Martedì 24 settembre 1996. - Presidenza del Vicepresidente Roberto Maria RADICE. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'ambiente Valerio Calzolaio.
La seduta comincia alle 10,15.
5-00144 Stradella e Armosino: Localizzazione discarica Cerro Tanaro (Asti) (2 luglio 1996).
Il sottosegretario Valerio CALZOLAIO coglie anzitutto l'occasione per segnalare che il Consiglio dei ministri nella seduta del 20 settembre 1996 ha approvato lo schema di decreto legislativo che dovrà dare attuazione alle direttive comunitarie 91/156/CEE, 91/689/CEE e 94/62/CEE.
Asti, a seguito della chiusura della discarica consorziale di Valle Manina si è determinata una «emergenza rifiuti» che ha assunto aspetti particolarmente preoccupanti in occasione degli eventi alluvionali del novembre 1994, allorquando per far fronte alle gravissime difficoltà di smaltimento dei rifiuti alluvionali, si è reso necessario l'utilizzo di discariche fuori provincia con costi di trasporto e smaltimento superiori a quelli normalmente sostenuti.
trovano la loro risposta nella parte relativa alle «prescrizioni» allegata alla delibera della giunta regionale n. 102 del 3 aprile 1996, in particolare per quanto attiene:
Nella stessa delibera della giunta regionale è stato previsto inoltre che il comune di Cerro Tanaro dovrà provvedere ad individuare un tecnico laureato di propria fiducia, esperto in impianti di smaltimento dei rifiuti, che possa riferire periodicamente al comune stesso sull'andamento dei lavori e sulla successiva gestione. I costi della consulenza sono a carico del consorzio.
Franco STRADELLA (gruppo forza Italia), intervenendo per la replica, evidenzia che quanto affermato nella risposta all'interrogazione conferma le perplessità e le preoccupazioni delle popolazioni interessate. Evidentemente, nella individuazione del sito in cui far sorgere la discarica non si è tenuto conto del fatto che l'area è stata per metà interessata dall'alluvione.
5-00222 Foti: Depuratore Fiorenzuola d'Arda (11 luglio 1996).
5-00443 Migliavacca: Sospensione lavori preliminari per la realizzazione del sistema depurativo a Fiorenzuola d'Arda (1o agosto 1996).
Il sottosegretario Valerio Calzolaio, rispondendo congiuntamente alle interrogazioni
in titolo, evidenzia che i fatti denunciati sono venuti a conoscenza del competente Servizio del Ministero dell'ambiente al ricevimento della nota del comune di Fiorenzuola d'Arda n. 20554 in data 13 luglio 1996.
Maurizio MIGLIAVACCA (gruppo sinistra democratica-l'Ulivo), intervenendo per la replica, evidenzia che finalmente con la risposta fornita si produce un elemento di chiarezza, dal momento che il Ministero attribuisce la responsabilità del controllo e della vigilanza alla regione. Ritiene che, facendo leva su tale interpretazione, sarà possibile intervenire. È pertanto soddisfatto della risposta fornita.
Tommaso FOTI (gruppo alleanza nazionale), intervenendo per la replica, si dichiara parzialmente insoddisfatto in quanto ritiene contraddittorio che, a fronte della comunicazione al Ministero, da parte della regione, dell'esistenza di una situazione anomala, il Ministero ribadisca la competenza della regione. Ricordato che nella interrogazione si faceva riferimento anche alla posizione in cui si vorrebbe localizzare il depuratore, vicino ad una zona abitata, evidenzia che, dopo la presentazione della stessa, la regione aveva fatto presente al Ministero la veridicità degli elementi riportati e aveva manifestato le sue perplessità sulla localizzazione stessa. Ci si aspettava, quindi, che il Ministero esercitasse altro tipo di controllo sui danni che la localizzazione individuata poteva provocare.
5-00315 Muzio: Infrastrutture Erg e Libarna Petroli nel territorio del comune di Arquata (Alessandria) (22 luglio 1996).
Il sottosegretario Valerio CALZOLAIO, evidenziato preliminarmente che i contenuti
dell'interrogazione riguardano anche i Ministeri dell'interno e della sanità ma che, per fornire una risposta celere, si è ritenuto intanto di rispondere per le parti di competenza del Ministero dell'ambiente, rileva che, quanto al primo e al terzo quesito, strettamente interrelati, giova in primo luogo ricordare che la Spa ERG (ora COLISA spa del gruppo ERG), proprietaria del deposito di Arquata Scrivia (AL), risulta fra quelle che hanno a suo tempo notificato la propria attività a rischio di incidente rilevante a norma dell'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 175 del 1988.
Angelo MUZIO (gruppo rifondazione comunista-progressisti), intervenendo per la replica, si dichiara parzialmente insoddisfatto, in quanto, a fronte degli elementi di risposta forniti, per la parte di competenza, dal Ministero dell'ambiente, mancano
ancora le garanzie che devono essere date dal Ministero dell'interno per gli aspetti relativi alla protezione civile e dal Ministero della sanità per quanto concerne i possibili rischi.
5-00364 Russo e Cosentino: Discarica Piedimonte Matese (Caserta) (25 luglio 1996).
Il sottosegretario Valerio CALZOLAIO, ricordata l'iniziativa assunta dal Consiglio dei ministri per il recepimento delle direttive comunitarie in materia di rifiuti, soffermandosi sul primo quesito fa presente che nell'area interessata, e più in generale nella regione Campania, sussiste uno stato di emergenza in ordine all'attività di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, più volte segnalato con viva preoccupazione dal Ministero dell'ambiente, stato di emergenza che il Prefetto di Napoli è stato delegato a fronteggiare con ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 18 marzo 1996. In tale contesto è inserita la realizzazione della discarica che interessa, il cui progetto esecutivo, redatto da una struttura tecnica di emergenza operante nel territorio della provincia di Caserta, è stato approvato dal Prefetto di Napoli con provvedimento del 21 giugno 1996, avente ad oggetto i lavori di realizzazione della discarica di prima categoria in località Strada vicinale della Pesca in agro del comune di Piedimonte Matese.
dovrà avere la precipua funzione di attenuare fortemente, se non risolvere, la grave emergenza verificatasi nella zona, con particolare riguardo ai gravi problemi che la mancata o irregolare raccolta di rifiuti solidi urbani ha ingenerato per i cittadini.
Paolo RUSSO (gruppo forza Italia), intervenendo per la replica, si dichiara paradossalmente soddisfatto perché nella sostanza il Governo ha dato ragione a tutti gli interrogativi posti. Tuttavia, vi sono delle perplessità: infatti, quanto al primo quesito non è stata fornita risposta precisa, quanto al secondo il Governo ha affermato di non aver ricevuto notizie precise dalla prefettura, quanto al terzo non si sa quale sia la localizzazione precisa della discarica e, quanto al quarto, si dice solo che si ritiene di poter dare risposta negativa. Da tutta la vicenda emerge l'esistenza di una gestione frammentaria ed emergenziale dei rifiuti in Campania, la cui responsabilità si riconduce alla prefettura.
La seduta termina alle 10,50.
Il provvedimento, in particolare, intende contrastare lo smaltimento dei rifiuti tal quali in discarica o in impianti di incenerimento attribuendo finalmente un ruolo centrale ad una gestione dei rifiuti da attivare attraverso la raccolta differenziata e quindi il riutilizzo, il riciclaggio, il recupero di materie prime ed energia.
In tale prospettiva il grave problema delle discariche che attualmente, anche in considerazione della particolare situazione orografica del paese, certamente assilla pesantemente tutta la cittadinanza, tanto che in qualsiasi luogo si preveda di insediarne una sorge immediatamente il malcontento più generalizzato, è destinato ad attenuarsi anche se sarà necessario ancora del tempo per la completa attuazione delle direttive comunitarie sopra richiamate.
Ancora in via preliminare precisa che lo smaltimento dei rifiuti ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982 e delle leggi n. 441 del 1987 e n. 475 del 1988 è di competenza delle amministrazioni regionali e provinciali e che il Ministero dell'ambiente ha soltanto funzioni di indirizzo e coordinamento con poteri di intervento esclusivamente subordinati, in via sostitutiva, alle eventuali inadempienze o alle scelte manifestamente contrarie alla tutela ambientale da parte delle amministrazioni suddette.
Nel merito dell'interrogazione, precisa che, sulla base delle notizie assunte presso gli enti locali e presso la prefettura di
Per il periodo fino al 30 settembre 1996, la giunta regionale del Piemonte ha autorizzato lo smaltimento dei rifiuti solidi prodotti dai comuni facenti parte del bacino n. 9 della provincia di Asti presso la discarica AMIAT del comune di Torino.
Il costo sostenuto dai comuni per tale conferimento è di lire 310,4 al Kg., di gran lunga superiore ai normali costi di smaltimento e trasporto (circa lire 200), con pesante aggravio quindi della spesa comunale.
Si rendeva indispensabile pertanto provvedere alla individuazione di nuovi siti dove ubicare nuove discariche che servissero i comuni del bacino astigiano.
A tal fine, la regione Piemonte ha provveduto, nel febbraio 1995, a nominare un Commissario straordinario con l'incarico di individuare le località più idonee per l'ubicazione delle discariche stesse, effettuare gli studi geologici e redigere la progettazione.
Nel gennaio 1996 il Commissario straordinario ha ultimato il suo incarico ed ha presentato alla regione Piemonte i relativi progetti, dai quali è risultato che i siti individuati sono quelli di località Lapaudin del Comune di Villanova d'Asti e Cascina Boschetto del comune di Cerro Tanaro.
Sulla base delle previsioni di tali progetti dovrebbe essere attivato per primo, nel mese di giugno 1997, l'impianto di Villanova d'Asti, che funzionerà fino ai primi mesi dell'anno 2001, quando, prima del suo esaurimento, sarà attivata la discarica di Cerro Tanaro.
Nel frattempo, il consorzio smaltimento rifiuti dovrà provvedere ad avviare la realizzazione, entro l'anno 1997, dell'impianto di trattamento dei rifiuti in località Valterza del comune di Asti.
La regione Piemonte con delibera della giunta n. 102 del 3 aprile 1996, ha approvato il progetto presentato dal Commissario straordinario stabilendo precise prescrizioni in ordine alla realizzazione dell'impianto sia di ordine tecnico che di difesa ambientale.
Gli abitanti del comune di Cerro Tanaro già all'atto del diffondersi delle prime notizie, nell'anno 1995, circa i sondaggi geologici che sarebbero stati effettuati nel territorio del comune avevano manifestato in diverse occasioni una precisa opposizione alla costruzione della discarica nel territorio comunale.
Il comune di Cerro Tanaro è stato uno dei comuni maggiormente colpiti dagli eventi alluvionali nel novembre 1994 e le opere di ricostruzione e di ripristino sono tuttora in corso. La cittadinanza si è sentita penalizzata dalla ubicazione della discarica nel territorio comunale già duramente colpito nella sua integrità ambientale dalla esondazione del 1994 ed ha manifestato in diverse occasioni il proprio motivato dissenso.
Il comune di Cerro Tanaro inoltre confina con il comune di Quattordio, comune caratterizzato da un ingente numero di attività industriali, fonti di un elevato tasso di inquinamento. Il comune di Quattordio, pertanto, verrebbe ulteriormente penalizzato dall'ubicazione della discarica, progettata proprio al confine, la quale determinerebbe un incremento dell'inquinamento da tutti i punti di vista (acustico, atmosferico, aumento del flusso del traffico, etc.).
In particolare, la richiesta più pressante avanzata dalla cittadinanza e dalla amministrazione comunale è stata quella di portare a termine l'opera di ricostruzione prima di poter valutare l'opportunità di ubicare una discarica in territorio comunale, considerata anche la limitata estensione dello stesso (ettari 469) e la natura prevalentemente agricola della zona.
Ritiene opportuno aggiungere che taluni dei quesiti posti nell'interrogazione
alla rilevazione circa la direzione e l'intensità dei venti;
alla viabilità e rumorosità dei mezzi di trasporto;
ai rilievi piezometrici;
all'analisi delle acque captate dai piezometri;
all'estrazione e combustione del biogas;
alla canalizzazione delle acque meteoriche;
allo smaltimento del percolato;
ai locali di servizio per gli operatori;
alla cinturazione con doppia fila di alberi.
Per quanto riguarda il ruolo assunto dalla provincia di Asti nell'ambito dell'iter che ha portato all'approvazione del progetto della discarica in questione, la stessa precisa che la condizione connessa al commissariamento non ha consentito di svolgere una più ampia valutazione dei possibili siti sull'intero territorio di competenza.
In merito, però, giova sottolineare quanto riferito dalla provincia nella relazione tecnica dove si evidenziano carenze di pianificazione e di azioni intese alla riduzione dei rifiuti da avviare a discarica.
Al riguardo, ricorda che la pianificazione sul territorio dei servizi di smaltimento dei rifiuti è compito demandato, dal decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982, alle regioni che possono a loro volta demandarlo alle province.
L'amministrazione dell'ambiente ha invece il compito di verificare l'adempimento delle funzioni proprie delle regioni tra cui quella sopra citata: in tal senso ha più volte rivolto solleciti, anche alla amministrazione regionale interessata, senza ottenere ad oggi adeguato riscontro.
Inoltre, è fatto obbligo al consorzio, sia nella fase di realizzazione dell'impianto che in quella successiva della gestione, di garantire sempre il rispetto ambientale delle aree interessate e contermini, ponendo particolare riguardo anche agli aspetti estetici e paesaggistici, nonché realizzare ulteriori interventi tecnici ed operativi che gli organi di controllo ritengano necessari sia durante la realizzazione della discarica che durante il periodo di gestione.
Comunque, al fine di ovviare a future eventuali proteste, l'amministrazione provinciale dovrà provvedere alla preventiva individuazione dei siti dove ubicare nuove discariche da utilizzare allo scadere del funzionamento di quelle attualmente previste.
Ciò è tanto più incomprensibile ove si consideri che vi sarebbero stati molti altri siti in posizione migliore.
In ogni caso, l'opera di cui trattasi, che ha per oggetto la ristrutturazione del sistema fognario e depurativo di Fiorenzuola d'Arda, risulta essere stata inserita nel documento regionale di programmazione presentato dalla regione Emilia-Romagna (scheda n. 92) al fine di accedere ai finanziamenti del Piano triennale per la tutela ambientale 1994/96. Detto documento ha avuto l'approvazione ministeriale con le procedure indicate nelle delibere CIPE 21 dicembre 1993, 3 agosto 1994 e 21 dicembre 1995.
Le ricordate procedure non prevedono in capo al Ministero dell'ambiente alcuna competenza nelle scelte di priorità degli interventi e nelle localizzazioni degli impianti che vengono proposti dagli enti locali ed approvati dalle regioni.
Da quanto sin qui detto deriva che la problematica sollevata nell'interrogazioni rientra prettamente nella competenza della regione Emilia Romagna.
Circa, poi, i provvedimenti che il Ministero intende adottare in ordine alle lamentate irregolarità che sarebbero state commesse dall'amministrazione comunale nell'individuare e scegliere l'area per la costruzione dell'impianto in questione, irregolarità che consisterebbero nella violazione delle norme urbanistiche (in particolare l'area individuata dal comune non possederebbe i requisiti previsti dalla legge in quanto destinata nel PRG a verde agricolo) fa presente che le delibere richiamate, al punto 5.5, delegano alle singole regioni un «generale onere di vigilanza»; peraltro, a seguito della segnalazione della regione Emilia Romagna pervenuta al servizio competente il 29 agosto 1996, è già stata inviata al comune di Fiorenzuola d'Arda nota del 18 settembre 1996, n. 18382 a firma del Direttore Generale con la quale si è rappresentato che il documento di programma regionale presentato ai fini del Programma triennale per la tutela ambientale 1994/96 non costituisce e non può essere interpretato come intesa tra Stato e regione ai sensi dell'articolo 81 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, non essendo il frutto di attività amministrativa che si sia svolta secondo il particolare iter che la norma citata prevede per i casi in cui si debba procedere in difformità dalle prescrizioni degli strumenti urbanistici.
Con la stessa nota si è sollecitata la regione Emilia Romagna a svolgere l'attività di vigilanza di propria competenza sollecitando l'ente locale interessato ad eseguire i lavori nel pieno rispetto della vigente normativa urbanistica.
Invece, la società Libama Petroli, quanto meno dagli atti in possesso del Servizio inquinamento atmosferico e acustico e le industrie a rischio del Ministero dell'ambiente, non ha provveduto ad effettuare analoga notifica, né la dichiarazione ai sensi dell'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica n. 175 del 1988.
Per quel che concerne lo stabilimento Colisa - ERG non risulta che allo stato attuale sia stata completata l'istruttoria da parte del Comitato Tecnico Regionale dei Vigili del Fuoco territorialmente competente.
Quanto, poi, alla pianificazione di emergenza esterna per il caso di incidenti di rilevante entità, fa presente che la Prefettura di Alessandria, sin dal 1993, sulla scorta delle notizie fornite dal titolare degli impianti e nell'attesa del completamento dell'istruttoria, ha predisposto un piano provvisorio di emergenza esterno.
Non risulta che sia stata fornita dal sindaco di Arquata Scrivia la relativa informazione alla popolazione così come previsto dall'articolo 11 del decreto del Presidente della Repubblica n. 175 del 1988 e successive modificazioni secondo le specifiche linee guida diramate nel gennaio 1995 dal Dipartimento della Protezione Civile. Al riguardo sono stati acquisiti elementi di informazione presso l'ente locale interessato; l'amministrazione comunale ha comunicato che al momento sarebbe in corso di distribuzione presso la popolazione un opuscolo contenente informazioni ai cittadini per il caso di incidente comportante gli effetti considerati dal piano provvisorio di emergenza esterno redatto dalla Prefettura e che, in ogni caso, il piano di protezione civile comunale, per essere ultimato, attende che la Prefettura di Alessandria provveda agli aggiornamenti del Piano da essa redatto alla luce delle nuove disposizioni.
Fra le iniziative intraprese vanno menzionate le visite organizzate di scolaresche, particolarmente indicate per informare, anche se con un relativo quadro di approfondimento, la popolazione.
Quanto al secondo quesito, fa presente che il competente Servizio non si è pronunciato; ritiene pertanto che l'impatto di un eventuale incidente sul territorio circostante non sia stato delineato.
Relativamente al quarto e quinto quesito, evidenzia che ad essi ha dato parzialmente risposta nell'affrontare il primo ed il terzo quesito; non sono stati forniti elementi ulteriori per quel che riguarda gli altri profili evidenziati nella domanda.
Anche sull'argomento oggetto del sesto quesito non sono stati forniti elementi utili di risposta.
Infine, merita di essere evidenziato il seguente punto. Secondo quanto comunicato dal Sindaco di Arquata Scrivia, il deposito della spa Colisa è utilizzato al 50 per cento della sua capienza, così come il personale dipendente della Società è ridotto del 50 per cento; ciò in considerazione dello stato di crisi dell'azienda. Tale stato di crisi ed il fine di approfondire le problematiche legate all'occupazione (e non, quindi, il ritorno «ad un ruolo importante nelle strategie industriali di Colisa ed ERG») sarebbero alla base degli incontri - e giustificherebbero gli incontri - tenutisi in passato tra i dirigenti dell'azienda e l'amministrazione comunale.
Evidenziato come l'informazione sui rischi che potrebbero occorrere alla popolazione non possa essere fornita con la semplice divulgazione di opuscoli, evidenzia anche come le informazioni sulla capacità produttiva e sull'occupazione debbano essere riscontrate nel merito.
Da ultimo, auspica che il Ministero dell'ambiente voglia rendersi interprete di una iniziativa di coordinamento nei confronti degli altri due Ministeri interessati.
Non crede che le strutture della Prefettura di Napoli, nell'esplicazione dei poteri di emergenza non abbiano istruito la pratica con competenza e completezza e ritiene che al riguardo non si siano prospettate soluzioni diverse da quelle adottate che presentassero un grado di maggiore praticabilità.
Quanto al secondo quesito, evidenzia che sul punto la prefettura di Caserta non ha fornito elementi precisi, né il Ministero dell'ambiente è a conoscenza della documentazione utilizzata per l'istruttoria con particolare riferimento a quella planimetrica. Deve comunque ribadire che non vi è motivo di dubitare della completezza dell'istruttoria effettuata dagli organi competenti.
Quanto al terzo quesito, evidenzia che il Prefetto di Napoli ha agito in conformità ai poteri delegatigli dal Presidente del Consiglio dei ministri con propria ordinanza del marzo 1996 e non risulta che i limiti di quei poteri siano stati in qualche modo varcati.
Quanto al quarto quesito ritiene poter dare risposta negativa e tranquillizzante sul punto. Non deve dimenticarsi che è espressamente previsto che la discarica in parola dovrà contenere un quantitativo di mc 60.000 di rifiuti solidi urbani, sicché la stabilità dell'ecosistema della zona al momento non pare essere in pericolo.
Non sono mancati i vari tipi di sondaggio nell'area interessata e la sottoposizione dei risultati al Servizio Geologico Nazionale che ha confermato la fattibilità dell'opera pur se con alcune precisazioni.
Giova ancora aggiungere che la discarica sarà utilizzata per la raccolta dei rifiuti solidi di circa 40.000 cittadini (una quindicina di comuni), posto che ben venti comuni del bacino CE-I versano i propri rifiuti in discariche comunali già in esercizio.
Al quinto quesito ha già avuto modo di rispondere prima.
Sembra ovvio che ogni prospettiva o proposta alternativa che si sia presentata sia stata vagliata con particolare attenzione e competenza dagli organi preposti. In ogni caso, nulla di preciso sul punto è stato comunicato dalla Prefettura di Caserta.
Quanto, infine, al sesto quesito, sembra agevole ed intuitivo rispondere al riguardo che la discarica in via di insediamento
Evidenzia, da ultimo, che si fornirà al Ministero dell'ambiente un video che dimostra come la zona interessata dalla discarica sia circondata da insediamenti vari tra cui un mattatoio, un impianto sportivo e la sede dello IACP.