Piero Luigi Vigna
Procuratore nazionale antimafia
- La ringrazio, Presidente, di avermi invitato a questo Forum insieme a tanti altri
rappresentanti delle istituzioni. Ho il piacere di finire, gli altri hanno il dispiacere
di dover ascoltare ancora qualche minuto. Il tema delle brevi considerazioni che svolgo si
articola in due punti molto sintetici, che penso però possano offrire strumenti di
riflessione, oggetti di riflessione al Comitato parlamentare che Ella così autorevolmente
presiede. Un primo punto è già emerso da varie indicazioni. Che cosa è giuridicamente
la criminalità organizzata? Non esiste in Europa e vi è una censura del Consiglio d'Europa
sul fatto che i paesi dell'Unione non siano stati in grado di offrire una definizione
normativa di criminalità organizzata. L'Italia, prima di tutti. Noi abbiamo singoli
delitti, abbiamo sì una associazione di tipo mafioso, ma non un concetto normativo di
criminalità organizzata. L'EUROPOL si muove per materie definite e ampliabili, e
allora il primo problema di ordine logico che io vedo è questo: l'indicazione di queste
materie ed ampliamenti, ho visto una indicazione che si riferisce anche al terrorismo da
ultimo, possono costituire un modello per una elaborazione generale della nozione di
criminalità organizzata o deve questa definizione di criminalità organizzata
precedere e quasi fungere da supporto per l'introduzione e l'elencazione delle singole
materie? Questo è un primo punto. Già sicuramente si può trarre spunto da quelle che
sono le materie di competenza dei vari referenti che sono attribuite all'Ufficio EUROPOL
per delineare un concetto di criminalità organizzata. Si tenga presente che l'ONU, c'è
stata una riunione presso il mio ufficio circa 15 giorni fa di una ventina di paesi, sta
da alcuni mesi cercando di elaborare una Convenzione internazionale sulla criminalità
organizzata. Il secondo punto è che finché non si arriva, è stato già ampiamente
detto, a certe norme comuni di diritto sostanziale, per esempio criminalità organizzata e
a norme comuni in tema di mezzi di prova, sono benemeriti, utili gli sforzi per
organizzare strutture, che però dopo si trovano a navigare su terreni mobili. In
Inghilterra le intercettazioni, che da noi sono mezzo di prova, non vengono utilizzate in
questo senso. In Italia sono disposte dal Ministro dell'interno quelle telefoniche, quelle
ambientali addirittura da un funzionario di polizia, come se la tutela della privacy
fosse di più scarsa consistenza rispetto a quella telefonica, e servono comunque solo
come input investigativo. E gli esempi potrebbero continuare: dunque il grosso
passo in avanti sarebbe quello di creare fattispecie comuni e prove comuni che valgano
come mezzi di prova in tutti i paesi. La seconda riflessione di quanto stavo
dicendo trae le mosse, e non c'è bisogno di indugiarvi più di tanto, da quanto diceva il
Ministro dell'interno. Il Parlamento sicuramente sa la velocità decisionale, tecnologica,
operativa, con la quale si muove la criminalità organizzata a livello
internazionale. Io ho sempre detto che la democrazia ha i suoi tempi, che non possono
essere quelli del dittatore e men che meno quelli del criminale o del mondo criminale. Ma
anche la democrazia deve avere tempi sopportabili nell'apprestamento dei mezzi di
contrasto, altrimenti ci troviamo nel famoso apologo di Zenone, questa volta reso reale,
per cui la tartaruga che era partita un attimo prima di Achille non veniva mai raggiunta
da Achille, e le distanze sono ormai direi grossissime, il nostro gap è
grossissimo. Questo riferimento non vuole essere ovviamente neppure una sollecitazione nei
confronti degli organi parlamentari, è solo un auspicio che nel modo in cui il Parlamento
sovrano riterrà, venga risolta la questione del famoso accordo sulle immunità.
Un'informazione: per la prima volta a Nordwick in Olanda, dal 3 al 5 giugno, si è
verificato quello che taluni, io cerco sempre di usare toni abbastanza moderati, chiamano
un evento storico, al quale ha partecipato anche il mio ufficio. Cioè si sono riuniti i
rappresentanti degli uffici del Pubblico Ministero di tutti i paesi d'Europa per esaminare
varie questioni. La prima è stata l'implementazione delle raccomandazioni del gruppo ad
alto livello, che poi sono sfociate nel piano d'azione contro la criminalità organizzata
adottato dal Consiglio d'Europa il 28 aprile 1997, e qui già è emersa l'idea forte di
una rete, questa volta giudiziaria, composta dai rappresentanti degli uffici del Pubblico
Ministero dei paesi dell'Unione Europea. Tanto è sentita la globalizzazione della
criminalità organizzata. C'è stata poi una riunione particolarmente attinente a questo
tema, e la mia vuole essere solo un'informazione, della relazione esistente tra polizia e
giustizia. Il Dott. Bruggeman, che almeno a quell'epoca era l'assistente coordinatore
EUROPOL, ha espresso l'avviso che occorre rivedere i principi fondamentali e gli strumenti
necessari per una efficace azione di contrasto, ed ha auspicato un coordinamento fra
autorità di polizia e autorità giudiziarie dei vari paesi proprio nel settore EUROPOL .
La visione del sig. Bruggeman è che si debba creare un sistema di coordinamento a suo
parere decentrato presso ciascuno stato membro dell'Unione in stretta collaborazione con
le Unità Nazionali EUROPOL . Mi sembra che questo sia un discorso sufficientemente
indovinato e meditato, perché se leggo l'articolo 3 della Convenzione si dice, al punto
1, comma 2: "EUROPOL deve approfondire le conoscenze specializzate utilizzate dai
servizi competenti degli stati membri nel quadro delle loro indagini e offrire consigli
per le indagini". Quindi quando c'è riferimento al termine di indagine, soprattutto
nel nostro sistema processuale, si fa riferimento ad una entità che vede coinvolto
Pubblico Ministero e Polizia Giudiziaria. Concetto che si trova ribadito nel Trattato di
Amsterdam quando all'articolo K2 si afferma che si debbono promuovere accordi di
collegamento tra organi inquirenti sia di magistratura che di polizia che si specializzino
nella lotta contro la criminalità organizzata in stretta cooperazione con EUROPOL.
Quindi addirittura la norma del Trattato e non solo le ricostruzioni teoriche fanno vedere
la necessità di questa cooperazione che occorrerà trovare, e sono sicuro che ci sarà
una sensibilità da parte delle forze di polizia che compongono l'UNE, con gli organi
della magistratura che dirigono le indagini. Infine chiudo, signor Presidente, è allo
studio il tema, la proposta di creare in ogni stato dell'Unione, sull'esempio di
quello che avviene in Italia, un magistrato nazionale di coordinamento. Ruolo che io ho
compito di svolgere. Ruolo che è svolto in Belgio dal magistrato nazionale, ruolo che è
svolto in Spagna da magistrati nazionali nel settore di droga, terrorismo, corruzione e
attentato ai fondi della comunità europea. Ma è necessario che questa rete anche
giudiziaria, non solo di polizia cerchi di espandersi, addirittura con la
costituzione di un ufficio del pubblico ministero europeo, con a disposizione la propria
banca dati giudiziaria, come il mio ufficio l'ha in Italia, per tutte le indagini di
mafia. Un ufficio che non abbia poteri di indagine, ma poteri di coordinamento delle
indagini che si svolgono in vari paesi che sono collegati fra di loro. Quindi io la ringrazio
molto per avermi invitato a questo convegno, Le esprimo tutta la mia ammirazione per il
lavoro che ha svolto il Comitato che Lei presiede, proprio perché si muove in questa
ottica di costruzione di una rete di sicurezza che passa anche attraverso la riflessione.
La ringrazio.