione del personale. È stato in proposito ricordato che entro il 20 giugno dovrebbe concludersi il processo di due diligence da parte della stessa ITAINVEST.
Nel pomeriggio del 5 giugno la delegazione parlamentare ha incontrato i vertici della Fiat auto presso gli stabilimenti di Mirafiori. In particolare è stato posto il quesito sulla evoluzione della presenza della Fiat nella città e nella provincia di Torino e in subordine sulle possibilità di reazione dell'area alla diminuzione della presenza della Fiat.

L'ingegner Roberto Testore, amministratore delegato della Fiat auto, ha preliminarmente ricordato che la capacità produttiva della Fiat è di circa 3 milioni di auto nel mondo, di cui 1 milione e 900 mila in Italia. Lo scorso anno la produzione è stata di 2 milioni e 700 mila, di cui 1 milione e 800 mila in Italia. Tradizionalmente, la Fiat è molto forte nella gamma media e bassa del mercato automobilistico e ciò determina favorevoli prospettive di espansione in quei paesi (in particolare Russia, India, Polonia e Cina) in cui è previsto la maggiore espansione della richiesta di auto. Occorre tuttavia produrre localmente le vetture, perché sono previsti vincoli all'importazione molto rigidi. Pur nella diversità delle regolamentazioni nazionali, inoltre, i quantitativi prodotti localmente consentono di sbloccare l'esportazione di vetture italiane, con un meccanismo di «bonus» all'importazione. Per quanto concerne l'andamento dell'import-export tra l'Europa ed i paesi extracomunitari, è stato ricordato che comunque le importazioni sono largamente compensate dalle esportazioni.
Anche in questo quadro globale, la produzione italiana non dovrebbe diminuire. Pur essendo il mercato europeo principalmente un mercato di ricambio, la produzione Fiat, concentrata principalmente in Italia e Polonia, dovrebbe rimanere sui livelli attuali. Infatti, anche se è prevista una contrazione della richiesta italiana, a seguito della fine della vigenza degli incentivi, si prevede un recupero a livello comunitario. Attualmente in Europa la Fiat possiede una quota di mercato che si aggira intorno all'11-12 per cento di produzione e l'obiettivo futuro è quello di mantenersi intorno a questo livello. Non esiste quindi nessun piano di modifica dell'assetto produttivo in Italia, come del resto neanche in Polonia e Turchia, paesi destinati ad entrare nell'Unione europea.
Dopo le domande dei componenti della delegazione parlamentare, l'ingegner Roberto TESTORE ha preannunciato che fino al 2007, ossia sino all'anno di scadenza del piano decennale in preparazione, è previsto che l'industria automobilistica mantenga il suo rilievo, anche se potrà modificarsi in modo di produrre. Ovviamente, queste previsioni si basano sull'ipotesi che non si verificheranno stravolgimenti nei modelli di consumo.
In merito ai rapporti con i fornitori, è stato rilevato che - anche se è sempre minore la percentuale di componenti prodotti direttamente dal costruttore automobilistico rispetto a quelli acquistati all'esterno - è evidente che i costruttori non potranno abbandonare ai fornitori lo studio e la ricerca sulla componentistica. Attualmente, per realizzare un'auto si ricorre a circa 150 fornitori, con una percentuale di materiali acquistati all'esterno che a volte si aggira intorno al 75 per cento. Comunque, il rapporto con i fornitori dovrebbe rimanere molto stretto, come dimostra il fatto che spesso i fornitori si espandono insieme con la Fiat,


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magari trainati all'estero dalla attività della casa madre. Si può anzi definire sistematica la presentazione sui nuovi mercati dei fornitori della Fiat, nello sforzo di avviare una delocalizzazione virtuosa e non certo a carattere speculativo. È stato poi segnalato il fenomeno per cui molte multinazionali sono interessate all'acquisto delle società fornitrici della Fiat: al di là di ogni valutazione, ciò fa registrare dei risultati positivi in termini di occupazione e di dimensioni, in quanto si diviene fornitori anche di altre case automobilistiche.
In relazione all'impegno della Fiat verso i propri rifornitori, è stato ribadito che la produzione nei paesi extracomunitari non è destinata a sostituire la produzione interna. La componentistica è comunque un settore in grande cambiamento ed i fornitori si potranno avvantaggiare della produzione all'estero della Fiat. Ovviamente questa evoluzione non è possibile per tutti; tuttavia, sono ormai generalmente necessarie dimensioni delle imprese (anche fornitrici) adeguate per poter agire in tutto il mondo.
Per quanto riguarda i mille lavoratori assunti con contratto a tempo determinato nel periodo di vigenza degli incentivi, è stato ricordato che 80 di essi sono stati assunti in pianta stabile, mentre per gli altri non si è ancora presa una decisione. Va tuttavia ricordato che, nei giorni scorsi, il dottor Cantarella, amministratore delegato della Fiat, ha annunciato che tutti gli assunti con contratto di lavoro a tempo determinato saranno confermati a titolo definitivo. In ogni caso, nel valutare l'effetto degli incentivi alla rottamazione di auto, bisogna ricordare che per ogni addetto direttamente assunto dalle case automobilistiche ce ne sono altri nove che vivono a vario titolo nel mercato dell'auto (assicuratori, concessionari, eccetera). Oltre ai vantaggi dell'indotto, comunque, è stato ricordato che al momento dell'introduzione degli incentivi molti lavoratori erano in cassa integrazione. Oggi tutte quelle ore di cassa integrazione sono state riassorbite, per cui c'è già stato un primo effetto positivo delle misure adottate.
Sulla riduzione per legge dell'orario di lavoro, sono state manifestate perplessità in quanto occorrerebbe consentire diverse forme di flessibilità, rimettendo la questione alle fonti contrattuali.
Sulla disciplina della subfornitura, di prossima approvazione da parte del Parlamento, è stato assicurato che la Fiat rispetterà le leggi dello Stato.
La questione del livello dell'imposizione fiscale che grava sull'auto va valutata sul fronte del mercato e su quello produttivo. Sotto il primo profilo, l'imposizione italiana è quasi a livello da record. A titolo di esempio mentre all'estero il rapporto tra il mercato delle auto nuove e quello delle auto usate è di 1 a 3, in Italia è di 1 a 1,7, proprio per motivi fiscali. In ogni caso è comprensibile che un bene come l'automobile sia stato oggetto, in momenti di ristrettezze, di varie misure impositive, ma si spera per il futuro in una riduzione degli oneri fiscali. Per quanto riguarda il settore produttivo, invece, occorre rilevare che il costo del lavoro per le imprese non è correlato con le entrate dei dipendenti, per cui si potrebbe intervenire per rimeditare la situazione.
La disciplina sulla sicurezza del lavoro, a sua volta, va introdotta ed applicata con attenzione, in quanto se è ovviamente indispensabile proteggere il lavoratore nel modo migliore, è d'altro canto necessario contrastare i pericoli reali senza introdurre regole non giustificate. La Fiat è particolarmente interessata alla materia, data anche l'età media elevata dei suoi operai.
In merito alla ricerca sul miglioramento delle prestazioni ambientali delle autovetture, è stato sottolineato il ruolo centrale della compatibilità dell'auto con le esigenze collettive. Mentre i singoli costruttori possono fare poco o nulla per risolvere i problemi del traffico, molto si sta facendo sul versante della ecocompatibilità, con particolare riferimento alle emissioni, ai consumi e alla sicurezza.


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Così la Fiat e anche gli altri produttori stanno investendo moltissimo nella ricerca. C'è quindi la sensazione di poter far molto per ridurre l'impatto ambientale delle auto, anche se la fissazione di scadenze rigide per il raggiungimento di parametri predeterminati può provocare notevoli difficoltà ai costruttori. In generale, nel corso degli ultimi 15 anni, l'inquinamento causato da un auto è stato ridotto dell'80 per cento e diminuirà nei prossimi anni di un altro 80 per cento rispetto al livello attuale. Anche sul fronte della sicurezza si stanno facendo dei passi in avanti. Ad esempio, si pensa di poter risolvere nei prossimi 10 anni il problema della guida nella nebbia con l'utilizzazione di nuove tecnologie.
Sulle possibili alleanze della Fiat nel settore automobilistico, è stato chiarito che le decisioni spettano ai vertici del gruppo. In ogni caso Fiat auto può rimanere anche da sola, considerando - come già detto - che lo sviluppo di mercato interesserà principalmente le gamme basse, ossia il punto di forza della Fiat. Del resto, nel 1997 la Fiat è stata la quinta azienda automobilistica nel mondo.
Per quanto riguarda la competizione con le marche asiatiche, corrisponde a verità la difficoltà nei confronti di alcune case, che si possono avvantaggiare di barriere doganali e svalutazioni competitive. Ad esempio, i coreani beneficiano dei vantaggi di una svalutazione pari a circa il 60 per cento della loro moneta; tuttavia questa situazione ha natura temporanea perché, una volta esaurite le scorte, le spese per l'acquisto di materie prime comporteranno un riallineamento delle posizioni. È stato infine ricordato che l'insediamento di uno stabilimento della Toyota in Francia, generalmente accolto in maniera positiva, contrasta in realtà con gli accordi presi tra le case europee, volti a fronteggiare una situazione di iperproduzione. In sostanza si era convenuto di non insediare stabilimenti destinati a produzioni aggiuntive, mentre le vetture della Toyota faranno diminuire le vendite dei concorrenti europei.
Gli incontri presso la prefettura si sono svolti nel pomeriggio del 4 giugno e nella mattinata del 6 giugno.
Il 4 giugno la delegazione della Commissione ha incontrato alcuni piccoli e medi imprenditori. In particolare, sono stati ascoltati i titolari della VIBEL, della VIBERTI, della SICME-S[VA e della SAIAG.
La VIBEL è l'impresa artigiana di cui sono stati anche visitati gli impianti. L'impresa occupa I 5 dipendenti e opera nel settore della carpenteria leggera.
La VIBERTI produce rimorchi e semirimorchi ed è stata oggetto, due armi e mezzo fa, di cessione alla famiglia Acerbi, con l'intervento anche della GEPI (ora ITAINVEST). Tuttora l'ITAINVEST possiede una partecipazione del 48 per cento del capitale.
La SICME-SIVA è un gruppo formato da tre aziende e opera nel settore dell'isolamento dei conduttori elettrici di rame. Il gruppo opera da circa 40 anni in tutto il mondo in un settore a tecnologia avanzata ed ha una fortissima propensione all'esportazione. Il gruppo ha anche aperto in Cina un'azienda di vernici con l'aiuto della SIMEST. Il gruppo impiega 350 addetti.
La SAIAG produce componenti per automobili. L'impresa ha circa 2600 dipendenti in Italia e 1600 all'estero, con un fatturato di circa 1230 miliardi di lire e una dipendenza dagli ordinativi FIAT per circa il 18 per cento del fatturato.
Nel corso di questi incontri è stato in particolare esaminata la possibilità per l'imprenditoria torinese di condurre un'attività autonoma rispetto agli ordinativi della FIAT. È emersa una diffusa preoccupazione rispetto all'ipotesi di un disimpegno della FIAT dall'area torinese. È stato segnalato che troppe imprese si accontentano degli ordinativi della FIAT, senza ricercare orizzonti diversi. Gli imprenditori intervenuti non si sono poi mostrati particolarmente interessati ad un'eventuale ingresso nel capitale delle rispettive società di partner finanziari provenienti dal mondo creditizio. La prospettiva di un'espansione delle rispettive


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imprese è stata considerata auspicabile, ma è stata in genere collocata in un'ottica di medio-lungo periodo.
È stata infine espressa insoddisfazione sul ruolo della GEPI e della SIMEST, che non assicurano agli imprenditori condizioni di particolare favore che compensino il rallentamento dei tempi decisionali.
Il 6 giugno la Commissione ha incontrato il prefetto, i rappresentanti degli enti locali e delle forze imprenditoriali e sindacali.
Il dottor Mario Moscatelli, prefetto di Torino, ha sottolineato le difficoltà derivanti dalla forte evoluzione del mondo produttivo, che richiede notevole elasticità di adattamento. In ogni caso il 40 per cento delle imprese presenti a Torino ha una presenza all'estero, oppure sta per avviarla. La provincia è uscita fuori dalla crisi degli anni '80, che ha provocato numerose ristrutturazioni e delocalizzazioni. È però difficile intravedere una prospettiva di stabilità. Sul fronte delle infrastrutture gli obiettivi sono la metropolitana, il polo universitario e il passante ferroviario. Interessanti sono le prospettive del turismo, che può essere rilanciato con iniziative quali appuntamenti annuali o percorsi studiati. Il settore edilizio può essere anch'esso oggetto di rilancio, con un ruolo trainante per il sistema economico. Altri settori che possono dare interessanti prospettive di sviluppo sono quelli delle telecomunicazioni e dell'aerospazio. Più in generale, un tentativo di superare l'isolamento della città potrebbe derivare dal collegamento con l'economia francese. Per quanto riguarda le prospettive derivanti dalla fusione tra Sanpaolo e Imi, è stata messa in evidenza l'esigenza di un disegno strategico complessivo che coinvolga le istituzioni bancarie, il ceto borghese-imprenditoriale e le autorità pubbliche, anche in considerazione del fatto che i fondi strutturali comunitari, che hanno consentito di ammortizzare alcuni problemi, sono destinati a ridursi.

Il professor Valentino Castellani, sindaco di Torino, ha sottolineato che il principale punto interrogativo che grava sull'economia di Torino rimane quello relativo alle prospettive successive al periodo di incentivazione dell'acquisto di auto. È noto che la Fiat ritiene di poter mantenere la produzione attuale, ma il settore è esposto a vincoli e a parametri globali che possono rendere la situazione difficilmente governabile da parte della stessa azienda. Torino rimane comunque la città con il più alto numero di addetti nell'industria, che si aggira intorno al 20 per cento. Tuttavia occorre variare la base produttiva: alcuni nuovi settori sono stati individuati, quali le telecomunicazioni, l'aerospazio, la telefonia cellulare di terza generazione (è stato ricordato l'insediamento della Motorola) e le attività produttive e artigianali compatibili con la città. Esiste poi la risorsa della cultura e del turismo da sviluppare. Infine, per superare la marginalità nord occidentale, è stato fatto cenno alle infrastrutture, quali il passante ferroviario, la metropolitana e l'aeroporto.

Il professor Mario Rey, vicepresidente della giunta provinciale, ha illustrato le differenziazioni territoriali della provincia, composta da 315 comuni. Accanto alle zone di crisi più note, esistono aree, come il Canavese occidentale, in cui c e forte richiesta di addetti nel settore meccanico. In generale la provincia è molto sensibile alle variazioni dell'economia mondiale, per cui un quadro europeo più stabile potrebbe dare maggiori certezze agli imprenditori. Ha infine ricordato il patto territoriale concluso nel Canavese.

La signora Barbara Tibaldi, assessore provinciale al lavoro, ha ribadito la scarsa omogeneità della provincia, in cui convivono zone tradizionalmente industrializzate e altre con bassissima concentrazione industriale. Un problema da affrontare è comunque quello della formazione, resa però difficile dalla presenza di un'alta percentuale di personale scarsamente qualificato, tra cui molte donne.

L'avvocato Franco Maria Botta, assessore regionale per i lavori pubblici, ha


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sottolineato i deficit infrastrutturali della regione con particolare riferimento alla situazione ferroviaria e aeroportuale. La regione ha assicurato anche disponibilità per le modifiche del piano regolatore necessarie per consentire gli insediamenti produttivi all'interno delle città.

Dopo le richieste di chiarimento dei componenti della delegazione parlamentare, il professor Valentino Castellani, sindaco di Torino, ha sottolineato che le polemiche seguite alla designazione della sede dell'autorità per le telecomunicazioni aveva natura prevalentemente simbolica. Il problema è ora quello di dar luogo alla piattaforma digitale e di collegare le attività di Rai e Telecom a Torino, con effetti positivi sulla ricerca e sulle attività produttive.

Il dottor Francesco Devalle, presidente della locale unione industriali, ha ricordato che la popolazione torinese si è ridotta ed invecchiata e che l'attività terziaria si è espansa in misura insufficiente a compensare la riduzione dell'attività industriale, che rimane tuttavia la principale vocazione della città. È in corso una moderata ripresa anche con riflessi occupazionali specie nei settori contrassegnati da maggiore flessibilità, con lavori a part-time o a tempo determinato.
Ha in particolare proposto di destinare un contratto d'area alla città di Torino.

La dottoressa Ida Vana, presidente provinciale dell'associazione piccole e medie industrie (API), ha sottolineato che la competizione avviene ormai non più fra prodotti, ma fra processi produttivi. Il momento di crisi attuale deriva anche dal fatto che molti ordinativi sono venuti meno. Esiste poi un problema di liquidità, causato dalla caduta delle esportazioni verso l'Asia. Un problema specifico è quello della crisi dell'industria grafica e cartaria. Infine è stato ricordato il patto territoriale del Canavese e la necessità di tutelare il settore informatico che rimane una produzione di eccellenza almeno per quanto riguarda il software.

Il dottor Pier Giorgio Scoffone, vicepresidente del sindacato provinciale artigiani CASA, ha ricordato che le imprese artigiane lavorano in prevalenza solo per il mercato interno. Ciò implica che la produzione dipenda da alcune variabili macroeconomiche interne, quali il fatto che i consumi delle famiglie siano costanti, le grandi imprese non delocalizzino le loro attività e si semplifichi il rapporto con la pubblica amministrazione.

L'ingegner Enrico Salza, componente della giunta della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura, ha convenuto sul fatto che l'Euro costringerà le imprese italiane ad un salto di qualità. Ha quindi sottolineato che Sanpaolo ed Imi hanno tradizioni complementari, per cui la fusione non porterà ad una riduzione degli organici. Del resto le concentrazioni nel settore creditizio sono necessarie, se si vuole una struttura forte che accompagni le imprese. Il patrimonio del nuovo Sanpaolo può essere stimato in circa 8-9 miliardi di lire. Positivamente va valutata anche l'operazione Unicredito-Credito italiano, anche se parte dell'attività si sposterà nell'area milanese. D'altra parte non esistevano grandi alternative alla fusione. Il patrimonio della Cassa di risparmio di Torino può essere stimato in circa 7 mila miliardi. Un altro tema di rilievo è quello delle privatizzazioni: per AEM sono giunte 17 offerte che superano di media la valutazione dell'advisor. La cessione del 43 per cento del capitale ad un unico gestore può essere legata ad un impegno per investimenti. Per quanto riguarda la situazione degli aeroporti, non c'è dualismo con Malpensa. Il mercato in realtà offre infatti uno spazio anche per l'aeroporto di Torino. Occorrono tuttavia 400 miliardi di investimenti in termini brevi che non possono certo essere garantiti dagli enti locali, per cui occorre avviare una privatizzazione almeno parziale con la nomina di un advisor.
È seguito l'incontro con le organizzazioni sindacali, che hanno sottolineato che nella fase di trasformazione che sta interessando la città di Torino occorre coniugare


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la salvaguardia dei fattori esistenti e la ricerca di nuovi investimenti. In prospettiva, la Fiat non può rimanere l'unico punto di riferimento, anche se Torino non può essere immaginata come una città non industriale. Un altro tema di interesse è quello delle aree dismesse: occorrerebbe un intervento simile a quelli avviati a Bagnoli a Sesto San Giovanni, con possibili buoni risultati anche in termini occupazionali. È stato poi messo in evidenza la necessità di un rapporto diretto con il Governo, mediante l'istituzione di un interlocutore privilegiato, come richiesto anche al Presidente Prodi, se si vuol fare di Torino un punto chiave per il nord ovest. Infine, per favorire il rilancio degli investimenti è stata dichiarata la disponibilità per interventi sul costo del lavoro, a condizione che si assicurino però regole certe, abbandonando il susseguirsi di deroghe e misure emergenziali.
È stata poi illustrata la situazione del settore metalmeccanico. Se è vero che esistono segni di ripresa occupazionale, è altrettanto vero che tutte le grandi imprese sono alla vigilia di trasformazioni. L'esperienza dell'informatica ha già dimostrato che non è vero che la frantumazione della grande industria provochi il diffondersi di piccole imprese. Nel Canavese, ad esempio, sono rimaste solo attività che richiedono bassa qualificazione.
Per quanto riguarda la Fiat, i cui operai hanno una età media intorno ai 50 anni, dopo aver sottolineato l'importanza della stabilizzazione del rapporto di lavoro dei giovani assunti nel periodo delle incentivazioni, è stato sottolineato che anche l'attività dei fornitori è destinata a recedere se la produzione delle auto non rimane a Torino.
Nei prossimi 2 anni dovranno quindi essere affrontati alcuni nodi fondamentali quali la qualificazione di alcuni settori strategici (difesa, auto, informatica), la conservazione della dimensione industriale della città e la qualificazione della forza lavoro.

Infine, la delegazione parlamentare ha incontrato una rappresentanza sindacale dei lavoratori dell'ILVA di Torino. È stato ricordata la mobilitazione generale indetta per impedire la chiusura dell'impianto. Dopo l'acquisto dell'ILVA da parte della famiglia Riva era stato pattuito l'impegno a tenere aperto l'impianto per almeno tre anni. Il termine è appena scaduto, ma la volontà di chiudere lo stabilimento appare legata a motivazioni ulteriori. La produzione di Torino è legata alla fornitura di materiale semilavorato per le automobili. Evidentemente, con la fine del periodo dell'incentivazione, la famiglia Riva ritiene che l'impianto sia destinato a perdere valore. Infine è stato sottolineato che la chiusura dell'impianto porterebbe ad una perdita produttiva del nostro paese pari a circa 350 mila tonnellate di acciaio. È stato sollecitato un intervento più incisivo del Governo nell'ambito della trattativa con la famiglia Riva, in particolare facendo leva sull'interesse dimostrato dal gruppo Riva verso i moli di Genova.
In merito alla situazione del gruppo Olivetti, e, più in particolare, alla cessione al socio Mannesmann dei contratti di lavoro di 1.300 persone, sottolinea che sussistono elementi per ritenere che la società di personal computer sia stata costituita appositamente allo scopo di trasferirvi i sopracitati dipendenti con l'ulteriore intento di chiuderla successivamente. Si tratta di una finalità, che, qualora fosse provata, non potrebbe certamente ritenersi moralmente ineccepibile; è necessario conoscere in proposito se il Governo fosse o meno a conoscenza di questa situazione.
Ricorda inoltre che il gruppo Olivetti ha mutato le sue caratteristiche, poiché, di fatto, si è trasformato in una holding con una serie di partecipazioni.
Pertanto la visita a questo gruppo ha determinato impressioni contraddittorie che dimostrano come ci si trovi di fronte ad un'azienda che presenta una serie di problematiche irrisolte.
In merito alla situazione della FIAT, sulla quale trapelano ogni giorno notizie diverse, sottolinea che la presenza del


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gruppo FIAT a Torino è destinata a diminuire progressivamente, poiché l'azienda cerca di eliminare ogni produzione che non abbia strettamente natura industriale.
A suo giudizio, quindi, il lento processo di minor presenza del gruppo FIAT a Torino, come tale ineliminabile, determinerà sicuramente effetti negativi sulla città, che può definirsi «psicologicamente FIAT dipendente».

Gaetano RASI (gruppo alleanza nazionale), dopo aver manifestato il suo apprezzamento per il modo in cui la missione è stata condotta, sottolinea di aver maturato un'idea meno pessimista di quella espressa dal Presidente. Più in particolare rileva di non condividere l'opinione espressa dall'industriale Valetto circa l'assenza di avvenire per le piccole imprese; ritiene, al contrario, che le piccole e medie imprese riusciranno a garantire la maggiore occupazione nel futuro poiché sono maggiormente in grado di acquisire la flessibilità richiesta dalle esigenze del mercato e dei committenti, anche in relazione alle affermazioni relative alla circostanza, che, nel momento attuale, la competizione non avviene più tra i prodotti ma tra i processi produttivi.
Ritiene inoltre che, sebbene si determinerà certamente un processo di ridimensionamento della grande impresa in Piemonte, per il settore della componentistica delle automobili già si profila l'uscita dalla crisi.
Diversa, invece, è la situazione dell'hardware, settore che agisce al riparo di una concessione governativa: si tratta in fatti di servizi che non hanno nulla a che vedere con la tipica produzione industriale.

Nerio NESI, presidente, considerata la necessità dello svolgimento degli altri punti all'ordine del giorno della Commissione rinvia il seguito della discussione sulle comunicazioni del Presidente.

La seduta termina alle 16,40.

IN SEDE CONSULTIVA

Martedì 16 giugno 1998. - Presidenza del Presidente Nerio NESI. - Interviene il Sottosegretario di Stato alle comunicazioni Vincenzo Maria Vita.

La seduta comincia alle 16,40.

Nuovo testo del disegno di legge:
C. 4102 Apparecchiature terminali di telecomunicazioni

(Parere alla IX Commissione).
(Esame e conclusione - parere favorevole con osservazioni).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Luigi NEGRI (gruppo rinnovamento italiano), relatore, ricorda che il disegno di legge 4102 «Disciplina delle apparecchiature terminali di telecomunicazioni soggette alle procedure nazionali di approvazione» va a colmare una grave lacuna normativa emersa in sede di applicazione della legge n. 109 del 1991: «Nuove disposizioni in materia di allacciamenti e collaudi degli impianti telefonici interni», che recepiva la direttiva CEE relativa alla concorrenza sui mercati degli apparecchi terminali di comunicazione.
Tale legge è volta a determinare regole tecniche alle quali gli apparati devono rispondere a fronte della liberalizzazione del settore, prevedendo controlli e sanzioni per i trasgressori delle norme onde garantire la tutela dell'utente oltre che la qualità del servizio.
Nel dettaglio vengono disciplinate la procedura di omologazione delle apparecchiature e l'apposizione della marcatura CEE di conformità.
Carenze normative si sono tuttavia evidenziate in occasione di controllo e sequestro di apparecchiature prive del dovuto contrassegno in quanto il legislatore


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ha omesso di sancire in modo inequivocabile il divieto di importazione e di commercializzazione delle apparecchiature prive di legale contrassegno.
In pratica l'attuale normativa si limita a perseguire e sanzionare costruttori e installatori di apparecchi non a norma, senza intervenire su chi li importa e li commercializza, in dispetto oltretutto delle direttive CEE e degli obblighi dei Paesi aderenti alla Unione Europea.
Appare evidente che tale situazione arreca particolare danno alle industrie che producono apparecchi conformi alle prescrizioni tecniche e rispettano le prescrizioni amministrative, nonché all'utente, spesso sviato dall'apparizione sul mercato di apparecchiature a basso costo ma non conformi, meno sicure e spesso dannose ai servizi e alla rete di telecomunicazione.
Per questa serie di ragioni nel presente disegno di legge si prevede che tutte le apparecchiature terminali di telecomunicazioni debbano essere «marcate» così come previsto dalla direttiva CEE 93/68.
Viene introdotto quindi il divieto di importare, commercializzare e pubblicizzare apparecchi privi della prescritta marcatura e vengono fissate le relative sanzioni per i trasgressori.
Vanno ricordate, infine, le modifiche apportate al testo originale e approvate nella recente seduta del 13 maggio dalla Commissione trasporti. Esse sono principalmente riferite alle necessità di adeguamento del testo all'intervenuta normativa sul superamento del monopolio.
Si prevede inoltre che entro un anno dalla entrata in vigore della presente legge, conformemente a quanto previsto dalla legge n. 400 del '98, vengano emanate, attraverso regolamento, disposizioni atte ad uniformare le procedure di approvazione delle apparecchiature e dei controlli.
In conclusione: in relazione a quanto sopra detto, in considerazione anche della necessità di un sollecito intervento che disciplini in modo più completo la materia, invita la Commissione ad esprimere parere favorevole.

Gaetano RASI (gruppo alleanza nazionale) pur condividendo lo scopo perseguito dal provvedimento, sottolinea che, a suo giudizio il provvedimento dovrebbe essere integrato in una serie di aspetti.
Così, in merito all'articolo 1, che si riferisce alla marcatura delle apparecchiature terminali di telecomunicazioni, sottolinea che quest'ultima rappresenta soltanto l'elemento terminale di un processo di riconoscimento, mentre il riferimento agli articoli 9 e 10 del decreto del Ministero delle poste e delle telecomunicazioni 17 aprile 1997, n. 160, non è sufficiente ad individuare le ragioni che giustificano questa operazione. Scopo della marcatura, infatti, è quello di dare una certa garanzia in ordine al rispetto di norme comunitarie.
Ritiene, pertanto, che sarebbe opportuno formulare un'osservazione nel senso di riferire l'articolo 1 del provvedimento - oltre che agli articoli 9 e 10 - agli articoli 1 e 2 del decreto 17 aprile 1997, n. 160.

Il Sottosegretario di Stato per le comunicazioni Vincenzo VITA ricorda che il provvedimento all'esame della Commissione è dettato dall'esigenza di dare risposta a normative europee; peraltro esso si colloca nell'ambito di un contesto di norme comprensive di decreti già recepiti, quale quello richiamato nel contesto dell'articolo 1.
Ricorda che l'utilità della marcatura è quella di dar certezza ai consumatori circa la rispondenza del prodotto a determinate caratteristiche: si tratta quindi di un provvedimento che, nel suo complesso, è diretto a rafforzare le esigenze di tutela dei consumatori e dei cittadini.

Massimo OSTILLIO (gruppo UDR) sottolinea che pur rispondendo il provvedimento ad esigenze apprezzabili, quali quelle di evitare danni alla rete e standardizzare le tecnologie, esso è l'espressione di un metodo di legiferare non adeguato alle esigenze da soddisfare. Nel contesto del provvedimento, infatti, vengono individuate norme repressive per il mancato rispetto dei criteri indicati, senza


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elaborare soluzioni alternative. Sorprende, inoltre, la mancata previsione di campagne di sensibilizzazione e la circostanza che non si sia stata prestata sufficiente attenzione alla necessità di non penalizzare il consumatore e, più in particolare, le famiglie che improvvisamente si trovano di fronte alla necessità di omologare i loro apparecchi privi di marcatura.
Pertanto, qualora il testo non venga modificato nel senso di un maggiore rispetto delle esigenze del consumatore, preannuncia il suo voto contrario.

Carlo CARLI (gruppo democratici di sinistra-l'Ulivo) sottolinea che il relatore ha compiutamente esposto le motivazioni del provvedimento che, nel suo complesso, è diretto ad una maggiore tutela dell'utente, e all'applicazione della direttiva dell'Unione europea. Inoltre il decreto ministeriale citato dal deputato Rasi è stato emanato, a sua volta, sulla base delle disposizioni della legge n. 109 del 1991.
Piuttosto, a suo giudizio, sarebbe opportuno integrare la proposta di parere favorevole del relatore con una raccomandazione al Governo ad attivarsi per la sollecita e capillare campagna di informazione confermemente a quanto previsto dal disegno di legge concernente i diritti dei consumatori e degli utenti.

Grazia LABATE (gruppo democratici di sinistra-l'Ulivo), relatore, sottolinea che l'osservazione formulata dal deputato Carli corrisponde alle disposizioni del disegno di legge sulla disciplina dei diritti dei consumatori e degli utenti, approvato recentemente da questo ramo del Parlamento.

Il Sottosegretario di Stato per le comunicazioni Vincenzo VITA, si dichiara d'accordo con le osservazioni formulate nel corso del dibattito.

Luigi NEGRI (gruppo rinnovamento italiano), relatore, sulla base delle considerazioni prospettate nello svolgimento della discussione, riformula la sua proposta di parere nel modo seguente:

La X Commissione, esaminato il disegno di legge n. 4102 «Disciplina delle apparecchiature terminali di telecomunicazioni soggette alle procedure nazionali di approvazione» esprime

PARERE FAVOREVOLE

con le seguenti osservazioni:
valuti la Commissione di merito l'opportunità di
a) introdurre disposizioni che impegnino il Governo ad attivarsi per la sollecita e capillare campagna di informazione confermemente a quanto previsto dal disegno di legge concernente i diritti dei consumatori e degli utenti;
b) inserire, all'articolo 1, il riferimento - oltre che agli articoli 9 e 10 - agli articoli 1 e 2 del decreto 17 aprile 1997, n. 160.

La Commissione approva quindi la proposta di parere favorevole con osservazioni come riformulata dal relatore.

Disegno di legge:
C. 4960 Attivazione delle risorse e finanziamento della promozione imprenditoriale nelle aree depresse

(Parere alla V Commissione).
(Esame e conclusione - parere favorevole con osservazione).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Grazia LABATE (gruppo democratici di sinistra-l'Ulivo), relatore, ricorda che il provvedimento in esame, si compone di un unico articolo, suddiviso in 5 commi.
Nel corso dell'esame in 5a Commissione del Senato sono state apportate alcune modifiche ai commi primo e secondo e ne sono stati introdotti altri due, il 4 e il 5.
Il disegno di legge persegue la finalità di assicurare le risorse finanziarie per le


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aree depresse del paese, in armonia con gli obiettivi di sviluppo perseguiti nell'ambito dell'Unione europea. Nel rispetto delle finalità di sviluppo sociale ed economico di tali aree, si predispone la normativa occorrente, per autorizzare la spesa sulla base delle risorse al tal fine preordinate dalla legge finanziaria 1998.
Dopo aver illustrato le disposizioni del provvedimento sottolinea che il disegno di legge attivando nuove risorse destinate alle aree depresse, rappresenta un ulteriore tassello nella definizione di una incisiva politica per lo sviluppo del Mezzogiorno e delle zone comprese nell'obiettivo 1, in linea con quanto indicato nelle priorità della politica economica nazionale dopo la ratifica formale della partecipazione dell'Italia al processo di unificazione monetaria. Costituisce, altresì, la prima applicazione delle disposizioni contenute nel collegato alla finanziaria per il 1998 che prevedevano la soppressione delle autorizzazioni esistenti a contrarre mutui da parte del Tesoro e la loro sostituzione con stanziamenti diretti di bilancio. È altresì vero, che tutta la problematica legislativa ed economica in ordine alle aree depresse del Paese apre discussioni e valutazioni, che al di là del quadro definito dal presente disegno di legge e dall'attivazione degli strumenti in esso contenuti, propongono tutta intera l'esigenza che il Governo affronti con decisione un assetto che segua ancor oggi una vera debolezza e cioè l'assenza di un disegno organico delle iniziative per lo sviluppo.
In particolare i programmi imprenditoriali e degli altri soggetti interessati e le iniziative infrastrutturali degli E.L. non sembrano avere il necessario contesto e carattere sinergico, richiamando così l'urgenza e la necessità di un efficace quanto efficiente strumento di coordinamento delle iniziative pubbliche e private, l'augurio sviluppo Italia di cui tanto si parla. Di qui l'esigenza che il provvedimento proceda nei tempi più rapidi possibili.
Invitando la Commissione ad esprimere un parere favorevole, auspica che il Governo presenti urgentemente un testo che segui un nuovo approccio della tematica delle aree depresse, attraverso una disciplina di carattere innovativo, volta a dare efficienza ed efficacia agli interventi e politica di contesto fatta di strumenti sinergici che attivino qui ed ora le necessità di promozione e sviluppo industriale di cui il Mezzogiorno e comunque le aree dell'obiettivo 1 hanno bisogno nel nostro paese.

Gaetano RASI (gruppo alleanza nazionale) dopo aver ringraziato il relatore per l'esposizione chiara e completa, manifesta perplessità sul complesso del provvedimento che contempla una serie di interventi a pioggia ed evidenzia una certa contraddittorietà nell'ambito delle cifre utilizzate. Inoltre sia per la costituzione del fondo sociale che per quella del fondo rotativo si consente un'arbitrarietà di valutazioni al Ministero del tesoro sulla quale non si può certamente convenire.

Paolo RAFFAELLI (gruppo democratici di sinistra-l'Ulivo) manifesta, a nome del suo gruppo, l'adesione alle considerazioni prospettate dal relatore, sottolineando che il provvedimento in esame non si pone in contrasto con l'esigenza di un quadro normativo organico all'interno del quale la priorità sia rappresentata da interventi di riequilibrio. Si tratta, infatti, di disposizioni eterogenee, che, tuttavia non vogliono realizzare in maniera indiscriminata operazioni di finanziamento, ma, piuttosto, puntare allo sviluppo di determinate aree depresse del Paese, coerentemente con quanto previsto da una serie di altre misure attualmente all'esame del Governo.

Nerio NESI, presidente, pur associandosi ad alcune delle osservazioni prospettate dal deputato Rasi, ritiene che, tuttavia, esse possano trovare adeguata risposta nell'ambito delle considerazioni prospettate dal relatore. Certamente per il Mezzogiorno è necessaria l'adozione di misure più organiche e, in tal senso, occorrerà attendere l'esito delle misure attualmente all'esame del Consiglio dei


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Ministri. Tuttavia questa necessità è stata certamente evidenziata dalle considerazioni del relatore.

Paolo PALMA (gruppo popolari e democratici-l'Ulivo) si associa, a nome del suo gruppo, alle considerazioni prospettate dal relatore.

Grazia LABATE (gruppo democratici di sinistra-l'Ulivo), relatore, concordando con l'esigenza che strumenti finanziari non possano sostituirsi completamente a strumenti di coordinamento di altra natura, riformula la sua proposta di parere nel modo seguente:

La X Commissione esaminato il disegno di legge n. 4960 «Attivazione delle risorse preordinate della legge finanziaria per l'anno 1998 al fine di realizzare interventi nelle aree depresse. Istituzione di un Fondo rotativo per il finanziamento dei programmi di promozione imprenditoriale nelle aree depresse» (approvato dalla V Commissione permanente del Senato).

esprime

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente osservazione:
valuti la Commissione di merito l'opportunità di introdurre disposizioni che impegnino il Governo a predisporre con urgenza gli strumenti necessari al fine di assicurare una quadro di contesto efficiente ed efficace a promuovere lo sviluppo delle aree depresse del Paese, ed in particolare per attivare tutte le sinergie necessarie per lo sviluppo del Mezzogiorno.

La Commissione approva la proposta di parere favorevole con osservazione come riformulata dal relatore.

La seduta termina alle 17,30.