Incontro con il prefetto di Pescara.

PRESIDENTE. Nel ringraziare la dottoressa Sorbilli Lasco per la cortese ospitalità, vorrei subito segnalarle che l'attenzione della Commissione per la regione Abruzzo si è notevolmente accresciuta negli ultimi mesi. A fronte dei dati verificati nel corso della precedente legislatura, infatti, la situazione abruzzese nel settore del ciclo dei rifiuti si è andata evolvendo e si caratterizza oggi con connotati del tutto diversi rispetto al passato. Non intendo riferirmi tanto alla questione degli impianti, della localizzazione dei siti e delle capacità amministrative regionali e locali quanto, piuttosto, ad un aspetto che, ai fini della nostra valutazione, si è manifestato in modo esplicito nel momento in cui abbiamo ascoltato il sostituto procuratore della Repubblica di Pescara (e del quale abbiamo avuto conferma nel corso dei sopralluoghi effettuati questa mattina) nonché a seguito della conoscenza delle indagini condotte dalle procure di Avezzano e di Chieti.

In sintesi, l'Abruzzo è diventato un segmento importante nell'ambito di un flusso di rifiuti che, da nord a sud, segue, invece della rotta tirrenica (quella che tradizionalmente era interessata dai trasporti di rifiuti dal nord verso il casertano, la Calabria e la Sicilia), un percorso diverso che, appunto, coinvolge la regione Abruzzo. Quest'ultima è diventata, al tempo stesso, sede di traffici illeciti, sotto il profilo dei flussi di rifiuti che attraversano la regione, e sede di smaltimenti illegali, anche di rifiuti pericolosi, in una realtà territoriale non estesa in modo particolare e con un numero di abitanti relativamente modesto, che si configura, quindi, anche dal punto di vista morfologico, come un'area in cui può valere la pena per imprese prive di scrupoli, anche eventualmente in connessione con la criminalità organizzata, organizzare affari illegali o criminali nell'ambito della partita rifiuti.

E' questa la preoccupazione che intendiamo segnalarle, specificando che la stessa discende non soltanto da informazioni meramente giornalistiche ma soprattutto da acquisizioni emerse nell'ambito di indagini condotte dagli organi preposti. Questa mattina ci è stato riferito di un'indagine che coinvolge oltre cento imprese, con terminale a Scurcola Marsicana. Vicende analoghe ci sono state inoltre segnalate da altre procure abruzzesi. Si tratta, in definitiva, di una situazione decisamente preoccupante, rispetto alla quale si impone la massima attenzione da parte delle autorità preposte alla repressione di questi fenomeni.

 

CONCETTA GABRIELLA SORBILLI LASCO, Prefetto di Pescara. Presidente, la ringrazio per l'occasione di questo incontro che ha voluto offrire anche alla provincia di Pescara. Indubbiamente il problema, così come lei lo ha delineato, esiste in Abruzzo e si inserisce in una problematica più ampia. L'Abruzzo, in generale, è oggetto di attenzione della criminalità organizzata in quanto territorio appetibile. Pertanto, come prefetti, abbiamo il nostro ben da fare per difenderci da questo tipo di attentati.

Per quanto riguarda il fenomeno specifico, fenomeno del quale si è parlato anche in sede di conferenza regionale delle autorità provinciali di pubblica sicurezza, lo stesso, avendo riguardo alla provincia di Pescara, si caratterizza in controtendenza. Ciò è dovuto al fatto che la provincia è più piccola (conta, infatti, soltanto 46 comuni). In passato il problema è stato affrontato con una certa decisione ed i controlli esercitati sul territorio risultano molto efficaci.

In definitiva, al momento dovrei dirle che, mentre altrove, nelle altre province (questo mi risulta non soltanto dalla stampa ma anche da quanto ho sentito direttamente con le mie orecchie in sede di conferenza) il fenomeno è fortemente marcato, da noi è invece limitato.

Probabilmente, per disegnare un quadro completo sarà necessario fare un passo indietro. All'epoca in cui non vi era una normativa di settore, operavano 46 discariche abusive. Una volta intervenute le normative nazionale e regionale, le discariche sono state poste sotto controllo e quelle abusive sono state tutte chiuse. Dalle risultanze che mi sono pervenute dagli organi di polizia, si desume che, ad oggi, oltre il 50 per cento delle discariche abusive è stato bonificato. Ripeto, comunque, che, rispetto al problema specifico, nella nostra realtà si registra una controtendenza, anche perché il comune di Pescara, che produce il 65 per cento dei rifiuti dell'intera provincia, non ha una sua discarica autorizzata e, quindi, è costretto a smaltire altrove, un tempo ad Atri ed oggi a Lanciano, sopportando costi onerosissimi. Lo stesso dicasi per il comune di Montesilvano, che conta 40 mila abitanti; seguono a ruota altri comuni, quali Città Sant'Angelo ed altri, comuni nei quali vi è comunque qualche discarica controllata.

 

PRESIDENTE. Quanti abitanti ha Pescara?

 

CONCETTA GABRIELLA SORBILLI LASCO, Prefetto di Pescara. Ne ha 120 mila.

 

PRESIDENTE. La città di Pescara, se ho ben compreso, smaltisce i propri rifiuti a Lanciano, non avendo una propria discarica.

 

CONCETTA GABRIELLA SORBILLI LASCO, Prefetto di Pescara. Sì, un tempo ad Atri ed oggi a Lanciano. Lo stesso discorso vale per Montesilvano, che conta 40 mila abitanti.

 

PRESIDENTE. Lei ha parlato di costi.

CONCETTA GABRIELLA SORBILLI LASCO, Prefetto di Pescara. Su questo punto potranno fornirvi dati sicuramente più precisi i rappresentanti della provincia.

Ho predisposto un documento, che rassegno ai vostri atti, anche perché il mio mandato a Pescara ha avuto inizio nel 1995 mentre gli episodi più importanti si sono manifestati prima di quella data.

La Commissione è sicuramente a conoscenza del problema della discarica di Colle Cese, in ordine alla quale le autorità investigative non hanno mai riscontrato connessioni con la criminalità organizzata ma che comunque è stata caratterizzata da tutta una serie di irregolarità amministrative, ricorsi e controricorsi da parte del comune e del comitato per la salute pubblica, che hanno portato alla chiusura della discarica di fatto nel 1993 e, ufficialmente, nel 1995.

Le discariche degli altri 46 comuni - ripeto - sono state tutte chiuse in quanto abusive. Oggi contiamo una decina di discariche, naturalmente controllate, ma si tratta di piccole discariche; la più grande è quella di Popoli, ma anch'essa è satura, pur ricevendo il conferimento soltanto da pochi comuni viciniori.

Sono queste le situazioni alla luce delle quali ho prima affermato che la nostra condizione si caratterizza in modo diverso rispetto ad altre realtà. Mi risulta, in particolare, che tutte le discariche abusive siano state denunciate alle autorità. Anche con riferimento all'ultimo episodio di una certa rilevanza - mi riferisco ad una società che nel comune di Manoppello svolgeva una attività di produzione di humus attraverso l'allevamento di lombrichi, in realtà ponendo in essere attività di stoccaggio di detriti plastici, opportunamente manipolati - posso dire che ci siamo insospettiti per il continuo via vai di camion provenienti da Roma e dal nord. Abbiamo quindi scoperto che si trattava di attività non autorizzata, nonostante il responsabile della società avesse fatto una sorta di comunicazione di inizio attività secondaria, che poi finiva per essere primaria. Sta di fatto che il titolare della società non aveva alcun titolo per svolgere l'attività di stoccaggio, per cui la discarica, denunciata nel febbraio 1997, è stata chiusa ufficialmente nel maggio dello stesso anno. Se vi interessa acquisire particolari sulla vicenda, posso fornirvi la relativa documentazione.

PRESIDENTE. Grazie, ci interessa senz'altro.

FRANCO GERARDINI. Dottoressa Sorbilli Lasco, lei sa certamente che il Nucleo ecologico dei carabinieri, per quanto riguarda l'Abruzzo, dipende dalla sede operativa centrale di Roma. Nel corso di alcune audizioni che abbiamo svolto con sostituti procuratori della regione abbiamo rilevato la necessità di garantire all'Abruzzo una sezione operativa regionale o interregionale del NOE. Vorrei sapere se anche lei avverta questa necessità e, nello stesso tempo, se abbia già avuto modo di muovere passi in questa direzione nei confronti delle autorità competenti.

CONCETTA GABRIELLA SORBILLI LASCO, Prefetto di Pescara. Ufficialmente non ho mosso alcun passo nei confronti delle autorità competenti, anche se condivido l'esigenza da lei richiamata. D'altra parte, il contributo offerto da questi corpi operativi specializzati - penso anche al Corpo forestale - è concreto e fattivo. In questo periodo di relativa tranquillità, abbiamo condotto un monitoraggio molto stringato sul territorio, al pari di quello realizzato nelle altre province, che pure avevano maggiori problemi. Grazie a questo monitoraggio, a questo controllo serrato siamo riusciti ad accertare le situazioni alle quali mi sono riferita in precedenza che, pur non essendo particolarmente rilevanti, ci hanno comunque consentito di verificare, ad esempio, un'attività che in fondo era legata allo smaltimento di rifiuti speciali. Mi risulta che nel 1997 il NOE dei carabinieri abbia svolto diverse operazioni, le cui risultanze ho allegato alla relazione, anche per dare il senso del tipo di controlli effettuati.

A mio avviso, sarebbe utilissimo prevedere una dislocazione regionale del nucleo specializzato dei carabinieri. D'altra parte, l'Abruzzo è una regione che si sviluppa molto intensamente. Osservo anzi, con una punta di orgoglio ma anche di rammarico (visto che a tale fenomeno è connessa la perdita delle caratteristiche più belle e genuine della zona), che la provincia di Pescara è quella che cresce con maggiore velocità. In tre anni il cambiamento è stato enorme; purtroppo, insieme allo sviluppo crescono anche le negatività.

PRESIDENTE. Il collega Staniscia vorrebbe essere informato sulle vicende relative alla discarica di Colle Cese. Non so se lei disponga di informazioni specifiche al riguardo.

CONCETTA GABRIELLA SORBILLI LASCO, Prefetto di Pescara. Non ho niente di particolare da aggiungere a quanto risulta dagli atti che ho allegato alla relazione. Posso dire che si avverte la necessità di avere una discarica più vicina che consenta ai comuni, non solo a quelli più piccoli ma anche ai più grandi, come Pescara, di sopportare costi minori e di essere affrancata da oneri molto gravosi. Non so quale possa essere il sito più idoneo. Abbiamo avuto problemi nel momento in cui il consorzio comprensoriale ha cercato di individuare i siti più idonei per la localizzazione delle discariche. Quello di Abbateggio è diventato un caso regionale; si è trattato di una scelta operata all'epoca dal commissario regionale del consorzio, sulla base di un'indicazione deliberata dal comune ma fortemente avversata dagli abitanti. In tale contesto, si è arrivati persino a proporre un referendum tra i cittadini in ordine alla possibilità di ubicare la discarica tra il comune di Abbateggio e quello di Scafa, in un territorio che secondo alcuni è protetto dal punto di vista ambientale e, quindi, non sarebbe idoneo. Il problema fondamentale è che grandi comuni come Pescara, Città Sant'Angelo e Montesilvano non sanno dove sversare i propri rifiuti.

PRESIDENTE. Per sdrammatizzare, almeno in parte, la prospettiva da lei disegnata, le segnalo che l'orientamento generale, legato alla nuova normativa, è quello di focalizzare l'attenzione di tutte le amministrazioni ai vari livelli - comunale, provinciale e anche regionale - sulla raccolta differenziata grazie alla quale, avviando direttamente la parte riciclabile dei rifiuti agli impianti, si porrebbe, al limite, un problema di impianti ma non necessariamente di discariche. Se ci si muoverà lungo queste linee, così come la legge prevede, il ruolo delle discariche in prospettiva sarà sicuramente non più primario (taluni affermano che si tratterà di un ruolo residuale) come invece è oggi.

Vorrei sapere, attesa la particolare vocazione di tipo industriale dell'area pescarese, quale sia la situazione dei rifiuti pericolosi. Poco fa lei parlava degli aspetti positivi e di quelli negativi connessi allo sviluppo della città.

CONCETTA GABRIELLA SORBILLI LASCO, Prefetto di Pescara. Ho dimenticato di fare riferimento alla questione dei fiumi e delle acque.

PRESIDENTE. A parte questo, dal quadro da lei disegnato emerge chiaramente il forte impatto ambientale dovuto a nuove attività industriali. Ovviamente il nostro interesse particolare si rivolge agli aspetti dell'impatto ambientale connessi al ciclo dei rifiuti. Le risultano informazioni sulla gestione dei rifiuti pericolosi da parte delle aziende produttrici?

CONCETTA GABRIELLA SORBILLI LASCO, Prefetto di Pescara. Non dispongo di dati a tale riguardo. Credo che qualche informazione specifica vi potrà essere fornita dal procuratore della Repubblica. Tutte le volte che è stato necessario assumere iniziative per scarichi o per emissioni abusive, naturalmente è intervenuta l'autorità giudiziaria.

PRESIDENTE. Mi permetto di segnalarle che, anche se con qualche fatica, molte province italiane si stanno attrezzando nel senso di istituire corpi di guardie provinciali con il compito specifico di esercitare controlli in materia ambientale e, quindi, anche per quanto riguarda il settore dei rifiuti. Una provincia come quella di Pescara, piccola dal punto di vista dell'estensione ma densamente insediata ed a forte sviluppo industriale, potrebbe beneficiare sicuramente dall'attività di questi corpi, a tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini.

CONCETTA GABRIELLA SORBILLI LASCO, Prefetto di Pescara. Certo.

PRESIDENTE. La ringraziamo.

CONCETTA GABRIELLA SORBILLI LASCO, Prefetto di Pescara. Sono io a ringraziare voi.

 

Incontro con il sostituto procuratore della Repubblica di Rimini, dottoressa Elena Vezzosi.

PRESIDENTE. Alla Commissione risultano diverse informazioni su traffici illeciti di rifiuti che attraversano l'Abruzzo. Sappiamo che una parte delle relative indagini afferisce al suo ufficio e, quindi, vorremmo da lei una descrizione più ampia sulla natura di questi traffici e sui possibili coinvolgimenti con la criminalità organizzata o associazioni a delinquere. Ovviamente, qualora ne riscontrasse l'opportunità, potrà chiederci in qualsiasi momento di segretare parti delle sue dichiarazioni.

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Vorrei subito chiarire che, per quanto mi riguarda, l'indagine è terminata, nel senso che ho già depositato nei giorni scorsi la richiesta di rinvio a giudizio. L'indagine stessa, pertanto, non è più formalmente coperta da alcun segreto istruttorio. Di conseguenza, ne posso parlare liberamente e, qualora interessasse alla Commissione, anche produrre atti e documenti.

 

PRESIDENTE. Sta dicendo che non vi è alcun vincolo derivante dal segreto istruttorio?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Esatto.

L'indagine riguarda un'associazione per delinquere finalizzata a truffe in danno di vari enti pubblici locali nonché al traffico di rifiuti. Nel corso dell'indagine abbiamo arrestato undici persone, più che altro componenti di società che svolgevano attività sia di trasporto sia di smaltimento o di intermediazione di rifiuti. Abbiamo anche arrestato qualche pubblico amministratore, considerato che abbiamo scoperto fenomeni legati a tangenti, sempre nell'ambito della stessa indagine.

L'inchiesta ha preso avvio da una serie di testimonianze, provenienti soprattutto da autotrasportatori, i quali ci dicevano che i rifiuti, raccolti un po' in tutte le zone dell'Emilia Romagna ma anche provenienti dalla Lombardia e, soprattutto, dalla zona di Milano, erano sulla carta smaltiti presso discariche più o meno autorizzate...

 

PRESIDENTE. La maggior parte di questi rifiuti proveniva, dunque, dalla Lombardia?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. No, la maggior parte proveniva dall'Emilia Romagna, in particolare dai territori di Rimini, Piacenza, Parma, Forlì e, in parte, di Bologna.

Abbiamo scoperto che numerosi camion di rifiuti urbani transitavano in territorio emiliano. Dalla provincia di Milano, in particolare dalla zona di Milano, partivano come rifiuti urbani e, con un semplice cambio di bolle, erano trasformati in rifiuti assimilabili. Questa operazione veniva condotta in Emilia Romagna.

 

PRESIDENTE. Per caso, in un centro di stoccaggio di Piacenza?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Sì. Questo centro di stoccaggio - che è una piccolissima piattaforma, in realtà - convogliava enormi quantità di rifiuti, una vera e propria bomba. Con un semplice cambio di bolla, i rifiuti figuravano assorbiti dalla regione Emilia Romagna; si trattava di rifiuti anche provenienti, per esempio, dal comune di Rapallo. Sul centro di stoccaggio sono state convogliate grosse quantità di rifiuti urbani.

 

PRESIDENTE. Chi sono i titolari del centro di stoccaggio situato nell'area piacentina?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Il titolare del centro di stoccaggio si chiama Savini Marco ed è stato posto in stato di custodia cautelare per diversi mesi da parte della procura di Rimini. Attualmente è in stato di libertà ed è stato rinviato a giudizio con una ventina di capi d'imputazione. Il più importante e grave è l'associazione per delinquere, ma ve ne sono anche altri legati alla falsificazione, oltre che di bolle, delle autorizzazioni delle discariche.

 

PRESIDENTE. Falsificava e smistava.

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. E smistava. Aveva molti appalti con i comuni del piacentino e con il comune di Salsomaggiore, che è importante perché vi si trova un grosso inceneritore che raccoglieva tutti i rifiuti dell'hinterland di Parma e provincia. L'inceneritore aveva un rapporto di appalto con questo signor Savini. Attraverso costui e altre persone di altre società i rifiuti partivano per destinazioni più o meno ignote.

Soprattutto in base alla testimonianza degli autotrasportatori siamo riusciti a risalire a dove venivano effettivamente buttati questi rifiuti. Pochissimi sono quelli finiti in discariche regolari, mentre moltissimi sono finiti nella discarica di Ancarano, in provincia di Teramo. Posso dirvi che circa 6 milioni di chili di rifiuti urbani sono finiti in questo bacino, per un'operazione che ha un valore complessivo di circa un miliardo e 600 milioni più IVA, che il Savini ed i suoi complici hanno incassato dal comune. Posso fornire questi dati perché ho dato all'indagine un taglio anche fiscale. Essa è stata condotta dalla Guardia di finanza di Rimini, anche con l'apporto di tecnici specializzati nella materia dei rifiuti.

 

PRESIDENTE. Io avrei fatto anche degli accertamenti patrimoniali sul Savini.

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Sì, certo, abbiamo fatto accertamenti patrimoniali, ma soprattutto sui bilanci e sulle fatture in entrata e in uscita. Abbiamo scoperto che il metodo più comune e anche più insidioso che questa criminalità usa per eludere le indagini e gli accertamenti è quello di emettere, come una serie di scatole cinesi, fatture a tutta una serie di società fittizie che risultano aver avuto parte in questo fenomeno di smaltimento, avendo partecipato agli appalti. Grazie a questo sistema di fatturazioni incrociate è quasi impossibile, per un normale investigatore che effettua un controllo, riuscire a risalire alla fattura finale, quindi al vero committente. In sostanza c'è tutto un sistema di subappalti: la ditta principale riceve l'appalto dal comune di Milano, e questa a sua volta cede il pacchetto dello smaltimento ad altre quattro o cinque società, che però esistono solo sulla carta, perché in realtà non operano (quasi tutte dell'hinterland milanese).

 

PRESIDENTE. Lei però diceva che la parte lombarda di questa vicenda è quella minore, perché quella maggiore è emiliana. E' vero?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Sì e no, nel senso che anche per la parte emiliana...

 

PRESIDENTE. Mi riferivo ai quantitativi di rifiuti trattati.

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Diciamo che la parte emiliana è quella che ci ha interessato di più e su cui si è concentrato il nostro sforzo investigativo. Nel mio procedimento ho operato ampi stralci di tutte le parti che riguardavano altre procure. Altrimenti, si sarebbe trattato di indagini mastodontiche che non sarebbero mai arrivate a conclusione. Abbiamo tentato di limitarci al fenomeno in Emilia Romagna; siamo stati sfiorati da quello milanese perché era talmente cospicuo che ci ha comunque in parte coinvolto. Tutti gli altri li abbiamo stralciati e io li ho trasmessi alle varie procure di competenza. Comunque anche per i rifiuti dell'Emilia Romagna compaiono le società milanesi, che fungono comunque da scatole cinesi. Il Savini, dopo aver ricevuto l'appalto dal comune di Salsomaggiore, non si è limitato a smaltire per conto suo ma ha detto di farlo per conto della società MB di Milano, che a sua volta diceva di smaltire per conto della società ATS di Mantova, che a sua volta conferiva l'appalto finale alla società Muratori di Rimini, dell'amico di Savini.

 

PRESIDENTE. Si chiude il cerchio.

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Esatto. Attraverso tutta questa catena di società e quindi di fatture...

 

PRESIDENTE. Il grosso di queste società, per esempio quelle lombarde, sono fittizie?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Sì, sono fittizie, però hanno un ruolo fondamentale, cioè quello di emettere e di accreditare fatture...

 

PRESIDENTE. Quindi, sono società che esistono ma il cui ruolo è fittizio, poiché si limitano ad emettere pezzi di carta per certificare che c'è questo giro, che in realtà non c'è.

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Esattamente.

 

ANGELO STANISCIA. Qual è in realtà il percorso dei rifiuti?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Di fatto questi rifiuti dovrebbero essere destinati a discariche effettivamente esistenti che però, magari, non hanno mai sentito parlare di Savini, di Muratori e degli altri personaggi che svolgono quest'attività. Però si procurano le autorizzazioni, in modo più o meno fraudolento; queste discariche non vedono mai l'arrivo effettivo di questi rifiuti, che vengono scaricati abusivamente in varie zone del territorio italiano; le bolle tornano indietro con timbri falsi, ma formalmente perfettamente corrette, e vengono inserite nella contabilità. Molto spesso vengono falsificate anche le fatture.

 

PRESIDENTE. Questo diventa un affare lucroso se c'è un differenziale sostanzioso fra i costi di conferimento in discarica e i costi di trasporto, per citare solo due degli elementi determinanti il costo. Voglio dire che se il costo di conferimento in discarica per i rifiuti che si prelevano da altre province ha un determinato livello, diventa conveniente sversare illegalmente i rifiuti nel territorio, sopportando soltanto il costo del trasporto. La molla economica è questa?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Sì, certamente, perché c'è tutto il risparmio relativo alla discarica, che non è indifferente. Tra l'altro abbiamo visto che riuscivano sempre a creare situazioni di emergenza.

 

PRESIDENTE. Quali erano i costi di conferimento in discarica per le situazioni che lei ha avuto presenti nel corso di queste indagini? Credo debbano stare di parecchio sopra alle 200 lire.

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Sì, 270-280 lire al chilo.

 

ANGELO STANISCIA. Per quali rifiuti?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Sempre per gli urbani, perché gli assimilabili in realtà sono pochissimi ed anzi non costituiscono un problema: potendo andare fuori regione ed essendo sempre molto pochi, trovano una loro collocazione. Il grosso problema era quello degli urbani.

 

ANGELO STANISCIA. Lei ha detto che questi ultimi andavano a finire sul territorio, ma avete individuato dove?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Sì, abbiamo individuato la grossa discarica abusiva di Ancarano, che ha un bacino piuttosto grande: 6 mila tonnellate non sono poche. Poi abbiamo individuato un'altra discarica, dove buttavano di tutto, in provincia di Bari.

 

PRESIDENTE. Ricorda dove?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. No, comunque è sopra Bari. In parte qualcosa finiva realmente nelle discariche, ma in percentuale assai ridotta. Una delle ditte trasportatrici aveva anche l'appalto per tutta la zona di Rimini, che era servita dalla discarica di Ginestreto. Falsificando bolle e i documenti di accesso in discarica, riuscivano a convogliare buona parte di rifiuti in questa discarica autorizzata. Quindi, parte dei rifiuti, in modo abusivo e a costo zero, finiva in una discarica autorizzata. Ma ripeto che buona parte è finita nelle aree che abbiamo localizzato e verosimilmente anche in altre. Risulta dalle testimonianze degli autisti che accadeva tutto a notte fonda: arrivavano all'uscita dell'autostrada, dove una macchina li guidava da qualche parte dove avveniva lo scarico dei rifiuti. Non è stato possibile individuare con esattezza i luoghi.

 

PRESIDENTE. Vi siete fatti un'idea sui costi del trasporto?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. E' comunque un costo ridottissimo rispetto al giro di affari che avevano creato. Posso comunque dire 70-80 lire al chilo, sul totale di 270-280 al chilo.

 

PRESIDENTE. Pensavo di meno.

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Naturalmente, il costo del trasporto dipende anche da dove questa roba viene portata.

Sempre nell'ambito dell'indagine, ma oggetto di uno stralcio (è stato trasmesso alla procura di Verona), è emerso il grosso problema dei rifiuti tossico-nocivi prodotti dalle Acciaierie venete, che producono fanghi altamente tossico-nocivi. Comparivano sempre gli imputati del nostro processo, cioè Savini, Muratori e gli altri, che avevano fatto attività di trasporto e smaltimento. Questi fanghi di acciaieria sono stati portati in una cava dismessa del Veneto, che è stata completamente riempita. Addirittura, dovevano essere utilizzati come fondo per le strade.

 

PRESIDENTE. Ricorda in che posto del Veneto?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Sì, in provincia di Verona, a Soave. Ho trasmesso tutto al collega competente. Questa è una partita estremamente dannosa per l'ambiente a causa del grado di tossicità di questi rifiuti, che noi abbiamo bloccato: sono tutti stoccati ancora in quella cava.

 

PRESIDENTE. La vostra indagine ha trovato solo questo filone sui rifiuti pericolosi, o avete saputo di altri rifiuti pericolosi smaltiti irregolarmente lungo la dorsale adriatica?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Come rifiuti pericolosi abbiamo trovato solo quelli. Per il resto, il traffico che abbiamo identificato riguardava gli urbani. Ma attraverso gli scavi compiuti ad Ancarano, abbiamo potuto appurare che erano stati scaricati, presumibilmente da altre persone, altri rifiuti di altra natura. Il grado di tossicità della zona è infatti maggiore rispetto...

 

PRESIDENTE. Glielo chiedo perché proprio oggi abbiamo avuto modo di vedere, in una discarica in Abruzzo, una serie di residui di alluminio o di conceria che, molto verosimilmente, provengono dal nord-est.

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Sì, questo è possibile.

 

PRESIDENTE. Ma voi non vi siete imbattuti direttamente...?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. No. Per quanto riguarda noi, il traffico era solo di rifiuti urbani.

 

ANGELO STANISCIA. In Abruzzo risultava coinvolta solo Ancarano?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Sì.

 

PRESIDENTE. Ha parlato di undici arresti, riguardanti operatori del settore ma anche pubblici amministratori corrotti. Ha motivi per inferire che questa sia una tendenza più generale?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Ho motivo di ritenere di sì. Ritengo che tra i vari comuni che concedono in appalto a queste persone lo smaltimento di queste partite di rifiuti ve ne sia qualcuno che opera in modo sicuramente non pulito. Tra l'altro, lo abbiamo verificato direttamente, perché molti comuni erano scrupolosissimi nel richiedere ogni tipo di documentazione che poi veniva fornita falsa, e i controlli erano limitati; comunque la chiedevano, mentre altri comuni erano ai limiti dell'incriminazione penale quanto meno per un'omissione di controllo.

 

PRESIDENTE. La situazione è paradossale, perché che un comune sia al limite dell'incriminazione penale o che invece sia diligente dal punto di vista degli effetti sembrerebbe non avere rilievo.

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Purtroppo a volte sì.

 

PRESIDENTE. Questo aspetto potrebbe essere superato se il comune, oltre ad accontentarsi della documentazione cartacea, con un lodevole sforzo di protagonismo si facesse garante di accertare dove vanno a finire i rifiuti: sarebbe sufficiente che un tecnico comunale si recasse sul posto. E' vero che si può imbrogliare chiunque, ma se la società che gestisce il trasporto e lo smaltimento mostra dove va a scaricare si ha una garanzia superiore rispetto a quella esclusivamente cartacea.

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Sicuramente, anzi bisogna auspicarsi che si verifichi ciò.

 

PRESIDENTE. Ma questa non è la prassi abituale dei comuni.

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Assolutamente no. Un po' perché i comuni sono presi dall'emergenza rifiuti e il problema fondamentale di un sindaco è quello di sbarazzarsene il più presto possibile, magari pagando anche prezzi esosi. Vi è poi un altro fenomeno. Molto spesso queste ditte inducono l'emergenza rifiuti: basta non fare la raccolta per una settimana, dicendo che si ha la piazzola piena, e i prezzi diventano esorbitanti. L'emergenza si crea in questo modo. Nei due anni che sono stati oggetto della nostra indagine abbiamo visto che questi soggetti operavano in questo modo.

 

ANGELO STANISCIA. Visto che la discarico presso Ancarano non era autorizzata, quali atti ha avviato quel comune?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Il problema è che questi rifiuti arrivavano sempre di notte e con modalità criminose. I camion arrivavano di notte e c'erano subito delle ruspe pronte a coprire i rifiuti scaricati: inoltre, il luogo era abbastanza isolato rispetto al comune. Per quanto riguarda i controlli, non saprei cosa dire: sinceramente, ci ha stupito molto che per anni arrivassero tutte le notti dei camion. Uno dei testimoni ci ha detto che la zona di Ancarano, che attualmente è zona industriale, sorge su una base di rifiuti.

 

FRANCO GERARDINI. La zona del fiume Tronto è tutta inquinata.

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Praticamente tutta quella zona sorge sui rifiuti. Questo ci ha detto un testimone.

 

FRANCO GERARDINI. Lei prima ha parlato di queste ditte fittizie che erano funzionali a questo giro di falsificazioni di fatture. Erano regolarmente iscritte alla camera di commercio o all'albo degli smaltitori?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Certo, risultano regolarmente iscritte e figurano operanti sul territorio. Sono fatte fallire o messe in liquidazione artatamente, e sulle loro ceneri ne sorgono altre, magari con lo stesso amministratore o con sua moglie. Questo perché, quando le indagini portano ad una certa ditta, questa risulta un po' "bollata" nel settore: viene messa in liquidazione e ne sorge un'altra assolutamente identica, nel senso che fa capo alle stesse persone.

 

FRANCO GERARDINI. Quindi, avevano avuto un'autorizzazione. Ma l'autorizzazione non si fonda su una verifica delle attrezzature e dei macchinari in possesso delle ditte, quindi della capacità di svolgere il loro mestiere?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Che io sappia no, purtroppo: le autorizzazioni sono atti meramente formali. Una ditta deposita presso l'amministrazione provinciale di competenza una richiesta corredata da annotazioni tecniche e i controlli non vengono mai fatti. E' quanto è accaduto in Veneto a proposito delle Acciaierie venete di cui ho parlato. Era una ditta che doveva trattare materiali altamente tossico-nocivi, che aveva depositato presso l'amministrazione provinciale di Verona un pacco di documentazione, dicendo che poteva effettuare qualsiasi trattamento chimico-fisico. Ma siamo andati a vedere, e non esisteva assolutamente nulla.

 

FRANCO GERARDINI. Nei confronti degli uffici preposti al rilascio delle autorizzazioni e magari anche al controllo delle attività avete contestato qualche reato omissivo?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. No. Il problema delle acciaierie è stato trasmesso alla procura di Verona. Ripeto che per me era necessario dare un taglio limitato all'indagine perché non avevo sufficiente personale per poterla estendere, a parte i problemi di competenza tra gli uffici. Quello era il caso più macroscopico di un'autorizzazione rilasciata senza alcun fondamento.

 

FRANCO GERARDINI. Quindi, non avete individuato connivenze con la pubblica amministrazione?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. No, a parte, ripeto, quelle locali nostre. Noi, per esempio, abbiamo arrestato il direttore dell'AMGA di Cesena, cioè dell'azienda autonoma dello smaltimento dei rifiuti di quella provincia. E' stato arrestato proprio nell'ambito dell'indagine, perché riceveva bustarelle dagli smaltitori al fine di rilasciare loro l'appalto.

Questi sono fenomeni isolati di corruzione legati a queste realtà. Ma corruzioni di tipo diverso, cioè per il rilascio di autorizzazioni, non ne abbiamo trovate. Abbiamo riscontrato solo un enorme lassismo.

 

PRESIDENTE. Nel corso delle vostre indagini vi siete imbattuti almeno in un centro di stoccaggio, quello di Savini. Questo centro, oltre a smistare, per quanto ci risulta da altre indagini, si prestava anche a far perdere la loro classificazione ai rifiuti. Basta miscelare i rifiuti solidi urbani con rifiuti speciali o pericolosi per mandarli in giro come assimilabili. Nelle vostre indagini, anche grazie all'opera di periti nominati allo scopo, sono risultati fenomeni di questo tipo? Avete trovato un tipo di rifiuto che rivelasse chiaramente la presenza, per esempio, di urbani mescolati con vernici, solventi organici o materiali di risulta delle concerie, che lasciano tutti tracce ben identificabili?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Questo fenomeno è sicuramente avvenuto. Noi, però, siamo entrati nell'indagine quando i giochi erano fatti. Insomma, abbiamo scoperto questo enorme traffico di rifiuti non in progress ma in quanto già avvenuto, nel senso che avevano già scaricato tutto ad Ancarano ed era impossibile capire cosa ci fosse in mezzo a tonnellate di rifiuti.

 

PRESIDENTE. Quali iniziative avete promosso con riferimento al centro di stoccaggio dell'area piacentina del Savini?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Da alcune intercettazioni telefoniche abbiamo desunto il sospetto che si verificassero certe cose, ma non siamo riusciti ad agire tempestivamente perché l'indagine non era ancora matura. Dalle intercettazioni avevamo desunto frasi sospette, quali: "portami giù il carico, che poi ci penso io a miscelartelo", oppure: "questa roba puzza molto".

 

PRESIDENTE. Il centro di stoccaggio è stato posto sotto sequestro?

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. No, non lo abbiamo posto sotto sequestro. Abbiamo arrestato il Savini, in quanto titolare e, nel momento in cui lo abbiamo arrestato, tutto si è scompaginato perché gli altri soggetti erano suoi dipendenti, per cui l'attività si è automaticamente bloccata.

 

PRESIDENTE. Non considererebbe utile svolgere ora un'analisi sui materiali effettivamente stoccati presso il centro del Savini? Vi sono materiali provenienti da lavorazioni pericolose che mantengono per molto tempo intatte talune caratteristiche e che, quindi, sarebbero identificabili anche oggi.

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Il modo di operare del Savini - diciamo così - era molto rapido. Il Savini non teneva presso il centro di stoccaggio la roba pericolosa, quella che scottava, ma la miscelava immediatamente nei camion, non appena questi ultimi arrivavano al centro. Si sarebbe dovuto agire tempestivamente, nel momento in cui i camion arrivavano ma, ripeto, non abbiamo potuto farlo per ragioni legate all'indagine.

 

PRESIDENTE. Diciamo - per capirci - che il centro di stoccaggio era la sede fisica per la miscelazione rapida dei rifiuti che avveniva addirittura - uso un neologismo - a bocca di camion.

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Sì, è così. Vi erano camion che trasportavano materiali maleodoranti, che certamente non erano rifiuti urbani. Anche noi abbiamo pensato a materiali residuati dalle lavorazioni di conceria.

 

PRESIDENTE. La ringraziamo per il suo contributo e le preannunciamo che i magistrati consulenti della Commissione si rivolgeranno a lei per acquisire ulteriori elementi di conoscenza o documenti di indagine.

 

ELENA VEZZOSI, Sostituto procuratore della Repubblica di Rimini. Se volete, posso consegnarvi già ora l'atto di rinvio a giudizio, il documento relativo all'indagine su Ancarano e gli esiti delle indagini della polizia giudiziaria.

 

PRESIDENTE. Si tratta di una documentazione che acquisiamo volentieri giacché la consideriamo utilissima ai fini della nostra attività.

La ringraziamo e le auguriamo buon lavoro.

 

 

Incontro con il sindaco di Spoltore.

 

PRESIDENTE. Nel dare la parola al sindaco di Spoltore, preciso che l'interesse della Commissione si rivolge in modo particolare alla discarica di Colle Cese, che il prefetto ci ha comunicato essere stata ormai chiusa definitivamente da diverso tempo. Qual è la situazione attuale?

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Sono sindaco di Spoltore dal novembre 1997 ma, poiché il problema della discarica è annoso, ho acquisito conoscenza di tutti gli atti e le situazioni pregresse, tanto che nel programma elettorale della mia lista ci siamo espressi favorevolmente alla riapertura della discarica. Nel 1995 l'allora assessore regionale Giovanni Damiani nominò un nuovo comitato di esperti i quali, nel luglio 1997, hanno concluso un lavoro di ricognizione e di valutazione, esprimendo un parere positivo, pur prescrivendo una serie di interventi, chiaramente già effettuati.

Il 2 ottobre 1997 si è svolta una riunione della conferenza dei servizi della regione. L'amministrazione comunale di Spoltore - in particolare il sindaco uscente - non ritenne di partecipare alla riunione sia perché era contemporaneamente in corso il consiglio comunale sia perché, essendo imminenti le elezioni, volle lasciare liberi i nuovi amministratori di decidere in merito. Le elezioni si sono concluse positivamente per la mia lista e per me. Ripeto: noi avevamo inserito nel nostro programma elettorale un punto preciso sul tema della discarica, che è stato ampiamente condiviso dai cittadini. Chiaramente, quella posizione fu espressa nella consapevolezza che vi era già stato un parere favorevole della commissione regionale di esperti.

La conferenza dei servizi fu riconvocata per il 12 febbraio ed alla riunione parteciparono anche i rappresentanti provinciali. La conferenza, all'unanimità, espresse parere positivo alla riapertura della discarica.

Se mi è consentito, vorrei svolgere una valutazione, più che tecnica, di ordine politico-amministrativo. Il comprensorio dei 17 comuni dell'area pescarese soffre da diversi anni per la mancanza di una discarica. Del resto, la discarica di Colle Cese in passato ha vissuto vicende che hanno costituito oggetto di interesse della stessa magistratura. Sta di fatto che da anni non abbiamo la disponibilità di una discarica. Tenete conto che questa discarica dovrebbe servire la città più grande d'Abruzzo, Pescara, oltre alle aree limitrofe.

Sotto il profilo dei costi, la sola Spoltore spende 400-500 milioni in più in considerazione del fatto che i nostri RSU girano per diversi luoghi dell'Abruzzo: un tempo ad Atri, poi nel foggiano, oggi nella discarica di Cerratina, vicino Lanciano. Insomma, noi spendiamo una media di circa 5-6 miliardi l'anno soltanto per il trasporto.

 

PRESIDENTE. Il comune di Spoltore spende 5-6 miliardi l'anno?!

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. No, mi riferivo ai 17 comuni del bacino di utenza pescarese. Se poi dovessimo sversare a una distanza superiore a quella attuale, che supera di 25 chilometri quella prevista dai vari contratti, che prevedono un raggio di 15 chilometri, saremmo costretti a un onere ancor più gravoso. A fronte di questa situazione, alcuni comuni - mi riferisco, in particolare, a quello di Montesilvano - hanno deciso di aumentare l'ICI e la tassa sui rifiuti. Il comune di Montesilvano, che nel 1993 spendeva circa un miliardo per lo smaltimento in una sua discarica, è costretto a sversare a Lanciano, con un costo di circa 3 miliardi l'anno. Nel giro di quattro anni, quindi, il costo si è triplicato. Spoltore, che è un comune piccolo, spendeva alcune centinaia di milioni e adesso ne spende circa 750-800 l'anno.

 

ANGELO STANISCIA. Ovviamente, questo costo si riferisce non solo al trasporto ma anche alle spese di discarica.

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Sì.

 

PRESIDENTE. Potrebbe indicarci il costo differenziato sostenuto dal suo comune per il trasporto e per lo smaltimento, sì da avere un computo unitario dell'onere sostenuto?

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Attualmente il costo è di oltre 200 lire al chilo, comprensivo dello smaltimento e del trasporto. In tale computo il trasporto incide per più della metà.

 

PRESIDENTE. Quindi, il costo di conferimento in discarica dovrebbe aggirarsi intorno alle 100 lire.

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Sì, intorno alle 90 lire.

 

ANGELO STANISCIA. Il costo al chilo per rifiuti assimilati è di 225 lire!

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Io sto parlando degli RSU, per i quali il trasporto incide per più della metà del costo complessivo. Alcuni sostengono che si tratta di un costo ancora abbastanza contenuto, visto che in passato abbiamo smaltito a costi più elevati; mi riferisco all'epoca in cui smaltivamo nella discarica di Atri.

 

PRESIDENTE. Credo si tratti di un costo parecchio elevato in considerazione della distanza dei paesi conferitori rispetto alla discarica.

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Presidente, ho indicato i costi attuali, riferiti cioè al trasporto e allo smaltimento nella discarica di Lanciano.

 

PRESIDENTE. Le province di Pescara e di Chieti non sono molto estese dal punto di vista territoriale. Credo, in ogni caso, che la distanza media dei comuni attualmente conferenti rispetto alla discarica di Lanciano sia inferiore ai 30 chilometri.

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. No, è superiore. Il comune più vicino, Pescara, dista 42 chilometri dalla discarica. Vi sono poi altri comuni, tra i quali Penne, che sono ad una distanza superiore ai 55-56 chilometri. Per essere più precisi, Penne dista più di 70 chilometri.

 

PRESIDENTE. A questo punto, la domanda è d'obbligo: per quale ragione un comune che dista 70 chilometri dalla discarica di Lanciano dovrebbe servirsi di quest'ultima? Forse perché non ve ne sono altre più vicine?

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Sì, è così.

 

PRESIDENTE. Allora domani ci faremo spiegare dall'assessore regionale all'ambiente in che modo funziona il piano regionale dei rifiuti. Tutti i piani regionali a noi noti individuano nel territorio provinciale l'ambito ottimale nel quale collocare gli impianti destinati a servire il bacino di utenza. Da quanto ella sta dicendo, credo di poter arguire che in tale settore si registri qualche ritardo.

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Non "qualche" ritardo, ma un grave ritardo.

Negli 1993-1994 sono stato assessore al comune di Pescara ed ho potuto constatare la drammaticità della situazione. Si è trattato di un'esperienza terribile, con problemi di non facile soluzione proprio in ragione del fatto che non vi erano discariche. La regione si stava impegnando, con un ulteriore esborso di un paio di miliardi, ad individuare due piccole discariche che potessero servire per l'emergenza, ma non so quale esito potrà avere questo progetto. Siamo autorizzati a smaltire nella discarica di Lanciano fino al prossimo mese di giugno. A partire da quel momento, non sappiamo cosa accadrà.

 

PRESIDENTE. Saremmo lieti se il termine "discarica" fosse disgiunto dal concetto di emergenza. Le discariche sono impianti e, quindi, un qualcosa di profondamente diverso dall'emergenza. Per capirci, non esiste una discarica emergenziale.

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Sono d'accordo con lei.

 

ANGELO STANISCIA. I rifiuti di Pescara e di altri diciassette comuni del comprensorio sono sversati nella discarica di Cerratina. Ben quindici aziende operanti in zona continuano a protestare, nonostante il proprietario della discarica si ostini nel sostenere che tutto è a posto. Vorrei sapere quanti comuni del pescarese sversano nella discarica di Cerratina.

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Credo siano 13 o 14.

 

ANGELO STANISCIA. Quindi, si tratta di circa 200 mila abitanti.

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Si tratta dei comuni di Pescara, Montesilvano, Spoltore, Cepagatti, Loreto, Cappelle e Penne, il comune più lontano, che spende circa 800 milioni l'anno. Spero che la regione assuma adeguate decisioni anche perché l'iter amministrativo è già concluso.

 

FRANCO GERARDINI. Vorrei sapere se Colle Cese, oltre ad essere una discarica, disponga anche di un impianto di riciclaggio.

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Sì. Il piano regionale prevede Spoltore come discarica a medio termine. Vi è poi tutta una storia, difficile e complicata, relativa all'impianto di riciclaggio, che, a quanto mi dicono, realizza un compost fuori mercato. Intanto, va premesso che l'impianto non ha mai funzionato; ci fu una controversia fra la provincia ed alcune aziende ricorrenti le quali sostenevano che la provincia non potesse essere ente appaltante. Recentemente è intervenuta una sentenza del Consiglio di Stato, con la quale è stato confermato che l'iter seguito all'epoca dall'amministrazione provinciale è stato corretto. Questa sentenza risale all'estate 1997.

Vi è poi un ulteriore problema. Tutti riconoscono che l'impianto è obsoleto e non idoneo a garantire un compost di qualità; tuttavia, la spesa per la realizzazione dell'impianto è stata enorme (alcune decine di miliardi) e mi pare che il contenzioso sia cominciato anche perché la ditta che stava realizzando la struttura credeva di essere pagata...

 

FRANCO GERARDINI. Quando accennava al fatto che la conferenza dei servizi ha formulato in tempi molto recenti un parere favorevole sull'impianto...

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. All'unanimità!

 

FRANCO GERARDINI. ...si riferiva ad un parere riferito sia alla discarica sia all'impianto di riciclaggio?

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. In realtà, si è trattato di un parere favorevole all'uso della discarica a medio termine, in base all'articolo 4 della legge n. 79 del 1988.

 

FRANCO GERARDINI. Le risulta che la ditta avrebbe diffidato la regione a convocare immediatamente la conferenza dei servizi per il rilascio definitivo dell'autorizzazione?

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Sì. Al comune di Spoltore è pervenuto un plico molto voluminoso contenente un invito della ditta rivolto alla regione a decidere in merito al rilascio dell'autorizzazione, sulla base dell'esito della conferenza dei servizi.

 

FRANCO GERARDINI. Ho letto alcune dichiarazioni dell'assessore regionale volte a sostenere che la discarica è fuori legge. Lei ha avuto modo di confrontarsi con l'assessore regionale e, quindi, di comprendere le ragioni a base di tali affermazioni?

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. A mio avviso, le dichiarazioni dell'assessore sono incomprensibili sul piano della norma di legge. Del resto, non sono riuscito a trovare elementi sufficienti a confermare le considerazioni dell'assessore.

 

PRESIDENTE. Nella precedente legislatura la Commissione d'inchiesta monocamerale effettuò un sopralluogo a Colle Cese. Francamente, il siting della discarica non è ideale, visto che la stessa è collocata fra un fosso e l'autostrada. Peraltro, aveva anche il difetto di non appartenere ad un primo elenco di siti, la predisposizione della cui mappa era stata affidata dalla regione Abruzzo alla SNAM.

La localizzazione della discarica è apparsa per molto tempo strana in quanto, al di fuori dei pur numerosi siti che la SNAM aveva indicato alla regione nella fase della qualificazione tecnica del sito, che dovrebbe essere premessa necessaria per ogni piano regionale. Purtroppo abbiamo la sensazione che si proceda con una scelta quasi politica dei siti, talvolta prescindendo dalle caratteristiche tecniche relative agli aspetti geologici e morfologici.

Colle Cese aveva la caratteristica di non essere inserita nella mappa predisposta dallo SNAM su richiesta della regione. Poi, vedendola, si è capito che la località non è particolarmente felice pe-rché è abbastanza infossata. Se la memoria non mi inganna - comunque ci sono i documenti acquisiti dalla Commissione della precedente legislatura - vi sono dei vincoli paesistici che non la rendono il sito ideale. Può darsi che i tecnici della regione, ad un successivo riesame, abbiano qualificato il sito come adatto ad un impianto di discarica, ma è difficile rimuovere il fatto che è attaccato all'autostrada, che ha un bordo su un fosso e che ci sono dei vincoli paesistici. Pertanto, delle perplessità, come ho avuto modo di dire recentemente al presidente della regione, restano. Al di là di alcuni elementi di convenienza economica, non riesco a capire quali siano gli aspetti di qualificazione tecnica del sito che superano le obiezioni appartenenti alla memoria della Commissione.

 

FRANCO GERARDINI. Qual è la compatibilità fra il parere favorevole del comitato tecnico della regione e la situazione che c'era in passato?

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. La commissione regionale di esperti ha ripreso l'attività istruttoria ex novo facendo una serie di prescrizioni. A queste prescrizioni nel frattempo si è adempiuto. Il sito rimane sempre quello, ma la stessa commissione regionale di esperti ha detto che, se sono state rispettate le prescrizioni che hanno rimosso alcuni vincoli, può darsi che un sito previsto in zona rossa sia da considerare valido, mentre uno che si trova in zona bianca no. La commissione afferma che l'analisi del sito va fatta sul posto. Abbiamo quindi fatto una serie di rilievi.

 

PRESIDENTE. Sì, quello era un sito in zona rossa, e pertanto doveva risultare escluso dalla localizzazione. Posso capire che vengano forniti alcuni elementi di qualificazione tecnica, ma insisto sul fatto che ci sono tre elementi che sembrano stridere con la qualificazione tecnica. Ripeto che si tratta della presenza del fosso, di quella dell'autostrada, che praticamente delimita i confini dell'impianto, e dell'esistenza di vincoli di tipo paesistico. Mi sembra piuttosto complicato riuscire a superare questi tre dati. Certo, magari il sito ha una stratificazione di argilla per cui si dimostra impermeabile, può essere, ma non riesco a capire come possano essere superate alcune motivazioni oggettive che la SNAM - che allora non credo avesse particolari interessi - segnalò con i pallini rossi inserendo tra quelli esclusi il sito di Colle Cese. Aggiungo che il sopralluogo che allora effettuammo non ci entusiasmò riguardo alle caratteristiche di trasparenza dei proprietari dell'impianto di discarica e del famoso impianto di compostaggio, che già allora appariva a colpo d'occhio uno pseudoimpianto, qualcosa, cioè, fatta più per far spendere soldi che non a fini di efficienza produttiva.

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Adesso entriamo in una serie di valutazioni... Lei ha fatto anche un passaggio un po' delicato circa la trasparenza o meno.

 

PRESIDENTE. Sì, lo attribuisco a me in modo del tutto responsabile e certo.

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Presidente, ha fatto bene a dirlo. Io non l'avrei detto, ma visto che lo ha fatto lei mi permetterà di intervenire anche in merito a tale questione. Vorrei che la Commissione facesse una valutazione rispetto a questo problema. E' vero che, dal 1995 in poi, in Abruzzo, come altrove, è cambiato il ceto politico. Al di là di chi poi ha vinto le elezioni, sia nel centro-destra sia nel centro-sinistra c'è personale politico del tutto nuovo che non ha avuto e che non ha implicazioni con coloro che, in passato, con le famose ordinanze "contingibili e urgenti"... Voglio dire che siamo in una situazione completamente diversa.

Abbiamo tenuto una riunione dei 17 comuni interessati e se ne svolgerà prossimamente un'altra. Ripeto che parteciperanno amministratori appartenenti a entrambi gli schieramenti politici. Tutti, intorno a questa vicenda, hanno assunto un atteggiamento... anche l'assessore di Pescara, dove l'amministrazione è di centro-destra. Rispetto a questo problema la volontà è univoca. Aggiungo che, su sollecitazione degli amministratori locali, l'assessorato regionale per gli enti locali ha iniziato le procedure per rinnovare il consiglio di amministrazione del consorzio dei 17 comuni. Quindi, a questo sta facendo seguito un passaggio di governo del consorzio comprensoriale innovativo e che risponde al cambiamento del ceto politico.

 

ANGELO STANISCIA. Questa discarica è di un privato?

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Acquisita dal consorzio.

 

ANGELO STANISCIA. Che significa?

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Che il consorzio ha fatto una convenzione, per cui oggi la discarica sarebbe gestita dal consorzio stesso.

 

ANGELO STANISCIA. Direttamente?

 

PRESIDENTE. La titolarità della proprietà resta del privato?

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Sì, ma una volta che si è decisa la riapertura si può fare una serie di passaggi: la convenzione, l'acquisto, l'affitto. Però già esiste una convenzione da parte del consorzio, per cui è dichiarata discarica consortile, non privata.

 

ANGELO STANISCIA. Quella di Lanciano è del consorzio, ma in effetti per venti anni è gestita da privati.

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Questa è una discarica consortile.

 

ANGELO STANISCIA. Ma chi ne ha la gestione?

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. La gestione è del consorzio.

 

ANGELO STANISCIA. Direttamente?

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Può farla direttamente o può darla in convenzione. Può fare un bando...

 

ANGELO STANISCIA. Per adesso non c'è ancora, perché era privata.

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Sì, era privata, ma il comune non dà i soldi al consorzio per fare un'ipotetica gestione se sa che la discarica non è autorizzata.

 

ANGELO STANISCIA. E qual è la capienza rimasta?

 

DONATO LORENZETTI, Sindaco di Spoltore. Non vorrei sbagliare ma, visto che le previsioni iniziali erano di circa 800 mila metri cubi, se riaprisse avrebbe una capacità di 3-4 anni al massimo.

Come sindaco devo anche dire, essendo un argomento che ho usato in campagna elettorale, che la ferita del territorio c'è, perché ormai lo sbancamento del territorio è stato fatto. Se si riempie, si può anche fare un'operazione di bonifica, tenendo conto di questa fase; altrimenti, nessuno andrà ad intervenire su quella discarica, lasciando la ferita così com'è. Se invece dovesse essere richiusa si potrebbe partire con l'attività di bonifica.

 

PRESIDENTE. La ringraziamo.

 

 

Incontro con gli assessori all'ambiente delle province di Pescara e di Chieti e con il presidente del consorzio comprensoriale smaltimento rifiuti del Frentano.

 

PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti per la loro presenza e do subito loro la parola.

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. Presidente, ritengo che nella mia provincia si debba parlare, per fortuna, più di "ecofurbizia" che di ecomafia, anche se il confine potrebbe dilatarsi se alcuni fenomeni, che per vari motivi potrebbero coinvolgere gli imprenditori del settore, fossero sottovalutati dagli enti pubblici. Il dato più importante dell'episodio di Tollo è quello della miscelazione dei rifiuti pericolosi. Probabilmente, si tratta di una situazione molto diffusa sul territorio italiano: rifiuti pericolosi svaniscono anche seguendo questa strada. Non so se il procuratore Trifuoggi ne farà cenno, ma probabilmente c'è un altro sistema che dovrebbe attirare l'attenzione della Commissione parlamentare. Voglio dire che uno dei più grandi impianti di smaltimento dei rifiuti pericolosi in Italia è l'autostrada. Sulle autostrade molti rifiuti cambiano natura. Stiamo quindi svolgendo anche questo tipo di lavoro con riferimento a talune vicende delle quali potremo parlare nel momento in cui saremo autorizzati a farlo.

Qualche mese fa nella Val Pescara, precisamente nel comune di San Giovanni Teatino, comunemente noto come Sambuceto, sono stati rinvenuti alcuni fusti. La tecnica utilizzata è quella di uscire dalle autostrade, trovare un sito più o meno adatto e, con o senza complicità, scaricare i fusti. Da un controllo effettuato dalla nostra polizia sulle etichette apposte ai fusti stessi è risultato che i rifiuti sarebbero stati regolarmente smaltiti nella zona di Mestre.

 

PRESIDENTE. E' risultato, cioè, che tali rifiuti fossero conferiti dalla zona di Mestre?

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. No, credo che i rifiuti provenissero da Sondrio; risultava comunque che fossero stati regolarmente inoltrati presso un impianto di trasformazione di Mestre. Evidentemente, però, non avevano subìto alcun trattamento.

Ci risulta che una situazione analoga sia stata accertata dai carabinieri del NOE a Prato ed in altre aree del nord. Su questo punto credo che il dottor Trifuoggi potrà essere molto più preciso. Fusti della stessa provenienza, inoltre, sono stati rinvenuti - se non sbaglio - a Forlì e nel teramano. Questi fusti hanno viaggiato su una rotta con terminale in Molise, per poi proseguire verso un impianto di incenerimento del cagliaritano.

 

PRESIDENTE. Lei ha parlato di informazioni che avrebbe potuto fornirci nel momento in cui fosse stato nella condizione di farlo. Può senz'altro fornirci tali informazioni che, ove lo ritenesse, potremmo sottoporre a regime di riservatezza.

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. Preferisco rimettermi al magistrato...

 

PRESIDENTE. Si può rimettere anche alla Commissione! Lei può benissimo informare la Commissione sulle vicende delle quali è a conoscenza. La nostra è una Commissione d'inchiesta che non intende certo svolgere i compiti della magistratura ma che ha comunque un potere di accesso alle informazioni del tutto analogo. Se lei è a conoscenza di vicende particolari, ce le può senz'altro segnalare, chiedendoci, se del caso, di sottoporre a regime di riservatezza le relative informazioni.

La pregherei di fornirci un rendiconto della situazione dei rifiuti nella provincia di Chieti ed eventualmente, qualora lo ritenesse, informazioni che - le ripeto - potrà in qualsiasi momento chiedere siano sottoposte a regime di riservatezza.

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. Nei giorni scorsi ho chiesto al procuratore Trifuoggi se fosse possibile informare l'opinione pubblica su certe vicende. Il procuratore mi ha invitato ad aspettare qualche giorno...

 

PRESIDENTE. Se si tratta di vicende a conoscenza del dottor Trifuoggi, possiamo rinviare all'audizione di quest'ultimo l'acquisizione dei relativi dati di conoscenza.

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. Sì, presidente, credo che sia più opportuno.

Disponiamo di 17 agenti di polizia provinciale, dei quali solo un terzo in grado di svolgere un certo tipo di attività di controllo ambientale, visto che gli altri sono più tradizionalmente legati a compiti attinenti alla caccia ed alla pesca. Nonostante gli scarsi mezzi a disposizione, cerchiamo di effettuare controlli sistematici. Durante un'operazione condotta nella vallata di Chieti Scalo, sono state riscontrate situazioni per le quali è stata avviata l'indagine seguita dal dottor Trifuoggi, con riferimento all'impianto di trasformazione situato sull'autostrada, che aveva visto avviare un gioco di bolle ed altre cose del genere.

Il decreto Ronchi individua ambiti ottimali per i rifiuti urbani; sarebbe auspicabile che tale criterio fosse esteso anche ai rifiuti pericolosi, per i quali, appunto, potrebbero essere individuati ambiti ottimali, che non debbono necessariamente corrispondere al territorio delle province. Si potrebbero individuare aree anche a livello interregionale, grazie alle quali controllare in modo più agevole il meccanismo della partenza e dell'arrivo. Vi sono vari intermediari (penso, ad esempio, a società finanziarie o commerciali) che hanno facile gioco dei sistemi di controllo posti in essere dalle province e dalle forze dell'ordine. A mio avviso, se fossero individuati ambiti ottimali, il problema potrebbe essere affrontato in modo più adeguato. Ciò avrebbe anche un risvolto economico perché si presuppone che, partendo un rifiuto pericoloso dalla sorgente, lo stesso sia smaltito, recuperato e riciclato nel luogo più vicino possibile e, quindi, economicamente più vantaggioso.

Nella vicenda sulla quale vi riferirà il dottor Trifuoggi il sospetto è derivato proprio dalla tariffa estremamente bassa con la quale era stato aggiudicato l'appalto: in sostanza, il pagamento copriva a malapena le spese di trasporto. E' quindi stato facile ipotizzare che non vi fosse stata trasformazione alcuna.

In definitiva, o si segue una politica tariffaria nazionale (per cui il rifiuto, per essere smaltito, non può costare meno di una certa cifra) oppure si individuano ambiti precisi, autorizzando sia gli smaltitori sia gli stoccatori, in maniera tale che il cerchio si restringa e sia più facilmente controllabile.

 

PRESIDENTE. La ringraziamo per l'ipotesi che configura. Il nostro intento fondamentale, tuttavia, è di verificare quali problemi incontriate nelle vostre realtà. Questa mattina abbiamo effettuato un sopralluogo presso la discarica di Cerratina e presso l'impianto Sogeri di Tollo e credo sia nostro dovere allertare gli assessori provinciali e regionali a svolgere con attenzione i compiti di controllo. Mi rendo conto che 174 guardie provinciali sono un numero esiguo, ma è anche vero che il territorio di competenza non è molto vasto. Segnalo agli assessori provinciali di Chieti e di Pescara la preoccupazione che l'Abruzzo, da regione relativamente tranquilla, si è trasformata in regione nella quale si registrano attraversamenti e conferimenti illeciti di rifiuti che possono essere di rilevante gravità, come testimonia la vicenda di Tollo.

Le province hanno una competenza diretta di controllo; ci rendiamo conto delle difficoltà economiche e di organico,ma questo non impedisce di sottolineare la forte esigenza di esercitare efficaci controlli, nel contesto di una sinergia tra le diverse istituzioni, che debbono provvedere a rendere forte qualcosa che in Italia è sempre stato lacunoso, ossia l'attività di controllo. Quest'ultima non può consistere in iniziative che riguardino ciascun chilometro di strada (gli sversamenti lungo le autostrade rappresentano un metodo tradizionale utilizzato, purtroppo, da oltre un decennio da parte di chi gestisce criminalmente la partita dei rifiuti) ma, più semplicemente, può realizzarsi con l'utilizzazione di una serie di misure di deterrenza e con l'attività di una serie di operatori che potrebbero indurre ad un atteggiamento più consono.

In particolare, vi segnaliamo, con riferimento al nord ma anche al centro dell'Abruzzo, il problema derivante dal traffico illecito di rifiuti, con effetti devastanti sull'ambiente e sulla salute dei cittadini. Si tratta di una preoccupazione del tutto legittima rispetto alla quale vi chiediamo di mantenere alto il livello di guardia.

 

GIUSEPPE DE DOMINICIS, Assessore all'ambiente della provincia di Pescara. Ci troviamo in una condizione di notevole difficoltà. Se l'assessore Brigante può disporre di 17 guardie provinciali, noi abbiamo soltanto 2 guardie ecologiche. Per supplire alle carenze di organico, abbiamo attivato una rete per così dire di "volontariato". Per quanto riguarda i fiumi, ad esempio, abbiamo avviato una politica di "adozione" di taluni corsi d'acqua da parte di alcune associazioni, alle quali abbiamo raccomandato di esercitare la vigilanza su certe aree.

Non so se la provincia di Pescara si trovi in una situazione diversa rispetto alle altre abruzzesi. Sta di fatto che non abbiamo avuto alcuna segnalazione particolare sul problema specifico. Probabilmente i nostri problemi sono, più che altro, di carattere amministrativo-burocratico, con particolare riferimento alle discariche.

La nostra provincia è composta da 46 comuni e nel nostro territorio esistono due consorzi per i rifiuti. Fino ad oggi né quello di Spoltore né quello della Val Pescara sono stati in grado di individuare siti per la localizzazione di discariche.

 

PRESIDENTE. Qual è l'ambito di questi due consorzi dal punto di vista del bacino d'utenza?

 

GIUSEPPE DE DOMINICIS, Assessore all'ambiente della provincia di Pescara. Del consorzio della Val Pescara fanno parte 24 comuni; gli altri comuni appartengono al consorzio di Spoltore.

Il consorzio della Val Pescara ha finalmente individuato il sito nel quale localizzare una discarica consortile nel comune di Abbateggio. Anche in questo caso sono emerse resistenze e sono state agitate questioni di campanile; tuttavia, poiché pare che 15 comuni abbiano deliberato in senso favorevole all'accettazione della nuova dislocazione, riteniamo che la situazione possa evolversi in termini positivi. Per quanto riguarda l'altro consorzio, la discarica che dovrebbe essere attivata è stata individuata in Colle Cese.

Quanto agli altri 46 comuni, si continua ad operare in una situazione di emergenza, in considerazione del fatto che non sono state attivate le discariche consortili. Di conseguenza, 16 comuni sversano nella discarica di Popoli, che potrà essere utilizzata fino al mese di settembre e con riferimento alla quale è già stata manifestata l'intenzione di non creare ulteriori disponibilità per altri comuni.

Vi sono poi altri comuni che sversano nella discarica di Pianella e 6 di essi in quella di Lanciano. Fra questi ultimi 6 comuni, sono compresi Pescara, Montesilvano, Spoltore, Cepagatti.

Di concerto con la provincia di Chieti, abbiamo elaborato un progetto comune, con l'attivazione di un fondo POP per la raccolta differenziata della sezione umida. Stiamo constatando proprio in questi ultimi tempi come i comuni abbiano aderito volentieri a questa iniziativa.

In conclusione, alla luce della situazione che ho sinteticamente descritto, non ci risultano segnalazioni particolari rispetto a quelle che il collega Brigante ha definito "furbizie".

 

PRESIDENTE. Credo che si debba parlare di qualcosa di più grave rispetto a semplici "furbizie".

 

GUGLIELMO PALMIERI, Presidente del consorzio comprensoriale smaltimento rifiuti del Frentano. Presidente, in via preliminare debbo confessarle di non aver ben compreso quali siano i compiti e le funzioni della Commissione di inchiesta da lei presieduta.

 

PRESIDENTE. La nostra Commissione ha come oggetto di interesse il ciclo dei rifiuti e le attività illecite ad esso connesse, nel senso che è interessata sia al regolare svolgimento del ciclo dei rifiuti (fra qualche giorno si svolgerà un convegno nazionale organizzato dalla Commissione per fare il punto sulla politica dei rifiuti in Italia e sullo stato di attuazione del decreto legislativo n. 22 del 1997) sia agli aspetti illeciti, inclusi quelli attinenti alle associazioni a delinquere ed alle organizzazioni mafiose o camorristiche.

In sostanza, siamo interessati a tutta la materia dei rifiuti, con riferimento sia alle difficoltà ed ai problemi incontrati da operatori, amministratori ed imprese, sia alle attività di penetrazione della criminalità organizzata e non.

 

GUGLIELMO PALMIERI, Presidente del consorzio comprensoriale smaltimento rifiuti del Frentano. Grazie, presidente.

Il consorzio del Frentano, con sede a Lanciano, comprende 53 comuni, con circa 150 mila-160 mila abitanti. Si tratta, quindi, di 53 enti locali dislocati sul territorio, con una gamma che va dai comuni più grandi, con 40-50 mila abitanti, fino ai piccoli centri montani dell'entroterra. Il consorzio si è costituito con la legge regionale n. 74 ed è un consorzio obbligatorio. Abbiamo uno statuto ed un consiglio di amministrazione e tra le finalità principali che perseguiamo vi è quella di soddisfare tutte le esigenze dei comuni consorziati in materia di igiene, ambiente e rifiuti.

Tra le principali attività del consorzio, vi è quella relativa alla gestione della nostra discarica di Cerratina.

 

PRESIDENTE. Oltre a quella di Cerratina, gestite altre discariche?

 

GUGLIELMO PALMIERI, Presidente del consorzio comprensoriale smaltimento rifiuti del Frentano. No.

Fino a qualche tempo fa, altri comuni riuscivano a completare volumi di discariche autorizzate di piccole dimensioni. Ad oggi, tutte le discariche consortili, anche quelle più piccole, sono state chiuse.

La discarica di Cerratina è al centro dell'attività amministrativa del consorzio.

 

PRESIDENTE. Potrebbe far riferimento all'iter autorizzativo della discarica ed alle volumetrie, anche avendo riguardo al fatto che la discarica sarà stata probabilmente autorizzata per una particolare classe e per un certo volume di rifiuti?

 

GUGLIELMO PALMIERI, Presidente del consorzio comprensoriale smaltimento rifiuti del Frentano. La discarica di Cerratina è prevista dal piano regionale, il quale configurava una discarica ed un impianto di compostaggio, sempre in località Cerratina. Nel 1994 si è svolta una gara pubblica per la realizzazione e la successiva gestione della discarica. Questa gara ha portato all'individuazione di un concessionario, il quale attualmente realizza e gestisce la discarica. Quando la regione Abruzzo ha autorizzato la realizzazione della discarica, con apposita delibera, è stato proposto un ricorso al TAR da parte di altri imprenditori e soggetti privati. Il ricorso è stato rigettato e, successivamente, non è stata seguita nemmeno la via giudiziaria.

In conclusione, per quanto riguarda l'iter autorizzativo, la discarica è regolarmente autorizzata dalla regione e ne è stata regolarmente certificata la buona conduzione. Attualmente, abbiamo ottenuto il rinnovo autorizzativo per altri due anni e stiamo modificando il piano di gestione sotto il profilo tecnico.

 

PRESIDENTE. L'autorizzazione è intervenuta per lotti successivi o per un unico lotto?

 

GUGLIELMO PALMIERI, Presidente del consorzio comprensoriale smaltimento rifiuti del Frentano. E' stata autorizzata l'intera volumetria della discarica.

 

PRESIDENTE. Di che volume si tratta ?

 

GUGLIELMO PALMIERI, Presidente del consorzio comprensoriale smaltimento rifiuti del Frentano. Di circa 2 milioni e 100 mila metri cubi. E' una discarica che deve durare vent'anni. La previsione di base aveva come fondamento che la produzione di rifiuti nei 53 comuni ammontava ad una certa cifra, che sarebbe andata ad occupare ogni anno un determinato volume, fino a riempirla dopo venti anni.

Per quanto riguarda l'aspetto amministrativo, attualmente la discarica ha tutte le autorizzazioni. Per quanto riguarda la gara d'appalto, invece, la magistratura ha voluto controllare tutto il relativo carteggio, che poi è stato restituito al consorzio, nel luglio 1997, senza alcun rilievo.

Per quanto riguarda le volumetrie, ci siamo resi conto che nei primi anni siamo leggermente al di sotto delle previsioni di smaltimento dei nostri comuni. Si prevedeva, infatti, uno smaltimento di 70 mila tonnellate all'anno, per 155 mila abitanti, ma in realtà il primo anno le tonnellate sono state 65-66 mila. I 70 mila metri cubi all'anno riguardano i rifiuti solidi urbani e quelli assimilabili. Vi è anche un limite oltre il quale i rifiuti assimilabili non possono andare, che è quello del 25 per cento dei solidi urbani.

 

PRESIDENTE. Il 75 per cento è di rifiuti solidi urbani e il 25 di assimilabili?

 

GUGLIELMO PALMIERI, Presidente del consorzio comprensoriale smaltimento rifiuti del Frentano. Sì, è così.

 

PRESIDENTE. Chi li prepara per renderli assimilabili agli urbani?

 

GUGLIELMO PALMIERI, Presidente del consorzio comprensoriale smaltimento rifiuti del Frentano. Per poter accettare gli assimilabili dobbiamo avere delle certificazioni chimiche sulla provenienza del materiale e sulla loro composizione.

 

PRESIDENTE. La certificazione costituisce un passo finale importante, ma spesso è data a campione. Probabilmente, per essere sicuri del materiale che si colloca in discarica, bisognerebbe risalire a chi lo manda e avere informazioni più puntuali sulle caratteristiche del produttore.

 

GUGLIELMO PALMIERI, Presidente del consorzio comprensoriale smaltimento rifiuti del Frentano. Sì, vi è stata una diversa politica tariffaria da parte del consorzio. Quasi due anni fa il consorzio era commissariato. Tuttavia, siccome si effettua un monitoraggio mensile di tutti i rifiuti, urbani e assimilabili, che arrivano in discarica, il commissario regionale si rese conto che c'è stato un periodo di tre o quattro mesi in cui le quantità degli assimilati erano leggermente superiori alla quota del 25 per cento. Questo aveva riflessi anche sulla capacità della discarica e quindi sulla sua durata. Vi è stato quindi un intervento di modifica tariffaria per disincentivare lo smaltimento dei rifiuti assimilabili presso il nostro impianto. Dopo questa revisione tariffaria i rifiuti solidi assimilabili si sono ridotti al minimo. Il soggetto privato che prima trovava conveniente rivolgersi alla discarica per conferire i residui di lavorazione industriale assimilabili agli urbani, ha preferito rivolgersi altrove.

 

PRESIDENTE. Quindi, sostanzialmente, avete operato un controllo indiretto sui fornitori di rifiuti assimilabili attraverso la politica dei prezzi?

 

GUGLIELMO PALMIERI, Presidente del consorzio comprensoriale smaltimento rifiuti del Frentano. Sì, ma questo ha provocato un forte contraccolpo perché i comuni che smaltiscono gli assimilabili agli urbani hanno visto il prezzo innalzarsi di colpo. Questo è stato oggetto di forti discussioni. Abbiamo fatto uno studio per accertare quali fossero gli effetti dei rifiuti assimilabili sulla discarica.

 

PRESIDENTE. Qual è il prezzo di conferimento al chilo?

 

GUGLIELMO PALMIERI, Presidente del consorzio comprensoriale smaltimento rifiuti del Frentano. Per gli urbani, 65 lire al chilo più la parte che riguarda il consorzio e il comune di Lanciano, che ha una quota. Il totale è di poco più di 77 lire. Questo riguarda i 53 comuni del comprensorio del Sangro.

 

PRESIDENTE. Praticate una politica differenziata dei prezzi a seconda della provenienza dei rifiuti?

 

GUGLIELMO PALMIERI, Presidente del consorzio comprensoriale smaltimento rifiuti del Frentano. Sì, perché per i comuni della provincia di Pescara e di quella di L'Aquila il prezzo è di 100 lire al chilo. In realtà smaltisce nella nostra discarica quasi la metà della regione Abruzzo, con tutti i problemi che da ciò derivano.

 

FRANCO GERARDINI. E' una forma di ecotassazione.

 

GUGLIELMO PALMIERI, Presidente del consorzio comprensoriale smaltimento rifiuti del Frentano. Parlando con l'assessore ci siamo spesso chiesti se fosse opportuna una politica riguardante i rifiuti urbani che disincentivasse lo smaltimento in discarica. Ma queste sono deliberazioni che devono essere assunte dall'assemblea dei sindaci, che invece, anche per una forma di solidarietà, data la difficoltà in cui versa la provincia di Pescara...

 

PRESIDENTE. Uno dei modi per disincentivare il ricorso alla discarica è quello di organizzare bene la raccolta differenziata. Questa mattina ci è stato detto che la discarica di Lanciano ha un servizio di raccolta del percolato, che in parte viene posto nei silos che si trovano nella parte alta della discarica e poi avviato a un depuratore. Gli assessori hanno svolto un'azione di controllo e hanno chiesto alle ASL di controllare il depuratore che tratta il percolato, oltre ad altre cose?

 

FRANCO GERARDINI. Vorrei sapere se nelle province di Chieti e Pescara vi siano impianti per l trattamento dei rifiuti pericolosi. Vorrei sapere quali siano e quali i controlli effettuati dalle province. Sapete che in Abruzzo si tratta di 84-85 mila tonnellate all'anno e sembra che solo il 25-30 per cento verrebbero smaltiti in regione: tutti gli altri dovrebbero essere smaltiti altrove.

Passo alla questione dei rifiuti ospedalieri. Nelle due province vi sono presidi ospedalieri di una certa dimensione. I controlli che effettuate sono finalizzati a sapere come vengono smaltiti i rifiuti prodotti dai nosocomi?

 

PRESIDENTE. Davo per scontato che il depuratore di cui parlavo prima fosse quello di Montesilvano. Se non è così, vi prego di dirmelo.

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. No, no.

 

PRESIDENTE. Allora la domanda vale anche per Montesilvano. Vorrei sapere il tipo di controlli che le province fanno sui depuratori di San Salvo e di Montesilvano.

 

GIUSEPPE DE DOMINICIS, Assessore all'ambiente della provincia di Pescara. Per quanto riguarda la raccolta differenziata possiamo dire che è avviata all'80 per cento, prevalentemente riguardo alla carta, alle batterie, al vetro e alle lattine di alluminio. Le province di Chieti e Pescara hanno fatto un progetto comune relativamente alla sezione umida del rifiuto, dando un grosso aiuto ai comuni, anche perché questa parte dei rifiuti è quella che pesa di più.

Per quanto concerne i controlli degli scarichi e dei depuratori, nel 1995 abbiamo concluso il censimento di tutti gli scarichi.

 

PRESIDENTE. Rispetto all'iniziativa comune delle due province, vi sembra che gli obiettivi del decreto legislativo possano essere rispettati?

 

GIUSEPPE DE DOMINICIS, Assessore all'ambiente della provincia di Pescara. Il compito delle province è quello dell'organizzazione. In questa fase abbiamo assunto un progetto sperimentale e abbiamo comprato mezzi e cassonetti che stiamo dando ai comuni. Vi è poi un aspetto marginale, ma per noi importante: mi riferisco ad un progetto di lavori di pubblica utilità per l'utilizzo di trenta ragazzi. I comuni ne sono entusiasti e hanno già aderito con un impegno di spesa nell'anno successivo. Voglio dire che noi abbiamo dato lo start up iniziale, comprando mezzi e cassonetti e i comuni, nell'aderire al progetto, hanno deliberato la loro quota di bilancio, affinché l'anno prossimo il progetto vada avanti in maniera autonoma.

Dicevo, per quanto riguarda il controllo sugli scarichi, che nel 1995 abbiamo concluso un censimento di tutti gli scarichi civili e industriali della provincia. Sono stati catalogati 468 scarichi. L'autorità giudiziaria si è avvalsa molto di questo nostro studio per effettuare controlli a tappeto su quasi tutti gli scarichi, soprattutto nel fiume Pescara, che è quello che ne raccoglie il maggior numero. Purtroppo, è emerso che gli scarichi della pubblica fognatura sono quelli che hanno dato più problemi, al contrario di quelli industriali, forse perché questi ultimi sono più controllati. Ma nella nostra provincia i depuratori sono, per moltissimi comuni, un sogno: quelli attivati sono pochissimi.

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. Mi riallaccio al discorso relativo al controllo dei depuratori anche in relazione al percolato delle discariche. Cercando di fare dei controlli sistematici sugli impianti di depurazione, si presta particolare attenzione al percolato. Il grosso problema è costituito dalla quantità, che è difficilmente controllabile. Voglio dire che ognuno può dichiarare di smaltirne una tonnellata al giorno, ma chi garantisce che quella discarica non ne produca due? Il tecnico del mio ufficio poneva questo problema: non è sufficiente sapere che una discarica dia in smaltimento il percolato, ma è necessario sapere quanto è.

 

PRESIDENTE. L'ordine di grandezza si può sapere agevolmente. Per esempio, questa mattina ci hanno detto che la discarica di Cerratina ospita in media intorno alle 300 tonnellate al giorno. Partendo dal dato che si tratta almeno per il 75 per cento di rifiuti solidi urbani, mentre il complemento è composto da rifiuti assimilati, si può stabilire quanto è il percolato.

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. Bisogna anche considerare l'aspetto climatico-stagionale.

 

PRESIDENTE. Sì, ma anche questi dati si sanno calcolare. Una stima sul percolato si può fare.

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. Mi associo a quanto è stato detto sui depuratori, che costituiscono un grave problema.

 

PRESIDENTE. Scusi, per avere certezza sul percolato, le ricordo che, poiché deve essere avviato ai depuratori, deve figurare sui registri di carico e scarico del consorzio. Quindi, la cifra non è imponderabile, anzi, secondo me può essere stabilita. Inoltre, presupponendo la correttezza degli operatori, i quantitativi su cui si opera dovrebbero risultare dai registri di carico e scarico. Immagino che lei confermi che c'è un'attività regolarmente registrata.

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. Abbiamo dei tecnici molto pignoli, che non vanno molto "a fiducia". Si sta ipotizzando qualche sistema per essere assolutamente certi anche delle quantità.

Per quanto riguarda gli impianti di smaltimento dei rifiuti pericolosi, in provincia di Chieti si trova forse l'unico impianto di questo tipo in Italia. A San Salvo c'è una discarica per i rifiuti pericolosi, ex tossico-nocivi.

 

PRESIDENTE. Ospita anche quelli di fuori regione?

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. Sì. Probabilmente solo in Piemonte c'è un altro impianto, e comunque sono pochissimi. Le posso anticipare che lì esiste il problema dei quantitativi che non corrispondono, sulle grandi cifre, a quelli inviati con le bolle.

 

FRANCO GERARDINI. Da chi è gestito questo impianto?

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. Dal CONIV, il Consorzio industriale del vastese.

 

FRANCO GERARDINI. Quindi è un privato?

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. No, è un consorzio tra un privato e il consorzio del nucleo industriale.

 

PRESIDENTE. Questa discarica di tipo 2C dov'è ubicata e come si chiama esattamente?

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. E' in provincia di Chieti, nel comune di San Salvo, nei pressi di Vasto.

 

PRESIDENTE. E' quella nota come discarica di Vasto, va bene.

La preghiamo di trasmettere alla Commissione tutta la documentazione relativa a questa discarica di tipo 2C.

 

FRANCO GERARDINI. L'assessore non è in grado di dirci questa sera i quantitativi relativi a questo impianto?

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. No. Se fossi stato informato un po' prima avrei portato una scheda. Non vorrei citare cifre sbagliate.

Per i rifiuti pericolosi c'erano degli impianti anche nella vallata del Pescara, che attualmente sono da ricollocare. C'era, per esempio, la Depuracque, che adesso deve essere ricollocata.

Per quanto riguarda i rifiuti ospedalieri, avevamo tentato l'iniziativa dell'incenerimento, come regione, e anche la provincia di Pescara aveva pensato di partecipare. La provincia di Chieti si era adoperata per installare eventualmente un impianto di incenerimento solo per i rifiuti ospedalieri, ma abbiamo avuto problemi con l'opinione pubblica. Volevamo usare dei fondi triennali europei, ma l'iniziativa è stata ostacolata.

 

FRANCO GERARDINI. Dove?

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. A Santa Maria Imbaro. Immaginavamo di poter risparmiare il 60-70 per cento delle attuali spese per lo smaltimento degli ospedalieri, che devo pensare vadano per la gran parte fuori regione, tranne qualcosa che va nella Val di Sangro, nel comune di Atessa.

 

FRANCO GERARDINI. L'assessore può chiedere alle ASL l'esatta destinazione e le modalità di smaltimento di questi rifiuti?

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. Sì.

 

PRESIDENTE. Nella documentazione sulla discarica per rifiuti pericolosi di San Salvo vorremmo risultassero anche i flussi per quantitativi, per tipologie e per provenienza. Mi sembra che la stessa regione Lazio conferisca almeno in parte i rifiuti pericolosi in questa discarica. Dovreste farci avere il quadro di cosa entra e da quali provenienze.

 

FRANCO GERARDINI. Lo stesso vale per i sanitari.

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. Va bene.

Ricordavo stamattina al presidente la vicenda dei rifiuti del milanese che coinvolgevano anche la discarica di Cerratina. Vi è una legge regionale che vieta l'arrivo di rifiuti solidi urbani da fuori regione fino all'adeguamento del piano regionale.

 

PRESIDENTE. Erano rifiuti di Milano o della provincia?

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. Ritengo fosse coinvolta anche la provincia. Per quanto a mia conoscenza - credo che il procuratore Trifuoggi potrà essere più preciso -, ricordo che da un semplice controllo amministrativo emerse uno stoccatore provvisorio che, nel giro di un mese, vide il quantitativo annuale diventare quasi giornaliero. Questo, ovviamente, determinò un'indagine della polizia provinciale. Fummo anche insultati, perché fummo ritenuti imbecilli. Questo complesso di imprese disse che faceva una cernita, che recuperava il 5 per cento mentre il 95 per cento lo mandava al... Ma il mio ufficio aveva dei dubbi anche sul 5 per cento, perché i piazzali erano troppo puliti.

Purtroppo, io ho visto la sentenza e, dato il sistema dell'oblazione, tutta l'operazione si è conclusa con una pena di 2 milioni e mezzo ciascuno più 74 mila lire. Se dovessi fare non il calcolo ecologico, ma quello economico, non varrebbe la pena di mettere in campo tutto il sistema di controllo che c'è voluto per la cifra che lo Stato ha incassato. Certo, il quantitativo non era eccessivo, ma si trattava pur sempre di 10 milioni di chili in quattro mesi. Se facciamo il conto della serva di 10 lire al chilo, raggiungiamo i 100 milioni; se calcoliamo 100 lire, è qualcosa di più. Credo che all'epoca i prezzi dell'area di Milano si aggirassero intorno alle 360 lire.

Riagganciandomi al discorso su Pescara, è senz'altro vero, alla luce del decreto Ronchi, che la gestione spetta ai consorzi tra comuni; ma se è altrettanto vero, in base all'articolo 23, che vi deve essere una gestione unitaria della provincia, probabilmente non si può demandare soltanto ad un consorzio di comuni la gestione della politica dei rifiuti di tutta la provincia.

In questi giorni mi sto adoperando per ricondurre il discorso negli ambiti ottimali. Nel bilancio è stata prevista una spesa di 200 milioni per il piano di gestione dei rifiuti e non posso certo raccontare ai cittadini che, a fronte di questa spesa, le discariche si stanno riempiendo e, quindi, che tutto ciò che è scritto è un'enorme bugia. Né posso raccontare ai cittadini, nel mentre chiedo loro di agevolare la raccolta differenziata tra umido e secco, che mi faccio occupare il territorio da altri comuni i quali non hanno organizzato politiche efficaci nei propri ambiti territoriali. Credo tuttavia che possiamo corrispondere, in modo sussidiario, alle esigenze di province vicine, programmando modi, tempi e quantità perché, quando saremo in grado di operare un'effettiva programmazione, potremo chiedere a chi intenda entrare nell'ambito ottimale di conferire, se non altro, il secco in una specifica discarica e l'umido in un altro impianto che al momento sta decollando nel consorzio del vastese, a Cupello, impianto che contiamo di migliorare ulteriormente, dal momento che conferiamo soltanto la frazione organica. Tale impianto, al momento, funziona soltanto per un consorzio di otto comuni i quali conferiscono il tal quale, fatto che, come è dimostrato, crea sicuramente qualche problema. Un altro impianto di compost è quello del CIRSU di Giulianova.

In definitiva, voglio dire che si può dare un aiuto ai comuni che ne hanno bisogno, ospitando il secco; quanto alla parte di frazione organica, questi comuni potrebbero orientarsi su altri impianti.

Alla luce di queste considerazioni, sono realisticamente preoccupato rispetto agli obiettivi perseguiti dal decreto Ronchi. Mi riesce difficile pensare, ad esempio, che la percentuale dell'1,5 per cento che attualmente si registra in provincia di Chieti possa essere incrementata al 15, al 25 o al 35 per cento.

 

PRESIDENTE. La media attuale di raccolta differenziata sul territorio provinciale è pari all'1,5 per cento?

 

LEO BRIGANTE, Assessore all'ambiente della provincia di Chieti. Sì, è questa la media, anche se va considerato che qualche comune riesce ad arrivare a punte del 5-6 per cento.

Abbiamo deciso di approfittare di uno dei fondi POP per elaborare un piccolo progetto che prevede la creazione di uno sportello di consulenza sulle tecniche utilizzate con successo sia in Lombardia sia in Veneto nonché l'accelerazione del recupero separato umido-secco. In questa direzione sono state realizzate piattaforme per la raccolta differenziata nell'ambito sia del consorzio di Lanciano sia di quello di Copello, dove insiste l'impianto di compostaggio. Credo che nell'area Chieti-Pescara sarebbe necessario un altro impianto di compostaggio.

Partendo con un progetto pilota, che nel mio caso riguarderà 13 mila famiglie con una media di 39 mila abitanti, speriamo di conseguire successi tali da uniformarci a tecniche che, pur rudimentali, sono comunque efficaci.

Nelle nostre aree montane, in gran parte destinate a parco, i comuni sono talmente piccoli da rendere estremamente oneroso il servizio. Ne consegue la necessità in capo ai comuni di mettersi insieme, anche nell'ambito delle comunità montane, e di fruire dell'aiuto dei consorzi di smaltimento rifiuti che, quando funzionano (ve ne sono alcuni che non hanno ancora il consiglio di amministrazione), si preoccupano soltanto di trovare un posto dove sversare i rifiuti. Credo invece che i comuni debbano cominciare ad organizzarsi sul territorio al fine di individuare punti di raccolta e di trasferimento dei rifiuti, in modo tale da determinare ripercussioni positive anche sulle tariffe.

L'unico consorzio che funziona nella mia provincia, quello del lancianese, incontra difficoltà poste dal sindaco del comune a portare i rifiuti al consorzio stesso, la cui dislocazione è considerata lontana. Questo problema deve essere superato dal consorzio, che deve considerare nei costi dismaltimento anche il trasporto del rifiuto, da qualsiasi parte provenga. Il comune di Lanciano, a parte il ristoro, in base a questo ragionamento dovrebbe pagare, in ipotesi, cento lire, così come quello di Taranta Peligna, che si trova a 50 chilometri di distanza, che dovrebbe pagare lo stesso cento lire, purché si crei una certa situazione a pochi chilometri di distanza.

 

GUGLIELMO PALMIERI, Presidente del consorzio comprensoriale smaltimento rifiuti del Frentano. Il problema del percolato incide indubbiamente sulle tariffe di smaltimento. Presso la nostra discarica abbiamo un impianto di biogas che produce 350 metri cubi di gas al giorno. Tale impianto è in funzione dal mese di ottobre e il nostro obiettivo è di realizzare un primo trattamento del percolato in discarica, utilizzando l'energia proveniente dall'impianto di biogas e, conseguentemente, abbattendo i costi.

 

PRESIDENTE. Avete intenzione di utilizzare il biogas per alimentare un gruppo di generazione elettrica?

 

GUGLIELMO PALMIERI, Presidente del consorzio comprensoriale smaltimento rifiuti del Frentano. Sì, ai fini della produzione del calore necessario a realizzare un primo trattamento essiccativo del percolato.

 

PRESIDENTE. Quindi, per un uso interno, non esterno...

 

GUGLIELMO PALMIERI, Presidente del consorzio comprensoriale smaltimento rifiuti del Frentano. Anzitutto, per uso interno. L'obiettivo che ci sta a cuore è di abbassare la tariffa. Per noi, trattare il percolato significa abbattere i costi di smaltimento per tutti i comuni. Il progetto è allo studio dei tecnici i quali stanno valutando la concreta possibilità di realizzarlo. Tra l'altro, occorrerà stabilire se il quantitativo di biogas prodotto dall'impianto sia sufficiente per realizzare certe operazioni.

Per quanto riguarda il controllo in discarica, vorrei far presente che il consorzio si è attivato autonomamente per controllare l'attività in discarica, non soltanto nominando un tecnico e predisponendo un'alta sorveglianza sulla gestione dell'impianto ma anche nominando una commissione di collaudo, in corso d'opera e definitivo, dei vari settori realizzati; all'interno di questa commissione, ci sono l'ingegnere capo del genio civile e rappresentanti delle varie professioni, tutte persone competenti.

La raccolta differenziata è al primo punto del nostro bilancio per il 1998. Abbiamo già previsto una posta di 1,2 miliardi per i 53 comuni. Naturalmente, predisporre un progetto unitario per la raccolta differenziata non è cosa da poco, anche perché la raccolta differenziata realizzata fino ad oggi è stata effettuata in maniera diversa nei vari comuni. Di qui l'esigenza di uniformare tutto il sistema. Oggi siamo nella fase di analisi della situazione di fatto; dalle risultanze di quest'ultima ricaveremo gli elementi per redigere il progetto e ci auguriamo di poter cominciare a realizzare i primi investimenti entro l'anno. Naturalmente, nel far questo, ci scontriamo con i sindaci di alcuni comuni i quali credono poco nella raccolta differenziata.

Abbiamo ottenuto il finanziamento della piattaforma di valorizzazione dei prodotti della raccolta differenziata, un progetto finanziato dai fondi POP della Comunità europea, con piattaforma dimensionata nella misura del 5 per cento dei rifiuti provinciali prima dell'entrata in vigore del decreto Ronchi. Con la vigenza di quest'ultimo, tale dimensionamento non è più sufficiente.

Per quanto riguarda le tariffe, abbiamo ipotizzato per il periodo giugno 1995-giugno 1996 e giugno 1996-giugno 1997 un ristoro finanziario per il comuni che si trovino oltre una soglia critica di distanza, al di là della quale si realizza una situazione di svantaggio rispetto agli altri comuni. In particolare, abbiamo stabilito che i comuni che si trovino ad una distanza inferiore a 23 chilometri dalla discarica siano in una situazione favorevole; per i comuni che si trovino ad una distanza superiore ai 23 chilometri è previsto un ristoro finanziario per ogni chilometro in più, derivato da una formula matematica. Tali criteri saranno seguiti fino al giugno 1997; dal giugno di quest'anno, saranno invece seguiti progetti legati a stazioni di trasferimento dei rifiuti, che abbiamo realizzato insieme alle comunità montane, in sub-aree omogenee. I progetti sono pronti da due anni e siamo ancora in attesa delle autorizzazioni regionali.

In questa direzione, siamo pronti anche dal punto di vista amministrativo. Sono state realizzate convenzioni ed associazioni fra comuni e comunità montane, delegando queste ultime alla gestione del centro. Come consorzio, ci preoccuperemo di posizionare compattatori scarrabili nei centri di trasferimento nonché di prendere questi ultimi e portarli in discarica. Naturalmente, i comuni dovranno pagarci la copertura delle distanze inferiori ai 23 chilometri; oltre questo limite, non pagheranno nulla.

Alla luce delle difficoltà che si registrano per la raccolta differenziata, abbiamo intenzione di utilizzare come isole ecologiche i centri di trasferimento dei rifiuti.

 

PRESIDENTE. Vi ringraziamo.

 

 

Incontro con il procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti.

 

PRESIDENTE. Salutiamo il dottor Trifuoggi, procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. Siamo stati informati di indagini relative a traffici di rifiuti pericolosi con epicentro a Tollo, dove peraltro abbiamo potuto constatare direttamente la situazione di pericolo rappresentata dallo sversamento di rifiuti quali residui di amianto e di conceria.

Da lei vorremmo conoscere la natura di questi traffici, la loro estensione e i soggetti che li praticano. Vorremmo inoltre sapere se, attraverso l'inchiesta, lei si sia formato un'opinione su quello che la Commissione considera l'"allarme Abruzzo". Due o tre anni fa la situazione in quest'area era completamente diversa; oggi constatiamo che la procura di Avezzano sta seguendo un'inchiesta nella quale, addirittura, sono coinvolti oltre cento soggetti. La procura di Pescara, dal canto suo, ha promosso un'altra importante inchiesta, a dimostrazione del fatto che l'Abruzzo è diventata una zona - per così dire - molto tribolata.

Da lei vorremmo avere una ricostruzione della sua indagine, avvertendola fin d'ora che, ove ritenesse di rilasciare dichiarazioni in regime di riservatezza, può farlo presente alla presidenza, che disporrà di conseguenza ai fini della pubblicità dei lavori.

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. E' vero, signor presidente, che negli ultimi tempi si è registrata una recrudescenza di fenomeni negativi collegati al ciclo dei rifiuti nella regione Abruzzo. In tale contesto, vorrei segnalare che alcuni segnali tranquillizzanti, che pure sono stati lanciati, si sono dimostrati non del tutto attendibili. L'onorevole Gerardini ricorderà che, in occasione della presentazione del rapporto di Legambiente, si disse che il giorno precedente si era riunito a L'Aquila il comitato regionale per l'ordine pubblico, presieduto dal prefetto, e che lo stesso comitato aveva escluso che vi fosse un coinvolgimento, in qualsiasi maniera, della criminalità organizzata nell'ecomafia; in sostanza, si disse che in Abruzzo non esisteva ecomafia. In realtà, quella riunione peccava per difetto sotto il profilo della composizione del comitato, ove si consideri che alla riunione stessa erano stati invitati, come magistrati, i procuratori della Repubblica presso i tribunali. Questi ultimi nulla conoscono della materia. Noi procuratori presso le preture, che seguiamo certe vicende almeno nella fase in cui si configurano reati ambientali, salvo poi a scoprire altre figure di reati, non eravamo stati invitati. Il salto - se così possiamo definirlo - è tra procura distrettuale antimafia e procura presso la pretura: da questo salto il tribunale è sicuramente escluso.

 

PRESIDENTE. Anche noi abbiamo notato una forte attività delle procure presso le preture con riferimento alla tematica dei traffici illeciti di rifiuti ed una maggiore difficoltà da parte delle procure presso i tribunali. Riteniamo che questo trend, sicuramente riscontrabile su tutto il territorio nazionale, derivi in gran parte dal fatto che i reati ambientali - e, quindi, anche i reati relativi al ciclo dei rifiuti - rappresentano fattispecie che, ancorché gravissime, sono purtroppo ancora sottoposte a sanzioni amministrative, e quindi non tali da invocare un intervento del tribunale.

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. E' così, presidente.

 

PRESIDENTE. Vorremmo acquisire il suo parere al riguardo.

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. Quello che dice, presidente, è esatto. Noi delle procure circondariali ci occupiamo, sostanzialmente, di tutta la legislazione speciale, ad eccezione di quella relativa la materia tributaria, riservata alla competenza del tribunale. Conseguentemente, siamo costretti a maturare un'esperienza in materia ambientale, anche in senso lato, con riferimento cioè agli aspetti attinenti ai rifiuti, all'urbanistica ed all'inquinamento. Ciò, da un lato, perché è un po' il nostro pane quotidiano e, dall'altro, perché la sensibilità verso certi tipi di reato ci deriva dalla pratica. E' difficilissimo che qualcosa del genere trasmigri in una procura del tribunale e, anche ammesso che ciò avvenga, ci troveremmo di fronte a persone che non hanno esperienza in materia e che incontrerebbero difficoltà anche nel riuscire ad incasellare una specifica fattispecie in un quadro legislativo e normativo. Spesso ci rendiamo conto, esaminando stralci di procedimenti che ci provengono dai tribunali, che in queste ultime sedi i problemi non sono centrati puntualmente.

Si tratta di un aspetto che diventa ancora più preoccupante nella prospettiva futura dell'unificazione delle procure e della decapitazione delle procure circondariali. Io stesso, ad esempio, perderò il posto e lavorerò in qualche altra parte. Naturalmente, però, si perderà l'esperienza di oltre cento procuratori circondariali, i quali saranno costretti a trasmigrare se vogliono evitare di ritornare a fare i sostituti, come trent'anni prima.

Per quanto riguarda il caso specifico, non vi sono segreti di alcun genere in ordine alla vicenda di Tollo.

 

PRESIDENTE. Le indagini di cui lei si è occupato riguardano soltanto la vicenda di Tollo?

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. Di questa vicenda posso parlare senza problemi di sorta.

 

PRESIDENTE. Allora, si soffermi su questa e poi, eventualmente, potrà fare riferimento ad altri fatti.

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. Il mio ufficio si è occupato di almeno quattro casi dai quali appare che, dietro ad uno smaltimento illecito di rifiuti, vi è un'organizzazione. Non posso dire che si tratta di una delle organizzazioni criminali canoniche, ma comunque un'organizzazione c'è. Per l'esperienza maturata in oltre trent'anni di attività, temo che, laddove vi è un'organizzazione e laddove vi è una fonte di guadagno facile, l'organizzazione criminale canonica prima o poi si accosta ed entra, anche per la facilità di sottrarsi ad indagini dipendente dalla proliferazione a scatole cinesi di società, che rende davvero difficile ricostruire le responsabilità di ciascuno.

Per quanto concerne la vicenda di Tollo, ci siamo trovati ad occuparcene quasi per caso, come spesso accade in fatti di questo genere. L'indagine che avevamo avviato correva il rischio di concludersi sulla base della considerazione che tutti i camion che venivano a scaricare i big bag erano dotati di una bolla apparentemente regolare. Per fortuna, sono intervenuti i carabinieri del NOE - benedetti carabinieri del NOE! - i quali stanno svolgendo indagini a più ampio raggio. Sono i carabinieri del NOE che fungono da catalizzatore di tutte le inchieste perché sono gli unici ad avere il controllo del territorio.

 

PRESIDENTE. Non ci dica che sono gli unici perché altrimenti ci mette in imbarazzo di fronte agli altri nostri consulenti!

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. No, volevo dire gli unici che hanno il controllo generale del territorio. Sono soddisfattissimo dell'ausilio che mi danno tutte le forze di polizia, da quelle nazionali fino alla guardia provinciale di Chieti, che è formata da persone entusiaste, che lavorano con solerzia e con zelo. E' di istituzione molto recente, ma si dà un gran da fare e risulta assai utile, ovviamente nell'ambito territoriale di competenza.

Dicevo che sono intervenuti i carabinieri del NOE, che ci hanno illuminato su questo traffico, traffico che ha scelto l'Abruzzo a causa dell'attività dei napoletani. I rifiuti che non si potevano più scaricare in Campania in seguito a qualche piccolo incidente fra famiglie camorriste (chi aveva il terreno e chi pretendeva il pizzo erano due famiglie diverse, per cui è sorta una guerra di camorra e c'è scappato anche qualche cadavere) sono stati dirottati verso l'Abruzzo, che è a due passi, è facile da raggiungere con la rete stradale e autostradale esistente ed ha lande quasi completamente deserte e corsi d'acqua facilmente raggiungibili in cui scaricare. Il fiume Pescara, nonostante i nostri sforzi, contiene di tutto. Di recente vi è stata un'iniziativa assai interessante degli assessori provinciali di Chieti e di Pescara con cui si spera si possa risolvere qualcuno dei problemi.

Dicevo dunque che lo scarico dei rifiuti si faceva da queste parti, grazie ad un unico soggetto, al quale abbiamo sequestrato la discarica di Tollo. Poi gli abbiamo sequestrato dei terreni perché, chiusa la discarica di Tollo, aveva cominciato a scaricare quasi sul greto del fiume Pescara, a Chieti Scalo. Poi si è ritrasferito in provincia di Pescara, a Cepagatti, in contrada Aurora. Poiché è stato oggetto di un nuovo sequestro, credo che per il momento...

 

PRESIDENTE. Sarebbe il titolare della SOGERI?

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. Sì, esatto: Nicola De Nicola. Sembra che, almeno da queste parti, abbia cessato ogni attività di questo genere.

Dall'indagine forse è emerso meno di quanto sarebbe stato lecito attendersi per un contrattempo che si è verificato a livello di indagini. Vi sono state infatti due forze di polizia che indagavano contemporaneamente sullo stesso fatto e che si sono disturbate a vicenda. Mentre una delle due stava tenendo sotto controllo da vari giorni un impianto nel nord Italia, perché aveva fondato motivo di ritenere che in quell'impianto sarebbero arrivati undici o quindici TIR carichi di rifiuti radioattivi provenienti dalla Francia, una pattuglia di un'altra forza di polizia ha sequestrato il capannone senza sapere che gli altri stavano indagando. Per questi traffici a livello internazionale e nazionale sarebbe necessario un coordinamento a livello nazionale.

I rifiuti che venivano scaricati a Tollo erano in gran parte residui di industrie siderurgiche, fra le massime in Italia: tutte industrie del nord.

 

PRESIDENTE. Ci può dire quali sono?

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. Conosco i nomi di questi signori, non quello delle industrie. Ma potrò fare avere alla Commissione un elenco preciso. Si tratta di molte industrie del nord, in particolare della Lombardia. Cito un nome, le fonderie Capra, perché c'è un imputato che si chiama Capra: è uno dei circa quaranta soggetti rinviati a giudizio fra i titolari delle imprese che dovevano liberarsi dei rifiuti e i trasportatori.

Questi rifiuti uscivano dalle fabbriche e poi si procedeva con il solito sistema della triangolazione. Si fermavano una notte a Marghera e il mattino successivo lo stesso camion, senza che neanche fossero stati tolti i laccetti del telone, partiva con una bolla diversa con la dicitura "residui riutilizzabili". Infatti, il De Nicola aveva un'autorizzazione: quella non era una discarica, era un impianto di trattamento di residui riutilizzabili, nella sua mente.

 

PRESIDENTE. Quindi, si è limitato alla comunicazione di inizio attività.

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. Esatto. Il problema che ci siamo posti era di verificare come queste sostanze viaggiassero accompagnate regolarmente da certificati di analisi. Sarà per caso o per altro motivo, ma questi certificati provenivano tutti da laboratori toscani.

Il problema consisteva nel fatto che non ero in grado di dimostrare a posteriori che quel certificato era falso: può infatti darsi che al laboratorio sia stato mostrato un campione di sostanza perfettamente corrispondente all'analisi. Un mese o due dopo non sono in grado di dire se il certificato è falso: so solo che non è corrispondente alla sostanza trasportata. Ci siamo trovati parzialmente in difficoltà perché le attrezzature del presidio multizonale di Chieti non consentivano di valutare la composizione esatta delle sostanze, alcune delle quali erano proprio ai limiti fra il residuo riutilizzabile e il rifiuto. Ci siamo poi rivolti al presidio multizonale di Roma, che stava effettuando indagini di questo genere anche per conto di altri uffici giudiziari. Infatti, questo traffico ha riguardato varie province d'Italia. Per quanto ne so io, di queste vicende si stavano occupando contemporaneamente tre o quattro procure distrettuali, che poi hanno concentrato il tutto a Napoli. Il dottor Cafiero De Raho ha seguito l'inchiesta principale, anche perché c'erano degli omicidi, che attraevano gli altri reati. Abbiamo preferito non far attrarre i reati di nostro competenza dalla procura di Napoli per evitare la prescrizione. Poiché si trattava per la massima parte di contravvenzioni, si correva il rischio che la procura distrettuale, giustamente puntando a prendere gli assassini, lasciasse perdere gli altri aspetti. Pertanto, abbiamo proceduto, e il processo si svolgerà a novembre 1998 dinanzi al pretore di Francavilla al Mare, che è competente per territorio per quanto riguarda Tollo. Successivamente, a seguito di un supplemento di indagini svolte dal NOE, dato che la vicenda della triangolazione all'inizio non appariva chiarissima, siamo riusciti ad individuare il soggetto che, nottetempo, effettuava il miracolo della trasformazione da rifiuti in residui. Pertanto, direi che sotto questo profilo l'indagine si è conclusa bene.

 

PRESIDENTE. Si è conclusa bene nel senso che siete riusciti a trovare le persone e a imputare loro dei reati. Però si è conclusa male nel senso che queste persone, che hanno provocato gravissimi danni, se la sono cavata con delle contravvenzioni.

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. Questo è il problema. Lei diceva che sono dei reati gravissimi: bisognerebbe, chiedo scusa se mi permetto di esprimere il mio parere...

 

PRESIDENTE. La nostra Commissione ha predisposto un documento di cui è già iniziato l'esame proprio sull'ipotesi di introdurre il delitto ambientale nel codice penale. Ci rendiamo ben conto che senza strumenti di questo genere non è possibile procedere.

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. Dal mio punto di vista, i reati sono gravissimi quando sono puniti in maniera gravissima. Quando sono puniti in maniera lieve vuol dire che il legislatore non ritiene che siano gravissimi. Se il furto alla Standa viene punito con la reclusione e la distruzione di ettari di terreno tramite rifiuti tossici costituisce una contravvenzione, è evidente che è più grave il furto alla Standa.

 

PRESIDENTE. Lei ha parlato di Marghera come zona di provenienza. Ha anche citato misure sui campioni: chi le ha compiute?

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. Numerosissimi laboratori in Toscana.

 

PRESIDENTE. Potremmo conoscerne i nomi?

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. Certamente. Se la Commissione lo desidera, invierò l'elenco preciso di tutte le persone rinviate a giudizio e quello dei laboratori che hanno effettuato le analisi.

 

PRESIDENTE. Il profano potrebbe pensare che siano stati compiacenti, ma magari non lo sono stati.

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. Non lo posso escludere, ma non avevo elementi per poterlo dire. Ritengo che dopo tanti anni un'inchiesta si indebolisce se, su cinquanta persone, quaranta vengono assolte e si corre il rischio che, davanti al pretore, anche gli altri dieci siano trascinati via. Se l'accusa è debole, potrebbe esserlo nei confronti di tutti i soggetti interessati.

 

FRANCO GERARDINI. Sono tutti laboratori privati e non presidi multizonali?

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. No, no, sono tutti laboratori privati.

Per quanto riguarda la provenienza da Marghera, non ricordo in questo momento il nome dell'impianto di trattamento, che comunque potrò fornire per iscritto. L'impianto di Marghera è stato tenuto sotto controllo anche da altre forze di polizia. Ricordo come fatto collegato che un camion contenente sempre gli stessi big bag è stato sequestrato dalla guardia di finanza di Brescia, che lo ha seguito dalla partenza fino ad un altro centro in provincia di Chieti, Ripa Teatina, dove c'è una cava abbandonata di proprietà di tale Masci Gabriele, proprietario di un'impresa di movimento terra che risulta aver lavorato varie volte per De Nicola. Parte di questo carico è andato a finire nell'impianto della SOGERI di Cepagatti, mentre un'altra parte è finita a Ripa Teatina. Anche lì la cava è stata sequestrata e Masci e De Nicola sono stati rinviati a giudizio anche per quello.

Per il resto, a volte ci siamo trovati di fronte alla difficoltà di riuscire a entrare. Questa volta siamo stati abbastanza fortunati, perché le situazioni erano abbastanza chiare e lineari: evidentemente, all'epoca (i fatti risalgono al 1995) questi signori non pensavano che si potesse arrivare a loro, e quindi si erano meno cautelati di quanto non fanno adesso: hanno quindi aumentato le cautele per evitare di essere scoperti. Tutto questo avviene innanzitutto mediante una serie di intermediari. Mi rendo conto di dire un'assurdità a livello economico, ma credo che, come è proibita dalla legislazione sul lavoro la figura dell'intermediario, così dovrebbe esserlo anche in questa materia. Mentre il mediatore è assolutamente necessario per una serie di attività minute, come l'acquisto degli immobili (chi si reca in una nuova città deve rivolgersi a qualcuno), qui esistono gli albi: l'industriale che per la prima volta deve rivolgersi a qualcuno per il trasporto e per lo smaltimento dei rifiuti può consultare gli albi.

 

PRESIDENTE. Per intermediari quale figura intende?

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. Esistono delle società commerciali che non fanno altro che mettere in contatto l'industriale che deve scaricare i rifiuti con il trasportatore o lo smaltitore. Tutto ciò è assurdo. Questo dimostra che c'è del marcio, perché queste società commerciali possono prosperare se l'industriale è costretto a rivolgersi a loro: è chiaro che non lo si fa volentieri, perché i costi aumentano, e quindi bisogna esservi in qualche modo costretti. Inoltre tutto questo serve a confondere ulteriormente, perché la documentazione trasmigra da una società all'altra e ad un certo punto non si sa più con chi bisogna prendersela, cioè quali sono i soggetti che possiamo considerare responsabili dei traffici illeciti.

Cito l'esempio clamoroso relativo a quando il comune di Milano inviava i suoi rifiuti urbani in Abruzzo.

 

PRESIDENTE. Può essere più dettagliato? Nel corso dei sopralluoghi effettuati dalla Commissione in alcune località del Lazio abbiamo trovato dei rifiuti provenienti più dalla provincia che non dalla città di Milano.

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. Sono rifiuti del comune di Milano.

 

PRESIDENTE. Con l'etichetta AMSA?

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. Sì e no, perché l'azienda municipalizzata di Milano non smaltiva direttamente. In effetti l'operazione avveniva come segue. In Abruzzo è vietato da una legge regionale che i rifiuti di altre regioni siano smaltiti qui. L'azienda municipalizzata di Milano, con una serie di appalti che ci hanno interessato - tanto che abbiamo fatto uno stralcio e lo abbiamo trasmesso alla procura presso il tribunale di Milano -, tutti appalti con società commerciali, le incaricava di provvedere ad una cernita dei rifiuti tra secchi e umidi. Tutti i rifiuti venivano inviati qui per il trattamento, per la cernita: una volta entrati nello stabilimento in Abruzzo avevano acquisito la "cittadinanza" abruzzese: dopo di che, il 95 per cento era rifiuto abruzzese, mentre l'altro 5 per cento non si è mai più trovato. Ma questo 5 per cento che si diceva recuperato è stato immediatamente stroncato, perché nel momento in cui abbiamo cominciato ad inviare informazioni di garanzia ai titolari degli impianti nel nostro circondario questi hanno immediatamente rifiutato di proseguire l'operazione. Credo che vi sia stato un solo scarico.

 

PRESIDENTE. Tutto ciò quando accadeva?

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. Due anni fa. Questo sistema delle società commerciali non funzionava granché.

Adesso ci troviamo di fronte ad un'altra ipotesi che soltanto in apparenza non ha le stesse dimensioni, anche se in realtà, secondo me, può avere dimensioni ancora maggiori, trattandosi di un grosso traffico a livello nazionale. L'indagine è attualmente in corso, ma posso dire che si tratta di acidi esausti. L'industriale di Chieti per smaltire questi acidi esausti si rivolge ad una società commerciale di Francavilla al mare, che a sua volta si mette in contatto con un'altra società del nord autorizzata al solo trattamento dei rifiuti. Questa società non ha impianti di alcun genere e non è autorizzata al trasporto.

 

PRESIDENTE. In sostanza, non è autorizzata a nulla.

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. A qualcosa sì, ma non del tutto lecito!

 

PRESIDENTE. Suppongo che abbia fatto una comunicazione di inizio attività, dichiarando di saper smaltire un certo tipo di rifiuti.

 

NICOLA TRIFUOGGI, Procuratore della Repubblica presso la pretura di Chieti. Sì, ma non si sa dove e quando, perché non dispone di alcun impianto. Tutti gli immobili di questa società sono stati quantificati in un vano di quattro metri per quattro. Il trasportatore, lungo il viaggio, effettua una falsificazione, facendo un'altra bolla. La società che avrebbe dovuto provvedere al trattamento fornisce il trasportatore di cinque o sei bolle in bianco, a seconda delle occorrenze. Nel corso del viaggio si dice all'autista dove deve andare a scaricare e il trasportatore si fa la sua brava bolla: come per miracolo, l'acido cloridrico diventa ferro cloroidrato, indispensabile per il funzionamento di certi tipi di depuratori, e viene portato immediatamente presso un depuratore, dove viene venduto. In questo modo, la società guadagna sia per il trattamento che non fa sia per la vendita del prodotto, senza avere spese di alcun genere. La meraviglia degli agenti della polizia provinciale che si sono recati nella zona in cui questa società dovrebbe operare è stata dovuta al fatto che essa aveva solo il registro di carico, perché non ha mai scaricato nulla.

 

PRESIDENTE. Poiché non vi sono obiezioni, possiamo procedere in seduta segreta, in modo che lei possa dire i nomi di tutti.

(La Commissione procede in seduta segreta).

 

Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica.

La ringraziamo per il contributo di conoscenze offerto alla Commissione.

 

FRANCO GERARDINI. Anche io la ringrazio, procuratore, per la sua chiarezza.

 

 

Incontro con il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara.

 

PRESIDENTE. La Commissione vorrebbe essere messa al corrente delle indagini condotte dalla procura della quale ella è titolare, in ordine al traffico illecito di rifiuti. In tale settore gli Abruzzi si stanno rivelando, in modo preoccupante, una sede di traffico e di smaltimento, anche con l'impiego di tecnologie - per così dire - innovative, sotto un profilo, ovviamente, del tutto negativo.

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. Dico subito che, quando la Commissione parlamentare antimafia è venuta a Pescara, non ho parlato affatto dei problemi connessi al ciclo dei rifiuti giacché non mi risultava alcun elemento di conoscenza al riguardo. Ciò perché la procura presso il tribunale non aveva ricevuto alcuna denuncia in questa materia. In un momento successivo ho cominciato ad occuparmi del problema ed ho saputo dai colleghi della procura presso la pretura che la situazione avrebbe dovuto essere considerata in relazione alla criminalità organizzata in Pescara, un fenomeno davvero serio. In virtù dell'acquisizione di questi elementi di conoscenza, ho predisposto una relazione che ho consegnato alla Commissione parlamentare antimafia il 17 settembre 1997, relazione che volentieri vi consegno, insieme ad altri documenti.

E' soltanto in un certo momento che sul mio tavolo sono arrivati determinati processi, che ho naturalmente collegato ad altre vicende concernenti il filone "mani pulite", che a Pescara va avanti dal 1988 (io sono procuratore dal 1992). La situazione riscontrabile a Pescara è davvero disastrata. Nel nostro piccolo abbiamo posto in essere un'operazione "mani pulite", con riferimento alla quale ho avuto modo di verificare che, molto spesso, talune vicende erano collegate alla materia dei rifiuti. Le concussioni che abbiamo accertato - e alle quali è fatto chiaro riferimento nella documentazione che vi ho consegnato - riguardano proprio questo specifico settore.

Il secondo settore riguarda la finalità economica. Sui nostri tavoli sono arrivati molto processi in relazione non all'attività immediatamente collegata al ciclo dei rifiuti ma alle false fatturazioni. Ad esempio, nell'ambito dell'operazione denominata Gambero, ci siamo accorti che tutto il giro di fatturazioni riscontrato al riguardo era collegato al ciclo dei rifiuti.

 

PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, dottor Di Nicola. Lo faccio solo per avvertirla che, qualora lo ritenesse opportuno, può chiedere in qualsiasi momento che le sue dichiarazioni siano sottoposte a regime di riservatezza.

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. Nella documentazione che vi ho consegnato è contenuta, tra l'altro, una richiesta di rinvio a giudizio del 15 maggio 1993, riguardante sindaci, onorevoli e personaggi della città, anche arrestati. Dal capo di imputazione risultano il pagamento di tangenti nonché reati di concussione al fine di ottenere le autorizzazioni...

 

PRESIDENTE. Le chiedevo se ritiene di poterci indicare fatti e nomi in regime di non riservatezza sotto il profilo della pubblicità.

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. Mi sto riferendo ad un processo già concluso, i cui imputati hanno tutti scelto il patteggiamento.

 

PRESIDENTE. Quando si è concluso il processo?

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. Nei suoi vari stadi, si è concluso nel triennio 1995-1997. Uno soltanto degli imputati, un ex assessore regionale all'ecologia, non ha optato per il patteggiamento ed ha avuto una condanna di quattro anni e sei mesi in primo grado. Inoltre, tra gli imputati vi era un deputato per il quale non era stata concessa l'autorizzazione a procedere; costui, nel momento in cui è cessato dall'incarico parlamentare, ha optato per il patteggiamento e, quindi, la questione si è conclusa. Tutti i nomi - tranne quello del deputato, che comunque si evince dal contesto - sono riportati in uno dei documenti che vi ho consegnato. Posso dire, per rispondere al quesito che lei poneva, che si tratta di attività riservata ma non segreta.

Vi è poi un processo che rappresenta l'epilogo della vicenda relativa a Colle Cese di Spoltore, contro l'ex presidente della giunta regionale, l'onorevole D'Andrea Matteo Piero, l'ex assessore regionale all'ecologia, Benedetto Giuseppe, ed altri, anch'esso riservato ma non legato al segreto istruttorio: vi è già stata infatti la richiesta di rinvio a giudizio e l'udienza preliminare si terrà il 12 marzo 1998.

Presidente, chiedo che la Commissione proceda in seduta segreta.

 

PRESIDENTE. Non essendovi obiezioni, procediamo in seduta segreta.

(La Commissione procede in seduta segreta).

 

Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica.

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. Infine, anche se si tratta di casi in cui si è proceduto all'archiviazione, ho voluto produrre, affinché rimanga agli atti della Commissione, una serie di richieste di archiviazione in quanto sintomatiche di una situazione particolare. In Abruzzo, almeno dal mio punto di vista limitato all'osservazione delle patologie, esiste un grosso fenomeno legato alle discariche. Nel momento in cui ho assunto il mio incarico, ho potuto verificare l'esistenza di una molteplicità di denunce presentate da comitati dei cittadini, ricorsi al TAR, ordinanze di sindaci messi sotto processo dai pretori, il tutto collegato alla drammatica situazione delle discariche. Insomma, la regione tollerava situazioni di irregolarità, di illegalità, di confusione e di favoritismi. Ecco perché, nonostante - ripeto - si tratti di casi di archiviazione, ho ritenuto di dover produrre i relativi atti, perché testimoniamo dell'illegalità diffusa a tutti i livelli in questa materia.

 

PRESIDENTE. I casi di archiviazione dei quali ci sta parlando, dai quali, a dir poco, emerge un quadro di incapacità amministrativa...

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. In realtà, più che di incapacità amministrativa, dobbiamo parlare di veri e propri reati. Abbiamo accertato, in particolare, reati di concussione in ordine agli appalti per la pulizia della città.

 

PRESIDENTE. Per quali motivi, allora, è stata disposta l'archiviazione?

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. L'archiviazione si riferisce ad altri fatti, sempre collegati a Colle Cese ed alle discariche. Queste ipotesi di archiviazione, a mio avviso, vanno tenute nel giusto conto perché, anche laddove il magistrato penale è giunto all'archiviazione, dalle relative richieste emerge una situazione di illegalità diffusa dalla quale è indispensabile prendere le mosse per riuscire a capire qualcosa.

Provo a mettermi per un attimo nei panni di un amministratore che si trovi ad operare in una situazione che vede monopoli di fatto costituitisi per effetto delle illegalità che durano dal 1988 al 1993. Vi sono state una serie di ordinanze illegali in virtù delle quali tutti sversavano nelle stesse discariche, nell'ambito di un monopolio di fatto affermatosi in Abruzzo. Si tratta indubbiamente di un dato del quale bisogna tenere conto.

Nonostante tutto, non c'è un piano di smaltimento dei rifiuti. Appare quindi evidente come si continui ad operare in una situazione davvero insostenibile. Emblematica, a tale riguardo, è la vicenda dell'ospedale di Pescara, per il quale sono stati spesi miliardi nonostante la struttura non sia stata mai messa nelle condizioni di operare. Abbiamo verificato che nel 1987 erano stati deliberati 400 milioni per un inceneritore, nell'ambito di una spesa complessiva di 17 miliardi tra le cui voci era ricompresa, appunto, quella relativa alla realizzazione di un inceneritore di rifiuti. Ebbene, i 400 milioni - per così dire - sono andati, ma l'inceneritore non funziona.

Il problema, dunque, non è soltanto quello legato all'attività delle associazioni a delinquere, rispetto alle quali vi assicuro un impegno costante ed efficace; va infatti considerata una complessiva situazione di degrado che considero molto pericolosa sotto il profilo della criminalità organizzata.

 

PRESIDENTE. Spesso ci siamo trovati di fronte alla difficoltà della magistratura di configurare reati ambientali tali da contemplare qualcosa in più rispetto alla semplice sanzione amministrativa. E' per questo che molte vicende si fermano alle procure presso le preture e non arrivano all'attenzione del tribunale.

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. Sapesse quanto mi fa piacere sentirla prospettare questo problema, presidente! Tra le proposte che mi sono permesso di sottoporre alla vostra attenzione nel documento scritto, vi sono anche quelle relative all'istituzione di una sezione regionale del NOE dei carabinieri con sede in Pescara ed all'introduzione nel codice penale di una fattispecie di reato che preveda e punisca in modo autonomo il traffico abusivo e la gestione illecita dei rifiuti pericolosi a fini di lucro.

 

PRESIDENTE. Non so quanto possa renderla lieto, ma la informo che la nostra Commissione ha incaricato un apposito gruppo di lavoro, presieduto dal collega Lubrano, di configurare concretamente un'ipotesi di introduzione del delitto ambientale nel codice penale.

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. Vorrei raccomandare che, in sede di configurazione della fattispecie di reato, le pene siano previste per i fatti gravi... Insomma, superiori ai cinque anni; non mi fate nuovamente lo scherzo che avete fatto con l'abuso d'ufficio...! Per poter configurare l'associazione a delinquere, non possiamo continuare a scontrarci con certe difficoltà! L'associazione a delinquere è un reato che richiede indagini, che io magistrato non posso effettuare sulla base di contravvenzioni in quanto posso compiere soltanto atti tipici che richiedono gravi indizi del delitto di associazione a delinquere.

 

PRESIDENTE. Questo aspetto, purtroppo, ci è molto chiaro.

Lei prima ha parlato di una tengentopoli abruzzese, con fatti spesso legati agli appalti ed alla gestione dei rifiuti. I relativi processi si sono conclusi con patteggiamenti. In quella fase non avete configurato reati ordinari, quali, ad esempio, la concussione ed il falso in bilancio?

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. Nei comuni di Pescara, Montesilvano, Pianella e Città Sant'Angelo si sono dovute ripetere le elezioni proprio in relazione a questi fatti.

 

PRESIDENTE. Quindi - per capirci - non rileva tanto più il caso dell'inadeguatezza della pena quanto il fatto che, con la nuova procedura penale, è possibile il patteggiamento.

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. Sì. Ripeto: si è attestata una situazione caratterizzata da illegalità diffusa e monopoli di fatto dal punto di vista economico. E' necessario che la regione abbia la forza, l'autorità e la possibilità di predisporre tempestivamente un piano per i rifiuti, che deve essere applicato rigidamente. Solo in questo modo si può cominciare a ragionare; in caso contrario, nessun amministratore avrà la possibilità di mettere la parola "fine" a certe situazioni e la criminalità organizzata continuerà ad approfittare della situazione.

 

PRESIDENTE. Lei ha parlato di monopoli di fatto.

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. Un certo Di Zio è un monopolista di fatto, con tutte le sue imprese. Costui, nel 1988, ha avuto una prima autorizzazione, che non poteva essere concessa. Successivamente ci sono state tante altre autorizzazioni e proroghe che non potevano essere date. Sono state annullate dal TAR e siamo intervenuti anche noi, che abbiamo proceduto all'archiviazione perché i pubblici ufficiali avevano tutti partecipato: quando la cosa è generica, il reato io non lo vedo molto bene, nel senso che a me piace il reato che sia ascritto al singolo, il quale ne risponde; quando comincia ad essere... è un'altra cosa e occorre un controllo politico e amministrativo che accerti come costoro... Di qui le archiviazioni.

 

PRESIDENTE. Voglio parlarle con grande chiarezza. Ha parlato del piano regionale dei rifiuti dicendo che secondo lei non sarebbe adeguato. Vorrei capire in modo ancor più preciso: lei valuta l'attuale piano regionale dei rifiuti nel contesto che diceva prima...?

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. Ma c'è? L'hanno fatto?

 

PRESIDENTE. Esiste un piano regionale dei rifiuti.

 

FRANCO GERARDINI. E' il piano regionale del 1974, che però possiamo dire che non è un piano.

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. Quello non è un piano.

 

PRESIDENTE. E' stato corretto, ha avuto delle aggiunte.

 

FRANCO GERARDINI. Il primo piano regionale - che in realtà non può essere definito in questo modo - è il cosiddetto piano SNAM. Si tratta più di un piano di principi che di un piano di programmazione seria delle attività di gestione dei rifiuti. Adesso la regione ha incaricato una nuova ditta di effettuare uno studio di adeguamento di questo piano, su cui si è basata un po' tutta la pianificazione in Abruzzo. Quindi, esiste un elemento di programmazione, ma del tutto insufficiente.

 

PRESIDENTE. Ciò che ha detto il collega Gerardini, relativamente ad un insieme di elementi di programmazione "gemmati" in qualche modo dal piano SNAM, appartiene, se ho ben compreso, all'era di Tangentopoli.

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. Certo.

 

PRESIDENTE. Se l'amministrazione regionale adesso si vuole dotare di un piano rifiuti adeguato alle caratteristiche richieste per un piano di questo genere, ne siamo contenti. Ma quello che vi è stato fino ad oggi è stato un brodo di cultura per affari illeciti, concussioni e associazioni a delinquere.

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. A proposito di piani (come, per esempio, il piano cave) abbiamo fatto moltissimi processi. La denuncia è stata fatta da Damiani, quando è diventato assessore: una certa società AMCO di pregiudicati di Roma ad un certo punto ha fatto piani per le cementificazioni e per fare tutto questo. Questi sono i piani del passato, perciò spero che la nuova amministrazione agisca in modo diverso, ma non vedo nulla di nuovo, tanto per essere chiari. Scusate, ma credo che la lealtà istituzionale...

 

PRESIDENTE. Lei vorrebbe una cesura, un segno netto di discontinuità rispetto alla pratica del passato, che ha portato ad eventi di carattere penale.

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. Le assicuro che preferirei lavorare poco.

 

PRESIDENTE. In questo clima, se non interviene in modo serio e netto, con una svolta chiara rispetto al passato, l'autorità amministrativa a livello regionale ...

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. Non risolviamo il problema con i carabinieri, la polizia e la magistratura.

 

PRESIDENTE. ...lei ci dice che si apre spazio per la criminalità organizzata.

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. Esatto, ed è questo che mi fa paura.

 

PRESIDENTE. Dovrebbe dirci qualcosa di più.

 

ENRICO DI NICOLA, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pescara. Il problema è questo. Pescara si trova in una situazione eccezionale rispetto a qualsiasi altra città d'Italia. Negli ultimi cinque anni, cioè tra il 1991 e il 1997, i processi sono aumentati del 217 per cento dal punto di vista quantitativo. Per quanto riguarda il livello qualitativo vi darò dopo alcune indicazioni che fanno rizzare i capelli sulla testa. La procura di Pescara ha il 50-60 per cento di tutti i processi sopravvenuti mediamente nell'anno in Abruzzo. Alla procura presso il tribunale di Pescara affluiscono circa 12 mila processi all'anno, contro i 1.800 di L'Aquila, i 2.300 di Teramo, i circa 2 mila di Chieti, Avezzano e Sulmona. Una parte dei 12 mila di Pescara sono finanziari (riguardano ritenute d'acconto e altre cose del genere), e quindi possiamo considerarli di peso minore, anche perché penso che molti di questi saranno depenalizzati. Ma i processi veri sono comunque fra i 7 e gli 8 mila, quando soltanto nel 1991 erano 2 mila.

Voglio soffermarmi sui dati relativi alla qualità dei processi. Le rapine sono passate da 114 a 247, i reati contro la pubblica amministrazione da 231 a 523 (con un aumento del 126 per cento), le estorsioni da 54 a 165 (con un aumento del 206 per cento), i falsi ideologici in atto pubblico da 31 a 103 (con un aumento del 232 per cento), lo spaccio di stupefacenti da 451 a 745, l'usura da 0 a 103 (con un aumento del 1003 per cento), i reati di false comunicazioni sociali da 3 a 98 (con un aumento del 917 per cento), la bancarotta fraudolenta da 33 a 165 (con un aumento del 40 per cento). E' vero che questi dati sono la conseguenza dei maggiori accertamenti, dell'aumentata azione di contrasto e delle direttive di politica giudiziaria che sono state impartite, ma la situazione è tale da farci ritenere che con le strutture esistenti non si può ad essa far fronte.

Prendiamo il caso dei rifiuti. In una situazione come quella di Pescara - e non mi dilungo oltre sulla presenza della criminalità organizzata - assistiamo ad una serie di contravvenzioni. Se la polizia scopre uno scarico abusivo eleva una contravvenzione. Presso la procura circondariale di Pescara giacciono 220 procedimenti aventi per oggetto i reati di cui al DPR n. 915 del 1982 (150 già a giudizio), con 33 sequestri disposti. Vi sono poi 13 procedimenti per i reati previsti dal decreto legislativo n. 22 del 1997. Il numero è scarso perché la polizia giudiziaria non si è ancora adeguata alle modifiche intervenute nella normativa. Vi sono procedimenti aventi per oggetto le indagini concernenti l'attivazione di discariche da parte dei comuni in assenza di autorizzazioni regionali, spesso utilizzando le ordinanze quando non c'erano le condizioni, un fenomeno assai diffuso per la mancanza di attuazione del piano - quel poco di piano che esiste - di smaltimento dei rifiuti. Vi sono procedimenti aventi per oggetto indagini concernenti i fenomeni di illeciti ambientali legati alla gestione di specifici insediamenti industriali. Vi sono procedimenti aventi per oggetto indagini su scarichi abusivi di rifiuti liquidi da parte di ignoti nei corsi d'acqua: la media è di 50-60 episodi annui denunciati.

Ebbene, in una situazione del genere dal 1995 assistiamo soltanto a contravvenzioni. Alla procura della Repubblica presso il tribunale la possibilità che dietro vi sia la criminalità organizzata non è stata mai segnalata o denunciata e soltanto nel momento in cui è intervenuto il NOE dei carabinieri, cioè l'unico organismo ad aver preso le mosse da uno scarico abusivo per andare oltre, abbiamo cominciato a vedere che questo fenomeno veniva accertato. Ma non è che non ci fosse, tant'è vero che i carabinieri ci riferiscono che le indagini riguardano il 1996: l'operazione Mori parte dal marzo 1997, mentre l'operazione Gambero dal gennaio 1996. Quindi, vi sono situazioni che richiedono una sezione di specialisti, perché altrimenti non si va avanti.

Abbiamo ottenuto la presenza del nucleo regionale di polizia tributaria della Guardia di finanza a Pescara, perché qui opera il mercato della droga. La Commissione non si interessa di questo aspetto, ma vi dico comunque che la città di Pescara è il centro di un territorio che secondo me va da Termoli fino a San Benedetto del Tronto: tutti i ragazzi che comprano la droga lo fanno a Pescara. Tutte le società vengono costituite a Pescara: vengono liquidate e poi ricostituite. Per esempio, io ho accertato che i concordati preventivi venivano fatti perché non si svolgevano le indagini come per i fallimenti. Nel momento in cui si verifica il fallimento si fanno le indagini e il curatore è sottoposto a pressioni da parte dell'autorità giudiziaria; quando c'è il concordato preventivo, chi fa la società prende le merci e le forniture, si mette in tasca il 50 per cento pulito e poi fa il concordato preventivo per l'altro 50 per cento. Vi sono state situazioni come quelle della ex Monti, di agevolazioni statali eccetera, in cui i soldi sono andati tutti al nord, a società del nord (anche se io non ero qui all'epoca); qui non c'è stato l'adempimento del contratto con l'ENI o con la GEPI, e nessuno ha risolto questi contratti. Nessuno ha fatto rilevare l'inadempienza per risolvere il contratto.

Devo dire alla Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, avendo io girato otto uffici giudiziari in Italia, che su questi problemi deve intervenire la politica, perché noi magistrati possiamo eliminare soltanto quel poco di male che ci viene denunciato.

Un problema di fondo è quello della criminalità economica, cioè lo strumento attraverso il quale si verificano i reati. Le società vengono formate per interposta persona, sono società fittizie che servono soltanto a fare la triangolazione, cioè il cosiddetto giro di bolla. Tutto questo deriva dalla mancanza di controlli e dalla mancanza di trasparenza nell'attività delle società. Chiunque può costituire una società e determinare quella ricchezza sommersa che viene calcolata in una quota che va dal 20 al 35 per cento del prodotto interno lordo. Questo significa illegalità diffusa e che il problema non riguarda soltanto lo Stato sociale ma soprattutto lo Stato di diritto.

Se fossi in voi direi agli esponenti della regione che devono sparire tutte le separazioni di ordine conflittuale perché tutti devono essere d'accordo per risolvere seriamente il problema. Credo che un'esortazione di questo tipo da parte della Commissione potrebbe costituire un avviso importantissimo per risolvere il problema dei rifiuti in modo serio. Altrimenti, arriveremo all'estate e ci troveremo di fronte nuovamente a situazioni come quelle che l'onorevole Gerardini conosce benissimo.

Scusate se ho esorbitato da quello che avrei dovuto dire come tecnico, ma mi sono permesso di farlo perché credo che il rapporto istituzionale sia essenziale.

 

PRESIDENTE. Abbiamo apprezzato la sua franchezza. La ringraziamo.

 

Gli incontri terminano alle 20,20.