VIII Commissione - Resoconto di mercoledì 1° aprile 1998


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SVOLGIMENTO DI INTERROGAZIONI

Mercoledì 1o aprile 1998. - Presidenza del Presidente Maria Rita LORENZETTI. - Interviene il Sottosegretario di Stato ai lavori pubblici Antonio Bargone.

La seduta comincia alle 9,10.

5-03387 Romano Carratelli: Raccordo autostradale tra Vibo Valentia e lo svincolo di S. Onofrio.

Il Sottosegretario Antonio BARGONE, rispondendo all'interrogazione in titolo, rileva che l'ANAS rappresenta che il raccordo autostradale tra Vibo Valentia e lo svincolo di S. Onofrio, costituito dal tratto di SS n.606, ha caratteristiche corrispondenti a quelle previste dalla Sez. IV C.N.R. e, nei tratti limitrofi agli insediamenti edilizi, esistono marciapiedi sopralevati utili al traffico pedonale. Invece, nei tratti a mezza costa e in quelli «in trincea» sono presenti alcuni rivestimenti in pietrame alla cui base opportune cunette e fossi frigatori intubati fungono da smaltimento delle acque di superficie.
Inoltre, l'ANAS precisa che non si rilevano difetti strutturali o di progettazione nelle opere eseguite lungo la suddetta arteria. Tali opere consistono in muri di controripa, realizzati per soddisfare le esigenze degli insediamenti abitativi limitrofi alla sede stradale.
Prima della realizzazione di dette opere, già esisteva a margine della carreggiata un fosso di guardia di adeguate dimensioni, necessario per la raccolta di acqua e fango provenienti dalle pendici, che impediva il verificarsi degli inconvenienti lamentati nell'atto ispettivo.
Difatti la costruzione dei muri di controripa, eseguita nel pieno rispetto dell'altezza necessaria comportava, oltre alla cunetta rivestita per la raccolta delle acque provenienti dal piano viabile, il mantenimento del predetto fosso di guardia a monte dei muri.
Quest'ultimo, come spesso avvenuto in passato, è stato eliminato con le annuali arature dei terreni di proprietà privata situati a monte e in lieve pendenza, provocando inevitabilmente il dilavamento del fango sulla sede stradale. Tuttavia questo materiale terroso viene via via prontamente rimosso dal personale ANAS addetto alla manutenzione.
A tal riguardo la Prefettura di Vibo Valentia, oltre a sollecitare l'ANAS a svolgere più frequenti controlli ha, soprattutto, ingiunto ai privati, proprietari dei terreni a monte della citata statale, di provvedere con opportuni interventi per far si che le acque superficiali non si riversino sulla sottostante strada statale n. 606.
Fa presente infine che il Compartimento di Catanzaro sta predisponendo un


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intervento per ripristinare il fosso di guardia a monte (circa 600 m.), previo benestare della Soprintendenza Archeologica considerato il vincolo esistente sui terreni della pendice lato monte.
Per l'inizio dei lavori è previsto un lasso di tempo di circa un mese.

Domenico ROMANO CARRATELLI (gruppo popolari e democratici-l'Ulivo), intervenendo in replica, dichiara di comprendere che il Sottosegretario nel rispondere alle interrogazioni deve basarsi sul materiale che predispongono gli uffici del Ministero. Rileva, però, la gravità del fatto che nella risposta ci si limiti a constatare l'inevitabilità degli eventi. Fa presente che questa è già la seconda interrogazione in materia che viene svolta presso la Commissione: ricorda, infatti, che la prima è stata svolta nella seduta del 29 maggio 1997.
La gravità degli eventi che si verificano a causa delle condizioni della strada è riportata anche dagli organi di stampa. Si tratta dell'unica strada di raccordo esistente tra Vibo Valentia e l'autostrada, che in inverno viene letteralmente invasa dal fango a seguito delle piogge, cosa che provoca gravi disagi per gli utenti. Non si sa se tale fenomeno sia inevitabile, se esso si verifichi per colpa dei proprietari dei terreni contigui o per colpa dell'ANAS. Fa presente però che il muro di contenimento esistente si rivela insufficiente ad impedire l'immissione di fango sulla strada. Rileva, inoltre, che i «pronti interventi» che l'ANAS dichiara di realizzare si riducono all'apposizione di cartelli che segnalano la presenza di lavori in corso ed indicano limiti di velocità. Gli stessi lavori di ripulitura del fondo stradale sono volti esclusivamente alla rimozione del fango.
Fa presente che l'ANAS ha predisposto un programma dei lavori che è necessario realizzare in Calabria e, in particolare, nella provincia di Vibo Valentia. Dà, quindi, lettura della parte relativa alla strada statale n. 606: «Questa stada statale collega l'abitato di Vibo Valentia con lo svincolo autostradale di S. Onofrio, per una lunghezza di Km. 7+260 e pertanto è soggetta ad un traffico rilevante, specie nelle ore di punta.
Di moderna costruzione ha caratteristiche plano-altimetriche molto buone, mentre si rende necessario l'allargamento del piano viabile, per una lunghezza di circa 400 m., nonché la realizzatore di adeguate opere di protezione tra i Km. 1+500 e 3+000 in relazione ai frequenti fenomeni di caduta di materiali fangosi dalle pendici laterali.
Si dovrà altresì prevedere il rifacimento del manto di usura con la relativa segnaletica orizzontale.
Il tutto per una spesa complessiva di \P. 1.500.000.000.».
Dichiarandosi dunque insoddisfatto, invita il Sottosegretario a verificare se quanto affermato risponda al vero e se si intendono realizzare i citati lavori al fine di evitare il verificarsi di gravissimi incidenti.

5-03293 Muzio e Turroni: Strada a scorrimento veloce di collegamento tra la SS. n. 457 per Asti, la SS. n. 31 per Alessandria e la Superstrada per Valentia.

Il Sottosegretario Antonio BARGONE, rispondendo all'interrogazione in titolo, rileva che l'ANAS fa presente che la realizzazione del collegamento Casale-Asti-Cuneo ha rappresentato uno degli obiettivi prioritari del Piano Regionale Trasporti elaborato dalla Regione Piemonte tuttora in vigore in quanto il nuovo Piano risulta ancora in fase dibattimentale con le Amministrazioni Provinciali.
Nell'ambito del Piano Decennale ANAS, scaduto nel 1996, vennero inseriti, con vari livelli di priorità, interventi di ammodernamento e di variante agli abitati interessati al fine di elevare il livello di funzionalità sulla SS. n.457, inserita nella viabilità di Grande Comunicazione. Nell'ambito di tale programma decennale, era previsto il completamento della Tangenziale di Asti fino a Castell'Alfero (in corso di esecuzione) con prosecuzione in nuova sede su Chivasso attraverso la Valle Versa.


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Da tale punto, con la diramazione lungo la SS. n.457, erano previste inoltre le varianti di Calliano e Moncalvo su Casale con il prolungamento fino al casello autostradale Casale-Sud della A26, in modo da consentire, attraverso l'intercettazione della SS. n. 31 tra Casale Monferrato e San Germano, lo svolgimento della funzione di variante parziale a Sud dell'abitato di Casale.
Nel 1987 il progetto redatto, che prevedeva la realizzazione di una strada a carreggiata di 10,5 mt. con due corsie, veniva appaltato all'impresa MATTIODA Pierino & Figli S.p.A. di Cuorgnè (TO) alla quale vennero consegnati i lavori nel gennaio 1990.
Successivamente alla consegna dei lavori, sono emerse le seguenti difficoltà:
la CIVILAVIA, che aveva omesso, come invece previsto dalla legge, di vincolare nello strumento urbanistico comunale la fascia interessata dal cono di avvicinamento dell'aeroporto di Casale, chiese il blocco dei lavori e la modifica del progetto.
La coutenza di gestione dei canali irrigui chiese che le opere di attraversamento dei canali Lanza e Mellana non fossero dei semplici tombini di scavalco ma dei veri e propri ponti con un fianco in altezza di m. 5,50 e la realizzazione di strade di servizio laterali per la manutenzione da mt. 7.

Da tali difficoltà è generata la necessità di variare i lavori in corso inserendo la realizzazione di nuove e più costose opere di scavalco dei canali e, soprattutto, lo spostamento d'asse con l'allontanamento della nuova strada dall'area dell'aeroporto e l'abbassamento del rilevato a quota di campagna, nonché da ultimo, per aderire alle richieste degli abitanti e dell'Amministrazione comunale, la sostituzione del cavalcavia con un tunnel, ora in fase di ultimazione.
L'insieme delle modifiche apportate al progetto originario sono state quindi sottoposte all'esame dei vari enti competenti da cui la sospensione dei lavori nel mese di dicembre 1991.
Nel mese di aprile 1992, al fine di limitare gli oneri aggiuntivi che sarebbero scaturiti dalla revisione prezzi, l'ANAS decise per la ripresa dei lavori - ad eccezione del sottopasso alla SS. n. 31 per il quale le Ferrovie dello Stato hanno provveduto a rilasciare l'autorizzazione allo scavo sotto la linea solo nel successivo mese di giugno - nonostante la mancata acquisizione dei pareri previsti a tutt'oggi, peraltro, non ancora rilasciati dai competenti enti.
Nel frattempo, il Compartimento di Torino provvedeva alla progettazione del tratto terminale di completamento e, su richiesta del Comune di Casale, modificava l'innesto sulla S.S. n. 457 a Pozzo S. Evasio prolungandone il tracciato per ml.800 fino all'abitato di S. Giorgio per eliminare la strettoia con passaggio a livello in prossimità dell'incrocio con la Strada provinciale 400 «della Mandoletta» ed apportando altri piccoli adeguamenti.
A seguito dell'opposizione del Comune di S. Giorgio, si giunse ad una soluzione definitiva congiuntamente agli amministratori locali, trasmessa nel mese di maggio 1995 alla Regione Piemonte e ai Comuni interessati richiedendo il proprio parere di gradibilità. Detta soluzione veniva approvata dalle Amministrazioni comunali che provvedevano al suo inserimento negli strumenti urbanistici in corso di approvazione e, nel successivo ottobre 1996, sollecitavano l'ANAS e la Regione Piemonte ad attivarsi per il rapido avvio dei lavori.
A seguito di ciò, l'Ente dava corso alla progettazione definitiva ed esecutiva del predetto tratto terminale richiedendo i pareri di rito agli enti preposti in data 23 giugno 1997 e provvedendo nel contempo alle integrazioni che via via venivano richieste.
In merito alle finali considerazioni contenute nell'atto ispettivo, l'ANAS fa presente che il Compartimento per la viabilità di Torino, nelle varie fasi dell'elaborazione del progetto, ha provveduto a redigere gli elaborati ritenuti sufficienti all'espressione dei pareri e, in ogni caso,


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sta integrando la documentazione secondo le specifiche indicazioni fornite dagli enti interessati. Precisa a riguardo, che per tale tipologia di intervento, l'attuale normativa non prevede gli studi di V.I.A. ma bensì montaggi fotografici con le opere previste in progetto.
L'ANAS precisa, infine, che in data 13 marzo 1998 si è tenuta una riunione con il Compartimento per la Viabilità di Torino, le Amministrazioni Comunali di S. Giorgio, Casale, Rosignano e la Provincia di Alessandria nel corso della quale è stata individuata una soluzione ridotta del tracciato stradale.
Il Comune di Casale e la provincia di Alessandria si sono riservati la possibilità di riesaminare la nuova soluzione e di comunicare le eventuali osservazioni al fine di consentire al Compartimento stesso di attivare quanto prima l'esame tecnico del nuovo tracciato.

Angelo MUZIO (gruppo rifondazione comunista-progressisti), intervenendo in replica, ringrazia il Sottosegretario per la rapidità con la quale ha risposto all'interrogazione in titolo, presentata il 26 novembre 1997. Dalla data della presentazione dell'atto di sindacato ispettivo ad oggi sono stati svolti incontri con le regioni per affrontare le questioni di fondo relative al problema in esame. Rileva però che all'attenzione del Governo non è corrisposta quella dell'ANAS.
Fa presente che l'interrogazione si riferisce anche al problema del finanziamento dell'opera: gli interroganti ritengono che per tale intervento non possano essere considerate applicabili le disposizioni del decreto-legge n. 67 del 1997 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 135 del 1997, in quanto si tratta di un nuovo tracciato che non può rientrare nei criteri previsti dalla citata normativa né sotto il profilo delle caratteristiche progettuali né sotto quello delle ricadute occupazionali. A questo proposito la risposta fornita dal Sottosegretario non appare esaustiva, in quanto non afferma né nega la finanziabilità di tale intervento attraverso le disposizioni del decreto-legge n. 67 del 1997.
Ricorda che sta per essere avviata la realizzazione di una strada di collegamento con l'autostrada Asti-Cuneo, dopo venti anni di programmazione e progettazione da parte delle società interessate. Intende sottolineare che tale intervento non ha nulla a che fare con la realizzazione del tracciato di collegamento con il territorio del Monferrato: è quindi necessario tenere ben distinte le due questioni.
Per quanto riguarda il collegamento con il Monferrato, andrebbe effettuata la valutazione di impatto ambientale anche in considerazione del fatto che l'opera di ingresso prevista deturperebbe le colline della zona. Si chiede, quindi, se siano state svolte indagini accurate sul volume di traffico che potrebbe transitare nel progettato tratto, sulle risorse necessarie e sull'impatto ambientale. Sottolinea che un conto è realizzare una circonvallazione o un sottopasso, un conto è realizzare una superstrada. La zona ha già ingressi stradali e non necessita quindi di ulteriori collegamenti, come rilevato anche da alcuni comuni, che si sono opposti alla realizzazione della superstrada. Ritiene quindi più opportuno concentrare gli sforzi per realizzare collegamenti stradali nelle zone che ne hanno effettivo bisogno.

La seduta termina alle 9,35.

IN SEDE REFERENTE

Mercoledì 1 aprile 1998. - Presidenza del Presidente Maria Rita LORENZETTI. - Interviene il Sottosegretario di Stato all'ambiente Valerio Calzolaio.

La seduta comincia alle 9,35.

Proposte di legge:
C. 526 Turroni e C. 4241 Testa:
Adeguamento prescrizioni antisismiche.
(Rinvio del seguito dell'esame).


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Maria Rita LORENZETTI, presidente, avverte che, a causa di sopravvenuti impegni, il relatore non potrà essere presente alla seduta odierna. Rinvia pertanto il seguito dell'esame ad altra seduta.

Proposta di legge:
C. 1634 Sospiri:
Norme in materia di siti contaminati.
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame della proposta di legge in titolo, rinviato nella seduta del 21 gennaio scorso.

Maria Rita LORENZETTI, presidente, ricorda che, durante lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata nella seduta di giovedì 26 marzo, il Ministro Ronchi rispondendo agli atti di sindacato ispettivo in materia di bonifica dei siti contaminati, ha annunciato la presentazione di un disegno di legge governativo, che consente l'utilizzo dei fondi accantonati nella tabella B della legge finanziaria per il 1998, con i quali sarà possibile finanziare anche la realizzazione di interventi di bonifica e di ripristino ambientale. Inoltre, il Ministro ha annunciato che verrà emanato un decreto ministeriale attuativo dell'articolo 17 del decreto legislativo n. 22 del 1997, rispondendo in tal modo all'esigenza evidenziata dal relatore, il quale aveva sottolineato che la norma citata non aveva ancora ricevuto una precisa attuazione.
Questo è dunque il quadro di riferimento, del quale è necessario tenere conto al fine di decidere in merito al prosieguo dei lavori.

Il Sottosegretario Valerio CALZOLAIO rileva che la stessa Commissione ha riconosciuto che la materia oggetto della proposta di legge in esame risulta regolata dall'articolo 17 del decreto legislativo n. 22 del 1997. Questa disposizione disciplina, per la prima volta in via generale, le attività di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinanti, introducendo una serie di principi per l'individuazione dei siti contaminati, per la realizzazione degli interventi di bonifica, ripristino e messa in sicurezza, e per la ripartizione delle competenze tra i vari livelli istituzionali.
Sotto tale ultimo profilo, poi, l'articolo 17 trova il necessario completamento in quelle disposizioni del decreto legislativo n. 22 del 1997 che disciplinano le competenze dello Stato, delle regioni e degli enti locali e regolamentano la procedura di iscrizione all'Albo Nazionale degli smaltitori da parte delle imprese che intendono effettuare le attività di bonifica dei siti.
La fonte primaria, ovviamente, si limita a dettare le misure generali e di principio, rimettendo ad appositi decreti interministeriali la determinazione delle necessarie misure tecniche attuative.
Su questo nucleo normativo fondamentale si inserisce, poi, il recente disegno di legge, approvato dal Consiglio dei Ministri, recante nuovi interventi in campo ambientale, che mira all'individuazione di interventi prioritari, nell'ambito di un apposito programma nazionale di interventi di bonifica di interesse nazionale in rapporto alle esigenze di riassetto e valorizzazione del suolo. In particolare, il disegno di legge prevede il concorso finanziario dello Stato come previsto dall'articolo 17, comma 6-bis, del citato decreto legislativo n. 22 del 1997 entro il limite massimo del 50 per cento delle spese necessarie per realizzare gli interventi di bonifica dichiarati di interesse nazionale, in relazione ad esigenze di tutela igienico-sanitaria, ambientali e occupazionali.
Al fine di consentire la realizzazione degli interventi di cui verrà stabilita la priorità, vengono individuate apposite risorse economiche nell'ambito dei fondi previsti in tabella B dalla legge finanziaria 1998, a cui si aggiungono quelle che verranno destinate dal CIPE al finanziamento di progetti di risanamento ambientale, nonché le risorse derivanti dalla riprogrammazione dei fondi disponibili, perché non spesi nell'ambito del quadro comunitario di sostegno.
Il programma nazionale garantirà un'azione complessiva sul territorio e contribuirà


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fattivamente alla promozione delle attività di bonifica e ripristino ambientale da parte delle autorità territoriali competenti.
Nel programma, adottato dal Ministro dell'ambiente, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le provincie autonome di Trento e Bolzano, verranno indicati i soggetti beneficiari delle risorse finanziarie, le modalità di trasferimento delle risorse stesse, nonché le modalità del controllo delle attività e degli interventi definiti, avvalendosi della commissione tecnico-scientifica del Ministero dell'ambiente e dell'ANPA.
Il disegno di legge prevede, poi, che in caso di cambio di destinazione o di alienazione entro dieci anni dei siti oggetto degli interventi di bonifica, i contributi concessi debbano essere restituiti allo Stato al fine di evitare fenomeni speculativi.
Svolge quindi alcune considerazioni in merito alle perplessità avanzate dal relatore sul decreto legislativo n. 22 del 1997.
Per quanto riguarda il ruolo dell'ANPA, esso non modifica assolutamente l'assetto delle competenze tecniche attribuite dalla legge 21 gennaio 1994 n. 61.
In particolare, l'ANPA avrà un ruolo fondamentale, quale organo di consulenza e supporto tecnico-scientifico del Ministero dell'ambiente, nella elaborazione delle norme tecniche attuative dell'articolo 17 del decreto legislativo n. 22 del 1997 che rientrano nelle competenze tecniche in materia ambientale previste dalla citata legge istitutiva 21 gennaio 1994 n. 61.
Tali competenze dell'ANPA nella elaborazione degli standard tecnici sono del resto stati ribaditi dal Ministro dell'ambiente con apposite direttive adottate con nota del 12 gennaio 1998.
Al fine di garantire l'impiego delle tecniche più avanzate per l'identificazione dei siti da bonificare il comma l-bis dell'articolo 17 del decreto legislativo n. 22 del 1997 prevede appositi censimenti e demanda al Ministro dell'ambiente la possibilità di disporre, eventualmente attraverso accordi di programma con gli enti provvisti delle tecnologie più avanzate, la mappatura nazionale dei siti oggetto dei predetti censimenti e la loro verifica con le regioni. In proposito si segnala che le ordinanze adottate per fronteggiare la situazione di emergenza rifiuti in Campania ed in Puglia impongono ai Commissari Straordinari di utilizzare ogni mezzo per individuare e monitorare i siti da bonificare anche ricorrendo alla collaborazione delle istituzioni in possesso delle necessarie tecnologie e competenze.
In particolare, le ordinanze hanno previsto la collaborazione di ANPA, Dipartimento per i Servizi Tecnici Nazionali, Istituto Nazionale di Geofisica, CNR, ISS, Ispels e Università, nonché, per la parte progettuale e realizzativa, dell'ENEA.
Riguardo alle perplessità suscitate dall'attribuzione ai comuni della competenza ad approvare i progetti di bonifica, si sottolinea che tale competenza è limitata agli interventi che interessano il solo territorio comunale, esclusi, comunque, quelli di rilievo nazionale che saranno individuati di concerto tra l'amministrazione centrale e le regioni. In questi ristretti margini, le suddette attribuzioni sono poi ulteriormente limitate dall'obbligo che i comuni hanno di rispettare le indicazioni e le prescrizioni formulate dalle regioni sui singoli progetti di bonifica. Ai sensi dell'articolo 17, commi 3 e 5, il progetto di bonifica, infatti, deve essere presentato non solo al Comune ma anche alla Regione che, entro i successivi sessanta giorni, può richiedere le necessarie modifiche ed integrazioni ovvero stabilire apposite prescrizioni, condizionandone, perciò, l'approvazione e mantenendo un forte potere di controllo e di indirizzo.
In conclusione, la bonifica dei siti inquinati risulta aver trovato un soddisfacente assetto normativo nella disciplina dettata dal decreto legislativo n. 22 del 1997.
In particolare, risultano già disciplinati da tale atto normativo:
a) i criteri per l'elaborazione degli standard di qualità del suolo e per la valutazione del rischio;


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b) l'individuazione dei soggetti responsabili;
c) le procedure per l'elaborazione e l'approvazione dei progetti di bonifica;
d) le competenze dei vari livelli istituzionali;
e) l'abilitazione delle imprese che intendono effettuare attività di bonifica dei siti inquinati tramite l'iscrizione all'Albo degli smaltitori;
f) le sanzioni a carico dei soggetti responsabili dell'inquinamento dei siti.

Sottolinea, infine, che la disciplina riguarda tutte le possibili ipotesi di siti inquinati da bonificare in quanto la causa dell'inquinamento è comunque riconducibile alla dispersione di sostanze abbandonate o delle quali un soggetto si «disfà» in modo non conforme alla legge e che rientrano, quindi, nella tipologia dei rifiuti solidi o liquidi.
Né deve essere sottovalutato il fatto che l'attività di bonifica produce notevoli quantità di rifiuti da smaltire.
La normativa attualmente vigente in materia di bonifica risulta quindi adeguata ed organica, tale da assicurare un efficace recupero delle aree interessate da abbandoni di rifiuti liquidi o solidi o comunque contaminate da inquinanti.

Maria Rita LORENZETTI, presidente, alla luce delle dichiarazioni del sottosegretario, riterrebbe opportuno rinviare l'esame della proposta di legge in attesa della definizione del quadro normativo, al fine di poter svolgere l'esame in base ad elementi certi.

Nino SOSPIRI (gruppo alleanza nazionale), relatore, dichiara di aver ben presente il quadro della situazione: da un lato sussiste la proposta di legge che la Commissione sta esaminando; dall'altro è stata annunciata la presentazione di un decreto ministeriale, i cui tempi di approvazione potrebbero però essere lunghi, nonché del disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri lunedì scorso.
Ritiene pertanto opportuno proseguire l'esame preliminare del provvedimento e al termine di quest'ultimo costituire un Comitato ristretto, nell'ambito del quale svolgere talune audizioni in riferimento alla proposta di legge n. 1634 tenendo conto anche del disegno di legge governativo. Al termine di questa fase dovrebbe essere stato approvato anche il decreto ministeriale, del quale si potrà a quel punto tenere conto.

Alfredo ZAGATTI (gruppo democratici di sinistra-l'Ulivo) osserva che l'articolo 17 del decreto legislativo n. 22 del 1997 contiene la disciplina relativa alla bonifica dei siti inquinati. Il Ministro Ronchi ha annunciato l'emanazione di un decreto ministeriale attuativo di tale disposizione. È stato inoltre approvato dal Consiglio dei Ministri un disegno di legge in materia, contenente le indicazioni delle priorità e delle risorse finanziarie. In questo quadro normativo si colloca la proposta di legge in esame.
Ritiene opportuno attendere di conoscere i contenuti del disegno di legge e del decreto ministeriale in quanto essi potrebbero anche condizionare le scelte da assumere nell'ambito dell'esame della proposta di legge n. 1634. Condivide pertanto la proposta del Presidente in merito al rinvio dell'esame, in attesa di prendere visione dei due provvedimenti governativi citati. Nel caso in cui i tempi necessari per l'emanazione del decreto ministeriale si rivelassero eccessivamente lunghi, sarebbe in ogni caso opportuno riprendere l'esame della proposta di legge.

Maria Rita LORENZETTI, presidente, chiede al rappresentante del Governo se può chiarire quali siano i tempi di approvazione del decreto ministeriale. Se tale decreto venisse approvato in breve tempo sarebbe possibile svolgere le audizioni richieste dal relatore avendo come riferimento anche quest'ultimo provvedimento.

Il Sottosegretario Valerio CALZOLAIO si rimette a quanto dichiarato dal Ministro nel corso dello svolgimento delle


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interrogazioni a risposta immediata, nella seduta di giovedi 26 marzo.

Nino SOSPIRI (gruppo alleanza nazionale), relatore, è disponibile ad accettare la proposta di rinvio dei lavori, insistendo però sulla necessità di riprendere l'esame della proposta di legge, qualora entro la fine del mese non venisse emanato il decreto ministeriale.

Maria Rita LORENZETTI, presidente, concorda con le valutazioni del relatore e propone, quindi, di rinviare il seguito dell'esame della proposta di legge in attesa dell'emanazione del decreto ministeriale, assicurando che, se tale decreto non dovesse essere emanato entro il mese di aprile, sottoporrà all'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, l'opportunità di riprendere comunque l'esame del provvedimento.

La Commissione concorda.

La seduta termina alle 10,15.

INDAGINE CONOSCITIVA

Mercoledì 1o aprile 1998. - Presidenza del Vice Presidente Primo GALDELLI.

La seduta comincia alle 10,15.

Indagine conoscitiva sulla difesa del suolo.
(Seguito dell'esame del documento conclusivo e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del documento conclusivo dell'indagine conoscitiva in titolo, rinviato, da ultimo, nella seduta del 25 febbraio 1998.

Tommaso FOTI (gruppo alleanza nazionale) rileva che l'indagine conoscitiva è stata svolta in modo estremamente approfondito. Peraltro ritiene necessario chiarire l'aspetto relativo al riordino delle competenze in materia di difesa del suolo. Ricorda, infatti, che risultano competenti diversi soggetti in ordine alle medesime materie senza che sia possibile individuare una netta separazione e senza alcun coordinamento, come ad esempio accade per quanto riguarda la difesa degli argini.
Sarebbe quindi opportuno stabilire con chiarezza chi deve intervenire, soprattutto nelle situazioni di emergenza. Non ritiene a tal fine necessaria la creazione di un nuovo organo, ma una più esatta ripartizione delle competenze tra gli uffici esistenti.

Walter DE CESARIS (gruppo rifondazione comunista-progressisti) dichiara di aver ascoltato con estremo interesse le indicazioni emerse nel corso del dibattito svoltosi finora Commissione. Si impegna quindi a presentare una proposta di documento conclusivo tenendo conto della relazione trasmessa dal Presidente del Comitato paritetico che ha proceduto allo svolgimento delle audizioni, Sen. Veltri, e della discussione svoltasi in Commissione.

Primo GALDELLI, presidente, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 10,40.


N.B.: Il
resoconto stenografico della seduta sarà pubblicato in un fascicolo a parte.