VIII Commissione - Resoconto di mercoledì 11 settembre 1996


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SVOLGIMENTO DI INTERROGAZIONI

Mercoledì 11 settembre 1996. - Presidenza del Vicepresidente Primo GALDELLI. - Intervengono i sottosegretari di Stato alle finanze Giovanni Marongiu e ai lavori pubblici Antonio Bargone.

La seduta comincia alle 14,45.

5-00078 Carli: Canone utilizzo acqua aziende artigiane e piccole imprese (18 giugno 1996).

Il sottosegretario Giovanni MARONGIU, rispondendo all'interrogazione in titolo, ricorda che con l'interrogazione in esame l'interrogante, nell'evidenziare le difficoltà di molte aziende artigiane e piccole imprese a pagare il canone annuo di lire 3 milioni previsto dall'articolo 18, commi 1 e 2, della legge n. 36 del 1994 per l'utilizzazione nel ciclo produttivo delle acque estratte in concessione dal sottosuolo, chiede di conoscere quali provvedimenti il Governo intenda adottare per ridefinire gli attuali criteri di determinazione dei consumi e per sospendere il pagamento dei canoni in attesa delle eventuali modifiche da apportare al testo di legge.
Ciò in quanto gli utilizzatori pagherebbero il citato canone in ragione di un consumo minimo annuo di acqua pubblica stabilito per legge, ma non corrispondente nella realtà dei fatti agli effettivi consumi sostenuti dalla maggior parte delle imprese e degli artigiani interessati.
Pertanto, l'interrogante auspica l'introduzione di una modifica alla citata normativa che preveda un criterio in base al quale l'imprenditore debba pagare un canone annuo corrispondente all'effettiva quantità di acqua consumata.
Al riguardo, ritiene preliminarmente utile svolgere talune considerazioni in merito alla disciplina vigente nella materia in argomento.
Con la legge 23 dicembre 1992, n. 498 (Interventi urgenti in materia di finanza pubblica) venne prevista una delega (articolo 2) al Governo affinché provvedesse, mediante l'adozione di appositi decreti legislativi, al riordino della materia della concessione delle acque pubbliche, nonché


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alla ridefinizione dell'importo dei canoni demaniali dovuti per le concessioni medesime.
A tal fine, il Governo provvedette con l'emanazione del decreto legislativo 12 luglio 1993, n. 275, che, all'articolo 12, disciplinava la determinazione dei nuovi importi dei canoni demaniali, precedentemente stabiliti dall'articolo 35 del testo unico delle disposizioni di legge sulle acque e sugli impianti elettrici (regio decreto 1o dicembre 1933, n. 1775).
Nello stesso periodo, peraltro, aveva luogo l'esame presso il Parlamento di due proposte di legge di iniziativa parlamentare, poi riunite in un testo unificato, che recepivano, in buona sostanza, il contenuto di disposizioni volte a riformare il settore delle risorse idriche (disposizioni precedentemente esaminate nel corso della X legislatura, ma che non vennero poi approvate prima del termine della stessa), sulle quali ebbe luogo un ampio ed approfondito dibattito, attesa la delicatezza della materia da riformare.
Nel corso di tale esame il Governo aveva chiesto lo stralcio delle disposizioni che intervenivano sugli specifici aspetti per i quali la citata legge n. 498 del 1992 aveva previsto la disciplina mediante l'esercizio della delega.
Peraltro, la volontà parlamentare condusse, alla fine, all'adozione di disposizioni anche in materia di determinazione dei canoni demaniali, ed alla contestuale espressa abrogazione delle disposizioni in materia previste dall'articolo 12 del richiamato decreto legislativo n. 275 del 1993, mediante l'approvazione della legge 5 gennaio 1994, n. 36 (cosiddetta legge Galli).
In merito, sottolinea come le disposizioni recate dalla suindicata legge n. 36 del 1994 (e, quindi, anche la specifica disposizione di cui l'interrogante chiede la revisione - articolo 16, comma 1, lett. g - che prevede il canone per l'acqua prelevata ad uso igienico ed assimilati, inserita nel testo normativo mediante un emendamento parlamentare) furono oggetto di particolare meditazione in sede di dibattito, anche in considerazione dell'esigenza di reperire fondi per una migliore gestione del servizio idrico nonché per le finalità previste dalla legge 18 maggio 1989, n. 183, in materia di riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo.
Ciò premesso, ritiene utile rammentare come sia nel programma del Governo procedere ad una razionalizzazione del sistema tributario che allevi il peso fiscale globalmente gravante sulle imprese e riconduca le forme di tassazione vigenti verso l'istituzione di un numero limitato di imposte, la cui base imponibile prenda in considerazione tutti i fattori pubblici che concorrono alla produzione del reddito di impresa, tra i quali certamente va annoverato l'apporto costituito dall'utilizzazione delle acque pubbliche.
In questa ottica il Governo, compatibilmente con gli impegni prioritari di riforma fiscale previsti nel programma, non mancherà certamente di prendere in considerazione la proposta auspicata dall'interrogante e di investire i competenti organi tecnici dell'Amministrazione del problema di rideterminare i criteri di calcolo del consumo di acqua pubblica, soprattutto nell'obbiettivo di semplificare gli adempimenti tributari ed amministrativi a carico delle imprese, tenendo comunque conto che tali interventi sottendono valutazioni squisitamente politiche.
In particolare, il Governo spera in tempi ragionevoli di rimodulare il prelievo per riportarlo ai consumi effettivi e non forfettari.

Carlo CARLI (gruppo sinistra democratica-l'Ulivo), intervenendo per la replica, ringrazia per la tempestività con cui è stata fornita la risposta, che dimostra la sensibilità del Governo nell'affrontare le questioni delle piccole imprese e del carico fiscale che esse sopportano. Apprezzando l'impegno a rimodulare i canoni, tenendo conto di un processo di riforma fiscale che, nell'ottica del federalismo, assegna alle regioni un ruolo centrale, auspica che i tempi siano i più rapidi possibili.


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5-00109 Scaltritti: Realizzazione nuovi caselli sulla A14 per snellimento traffico SS 16 (Ascoli Piceno) (20 giugno 1996).

Il sottosegretario Antonio BARGONE evidenzia che la realizzazione dei nuovi caselli di Cupra Marittima, Grottammare e Alba Adriatica è inserita nell'ambito della definizione del progetto globale del «Corridoio Adriatico».
A tal proposito l'ANAS ha già avviato contatti con la Società Autostrade concessionaria della A14 per la soluzione delle varie problematiche.
Detta società ha elaborato un progetto di massima per la realizzazione dello svincolo di Cupra Marittima. Su detta opera ancora non è stato trovato un accordo tra tutte le Amministrazioni interessate.
Per quanto concerne, invece, la realizzazione dello svincolo di Grottammare e l'attrezzatura dello svincolo di Alba Adriatica è in corso di definizione tra l'ANAS e la predetta società una apposita convenzione.
In proposito l'ANAS è stata invitata sia a definire l'apposita convenzione con la società Autostrade che ad intervenire presso le Amministrazioni interessate per addivenire ad un accordo in tempi brevi.

Gianluigi SCALTRITTI (gruppo forza Italia), intervenendo per la replica, prende atto della risposta fornita evidenziando tuttavia la necessità di conoscere esattamente che cosa il Governo intenda fare perché la convenzione sia sottoscritta e possano, quindi, essere avviati i lavori. Infatti, se è vero che la stagione turistica è ormai finita, è anche vero che si va verso una nuova stagione turistica che rischierebbe di essere pregiudicata ove il problema non venisse risolto. È opportuno che il Governo precisi il termine entro il quale realizzare le opere.
Evidenzia quindi che sembrerebbero esserci difficoltà sui fondi per il finanziamento delle stesse, su cui avrebbe gradito che ci fosse una precisazione. Se non si disponesse dei fondi, riterrebbe opportuno valutare la possibilità di enucleare, rispetto agli altri due, il progetto, già cantierabile, del casello di Grottammare.
Avendo il sottosegretario parlato anche del corridoio adriatico, chiede quale sia la posizione del Governo sulla prospettiva di realizzazione di una nuova autostrada di media collina tra Montecosaro e Teramo.
Nel complesso, si dichiara poco soddisfatto della risposta fornita.

Dopo che Primo GALDELLI, presidente, ha evidenziato come non sia possibile ampliare oralmente l'oggetto dell'interrogazione, il sottosegretario Antonio BARGONE prende atto delle precisazioni dell'interrogante: di esse terrà conto per valutare la questione, fermo restando che la convenzione con la Società autostrade dovrebbe già contenere un piano finanziario.
Se si riterrà di presentare una nuova interrogazione, il Governo fornirà gli elementi di risposta.

5-00126 Nardini ed altri: Risorse idriche e acquedotto pugliese (26 giugno 1996).

Il sottosegretario Antonio BARGONE rileva che il servizio di approvvigionamento idropotabile gestito dall'EAAP viene fornito sostanzialmente alle regioni Basilicata e Puglia, mentre per alcuni comuni vengono servite anche le regioni Campania, Calabria e Molise.
Delle regioni in esame solo la Basilicata ha reso operanti gli organismi delle Autorità di bacino regionale, mentre le altre o non hanno ancora approvato le relative leggi per l'istituzione dei Comitati tecnici regionali o, pur in presenza della legge (Campania), non li hanno resi operativi. Per la costituzione, invece, delle Autorità di bacino interregionale, tutte hanno provveduto a raggiungere le previste intese.
Di recente sono stati invitati i presidenti delle rispettive giunte regionali ad attivarsi per rendere appunto operativi gli organismi di cui sopra, entro il 31 dicembre 1996, precisando che, in caso di inosservanza di tale termine, si procederà


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ad intraprendere ogni iniziativa per rendere più incisiva l'azione sussidiaria e sostitutiva dello Stato. Ciò, anche al fine di non perdere i finanziamenti comunitari.
Per quanto si riferisce ai piani di bacino, le regioni e l'Autorità di bacino costituita stanno provvedendo a redigere gli studi per la predisposizione appunto del Piano in questione, mentre non risultano ancora approvate le leggi delle regioni di che trattasi, relative alle delimitazioni degli ambiti territoriali ottimali di cui alla legge n. 36/94.
Per quanto riguarda la privatizzazione dell'Ente in questione, in virtù dell'articolo 10, comma 5, della legge n. 36/94 e della successiva legge n. 549/95, è in corso il procedimento di perfezionamento del D.P.C.M. relativo alla trasformazione dell'EAAP in società per azioni, procedimento che richiede, tra l'altro, per la sua definizione l'acquisizione dei pareri da parte delle amministrazioni concertanti.
Evidenzia comunque che il decreto in questione salvaguarda i livelli occupazionali dell'ente e punta a dare allo stesso una gestione dalla quale non siano esclusi gli enti programmatori.

Walter DE CESARIS (gruppo rifondazione comunista-progressisti), intervenendo per la replica in qualità di cofirmatario dell'interrogazione, fa presente che nella risposta si è evidenziata una situazione di forte precarietà che richiede la necessità di adempiere ai disposti normativi.
Rispetto alla questione della privatizzazione, sottolinea la necessità di conoscere il piano industriale e di fattibilità dei processo. Il sottosegretario ha sottolineato che saranno salvaguardati i livelli occupazionali: è uno degli aspetti, ma non l'unico. Da questo punto di vista, si dichiara parzialmente soddisfatto.

5-00141 Tosolini: Prevenzione esondazioni fiume Olona (2 luglio 1996).

Il sottosegretario Antonio BARGONE rileva che l'Autorità di bacino del fiume Po ha fatto presente che a seguito degli eventi alluvionali verificatisi negli ultimi anni nei comuni del bacino del fiume Olona e più in generale nei territori a nord di Milano, è stato definito un accordo di programma, attivato con delibera n. 507 del 24 settembre 1994 della giunta della regione Lombardia, cui partecipano anche l'Autorità di bacino stessa e il magistrato per il Po, al fine di predisporre un programma di interventi capace di superare il periodico ripetersi degli stessi eventi.
Su indicazione del Comitato per l'accordo di programma, la regione Lombardia ha predisposto la cartografia e la proposta di normativa per l'apposizione dei vincoli temporanei di salvaguardia sul fiume Olona, sulla base degli indirizzi elaborati dall'Autorità di bacino, in analogia a quanto già approvato per le aste dei fiumi Tanaro, Bormida, Belbo e Po con deliberazione del Comitato istituzionale n. 10 del 10 maggio 1995, con l'obiettivo di ridurre la pressione insediativa in aree esondabili e di mantenere la disponibilità di territorio per l'espansione delle piene, in attesa dell'adozione del piano stralcio per il medesimo bacino che è in corso di elaborazione.
La delimitazione delle aree da sottoporre a vincolo è stata effettuata sulla base delle fasce di pertinenza fluviale riportate nel «Progetto di massima per il riequilibrio idraulico-ambientale del fiume Olona», commissionato dal magistrato per il Po.
Tali aree sono state verificate con le segnalazioni delle aree allagate nella piena del 1995, inoltrate dai comuni interessati, e con sopralluoghi effettuati dal Servizio geologico regionale.
Le zone sottoposte a vincolo comprendono inoltre le aree sulle quali il citato progetto di sistemazione dell'Olona prevede la realizzazione di casse di espansione.
A monte dei mulini di Ponte Gurone - comune di Malnate (VA) -, le aree delimitate corrispondono esattamente a quelle esondate nell'autunno del 1995, così come


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segnalate dai comuni e verificate con sopralluoghi dal servizio geologico della regione Lombardia.
La proposta di normativa e di delimitazione delle aree a vincolo è stata approvata dal Comitato istituzionale del 17 luglio 1996.
Le singole amministrazioni comunali interessate potranno esprimere un proprio parere in merito non appena la delibera della nuova normativa sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e sui Bollettini regionali.
Le iniziative sopra riferite e quelle in corso di definizione rappresentano senz'altro strumenti idonei ad eliminare situazioni di rischio idraulico.
L'Amministrazione dei lavori pubblici, attraverso la competente Direzione generale della difesa del suolo nonché gli uffici del magistrato per il Po, non mancherà di esercitare il più vigile e attento controllo sulla puntuale attuazione delle iniziative e degli interventi programmati.

Renzo TOSOLINI (gruppo alleanza nazionale), intervenendo per la replica, si dichiara soddisfatto con riserva. Verificherà personalmente che le anticipazioni fornite vengano poste in atto, augurandosi che nel frattempo non si verifichino eventi calamitosi.

5-00182 Carboni e Attili: Ripresa lavori SS Alghero-Sassari (4 luglio 1996).

Il sottosegretario Antonio BARGONE rileva che l'Ente nazionale per le strade ha comunicato che la perizia di variante tecnica sulla Sassari-Alghero-Aeroporto di Fertilia, 1o lotto, 1o stralcio è stata recentemente approvata dai competenti uffici tecnici.
Di conseguenza, si è proceduto alla consegna dei lavori all'impresa INES, aggiudicataria dei lavori stessi, la quale dopo una sospensione, a causa dello sciopero delle maestranze, ha provveduto alla liquidazione delle spettanze e, in data 15 luglio 1996, ha ripreso i lavori che sono tuttora sono in corso.
Per quanto riguarda il completamento del suddetto itinerario è allo studio dell'ANAS l'inserimento dei relativi interventi nel prossimo piano triennale in elaborazione. Al riguardo precisa che nella bozza di piano triennale presentata all'Amministrazione il completamento è previsto.
Va, comunque, fatto presente che sussistono tuttora molte difficoltà per la scelta definitiva del tracciato per l'opposizione delle Amministrazioni locali, malgrado il fattivo interessamento dell'Ufficio compartimentale.
Assicura che l'Ente nazionale delle strade è stato sollecitato a svolgere ogni possibile interessamento per sensibilizzare l'amministrazione regionale per un incisivo intervento presso gli enti locali interessati. Del pari, non si mancherà di intervenire anche da parte del Ministero dei lavori pubblici, nell'ambito del rispetto delle prerogative regionali.

Antonio ATTILI (gruppo sinistra democratica-l'Ulivo), intervenendo per la replica in qualità di cofirmatario dell'interrogazione, si dichiara soddisfatto delle informazioni fornite, ma insiste sui tempi perché, mentre per il primo stralcio sembra che i lavori siano ripresi, per l'altro è necessario sciogliere il nodo del conflitto tra gli amministratori. Rilevato che fa piacere l'anticipazione che nella bozza di piano triennale ci sia la previsione del completamento dell'opera, sottolinea l'importanza della strada in questione che collega l'aeroporto di Alghero a Sassari e che, allo stato, è pericolosissima.

5-00237 Pistelli: Quadruplicamento SS 398 (LI) (15 luglio 1996).

Il sottosegretario Antonio BARGONE evidenzia che l'ANAS ha fatto presente che l'elaborato progettuale del tratto di strada tra Venturina e Piombino, redatto da un libero professionista incaricato dal Comune di Piombino, risulta carente di documentazione, ovvero necessita del perfezionamento di alcuni atti per il successivo iter istruttorio.


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In particolare, è stato richiesto a detto progettista che, per portare a termine il mandato ricevuto dal comune di Piombino, dovrà far pervenire all'ANAS la seguente documentazione:
1) relazione di calcolo delle opere d'arte principali;
2) corografia aggiornata con indicati:
tracciato della nuova Aurelia;
tratto a quattro corsie della statale 398 già realizzato;
svincolo esistente tra le statali di cui sopra;
3) analisi prezzi delle voci di elenco n.41 e n. 42;
4) perizia di stima delle somme a disposizione riesaminata corretta come da accordi verbali col progettista.

Detta situazione è stata già comunicata dall'ANAS al sindaco del comune di Piombino per un sollecito completamento dell'elaborato progettuale.
L'ANAS ha assicurato che, non appena perverrà l'elaborato progettuale integrato così come richiesto, provvederà a dar corso all'ulteriore iter per l'approvazione ed esecuzione dei lavori.

Lapo PISTELLI (gruppo popolari e democratici-l'Ulivo) rinuncia alla replica.

La seduta termina alle 15,30.

IN SEDE REFERENTE

Mercoledì 11 settembre 1996. - Presidenza del Presidente Maria Rita LORENZETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per i lavori pubblici Gianni Mattioli.

La seduta comincia alle 17.

Disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 8 agosto 1996, n. 443, recante differimento di termini previsti da disposizioni legislative in materia di opere pubbliche e politiche ambientali e territoriali, nonché disposizioni urgenti per il recupero edilizio nei centri urbani (2164).
(Parere della I, II, V, VI, VII, IX, X, XIII Commissione e della Commissione politiche dell'Unione europea).
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del disegno di legge in titolo, avviato nella seduta di ieri.

Domenico IZZO (gruppo popolari e democratici-l'Ulivo), relatore, integrando la relazione svolta nella seduta di ieri, preannuncia la presentazione di un emendamento che prevede il trasferimento all'ANAS del patrimonio mobile ed immobile per consentire all'ente stesso di elaborare il bilancio secondo le norme civilistiche.

Francesco FORMENTI (gruppo lega nord per l'indipendenza della Padania) ricorda che già nella scorsa legislatura il suo gruppo aveva espresso parere contrario sul decreto in esame con il quale si continua a rincorrere con adeguamenti normativi le inefficienze delle regioni e degli enti locali. Peraltro, ad ogni reitera sono state introdotte modifiche generate dalla sopravvenienza di esigenze nuove.
Nel merito, ritiene fuori luogo continuare a parlare di vicende, quali quelle di terremoti verificatisi molto tempo fa che, ormai, dovrebbero essere chiuse: ad esempio, per le regioni colpite dai terremoti del 1980, 81 e 82, per cui erano già stati stanziati 230 miliardi per le opere infrastrutturali, vengono ora stanziati, non si sa perché, ulteriori 30 miliardi: sono sorte nuove esigenze o i fondi stanziati in precedenza erano insufficienti? Da parte sua ritiene che simili norme derivino dal solito «tirare la giacca» da parte degli enti locali. Peraltro, come dimostra la vicenda del Belice, spesso i soldi stanziati rimangono inutilizzati perché non si sa come spenderli. Ciò non è accaduto al nord che ha utilizzato il conforto statale a fronte di calamità naturali per il raggiungimento


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degli obiettivi proposti. Non si vorrebbe quindi che certe vicende rappresentassero un business per chi le gestisce. Governo e Parlamento non possono rincorrere enti che, preposti alla gestione delle situazioni, si sono dimostrati inefficienti e che dovrebbero, quindi, essere commissariati.
Da ultimo, ribadisce la contrarietà al decreto-legge, soprattutto perché non si riesce ad intravedere la conclusione delle opere ed un beneficio per le popolazioni.

Tommaso FOTI (gruppo alleanza nazionale), premesso che le opere iniziate devono essere concluse, possibilmente nel più breve tempo, evidenzia che rimane però il fatto che ci si trova di fronte ad un decreto-legge omnibus che riguarda una serie di ritardi di cui non si analizzano le cause e le ragioni. Il decreto si limita solo, infatti, a prendere atto in modo notarile dei ritardi e a posticipare i termini per procedere a vari adempimenti. Se, peraltro, lo si analizza sotto il profilo dell'urgenza, la posizione espressa dal deputato Formenti è in sé corretta: non si può, infatti, pretendere di giustificare sempre inadempienze che, se dovute ad una causa di forza maggiore, hanno una loro logica, mentre se dovute ad inefficienze, non sono accettabili. Non intende polemizzare sulla concessione di risorse, ma intende promuovere una riflessione sulla loro gestione, dal momento che non ha senso stanziare fondi se non c'è una capacità di spesa. Il Governo dovrebbe preoccuparsi di certe situazioni reali, per non esporsi a critiche da parte dell'opinione pubblica.
Per tali motivi l'atteggiamento del suo gruppo nei confronti del decreto non può che essere critico sotto il profilo politico: questo tipo di decreti rappresentano infatti la conferma dell'inefficienza dello Stato.

Roberto Maria RADICE (gruppo forza Italia) si associa a quanti sostengono che decreti-legge di questo tipo rappresentano la radiografia di un modo di gestione che non si può condividere e sul quale la gente ha già espresso il proprio pensiero.
Evidenzia quindi che è vero che un punto deve essere posto, e anzi si è favorevoli a porre la parola fine alle problematiche affrontate nel decreto, ma non può non sorprendere come, a fronte della considerazione di alcuni temi, altri, affrontati nei primi decreti della catena, siano stati, in sede di reitera, eliminati senza sapere il perché. Preannuncia quindi la presentazione di emendamenti al riguardo. In funzione dell'atteggiamento del Governo sugli stessi si trarranno quindi le adeguate conclusioni.

Lucio TESTA (gruppo rinnovamento italiano), evidenziato che il decreto è stato reiterato varie volte, apportandosi via via delle modifiche, evidenzia che la cosa migliore è di chiudere al più presto le tematiche in esso affrontate, eventualmente apportando i miglioramenti possibili. Infatti, rivangare la storia che sta dietro ad ognuna delle norme proposte dal decreto non serve che a peggiorare la situazione. Auspica che i Governi in futuro non abbiano più a seguire strade come quella di cui il decreto è testimonianza.

Walter DE CESARIS (gruppo rifondazione comunista-progressisti) evidenzia che, se si guarda alla genesi del decreto-legge, il giudizio non può che essere critico: vi è quindi un invito al Governo a girare pagina, ferma restando, comunque, la volontà di porre la parola fine a certe vicende.
Evidenzia tuttavia come alcune disposizioni del decreto debbano essere messe in relazione a provvedimenti che la Commissione sta esaminando. Ad esempio, il decreto proroga al 31 dicembre 1996 il termine relativo alla concessione dell'assistenza della forza pubblica nell'esecuzione degli sfratti: è necessario verificare la congruità di tale termine rispetto al prevedibile termine di conclusione dell'esame delle proposte di legge sul «pacchetto casa», attualmente in corso. Operando in questa ottica, ragionevolmente la proroga deve essere prevista per un termine più lungo.


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Luisa DEBIASIO CALIMANI (gruppo sinistra democratica-l'Ulivo) condividendo le considerazioni del deputato De Cesaris, ritiene che all'articolo 2, comma 4, la proroga del termine ivi previsto debba essere portata al 30 giugno 1997.

Guido LO PORTO (gruppo alleanza nazionale) evidenzia che il problema sollevato nella seduta di ieri dal sottosegretario Barberi, che ha confermato l'impotenza dello Stato e degli enti locali sulla spesa, suggerisce una riflessione su un argomento di grossa importanza: infatti, se non ci sono argomenti né politici né amministrativi per ritenere che lo Stato e gli enti locali intendano svegliarsi per accelerare la spesa, è opportuno chiedersi se non sia il caso di creare un organismo che, affrancato dai vincoli della legislazione ordinaria, abbia poteri di spesa e permetta, quindi, una accelerazione della stessa. Si riserva di formalizzare una proposta emendativa sull'argomento.

Sauro TURRONI (gruppo misto), intervenendo sull'articolo 6, e premesso che è d'accordo con ogni azione volta al recupero edilizio nei centri urbani, soprattutto quando essa è finalizzata al recupero di edifici da destinare alla soluzione dei problemi di edilizia residenziale, evidenzia che l'articolo in esame, nel sembrare rivolgersi al soddisfacimento di tale esigenza, introduce tuttavia una ferita nell'ordinamento. Ciò si verifica quando si prevede l'ordinanza del sindaco per l'individuazione degli edifici che costituiscono fonte di pericolo per la pubblica igiene, la sicurezza o l'incolumità e si equipara tale ordinanza alla dichiarazione di urgenza, necessità e indifferibilità delle opere, da tutto ciò scaturendo la decisione di attuare piani di recupero. Evidenziato che a tali edifici si applicano norme speciali che riguardano l'edilizia pubblica, rileva che, mentre quando un progetto è controllato dall'amministrazione che lo realizza, si capisce che si possano usare procedure di snellimento e di accelerazione, viceversa preoccupa il fatto che nei confronti dei tanti edifici malsani e non sicuri esistenti si usino procedure di carattere straordinario che superano per esempio i pareri del Ministero dei beni culturali e fors'anche quelli della Commissione edilizia. Attesa la giusta finalità della norma, occorrerebbe perciò riflettere sulle sue implicazioni. L'articolo, peraltro, ha in sé grosse carenze: come può, infatti, l'amministrazione assegnare, ai sensi del comma 3, alloggi realizzati da privati?

Luisa DEBIASIO CALIMANI (gruppo sinistra democratica-l'Ulivo) evidenzia che esiste già una disciplina che riguarda i canoni e le assegnazioni di alloggi pubblici e a cui va fatto riferimento se gli alloggi in questione sono appunto pubblici: non ci deve quindi essere una delibera specifica del consiglio comunale. Se, invece, si tratta di patrimonio privato, lo stesso ha una sua disciplina.

Domenico IZZO (gruppo popolari e democratici-l'Ulivo), relatore, evidenzia che i rappresentanti di tutti i gruppi hanno convenuto sulla necessità di definire le questioni oggetto del decreto-legge, pur esprimendo riserve sul metodo utilizzato. Auspica quindi che questa volontà possa tradursi in termini concreti, così come che il Governo voglia recepire le indicazioni del relatore e dei gruppi.
Evidenziato che, ferma restando la possibilità di migliorare alcune parti del testo, una mole eccessiva di emendamenti contraddirebbe la volontà di conversione, rileva che il termine per la presentazione degli stessi potrebbe essere fissato per i primi giorni della settimana successiva per giungere quindi rapidamente alla conclusione dell'esame del decreto.

Il sottosegretario Gianni MATTIOLI evidenzia che alcuni interventi hanno sottolineato aspetti che meritano una ulteriore riflessione, al di là dei punti di vista dei gruppi.
Manifestata la piena disponibilità del Governo a definire la materia arrivando ad un punto di convergenza con tutti i gruppi, sottolinea che nel decreto-legge sono affrontate problematiche di grande


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importanza. Si tratta innanzi tutto della proroga del termine di operatività delle Commissioni prefettizie, collegato alla proroga del termine per l'impiego della forza pubblica: al riguardo condivide la necessità che la scadenza di tale termine sia legata all'iter delle proposte di legge sul «pacchetto casa» o almeno alla parte di esse che riguarda l'emergenza abitativa. Ritiene al riguardo che, piuttosto che prevedere una proroga di ulteriori 6 mesi, che potrebbe dare una immagine sciatta del Parlamento, sapendo tutti che i termini si prorogano di sei mesi in sei mesi, sarebbe opportuno individuare una formula che leghi la proroga alla conclusione dell'iter parlamentare delle richiamate proposte di legge.
Per quanto concerne gli articoli 6 e 7, ricorda che essi costituivano originariamente il contenuto di un altro decreto e che sono poi stati riportati nel corpo del decreto in esame per tentare di razionalizzare la materia, operandosi però una inversione della loro collocazione. Infatti, originariamente si era posta la questione dell'emergenza nel comune di Napoli, emergenza che non riguarda solo edifici pubblici ma tutta la città: si erano quindi attribuiti al sindaco i relativi poteri per arrivare in modo rapido ad una soluzione della questione. La situazione non apparve però equa, per cui si generalizzarono con un articolo successivo questi poteri che segnavano, tuttavia, non un generico intervento di riqualificazione, ma un intervento specifico di carattere emergenziale legato alla sicurezza, all'igiene e all'incolumità. Non si tratta quindi di una nuova disciplina di materia già regolamentata, ma di disciplina di una situazione diversa. Sono invece reali le preoccupazioni espresse dal deputato Turroni: tuttavia, una volta che si siano comprese le ragioni alla base dell'articolo 6, il Governo è disposto a fornire una risposta alle preoccupazioni manifestate.
Richiama quindi l'attenzione sul contenuto dell'articolo 8, evidenziando che nel caso specifico non ci si trova di fronte ad una sciatteria delle amministrazioni, ma si ha la necessità di adempiere alla legge 341 del 1995 che prevede la finalizzazione di somme alla realizzazione di opere infrastrutturali nelle aree depresse. Si tratta di un adempimento tutt'altro che scandaloso, con il quale si fa fronte alle emergenze scaturite dagli eventi sismici del 1992: al riguardo evidenzia peraltro come con le regioni sono stati discussi interventi non di semplice fronteggiamento dei danni creati dal terremoto, ma di carattere industriale, ai quali doveva seguire la realizzazione di infrastrutture, che appunto possono essere realizzate grazie a quanto dispone il decreto.
Per quanto concerne la proposta del relatore in ordine ad una modifica della misura dell'interesse sui depositi cauzionali, piuttosto che prevedere un abbassamento dello stesso dal 10 al 5 per cento, che potrebbe anch'esso contenere aspetti di non equità, si potrebbe individuare un meccanismo preciso che faccia per esempio riferimento al valore medio di un tasso da definire, in modo che non ci sia né speculazione né danno.
Per quanto concerne lo spostamento della virgola al comma 2 dell'articolo 3, si rimette alle valutazioni della Commissione.
Per quanto concerne l'emendamento sul patrimonio dell'ANAS evidenzia che, se non l'avesse preannunciato il relatore, sarebbe stato il frutto di una iniziativa del Governo.
Invita a questo punto tutti i gruppi ad una riflessione: si chiede, infatti, se abbia senso nel passaggio dei Governi e nel mutamento delle maggioranze, gridare allo scandalo e tuonare contro l'inefficienza della pubblica amministrazione, come se non si fosse tutti cittadini dello stesso paese. Ritiene quindi opportuno chiudere la vicenda, pur accettando le indicazioni del deputato Lo Porto sulla individuazione di modalità volte a superare i meccanismi inaccettabili di spesa presso la pubblica amministrazione. Richiamata l'attenzione sul senso dello Stato evidenzia che, ora che si è orientati a realizzare una trasformazione in senso federale dello stesso, è opportuno procedere con cautela con provvedimenti di un


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certo tipo per non rischiare di trovarsi in situazioni di estrema debolezza. Ciò si verificherebbe ove non si dessero supporti concreti alle strutture realizzate: in particolare, si rischierebbe così di creare ulteriori danni ad una struttura delicata quale quella delle regioni meridionali che faticosamente stanno acquisendo una capacità di governo.
Da ultimo, evidenzia che si interviene con giudizi feroci sulla capacità dello Stato, senza considerare i progressi che si stanno realizzando - ad esempio in ordine al rapporto debito-PIL e in ordine all'avanzo primario - e dei quali bisogna prendere atto: è necessario evidenziare ciò, in modo che si possa porre mano alle disposizioni del decreto con il contributo di tutti per farne uno strumento utile nell'attuale fase di trasformazione del paese.

Maria Rita LORENZETTI, presidente, propone di fissare il termine per la presentazione degli emendamenti per martedì 17 settembre alle ore 14, in modo da poter concludere l'esame del decreto nella successiva giornata di mercoledì.

Convenendo la Commissione, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Proposte di legge:
Zagatti ed altri: Norme in materia di rilascio di immobili ad uso di abitazione e riforma della disciplina relativa al mercato delle locazioni (806).
(Parere della I, II, V, VI ai sensi dell'articolo 73 comma 1-bis, del Regolamento, limitatamente alla materia tributaria e XI Commissione).
De Cesaris e Pistone: Nuova disciplina delle locazioni di immobili urbani (825).
(Parere della I, II ai sensi dell'articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, V, VI ai sensi dell'articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, e VII Commissione).
Testa: Nuova disciplina della locazione di immobili urbani ad uso di abitazione (1718).
(Parere della I, II ai sensi dell'articolo 73, comma 1-bis, V, VI ai sensi dell'articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, limitatamente agli aspetti attinenti alla materia tributaria).
Zagatti ed altri: Legge quadro per l'edilizia residenziale pubblica o comunque assistita da agevolazioni pubbliche e per il riassetto degli Istituti autonomi per le case popolari (807).
(Parere della I, II, V, VI ai sensi dell'articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, limitatamente alla materia tributaria e XI Commissione).
De Cesaris ed altri: Riforma degli Istituti autonomi per le case popolari (867).
(Parere della I, V, VI e XI Commissione).
De Cesaris ed altri: Legge quadro per l'edilizia residenziale pubblica (1024).
(Parere della I, V, VI, XI, XII e della Commissione speciale per le politiche comunitarie).
Disciplina per l'edilizia residenziale pubblica (2051).
(Parere della I, III, IV, V, VI, e della Commissione politiche dell'Unione europea).
Proposta di legge d'iniziativa popolare: Disciplina dell'affitto abitativo, delle agevolazioni fiscali e del sostegno alla locazione e per la riforma dell'edilizia residenziale pubblica (1222).
(Parere della I, II ai sensi dell'articolo 73 comma 1-bis del Regolamento - limitatamente alle disposizioni in materia di sanzioni - V, VI ai sensi dell'articolo 73 comma 1-bis del Regolamento - limitatamente alle disposizioni in materia di tributi - e XI Commissione).
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame congiunto delle proposte di legge in titolo.

Alfredo ZAGATTI (gruppo sinistra democratica-l'Ulivo), relatore, ricordato che la proposta di legge del deputato Testa è stata assegnata il giorno precedente lo svolgimento della relazione, tenutasi nella seduta del 31 luglio, e che nella giornata di ieri è stato assegnato il disegno di legge di iniziativa governativa, ritiene utile procedere ad una integrazione della relazione stessa.
Il disegno di legge del Governo affronta la riforma dei meccanismi di edilizia residenziale pubblica, cogliendo alcune questioni essenziali già presenti nelle altre proposte, quali quelle della razionalizzazione dei meccanismi stessi e della ridefinizione del riparto delle competenze tra Stato e regioni. Il disegno prefigura un certo equilibrio tra Stato e regioni per


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quanto concerne l'impiego delle risorse pubbliche. Si mantiene alla responsabilità del Ministero dei lavori pubblici la gestione dei progetti di riqualificazione urbana, che rappresenta un tema da discutere, perché si tratta di capire il ruolo che al riguardo deve avere la programmazione regionale.
Si propone poi la riattribuzione delle risorse oggi giacenti presso la Cassa depositi e prestiti, da attuarsi successivamente al 31 marzo 1997. Al riguardo sorge un problema: infatti, oggi pochi possono dire con certezza quante delle risorse giacenti siano spendibili e quante siano finalizzate ad impieghi realizzabili.
La proposta di legge del deputato Testa interviene su un altro aspetto di grande rilevanza, proponendosi di disciplinare il regime delle locazioni private. L'obiettivo, comune alle altre proposte, è quello di prevedere condizioni che possano favorire l'allargamento del mercato delle locazioni. A tale scopo si prevede una liberalizzazione, temperata tuttavia dalla previsione di una fase transitoria.
Le proposte finora presentate rappresentano una utile base di lavoro per pervenire a testi unificati. Evidenziato che nella relazione svolta molte questioni sono state poste in termini problematici, ritiene essenziale capire se ci sia una sintonia sugli obiettivi, se ci sia un'analisi comune della situazione attuale e se si ritiene che gli obiettivi siano perseguibili con ciò che si è proposto, e, infine, se si ritiene che le ipotesi di compromesso raggiunte nella XII legislatura con il contributo di tutti i gruppi possano costituire una utile base di partenza.
Sarebbe importante, dopo una prima fase di discussione volta a chiarire il pensiero sui punti indicati, procedere alla costituzione di comitati ristretti che, eventualmente attraverso un rapido giro di audizioni, giungano alla definizione di testi unificati.

Tommaso FOTI (gruppo alleanza nazionale) condivide sotto il profilo operativo l'ultima parte dell'intervento del relatore ritenendo che sia saggio procedere alla costituzione di comitati ristretti.
Evidenzia quindi che l'urgenza della riforma del mercato delle locazioni è avvertita non solo in Parlamento ma è sollecitata dalle parti che per prime hanno dovuto commentare la sentenza n. 309 del 1996 della Corte costituzionale che, lungi dall'escludere la possibilità di ricorso ai patti in deroga, ha posto l'accento sulle procedure con cui le parti possono farsi assistere, richiedendo un intervento legislativo.
Occorrerà peraltro che la materia sia collegata alla manovra finanziaria: al riguardo ricorda che, per esempio, la legge 425 del 1996 ha elevato da 150 a 250 mila la misura delle imposte fisse di registro, ipotecarie e catastali. Si è peraltro letto della volontà di revisione degli estimi catastali, notizia questa che non è stata peraltro confermata.
Evidenziato che il mercato delle locazioni ha bisogno di una maggiore libertà, ritiene che, se vi è la certezza da parte del locatore di avere la disponibilità dell'immobile al termine del contratto, si riuscirà ad immettere sul mercato gli immobili stessi. E, se il mercato offre, si riuscirà probabilmente a calmierare gli affitti.
Ritiene poi essenziale superare un problema affrontato finora con continue proroghe: non è infatti possibile continuare ad affidare alle commissioni prefettizie il compito di graduare gli sfratti. La disciplina della materia deve infatti essere ricondotta al giudice.
Evidenzia quindi che la proposta di legge n. 806 è limitativa perché confina la riforma del settore delle locazioni ai soli usi abitativi degli immobili, restringendo così l'attuale operatività dei patti in deroga anche per usi diversi dagli affitti. Ciò rappresenta un passo indietro rispetto alla volontà contenuta nel programma dell'Ulivo di procedere alla liberalizzazione del mercato delle locazioni. Peraltro, ciò può alimentare il mercato nero mentre, invece, la registrazione dei contratti permette di conoscere quanto si è realmente percepito.


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Le audizioni proposte possono contribuire a conoscere le varie opinioni: è però urgente pervenire ad una legge che favorisca il rilancio del comparto edilizio che rappresenta uno dei volani principali per rilanciare l'economia.
Manifesta da ultimo la disponibilità del suo gruppo a procedere all'esame delle proposte di legge in un'ottica non di mediazione ma di chiarezza.
Convenendo la Commissione, Maria Rita LORENZETTI, presidente, rinvia ad altra seduta il seguito dell'esame.

La seduta termina alle 18,20.