Mercoledì 12 febbraio 1997. - Presidenza del Presidente Ernesto STAJANO. - Intervengono i sottosegretari di Stato per il tesoro Dino Giarda e per il bilancio e la programmazione economica Giorgio Macciotta.
La seduta comincia alle 9,40.
Audizione del Ministro del tesoro e del bilancio e della programmazione economica, dottor Carlo Azeglio Ciampi, sugli orientamenti programmatici del Governo in ordine alle società a capitale pubblico operanti nel settore dei trasporti, nonché alle dismissioni delle partecipazioni pubbliche e alla costituzione di autorità di regolazione e controllo nei settori dei trasporti e delle telecomunicazioni.
Ernesto STAJANO, presidente, propone che la pubblicità dei lavori della Commissione nell'odierna seduta sia assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti a circuito chiuso.
Non essendovi obiezioni, così rimane stabilito.
Ernesto STAJANO, presidente, nel ringraziare il Ministro del tesoro per la disponibilità manifestata nei confronti della Commissione, ricorda che l'audizione avrà termine alle ore 11,30, anche in considerazione di impegni istituzionali inderogabili, precedentemente assunti dal Ministro.
Il Ministro Carlo Azeglio CIAMPI rileva che il processo di privatizzazione si inserisce, integrandolo, nell'indirizzo di liberalizzazione che si propone di: favorire un più alto grado di concorrenza del sistema industriale, accrescendone l'efficienza e riducendo le distorsioni; favorire e potenziare il mercato azionario; ridurre la presenza dello Stato nell'economia lasciando allo stesso compiti di regolazione e di indirizzo; informare il comportamento delle imprese pubbliche alle regole di mercato; contribuire alla riduzione del fabbisogno pubblico, con i proventi delle privatizzazioni. Per il 1997 il programma del Governo prevede la dismissione delle partecipazioni del Tesoro rispettivamente: nella SEAT, da attuare entro la primavera; nella società Autostrade, da porre in essere entro l'estate; nella STET, di cui si
prevede l'alienazione entro l'autunno; e di una ulteriore quota del pacchetto azionario detenuto dal Tesoro nell'ENI Spa, da porre in essere entro l'anno. Quanto all'ENEL, il Governo ritiene che il riassetto del settore elettrico sia un passo propedeutico alla cessione della società. In questi giorni la Commissione consultiva nominata dal ministro Bersani nel settembre dello scorso anno allo scopo di individuare i metodi e le procedure per promuovere la liberalizzazione del mercato dell'energia e la concorrenza tra produttori e per assicurare le necessarie garanzie agli utenti, sta per terminare i suoi lavori, fornendo un utile contributo per le successive decisioni del Governo. Quanto alla STET, in relazione alla situazione dell'IRI ed agli impegni assunti dal Governo anche nei confronti dell'Unione europea, è stata ceduta al Ministero del tesoro la partecipazione azionaria dell'istituto nella STET. Si è fatto ricorso a tal fine al Fondo ammortamento titoli. I debiti IRI sono debiti dello Stato. Le somme del fondo ammortamento titoli sono stati utilizzati per pagare i debiti dell'IRI. A fronte di tale pagamento c'è, per pari importo, una riduzione del debito dell'IRI nei confronti dei propri creditori. Lo Stato venderà poi la propria partecipazione in STET ed i proventi della vendita verranno nuovamente fatti affluire al fondo ammortamento titoli. I proventi ulteriori, rispetto a quanto anticipato dal tesoro, verranno successivamente versati all'IRI.
contribuire in modo concreto al raggiungimento degli obiettivi strategici di STET nella sua piena autonomia.
dello Stato ha contribuito alla formazione del fabbisogno statale per circa 14 mila miliardi nel 1995, 19 mila nel 1996 e, si prevede, 16 mila nel 1997. Ricorda che i mutui autorizzati, contratti dalle Ferrovie, sono a carico dello Stato sia per capitale che interessi. L'entità dei relativi oneri nel 1995 è stata pari a 6.740 miliardi, divenuti 8.400 nel 1996 e, per il 1997, prevedibilmente sarà di 7.200 miliardi. Sono stati inoltre effettuati apporti al capitale per circa 1.500 miliardi nel 1995, 2.935 miliardi nel 1996 e sono previsti 5.100 miliardi nel 1997. A tali somme occorre aggiungere i trasferimenti derivanti dai contratti di programma e di servizio pari a 5.835 miliardi nel 1995, 6.600 nel 1996 e previsti nell'ordine di 3.500 per il 1997. Oltre al fabbisogno indicato, occorre considerare l'onere pensionistico per il personale in quiescenza delle Ferrovie dello Stato. Dato che i versamenti contributivi a carico delle ferrovie sono inferiori alle prestazioni pensionistiche, lo Stato interviene ogni anno a ripianare la differenza. Nel 1995 l'onere netto a carico dello Stato per tale voce è stato di circa 2.500 miliardi, cresciuto nel 1996 a 4.100 miliardi.
interventi radicali per consentire già dal 1997, il progressivo miglioramento gestionale. Solo dal 1998, con il recupero della capacità di autofinanziamento, è prevista la ripresa degli investimenti anche con l'obiettivo di razionalizzare la flotta della società. Taluni aspetti del piano, tuttavia, potranno essere anticipati al 1997, a cominciare anzitutto dal rinnovo della flotta. Quanto agli esuberi, per la durata del piano sono stati stimati in circa 3 mila unità, per un terzo delle quali è previsto il riassorbimento nella società Alitalia Team. Il piano si basa altresì sulla concentrazione delle risorse per le attività strategiche, anche mediante un consistente programma di dismissioni dell'attività non strategica. Il valore complessivo dei disinvestimenti è stimato in 500 miliardi circa, da aggiungere ai 400 già realizzati per la vendita della società Aeroporti di Roma. Ai fini del risanamento, poi, si prevedono anche accordi con operatori internazionali. Gli oneri di ristrutturazione sono stati stimati in 900 miliardi, comprensivi dei costi relativi agli esodi agevolati. Per il 1996 è prevista una perdita dell'ordine di 1.300 miliardi, con mezzi propri pari a circa 80 miliardi, a fronte di un indebitamento finanziario di circa 2.500 miliardi. La società sta esaminando le possibilità di ulteriori misure per realizzare il piano di rilancio, anche al fine di fronteggiare la crescente concorrenza. È attualmente in corso da parte della Commissione europea una istruttoria sul piano strategico per il risanamento dell'azienda, trasmesso ufficialmente nel luglio del 1996.
Adolfo URSO (gruppo alleanza nazionale), ringraziando il Ministro per la sua presenza, chiede alcuni chiarimenti circa la fusione della STET nella Telecom che - come ha detto il Ministro - non dovrebbe comportare problemi. Fa però notare che il Ministro Maccanico ha nei giorni scorsi confermato che il trasferimento della concessione non è affatto automatico. Inoltre, ricordando la posizione delle forze politiche che si erano espresse per una fusione attraverso l'incorporazione della Telecom in STET, fa notare che il Governo ha deciso in tutto altro modo cambiando i vertici e privilegiando così l'occupazione rispetto alla privatizzazione. Sulla sostituzione dei vertici STET, si domanda poi se tale procedura non servirà solo a realizzare la vendita separata delle aziende STET.
Ugo BOGHETTA (gruppo rifondazione comunista-progressisti) condivide le perplessità sulle prospettive sollevate per il rinnovo dei vertici STET che si ispira a disegni di lottizzazione già sperimentati durante il Governo Berlusconi. In merito alla prospettiva della privatizzazione della STET, chiede che sia chiarita la compatibilità di una scissione delle diverse attività con i processi di globalizzazione del settore delle telecomunicazioni.
In ogni caso le Ferrovie dello Stato ottengono il 42 per cento dei propri ricavi dal mercato. Un valore non insignificante nel settore dei trasporti. Gli oneri per il personale derivano dalla politica degli esodi realizzata negli ultimi anni, che ha creato una sproporzione insostenibile fra dipendenti e pensionati.
Giorgio PANATTONI (gruppo sinistra democratica-l'Ulivo) ringrazia il ministro per la disponibilità manifestata e per l'esauriente relazione. Valuta quindi positivamente gli indirizzi in materia di liberalizzazione che costituiscono un passaggio per il rilancio e lo sviluppo dell'economia. Evidenzia poi alcuni temi connessi alle privatizzazioni. Anzitutto, il ruolo dell'azionista Tesoro rispetto al processo stesso ed alla politica industriale ad esso sottesa. È chiaro che il ruolo di indirizzo e di programmazione dello Stato non deve disperdere quanto di valido è stato accumulato in regime di monopolio. Per quel che concerne le telecomunicazioni, chiede quindi se verrà incorporata anche la società TIM. Chiede inoltre quale sorte sia prevista per SIRTI e Italtel, società operanti nell'impiantistica delle telecomunicazioni. Occorre chiarire altresì il ruolo di Finsiel e Sogei, cioè il ramo informatico del settore. Quanto alla golden share chiede chiarimenti circa il rapporto che si verrà ad instaurare con la previsione di un nocciolo duro. In ordine alle FS poi, concorda sulla necessità di concentrare l'attività sul core business, evitando dispersioni. Esiste tuttavia il problema di assicurare lo sviluppo dei settori essenziali in correlazione con le dismissioni di attività non strategiche. Quanto all'Alitalia, rileva uno scollamento tra le previsioni di piano e gli esiti dei consuntivi. Si tratta di una situazione riscontrabile anche in altri settori. Sembra allora sia da ripensare l'intero sistema di controllo: è emblematica del resto la situazione dei conti dell'Ente poste, che anch'esso dovrà essere trasformato in società per azioni.
Paolo BECCHETTI (gruppo forza Italia) chiede chiarimenti circa la normativa sul fondo ammortamento titoli con le cui risorse sono state acquistate le azioni STET e su come verrà impiegata la plusvalenza. Chiede di conoscere i tempi effettivi sulla costituzione della Authority e pertanto cosa farà la maggioranza per implementare i tempi per le liberalizzazioni; domanda poi quali siano i criteri per la definizione del nocciolo duro.
Ilario FLORESTA (gruppo forza Italia) sottolinea come le posizioni del Ministro assumano alcuni presupposti che in realtà non sono affatto scontati ed il cui mancato verificarsi potrebbe avere gravi conseguenze. Ad esempio, chiede quale sarà l'atteggiamento del Governo qualora, alla scadenza del termine fissato, non si fosse giunti alla costituzione dell'Authority ed alla liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni. Per quanto riguarda invece l'Alitalia, chiede di sapere l'orientamento del Governo nel caso in cui l'Unione europea manifestasse un orientamento contrario sul piano di risanamento.
Angelo SANZA (gruppo misto-CDU) ringrazia il Ministro del tesoro per la sua presenza. Rileva del resto, che ormai gli strumenti di governo per i settori delle telecomunicazioni e dei trasporti sono in gran parte riferibili a competenze del ministro del tesoro. L'esigenza di tale presenza è altresì evidenziata dalla circostanza che il Ministro del tesoro svolge un significativo ruolo presso l'Unione europea per quel che concerne le scelte strategiche nei settori considerati. Ricorda in particolare l'intervento presso l'Unione europea per consentire l'intervento di salvataggio dell'IRI. Vi è tuttavia il sospetto che si dovrà intervenire in seguito per salvare anche il nuovo soggetto derivante dalla fusione STET-Telecom, con la successiva incorporazione anche di TIM, nuovo soggetto forte del settore. Chiede quindi quale ne sarà in effetti la sorte. Rileva poi, che vi sono fasi scoordinate tra le iniziative dei Ministri del tesoro, dei trasporti e delle poste e delle telecomunicazioni e il processo di liberalizzazione e di privatizzazione. La presenza del Ministro del tesoro consente di chiarire oggi alcuni aspetti. I responsabili dei vari settori considerati, infatti, in relazione a quesiti loro posti, fanno rinvio spesso a scelte operate dal Tesoro. Quanto al repentino cambio ai vertici della STET ritiene che la scelta sia riferibile al Tesoro. Occorrono al riguardo chiarimenti circa la scelta di politica industriale del settore, di cui la nomina dei vertici è parte. Occorre poi comprendere il rapporto tra nocciolo duro e golden share. Ritiene che la previsione del nocciolo duro non debba costituire occasione per ripetere operazioni come la privatizzazione della Comit. Il paese non può sopportare privatizzazioni consistenti nel trasferimento di risorse dallo Stato a privati, senza un reale apporto di capitali. Quanto alla privatizzazione della SEAT, ritiene che non vi sia trasparenza: vi sono in particolare ombre nella selezione dei soggetti che intendono acquistarla. Quanto a Sirti ed Italtel, poi, occorre comprendere se lo «spezzatino» è utile per reperire risorse. Per l'Alitalia poi, ritiene si debba porre attenzione al piano Cempella per reperire risorse. In ordine alla TAV, infine, se il progetto non verrà realizzato in tempi brevi, vi è il rischio di un grave ritardo per il paese.
Andrea GUARINO (gruppo popolari e democratici-l'Ulivo) chiede chiarimenti al ministro su alcune premesse attinenti a scelte politiche di fondo. Chiede in particolare se a seguito della fusione STET-Telecom, lo Stato venga a perdere la propria partecipazione maggioritaria. La presenza statale sarebbe in realtà salvaguardata anche dall'operazione inversa, di assorbimento della STET in Telecom. Chiede quindi per quali ragioni non si sia
scorporata la Telecom dalla STET, per procedere poi alla sua privatizzazione. Ricorda che non è stato abrogato l'articolo 198 del codice postale che prevede l'attribuzione della concessione senza gara solo a società in cui vi sia la partecipazione maggioritaria dello Stato; diversamente si dovrebbe procedere a gara europea. Senza garanzie sul punto, si rischierebbe, fra l'altro, un contenzioso in ordine alla concessione. Le norme del codice postale, del resto, non sono abrogate neanche dal disegno di legge Maccanico. Ricorda inoltre che con la revoca della concessione, lo Stato dovrebbe riscattare gli impianti con un onere pari ad oltre 991 mila miliardi. Chiede quindi quali cautele siano state adottate al riguardo. Si tratta di materia con riflessi anche per gli azionisti privati e gli amministratori delle società interessate. Quanto alle procedure di dismissione in genere rileva la possibilità di superare i termini preventivati. Si chiede quindi quali sarebbero le conseguenze per il bilancio dello Stato - che ha assunto debiti dell'IRI per 17 mila miliardi - se non si vendesse sul mercato la STET entro il 31 dicembre 1997.
Umberto CHINCARINI (gruppo lega nord per l'indipendenza della Padania) esprime preoccupazione: il Ministro Ciampi ha dichiarato che il sistema economico sta reagendo con un rialzo sensibile nelle quotazioni di borsa.
Paolo GALLETTI (gruppo misto-verdi-l'Ulivo) chiede che il Governo chiarisca come intenda riequilibrare il rapporto tra il trasporto su gomma ed il trasporto su rotaia che costituisce il nodo centrale del settore. Un ulteriore fattore di crisi è rappresentato dalla scarsa presenza del trasporto merci rispetto al trasporto passeggeri nell'ambito del settore ferroviario. La situazione è aggravata dalla scarsità di investimenti nel trasporto a dimensione locale il quale costituisce un nodo nevralgico e sul quale si registrano gravissimi ritardi.
Gianfranco NAPPI (gruppo sinistra democratica-l'Ulivo) richiama le dichiarazioni
rese dal ministro Ciampi al Senato nella seduta del 20 ottobre 1993 con riferimento alla necessità di rendere palese il piano industriale connesso alle privatizzazioni. Ritiene tale posizione essenziale ed ancora attuale. Il dibattito sulla STET, in realtà, appare «drogato» privo com'è di un reale confronto in ordine alle scelte strategiche di politica industriale. Il Governo si è peraltro sottratto ad un confronto anche con la sua maggioranza sulla materia. Fa presente, comunque, che il Governo dovrà effettivamente guadagnare il consenso della sua parte politica, che costituisce una componente del gruppo della sinistra democratica-l'Ulivo.
Ernesto STAJANO, presidente, ringrazia il Ministro per la relazione dettagliata in particolare per le dichiarazioni positive circa il piano di salvataggio della Alitalia, che sembra sarà ben accolto in sede comunitaria.
Italo BOCCHINO (gruppo alleanza nazionale) intervenendo sull'ordine dei lavori chiede di conoscere le ragioni per le quali al suo gruppo non sia consentito un ulteriore intervento come è stato consentito agli altri gruppi più numerosi.
Ernesto STAJANO, presidente, ricorda che era stato raggiunto un accordo tra i gruppi parlamentari in modo da consentire in via prioritaria l'intervento di un deputato in rappresentanza di ogni gruppo e solo eccezionalmente e per i gruppi maggiori si è consentita una limitata deroga in considerazione della brevità del primo intervento. Fa quindi presente che per il gruppo di alleanza nazionale è già intervenuto diffusamente il deputato Urso.
Enzo SAVARESE (gruppo forza Italia) intervenendo sull'ordine dei lavori si chiede perché non sia possibile un ulteriore intervento del suo gruppo e chiede comunque al ministro se e come si intenda privatizzare la RAI.
Ernesto STAJANO, presidente, rileva che con il suo intervento sull'ordine dei lavori, il deputato Savarese ha in realtà posto una domanda al ministro. Consente quindi al deputato Bocchino un breve intervento.
Italo BOCCHINO (gruppo alleanza nazionale) chiede al ministro perché ai fini
della dismissione della partecipazione nella STET non sia stato attuato il secondo comma dell'articolo 1 della legge n. 481 del 1995. Chiede altresì di conoscere le ragioni per cui non si sia ritenuto di attuare una operazione inversa rispetto a quella decisa con incorporazione della STET in Telecom, dato che la società è quotata alla borsa di New York e l'operazione ha prodotto effetti sulle relative quotazioni.
Il Ministro Carlo Azeglio CIAMPI intervenendo in risposta ai quesiti sollevati sottolinea che per quanto riguarda la STET il procedimento di fusione non determinerà un'interruzione nel rapporto di concessione. Ritiene infatti d'accordo con il Ministro Maccanico che la fusione per incorporazione determini il subentro dell'incorporante nei diritti dell'incorporato. Uno schema del genere è stato del resto già realizzato all'epoca della fusione delle diverse società telefoniche che ha dato vita alla Telecom. La scelta di incorporare la società operativa nella società finanziaria ha tenuto conto dei diversi vantaggi che ciascuna delle possibilità presentava. Per quanto riguarda le difficoltà derivanti dalla circostanza che la società STET è quotata alla borsa di New York, sottolinea come ben maggior sarebbero state le difficoltà di quotazione di una nuova società. A conferma della oculatezza con la quale si è mosso il Governo segnala l'accoglienza fortemente positiva che i mercati hanno riservato all'operazione.
duro di dimensioni ridotte - pari a circa il 10 per cento del capitale sociale - composto da un numero limitato di soggetti che svolgano attività di natura tale da escludere l'esistenza di conflitti di interesse con la società privatizzata. Sono ad esempio da escludere quei soggetti che risultino essere fornitori della medesima. Per quanto riguarda invece la golden share il Governo la ritiene uno strumento utile nella procedura di privatizzazione, salvo prendere atto dell'esito del referendum.
Ernesto STAJANO, presidente, ringraziando il Ministro Ciampi per l'esauriente risposta, dichiara conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 11,55.
Mercoledì 12 febbraio 1997. - Presidenza del Vicepresidente Anna Maria BIRICOTTI.
La seduta comincia alle 12,05.
(Svolgimento dell'audizione, ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, e conclusione).
Ricorda altresì che per l'odierna seduta non è prevista la redazione del resoconto stenografico, in considerazione del concomitante svolgimento dei lavori della Commissione parlamentare per le riforme costituzionali.
Il Governo riteneva di poter cedere la propria partecipazione nella STET al massimo entro il mese di marzo 1997. Non è stato possibile, peraltro, rispettare tale previsione, rendendosi quindi necessario un rinvio all'autunno. Tale situazione ha quindi evidenziato l'opportunità della fusione STET-Telecom. Il processo è in atto e potrà essere concluso entro il mese di giugno. Una volta costituita l'Authority, la partecipazione azionaria potrà essere ceduta sul mercato.
In merito alla direzione della fusione, la scelta del Governo ha teso a privilegiare, in accordo con gli orientamenti del Comitato permanente di Consulenza globale e garanzia e con quelli degli advisors, la via più lineare - la madre incorpora la figlia - con sensibili economie anche in termini di tempistica e di risparmi fiscali.
Per quel che concerne la concessione, il tema è ancora da definire, la scelta del Governo, tuttavia, è quella di farne trasferire dalla Telecom alla STET la titolarità. Si tratta di una operazione analoga a quella attuata in precedenza proprio con la costituzione di Telecom.
Per quel che concerne la fusione, l'operazione è stata ben accolta dai mercati e il titolo ha subìto sensibili incrementi di valore sul mercato.
Insieme al processo di fusione, altro elemento fondamentale per il successo della STET è che essa continui a rafforzare la posizione strategica della società sui mercati internazionali. In questo ambito, ricorda che la STET ha raggiunto importanti affermazioni sui mercati internazionali con intese con società estere.
Occorre individuare le modalità per ampliare tali alleanze. Tale aspetto avrà necessariamente riflessi sulla privatizzazione.
Il Governo intende procedere alla vendita di una parte del capitale sociale della STET ad un gruppo stabile di azionisti. Alcuni princìpi di massima dovranno essere rispettati. In primo luogo, la dimensione del nucleo stabile dovrà essere sufficientemente ampia da garantire un ruolo guida alla società, ma al tempo stesso non troppo estesa da prevenire, nel futuro, diversi assetti proprietari. Orientativamente, una percentuale dell'ordine del 10 per cento del capitale sociale dovrebbe essere in grado di soddisfare entrambe le esigenze. La scelta degli investitori dovrà essere indirizzata verso grandi istituzioni, di assoluta reputazione, in grado di garantire un impegno di medio-lungo periodo, con una struttura di capitale adeguata, con maturate esperienze di partecipazione in gruppi stabili di azionisti di paragonabile importanza, che non siano portatori di interessi di parte e che quindi siano in grado di
Circa la SEAT, società derivante per scissione dalla STET, fa presente che nel mese di gennaio le relative azioni sono state girate al Ministero del tesoro in esito al perfezionamento della procedura di scissione. La quota del tesoro è pari al 61,27 per cento del capitale ordinario della società. In attuazione della legge n. 474 del 1994, con decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 6 febbraio, si è stabilito che l'alienazione delle azioni SEAT di proprietà del tesoro verrà effettuata con la procedura già deliberata dall'IRI. È stata quindi data indicazione all'advisor del tesoro - Lehmann Brothers - di attuare la seconda fase della procedura di dismissione, giungendo all'individuazione nell'ambito delle offerte preliminari pervenute di una lista di sei potenziali acquirenti che verranno ammessi alla fase successiva relativa alle verifiche sulla società.
Richiama quindi le modalità per le tecniche di vendita delle società. In particolare ricorda le modalità di alienazione delle partecipazioni sociali previste dalla legge n. 474 del 1994. Procedure effettuate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro del tesoro e del bilancio, di concerto con il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato. Detta procedura è stata seguita per ENI, ENEL, IMI e INA, con differenti decreti del presidente del Consiglio dei ministri tutti in data 19 aprile 1995.
Quanto alle ferrovie, intende evidenziare gli aspetti di carattere finanziario. L'esercizio 1995 ha chiuso con una perdita pari a circa 1.500 miliardi; dal confronto tra i dati di piano ed i risultati consuntivi per il 1995, emerge uno scostamento. In particolare, anche se il margine operativo lordo da passivo è stato portato a zero, i risultati appaiono modesti. I ricavi «da mercato», pari a circa il 37 per cento di quelli complessivi, sono cresciuti nel triennio del 15 per cento attestandosi su livelli di 4.870 miliardi di lire, contro i 5.086 di piano. Tale scostamento è essenzialmente imputabile al settore merci, che a consuntivo ha registrato uno scostamento negativo di circa 400 miliardi. Il trasporto passeggeri, al contrario, ha registrato un risultato migliore di circa 200 miliardi rispetto agli obiettivi di piano. I trasferimenti dello Stato relativi al contratto di servizio e al contratto di programma - per oneri di esercizio - nello stesso periodo sono risultati sostanzialmente stabili intorno ai 6.200 miliardi di lire. Il piano ipotizzava per il 1995 circa 6.500 miliardi di lire; ne consegue uno scostamento di circa 300 miliardi per effetto del contenimento della spesa previsto nella legge finanziaria. In ordine ai costi, è di particolare rilievo lo scostamento del costo del lavoro, con una differenza al 1995, tra budget e consuntivo, pari a circa mille miliardi. Gli scostamenti per il 1995 sono imputabili per circa 600 miliardi alla mancata riforma previdenziale e, per la parte residua, al mancato raggiungimento per circa 6 mila unità dell'obiettivo di piano della consistenza media annua. Non è stata realizzata infine la prevista riduzione di 2 mila chilometri di rete non fondamentali, in mancanza delle relative delibere pubbliche, con un aggravio di costi per l'azienda stimabile in circa 100 miliardi. Per il 1996, per il quale da oggi sono disponibili i dati di preconsuntivo, emerge un risultato di esercizio negativo per circa 2.700 miliardi, ovvero circa 1.100 in più rispetto al 1995. L'azienda aveva previsto una perdita di 2.750 miliardi, prima degli accantonamenti. La differenza è essenzialmente dovuta ad un incremento dei costi di produzione per circa mille miliardi, di cui 750 relativi al costo del lavoro e 250 relativi agli altri costi operativi. L'incremento del costo del lavoro è ascrivibile a tre cause concomitanti: il passaggio dal trattamento di buonuscita del settore pubblico a quello del TFR del settore privato; l'applicazione dell'ultima fase del contratto di lavoro 1994-1996; l'incremento degli oneri previdenziali, come previsto dalla legge. L'onere complessivo per lo Stato per pagamenti a favore delle Ferrovie
Evidenzia in conclusione un onere complessivo per lo Stato annuo di circa 20 mila miliardi. Ricorda quindi la recente direttiva della Presidenza del Consiglio che, nell'ambito del processo di liberalizzazione del settore ed in coerenza con le direttive comunitarie, ha individuato le linee guida per il risanamento della società, con l'obiettivo di portare l'azienda a risultati convergenti con gli standard europei. Detto obiettivo è previsto venga perseguito mediante concentrazione sul nucleo centrale dell'attività aziendale e dismissione delle attività non strategiche con collocamento sul mercato di attività patrimoniali non essenziali. In coerenza con il perseguimento di tali obiettivi, deve essere interpretata la nomina del nuovo consiglio di amministrazione. Entro il prossimo 30 aprile l'azienda dovrà proporre un nuovo piano d'impresa per il periodo 1997-2000, con il quale verranno indicati i provvedimenti necessari per il raggiungimento e gli indirizzi strategici e le modalità di realizzazione.
Quanto poi alla società Autostrade, fa presente che è stato fissato al 30 giugno il termine per il completamento della cessione da parte dell'IRI della relativa partecipazione. Nel dicembre del 1996, i consigli di amministrazione di IRI e Fintecna hanno approvato il progetto di scissione di Fintecna, che determinerà a breve il trasferimento all'IRI del ramo di azienda costituito dalla partecipazione in Autostrade Spa. Ai fini dell'avvio del processo di privatizzazione, lo schema di provvedimento che ne definisce i criteri e le modalità è già stato inviato al Parlamento, ai sensi della legge n. 481 del 1995 per il parere alle competenti Commissioni parlamentari. Ricorda che il Consiglio di Stato si è pronunciato nel senso di escludere l'esigenza della preventiva istituzione dell'Authority di settore. Nella prospettiva della privatizzazione, dovranno trovare soluzione le questioni preliminari della determinazione del meccanismo di fissazione e di adeguamento tariffario, della revisione e determinazione della durata della concessione, delle indicazioni per la copertura del piano degli investimenti straordinari che la società potrà essere chiamata a realizzare nei prossimi anni. Quanto al meccanismo tariffario, ricorda la delibera CIPE del 20 dicembre 1996, che ha determinato le tariffe autostradali per il 1997, definendo la struttura dello schema regolamentare a regime.
Quanto all'Alitalia, rileva che al 31 dicembre 1995 la società ha presentato un utile netto pari a 1,3 miliardi di lire, a fronte della perdita di 288 miliardi di lire dell'esercizio precedente. Detto risultato è stato influenzato dalla cessione della società Aeroporti di Roma, con la quale è stata realizzata una plusvalenza di 400 miliardi circa. La società per tutto il 1995 ha seguito una politica di rigoroso contenimento dei costi operativi - già avviata nel 1994 - con riduzione del numero medio di risorse impiegate pari a circa 1.500 unità. Il piano di ristrutturazione dell'azienda per gli anni 1996-2000, prevede
Chiede poi chiarimenti sul rinvio della privatizzazione dell'ENEL; sulla golden-share vuole sapere quale posizione il Governo avrà effettivamente.
Si domanda poi se sia possibile approvare la legge sulla Authority in tempi brevi e se non si tratti invece di una tabella di marcia assolutamente irrealizzabile.
Sulle ferrovie, ricordando che la IX Commissione ha in passato esaminato il piano FINMARE, vuole sapere se lo stesso piano è da considerarsi ormai superato e se è così, a chi andrà effettivamente la FINMARE.
Apprende, infine, con soddisfazione che anche il Ministro Ciampi condivide il piano Cempella sul salvataggio dell'azienda Alitalia - che il suo gruppo ha da subito sostenuto - e lo ringrazia per le rassicurazioni fornite circa il salvataggio della stessa azienda.
Ritiene erronea l'idea che il settore dei trasporti debba essere ulteriormente privatizzato. Non sono del pari condivisibili i criteri che hanno ispirato le nuove nomine del consiglio di amministrazione delle Ferrovie dello Stato, in cui ci si è limitati a logiche ragionieristiche. Per quanto riguarda la grave situazione contabile delle Ferrovie dello Stato, ricorda come la direttiva n. 440 indichi la possibilità, e non l'obbligo, della separazione contabile.
Per quanto riguarda la TAV, il rischio è invece che si finisca per determinare un regime di doppia proprietà sulle reti ferroviarie. Chiede chiarimenti sugli indirizzi del Governo in ordine alla convenzione TAV.
In una valutazione complessiva della politica dei trasporti, ritiene che dovrebbero essere chiariti i costi anche occulti del trasporto stradale, anche in relazione all'inquinamento ed alla salute dei cittadini.
Segnala quindi lo scarso impegno politico del Governo sul piano di risanamento dell'Alitalia, non sufficientemente appoggiato in sede di Unione europea.
In via generale, esprime contrarietà rispetto alla privatizzazione dell'Alitalia che opera in un settore, quale quello aereo, in forte espansione e dal quale lo Stato potrebbe attendersi forti benefìci ove mantenesse una propria forte presenza.
Sulla STET, vuole capire meglio quali siano i soggetti individuati, cui il Ministro ha fatto riferimento.
Sulle Ferrovie dello Stato chiede come si possa conciliare l'esigenza di investimenti nell'alta velocità e nel settore della sicurezza, con l'esigenza di risparmiare.
Circa le autostrade, è d'accordo sia sulla privatizzazione che sulla variante di valico, ma vuole sapere cosa verrà realizzato prima.
Chiede di sapere se il settore merci dell'Alitalia sia considerato strategico e quale sia la posizione del Governo sul piano Cempella.
Nota poi contraddizioni sul piano di riassetto dell'ENEL e chiede perché esista diversità di indirizzi per quel che concerne STET e ENEL. Deve far notare, infatti, che per l'ENEL esiste già l'Authority ma il processo di privatizzazione è rinviato.
Osserva che non vi è collegamento tra la politica dei trasporti e quella per l'occupazione; sembra, infatti, che il Governo voglia attuare una mera politica di vendita.
Infine auspica un intervento da parte del Governo per il settore portuale.
Considerato il perdurare dell'andamento negativo sarebbe forse il caso di accelerare la privatizzazione dell'Alitalia senza attendere il compimento del processo di risanamento.
Chiede che il Governo chiarisca se l'ENEL dovrà inserirsi nel settore delle telecomunicazioni e se ciò avverrà prima o dopo la privatizzazione.
Chiede infine chiarimenti sul processo di privatizzazione della SEAT.
Sul piano delle dismissioni annunciato, vuole poi sapere se esso sia già stato concordato con le forze politiche di maggioranza e con gli altri Ministri competenti; cosa che in realtà non sembrerebbe, considerate le dichiarazioni dei Ministri interessati.
Chiede di conoscere l'orientamento del Ministro sul sistema bancario, che resta per la maggior parte in mano pubblica, trattandosi di una questione che a suo giudizio è strettamente collegata a quella delle privatizzazioni. Pertanto, vuole conoscere la posizione del Ministro circa l'eventualità che l'Ente poste possa concedere prestiti, sulla partecipazione delle banche alla privatizzazione delle autostrade, e al progetto sulla TAV.
Infine, sull'Alitalia, chiede se si ritenga possibile che soggetti privati investano in una azienda che si è dimostrata finora fallimentare
Per questi motivi il progetto TAV costituisce un errore strategico. Segnala inoltre come la direttiva comunitaria ponga l'obiettivo della separazione contabile fra gestione della rete e gestione del servizio mentre la costituzione di una società per l'alta velocità finirà per spezzare la stessa unitarietà della proprietà della rete.
In questa prospettiva ritiene sia stato un errore la riconferma del consiglio di amministrazione delle Ferrovie dello Stato - peraltro allargato ad esponenti di riferimento dei partiti del Polo - perché era necessario un segnale di novità.
L'attuale situazione del sistema dei trasporti pone a carico della collettività esternalità pari al 5 per cento del PIL, secondo i dati contenuti nel libro verde dell'Unione europea.
La situazione non è migliorata nonostante la massa ingente di risorse destinata negli ultimi anni al settore dell'autotrasporto e che doveva consentire il raggiungimento di un migliore equilibrio.
Per quanto riguarda le autostrade, segnala infine la necessità di prevenire il rischio di formazioni di una situazione di oligopolio a seguito del processo di privatizzazione.
Considera assai pertinenti le osservazioni sulle Ferrovie dello Stato, spaventa però l'incertezza tra le aspettative e le sconfortanti verifiche. È convinto che il Ministro del tesoro abbia svolto un ruolo determinante che auspica si rafforzi nel futuro, in particolare per quanto concerne i controlli e il complessivo progetto industriale. Ritiene comunque allarmanti le cifre fornite soprattutto in rapporto alla insufficienza del servizio fornito.
Sulle autostrade, auspica che il Governo dia attuazione piena e rapida al comma 2 dell'articolo 1 della legge n. 481 del 1995.
Relativamente alla STET, non può essere allo stato ottimista circa la costituzione in tempi brevi dell'Authority e, considerate le complessive condizioni di bilancio, si potrebbe ipotizzare che la mancata privatizzazione porti necessariamente ad una vendita «spezzettata», di cui tanto si parla. Si riferisce ad esempio alla possibilità di una privatizzazione della TIM, sulla quale esprime comunque la sua contrarietà. Invita, pertanto, il Governo a valutare attentamente la vicenda.
Sulle concessioni, non condividendo le prospettive disastrose enunciate dal deputato Guarino, è favorevole a quanto dichiarato dal Ministro; infatti ritiene possibile immaginare un percorso più semplice e meno drammatico.
Esprime poi preoccupazione per la vicenda SEAT; sulla base delle informazioni acquisite emerge, infatti, una operazione non del tutto trasparente: le offerte si sono basate su una insufficiente informazione circa i dati contabili. Allora, forse è bene che il Ministero intervenga rapidamente per garantire assoluta trasparenza, considerato che le responsabilità oggi sono direttamente del Ministero del tesoro.
Per quanto riguarda le nomine nel nuovo consiglio di amministrazione, sottolinea il fatto che il Governo, così come nel caso delle Ferrovie dello Stato, si è attenuto ad un criterio assolutamente oggettivo tenendo conto esclusivamente dei profili di professionalità degli interessati. Nel caso della STET il verificarsi di forti novità strutturali rendeva necessario un ricambio nella gestione più funzionali ai nuovi compiti.
Per quanto concerne i tempi di realizzazione della privatizzazione, ribadisce la necessità di una tempestiva approvazione della legge relativa alla costituzione dell'Authority. In assenza, il Governo sarebbe costretto a procedere ad una vendita di singole attività del gruppo. Al di là di questo profilo generale, le società Italtel e Sirti dovranno in ogni caso essere cedute separatamente, salvo verificare se procedere alla vendita prima o dopo la privatizzazione della STET. Per la Finsiel occorrerà invece tener conto delle questioni derivanti dai rapporti in corso tra le amministrazioni del tesoro e delle finanze. Il Governo in tal senso ha presentato un progetto che prevede la costituzione di una società a totale controllo pubblico per lo svolgimento dei compiti di direzione delle attività informatiche, la cui attuazione verrebbe poi affidata mediante procedure concorsuali a società operative - tra le quali potrebbe esserci anche la Finsiel -.
Ritiene infondati i dubbi relativi all'utilizzo del fondo ammortamento titoli di Stato per l'acquisto delle azioni STET. Si è trattato di un'operazione conforme ad una norma di legge contenuta nel recente provvedimento collegato alla manovra finanziaria per il 1997. In ogni caso si è trattato di un utilizzo conforme alle finalità del fondo, poiché finalizzato all'estinzione di debiti - quelli dell'IRI - i quali in ultima istanza fanno comunque carico allo Stato. Il Governo ha comunque il massimo interesse al rientro delle somme anticipate, non perché si tratti di somme incidenti sul fabbisogno, ma perché il recupero delle stesso consentirebbe una riduzione del debito pubblico. Ritiene del tutto improbabile che a consuntivo si registrino delle minusvalenze rispetto alle somme anticipate dal tesoro. In tal caso peraltro si tratterebbe di somme a carico dello Stato.
A seguito dell'operazione di fusione per incorporazione il pacchetto di controllo detenuto dal tesoro è sceso al di sotto della quota del 50 per cento. Per quanto riguarda il ricorso alla golden share ed al nocciolo duro vi è piena intesa con i Ministri interessati in una linea di continuità con le indicazioni formulate dai precedenti Governi e contenute nella disciplina comunitaria. Si costituirà un nocciolo
Per la privatizzazione della SEAT il Governo è subentrato nella procedura avviata dall'IRI ed ha ritenuto di non introdurre modificazioni per evitare di determinare ritardi. Per questo motivo ha confermato gli incarichi di consulenza in essere. In ogni caso le procedure di selezione degli acquirenti potenziali, che hanno sino ad oggi portato ad una cerchia di sei aspiranti, si sono svolte nella massima trasparenza.
La situazione si presenta affatto diversa nel caso dell'ENEL, dove, pur essendovi un'Authority già costituita, non vi è chiarezza sul processo di liberalizzazione del mercato. Quest'ultimo costituisce un profilo cruciale che dev'essere sciolto prima di poter procedere ad una completa privatizzazione della società.
La disponibilità da parte dell'ENI di un sistema di rete utilizzabile anche per attività di telecomunicazioni, costituisce un profilo patrimoniale di grande valore. Il Governo peraltro non ha ancora assunto decisioni sui criteri che dovranno presiedere alla utilizzazione di questa importante risorsa così come delle altre reti in possesso di altre società pubbliche, come ad esempio le Ferrovie dello Stato.
Per quanto riguarda le Ferrovie dello Stato segnala che, pur essendo in piena collaborazione con il Ministro dei trasporti, le competenze del Ministro del tesoro sono limitate a profili economico-finanziari della gestione. In questa prospettiva ricorda le operazioni di privatizzazioni di società operanti in settori marginali del gruppo e le iniziative dirette ad aumentare la sicurezza del e trasporto ferroviario. Per quanto riguarda l'alta velocità, ricorda la particolare configurazione della relativa società nella quale vi è un'importante partecipazione al capitale da parte di soggetti privati. Riconosce l'importanza del processo di riequilibrio fra trasporto su gomma e trasporto su rotaia e la necessità di aumentare l'efficienza del trasporto merci che costituisce un fattore di competitività per l'intero Paese.
Nella vicenda Alitalia il Governo ha volutamente assunto un impegno preciso sul programma di risanamento allo scopo di indurre i soggetti coinvolti ad assumere impegni più credibili. Dopo l'esame del programma di risanamento l'atteggiamento del tesoro è diventato più coinvolto e ciò aumenta le possibilità che il piano venga approvato in sede comunitaria. Attualmente vi sono le condizioni per un rilancio dell'azienda, il quale presuppone peraltro il coinvolgimento di capitali privati. Ciò non vuol dire affatto che il Governo abbia mai pensato ad una privatizzazione integrale dell'Alitalia. L'intento del Governo è invece quello di giungere alla privatizzazione di attività secondarie del gruppo anche per ottenere proventi per circa 500 miliardi.
Per quanto riguarda infine la questione della variante di valico, ritiene che al momento della privatizzazione della società di gestione autostradale, dovranno essere chiariti gli impegni degli acquirenti nell'esecuzione di questo progetto.