Giorgio Napolitano

Ministro per gli affari interni

Io vorrei in primo luogo esprimere apprezzamento per questa iniziativa e anche ricordarne la portata complessiva, poi toccherò qualche punto sollevato dall’onorevole Frattini, naturalmente per quanto si tratti di un punto specifico che è in questo momento oggetto di dibattito. Con questa iniziativa, mi sembra, si sono voluti perseguire diversi fini.
Innanzitutto, cosa importante, richiamare l’attenzione su questa nuova realtà che oggi prende forma e se ne discute poco; io sono assolutamente d’accordo con questo rilievo critico, come si discute poco di diversi sviluppi del processo di costruzione europea. L’attenzione si è concentrata in modo pressoché esclusivo, nel periodo che è alle nostre spalle, ma non del tutto alle nostre spalle, sull’obiettivo della moneta unica e adesso diciamo non potrà non prendere consistenza il problema di forme di governo dell’economia che costituiscano il complemento e l’allargamento del traguardo della moneta unica e della entrata in funzione della Banca centrale europea. Dovrebbero poi tornare alla ribalta nel prossimo vertice straordinario dei capi di Governo le questioni delle riforme istituzionali e io trovo che insomma è rimasta molto in ombra tutta la problematica di quello che era stato definito dal trattato di Maastricht il Terzo Pilastro e quindi le questioni non solo della cooperazione di polizia e giudiziaria rilevantissime, ma, in un orizzonte ancora più ampio, le questioni di quella creazione, come già si è sottolineato, di un autentico spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia.
Qui si colloca il discorso sull'EUROPOL , e quindi credo che è molto utile, anche attraverso iniziative come questa, cercare di richiamare l'attenzione, di attirare un po' i riflettori, di suscitare sensibilità nell'opinione pubblica e anche nell'opinione politica più propriamente su questa novità di notevole rilievo. Penso che fine di questa iniziativa sia stato in ogni caso, vorrei sottolinearlo, anche quello di sollecitare l'impegno delle forze politiche, innanzitutto del Governo italiano, a fare tutto quello che è ancora necessario per l'entrata in funzione dell'EUROPOL che, come dirò tra breve, non è la stessa cosa dell'entrata in funzione della Convenzione EUROPOL. E infine credo che ci dobbiamo proporre, già alcuni interventi come quelli del Prefetto Masone e del Generale Siracusa lo hanno ben messo in luce, di dare il nostro contributo, il contributo italiano e di tutte le forze dello Stato impegnate coinvolte in questa prospettiva alla attività dell'EUROPOL .
L'importanza effettiva dell'EUROPOL credo non possa essere da nessuno sottovalutata. Ritengo che tanto meno possono essere sottovalutati il significato e le potenzialità della creazione dell'EUROPOL, che vanno al di là del suo contenuto attuale effettivo che, ripeto, non va in nessun modo sottovalutato, e tanto meno svalutato, che però è delimitato, perché, se come si evince dalla Convenzione l'obiettivo è quello di migliorare l'efficacia dei servizi degli Stati membri e della cooperazione nella lotta contro il terrorismo e la criminalità in tutte le su più insidiose forme, le sue funzioni, allo stato, riguardano esclusivamente la materia delle informazioni. Raccolta, analisi, scambio di informazioni, quindi dobbiamo anche sapere quali sono i limiti allo stato attuale di questa innovazione, che d'altronde è stata predisposta, è stata preparata dalla esperienza dell'UDE. Il significato va sicuramente al di là del contenuto attuale e le potenzialità sono già tracciate nel Trattato di Amsterdam. Naturalmente è tutta da verificare l'azione successiva, quello che si riuscirà a concertare tra i governi per portare al di là dei limiti attuali segnati dalla Convenzione, e secondo la linea di orientamento del Trattato di Amsterdam, questo Ufficio, come viene definito, anche con qualche modestia, ma nello stesso tempo pertinenza l'Ufficio di Polizia Europeo. Quindi vorrei innanzitutto constatare quanto sia stato e resti faticoso l'avanzamento del processo di costruzione europea anche e in particolare in questa sfera. Siccome qui si è parlato di rischi ed io naturalmente sono per prendere in considerazione tutti i rischi, anche quelli che può contenere l'attuazione di questa Convenzione o del famoso Protocollo, di recente diventato famoso, sui privilegi e le immunità, vorrei dire: non dimentichiamo nemmeno per un momento qual è il rischio fondamentale, il rischio fondamentale di un ritardo nell'azione degli stati, un'azione che si caratterizzi sul piano comunitario, che si caratterizzi come azione comune rispetto agli sviluppi del crimine organizzato, sul piano internazionale o se più piace transnazionale. Io non so quanti negoziati debbano fare le organizzazioni criminali tra di loro per arrivare ad affermare la loro capacità operativa transnazionale, non mi farei molte illusioni in proposito, credo che è più veloce il crimine organizzato, da tutti i punti di vista, anche da quello tecnologico di quanto non siano veloci gli stati ed in modo particolare di quanto non sia veloce il processo di costruzione di azioni comuni e strutture comuni. Prendiamo la Convenzione EUROPOL , lasciamo stare tutti i negoziati per arrivarci: la Convenzione EUROPOL è stata sottoscritta nel luglio del 1995, entra in funzione il 1° ottobre del 1998, tre anni e tre mesi. Io poi mi domando quanto di questa lentezza possa essere stato legittimamente motivato da preoccupazioni per valori e diritti da tutelare, e quanto sia da sottovalutazioni della sfida da affrontare, sia da resistenze pervicaci nei confronti di ogni sviluppo del processo di costruzione europea che tocchi la gelosa difesa di ambiti nazionali di attività, nelle più diverse sfere, e di poteri nazionali. Allora noi siamo depositari, storicamente, di grandi scelte lungimiranti e all'epoca preveggenti di superamento dei confini nazionali nell'affrontare le grandi questioni cui è legato il destino dell'Europa e però nello stesso tempo siamo immersi in questa fatica e lentezza nell'avanzamento del processo di costruzione, ripeto, di azioni comuni e di strutture comuni. Come ho detto, specifico subito, il primo ottobre entra in funzione la Convenzione, non entra in funzione l'EUROPOL , perché affinchè entri in funzione l'EUROPOL , l'organismo, la struttura, l'Ufficio, ancora occorrono una serie di adempimenti che non sono stati conclusi. C'è per esempio una disputa, ci siamo trovati di fronte ad una disputa giovedì scorso, al Consiglio dei Ministri di affari interni e di giustizia sul carattere da attribuire alle decisioni dell'Autorità Comune di Controllo. C'è una parte che sostiene che si debba attribuire carattere giurisdizionale a queste decisioni, un'altra parte che vi si debba attribuire solo carattere amministrativo: speriamo di tirarne i piedi fuori, più o meno alla svelta. Si deve siglare l'Accordo di sede, ma all'Accordo di sede si è legata una questione abbastanza delicata, ovvero chi nell'immediato debba firmarlo, visto che pur non essendosi ancora costituito l'Ufficio, qualcuno, tuttavia lo deve rappresentare; ma il qualcuno che lo deve rappresentare con il governo de L'Aja deve già considerarsi prefigurato come direttore dell'EUROPOL? E questa questione si lega a quella della composizione del Consiglio di Amministrazione e alla nomina dei vice direttori. Ora, forse, l'accordo si farebbe alla svelta se si decidesse che ci debba essere un direttore e quattordici vice direttori, ma, francamente, mi sembrerebbe un po' pesante come scelta. Infine non entra in funzione l'EUROPOL se non viene ratificato dai parlamenti di tutti i paesi membri il Protocollo, dico famoso di fama recente perché, come voi probabilmente sapete, il disegno di legge per la ratifica di questo Protocollo, che è del 19 giugno 1997, era stato presentato molti mesi fa dal Governo italiano ed era stato circondato dalla più totale disattenzione. Poi è stato finalmente discusso e approvato al Senato, non mi permetto di dire con altrettanta disattenzione, ma mi debbo considerare autorizzato a dire con la dovuta attenzione, e senza che però diventasse famoso il Protocollo per riserve, preoccupazioni e opposizioni. Ciò è accaduto invece nei giorni scorsi alla Camera. Io adesso, volendo anche terminare questo mio intervento tra qualche minuto, non voglio soffermarmici troppo, ma ho seguito e colto nella loro finezza tante considerazioni dell'on. Frattini, il quale ha poi alluso ad affinità tra questa problematica e quella dei servizi di informazione e sicurezza, nel merito della quale ancor meno entro. L'onorevole Frattini ha sollevato anche un problema che non è probabilmente soltanto lessicale e di psicologia politica, ovvero se si debba parlare di immunità o se non sia meglio parlare, in questi casi, come d'altronde si pensa di fare per la riforma dei servizi, di garanzie funzionali. Io non so se noi siamo in grado in un negoziato a 15 di fare accogliere queste più eleganti, sicuramente rassicuranti formulazioni di carattere giuridico, e non voglio toccare, francamente non sono preparato ad una riflessione sul punto, la questione della responsabilità politica. Io considero l'art. 12 del Protocollo come un articolo importante, quello che prevede la sospensione delle immunità e che in sostanza solleva il caso di possibili abusi e naturalmente questo articolo riserva poi una funzione importante, una valutazione importante al direttore; non so quale potrebbe essere l'autorità politica o la responsabilità politica di riferimento, non dimenticando che il direttore è nominato da una autorità politica, tutto il Consiglio di Amministrazione è nominato dai governi.
Per quello che riguarda, infine, il punto che ha toccato il Presidente Evangelisti che, mi pare, abbia messo in evidenza come si può forse trasalire leggendo l'art. 8 del Protocollo stesso, osservo che bisogna riprendere fiato facendo riferimento al non lontano, peraltro, articolo 17, laddove si precisa che le "funzioni ufficiali" di cui all'articolo 8 (non le funzioni in generale!) sono gli "atti ufficiali che richiedono di essere compiuti nell'esercizio delle funzioni di cui all'articolo 3 della Convenzione ". Ma l'articolo 17 è importante per un altro aspetto, che un po' taglia la testa al toro di qualche considerazione svolta prima e mi pare, da una scorsa, che la lettera del Ministro tedesco Kanther, a cui ha fatto riferimento il Presidente Evangelisti, proprio richiami l'articolo 17. L'articolo 17 recita: "anteriormente a qualsiasi modifica o ampliamento delle funzioni di cui all'articolo 3 della Convenzione si tiene - l'italiano non è brillante - una valutazione a norma del paragrafo 1, in particolare rispetto all'articolo 8": quindi è assolutamente chiaro che prima di passare ad un allargamento delle funzioni dell'EUROPOL si fa il punto e si valuta se debba essere modificato quell'articolo specificamente del Protocollo, ed in quel caso, naturalmente, la modifica deve essere consensuale. Io penso che questa sia la sola rinegoziazione possibile, mentre non è possibile una rinegoziazione oggi di un Protocollo lungamente pensato a livello tecnico, sottoscritto dai governi, già ratificato dalla maggior parte dei Parlamenti degli stati membri dell'Unione. In questa fase c'è solo da decidere se ratificarlo o se prendersi la responsabilità, un singolo stato membro, attraverso il suo Parlamento, di non ratificarlo, bloccando l'EUROPOL . Questi sono i termini della questione.
Naturalmente leggerò la lettera del collega Kanther, che posso prendere volentieri ad esempio di moderazione; spesso nelle discussioni non è stato questo il giuoco delle parti, ma posso benissimo ricalcare quella lettera se ciò potrà servire. Infine, una parola sulla delicatezza dei compiti attribuiti dalla legge di ratifica al Comitato Schengen.
Io penso che nel disegno di legge di ratifica c'era ed è rimasta naturalmente nella legge, così come poi è stata pubblicata, una dizione generica, perché si parla di vigilanza sull'attività dell'Unità Nazionale, ma questo è un puro rinvio all'articolo 23 della Convenzione. Un attimo solo ed ho finito, ma vale la pena di leggere qualche passo di quell'articolo, "la funzione di questa Autorità di controllo nazionale è quella di accertarsi in modo indipendente e nel rispetto della legislazione nazionale - quindi non solo di una interpretazione conforme alla Costituzione ma della legislazione nazionale - che l'introduzione, la consultazione e la trasmissione in qualsiasi forma all'EUROPOL di dati di carattere personale da parte di detto stato membro avvengano in modo lecito e che non siano lesi i diritti delle persone." E poi segue tutto quello che va reso possibile all'organo nazionale di controllo per poter esplicare questa funzione: quindi si tratta di controllare le attività svolte dalle Unità Nazionali sempre che tali attività riguardino la protezione dei dati personali. In sostanza io vorrei che ci rendessimo conto del fatto che non si tratta di una generica vigilanza politica, in questo caso la genericità nuocerebbe alla specificità e alla delicatezza; qui si tratta, mi permetto di dire, di attrezzarsi per intervenire in questa sfera cruciale e molto sottile della garanzia dei diritti delle persone in materia di trasmissione di dati personali.