La seduta inizia alle 10,15.
Il Presidente invita il dottor Tinebra e il dottor Giordano - che ringrazia - a introdurre l'audizione con una esposizione intesa a illustrare le attività e i problemi della Procura di Caltanissetta.
Il dottor TINEBRA, dopo aver ringraziato la Commissione per la disponibilità ad ascoltare i problemi di un ufficio giudiziario particolarmente difficile, quale è la Procura di Caltanissetta, ricorda di aver assunto la guida dell'ufficio all'indomani della strage di Capaci e alla vigilia di quella di via D'Amelio. L'ufficio, integrato da magistrati in applicazione extradistrettuale che hanno sempre manifestato entusiasmo e impegno, si è occupato particolarmente delle due stragi per le quali è stato istituito un gruppo di polizia giudiziaria con il compito esclusivo di dedicarsi alle relative indagini. Con l'informatizzazione dell'ufficio, che ha prima riguardato le indagini per le stragi di Capaci e di via D'Amelio e ha successivamente assunto le caratteristiche di una metodologia di lavoro adottata anche dalla Direzione nazionale antimafia e dalle Direzioni distrettuali, si sono conseguiti importanti progressi nella conoscenza e nell'analisi del fenomeno mafioso e si è, tra l'altro, ricorda il dottor Tinebra, realizzata la gestione informatica dei registri.
Stato, prima o poi Cosa nostra finirebbe per colmare i vuoti determinati dai successi dell'attività repressiva.
Interviene quindi il dottor GIORDANO che, con riferimento al tema delle misure di prevenzione, nota come dalla istituzione delle Direzioni distrettuali antimafia si sia registrato un salto qualitativo particolarmente
sensibile: si è ampliato considerevolmente il patrimonio conoscitivo al quale si può attingere, si è migliorato il coordinamento tra le forze di polizia e sono aumentate le misure di prevenzione di carattere patrimoniale. La Procura di Caltanissetta, in particolare, ha ottenuto diverse confische di beni; si è registrata una aumentata iniziativa, da parte dell'ufficio, con il ricorso alle norme contenute nella legge n. 575 del 31 maggio 1965, in particolare all'articolo 3-quater e all'articolo 23-bis, della legge n. 646 del 13 settembre 1982. Sul tema del riciclaggio, premesso che l'economia nissena, basata sull'agricoltura, è caratterizzata dall'assistenzialismo e da una strutturale carenza di iniziative imprenditoriali, il dottor Giordano fa notare che le risorse finanziarie di Cosa nostra provengono essenzialmente dall'estorsione e dall'usura, attività condotte in sordina, estranee a operazioni eclatanti.
La Commissione procede nell'audizione in seduta segreta.
Intervengono successivamente a porre domande il senatore CENTARO - sulla strategia di contrasto alla mafia seguita dalla Procura di Caltanissetta e sulla possibilità di delineare una nuova geografia del sistema mafioso e dei suoi modelli operativi -, il deputato CARRARA - sulle ipotizzabili influenze dei mandanti, definiti del terzo livello, nel compimento delle stragi e nelle conseguenti indagini giudiziarie - e il senatore CURTO sulla anomalia positiva della Procura di Caltanissetta che, nonostante le difficoltà e le carenze degli organici, non sembra soffrire di una crisi di vocazione dei magistrati.
La Commissione procede nell'audizione in seduta segreta.
Il deputato MANCUSO, espresso apprezzamento per le proposte, formulate dal dottor Tinebra con la sensibilità dell'uomo di legge, chiede se alla Procura di Caltanissetta vi siano casi processuali nei confronti di magistrati requirenti o giudicanti, quali implicazioni criminali o criminogene possano collegarsi al nuovo sistema bancario siciliano, anche con riguardo ai rapporti nazionali e internazionali, se, a proposito dell'attentato progettato nei confronti del Procuratore della Repubblica di Palermo si sia instaurato un procedimento penale, se si siano adottati provvedimenti nei confronti di un dipendente dell'amministrazione giudiziaria di quella città, indicato come concorrente dell'attentato e se, infine, il dottor Tinebra sia a conoscenza delle dichiarazioni, apparse sulla stampa, rilasciate dall'avvocato Coppi che ha fatto riferimento a un favorevole trattamento che sarebbe stato riservato al pentito Cangemi da parte del dottor Caselli e del dottor Lo Forte.
Il dottor TINEBRA, premesso che la presenza di Cosa nostra e della stidda è totalizzante, assoluto predominio sul territorio, fa presente che le indagini si sono prioritariamente dirette alla consistenza dell'esercito di Cosa nostra e alla cattura dei capi: tutti i capi di Cosa e nostra e della stidda nel nisseno sono detenuti e sono tutti collaboratori di giustizia. Cosa nostra ha assunto un nuovo assetto costituito da elementi poco numerosi, suddivisi in cellule ben nascoste, collegate solo al vertice dell'organizzazione. I corleonesi oggi sono in minoranza, pur essendo fra loro latitanti pericolosi. I collegamenti fra Cosa nostra e altre associazioni criminali non sono - rileva - una novità: già dal 1992 si parlava di una commissione nazionale e di una commissione mondiale che tenevano i collegamenti e i contatti tra le varie organizzazioni criminali.
La Commissione procede nell'audizione in seduta segreta.
Il dottor TINEBRA prosegue rilevando che il caso della Procura di Caltanissetta non rappresenta un'anomalia, essendo stata condotta con efficacia, da parte di quasi tutti gli uffici giudiziari, una forte attività di contrasto nei confronti della mafia. A molte procure è stato esteso il progetto di informatizzazione, sperimentato dalla Procura di Caltanissetta, che ha consentito di raggiungere notevoli risultati nelle indagini.
La Commissione procede nell'audizione in seduta segreta.
Il dottor GIORDANO rileva che può ipotizzarsi, nel fenomeno del riciclaggio, una saldatura fra mafia nissena e criminalità organizzata proveniente dai paesi dell'Est.
Il deputato SCOZZARI sollecita informazioni sull'evoluzione della stidda, sul traffico di materiale radioattivo e sulla chiusura, sorprendente, di miniere i cui prodotti pure avevano un mercato, nonché sul fenomeno della proliferazione degli sportelli bancari, sulla vendita di casse rurali a istituti di credito, specie del Nord e, infine, sulla anomala differenza fra raccolta del risparmio e impieghi.
Il senatore GRECO si domanda se possa ipotizzarsi un servizio Telecom gestito direttamente dal Ministero di grazia e giustizia e utilizzato dalla polizia giudiziaria sotto la diretta sorveglianza dell'autorità giudiziaria, e inoltre, con riferimento al problema delle scorte, se non sia il caso di proporre una ricognizione attenta dell'utilizzazione del personale, spesso riservato, in modo superfluo, alla tutela di uomini politici e sottratto ai magistrati. Il senatore Greco si domanda poi se la riformata norma processuale in tema di dichiarazioni dibattimentali dei collaboratori di giustizia possa trovare applicazione anche ai procedimenti in corso.
Dopo che il deputato IACOBELLIS ha sollecitato il parere del dottor Tinebra sulla proposta di istituire il tribunale distrettuale che consentirebbe di evitare l'inconveniente di scaricare sui piccoli tribunali il lavoro svolto da una procura particolarmente attiva, quale quella di Caltanissetta, una proposta che desta perplessità perché si afferma che la risposta in termini di giustizia deve essere data nel luogo in cui è commesso il reato, il deputato MANTOVANO chiede se le vigenti norme in tema di misura di prevenzione siano adeguate e sia sufficiente una riorganizzazione di esse in un testo unico, se il gruppo di investigazione costituito per le stragi di Capaci e di via D'Amelio abbia definito un protocollo di indagine utilizzabile anche per altre circostanze investigative. Il deputato Mantovano invita inoltre il Procuratore della Repubblica di Caltanissetta a fornire notizie sulle condizioni del tribunale di Gela e ad illustrare le caratteristiche della stidda.
Il dottor TINEBRA, premesso che la stidda è un'organizzazione criminale di stampo mafioso, presente in talune zone della Sicilia meridionale, strutturata in modo non verticistico ma secondo un modello federale, osserva come essa operi in collegamento con Cosa nostra, ma talora anche contro Cosa nostra. Si tratta in particolare, di una organizzazione spontanea formata attorno a un uomo d'onore la cui credibilità criminale gli consente di entrare in rapporto con Cosa nostra o anche di porsi in contrasto rispetto alla mafia tradizionale.
La Commissione procede nell'audizione in seduta segreta.
Il dottor TINEBRA fa poi presente che sarebbe quanto mai auspicabile che le intercettazioni telefoniche fossero gestite senza intervento di personale esterno all'autorità giudiziaria, ma sussistono difficoltà tecniche - la fase del collegamento
alla centrale Telecom - che non consentono la realizzazione di tale ipotesi. Senza voler diffondere inutili allarmismi, il dottor Tinebra rileva che potrebbe elevarsi il grado di tensione, e dunque di manifestazione criminali eclatanti da parte della mafia, perché cominciano a giungere a sentenza molti processi di mafia. Si dichiara quindi favorevole all'istituzione dei tribunali distrettuali sul modello della Corte d'assise, compatibile, quindi, con il principio del giudice naturale, che permetterebbe di non scaricare sui piccoli tribunali imponenti processi di mafia. In particolare, con riferimento al tribunale di Gela, fa presente che è stato istituito all'inizio degli anni 90 come presidio di contrasto alla mafia, attività oggi svolta dalla Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta.
Il dottor GIORDANO esprime una positiva valutazione sulla proposta relativa alle intercettazioni telefoniche presentata dal Ministro di grazia e giustizia la quale introduce la facoltà di estrapolare le conversazioni estranee al procedimento, prevede il controllo del Gip sull'operazione e obbliga alla conservazione delle intercettazioni telefoniche integrali in un archivio riservato accessibile ai difensori. È necessario inoltre, con riferimento alle misure di prevenzione, procedere a un ripensamento complessivo sulla materia, in quanto le norme furono approvate in un'epoca nella quale la criminalità non si presentava con i contorni allarmanti di fenomeno organizzato. Le misure cautelari personali sono assolutamente inefficaci poichè non determinano uno sradicamento di chi è parte dell'organizzazione criminale e i provvedimenti di natura patrimoniale, limitati alla singola persona, approdano con difficoltà alla confisca, solo sulla base di un consistente livello probatorio. Occorre dunque riconsiderare, in una prospettiva di riforma dell'ordinamento penale, il tema delle misure cautelari tenuto conto che la criminalità odierna è fenomeno riconducibile all'organizzazione più che all'attività di un singolo individuo.
Il senatore NOVI, dopo aver rilevato che la stidda si organizza in una sorta di federalismo criminale, diverso dal centralismo di Cosa nostra, e che, da taluni, è sostenuta l'esistenza di una supermafia organizzata a raggiera, chiede al dottor Tinebra di sviluppare il concetto, da lui enunciato, di un ritorno alle indagini pure e tradizionali, coniugate a una maggiore professionalità dei magistrati che si trovano a gestire i cosiddetti pentiti. Si domanda inoltre quali ostacoli si frappongano alla estensione del sistema informatico nella gestione dei registri realizzato dalla Procura di Caltanissetta e quali rapporti possano ipotizzarsi tra la mafia e la criminalità organizzata proveniente dai paesi dell'Est. Chiede infine una valutazione sul progettato attentato al Procuratore della Repubblica di Palermo.
Il senatore FIGURELLI, dopo aver chiesto notizie sul punto delle indagini relative alla strage di Capaci, si domanda se i collaboratori di giustizia rendano dichiarazioni su tutto o si arrestino alla soglia di poteri da loro giudicati intoccabili: il cosiddetto aspetto militare di Cosa nostra è oggetto delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia di gran lunga prevalenti sulle rivelazioni concernenti il mondo dell'economia e le pubbliche istituzioni. Sottolineata poi l'esigenza di un raccordo fra le Procure di Firenze - propone al riguardo l'audizione dell'attuale responsabile di quell'ufficio giudiziario - di Palermo e di Caltanissetta in ordine agli attentati del 1993, chiede informazioni sui rapporti ipotizzabili tra mafia e massoneria e mafia e il potere economico e politico degli esattori. Si domanda infine se i successi conseguiti dall'attività di repressione rappresentino colpi decisivi alla criminalità m afiosa oppure se sia in atto una riorganizzazione del potere mafioso e se una riforma dell'articolo 416-bis che miri al reato del singolo e ponga in secondo piano il reato associativo possa scoraggiare la collaborazione resa dai cosiddetti pentiti.
Il deputato LUMIA, espresso un apprezzamento - che non deve mai essere
confuso con il tentativo di contrapporre una direzione distrettuale antimafia ad un'altra - per il lavoro svolto dalla Procura di Caltanissetta chiede di conoscere quale sia il rapporto di tale procura con quella di Palermo e con la Direzione nazionale antimafia. Rilevato quindi con soddisfazione che non c'è contrapposizione di valutazioni sull'esigenza di prevedere incentivi ai magistrati e fatto presente che non c'è preclusione a considerare l'eventualità di istituire il tribunale distrettuale, chiede se l'attuale normativa antimafia - in particolare gli articoli 416-bis e 41-bis - costituiscano efficaci strumenti di contrasto e quali misure potrebbero essere adottate per accentuare il contributo dei collaboratori di giustizia in tema di patrimoni.
Il deputato GIACALONE sollecita notizie ed eventuali suggerimenti al legislatore sulla proliferazione di attività finanziarie a Trapani, improvvisamente dissolte e sostituite dalla massiccia presenza di istituti di credito.
Il dottor TINEBRA, precisato che la struttura federale della stidda è modello organizzativo eventuale, fa presente che Cosa nostra ha subito un profondo mutamento fin dal 1990: si è mimetizzata nel territorio, ha abbandonato la struttura verticistica e i cosiddetti uomini d'onore sono di diversa qualità rispetto al passato per le affrettate procedure nel reclutamento, collegabili ai successi dell'attività repressiva. Chiarito poi che l'auspicio al ritorno alle indagini pure non è dettato dalla convinzione che oggi non se ne facciano, ma piuttosto che devono essere condotte con rinnovato impegno proprio sulla scorta del patrimonio conoscitivo accumulato attraverso le rivelazioni dei collaboratori di giustizia, il dottor Tinebra avverte che il progetto informatico, sperimentato dalla Procura di Caltanissetta è stato adottato da molte altre procure e nota che i collegamenti di Cosa nostra con la criminalità dei paesi dell'Est trova nella povertà un fertile terreno di espansione.
Intervengono successivamente a porre quesiti il senatore FIRRARELLO - sulle misure più efficaci da adottare, particolarmente sul terreno economico e finanziario, nella lotta alla mafia - il deputato BORGHEZIO - sui collegamenti ipotizzabili tra la mafia e l'apparato economico e finanziario specie al Nord nonchè sulla consistenza dell'attività di Cosa nostra in regioni di non tradizionale presenza mafiosa - e il deputato BOVA sulla efficacia dellì'attuale legislazione antimafia e sull'opportunità di modifiche ed integrazioni intese soprattutto a colpire le centrali finanziarie della mafia.
Il deputato VENDOLA, premesso che il fenomeno virulento degli omicidi in Campania, riconducibili alle vendette trasversali nei confronti dei collaboratori di giustizia, deve far riflettere sull'opportunità di evitare che sia messa in discussione
la validità di uno strumento d'indagine per scongiurare il rischio che sia incoraggiato, così facendo, l'assalto al collaboratore di giustizia, chiede se la Procura di Caltanissetta abbia avviato indagini sulla pubblica amministrazione, se le notizie sulla preparazione dell'attentato al procuratore Caselli possano essere definite un fatto di folclore e se gli attuali strumenti normativi di contrasto alla mafia non debbano essere considerati un dato acquisito, il che peraltro non esclude una riflessione intesa ad ottimizzarne l'efficacia nella lotta alla criminalità mafiosa.
Il dottor GIORDANO si dichiara convinto della necessità di indurre i collaboratori di giustizia a rendere dichiarazioni sulle attività finanziarie e sul riciclaggio dei capitali, indica l'opportunità di una riforma delle norme sul sequestro intesa a sganciare la misura dalla pericolosità sociale e sottolinea l'esigenza di potenziare le forze di polizia migliorandone il coordinamento. Al deputato Bova fa infine rilevare che la legislazione italiana sul ricicalggio è all'avanguardia.
Il dottor TINEBRA, sottolineata in primo luogo la necessità di rendere effettiva, oltre alla giustizia, anche la pena, conferma che esistono segnali ben precisi della consistenza della mafia al Nord, in particolare di una massiccia presenza della 'ndrangheta in Lombardia e di una discreta diffusione di Cosa nostra in altre regioni settentrionali. Richiamata poi l'opportunità di non separare l'attività di contrasto sul terreno economico e patrimoniale da quella condotta sul cosiddetto fronte militare, fa notare che, in tema di riciclaggio, sarebbe opportuna una più ampia collaborazione internazionale con il recepimento, da parte degli altri paesi, dei principi accolti nella legislazione italiana. Se il dibattito troppo acceso sui collaboratori di giustizia può recare i rischi denunciati dal deputato Vendola, il dottor Tinebra ritiene che occorrerebbe chiarire preliminarmente che lo strumento normativo è valido e che la discussione deve svilupparsi sulle modifiche intese a migliorarlo.
Il dottor GIORDANO precisa che la Procura di Caltanissetta ha accertato fenomeni di corruzione nella pubblica amministrazione, riguardanti in particolare funzionari dell'Ispettorato all'agricoltura, dell'Ufficio tecnico erariale e medici delle Unità sanitarie locali. Ricordato che si è effettuato un monitoraggio degli appalti fa presente che le indagini sulla criminalità organizzata finiscono sempre per lambire settori della pubblica amministrazione.
Dopo che il senatore RUSSO SPENA ha fatto riferimento ai rischi connessi a talune attività parabancarie e ha sottolineato l'esigenza di uno sforzo di approfondimento, quale quello che si tende a compiere sui collaboratori di giustizia, in tema di controllo delle attività finanziarie e dei patrimoni della criminalità mafiosa, il senatore DIANA sollecita una valutazione sul possibile delinearsi di una ripresa della strategia stragista della mafia e dei connessi rapporti con la massoneria e parti deviate dei Servizi, nonchè notizie sul traffico di rifiuti tossici e radioattivi.
Il senatore MISSERVILLE domanda quindi se emergano elementi in merito a ipotizzati interventi di boss mafiosi intesi ad aggiustare i processi presso la Suprema Corte di Cassazione.
Il senatore PELELLA, rilevato che gli omicidi di collaboratori di giustizia in Campania, ad opera della camorra, fanno pensare alla grande utilità dei collaboratori di giustizia, chiede quali misure dovrebbero essere adottate al fine di colpire la criminalità nelle attività finanziarie e di controllare attività commerciali che, in Campania, con ogni probabilità, rappresentano forme di mimetizzazione della camorra.
Il dottor TINEBRA, premesso che in tema di riciclaggio di capitali e di controllo delle attività finanziarie si rende necessaria soprattutto la collaborazione internazionale, dichiara di ritenere che la strategia stragista della mafia ha avuto il suo acme nel periodo 1992-1993. Rilevato
che non ci sono segnali di rinnovamento nell'egemonia del vertice di Cosa nostra, avverte che è in corso una indagine in tema di rifiuti tossici e radioattivi. Osservato che il fenomeno delle vendette trasversali - che oggi, violando un codice tradizionale, coinvolgono anche donne e bambini - fa capire quanto sia importante il collaboratore di giustizia, ribadisce che la mafia va colpita sul terreno militare e patrimoniale. Fa presente di non essere competente a rispondere ai quesiti posti dal senatore Misserville, a proposito dei processi in Cassazione e dal senatore Pelella sul proliferare delle attività commerciali in Campania come fenomeno di mimetizzazione della camorra.
Il dottor GIORDANO precisa che l'esercizio delle attività parabancarie, qualora condotto con strumenti e metodi non conformi alle regole tecniche previste dalla Banca d'Italia, può dar luogo a fenomeni di infiltrazione mafiosa.
Il presidente DEL TURCO, ringraziati il Procuratore della Repubblica di Caltanissetta, dottor Tinebra, ed il Procuratore aggiunto, dottor Giordano, per l'apporto conoscitivo e propositivo assicurato ai lavori della Commissione, dichiara conclusa l'audizione.
Martedì 18 febbraio 1997. - Presidenza del Presidente DEL TURCO.
Il dottor Tinebra si sofferma quindi ad illustrare le più importanti indagini e i relativi procedimenti giudiziari nei quali è stata impegnata la Procura di Caltanissetta - dalla strage di Capaci a quella di via D'Amelio, agli omicidi Livatino, Saetta e Ciaccio Montalto fino al procedimento contro gli estortori a Gela - ponendo in particolare evidenza la efficacia dell'operazione "Leopardo" che ha consentito di colpire le famiglie nissene e di disporre di un quadro della criminalità mafiosa nella zona.
Dopo aver fatto presente che la Procura di Caltanissetta ha ottenuto l'applicazione di misure cautelari nei confronti di dipendenti della Telecom che, approfittando dell'accesso alla centrale di Riesi, fornivano informazioni alla mafia sulle utenze sottoposte a intercettazione, e, altresì, nei confronti di una donna che gestiva l'intera attività della famiglia Cammarata, il dottor Tinebra fa notare che il tasso degli omicidi è calato in modo vertiginoso, ma che, se non si dovesse realizzare una rinnovata presenza dello
Il dottor Tinebra segnala quindi il problema della tenuta del personale - ridotto nel numero - destinato al servizio di tutela dei magistrati, nonché le carenze nell'organico dei magistrati della Procura di Caltanissetta, che detiene al riguardo un primato negativo, e dei tribunali di Nicosia, Enna e Gela e le difficoltà nella composizione dei collegi giudicanti, specie per il grado di appello, dopo la nota sentenza della Corte costituzionale in tema di incompatibilità. Occorre incentivare la presenza di magistrati nelle sedi non ambite, escogitando meccanismi che tocchino il punteggio o prevedendo norme intese a diminuire il periodo minimo di permanenza obbligatoria. Si registra oggi la materiale impossibilità di celebrare processi, secondo tempi sufficientemente celeri, nei quali siano coinvolti gli stessi imputati e - rileva - si dovrà porre rimedio a questa difficoltà con il migliore coordinamento della magistratura giudicante, con il ricorso allo strumento della teleconferenza e limitando la presenza degli imputati a particolari fasi del dibattimento.
Soffermandosi poi sul tema dei collaboratori di giustizia, il dottor Tinebra rileva che dall'esperienza maturata in questi anni giunge un messaggio chiaro e inequivocabile: i collaboratori di giustizia sono indispensabili, specie per certi tipi di indagine, ma si è largheggiato nel ricorso a tale strumento investigativo. Oggi si deve pensare a dare una nuova dimensione alla utilizzazione dei collaboratori di giustizia, tenuto conto, in primo luogo, che l'ammissione alla collaborazione riduce il diritto dello Stato a punire. Il ricorso al collaboratore di giustizia dovrebbe, a suo giudizio, essere limitato a taluni reati e al tipo di contributo assicurato che deve essere eccezionale, nel senso che, senza l'apporto del collaboratore, le indagini non si potrebbero svolgere. Cita, ad esempio, il caso del collaboratore di giustizia Leonardo Messina senza il quale non si sarebbe potuta condurre l'operazione "Leopardo" e dunque non vi sarebbe stato il processo storico alla mafia nel nisseno. La protezione dei collaboratori di giustizia - sganciata dai benefici premiali - dovrebbe essere graduata prevedendosi l'applicazione della misura nel luogo di residenza, corresponsabilizzando a tal fine i prefetti, rafforzando, in una seconda fattispecie, la misura con il trasferimento e il cambio di identità e mantenendo, per le collaborazioni più importanti, il contratto classico oggi previsto. Al collaboratore di giustizia dovrebbe essere richiesto di rivelare tutto entro il termine temporale di un anno, periodo nel quale non ci siano stati contatti del collaboratore con altri, siano o meno anch'essi collaboratori. È opportuno altresì che il collaboratore detenuto rimanga tale per tutto il periodo entro il quale deve rendere le sue dichiarazioni che devono essere verbalizzate, mentre delle altre, eventualmente rese al di fuori di tale condizione, si potrebbero redigere appunti da trasmettere all'autorità investigativa. Dovrebbe essere altresì imposto al collaboratore di giustizia l'obbligo, da sanzionare, in caso di violazione, a livello premiale, di deporre nel dibattimento eliminando la facoltà, che oggi la legge prevede, di astenersi e quindi di poter scegliere, sostanzialmente, il giudice al quale rendere le dichiarazioni in sede di dibattimento, con ciò comprimendo anche il diritto della difesa al contraddittorio. Rilevato inoltre che il collaboratore dovrebbe dichiarare la consistenza del proprio patrimonio, sottolinea come siano necessari un rigoroso ancoraggio delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia ai riscontri e una particolare professionalità dei magistrati che si trovano a gestire i cosiddetti pentiti. Più in generale il dottor Tinebra segnala la necessità di un ritorno alle indagini tradizionali e di un consistente e congruo potenziamento delle forze di polizia.
La Commissione riprende l'audizione in seduta pubblica.
La Commissione riprende l'audizione in seduta pubblica.
La Commissione riprende l'audizione in seduta pubblica.
La Commissione riprende l'audizione in seduta pubblica.
La Commissione riprende l'audizione in seduta pubblica.
Dopo aver precisato che è stato trasmesso ed è al vaglio della Procura di Caltanissetta il fascicolo sul progettato attentato al Procuratore della Repubblica di Palermo, fa presente che il pentito Cangemi ha fatto riferimento ad un accordo che, sulla strategia stragistica, sarebbe stato espresso da persone importanti. Osservato che i timori e le reticenze dei collaboratori di giustizia a rendere dichiarazioni devono collegarsi alle posizioni soggettive e non a condizionamenti esterni, assicura che vi è uno stretto collegamento con le Procure di Palermo e di Firenze sulle indagini relative agli attentati del 1993. Dichiara poi di non ritenere esaurita la guerra alla mafia che tuttavia si può affrontare oggi con maggiore serenità grazie ai successi conseguiti dall'attività repressiva e alla più approfondita conoscenza del fenomeno mafioso.
Dopo aver espreso un negativo giudizio sulla eventuale eliminazione dall'ordinamento degli articoli 416-bis e 41-bis, strumenti utili nella lotta alla mafia, e definiti di consolidata collaborazione i rapporti con la Procura di Palermo e con la Direzione nazionale antimafia, il dottor Tinebra assicura che il fenomeno denunciato dal deputato Giacalone non ha colto impreparata la Procura di Caltanissetta.