Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari - Resoconto di marted́ 8 aprile 1997


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Martedì 8 aprile 1997. - Presidenza del Presidente DEL TURCO indi del Vicepresidente VENDOLA.

La seduta inizia alle 10,15.

Comunicazioni del Presidente.

Il PRESIDENTE comunica, ai sensi dell'articolo 8 del Regolamento interno, che l'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi ha predisposto il calendario dei lavori della Commissione per la corrente e per la prossima settimana:
martedì 8 aprile 1997, alle ore 9,30, I. comunicazioni del Presidente; II. audizione del direttore del Servizio centrale operativo della polizia di Stato, dottor Alessandro Pansa; III. discussione della relazione sulla funzionalità degli uffici giudiziari;
venerdì 11 aprile 1997, ore 9, I. audizione del Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, prefetto Luigi Rossi; II audizione del Presidente del Comitato del fondo di solidarietà per le vittime delle estorsioni, avvocato Lorenzo Pallesi;
martedì 15 aprile 1997, ore 10, audizione del Ministro della pubblica istruzione, onorevole Luigi Berlinguer;
venerdì 18 aprile 1997, ore 11,30, audizione del Ministro dell'interno Giorgio Napolitano.

Il Presidente esprime l'auspicio che il Comitato ristretto che ha l'incarico di redigere il documento sulla funzionalità degli uffici giudiziari, coordinato dal deputato Scozzari, possa presentare, al termine dell'audizione del dottor Pansa, la relazione da sottoporre all'approvazione della Commissione.

Il Presidente comunica altresì che l'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi ha concordato sulla necessità di pervenire alla redazione, avvalendosi della collaborazione di alcuni consulenti della Commissione, di relazioni sull'impiego delle forze dell'ordine sul territorio e sul fenomeno del riciclaggio dei capitali provenienti da attività illecite.

Il Presidente avverte inoltre che l'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi ha deciso di affidare all'Ufficio di Presidenza il compito di formulare una proposta complessiva sulle collaborazioni, da definire ai sensi dell'articolo 6 della legge n.509 del 1o ottobre 1996, nonché su talune questioni procedurali che al riguardo si sono di recente poste. Tale proposta sarà discussa dall'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentati


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dei Gruppi e successivamente comunicata alla Commissione.

Il Presidente illustra infine talune proposte di coordinamento delle norme del Regolamento interno, che, senza discussione, sono approvate dalla Commissione.

Audizione del direttore del servizio centrale di protezione della Polizia di Stato, Alessandro Pansa.

Il PRESIDENTE, osservato che con l'audizione odierna la Commissione avvia un percorso conoscitivo che dovrà concludersi, dopo successive acquisizioni, con la redazione di una apposita relazione da presentare al Parlamento, invita il dottor Pansa ad illustrare il fenomeno delle cosiddette altre mafie.

Il dottor PANSA, premesso che il tema da trattare è riferito alle altre mafie, nuove rispetto a quelle tradizionali già da tempo conosciute sul territorio nazionale, rileva preliminarmente che i fenomeni più eclatanti riguardano l'Albania, la Russia, nonchè la criminalità organizzata cinese e turca.
La criminalità albanese la cui conoscenza, allo stato embrionale, risale a prima dei moti che hanno determinato la perdita del controllo del territorio da parte dello Stato albanese, si è sviluppata approfittando della evoluzione verso il libero mercato e, insieme, di un sistema repressivo inefficiente. La criminalità albanese privilegia il settore della prostituzione, nel quale, con l'uso di metodi particolarmente violenti, è riuscita ad egemonizzare vaste zone del territorio italiano, e si dedica, altresì, al traffico degli stupefacenti e delle sigarette. Le linee del traffico di stupefacenti si spostano dalla rotta balcanica alla rotta baltica e a quella albanese in Adriatico. Attraverso la Romania, la Macedonia e poi l'Albania, l'eroina giunge alle coste adriatiche e da lì prosegue verso i paesi dell'Europa occidentale. Alcuni dati investigativi indicano che si sta cercando di realizzare un'attività di trasformazione degli stupefacenti in Albania dove si sta anche sperimentando la coltivazione della pianta di coca sugli altipiani.
Il dottor Pansa tratteggia quindi le caratteristiche della mafia colombiana, strutturata in Cartelli, che usa l'Italia prevalentemente come sede di riciclaggio dei capitali, essendo il mercato principale il Nord America. I Cartelli colombiani che controllano il traffico degli stupefacenti hanno una moderna, avanzata organizzazione e sono in possesso di strumenti di gestione del traffico illecito particolarmente sofisticati. Si appoggiano a gruppi criminali che forniscono servizi ma che sono esterni all'organizzazione. Il circuito del riciclaggio, amministrato in modo imprenditoriale, di gran lunga superiore a quello delle organizzazioni italiane, si avvale delle case de cambio e, al di fuori della Colombia, delle casse di giro che gestiscono gli accantonamenti delle somme incassate dai narcotrafficanti, in particolare per la vendita della cocaina negli Stati Uniti. Oggi - fa presente il dottor Pansa - i Cartelli colombiani hanno diversificato il mercato privilegiando, in Europa, il traffico della cocaina e, negli Stati Uniti quello dell'eroina, sulla base dei mutamenti del valore della merce prodotta. La mafia colombiana è organizzata secondo settori di attività, rigidamente compartimentati allo scopo di ostacolare la penetrazione investigativa nell'organizzazione, con il vertice separato dai settori operativi. In particolare è il settore della comunicazione che gestisce la volontà del vertice e coordina il flusso di direttive fra i vari comparti. L'enorme giro d'affari legato al narcotraffico ha determinato una sopravvalutazione della moneta colombiana, con effetto inquinante nell'economia di quel paese.
Il dottor Pansa si sofferma quindi ad analizzare le caratteristiche della mafia russa, la cui presenza è preoccupante sia in Europa - ed oggi anche in Italia - che nel Nord America. La


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mafia russa, successivamente al tentato golpe del 1991, si è diffusa in tutto il sistema economico della Comunità degli Stati indipendenti e ha gestito la riorganizzazione, attraverso i processi di privatizzazione e il controllo degli istituti bancari, della Russia, partecipando direttamente alle stesse attività legali. Lo sviluppo della ricchezza della mafia russa è collegato all'espansione del mercato degli stupefacenti - solo in Russia si segnalano 5 milioni di tossicodipendenti - e alla capacità di produzione delle droghe sintetiche. Particolarmente importante appare altresì il traffico di armi, gestito dalla mafia russa che utilizza intermediari legali, sfruttando la flessione del mercato legale di armi - non va dimenticato che l'Unione Sovietica era un importante esportatore di armi - e creando un fiorente mercato illegale. Può sostenersi, insomma, che la criminalità organizzata gestisce il traffico di armi dopo essersi sostituita allo Stato.
Risulta, da stime delle stesse autorità russe, che la mafia in quel paese controlla le strutture commerciali, i complessi industriali attraverso i programmi di privatizzazione, realizzati senza tutela, e il 60 per cento del settore del credito. Alle dimensioni economiche delle attività criminali - è stimato che il 40 per cento del denaro in Russia sia frutto di attività illecite - corrisponde un vasto mondo di criminalità, che utilizza 3 milioni di fiancheggiatori, strutturato su tre livelli: bande dedite ad attività microcriminali, brigate che controllano il primo livello e i cosiddetti «ladri nella legge» la cui attività illecita si confonde con le attività legali e con la stessa organizzazione statuale. La mafia russa si arricchisce prevalentemente controllando il commercio del petrolio in un mercato caratterizzato dalla caduta della domanda interna, per effetto dell'allineamento ai prezzi mondiali, e dal conseguente aumento delle esportazioni. Secondo gli analisti internazionali, la criminalità organizzata russa gestirebbe il 67 per cento delle esportazioni di petrolio e - nota il dottor Pansa - si è accertato, in Italia, a seguito di una operazione investigativa conclusa nello scorso mese di marzo, che la presenza di esponenti mafiosi russi - la cui attività è peraltro sanzionabile ricorrendo all'articolo 416-bis - è legata al commercio dei prodotti petroliferi.
Il dottor Pansa fa quindi presente che è attiva, in Italia, una criminalità cinese che opera nei settori dell'immigrazione clandestina, della falsificazione dei documenti, dei sequestri di persona a scopo di estorsione, del commercio abusivo e del traffico di stupefacenti. Non è ancora emerso, a livello investigativo, un collegamento tra tali gruppi criminali e la Triade, la tradizionale mafia di origine cinese oggi particolarmente attiva ad Hong Kong.
Ricordati quindi i contatti tra la mafia turca, presente nell'Italia settentrionale, con la 'ndrangheta calabrese, il dottor Pansa accenna alle attività poste in essere dalla criminalità organizzata in taluni paesi dell'Europa dell'Est - Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania e Bulgaria - operante nella produzione e nella distribuzione delle droghe sintetiche e nel traffico delle auto rubate. Infine il dottor Pansa segnala il ruolo sempre più attivo della Nigeria nel traffico internazionale degli stupefacenti, anche per i collegamenti con l'Italia e, più in generale, con i paesi della Comunità europea.

Intervengono quindi a porre domande il senatore NOVI, che si chiede come sia possibile contrapporsi, rimanendo ancorati ad una dimensione territoriale, a una internazionale mafiosa che nasce dalla riconversione di intere nomenclature dei paesi dell'Europa dell'Est e che controlla un enorme flusso di capitali in grado di invadere e di inquinare intere economie, e il senatore PARDINI che domanda se vi siano strumenti di ausilio a disposizione delle aziende italiane che investono in Russia e che sono dunque esposte a contatti, anche involontari, con la criminalità organizzata in quel paese.


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La senatrice DE ZULUETA sollecita informazioni in ordine alla adeguatezza degli strumenti di collaborazione disponibili, con particolare riferimento allo scacchiere balcanico, e sulle valutazioni che si compiono, a livello europeo, dei rischi del nuovo canale adriatico percorso dalla criminalità, nonchè sulla crescente importanza della criminalità russa.

Il senatore DIANA chiede se siano riscontrabili interconnessioni tra le mafie indicate dal dottor Pansa, in particolare quella russa e nigeriana, e la criminalità italiana e se vi siano nuovi strumenti di prevenzione e di contrasto da creare e attivare.

Il dottor PANSA, premesso che le risposte che fornirà alla Commissione devono necessariamente ricollegarsi alle sue competenze di investigatore, fa in primo luogo presente che lo strumento principale di contrasto, rispetto alle manifestazioni criminali, è la conoscenza e, in tal senso, sono state avviate iniziative bilaterali e multilaterali aventi ad oggetto la mafia russa, quella cinese nonchè la criminalità organizzata africana, con particolare riferimento al traffico di stupefacenti. Alla fase della conoscenza e della ricognizione dei fenomeni è seguita la scelta generalizzata della cooperazione bilaterale e multilaterale - si pensi ad Europol e Schengen - che è fondamentale nella lotta alla criminalità. Riferendosi alla condizione degli operatori commerciali italiani in Russia, osserva che essi svolgono un'attività ad alto rischio, essendo affidata alla loro capacità di discernimento la valutazione dei rapporti che realizzano in Russia.
Il dottor Pansa rileva quindi che la rotta adriatica rappresenta certamente un nuovo fronte nella lotta alla criminalità che oggi si affronta in modo coordinato, con particolare attenzione alla legislazione interna dei paesi interessati.
Dopo aver assicurato che non risulta alcun collegamento tra la criminalità organizzata italiana e la mafia russa, mentre sono accertati i rapporti, già illustrati, con i Cartelli colombiani, il dottor Pansa fa presente che esistono certamente legami rilevanti con la mafia turca e che non sono disponibili informazioni certe sui collegamenti con la criminalità cinese. In linea generale va peraltro osservato che la presenza di una forte criminalità organizzata italiana induce a ritenere inevitabili i rapporti, anche di carattere conflittuale, con le varie forme di criminalità di origine esterna. Ricordato che la criminalità organizzata italiana non controlla l'intero territorio e che dunque sono possibili attività che presuppongono quel controllo, quali il racket della prostituzione da parte degli albanesi, il dottor Pansa ribadisce che la Nigeria ha un ruolo di rilevante importanza nel traffico degli stupefacenti che coinvolge anche l'Italia.

Il deputato VENDOLA sollecita informazioni in ordine alla struttura della mafia albanese e chiede se i tratti della mafia turca non siano solo criminali, ma possano assimilarsi alle caratteristiche, illustrate dal dottor Pansa, della mafia russa che è definibile come mafia di sistema, contigua e, per molti aspetti, integrata nell'organizzazione dello Stato.

Dopo che il senatore CURTO ha chiesto come si sviluppi il circuito del riciclaggio di capitali provenienti da attività illecite tra l'Italia e l'Albania, quali ne siano le dimensioni e secondo quali criteri debba essere affrontato il fenomeno, sempre più rilevante, della immigrazione clandestina, il senatore MISSERVILLE domanda al dottor Pansa se siano stati realizzati progressi in merito al controllo dei nomadi e se sia a conoscenza che, da parte di questo gruppo etnico, è realizzata una imponente attività usuraria, agevolata dalla difficoltà delle identificazioni da parte dell'autorità di Polizia.

Il senatore FIGURELLI domanda se emergano interdipendenze e scambi nelle attività illecite tra le criminalità italiana e russa e se possano identificarsi rapporti di collaborazione nelle operazioni finanziarie e bancarie. Chiede altresì quali strumenti


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innovativi possano immaginarsi - ad esempio in tema di segreto bancario - al fine di migliorare l'azione di contrasto nei confronti della criminalità organizzata.

Infine il deputato LUMIA sollecita notizie in merito alla evoluzione dei rapporti tra Cosa nostra americana e la mafia siciliana.

Il dottor PANSA, chiarito in primo luogo che la connotazione ideologica della criminalità organizzata turca ne ha determinato l'intenso collegamento con le istituzioni statuali, dichiara tuttavia che oggi non vi è prova di una collusione istituzionale del tipo di quella rilevata a proposito della mafia russa. Dopo aver fatto presente che non è possibile compiere una stima attendibile delle dimensioni quantitative del fenomeno del riciclaggio di capitali provenienti da attività illecite tra l'Italia e l'Albania, osserva come il flusso si muova dall'Italia verso l'Albania ed è particolarmente alimentato dai guadagni nel settore della prostituzione.
Ricordato che è stata segnalata la presenza di criminali italiani in Albania, ma in modo più rilevante in Montenegro e nella ex Jugoslavia, il dottor Pansa dichiara di aver svolto attività investigativa su singoli reati commessi da nomadi, ma di non avere dati in merito all'attività usuraria, segnalata dal senatore Misserville.
Con riferimento ai quesiti posti dal senatore Figurelli, il dottor Pansa fa presente che possono escludersi rapporti di scambio tra la criminalità organizzata italiana e quella albanese, mentre sussiste un rapporto operativo, peraltro già indicato, tra la criminalità organizzata italiana e quella colombiana. Al riguardo, ribadisce che le case de cambio colombiane hanno certamente rapporti con gli operatori finanziari e commerciali italiani. Dopo aver rilevato che è difficile ipotizzare, per l'instabilità e le difficoltà intrinseche al mercato russo, un impegno di capitali illeciti italiani, sostiene la necessità che siano previste sanzioni, a livello internazionale, per quei paesi che non rispettano le regole, normalmente accettate, in tema di riciclaggio. Inoltre, pur non disponendo di notizie aggiornate al riguardo, fa presente che la componente siciliana oggi svolge un ruolo secondario nell'ambito di Cosa nostra americana.

Rispondendo, infine, a un quesito posto dal senatore ROBOL, il dottor PANSA precisa che il recente arresto di un esponente dalla mafia russa a Madonna di Campiglio non ha alcun rapporto con attività illecite localmente condotte.

Il PRESIDENTE, dopo aver ringraziato il dottor Pansa dell'apporto assicurato ai lavori della Commissione, dichiara conclusa l'audizione.

Sui lavori della Commissione.

Il PRESIDENTE propone che facciano parte della delegazione della Commissione che si recherà in Germania nel prossimo mese di maggio i senatori De Zulueta e Misserville, i quali hanno avanzato la loro candidatura per accompagnare il Presidente stesso, che in questa occasione dovrà necessariamente guidare la rappresentanza della Commissione.

La Commissione concorda.

Il senatore LOMBARDI SATRIANI auspica tuttavia che le delegazioni della Commissione siano composte da tre parlamentari, indipendentemente dalla partecipazione del Presidente come sempre possibile quarto componente.

Il PRESIDENTE sottolinea la necessità di limitare al massimo le spese per questi sopralluoghi all'estero che appaiono comunque onerosi e ribadisce che il numero complessivo di tre membri della Commissione appare adeguato per le delegazioni che si recano all'estero.

Il senatore FIGURELLI, dopo aver affermato di essere stato raggiunto da


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notizie riguardanti l'impossibilità di votare nel comune di Afrìco, sostiene la necessità di una specifica iniziativa della Commissione.

Il PRESIDENTE afferma che l'Ufficio di Presidenza esaminerà la questione.

Discussione e approvazione della relazione sulla funzionalità degli uffici giudiziari.

Il deputato SCOZZARI, relatore sul problema in esame, dà conto del risultato dei lavori del Comitato incaricato di elaborare un documento sulla funzionalità degli uffici giudiziari, sottolineando anzitutto che, rispetto alla prima bozza di relazione, circolata nella Commissione, si è ritenuto opportuno inserire alcune preoccupate notazioni riguardo alla grave situazione degli uffici giudiziari di Venezia, realtà che va ad aggiungersi al ben noto difficile funzionamento degli organi giudiziari in Sicilia e in Calabria.
Osservato quindi che il problema degli organici della magistratura presenta alcune peculiarità dovute fra l'altro all'alto numero degli uditori giudiziari che ancora non svolgono di fatto le funzioni di magistrati, ai distacchi e alle posizioni fuori ruolo di molti giudici e al meccanismo dell'applicazione presso la Corte di cassazione e la Procura generale, ritiene doveroso dare conto delle perplessità più volte espresse nel corso dei lavori del Comitato dal vice presidente Mancuso riguardo all'opportunità che la Commissione si occupi in modo eccessivamente particolareggiato dei temi riguardanti l'ordinamento giudiziario; ricorda tuttavia che tutti i componenti del Comitato hanno concordato sulla competenza della Commissione, ai sensi della legge istitutiva, a formulare proposte in questo ambito.
Con riguardo all'intervento sull'organico dei magistrati, il relatore afferma che non tutto può essere risolto con un indiscriminato aumento del numero dei giudici, ma che occorre una riorganizzazione e una razionalizzazione basata essenzialmente sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie - da operarsi con legge delega - e sulla revisione delle piante organiche che si basi sull'indice ISTAT, sulla considerazione dei bacini di utenza, sul tipo di processi, sulla tipologia dei reati e sul numero degli imputati.
Nel passare successivamente a trattare del tema della copertura degli incarichi nelle sedi considerate disagiate, fa presente che i necessari meccanismi incentivanti non debbono attenere nè alla carriera nè allo stipendio dei magistrati, ma dovrebbero riguardare l'ampliamento del trattamento indennitario, il reperimento di alloggi, il pagamento di viaggi, le agevolazioni per il trasferimento del coniuge dipendente pubblico e infine il diritto di essere preferiti nella scelta della sede di successivo trasferimento.

Il deputato CARRARA, dopo aver apprezzato il contenuto della relazione, riguardo alla quale la Commissione appare senz'altro competente, sostiene che tale documento può essere di stimolo sia per il lavoro delle Commissioni giustizia dei due rami del Parlamento che per il lavoro della Commissione bicamerale sulle riforme istituzionali. Il documento che la Commissione si appresta ad approvare può toccare infatti i problemi del rapporto tra pubblico ministero e polizia giudiziaria, dello status del pubblico ministero e del magistrato giudicante, delle relazioni fra Consiglio superiore della magistratura e Ministero di grazia e giustizia ed anche i problemi dell'accesso e della progressione nella carriera dei magistrati. Dopo aver quindi ribadito il suo favore per una seria politica degli incentivi finalizzata alla copertura degli uffici giudiziari nelle sedi disagiate, sostiene però che tali incentivi non devono essere correlati allo stipendio o andare a vantaggio dei soli uditori giudiziari, il cui periodo minimo di permanenza nella sede di prima assegnazione dovrebbe comunque passare da due a quattro anni. Per quanto attiene invece alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, sottolinea che occorre ampliare i parametri di riferimento


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anche a fattori di tipo civilistico e non solo penalistico mentre, sul problema della ridefinizione della figura del pubblico ministero, si chiede se non sia opportuno suggerire alla Commissione per le riforme istituzionali di toccare il principio della inamovibilità al fine di favorire l'effettività dell'azione penale su tutto il territorio nazionale. Auspica infine che, insieme alla accelerazione nello svolgimento dei concorsi, si preveda la frequentazione obbligatoria di un corso post-universitario di formazione per quanti vogliano partecipare ai concorsi per l'ingresso nella carriera giudiziaria.

Il deputato MANTOVANO, sottolineata la positività del lavoro svolto dal Comitato, chiede che, con riguardo alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, sia inserita nella relazione una indicazione di tendenziale coincidenza fra capoluogo di provincia e capoluogo del circondario, per evitare eccessive spinte di tipo localistico. Sostiene infine che la previsione di nove unità come livello numerico minimo per l'organico di un tribunale appare insufficiente, essendo invece nel numero di venti il livello minimo accettabile anche secondo un recente studio del Consiglio superiore della magistratura.

Il senatore FIGURELLI propone di integrare la pur positiva relazione esposta dal deputato Scozzari con alcuni riferimenti alla situazione rilevata dalla Commissione nel corso dei suoi sopralluoghi in Calabria e ad Agrigento. Occorre poi riconsiderare il problema degli organici anche alla luce dei risultati dell'audizione dei componenti del Consiglio superiore della magistratura che hanno indicato in un numero molto elevato di anni il tempo necessario per vagliare il materiale acquisito nel corso di grandi processi o ad opera dei collaboratori di giustizia. Dopo aver successivamente auspicato che gli organici vengano depurati dal numero dei magistrati fuori ruolo, afferma che gli incentivi riguardanti i viaggi appaiono insufficienti se limitati ad un trasferimento al mese.

Il senatore CENTARO sconsiglia di appesantire il rapporto, su cui fra l'altro il comitato ha raggiunto l'unanimità, con l'inserimento di questioni improprie e delicate quali i rapporti fra pubblico ministero e polizia giudiziaria, lo svolgimento dei concorsi o le problematiche della giustizia civile in relazione alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie.

Prende quindi la parola il senatore DIANA per sottolineare che la revisione degli organici della magistratura deve essere operata in base agli indici di diffusione della criminalità organizzata e non in base ad altri dati come la mera constatazione della carenza di copertura degli uffici.

Il deputato LUMIA manifesta soddisfazione per l'esito costruttivo e positivo del lavoro del Comitato e ringrazia quanti, fra parlamentari e collaboratori, hanno concorso al raggiungimento di questo importante risultato.

Il presidente DEL TURCO sottolinea l'importanza che la relazione sia approvata nella seduta odierna e che la Commissione possa oggi - in un momento in cui il mondo politico vive una situazione di particolare tensione - mettere al suo attivo, oltre al dibattito sull'interessante analisi del dottor Pansa, anche il varo di un testo riguardante la funzionalità degli uffici giudiziari nelle zone dove è più drammatica la sfida della criminalità organizzata.

Il deputato SCOZZARI, coordinatore del Comitato, dà lettura di una parte della relazione che si occupa del problema della mobilità dei magistrati nell'ambito distrettuale affinchè il voto della Commissione sia espresso con particolare consapevolezza su questo delicato argomento.

Il deputato VENDOLA afferma che l'approvazione della relazione sulla funzionalità degli uffici giudiziari è un momento importante nell'attività della Commissione che vede incrementata la sua


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legittimazione e la sua riconosciuta capacità di intervenire autorevolmente su temi di grande rilevanza.

Su proposta del PRESIDENTE, la Commissione approva infine la relazione elaborata dal Comitato, dando mandato al deputato Scozzari di apportare al documento le modifiche di coordinamento necessarie alla luce del dibattito testè svoltosi.

La seduta termina alle 13,30.