Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - Resoconto di marted́ 3 giugno 1997


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Martedì 3 giugno 1997. - Presidenza del Presidente Francesco STORACE.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

La seduta comincia alle 10.

Sulla pubblicità dei lavori.

Il presidente Francesco STORACE avverte che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità della seduta sarà assicurata per mezzo della trasmissione con il sistema audiovisivo a circuito chiuso.

Comunicazioni del Presidente.

Il presidente Francesco STORACE rende noto alla Commissione che i Comitati promotori di alcuni referendum indetti per il 15 giugno prossimo hanno presentato un ricorso per conflitto di attribuzione nei confronti della Commissione, relativo, a quanto risulta, ai contenuti dell'atto di indirizzo approvato il 20 maggio scorso, con il quale si dèttano criteri per la programmazione radiotelevisiva nell'imminenza delle consultazioni referendarie, e si disciplinano le relative Tribune.
Si riserva di rendere noti alla Commissione i contenuti del ricorso, qualora esso, se giudicato ammissibile dalla Corte Costituzionale, venga notificato come previsto dalla normativa vigente, e preannuncia che la Commissione dovrà valutare se costituirsi nel relativo giudizio a difesa delle proprie ragioni.
Informa altresì che il Presidente del Collegio sindacale della RAI ha trasmesso, con lettera del 27 maggio scorso, copia della relazione del Collegio stesso sul bilancio di esercizio ed il bilancio consolidato al 31 dicembre 1996 della RAI, che sono a disposizione della Commissione. La comunicazione ottempera al disposto dell'ultimo periodo dell'articolo 2-bis, comma 1, della legge 25 giugno 1993, n.206, introdotto dalla legge n.650/1996, il quale trova così la sua prima applicazione.
Informa quindi che è pervenuto, in data 30 maggio 1997, lo schema del contratto di servizio tra la RAI ed il Ministero delle poste e telecomunicazioni per il triennio 1997-1999. Su di esso la Commissione è competente ad esprimere, entro trenta giorni, il proprio parere, come prevede l'articolo 3, comma 1, della Convenzione tra RAI e Ministero approvata con decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 1994, in riferimento alle modalità di cui all'articolo 3, comma 3, della legge 25 giugno 1993, n.206. Il relativo esame sarà quindi calendarizzato quanto prima: per esso, le funzioni di relatore sono state affidate al deputato Nappi.
Informa inoltre che l'Ufficio di presidenza della Commissione ha approvato la


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bozza di calendario predisposto dalla RAI per le Tribune referendarie già in programmazione, disposte dalla Commissione con atto di indirizzo del 20 maggio scorso. L'Ufficio di presidenza ha provveduto altresì a chiamare a prender parte ad alcune Tribune soggetti non altrimenti titolati, in applicazione della facoltà di cui all'articolo 2, comma 4, di tale atto.
Nella giornata del 27 maggio, l'Ufficio di presidenza ha precisato alcuni criteri interpretativi ed attuativi dell'atto di indirizzo, ai sensi del comma 2 del suo articolo 7, convenendo:
che le Tribune alle quali intervengono i Comitati promotori possano, considerate alcune specifiche circostanze verificatesi, essere preventivamente registrate poco prima dell'ora prevista per la messa in onda;
che tali Tribune siano trasmesse a condizione che in esse sia realizzata una effettiva parità di condizioni tra le opposte indicazioni di voto, considerando anche il complessivo «impatto comunicazionale»: qualora tuttavia non sia stato possibile individuare un Comitato per il NO, ovvero soggetti individuati ai sensi dell'articolo 2, comma 4, della delibera del 20 maggio 1997 della Commissione, continua a trovare applicazione il comma 2 dell'articolo 1 della medesima delibera.

Nella medesima giornata, agendo in via d'urgenza, l'Ufficio di presidenza ha inoltre convenuto di dare mandato alla sede regionale Rai del Friuli Venezia-Giulia per la predisposizione di un calendario di Tribune relative alla consultazione referendaria regionale del 15 giugno prossimo, redatto in conformità con i criteri indicati dall'Ufficio di Presidenza della Commissione nella riunione dell'8 maggio 1991, con la precisazione che il riferimento, di quella delibera, alle forze politiche rappresentate in Parlamento e nel Consiglio regionale si intende sostituito con il riferimento alle sole forze presenti nel Consiglio regionale.
Nella giornata del 30 maggio successivo è stato ulteriormente precisato, ad interpretazione del disposto dell'articolo 1, comma 3, della delibera del 20 maggio 1997, che le Tribune sono trasmesse «in diretta» con il consenso di ciascuno dei soggetti partecipanti. Se tale consenso non dovesse manifestarsi, la trasmissione dovrà essere registrata. In caso di ulteriore rifiuto si applica la previsione dell'articolo 1, comma 2, della delibera.
Comunica, infine, di aver indirizzato al Presidente della RAI, prof. Enzo Siciliano, una lettera in data 30 maggio scorso, nella quale, anche in riferimento alle polemiche dei giorni scorsi sull'informazione relativa ai referendum, chiede urgentemente notizie e ragguagli sull'applicazione, da parte della RAI, dell'articolo 6 del citato atto di indirizzo del 20 maggio. Questa norma prevede infatti che nei notiziari, nelle trasmissioni riconducibili alla responsabilità di un direttore di testata, ed in alcuni talk show si faccia a vario titolo riferimento ai temi della consultazione referendaria. Con successiva lettera del 2 giugno egli ha sollecitato una tempestiva risposta, nel contempo interessando i Presidenti delle Camere: nella serata di ieri è pervenuta la risposta del Presidente della RAI.
(La Commissione consente).

Sui temi oggetto dell'ultima comunicazione convocherà l'Ufficio di presidenza per domani, alle 12,30: nella riunione sarà ascoltato anche il Direttore generale della RAI.

Sull'ordine dei lavori.

Il senatore Antonio FALOMI, intervenendo sull'ordine dei lavori, si chiede quale debba essere il prosieguo dei lavori della Commissione, convocata con modalità non usuali.

Il presidente Francesco STORACE, nel fare presente che il primo punto all'ordine del giorno era da tempo in calendario, ritiene che la Commissione possa convenire di non giungere a deliberazioni definitive nella giornata di oggi.
(La Commissione consente).


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Esame di un atto di indirizzo sul tema delle donne e della televisione, e di una risoluzione connessa.

Il presidente Francesco STORACE ricorda che la proposta di atto di indirizzo in titolo, presentata dal deputato Poli Bortone e sottoscritta dai senatori Costa e Gawronski, è stata successivamente sottoscritta anche dal senatore Semenzato, e risulta del seguente tenore:
«La Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi,
visti gli articoli 3 e 21 della Costituzione della Repubblica;
visti gli articoli 1 della legge 14 aprile 1975, n.103, e 1 della legge 6 agosto 1990, n.223, che indicano i principi cui si conforma ed è finalizzata la diffusione di programmi radiofonici e televisivi;
visti gli articoli 1 e 4 della legge 14 aprile 1975, n.103, nella parte in cui prevedono la potestà della Commissione di rivolgere alla società concessionaria del servizio radiotelevisivo pubblico indirizzi generali per l'attuazione di tali principi;
visti gli articoli 2 e 3 della legge 25 giugno 1993, n.206, e le successive modificazioni, relativi alle funzioni anche di garanzia del Consiglio d'amministrazione e del Direttore generale della RAI;
considerata la legislazione nazionale e la normativa internazionale e comunitaria relativa ai diritti delle donne, al diritto di pari opportunità nei confronti degli uomini, ed alla loro pari dignità di ruolo nella società;
considerati in particolare gli atti della IV Conferenza mondiale sulle donne, svoltasi a Pechino nel settembre 1995, nonchè della Conferenza specializzata dell'Unione Interparlamentare «Verso un partenariato tra uomini e donne in politica», svoltasi a New Delhi nei giorni dal 14 al 18 febbraio 1997; preso atto del documento conclusivo di questa Conferenza;
considerati i contenuti della Carta dell'informazione e della programmazione a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico, contenente principi generali elaborati dalla RAI e dai suoi sindacati ed associazioni di giornalisti;
considerati i contenuti del documento di indirizzo sul pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo, approvato dalla Commissione nella seduta del 13 febbraio 1997;
considerato inoltre
che è compito di una moderna società democratica individuare gli strumenti per costruire un nuovo contratto sociale nel quale l'uomo e la donna operino in condizioni di uguaglianza e di complementarietà, arricchendosi vicendevolmente delle loro differenze;
che la partecipazione attiva delle donne alla vita politica deve rappresentare un obiettivo da perseguire da parte del Governo e del Parlamento, dal momento che l'integrazione delle donne nella vita politica, a tutti i livelli, favorisce la democratizzazione della vita politica stessa e di contro, le donne trovano nello spazio democratico delle opportunità per meglio integrarsi nel processo politico;
che uno studio dell'ONU ha indicato come un miglioramento significativo del tasso democratico si produrrebbe se il numero delle donne in Parlamento raggiungesse una «massa critica» pari almeno al 30%;
che tale obiettivo, al di la dell'esperienza, ormai superata, dalle «quote» per legge, può essere conseguito attraverso una maggiore consapevolezza diffusa dell'investimento democratico della «risorsa donna» in politica e dunque, attraverso una costante diffusa sensibilizzazione da conseguire attraverso tutti gli strumenti di crescita culturale, fra cui il mezzo radiotelevisivo, attraverso il quale produrre formazione e informazione;
che molto spesso nel servizio pubblico il personale politico femminile è relegato in ruoli stereotipi, quasi fosse,


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personalmente, privo di capacità di analisi complessiva e dunque di interpretare ampie istanze dell'elettorato;
che nella realtà odierna i media giocano un ruolo molto importante in politica, sicchè nessun politico, uomo o donna che sia, può ignorarli o trascurarli;
che nel citato documento di Nuova Delhi è stato esplicitamente posto l'accento sulla necessità di formare le donne ai media per meglio comprendere il funzionamento e le priorità e per apprendere a far passare il loro messaggio. I media tendono a focalizzare sulle persone che si identificano con una causa;
formula
il seguente atto di indirizzo rivolto alla RAI Radiotelevisione italiana, società concessionaria del servizio radiotelevisivo pubblico:
1. La RAI deve essere pienamente consapevole del ruolo, anche formativo ed orientativo, che i media rivestono nella determinazione dei comportamenti e degli atteggiamenti, individuali e collettivi, circa la pari dignità e la sostanziale uguaglianza delle persone, donne ed uomini; nonchè dei più intensi e peculiari effetti che sono determinati dal mezzo radiotelevisivo.
2. La RAI deve pertanto impegnarsi affinchè la programmazione non si limiti a registrare in proposito gli orientamenti dominanti nella società. Essa deve infatti contribuire - anche ove legittimamente citi o descriva tali orientamenti - all'affermarsi di una coscienza sociale e civile criticamente orientata al recepimento dei principi della pari dignità, della pari opportunità e della sostanziale uguaglianza tra uomini e donne, nonchè della considerazione del pari contributo offerto da donne ed uomini al progresso umano e sociale.
3. La RAI, quindi, cura che l'immagine delle donne e degli uomini nella programmazione radiotelevisiva non confermi acriticamente le differenti caratteristiche che certa tradizione considera peculiari dell'uno e dell'altro sesso, in rapporto alla pari dignità ed alla pari capacità di realizzazione personale e sociale degli uomini e delle donne.
4. Conseguentemente, la RAI cura che la programmazione non risulti di incoraggiamento o conferma, diretta o indiretta, del convincimento di certi strati della società circa pretese generalizzate differenze di capacità personale, intellettiva e professionale degli uomini e delle donne. La RAI pone piuttosto in essere, nella programmazione, tutte le misure che, direttamente o indirettamente, possono contribuire a superare tale convincimento.
5. La programmazione, tuttavia, non nega nè limita i riferimenti alle peculiarità e differenziazioni psicologiche e caratteriali delle persone legate all'appartenenza all'uno o all'altro sesso. Essa però rifugge dal presentarle, anche solo indirettamente, come conseguenze generalizzate o inevitabili di tale appartenenza; rifugge dal collegare all'appartenenza all'uno o all'altro sesso valutazioni di dignità o valore circa tali peculiarità; e soprattutto presenta le peculiarità e differenziazioni come diversità che arricchiscono la condizione umana, piuttosto che impoverire gli uomini o le donne.
6. Inoltre, la programmazione cura che nelle notizie relative ad attività compiute da donne o uomini, non sia di regola sottolineata l'appartenenza all'uno o all'altro sesso come circostanza determinante o significativa, in positivo o in negativo, dell'attività stessa, salvi i casi in cui tale appartenenza costituisca eccezionalmente, in relazione a circostanze che normalmente non ricorrono in casi analoghi, obiettiva caratteristica ed elemento di interesse della notizia stessa.
7. La programmazione della RAI evita di suggerire, anche implicitamente, che la ripartizione nella società tra lavori retribuiti e non retribuiti possa tener conto dell'appartenenza all'uno o all'altro sesso. Ove si faccia riferimento, in particolare, a lavori non retribuiti di valenza assistenziale e sociale, di carattere interno alla famiglia, nonchè alla ripartizione all'interno della coppia degli oneri del mènage


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familiare, la programmazione deve agevolare il formarsi nei telespettatori di una valutazione critica nei confronti delle abitudini di squilibrio tuttora presenti nella società. Deve inoltre evidenziare la fondamentale valenza sociale di tali lavori ed occupazioni, evitando che tale valenza possa risultare diminuita dalla comparazione con le attività esterne alla famiglia.
8. Conseguentemente, la programmazione agevola il formarsi di una valutazione critica in rapporto specialmente alla ripartizione, all'interno della coppia, di ogni genere di onere o impegno derivante dalla cura materiale e morale dei figli. La programmazione riconosce, anche implicitamente, che la scelta di avere figli, nonchè la loro cura e la loro educazione ed il fondamentale valore sociale dell'essere genitori, sono patrimonio umano degli uomini e delle donne, comune ed indivisibile. Nel contempo riconosce il valore anche simbolico della maternità quale fonte e trasmissione di vita, nel rispetto delle leggi dello Stato che tutelano le scelte di maternità responsabile; raccomanda speciale considerazione per il ruolo della donna madre; sottolinea il peso che obiettivamente ricade sulle donne le quali, avendo anche un lavoro di carattere esterno, aggiungono a questo l'impegno della maternità; evidenzia il dovere della società in generale, e degli uomini in particolare, di alleviare quanto possibile questo peso.
9. La programmazione tiene conto del valore intrinseco delle persone, delle loro idee, della loro immagine e del loro corpo, ed evita che tale valore possa essere diminuito o misconosciuto attraverso una mercificazione di tali elementi. La programmazione pertanto sottolinea anche implicitamente il significato, il valore e la dignità che le idee, l'immagine ed il corpo degli uomini e delle donne hanno di per se stessi; evita che tale significato, tale valore e tale dignità possano essere menomati da una considerazione differenziata tra l'uno e l'altro sesso; favorisce il formarsi nei telespettatori di una coscienza critica rispetto alle possibili differenziazioni tra sessi, ed alle reificazioni e mercificazioni che ne possono conseguire; tiene conto che nella società attuale tali mercificazioni, possibili per entrambi i sessi, si verificano più frequentemente nei confronti delle donne.
10. La programmazione, senza negare nè minimizzare le disparità di trattamento che la società può tuttora far riscontrare tra uomini e donne, evidenzia tuttavia le iniziative della società stessa che possono portare ad un superamento di tali disparità. Cura inoltre che, per quanto possibile, le telespettatrici non abbiano la sensazione che le loro capacità e potenzialità, soprattutto quelle intellettive, personali e professionali, siano menomate per la sola appartenenza al sesso femminile. Applica questo criterio con particolare attenzione rispetto alle prospettive di partecipazione delle donne alla politica.
11. La programmazione riferisce i criteri di cui al presente atto di indirizzo anche alle trasmissioni pubblicitarie.
12. La Commissione invita la RAI a valutare se nella propria organizzazione interna e nella gestione del personale persistano forme di parzialità anche implicita basate sul sesso, e se del caso a rimuoverle, in particolare attribuendo a uomini e donne uguale chance di carriera ed uguali possibilità formative. La RAI è invitata ad applicare con particolare attenzione tali criteri al personale che compare in video o in voce, e che comunque ha un'immagine esterna; si attiene ai medesimi criteri anche nella scelta dei collaboratori esterni e degli ospiti delle trasmissioni.
13. La Commissione auspica che le emittenti private, le quali sono tenute al pari della RAI al rispetto dei princìpi fondamentali individuati dalla legge per l'attività radiotelevisiva, possano conformare la loro programmazione ai criteri sin qui enunciati.
14. La Commissione considera il Consiglio d'amministrazione ed il Direttore generale della RAI responsabili, ciascuno per le rispettive competenze di legge, dell'attuazione del presente atto di indirizzo, li impegna a riferirne alla Commissione,


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ed auspica che la RAI si serva di una struttura tecnica di garanzia per la valutazione della rispondenza delle trasmissioni ai criteri di cui al presente atto. Auspica inoltre che la RAI voglia incoraggiare forme di ricerca delle possibilità di influenza della sua programmazione sull'opinione pubblica, e che sui temi oggetto del presente atto possa stabilire forme stabili di consultazione e collaborazione con le altre emittenti, anche straniere.

La Commissione invita la RAI ad esaminare la possibilità di istituire un premio periodico per le singole trasmissioni che si sono distinte nell'applicazione dei princìpi di cui al presente atto di indirizzo, e si riserva di prendere a sua volta parte a tale iniziativa».
1.
Poli Bortone, Gawronski, Costa, Semenzato.

Il senatore Semenzato ha inoltre presentato la seguente proposta di risoluzione, il cui esame, data l'evidente connessione, e considerata anche la richiesta dello stesso presentatore, può essere svolto congiuntamente a quello dell'atto di indirizzo:
«La Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi:
premesso
che la legge 6 agosto 1990, n.223, al comma 2 dell'articolo 11 (recante azioni positive per le pari opportunità) fissa l'obbligo per la concessionaria pubblica di redigere ogni due anni «un rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile in relazione allo stato delle assunzioni, della formazione, della promozione professionale, dei livelli e della remunerazione effettiva, da trasmettere alla Commissione nazionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna, di cui alla legge 22 giugno 1990, n.164»;
che tale rapporto biennale non è mai stato predisposto dalla concessionaria pubblica, come ha ammesso lo stesso Direttore generale della RAI durante l'audizione del 24 settembre 1996 presso la stessa Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi;
considerato
che l'assenza del rapporto biennale fa supporre che non sia applicato neppure il comma 1 del citato articolo 11 della legge n.223/1990, il quale prevede l'obbligo di «promuovere azioni positive volte ad eliminare condizioni di disparità tra i due sessi in sede di assunzioni, organizzazione e distribuzione del lavoro, nonchè di assegnazione di posti di responsabilità»;
impegna
la RAI Radiotelevisione italiana, società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, ad ottemperare quanto disposto all'articolo 11, comma 2, della legge 6 agosto 1990, n.223, nei tempi più rapidi possibili».
2.
Semenzato.

Il presidente Francesco STORACE dichiara aperta la discussione congiunta.

Il deputato POLI BORTONE, relatore, rileva l'elemento di novità, rispetto ai precedenti lavori della Commissione, ed anche rispetto alla normativa vigente, che è insito nei contenuti dell'atto di indirizzo in titolo, sottoscritto, successivamente alla sua non recente presentazione, anche da colleghi appartenenti ad altri gruppi parlamentari, ai quali rivolge il suo ringraziamento.
Il testo, d'altronde, ha un'origine parlamentare: dopo la conferenza di Pechino del settembre 1995, sul ruolo delle donne nella società, si è tenuta nel febbraio di quest'anno, a Nuova Delhi, una Conferenza Interparlamentare specializzata, sul tema del «partenariato» tra uomini e donne in politica, e successivamente nel


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l'aprile, il medesimo tema ha costituito l'argomento del 97o Congresso Interparlamentare tenutosi a Seul. A tali incontri hanno partecipato molti colleghi parlamentari, ed il risultato di tale lavoro collegiale, che ha coinvolto pressochè tutti i gruppi politici rappresentati in quelle sedi, ha costituito la base del testo oggi sottoposto alla Commissione.
I lavori di tali convegni hanno posto l'accento in particolare sul ruolo e sulla presenza delle donne nei mass-media, che costituisce un risvolto per solito non particolarmente sottolineato nella tematica generale del ruolo delle donne nella società. Tali convegni hanno segnato il definitivo superamento della concezione «per quote» della presenza delle donne nei vari settori, ovvero della sino ad ora asserita necessità di garantire una quota percentuale fissa di presenza femminile. Oggi tale concetto è ritenuto superato, in virtù del proficuo accrescimento culturale fatto riscontrare dall'intera società, e della possibilità che tale crescita accresca la presenza, anche numerica, ma soprattutto qualitativa, delle donne nei vari aspetti della vita di relazione.
I mass-media rivestono, nella rappresentazione di tali aspetti e di questa crescita culturale, un ruolo essenziale, in particolare ove si faccia riferimento ad uno dei più pregnanti profili di partecipazione alla vita associata, e cioè alla rappresentanza parlamentare, nella quale le donne si avviano a ricoprire un ruolo sempre maggiore.
La relazione finale del Convegno di Nuova Delhi rivela peraltro anche la crescita, nel senso prima detto, della normativa che tutela e favorisce la partecipazione femminile. È però necessario pervenire ad ulteriori modificazioni dell'atteggiamento dei mass-media in rapporto all'immagine della donna, ed in proposito si potrebbe immaginare lo svolgimento, da parte degli organismi parlamentari e dei Parlamenti stessi, di sessioni di relazioni pubbliche specificamente dedicate alla immagine ed al ruolo delle donne.
Nei congressi di cui ha dato notizia è peraltro risultato, e se ne compiace nel riferirlo alla Commissione, che l'attività del Parlamento italiano circa il ruolo della presenza femminile si colloca all'avanguardia nel mondo.
Si sofferma quindi sui contenuti più significativi dell'atto di indirizzo in titolo, rilevando che esso considera la presenza femminile non solo con riferimento alla politica ed alle varie forme pubbliche della vita di relazione, ma anche riservando particolare attenzione a tutti gli aspetti della vita delle persone, incluso il significato speciale della maternità. Nel sottolineare le singole disposizioni, rileva i contenuti del punto n.12 dell'atto, nel quale - ove si desideri pervenire ad un testo unificato assieme alla risoluzione proposta dal senatore Semenzato - potrebbe essere inserito il riferimento alla relazione concernente il personale della Rai. In proposito, peraltro, è necessario accertare se la relazione biennale che la Rai è tenuta a presentare alla Commissione per le pari opportunità, ai sensi dell'articolo 11, comma 2, della legge n.223/1990, possa essere ricompresa nell'analogo adempimento previsto dall'articolo 9 della legge n.125/1991.
Il punto 13 contiene l'auspicio che le indicazioni fornite dalla Commissione nei confronti del servizio pubblico radiotelevisivo possano essere condivise, e pertanto applicate, anche dalle emittenti private. Il punto 14, dopo aver sottolineato la responsabilità dei vertici della Rai per l'applicazione dell'atto di indirizzo, si sofferma sulla opportunità di utilizzare una struttura tecnica che valuti la rispondenza delle trasmissioni ai criteri indicati nell'atto, e su quella di incoraggiare forme di ricerca delle possibilità di influenzare l'opinione pubblica, sul tema del ruolo della donna con il mezzo della programmazione radiotelevisiva, anche tenendo conto di quanto avviene in altri paesi.

Il senatore Stefano SEMENZATO illustra la propria proposta di risoluzione, che si riferisce all'obbligo, riferito alla Rai come alle altre emittenti televisive, di


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redigere periodicamente una relazione sulla situazione del suo personale, maschile e femminile, circa le assunzioni, la formazione, la promozione professionale, la remunerazione effettiva e, in generale, il ruolo rivestito dagli uomini e dalle donne. Tale obbligo risulterebbe disatteso, anche in base a quanto ebbe modo di affermare il Direttore generale della Rai innanzi a questa Commissione: secondo quanto si apprende informalmente, esso potrebbe risultare assorbito dall'obbligo di redigere una relazione, dai contenuti analoghi ma non perfettamente coincidenti con quelli della prima, che la legge sulle azioni positive per le pari opportunità prevede nei confronti di tutte le imprese che impiegano più di cento dipendenti.
Sulla questione è necessario tuttavia acquisire informazioni più certe, nell'ambito, oggi scarsamente applicato, dell'azionamento di strumenti di verifica dell'attuazione dei provvedimenti della Commissione.
Dopo aver chiarito i rapporti che intercorrono tra il secondo ed il primo comma del citato articolo 11 della legge n.223/1990, in base al quale le emittenti radiotelevisive sono tenute a promuovere azioni positive volte ad eliminare condizioni di disparità tra i due sessi, ribadisce che la tesi dell'assorbimento dell'uno adempimento nell'altro deve essere attentamente valutata: essa non si concilia con la constatazione che la relazione non sarebbe stata trasmessa alle rappresentanze sindacali, come invece prevede la legge.

Il senatore Giorgio COSTA, nel ricordare di essere stato tra i primi firmatari del documento in titolo, rileva che un'azione effettiva nella direzione del conseguimento della parità tra uomo e donna consiste, per i componenti della Commissione, proprio nella sollecita approvazione del testo, ed auspica una rilevante partecipazione ai relativi lavori.

Dopo che il senatore Antonio FALOMI si è riservato di svolgere in altra seduta l'intervento sul tema che il gruppo della sinistra democratica intende effettuare, il Presidente Francesco STORACE rinvia il seguito della discussione generale.

Discussione sulla funzione dei talk show del servizio pubblico radiotelevisivo ed il principio del pluralismo, ed esame di eventuali risoluzioni.

Il presidente Francesco STORACE fa presente che, con lettera del 27 maggio scorso, i gruppi di forza Italia, Alleanza nazionale, CCD e CDU hanno richiesto di esaminare il rispetto dei principi di pluralismo ed imparzialità da parte delle trasmissioni del servizio pubblico aventi la tipologia del talk show, anche in riferimento ai contenuti della trasmissione intitolata «Pinocchio». Successivamente tale richiesta è stata confermata da un numero di componenti della Commissione superiore al quarto, previsto ai fini della convocazione straordinaria dall'articolo 11, comma 4, del regolamento interno.
Nel dare conto alla Commissione dei contenuti di tali richieste, informa che una convocazione della Commissione a tal fine era stata richiesta inoltre dal senatore De Carolis e, in riferimento ai temi del pluralismo, dal deputato Masi, sulle comunicazioni dei quali si sofferma.

Il deputato Paolo ROMANI fa presente di avere sollecitato con il presente dibattito la soluzione di un problema che si trascina oramai da mesi, e che si connette con il percorso, indubbiamente virtuoso, inaugurato dalla Commissione attraverso l'approvazione unanime di un atto di indirizzo in materia di pluralismo, positivamente sottolineato anche dal Presidente della Repubblica.
Il problema in sè consiste nel ruolo delle trasmissioni di approfondimento informativo, comunemente dette talk-show, nelle quali sembra che la Rai non abbia, singolarmente, ancora trovato un equilibrio. In esse, ad esempio, non sono sufficientemente chiariti, in spirito di pluralismo, i risvolti, obiettivamente di non facile divulgazione, di tutte le riforme istituzionali attualmente all'esame dell'apposita Commissione bicamerale. Per contro,


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il ruolo del Presidente di quella Commissione sembra essere, nell'interpretazione di certi talk-show, quello di una sorta di re.
Non è agevole, in verità, indicare le strade che la Commissione potrebbe percorrere per contribuire a risolvere questa situazione: in proposito, si aspetta indicazioni anche dal dibattito di oggi. Bisognerebbe forse che la Commissione avesse la capacità di «prendere per mano» la dirigenza della Rai, e per conseguenza anche i conduttori dei singoli programmi. Si deve favorire il conseguimento di un pluralismo più equilibrato, considerando che ciascuna delle varie posizioni istituzionali sulle quali oggi si dovrebbe riferire possono caratterizzare, nel tempo, più di una forza politica.
Nel chiedersi se anche i colleghi della Commissione condividano le sue perplessità, ritiene che la Commissione potrebbe in proposito ascoltare il Consiglio di amministrazione della Rai, ovvero i direttori di rete e di testata, ovvero anche i conduttori dei singoli programmi. In qualche caso, difatti, il tentativo di costoro di percorrere le tracce degli anchor-men anglosassoni si traduce, piuttosto che in una positiva rudezza giornalistica, in rozzezza.

Il Presidente Francesco STORACE rileva che la valutazione dei contenuti di tali trasmissioni in rapporto ai contenuti dell'atto di indirizzo sul pluralismo (segnalazioni e proteste sono infatti pervenute, specie in riferimento alla trasmissione denominata «Pinocchio») rientra a pieno titolo tra le competenze della Commissione, la quale eserciterebbe in tale modo quella funzione di vigilanza sull'attuazione degli indirizzi che la legge n.103 del 1975, a differenza di altre norme di più dubbia interpretazione, le attribuisce con certezza. Questa verifica deve essere condotta dalla Commissione in spirito laico, vale a dire prescindendo dalle opinioni che ciascuno può nutrire sulla «direzione» della eventuale parzialità. Qualora la Commissione pervenisse a ravvisare violazioni dei propri indirizzi, in particolare quello in materia di pluralismo, si potrebbe ritornare sul progetto, mai portato a compimento, delle Tribune politiche tematiche quale strumento per garantire una informazione corretta.

Il Senatore Antonio FALOMI sottolinea preliminarmente che la convocazione della seduta odierna, relativamente al punto dell'ordine del giorno attualmente in esame, è stata condotta con una procedura certamente legittima ma inusuale, che comporta lo scavalcamento del passaggio in Ufficio di Presidenza per la predisposizione del calendario dei lavori, esponendo così al rischio di programmi di lavoro scarsamente equilibrati.
Quanto al merito della questione in titolo, non condivide i giudizi negativi che sono stati formulati, in particolare, sulla trasmissione «Pinocchio» condotta da Gad Lerner. Se è stata censurata una ipotetica violazione del principio del pluralismo nella trattazione del tema delle riforme istituzionali, non si può non rilevare in proposito che alle relative trasmissioni avevano partecipato, oltre ad esponenti delle forze politiche, anche rappresentanti delle regioni, delle forze dell'ordine, e di altri soggetti istituzionali, incluso il Presidente della Commissione Bicamerale per le riforme. Nell'informazione data su questo tema, inoltre, non si è riscontrata l'assenza della opzione «presidenzialista» come dimostra la partecipazione a quelle trasmissioni di molti esponenti dell'opzione stessa, al pari di esponenti di altre opzioni, quali il premierato.

Dopo che il Presidente Francesco STORACE ha rilevato che le modalità inusuali della convocazione, peraltro legittima, della presente seduta si sono determinate per iniziativa di alcuni gruppi, il deputato Giuseppe GIULIETTI rappresenta l'importanza di una discussione serena, anche in rapporto alla rilevanza dei temi delle riforme istituzionali sottesi alla discussione stessa, e ritiene che la Commissione debba rifuggire da iniziative o censure specifiche riferite a singoli casi o a singole trasmissioni. Per esse, peraltro, si sarebbe


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semmai aspettato critiche riferite ad altre puntate di «Pinocchio», rispetto a quelle che sono state oggetto di biasimo.
Ritiene che comunque non sia possibile condizionare più di tanto l'informazione, che ha le sue leggi ed i suoi strumenti. Lo strumento rappresentato dai talk show, in particolare, non può essere sostituito se non in parte dalle Tribune, che rispondono ad una diversa logica di comunicazione.
Nell'insieme, comunque, esprime un giudizio positivo sull'utilizzazione dello strumento del talk show, anche se, in riferimento a trasmissioni specifiche (per esempio, quella avente per oggetto l'Albania) avrebbe anch'egli riserve e critiche da formulare sui contenuti. La Commissione deve però riaprire il dibattito sul tema generale della comunicazione politica, e non su singoli episodi.
Si associa, quindi, alla richiesta di verificare l'attuazione della delibera in materia di Tribune referendarie, e preannuncia la necessità di un approfondito dibattito sul tema dei precari, di cui al successivo punto all'ordine del giorno.

Il senatore Enrico JACCHIA manifesta consenso con il tenore dell'intervento del deputato Romani: pretestuoso, invece, ed irrilevante appare il contenuto della lettera del collega De Carolis (oggi peraltro assente), della quale il Presidente ha prima dato conto. È infatti difficile pretendere il conseguimento di una perfetta obiettività in ciascun momento di ogni trasmissione. Anche in quella andata in onda ieri sera, se la professionalità del conduttore ha consentito a tutti gli ospiti di far buona figura, l'immagine del Presidente del Consiglio è stata quella di un buon padre della Patria; e peraltro è vero che uno dei leader di Rifondazione è stato «trattato» molto bene dalle trasmissioni di Gad Lerner.
Tuttavia, per queste valutazioni non è stato ancora inventato il «misurino»: la Commissione può fare ricorso ad una paradossale censura nei confronti delle trasmissioni, oppure disporre, previo adeguato approfondimento, Tribune politiche che garantiscano l'informazione corretta su singoli temi, oppure, ancora, approfondire i risvolti tecnici legati alle capacità ed al ruolo dei conduttori delle trasmissioni, per pervenire ad indicazioni di comportamento più specifiche.

Il senatore Stefano SEMENZATO sottolinea che l'incomunicabilità, propria del nostro sistema, tra procedure politiche e cittadini non sembra avere risparmiato i talk show, che in ogni caso vanno valutati complessivamente, facendo il bilancio di un anno di trasmissioni, e non caso per caso.
La Commissione deve sforzarsi di risolvere il nodo della incomunicabilità, tenendo conto del rapporto peculiare che esiste in tali trasmissioni tra l'autonomia del conduttore e la creazione di audience: esso può spingere un conduttore a seguire oltre certi limiti un filo conduttore che si prospetta promettente.
L'esame delle singole trasmissioni, peraltro, evidenzia dubbi di parzialità rispetto a varie direzioni, che comprovano come gli sbilanciamenti non avvengano sempre dalla stessa parte. Per esempio, della trasmissione di «Pinocchio» andata in onda da Piazza San Marco in Venezia, qualcuno disse che era troppo benevola con la Lega; di una trasmissione riguardante l'Albania si disse che era troppo schierata in difesa di Berisha, e pertanto, si diceva, dell'ambasciatore italiano, e quindi, si sarebbe potuto argomentare, del Polo. Ma ciò non è utile: analogamente a come convenuto per le rilevazioni dell'Osservatorio di Pavia, la Commissione dovrebbe valutare queste trasmissioni partendo da una base cronologica sufficientemente ampia, che porti semmai a criticare l'impostazione complessiva di ciascun programma, piuttosto che i singoli episodi.
Quanto alla informazione sulle progettate riforme istituzionali, essa non può essere affidata ai soli talk show. È opportuno che, alla conclusione dei lavori della Commissione Bicamerale, la Rai fornisca, anche mediante apposite schede, ogni opportuno chiarimento sulle soluzioni


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prescelte, su quelle che la Commissione non ha adottato, e sulle posizioni di merito assunte in rapporto a tutte.

Il Presidente Francesco STORACE ritiene che le considerazioni udite nel dibattito, ed in particolare quelle svolte dal collega Semenzato, potrebbero condurre la Commissione a elaborare un percorso che passi per la formazione di un gruppo di lavoro incaricato di approfondire tali profili.

Il senatore Giorgio COSTA ricorda di essersi associato alla richiesta di convocazione straordinaria non per condurre una crociata contro alcune trasmissioni, ma per recuperare l'autorevolezza che la Commissione deve avere. La Commissione fu infatti unanime nel redigere il documento di indirizzo sul pluralismo, ed ora, nel valutarne l'applicazione, deve forse consigliare la redazione, in particolare da parte dei direttori di rete, di ulteriori documenti di attuazione dell'indirizzo stesso. Su tale tema ritiene utile una convocazione dei direttori, che consenta alla Commissione, i cui componenti manifestano insoddisfazione per singoli episodi, di rappresentare ai direttori lo scontento complessivo, ed invitarli a redigere canoni e regole anche di carattere professionale. Se, infatti, la Commissione non troverà il modo di rendere effettive ed attuate le sue indicazioni, perderà in autorevolezza.

Il deputato Adriana POLI BORTONE ricorda di essersi a sua volta associata alla richiesta di convocazione straordinaria, e si compiace che l'odierno dibattito abbia dimostrato la necessità effettiva della discussione. La Commissione deve infatti pervenire ad una serena attività di vigilanza sulla reale offerta informativa e comunicativa presentata dalla Rai, piuttosto che sindacare il comportamento di ciascun conduttore in relazione a questioni specifiche (per quanto, non se lo nasconde, molti conduttori risultino politicamente «schierati»).
L'importanza del dibattito di oggi risiede anche nel fatto che è ricondotto in Commissione il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo in un momento indubbiamente importante nella storia politica italiana. Esso deve infatti adoprarsi per rendere fruibili i messaggi politici che l'attuale momento comporta, comparando le diverse tesi proposte, e non squilibrando l'informazione a danno o a vantaggio di una tesi o di un'altra.
In proposito, intende proporre per tempo la necessità di evidenziare i dibattiti sulle scelte della Commissione Bicamerale. Ritiene utile un ricorso frequente alla «diretta» dei dibattiti parlamentari: il medesimo strumento può essere utilizzato per evidenziare le singole proposte politiche sulla manovra finanziaria e di bilancio per il 1998. Ricorda in proposito, infatti, di aver proposto l'utilizzazione della «diretta» nello scorso novembre, in riferimento all'imminente manovra finanziaria per il 1997: poichè all'epoca i «palinsesti» della Rai erano già operativi, e per tale ragione non fu possibile, come fu detto, procedere alle trasmissioni che lei richiedeva, intende oggi prospettare per tempo questa esigenza.
Circa la necessità, oggi nuovamente emersa, che la Commissione vigili sull'attuazione dei propri indirizzi, ribadisce la necessità delle trasmissioni «in diretta», che consentono di dare rilevanza, oltre che ai contenuti, agli atteggiamenti e ai modi della politica, in un momento storico che si augura essere di crescita politica e culturale del Paese.

Il deputato Paolo ROMANI ricorda che i talk show sono il frutto di una consolidata esperienza radiotelevisiva internazionale, elaborata specialmente dalle emittenti nordamericane. Essa si traduce in interviste e confronti a volte anche penetranti e duri, i quali tuttavia non sono idonei in sè ad attuare il pluralismo, se non in un lasso di tempo sufficientemente lungo. Una alternativa a questo stile di conduzione è quella delle trasmissioni di approfondimento condotte da un moderatore sufficientemente dotato del senso


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della misura e dell'equilibrio. Queste ed altre differenti concezioni dello stile dei talk show rappresentano temi mai sufficientemente approfonditi della Commissione, la quale dovrebbe forse considerare in misura maggiore quelli che si appalesano come punti di riferimento tecnico per la soluzione del problema politico dell'attuazione del pluralismo. La televisione italiana ha spesso fatto confusione tra le varie tipologie di conduzione dei programmi. La Commissione dovrebbe condurre un dibattito non estemporaneo, che le consenta, ovvviamente in riferimento ad una successiva stagione di programmi, di pervenire ad un approfondimento tecnico sostanziale, e quindi redigere una risoluzione priva di elementi di genericità.

Il Presidente Francesco STORACE, nel riservarsi a sua volta la formulazione di proposte operative per l'esame della questione in titolo, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.

Discussione sul tema dei lavoratori precari della rai, ed esame di eventuali risoluzioni.

Il presidente Francesco STORACE fa presente che la discussione in titolo è stata più volte sollecitata, da ultimo dai deputati Giulietti, Melandri, Poli Bortone, dal senatore Bergonzi, nonchè dal deputato Cento, esterno alla Commissione, e dà conto delle relative comunicazioni. Informa inoltre che il deputato De Murtas ha presentato una proposta di risoluzione del seguente tenore, riservandosi tuttavia alcune modifiche che l'evoluzione dell'argomento potrebbe consigliare:
«La Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
premesso
che nella RAI la situazione dei collaboratori esterni all'azienda, assunti, con contratti di lavoro a tempo determinato, nel settore tecnico-artistico, rappresenta da tempo una grave anomalia ed incide negativamente sull'equilibrio di gestione nel rapporto tra risorse umane e produzione dei programmi;
che l'attuale disciplina dei contratti a tempo determinato è regolata dalla legge n.230 del 1962, poi modificata dalla legge n.266 del 1977, e consente alla RAI di utilizzare una vasta area di lavoratori precari, che è essenziale per lo svolgimento della normale attività all'interno dell'azienda, mantenendo bloccato l'organico dei dipendenti interni; nel 1995, i contratti a tempo determinato hanno ricoperto l'equivalente full-time di 1.640 unità lavorative (che hanno realizzato il 90 per cento dei programmi trasmessi), confermando di fatto l'esistenza di un organico "parallelo" di dipendenti, superiore a quello interno;
che i lavoratori a tempo determinato, assimilati alla condizione dei liberi professionisti, non hanno alcuna garanzia di riconferma della loro collaborazione, sono privi dei fondamentali diritti derivanti dall'avanzamento di carriera, non possono partecipare a corsi di formazione aziendale, sono esclusi da alcuni benefici contrattuali di cui al nuovo contratto di lavoro del 6 aprile 1995;
che dagli inizi degli anni 70 agli anni 80 la RAI è intervenuta nel merito della situazione dei lavoratori a tempo determinato, seguendo un'impostazione per la quale l'ingresso in organico veniva proposto a tutti coloro che avevano maturato un minimo di 500 giornate lavorative;
che la categoria maggiormente rappresentata tra i lavoratori precari, oltre alla figura dell'assistente al programma, è quella del programmista-regista; si tratta di un ruolo che, sul piano delle funzioni, delle copetenze e della professionalità, è sostanzialmente identico a quello del giornalista, anche se i programmisti sono totalmente privi della possibilità di intervenire e discutere della linea editoriale;
che la strutturazione delle mansioni e l'utilizzazione delle professionalità acquisite dai lavoratori a tempo determinato


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(tra i quali sono in aumento anche i ruoli tecnici addetti alla produzione), all'interno dell'organizzazione aziendale e produttiva della RAI, si configura come un dato irrinunciabile ai fini del rilancio del ruolo della concessionaria pubblica nel mercato europeo e mondiale, a fronte dei cambiamenti strutturali che si sviluppano con l'introduzione e l'acquisizione delle nuove tecnologie, nel settore della multimedialità e delle telecomunicazioni;
che negli ultimi anni un numero sempre crescente di dipendenti precari si è rivolto alla magistratura del lavoro, avanzando in sede giudiziale la rivendicazione del riconoscimento del carattere permanente e definitivo della propria funzione lavorativa, e chiedendo dunque all'azienda di procedere all'assunzione a tempo indeterminato. Allo stato attuale quasi tutte le sentenze emesse dalle preture del lavoro hanno dato ragione alle istanze dei precari: al fine di arginare il fenomeno del ricorso alla soluzione legale, la RAI sta utilizzando lo strumento della lettera di transazione, una sorta di verbale di conciliazione sindacale che viene sottoposto alla firma del lavoratore e che comporta la rinuncia ad ogni diritto pregresso, acquisito attraverso la continuità del rapporto di lavoro, a pena di esclusione da qualsiasi ulteriore impiego o da ogni forma di collaborazione successiva con l'azienda;
che detti verbali, per lo scopo ricattatorio e per la sostanziale illegittimità che li caratterizza, configurerebbero, secondo il parere di diversi penalisti, specifiche ipotesi di reato,
dispone
di acquisire, per il tramite del Consiglio d'amministrazione e del Direttore generale della RAI, i dati e le informazioni necessarie a rappresentare compiutamente le dimensioni e l'entità del fenomeno dell'impiego di lavoratori a tempo determinato, nell'ambito delle politiche del personale perseguite dall'azienda e delle esigenze di organico, rispetto alle specifiche figure professionali,
richiama
la RAI ed i suoi organi dirigenti alla necessità di abbandonare la pratica degli accordi di transazione, che aggrava la situazione di precarietà dei contrattisti radiotelevisivi e contraddice le sentenze della magistratura, relativamente alla sussistenza delle condizioni di assunzione a tempo indeterminato ed al riconoscimento dei diritti acquisiti,
auspica
che venga rapidamente garantita una soluzione legislativa adeguata al problema dei lavoratori a tempo determinato, segnalando come tale condizione rappresenti una necessità reale per lo svolgimento della normale attività dell'azienda RAI, anche in ordine all'obiettivo più complessivo del rilancio del ruolo del servizio radiotelevisivo pubblico».
De Murtas, Bergonzi.

Il Presidente Francesco STORACE ricorda inoltre di aver presentato una proposta di legge, assegnata il 10 febbraio scorso alla competente Commissione della Camera, per la definizione del problema dei precari. Tra pochi giorni, scaduto il termine indicato dal regolamento per l'esame in Commissione, chiederà formalmente la calendarizzazione del provvedimento in Assemblea.
Informa quindi la Commissione di aver affidato l'incarico di relatore nella discussione in titolo al collega De Murtas.

Il senatore Piergiorgio BERGONZI si compiace che la Commissione abbia posto al suo ordine del giorno la discussione in titolo, e manifesta consenso con il percorso procedurale che l'avvenuta nomina del relatore lascia presupporre. La Rai dovrà provvedere a portare alla conoscenza della Commissione la documentazione relativa, come si è impegnata a fare.

Dopo che il senatore Antonio FALOMI si è associato alle considerazioni del collega Bergonzi, il Presidente Francesco STORACE ritiene che il relatore potrà


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proporre alla Commissione un percorso di lavoro, indicando le eventuali audizioni da richiedere ed i passi da compiere prima di pervenire all'approvazione di un documento. Rinvia quindi ad altra seduta il seguito dell'esame.

Sull'ordine dei lavori.

Il senatore Piergiorgio BERGONZI, intervenendo sull'ordine dei lavori, segnala che in alcune delle Tribune riferite al referendum sulla cosiddetta golden share si è data erroneamente la sensazione che il quesito riguardi una ipotesi di privatizzazione, piuttosto che il mantenimento di certi poteri ora attribuiti al Ministero. Manifesta poi perplessità circa la soluzione di trasmettere, in assenza di sostenitori per il NO, Tribune con i soli rappresentanti del Comitato Promotore.
Ritiene poi opportuno che nella giornata di domani sia convocato l'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, sulle comunicazioni che renderà il Direttore Generale della Rai.

Il Presidente Francesco STORACE assicura che chiederà quanto prima chiarimenti alla Rai sulla conduzione delle Tribune. Circa la seconda questione sollevata, ricorda che il comma 2 dell'articolo 1 della delibera stabilisce che in assenza del sostenitore di una delle indicazioni di voto, la Tribuna si tenga ugualmente, con la sola presenza della controparte. Circa la richiesta di convocare l'Ufficio di Presidenza allargato, ricorda che l'articolo 7, comma 2, della deliberazione in materia di Tribune stabilisce che le deliberazioni interpretative della delibera stessa siano assunte dal Presidente, sentito l'Ufficio di Presidenza.

Dopo che il senatore Piergiorgio BERGONZI ha rappresentato la particolare urgenza e problematicità delle questioni da esaminare, e dopo che i senatori Enrico JACCHIA e Antonio FALOMI si sono associati alla richiesta di convocare l'Ufficio di presidenza allargato, il deputato Mauro PAISSAN fa presente che la scelta di indicare l'Ufficio di Presidenza ristretto per le interpretazioni della delibera si giustificava con la esigenza di conferire maggiore celerità ai relativi adempimenti, senza pregiudizio della possibilità di investire delle medesime questioni un organo più vasto.

Il Presidente Francesco STORACE chiarisce di non avere alcuna difficoltà a convocare l'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi. Egli intendeva solo formalizzare la circostanza che le questioni interpretative della delibera stessa sono da attribuire al collegio ristretto, in virtù delle esigenze di celerità cui facevano riferimento i colleghi. Del resto, tale è stato sinora il compito demandato a questo collegio, che è stato da lui più volte e senza difficoltà riunito o consultato, come ha reso noto ai colleghi all'inizio della seduta. Nella giornata di domani, pertanto, il previsto Ufficio di Presidenza potrà svolgersi nella composizione allargata. Eventuali deliberazioni strettamente concernenti l'attuazione o l'interpretazione della delibera potranno invece essere assunte nella composizione ristretta, che si riserva di convocare qualora se ne ravvisi la necessità.

Dopo che il senatore Antonio FALOMI si è soffermato sulle modalità di deliberazione dell'Ufficio di Presidenza, il Presidente Francesco STORACE conferma che, qualora l'Ufficio di Presidenza debba pervenire a deliberazioni, in esso non si tengono votazioni formali, ma si conviene unanimemente sui contenuti delle delibere stesse, salvi i casi che possono essere specificamente indicati da norme regolamentari.

La seduta termina alle 12,10.