Gli incontri cominciano alle 13,35.
Incontro con il prefetto di Catanzaro, con l'assessore regionale ai lavori pubblici con delega all'ambiente e con il presidente della commissione tecnica del commissario all'emergenza.
PRESIDENTE. Vorrei che il prefetto di Catanzaro, che ringraziamo per l'ospitalità, focalizzasse gli aspetti, ove esistano, di eventuali permeazioni della criminalità organizzata nel ciclo dello smaltimento dei rifiuti. All'assessore regionale ai lavori pubblici con delega all'ambiente e commissario vicario all'emergenza rifiuti rivolgeremo invece domande più di merito per ciò che attiene alle soluzioni proposte, ai tempi, alle tecnologie adottate e al panorama di possibili soluzioni del problema dei rifiuti solidi urbani in Calabria.
Do la parola al dottor Vincenzo Gallitto, prefetto di Catanzaro, invitandolo a sottolineare gli aspetti riguardanti eventuali permeazioni della criminalità organizzata anche nell'apparato amministrativo. In generale, inoltre, vorremmo sapere se a suo avviso vi sia, come purtroppo abbiamo potuto constatare in altre situazioni, una incidenza della criminalità organizzata nel settore dello smaltimento dei rifiuti.
VINCENZO GALLITTO, Prefetto di Catanzaro. Posso dirle subito, senza fraintendimenti o circoli viziosi di parole, che in questa provincia formalmente non abbiamo avuto segnali circa una forma di interesse della criminalità organizzata verso impianti tecnologici o, comunque, verso discariche particolari. In questo settore vi è sempre un interesse della delinquenza organizzata, in quanto attiene ad attività produttive, ma, da quanto mi risulta, attualmente non vi è una sua reale presenza nella gestione di impianti tecnologici o che, comunque, abbiano a che fare con il settore dei rifiuti solidi urbani.
Ritengo che Catanzaro e la sua provincia abbiano forse il privilegio di avere una tecnologia avanzata e una serie di impianti che, se potenziati nei tempi brevi previsti dall'ordinanza commissariale, potrebbero dare risultati che, sicuramente, sarebbero d'esempio anche per le province contigue (esempio nel senso del rispetto della legalità e di quelle norme essenziali che sono alla base della convivenza civile).
Posso quindi confermarle che, in questo momento, non vi è una attività della delinquenza che abbia avuto riscontro in operatività concrete, anche se vi è, ovviamente, interesse verso questo mondo, che si muove in modo diverso rispetto al passato, cioè verso forme di economicità, efficienza ed organizzazione. Indicazioni provenienti da altre fonti possono essere di mio interesse e nella mia qualità non solo di prefetto ma anche di presidente del comitato provinciale per l'ordine pubblico e di coordinatore dell'attività delle altre prefetture sul territorio posso offrirvi il mio contributo, ovviamente se richiesto, ai fini di un discorso di programmazione regionale.
PRESIDENTE. La ringrazio, dottor Gallitto. Proprio partendo da queste sue ultime parole voglio ricordare come il prefetto del capoluogo di regione abbia il coordinamento di tutta la regione per quanto riguarda la sicurezza e l'ordine pubblico.
Per molti anni la Calabria è stata, purtroppo, sede di smaltimento del tutto illecito di rifiuti e i magistrati che abbiamo avuto modo di ascoltare a più riprese ci hanno segnalato fenomeni preoccupanti riguardanti soprattutto traffici più marini che terrestri, quindi in qualche modo un po' fuori dalla competenza diretta delle forze dell'ordine che agiscono sul territorio. La Commissione vuole evidenziarle la necessità di prestare la massima attenzione, dottor Gallitto, proprio perché le procure della Repubblica ci hanno segnalato per anni un intenso traffico illecito tra nord e sud che, purtroppo, ha avuto alcune regioni del sud, tra cui la Calabria, come sede, del tutto impropria ed illegale, di smaltimento. Si spera che con la normalizzazione, modernizzazione e messa in efficienza del settore rifiuti vengano meno gli appigli per la criminalità organizzata.
Resta l'aspetto, che siamo qui a segnalare a tutti gli interlocutori presenti, della trasparenza societaria e della correttezza delle società che dovranno poi operare in questo settore o che già vi operano.
Questa mattina abbiamo visitato l'impianto di Sambatello. Vorremmo quindi che l'assessore Fuda ci illustrasse come si intende risolvere la questione dei rifiuti solidi urbani in Calabria. L'impianto di Sambatello, che la precedente Commissione d'inchiesta ebbe modo di visitare, oggi è esattamente come tre anni fa, e le strutture non migliorano certo con il passare del tempo. Dietro a questa situazione vi è stato il fallimento di una ditta a proposito della quale la Commissione può dire senz'altro che tra le sue caratteristiche non rientra la trasparenza. Dall'assessore abbiamo appreso che vi è l'intenzione di indire gare d'appalto per la verifica dello stato degli impianti e del completamento dei medesimi anche con prove d'esercizio. Ci è stato anche detto che forse in quattro mesi si può arrivare alla fase d'esercizio.
Dunque, grande attenzione, da un lato, alle società che partecipano alle gare, alla loro struttura interna e alle persone di cui sono composte (in proposito, la Commissione è sempre a disposizione delle autorità amministrative per fornire le informazioni di cui dispone), dall'altro, alla valutazione dei tempi: il circuito positivo che ci è stato configurato può consentirci di indicare quando la vicenda dei rifiuti solidi urbani in Calabria potrà essere portata a norma. L'idea che ci siamo fatti, sulla base delle informazioni che ci sono state date mentre eravamo nei posti che abbiamo visitato, è che con l'impegno di tutti nel giro di un anno, un anno e mezzo sia possibile andare a regime. Vorremmo però sapere, prima dall'assessore Fuda, poi dal presidente della commissione tecnica, quale sia il percorso e quali i punti critici dello stesso.
PIETRO FUDA, Assessore regionale ai lavori pubblici con delega all'ambiente e commissario vicario all'emergenza rifiuti. Come assessore regionale ai lavori pubblici con delega all'ambiente, da due mesi, e commissario vicario all'emergenza rifiuti posso dire, per ciò che attiene all'impostazione generale del piano già fatto dalla commissione scientifica prevista nell'ordinanza, che non esiste migliore metodologia tecnica in rapporto alle necessità della regione. Il presidente della commissione scientifica ha detto che stiamo visitando i paesi per spiegare di cosa si tratti, perché, non appena si è cominciata a comunicare la tipologia del trattamento dei rifiuti, abbiamo registrato qualche critica, quanto mai assurda, alla metodologia proposta e prevista dalla commissione. Abbiamo spiegato che la pirolisi non è un metodo che può essere praticato nella regione e che la Calabria non è l'America, perché qui vi è un problema occupazionale. Riteniamo, quindi, che il metodo proposto per risolvere il problema dei rifiuti sia quanto di più affidabile in rapporto all'ambiente e alla problematica occupazionale. Ci stiamo muovendo cercando, anzitutto, di recuperare gli impianti, a suo tempo avviati e non portati a compimento, completandoli con nuove strutture.
Per quanto attiene, nello specifico, alla questione di Sambatello, posso dire che quest'ultimo rappresenta un aspetto tipico delle grandi opere pubbliche nella regione, la quale vanta, in termini percentuali, il più grande numero di opere pubbliche sospese. Per Sambatello ciò che è grave è che è sospeso un impianto la cui utilizzazione era molto importante per la soluzione di problematiche ambientali che, se lasciate irrisolte, impediranno alla regione di portare avanti qualsiasi programma di sviluppo; la Calabria, quindi, non avrà nessun avvenire.
L'impianto di Sambatello è stato a suo tempo avviato con i fondi FIO, allo stesso modo degli impianti di Alli e di Rossano. All'epoca, la regione disponeva di altri due impianti, quello di Lamezia e quello di Settimo di Rende, avviati con i finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno, le cui tecnologie risultano superate in quanto non più a norma. Ci stiamo quindi adoperando per adeguarle. L'impianto di Sambatello ha avuto le sfortune di tante altre opere: mi riferisco a dighe che sono rimaste cantieri aperti e ad altre grandi opere, alcune delle quali sbloccate con apposito decreto. Sempre per quanto riguarda Sambatello, mi sembra che sia fallita la capofila, il che ha messo in crisi non solo questa struttura ma anche le altre che aveva in gestione (non so, perché non seguivo direttamente la materia, se all'epoca la capofila avesse qualche contratto di gestione con Settimo di Rende).
Oggi l'obiettivo che ci poniamo è di disporre di impianti affidabili e trasparenti. La questione è molto delicata perché dobbiamo vedere quanto sia possibile usare l'ordinanza, per poteri che, per così dire, vanno al di fuori della norma ordinaria, e quanto sia opportuno contare sull'ordinanza stessa. Certo, ognuno di noi avrebbe interesse a scegliersi una ditta che sia affidabile in termini economici ma soprattutto in termini tecnici, quindi in grado di far funzionare l'impianto. Ma nelle vicende che abbiamo vissuto con tutti i prefetti, in particolar modo con quelli di Reggio e di Catanzaro, abbiamo spesso riscontrato una costante: quando si indicono gare pubbliche e si fissano dei requisiti e dei criteri, spesso registriamo presenze di soggetti attuatori che risultano in possesso anche della certificazione antimafia; ma nel corso dei lavori a volte emerge qualcosa che ci consente di sospendere il contratto. Tuttavia, ciò non toglie che si apra un contenzioso, su un'opera pubblica la cui ultimazione è importante per i fabbisogni della società, che sospende tutto per anni.
Stamattina a Sambatello le dicevo che il punto di forza dell'ordinanza è quello di farci superare tutta una serie di pastoie amministrative che bloccano i contratti. I tempi per completare l'impianto di Sambatello non vanno al di là di quattro o cinque mesi, purché davanti si abbia un soggetto serio. Per portare a compimento un'opera sono necessari l'impresa che la realizzi e un buon contratto che consenta, amministrativamente, di superare determinati vincoli di procedura.
Gli impianti da completare sono quelli di Lamezia, di Sambatello e di Rossano. Per quanto riguarda il primo, fra tre mesi dovremmo essere a buon punto, escludendo però il problema che abbiamo constatato e che è all'attenzione...
PRESIDENTE. Dunque, entro tre mesi a Lamezia quale fase del ciclo dei rifiuti...
PIETRO FUDA, Assessore regionale ai lavori pubblici con delega all'ambiente e commissario vicario all'emergenza rifiuti. Soltanto la selezione del compost.
Per Sambatello il problema dovrebbe risolversi entro quattro o cinque mesi; lo stesso dicasi per Rossano, che si trova in una situazione analoga a quella di Sambatello. Gli impianti in questione dovrebbero consentirci di alleggerire la questione, quanto meno sulla sibaritide e sul reggino, cioè sulle aree che registrano la maggiore crisi.
La conclusione delle gare, necessarie per mettere a regime tutto il sistema, dovrebbe avvenire entro tre mesi; l'impianto dovrebbe funzionare a regime dopo un anno dalla conclusione delle gare. A me sembra però che tutto ciò sia un po' difficile, come ho avuto modo di dire ieri al ministero. Credo che saranno necessari almeno due mesi in più.
PRESIDENTE. Per quali impianti vi è questa previsione?
PIETRO FUDA, Assessore regionale ai lavori pubblici con delega all'ambiente e commissario vicario all'emergenza rifiuti. Per i due termovalorizzatori.
PRESIDENTE. Quale collocazione avrebbero? Qual è il sito previsto per questi impianti?
PIETRO FUDA, Assessore regionale ai lavori pubblici con delega all'ambiente e commissario vicario all'emergenza rifiuti. Nel piano avevamo indicato come sito San Marco Argentano per la Calabria nord e Gioia Tauro per la Calabria sud. Si sono tenute delle assemblee, perché vi è stata qualche difficoltà scaturita, soprattutto, dalla non perfetta conoscenza della metodologia di trattamento e di ciò che succedeva. Qualcuno aveva pensato, infatti, che là si bruciassero i rifiuti così com'erano. Abbiamo invece spiegato che non si bruciano i rifiuti ma il CDR, eccetera. La gente ha cominciato a capire, tant'è che nella riunione che abbiamo fatto per Gioia Tauro molti sindaci hanno offerto dei loro siti per l'ubicazione. Riteniamo che l'impianto di Gioia Tauro sia conveniente spostarlo soprattutto per lasciare più area disponibile per i container. Non vi è un grosso problema perché si sono offerti sia il comune di Palmi sia altri comuni limitrofi.
PRESIDENTE. Al momento non dispongo dei dati dell'impianto previsto per l'area di Gioia Tauro, che però potrebbe avere dimensioni tali da poter fornire anche potenza elettrica tramite la combustione. Ritengo che ciò sarebbe molto importante, proprio come potenza elettrica di servizio, per un'area, come quella di Gioia Tauro, che può averne bisogno per tutti i problemi d'esercizio dell'area portuale.
PIETRO FUDA, Assessore regionale ai lavori pubblici con delega all'ambiente e commissario vicario all'emergenza rifiuti. E' un problema che ci siamo posti. Con la nuova ordinanza avremmo il CIP 6, che per noi è molto importante; con il CIP 6, infatti, l'ENEL rileva ad un buon prezzo la corrente che noi produciamo, consentendoci così di abbassare il costo della raccolta. Il problema è stato affrontato sia per l'impianto di Gioia sia per l'altro impianto, perché vale per entrambi.
Per quanto riguarda le undici aree individuate dal piano, credo che entro tre mesi sia possibile partire con la raccolta differenziata porta a porta, che rappresenta il punto di forza di tutto il sistema.
Dopo questo scambio di idee, devo dire che sto portando avanti una riflessione sulla metodologia di affidamento dei lavori per gli impianti di Sambatello e di Rossano. In proposito parleremo con la commissione scientifica, perché se vi è una rosa di soggetti affidabili è forse meglio procedere ad un rapporto diretto, previa assunzione di informazioni. In questo modo avremmo la sicurezza di non essere più esposti o vulnerabili.
PRESIDENTE. Ho constatato con piacere, avvocato Reale, come sul problema della commissione tecnica ci si sia orientati, per quanto riguarda la produzione di CDR, ad abbassare la percentuale di cloro da 0,9 a 0,5. Mi sembra, però, che nelle scelte di piano esistano senz'altro due termodistruttori, nonché impianti di separazione e produzione di compost. In considerazione di ciò, vorrei fare due osservazioni. La prima attiene ad una certa frammentazione rispetto a dimensioni di scala che, forse, sarebbero più economiche. Mi chiedo se questa frammentazione non sia in qualche modo collegata anche al problema, sempre importante, della ricerca del consenso: talvolta impianti di dimensioni più grandi sono più difficilmente ospitabili da parte delle comunità locali. Vorrei quindi capire l'aspetto social-politico di una scelta che, rispetto ai volumi e alle quantità di rifiuti solidi urbani in Calabria, mi sembra sì articolata e differenziata ma riferita ad impianti relativamente piccoli (si va dalle 40 alle 150 mila tonnellate l'anno).
Un'altra questione che, credo, riguardi il ruolo della commissione tecnica, è quella dei termodistruttori. L'assessore Fuda ha fatto prima riferimento ad alcune difficoltà di sito del tutto ovvie, per le giustificate preoccupazioni da parte delle popolazioni; abbiamo visto impianti che vale la pena rimettere in circolo e a proposito dei quali l'assessore stesso ricordava come alcuni siano un po' datati, per cui devono essere comunque qualificati dal punto di vista degli standard ambientali.
In questo quadro bisogna quindi considerare, da un lato, il consenso sulle scelte, dall'altro, i parametri tecnici che garantiscano la salvaguardia dell'ambiente. Sarò ancora più esplicito: per i termodistruttori il problema più rilevante dal punto di vista sociale è la paura delle diossine. E' bene ricordare che i termodistruttori sono al quarto posto in ordine di priorità; l'assessore Fuda ci ricordava l'impegno per la raccolta differenziata, mentre, per quanto riguarda il compostaggio, sono ormai tutti d'accordo nel sottolinearlo come l'elemento in grado di far decollare davvero la raccolta differenziata; vi sarà poi una frazione di rifiuti che andrà ai termodistruttori. Il problema, da un lato, è quindi quello della migliore tecnologia disponibile, a proposito della quale va bene lo 0,5 di cloro, ma anche, dall'altro, quello della garanzia di una tecnologia di elevato standard per quanto riguarda la salvaguardia ambientale. Non mi stanco di ricordare che tra impianti di incenerimento, di termodistruzione di seconda generazione e impianti attuali vi è un fattore che varia tra 40 e 100, nel senso dell'abbattimento, proprio per ciò che attiene alle diossine. Vale a dire che oggi, almeno in termini di specifica e di progetto - attenderò con interesse anche le verifiche delle misure - si parla di 0,1 nanogrammi al metro cubo per quanto riguarda le diossine.
Sottolineo quindi alla commissione tecnica ed al suo presidente l'aspetto di salvaguardia ambientale e sanitario e quello sociale.
ITALO REALE, Presidente della commissione tecnica del commissario all'emergenza. Come la commissione della precedente legislatura sicuramente sapeva, siamo partiti dalla situazione di 200 mila abitanti serviti da discariche controllate e 1 milione e 800 mila abitanti serviti da impianti ex articolo 13. La peculiarità della Calabria, per la quale abbiamo chiesto una correzione all'ordinanza, che dovrebbe avvenire oggi, è che non vi erano discariche abusive private, ma pubbliche perché normalmente erano i comuni che procedevano allo smaltimento. Questo giustifica in parte il mancato interessamento fino ad oggi della criminalità organizzata allo smaltimento ultimo; il costo, infatti, era così basso che non vi era guadagno. Abbiamo invece avuto episodi di interessamento della criminalità organizzata - e credo ve ne siano in corso tutt'oggi alcuni nella Locride - per quanto riguarda la raccolta....
PRESIDENTE. Raccolta e trasporto?
ITALO REALE, Presidente della commissione tecnica del commissario all'emergenza. Sì, raccolta e trasporto. Oggi, invece, la situazione tende a cambiare perché con un costo di smaltimento che va da 90 a 110-120 lire il chilo il problema si pone. A questo fine mi preme segnalare un episodio di queste ultime settimane, quando in seguito alla chiusura della discarica privata di Condufuri da parte del sindaco, il consiglio comunale ha registrato la dimissione in massa dei consiglieri (credo se ne siano dimessi 9 su 16); si tratta, a mio avviso, di un segnale preoccupante che merita sicuramente un ulteriore approfondimento.
Oltre a questa, l'unica discarica controllata privata in Calabria è quella di Vrenna a Crotone. Questo pone un problema nella fase immediata dell'emergenza, perché, come la Commissione sa bene, il 31 dicembre di quest'anno scade la possibilità di proroga per gli impianti ex articolo 13 e ci troveremo allora con 250 comuni della Calabria che si dovranno dividere tra le attuarli 18-20 discariche controllate che, con qualche difficoltà, abbiamo messo in funzione. Debbo aggiungere che una delle difficoltà registrate in Calabria è che i collaudatori normalmente tendono ad allargare a dismisura i tempi di collaudo delle discariche, per cui anche quelle pronte da diverso tempo sono rimaste inattive. Ad esempio abbiamo dovuto sbloccare noi il collaudo di quella di Lamezia, benché fosse ormai pronta da due anni.
PRESIDENTE. Il regime commissariale non può rendere più celeri queste procedure?
ITALO REALE, Presidente della commissione tecnica del commissario all'emergenza. Stiamo facendo proprio questo ed in parte il problema è stato superato.
La discarica di Vrenna, in provincia di Crotone, ci provoca una certa preoccupazione; perché in tutto il crotonese non c'è una sola discarica pubblica che sia in grado di reagire positivamente all'emergenza che si porrà il 31 di dicembre. L'ufficio del commissario ha preso contatti con l'impianto di Vrenna; non vorremmo lasciare i comuni da soli nei confronti del privato perché, sotto la pressione dell'autorità giudiziaria, vi è il rischio che i costi di smaltimento risultino piuttosto elevati. Abbiamo avuto, dicevo, un primo approccio ed abbiamo ottenuto una riduzione dei prezzi: rimane però il problema, diciamo, di politica dei rifiuti di dover trasportare in una discarica privata una quantità di rifiuti che sarà sicuramente consistente: almeno 200 tonnellate al giorno dal crotonese e probabilmente altri 100 quintali da Cosenza, a parte il problema molto delicato di Reggio Calabria dove non c'è alcuna discarica privata vicina in grado di gestire la massa dei rifiuti fino a che quella di Sambatello non sarà pronta, a meno che il comune non ritenga di dover continuare ad usare Longhi-Bovetto come noi in qualche modo abbiamo suggerito. Anche i rifiuti di Reggio Calabria rischiano di finire nella discarica privata di Vrenna.
PRESIDENTE. Dove sono le 18 discariche controllate?
ITALO REALE, Presidente della commissione tecnica del commissario all'emergenza. Poche in provincia di Reggio Calabria, abbastanza in provincia di Cosenza, sufficienti in provincia di Catanzaro per affrontare l'emergenza...
PRESIDENTE. Considerato il flusso dei rifiuti, se la distribuzione delle discariche è questa, potrebbe sembrare che sia Reggio sia Cosenza abbiano discariche a disposizione senza che debbano mandare i loro rifiuti in provincia di Crotone.
ITALO REALE, Presidente della commissione tecnica del commissario all'emergenza. Reggio ha la discarica di Siderno, che è appena sufficiente.
PRESIDENTE. Ma la discarica di Longhi-Bovetto?
ITALO REALE, Presidente della commissione tecnica del commissario all'emergenza. Sostanzialmente stiamo utilizzando quella.
PRESIDENTE. Rispetto alle esigenze giornaliere di smaltimento dei rifiuti del Regino, nella passata legislatura svolgemmo un sopralluogo presso quella discarica e mi sembra che l'utilizzo delle capacità di quel sito potrebbe essere prolungato per alcuni mesi...
ITALO REALE, Presidente della commissione tecnica del commissario all'emergenza. Vi è però un dissenso da parte della popolazione. L'ufficio del commissario sta appaltando, se addirittura non lo ha già fatto, la discarica di Fiumara che dovrebbe rispondere a queste esigenze ed essere anche quella di servizio di Sambatello. Come avete visto, infatti, la discarica di servizio di Sambatello è stata coperta e chiusa perché già utilizzata in passato in altra emergenza. Tra l'altro quella discarica, a giudizio mio e della commissione, provoca una emergenza di natura sanitaria. Come avrete visto, essa è alla confluenza delle acque che vengono dalla montagna. Questa è un'altra delle esigenze che abbiamo posto ai due ministeri coinvolti e dovrebbe essere risolta con l'ordinanza integrativa che è ora alla firma del ministro Ronchi; abbiamo cioè le bonifiche delle discariche private, ma non abbiamo quelle dei siti pubblici. Evidentemente si pensava ad una situazione tipo Campania dove le discariche erano gestite soprattutto dai privati, ma noi non abbiamo situazioni di questo genere. In questo senso abbiamo un'esigenza molto grave, che segnalo alla Commissione: con riferimento all'impianto di Settimo di Rende. Il 5 agosto abbiamo chiuso la linea di incenerimento; vi erano infatti risultati allarmanti per quanto riguarda le emissioni. L'inquinamento deriva anche dal fatto che prodotto della linea di compostaggio è rimasto per diversi anni sul piazzale; la commissione scientifica ha ritenuto la situazione molto allarmante e la bonifica del sito è certamente indispensabile. Nell'ordinanza, di cui dicevo, dovrebbe essere prevista anche la bonifica delle strutture pubbliche, il che consentirebbe all'ufficio del commissario di intervenire. Il consorzio Valle Crati, che gestisce l'impianto non è certamente in grado di fare questa operazione.
Debbo comunque sottolineare come fatto positivo che la popolazione servita da discariche controllate è passata da circa 200 mila abitanti a circa 1 milione: quindi oggi metà della popolazione in Calabria fa riferimento, per i rifiuti, a discariche controllate.
Il discorso di Vrenna mi consente di introdurre un secondo problema, forse il più grave di tutti: l'esperienza delle popolazioni con riferimento agli impianti di questo genere in Calabria è del tutto negativa, anzi normalmente pessima. Di norma infatti gli impianti sono stati gestiti molto male e questo ha determinato problemi che l'impiantistica in se stessa non avrebbe dovuto comportare. E' stato il basso livello di manutenzione di questi impianti a provocare questi notevoli problemi. Per quanto riguarda, ad esempio, l'impianto di Settimo di Rende, il composto è stato 5 anni sui piazzali, per cui si sono sprigionati i cattivi odori di cui si è detto oltre a tutti i problemi di cui ho appena riferito per quanto concerne la linea di incenerimento.
PRESIDENTE. Visto che siamo reduci da una visita all'impianto di Alli, che è efficiente, mi permetto di sottolineare subito, che sicuramente i biofiltri non sono un optional rispetto al consenso delle popolazioni. L'odore degli impianti di compostaggio, infatti, si propaga in aree abbastanza ampie per cui il biofiltro diventa una necessità non solo sul piano tecnologico ma anche per il necessario consenso sociale alla realizzazione degli impianti.
ITALO REALE, Presidente della commissione tecnica del commissario all'emergenza. Tutti gli impianti programmati (sia di nuova costruzione sia di recupero) hanno questo meccanismo di salvaguardia, però la gente non ci crede. Non so se posso porre il problema in modo così banale ed in termini non particolarmente tecnici, ma per quanto riguarda Settimo di Rende il nostro progetto di riadattamento della linea di compostaggio e messa a norma dell'impianto esistente incontra grandissime difficoltà perché gli abitanti del circondario non credono che poi gestiremo correttamente l'impianto stesso. Siamo riusciti in parte a superare queste difficoltà perché, come avrete già sentito dal vice commissario ed assessore all'ambiente, il meccanismo che stiamo innescando per l'appalto è quello del finanziamento da parte del privato, che poi recupera il finanziamento stesso attraverso il canone e la convenzione, evitando così "il mordi e fuggi" di chi costruisce l'opera pubblica, incassa i soldi e poi scompare. Abbiamo una garanzia: il soggetto rischia di perdere l'investimento se la gestione dell'impianto non è corretta. In questo caso noi non gli portiamo il CDR. Questo è uno dei meccanismi che abbiamo messo in atto e che dovrebbe garantirci anche rispetto alle imprese che partecipano ai due sistemi che appaltiamo (le stazioni di compostaggio e produzione del CDR, il termovalorizzatore e le stazioni di valorizzazione della raccolta differenziata), perché abbiano determinate tecnologie e siano soggetti di una certa qualità. Questa è l'ipotesi su cui stiamo lavorando.
L'altro aspetto che forse può interessare la Commissione è l'operazione che stiamo tentando (e che pure presenta delle difficoltà) per coinvolgere le cooperative sociali di tipo B (cioè quelle che hanno una quota di portatori di handicap) nella raccolta differenziata. Come la Commissione sa meglio di me, la raccolta differenziata porta a porta è indispensabile e serve soprattutto come promozione per aumentare l'incidenza di questo servizio. Escluso Rende, infatti, i dati della raccolta differenziata in Calabria sono disperanti, credo che siamo allo 0,5 per cento; il passaggio da questa situazione a quelle previste nel decreto Ronchi richiede un'azione massiccia che non è possibile se non con il porta a porta, oltre alle altre iniziative già in programma: abbiamo appaltato una gara di 3 miliardi per la "pubblicità", nei prossimi giorni incontreremo i provveditori per quanto riguarda le scuole, ma il problema per la raccolta differenziata resta quello dei costi altissimi. Con le cooperative di tipo B ed utilizzando anche gli interventi della CEE e la formazione professionale regionale speriamo di modificare questa situazione.
La commissione ha infine certamente la consapevolezza che l'ordinanza non risolverà il problema della mancanza delle strutture tecniche; l'ordinanza con cui si è dichiarata l'emergenza rifiuti in Calabria ha certamente risolto qualche problema legislativo, ma se non ci sono ingegneri esperti c'è poco da fare e così anche per quel che riguarda i ritardi da parte delle pubbliche amministrazioni. Inoltre, dopo un anno di un lavoro che in alcuni momenti è stato anche abbastanza infernale - faticoso è dire poco - debbo dire che l'ordinanza non aumenta quella che in genere è la sensibilità della pubblica amministrazione rispetto alle emergenze. Abbiamo avuto spazi vuoti terrificanti nei quali non siamo stati fermi solo perché sostanzialmente abbiamo lavorato a nostro rischio e pericolo; a cominciare dai ministeri per finire ai livelli più bassi della pubblica amministrazione non vi è stata la reazione che invece si pretende quando si dichiara lo stato di emergenza. Sottolineo questo aspetto perché laddove le ordinanze hanno un carattere formale e non sostanziale... Debbo, ad esempio, dire che con grande difficoltà siamo intervenuti sulla raccolta dei cartoni, tanto per capirci, cosa che comunque cercheremo di fare nelle prossime settimane con molta energia; se si fanno le ordinanze, dicevo, e poi non si ha la forza di sostenerle o non si hanno gli appoggi sostanziali per sostenerle, si finisce per fare operazioni controproducenti.
GIOVANNI IULIANO. Dal signor prefetto vorrei sapere se sia disponibile una mappatura per quanto riguarda la raccolta ed il trasporto dei rifiuti. In particolare vorrei sapere quanti comuni gestiscono questo servizio in proprio e quante sono invece le aziende private che curano la raccolta. Molto spesso, infatti, dietro il trasporto si nascondono traffici illeciti o la presenza di ditte non proprio trasparenti.
Inoltre, considerati i problemi che si pongono per la raccolta differenziata, vorrei sapere se la prefettura, al di là della raccolta porta a porta che pure ha una certa efficacia, intenda promuovere dei progetti mirati. Girando un po' per la Calabria, infatti, ho visto che i contenitori per la raccolta differenziata sono pochi e questo significa che i sindaci e le amministrazioni non sono molto sensibili riguardo al problema.
Si è parlato anche di un numero enorme di opere sospese, che in parte credo siano state sbloccate con il cosiddetto provvedimento sblocca cantieri; dall'assessore regionale vorrei però sapere se vi sia solo un problema di fallimento delle ditte o se il vero problema sia in un difetto progettuale, cioè nella qualità del progetto iniziale? Perché tante infrastrutture rimangono ferme? Il problema è nei progetti o nella gestione degli appalti?
Mi risulta che in Calabria molti piccoli comuni hanno discariche abusive. Esiste una mappatura al riguardo?
VINCENZO GALLITTO, Prefetto di Catanzaro. Sulla base dell'esperienza personale, anche recente (sono qui da 10 mesi e quindi conosco abbastanza la situazione), i comuni della provincia, tranne Catanzaro che recentemente ha avuto modo di appaltare il servizio in un modo diverso rispetto al passato, ed esclusa anche Lamezia che ha creato una società che va abbastanza bene, sono in genere tutti in difficoltà
Come sapete la provincia di Catanzaro è formata da 80 comuni di cui solo Lamezia ha 70 mila abitanti e 90 mila ne ha Catanzaro; tutti gli altri sono piccoli comuni; il più grosso è Soverato che ha 12 mila abitanti. Il resto, dicevo, sono piccoli comuni, entità amministrative che hanno una capacità di gestione pari a 0,0; conseguentemente o gestiscono in proprio o appaltano, ma gli appalti sono di così basso livello che quando a marzo cominciai ad occuparmi di queste attività in qualità di subcommissario con delega formale del commissario per una pianificazione strategica della provincia di Catanzaro, immaginai - e ne sono ancora convinto - che le discariche e gli impianti tecnologici della provincia dovessero avere non un'attività passiva ma attiva. Dal mio punto di vista dovrebbero cioè essere stabilimenti produttivi aventi la capacità di andarsi a prendere i rifiuti dove necessario.
In tutti i comuni della provincia ho rilevato grandissime difficoltà finanziarie, organizzative ed anche di cultura nell'affrontare in modo moderno il problema dei rifiuti. Non ho alcuna difficoltà ad ammettere la mancanza di una cultura del rifiuto inteso come risorsa utile e la prefettura di Catanzaro oltre a fare quello che ha potuto progettando il piano strategico poi inserito nel piano regionale, che ha avuto il pregio di stabilizzare l'obiettivo e i metodi per raggiungerlo, è pronta a collaborare con il commissario per tutte le attività che il commissario stesso riterrà utili. Anche nella mia qualità di subcommissario sono infatti pronto a gestire i rapporti con gli enti locali per fare in modo che questo diventi un fatto culturale importante.
Dal mio punto di vista, quindi, ritengo che se diamo agli impianti tecnologici una valenza attiva, perché riescano ad essere non solo dei depositi o posti di lavorazione del prodotto che gli arriva, ma qualcosa di diverso rispetto all'attuale filosofia e fisionomia, penso che questo potrà essere utile per la collettività. Immagino ad esempio che tutte le postazioni intermedie di trasferimento che il piano prevede, ad esempio Soverato, dovranno costituire un luogo ove i piccoli comuni andranno a concentrare i rifiuti e ove si svolgerà la raccolta organizzata del rifiuto selezionato; se l'impianto di Alli e quello di Lamezia avranno la capacità di proiettarsi sul territorio in modo diverso dall'attuale, credo faremo un'opera di grande utilità.
PIETRO FUDA, Assessore regionale ai lavori pubblici con delega all'ambiente e commissario vicario all'emergenza rifiuti. Ringrazio innanzitutto per le domande che mi sono state rivolte che mi consentono di chiarire la situazione calabrese, ma vorrei recare un qualche contributo anche sull'argomento cui accennava prima l'avvocato Reale circa l'ordinanza.
Ciò che manca nella pubblica amministrazione nel nostro paese è l'organizzazione per progetti. L'ordinanza ci consente di derogare ad una serie di norme, ma fino ad oggi non siamo riusciti a costruire attraverso le ordinanze una struttura funzionale al progetto e uno dei motivi delle tante opere incompiute è anche la carenza della pubblica amministrazione come soggetto capace di interfacciarsi con gli altri soggetti che contribuiscono e concorrono all'esecuzione dell'opera. Siamo stati, ad esempio fino a ieri sera al ministero ad affrontare il problema di come utilizzare soggetti in servizio presso altre amministrazioni ma dotati di quelle specifiche professionalità che servono per questo obiettivo che deve essere limitato nel tempo; dopo di che l'organizzazione si scioglie altrimenti si atrofizza. E' un fatto di organizzazione di lavoro. Non siamo riusciti a spiegare che questi soggetti dovevano essere finanziariamente a carico dell'ordinanza della regione, perché è una questione che la Corte dei Conti non passa.
In sostanza, cosa si è verificato? Quando ci siamo fatti forti dell'ordinanza ed abbiamo chiesto l'utilizzazione di qualche elemento presso l'Università o altro ente, la prima cosa che ci è stato detto è che c'era la piena disponibilità, ma che noi avremmo dovuto pagare lo straordinario e loro lo stipendio. Abbiamo affrontato la questione con il direttore Mascalzini; ieri c'era anche il capo gabinetto Zaccardi, è stata sentita la Corte dei Conti e la protezione civile, ma non siamo riusciti a superare l'ostacolo. E questo è un fatto importante perché è una lacuna presente in tutte le ordinanze. Avevano affrontato l'argomento anche con il sottosegretario Barberi, al quale avevo detto che bisognava parlare con il Ministro del lavoro per vedere come, di fronte ad una ordinanza, si potesse mettere su una organizzazione per quella ordinanza e poi toglierla. E' un fatto fondamentale, diversamente ripeteremo gli aspetti negativi e le disfunzioni della pubblica amministrazione.
Per quanto riguarda i lavori fermi, si tratta di una questione che interessa tutta l'Italia, anche se logicamente colpisce più il sud che è la parte più vulnerabile della pubblica amministrazione. Parlo, mi credano, non da assessore ma da tecnico e non vorrei, magari per una cattiva esposizione da parte mia, essere frainteso, perché non intendo fare polemiche, ma come ingegnere che viene dalla pubblica amministrazione ho letto con attenzione quel famoso libro bianco fatto non ricordo se dal presidente Dini o dal presidente Prodi su tutte le opere incompiute in Italia...
PRESIDENTE. Fu il presidente Dini.
PIETRO FUDA, Assessore regionale ai lavori pubblici con delega all'ambiente e commissario vicario all'emergenza rifiuti. L'ho letto attentamente. E' un'analisi lucida di tutto ciò che il legislatore dovrebbe fare, comprese le modifiche al codice civile, ma la perplessità in ciascuno di noi nasce dal fatto che, nonostante si conosca il problema e la soluzione, poi non si provvede. Non è importante soffermarsi sul fatto che la Calabria abbia in più o in meno, è tutto il sistema Italia che in materia di opere pubbliche è ormai una barca piena di buchi. Il problema è stato studiato ed affinato e sono state individuate tutte le modifiche che andrebbero portate, quanto ai contratti, al diritto amministrativo ed al codice civile; la Calabria non è esente dal problema, ma paga un altro scotto, quello del decreto Costa. E' questo un fatto veramente pesante perché quando fu approvato quel decreto, che doveva mobilitare le risorse finanziarie, abbiamo tempestivamente evidenziato come il decreto stesso, applicato in quel modo, non avrebbe prodotto grandi effetti in Calabria. Mi dispiace ma in questi giorni mi tornano continuamente alla memoria gli articoli che allora si leggevano sulla stampa e secondo cui alla Calabria erano stati dati altri 800 miliardi. Quella somma l'avevamo già, ma non era stata spesa; si metteva nel decreto per farla spendere.
Abbiamo visto poi che, strada facendo, si ponevano altri elementi di contrasto. Non può sfuggire come il decreto sia stato calato in una realtà di questo tipo: la necessità di non sperperare risorse per Maastricht. Di qui la necessità di una ricognizione delle grandi infrastrutture avviate per verificare se servivano o dovevano essere eliminate, cioè se erano frutto solo della necessità di fare degli appalti o se erano inquadrabili in un programma di sviluppo. Questo è giusto, ma ciò che non ci è piaciuto è la non verifica in tempi reali, per cui paghiamo di fermo cantieri più di quanto andremmo a pagare per completare l'opera.
L'aspetto più negativo è stato quello dell'edilizia residenziale. Secondo il decreto Costa entro una certa data le regioni dovevano riallocare determinate risorse in interventi di risanamento; diversamente, se non si rispettava questo tempo, la riallocazione sarebbe stata d'ufficio. Alcune regioni sono uscite dal termine per soli tre-quattro giorni: parlo della Campania, della Calabria e di altre regioni, in genere del mezzogiorno. La previsione di quel termine comportava che il ministero accettasse o variasse i programmi; comunque doveva riallocare le risorse. Abbiamo notato invece che non solo le risorse non sono state riallocate ma per riammettere nei termini la regione si è fatta una legge; è stata esaminata dalla Camera ed è ora in discussione al Senato; siamo cioè partiti da un decreto che doveva mobilitare risorse giacenti dal 1978 per trovarci ora nella situazione che, per utilizzare quelle risorse, dobbiamo aspettare l'approvazione della legge da parte del Senato.
La Calabria ha sospesi 328 miliardi, che sono già immediatamente cantierabili. Napoli da sola ha 850 miliardi. Aggiungo un'altra questione: negli anni scorsi sull'edilizia residenziale pubblica, in sede di riparto, le regioni del mezzogiorno sono state agevolate...
PRESIDENTE. Forse ci stiamo un po' allontanando dai temi che sono propri della nostra Commissione d'inchiesta.
PIETRO FUDA, Assessore regionale ai lavori pubblici con delega all'ambiente e commissario vicario all'emergenza rifiuti. Concludo subito su questo punto. Erano state assegnate più risorse al mezzogiorno. Le regioni del nord hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale e dopo tanti anni lo hanno vinto, per cui quelle risorse assegnate in più devono ora essere restituite. Così ci è stato comunicato che ce le toglieranno, ma quelle risorse non le avevamo spese, quindi le perdiamo due volte. La questione dei ritardi sottolinea la carenza di una pubblica amministrazione che non riesce ad avere un'organizzazione di tipo privatistico oltre a rappresentare la caduta generale della produttività della pubblica amministrazione, che, sostanzialmente, deve dare il là a tutto l'indotto dell'esterno. Le regioni hanno avuto trasferimenti di funzionari e di competenze dello Stato in alcuni settori, ma in altri settori non hanno avuto nulla. Vi era la necessità di rinnovare certi quadri e di formarne altri, ma non mi sembra che vi sia stata una politica in tal senso.
PRESIDENTE. Considerato il rapporto che la Commissione istituisce sempre con le realtà che va a visitare, chiediamo all'assessore regionale ai lavori pubblici e al presidente della commissione tecnica di disporre dell'elenco di tutti gli impianti controllati esistenti o in via di creazione. Ciò ci sarà di aiuto perché abbiamo creato un gruppo di lavoro ad hoc sugli aspetti amministrativi a livello regionale e locale in rapporto alle nuove direttive propananti dal decreto legislativo n. 22 del 1997. Ci interessa, acquisire i dati di base.
In una visione più generale, invece, ci interesserebbe sapere, visto che si è parlato di bonifiche, se la regione abbia proceduto al censimento previsto da un decreto ministeriale del 1989. Vorremmo che alla Commissione fossero inviati i dati di tale censimento con l'indicazione delle eventuali bonifiche avviate.
Per ultimo, in merito alla pianificazione connessa all'ordinanza, vorremmo sapere quale strategia sia prevista, nell'ipotesi augurabile della raccolta differenziata dei colli, per gli utenti finali delle frazioni separate (vetro, metallo, eccetera); altrimenti, dopo che si è separato e raccolto per recuperare i materiali, in mancanza di utenti finali o di altre disponibilità quei prodotti vanno a finire di nuovo in discarica.
ITALO REALE, Presidente della commissione tecnica del commissario all'emergenza. Abbiamo attivato una commissione con CISPEL per quanto riguarda il recupero dei materiali. Anche in questo caso vi è un problema di trasporti, ma ci stanno suggerendo di concentrare la plastica, il vetro, eccetera in centri regionali, di valorizzazione che stiamo costruendo nelle aree industriali. Attivando anche gli altri meccanismi di finanziamento regionale, speriamo di realizzare la chiusura della filiera del prodotto nella zona dove stiamo costruendo il centro di valorizzazione. Se ciò non dovesse avvenire, i terminali sono quelli del decreto Ronchi. Non abbiamo altra possibilità.
PRESIDENTE. Vi ringrazio.
Incontro con gli assessori all'ambiente dei comuni di Catanzaro e Reggio Calabria.
PRESIDENTE. Saluto il dottor Caglioti, assessore all'ambiente del comune di Catanzaro, ed il dottor Barillà, assessore all'ambiente del comune di Reggio Calabria che invito ad una rapida esposizione, in quanto abbiamo già ascoltato l'assessore regionale ai lavori pubblici con delega all'ambiente, nonché commissario vicario all'emergenza rifiuti, ed il presidente della Commissione tecnica, circa il modo in cui, in virtù dell'ordinanza, è organizzato o si vuole organizzare il ciclo dei rifiuti nella regione Calabria. Vi prego di segnalare i problemi tipici che, sotto questo aspetto, incontrano le vostre rispettive amministrazioni.
FRANCO CAGLIOTI, Assessore all'ambiente del comune di Catanzaro. Anzitutto saluto tutti i presenti.
Devo dire che il telegramma che abbiamo ricevuto ci informava di una riunione che si sarebbe svolta in prefettura, alle ore 15 del giorno 24 settembre, alla presenza di questa Commissione. Ma non ci era stato spiegato il motivo di questa riunione, per cui...
PRESIDENTE. Allora ciò mi obbliga ad una brevissima premessa.
Stante il fatto che i sopralluoghi che abbiamo effettuato questa mattina attengono all'ordinaria attività delle missioni della commissione d'inchiesta, ricordo che le audizioni che la Commissione svolge hanno anche il fine di stabilire un contatto diretto con i responsabili ai diversi livelli. Poiché questa è una Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, vorremmo conoscere dall'amministrazione "ospitante", cioè da quella di Catanzaro e da quella di Reggio Calabria, eventuali problemi particolari, anche quelli relativi a possibili infiltrazioni della criminalità organizzata nel ciclo dello smaltimento dei rifiuti.
FRANCO CAGLIOTI, Assessore all'ambiente del comune di Catanzaro. Dopo questa sua breve introduzione devo dirle, purtroppo, che di questa audizione non sapevamo nulla.
La città di Catanzaro ed il suo circondario si pongono, rispetto a tante altre realtà della regione Calabria, in una situazione senz'altro migliore di quella di altre città capoluogo di provincia (Cosenza, Crotone, Vibo), in quanto noi abbiamo la "fortuna" di disporre di un impianto di smaltimento, che per la città di Catanzaro ha un po' risolto questo tipo di problemi. Non si tratta certo di un impianto di smaltimento idilliaco, per così dire, però ci ha permesso di sopperire alla chiusura della discarica di Siano, attuata dall'allora procuratore Porcelli anche per dare l'input ad aprire la discarica di Alli. Da circa un anno abbiamo iniziato la raccolta differenziata attivandoci per il vetro, per le pile e per la plastica. Con il nuovo capitolato d'appalto, entrato in vigore dal 1° luglio e valido fino al 31 dicembre del 2000, abbiamo dato un nuovo input alla raccolta differenziata obbligando la ditta vincitrice dell'appalto ad installare sul territorio un numero abbastanza congruo di contenitori per la plastica, per il vetro, per pile esauste e spray. Da ciò discende una serie di iniziative che vorremmo attuare con l'ordine dei medici, per esempio, in quanto potrebbero essere il punto di riferimento per la raccolta dei farmaci scaduti. Dovrebbe però disseminare la città di appositi contenitori. Attualmente disponiamo di circa 2.100 raccoglitori per i rifiuti, di 150 contenitori di circa 2.000 litri per il vetro e di altri 100-150 contenitori per la plastica. Non so se abbiate notato i contenitori gialli che abbiamo installato nella piazza della prefettura per la raccolta delle pile, delle bombolette spray, eccetera.
Dicevo che vi è l'idea di contattare i medici della mutua per sapere se possano fungere da punto di riferimento per la raccolta dei farmaci scaduti. Come medico posso dire che cercheremo di far partire una campagna pubblicitaria nel mese di ottobre: abbiamo realizzato cinque spot pubblicitari con Telespazio, uno dei quali per la raccolta differenziata dei rifiuti. Vorremmo quindi realizzare questa iniziativa, anche con l'appoggio dell'ordine dei medici, tramite una ditta specializzata che provveda alla raccolta in giorni da stabilire.
Per quanto riguarda la raccolta del vetro, lo stesso tipo di accordo vorremmo prenderlo con i ristoranti e i bar.
PRESIDENTE. Nel momento in cui si procede, giustamente, alla raccolta separata, è sempre importante avere in mente un utente finale.
FRANCO CAGLIOTI, Assessore all'ambiente del comune di Catanzaro. Non abbiamo problemi, perché, sia per l'olio sia per la plastica sia per il vetro, abbiamo obbligato la ditta vincitrice dell'appalto a conferire in punti ben stabiliti, per cui i rifiuti non andranno certo a finire nella discarica di Alli.
Siamo partiti un po' in sordina, però devo dire che per la plastica la risposta è stata abbastanza positiva. Lo è stata di meno per il vetro, perché a Catanzaro e nel suo hinterland vi è l'abitudine di conservare le bottiglie per il vino, per i pomodori, eccetera.
Per quanto riguarda la discarica, in questo momento ci troviamo in grosse difficoltà a conferire i triturati che provengono dai materassi e dal legno perché vi è una delibera regionale - ne abbiamo parlato con il prefetto - che ci impedisce, materialmente, di portare in discarica i triturati suddetti. Questo è un grosso problema non tanto per noi quanto per la ditta vincitrice dell'appalto. Non sappiamo come uscire da questa difficoltà. Abbiamo interessato il prefetto e cercheremo di interessare anche la procura, perché la discarica, a causa, sembra, di una delibera regionale, non vuol prendersi questo triturato, altrimenti andrebbe immediatamente ad esaurimento. Se questo è vero, è anche vero che i problemi dobbiamo risolverli. Questi triturati da qualche parte dobbiamo conferirli. La discarica di Siano è stata chiusa, questa di Alli...
PRESIDENTE. Quello di Alli è soprattutto un impianto di selezione, di compostaggio e RDF. Quindi, posso anche capire.
FRANCO CAGLIOTI, Assessore all'ambiente del comune di Catanzaro. Sì, ma, come dicevo, i problemi dobbiamo risolverli. Il ritardo di questo conferimento, infatti, fa sì che anche la ditta, nonostante abbia un grosso punto di stoccaggio, ad un certo punto si deve fermare nell'attesa di risolvere il problema.
Per quanto riguarda il recupero di alcuni materiali facevamo riferimento su un inceneritore di Lamezia, ma anche per quest'ultimo ho saputo che vi sono grossi problemi. Ho partecipato a qualche riunione in cui si discuteva di questo inceneritore e mi sono espresso favorevolmente, anche a Napoli, quando mi sono trovato a sostituire il dottor Barillà; mi sono espresso a favore della costruzione di alcuni impianti di incenerimento in ogni regione.
PRESIDENTE. Sul problema che lei sta sottolineando, non esiste una possibilità di reimpiego o recupero di questa forma di truciolato?
FRANCO CAGLIOTI, Assessore all'ambiente del Comune di Catanzaro. Vi è il problema che non abbiamo piccole industrie. So che il Governo aveva stabilito un centro per il recupero di lavatrici e frigoriferi, che è stato portato a Messina. Questo ci imporrebbe una spesa di 30 mila lire per ogni recupero e voi capite che nella situazione di emergenza e di disoccupazione che viviamo la gente trova sicuramente più facile lasciare il vecchio frigorifero o la vecchia lavatrice vicino al bidone, magari di notte; e questo nonostante il controllo che operiamo sul territorio; abbiamo due squadre formate da vigili e di nostri dipendenti che girano sul territorio dalle otto del mattino alle otto della sera. Il materiale umano a disposizione è questo; abbiamo avuto grossi risultati nel controllo dei negozi quanto ad orari e cartoni, come anche per l'orario di conferimento dei sacchetti. Tutto questo ha colto la popolazione in un primo momento impreparata, ma poi la notizia delle squadre sul territorio e delle multe che venivano fatte, peraltro abbastanza salate (100 mila lire alla persona che viene trovata a buttare un sacchetto al di fuori dei cassonetti sono per chi lavora quasi una giornata di lavoro e ancora di più per chi non lavora), ha girato per la città ed ha incominciato a produrre dei frutti. Abbiamo ancora qualche resistenza, ma la gente sa che le squadre controllano e indietro non si torna. Ovviamente all'inizio l'indicazione è stata di essere un po' flessibili, ma poi basta. Se non diamo un segnale chiaro la gente pensa sempre che sia il solito discorso che finisce, come si dice, a tarallucci e vino. Questo non è assolutamente, non vogliamo essere vessatori nei confronti dei cittadino, ma vogliamo che la gente capisca che i tempi sono cambiati quanto ad ambiente e rifiuti. Questa è la linea su cui ci stiamo avviando.
Per quanto riguarda le infiltrazioni mafiose, abbiamo fatto un grosso appalto per 21 miliardi. Si è trattato di una gara limpida, senza alcuna pressione o interferenza. Abbiamo rispettato i tempi che ci eravamo prefissati. Eravamo decisi a partire dal 1° luglio ...
PRESIDENTE. Sarebbe utile che faceste avere alla Commissione il bando di questa gara e ogni altro utile documento al riguardo: la denominazione della società che ha vinto, eccetera.
FRANCO CAGLIOTI, Assessore all'ambiente del Comune di Catanzaro. Certamente. Avevamo avuto grossi problemi nel mese di gennaio, anzi dal 27 di dicembre. E' questa una data che ricordiamo con grande preoccupazione. A un certo punto abbiamo capito che c'era qualcosa che non girava in questa città per quanto riguarda i turni, le macchine che si rompevano facilmente, eccetera. Certo gli operai, che lavorano dietro ai camion, sono persone anziane e in parte sono malati: artrosi, bronchiti, eccetera; così la mattina mi sono trovato personalmente a vistare anche sei-sette certificati medici. Qualcuno si è fatto fare un certificato perfino per quindici giorni per un semplice disturbo e mentre un privato può sopperire per telefono immediatamente, sapete che per un'amministrazione pubblica non è altrettanto facile prendere il telefono e chiamare l'ufficio di collocamento per chiedere personale. I certificati arrivano in ritardo (per legge possono arrivare anche entro trenta giorni), gli uffici aprono alle otto ed anche se la comunicazione arriva per telefono la giornata non può che finire male. Dal 27 dicembre, dicevo, abbiamo notato difficoltà enormi; allora abbiamo dato incarico ad un nostro commercialista di analizzare i costi di gestione del settore .
E' risultato che il servizio costava a noi circa 13 miliardi all'anno, conteggiando la paga degli operai, l'utilizzo dei mezzi e la loro usura; 700 milioni all'anno era la riparazione dei mezzi, l'olio, la benzina, eccetera; oltre a un miliardo circa per quanto riguarda l'ufficio del collocamento perché si trattava di graduatoria ad esaurimento che l'amministrazione non aveva integrato e si era costretti a procedere tre mesi per tre mesi. Questo comportava che prima dei tre mesi questo personale si metteva in malattia per una settimana per non perdere il diritto di essere nuovamente richiamato. Il costo complessivo, dicevo, era di circa 13 miliardi. Acquisito questo punto di riferimento e comparatolo con quello che si poteva ottenere in altro modo, abbiamo verificato che con una cifra intorno agli 8 miliardi e 200 milioni all'anno (il primo anno ci è costato 4 miliardi e 100) potevamo avere un servizio migliore. Così con il nuovo appalto, oltre al servizio di nettezza urbana, abbiamo posto tra virgolette alla ditta l'onere di un certo numero di campane per il vetro, le pile, eccetera; allo stesso tempo ci siamo riservati di apportare miglioramenti nel programma dell'appalto. Abbiamo inserito la pulizia delle aree cimiteriali (abbiano quattro cimiteri e in particolare a Catanzaro avevamo grossi problemi) e molte altre voci (carogne di animali, carcasse delle auto, necessità derivanti da manifestazioni e pulizia delle aree mercatali; alla fine di ogni mercato, che si svolge il martedì, il mercoledì, il venerdì ed il sabato, abbiamo "imposto" alla ditta lo svuotamento non solo dei cassonetti normalmente stracolmi perché il mercato ha carattere misto, anche delle zone limitrofe, ma il lavaggio delle strade).
Pensiamo in definitiva di aver dato un segnale diverso e, ripeto, questo appalto dal 1° luglio al 31 dicembre 2000 ci costerà 21 miliardi, con una media di otto miliardi ed un recupero tra i 4 e i 5 miliardi. Così la mattina non vi sono più problemi; non vi è il problema dei certificati medici nè quello di sopperire alle carenze, che sono problemi della ditta privata, che già lavorava nella zona e può quindi contare su un certo numero di operai.
Per quanto sappiamo, anche personalmente, non abbiamo avuto pressioni di alcun genere. Posso affermarlo con sicurezza; non vi è stata alcuna pressione mafiosa o di altro genere per fare il capitolato in un certo modo. E' andato tutto tranquillo. Non so perché e non lo voglio sapere. Non mi interessa. Sappiamo solo che siamo riusciti a lavorare in modo tranquillo, rispettando i termini che la stessa amministrazione si era posta: 1° luglio 1998. Come ci siamo arrivati è un fatto che non ci ha riguardato personalmente. Posso assicurare che non vi è stata alcuna pressione: tutto è stato tranquillo e liscio come l'olio. Non abbiamo avuto neanche ricorsi al TAR, assolutamente nulla.
Se la Commissione vuole qualche particolare della gara...
PRESIDENTE. Basterà che faccia avere alla Commissione la relativa documentazione.
FRANCO CAGLIOTI, Assessore all'ambiente del Comune di Catanzaro. Certamente.
GIOVANNI IULIANO. Vi sono state variazioni della tariffa per l'utenza?
FRANCO CAGLIOTI, Assessore all'ambiente del Comune di Catanzaro. Per il momento no.
GIOVANNI IULIANO. Non avete ancora coscienza se l'utente pagherà di più o di meno?
FRANCO CAGLIOTI, Assessore all'ambiente del Comune di Catanzaro. Questo non ce lo siamo ancora posti. Tenete conto che siamo partiti il 1° luglio e quindi vi è stato solo il periodo estivo. Aspettiamo anche alcune indicazioni circa le nuove tariffe che dovrebbero partire dal 1° gennaio 1999.
PRESIDENTE. E' probabile che partiranno dal 1° gennaio 2000.
FRANCO CAGLIOTI, Assessore all'ambiente del Comune di Catanzaro. Infatti, siamo in attesa. In materia vi è stata anche una sentenza a Parma che ha escluso dal pagamento i garage e le cantine: l'ufficio di ragioneria dovrà pensare anche a come recuperare questa parte, anche se non sono cifre enormi.
NUCCIO BARILLA', Assessore all'ambiente del Comune di Reggio Calabria. Ringrazio innanzitutto per l'invito che ci è stato rivolto. Ci rivediamo a distanza di alcuni anni con la Commissione, alcuni componenti sono cambiati, ed io vorrei riprendere il discorso laddove sostanzialmente l'avevamo lasciato. L'ultima volta che la Commissione è venuta eravamo nella discarica di Pietrastorta, la discarica storica della città di Reggio Calabria che per anni era andata avanti nella illegalità, senza controlli.
Grazie anche all'apporto che la Commissione diede in quella occasione, alla spinta dei movimenti ambientalisti e all'intervento della magistratura, quella discarica fu chiusa proprio nel luglio di due anni fa.
PRESIDENTE. Anche se parlare di discarica è improprio perché sostanzialmente si trattava di una montagna illegale di rifiuti.
NUCCIO BARILLA', Assessore all'ambiente del Comune di Reggio Calabria. Sì, il luogo dove originariamente doveva sorgere un inceneritore fu trasformato in una discarica provvisoria andata poi avanti per vent'anni accumulando tutti i rifiuti della città, peraltro in un luogo di straordinaria bellezza come quello delle colline di Reggio.
La nuova giunta Falcomatà, nella prima edizione, si vide precipitare addosso una situazione davvero complicata. Da parte della regione non vi era alcun intervento. Per anni si era andati avanti nell'attesa messianica dell'entrata in funzione dell'impianto di Sambatello, che la Commissione ha visitato questa mattina. Qualcuno lo ha rivisto perché è abbastanza noto. E' inutile rifare la storia di questo impianto finanziato con i fondi FIO.
PRESIDENTE. Su Sambatello sappiamo veramente tutto.
NUCCIO BARILLA', Assessore all'ambiente del Comune di Reggio Calabria. Bene. Vi era, dicevo, un'attesa messianica di questo impianto, che avrebbe dovuto risolvere tutti i problemi, mentre noi sapevamo, come voi sapete, che esso peccava di un difetto di origine: una localizzazione fatta al di fuori di una seria programmazione, sulla base di interessi e spinte che nulla hanno a che vedere con la razionale programmazione. Tutte le turbolenti vicende successive, gli attentati, eccetera, hanno portato ad un continuo rinvio: la storia dell'appalto, la storia della De Bartolomeis e di quello che è avvenuto in questo consorzio di imprese sono fatti noti, ma dall'altra parte vi era una città messa alle corde.
In mancanza di un intervento regionale (l'impianto di Sambatello è di competenza regionale) è entrato in campo il protagonismo del comune, che ha individuato un sito, quello di Longhi-Bovetto per utilizzarlo come discarica provvisoria per rifiuti: doveva essere tenuta in esercizio per un anno, perché quattro erano i mesi che la regione aveva posto a se stessa e agli altri per l'entrata in funzione di Sambatello; l'impegno che assunse in quella occasione il sindaco fu quello di mantenere Longhi-Bovetto aperto per un anno in attesa di trasferirsi a Sambatello, messo a disposizione dalla regione.
L'altro impegno assunto dal sindaco della precedente amministrazione era quello di passare alla bonifica del sito Longhi-Bovetto. Siamo già in grado di mantenere questo impegno. L'appalto è già partito e credo sia da sottolineare che Longhi-Bovetto diventerà uno straordinario parco attrezzato al servizio della popolazione. I lavori sono già iniziati. Questo riguarda il sito contiguo alla discarica, mentre l'impegno preso con la popolazione di dismettere quella discarica non è stato mantenuto. Non abbiamo potuto mantenerlo proprio perché Sambatello è ancora una prospettiva nebulosa.
Come nuova amministrazione siamo entrati in attività esattamente un anno fa; cinque giorni dopo ci siamo recati dal ministro Ronchi sollecitando la commissione straordinaria sull'emergenza rifiuti, di fronte ad una situazione che regionalmente sapevamo essere davvero drammatica: il 90 per cento delle discariche fuori legge, mancanza di impianti pubblici anche di riferimento per la gestione dell'emergenza. Anche la decisione di creare l'emergenza rifiuti in Calabria ha avuto un processo di logoramento abbastanza lungo, ma oggi siamo in grado di evidenziare alcuni risultati.
Come comune non ci siamo solo mossi per rispondere all'emergenza. Mentre attuavamo delle linee delle proposte per uscire dall'emergenza, allo stesso tempo mettevamo in campo un programma complesso per rispondere al nuovo orientamento della legge Ronchi e per creare un moderno sistema industriale che potesse fare dei rifiuti una occasione per nuova occupazione, per risolvere i problemi sia ambientali sia economici: un vero e proprio piano che già il 20 ottobre 1997 presentammo in consiglio comunale e che fu accolto da tutti.
E' passato un anno e nonostante la commissione straordinaria per la gestione dei rifiuti in Calabria non siamo ancora riusciti ad uscire da Longhi-Bovetto. In questi mesi si sono seguite e susseguite le ordinanze. La prima diceva che Longhi-Bovetto si doveva chiudere e trasferire i rifiuti nella discarica privata di Crotone, che sembrava essere l'unica soluzione a portata di mano. Poi ci fu un ripensamento. Si provò a trovare altre soluzioni: Alli, Motta, Bova, discariche che già sapevamo non essere in grado di ricevere questi rifiuti. Alla fine, dopo un anno e dopo un logoramento che ha significato anche caduta della credibilità democratica in una zona importante del paese (perché per la giunta precedente Longhi-Bovetto ha significato andarci con le forze dell'ordine e vi era quindi un impegno di credibilità per chi proveniva dal mondo ambientalista e voleva avere coerenza in questo campo) siamo forse all'epilogo della storia, ma comunque molto in ritardo. Torniamo, si dice, alla soluzione di Crotone in tanto che attrezziamo una discarica nella zona di Fiumara di Reggio Calabria. Tutte queste operazioni, però, non possono avvenire con i ritmi della normalità. Questo è il primo punto di riflessione.
La gestione di una emergenza è un fatto di supplenza, deve servire a bruciare i tempi, assumere decisioni, attivare finanziamenti aggiuntivi. Ad esempio, proprio in questi giorni, abbiamo con una delibera chiesto al consiglio comunale di mettere a disposizione tre miliardi per il trasferimento a Crotone. Sono soldi nostri; mentre la regione non ha versato i soldi per la ball-press, una macchina che avrete visto senz'altro abbandonata tra le rovine di Sambatello e che ci è servita nella fase dell'emergenza, i tre miliardi che dovevamo avere non li abbiamo avuti e non sono iscritti nel nuovo bilancio.
Ora abbiamo posto anche un quesito per quanto riguarda il trasferimento dei rifiuti. Volevamo fare un bando pulito. Abbiamo chiesto alla camera di commercio di Catanzaro che ci desse indicazioni. Ci ha detto che due sono le ditte che possono effettuare questo trasferimento. Ci ha dato l'elenco. Abbiamo chiesto se era possibile fare la trattativa privata; abbiamo posto il quesito alla Prefettura ed alla commissione per la gestione dell'emergenza rifiuti. La decisione che il comune deve prendere è importante perché si tratta di conciliare da una parte l'orientamento di un procedimento legale che è la bussola dei comportamenti amministrativi della nuova amministrazione e dall'altra il bisogno di far presto. Abbiamo allora detto: autorizzateci, se credete, a fare la trattativa privata fra le due ditte per un importo elevato, oppure diteci che cosa dobbiamo fare. Dobbiamo fare la gara d'appalto, dobbiamo aspettare 40 giorni, possiamo estendere la trattativa a livello nazionale ed includere altre ditte? Non ci è stato risposto ed ogni giorno che passa la situazione diventa per noi più soffocante.
Da una parte è stato importante rescindere il contratto con la De Bartolomeis, ma dall'altra non si vede una prospettiva. Passano i mesi e puntualmente facciamo dei sopralluoghi per ripetere esattamente le stesse cose. La strada di collegamento dell'argine non viene costruita, né una pista sterrata che darebbe intanto la possibilità di cominciare ad utilizzare l'impianto, secondo i progetti che abbiamo messo in campo. La tenaglia torna a stringersi attorno a noi e diventa davvero ossessionante.
Il quadro che delineo ha un chiaro-scuro; da parte nostra credo che abbiamo messo in campo tutte le possibili azioni per risolvere la questione: risanamento di Longhi-Bovetto; per Pietrastorta abbiamo impegnato una somma elevata, oltre un miliardo e 300 milioni, perché venga risanata e diventi un grande parco. Abbiamo attivato una convenzione con l'AMPA perché questo avvenga con le tecnologie migliori e sotto il controllo diretto dell'agenzia: un fatto, questo, unico in Italia, che è molto importante che si realizzi. Nello stesso tempo abbiamo fatto un piano industriale per uscire dalla situazione emergenziale che esiste a Reggio Calabria per quanto riguarda i rifiuti. Da una parte siamo intervenuti sul piano della gestione: quello di Reggio Calabria è uno dei pochi comuni in Italia che gestisce questo importante settore in economia; Una formula superata non solo dai nuovi regolamenti ma anche dalla stessa logica. Abbiamo costruito le tappe per trasformare prima in un'azienda speciale e successivamente in una società per azioni tutto il sistema dei rifiuti.
Dall'altra parte siamo intervenuti sul piano dell'impiantistica. Abbiamo detto cosa fare di Sambatello: abbiamo posto in campo una proposta che poi è diventata punto rilevante del nuovo piano di smaltimento dei rifiuti. A questo proposito voglio dire che condividiamo le linee e l'impostazione non solo della legge Ronchi ed il nuovo orientamento nazionale, ma anche come la commissione ha lavorato con i suoi tecnici ed esperti. Siamo convinti che sia stato svolto un buon lavoro: diverso è il giudizio su come viene affrontata l'emergenza.
In questo piano viene prevista la scelta di Sambatello come capo ambito del comune di Reggio Calabria. Sambatello deve diventare un nucleo, un centro industriale per i rifiuti, secondo quello che è il nuovo orientamento. Noi abbiamo dato un ulteriore apporto: attraverso un progetto finanziato dal Ministero dell'ambiente - CISPEL-Federambiente - abbiamo fatto in modo che venga investita la cifra di un miliardo e mezzo per realizzare in questa area un impianto di macinazione degli inerti, unico in Calabria, che servirà per ridurre il problema drammatico di questo tipo di scarico cui poi accennerò un attimo.
Nello stesso tempo abbiamo rimesso in piedi un vecchio progetto, nato in modo discutibile, di nove miliardi per la raccolta differenziata. E' il progetto presentato da un consorzio di imprese: Città vivibile. Lo abbiamo passato al vaglio di esperti di livello nazionale; lo abbiamo corretto e rimodulato e messo in sinergia con gli altri progetti in campo. Anche questo diventa un altro spezzone di un programma industriale. Poi i lavori socialmente utili. Avevamo avviato nei nostri settori della nettezza urbana diversi impegni per lavori socialmente utili: all'interno del piano industriale abbiamo proposto che questi si trasformino in lavori di pubblica utilità e poi tutti i lavoratori, quelli del progetto dei nove miliardi, quelli socialmente utili, quelli di CISPEL-Federambiente degli altri progetti dovrebbero convergere in una società per azioni, attraverso cooperative ed altri strumenti per offrire prospettive e sicurezza e coprire così tutto un settore del mondo del lavoro.
Il piano dei rifiuti ha avuto ulteriori finanziamenti per rafforzare e rimodulare Sambatello; questo potrebbe essere teoricamente uno scenario possibile, ma rischia tutto di cadere se non risolviamo l'immediato.
Su Sambatello, come su altre realtà che hanno riguardato Reggio Calabria e molti siti in Calabria, si sono saldati - come dimostravano già le risultanze della precedente Commissione - interessi illeciti, cattiva amministrazione, tolleranze e connivenze di ogni genere. Noi oggi su Sambatello non chiediamo solo che venga fatta chiarezza; come giunta, abbiamo deciso di costituirci parte civile non solo nei confronti degli autori degli atti illeciti e delle cosche mafiose che hanno avuto un ruolo in questa storia, ma anche di quegli amministratori, innanzitutto regionali, delle precedenti amministrazioni, che abbiamo con il loro comportamento favorito questa situazione intollerabile per una città che sta cercando di uscirne fuori.
Da questo punto di vista, se una sollecitazione posso fare, è che abbiamo troppo inchieste aperte. Non è possibile aprire ad esempio l'inchiesta sulle navi radioattive e poi non concluderla. Un qualche contributo lo abbiamo dato al riguardo. Se le inchieste restano aperte, questo crea incertezza e provoca danni anche economici ed alla fine ciò rende poco credibili anche coloro che queste inchieste hanno attivato. Si tratta allora di chiudere le inchieste e decidere finalmente se vi sono responsabilità. A Reggio Calabria vi è l'inchiesta sulle navi: due sono le inchieste su Sambatello, una del magistrato De Magistris a Catanzaro ed una del dottor Cisterna. Benissimo, abbiamo già detto ai magistrati che vi è tutto l'appoggio, l'aiuto, l'incoraggiamento e la disponibilità perché queste inchieste si chiudano, chiunque ci vada di mezzo; non ci interessa, però si debbono chiudere. Poi c'è la Castaglia; lo ricorderà il presidente; andammo a visitare questo impianto di servizio all'aeroporto, trasformato in un impianto per rifiuti ospedalieri provenienti da altre regioni. Anche questa è l'anomalia della Calabria; si fa una commissione per l'emergenza rifiuti solidi urbani, ma per quelli tossici e nocivi, che vedono nella Calabria una sorta di terra di Eldorado per tanti affaristi, non si può intervenire. Allora perché non estendere la competenza?
A Ravagnese, nell'aeroporto, con tre scuole vicine, dove dovrà sorgere un depuratore che stiamo riattivando, vengono operati i controlli della società, ma chi è in grado di supportarci per verificare questi controlli in una regione che non ha ancora l'ARPA? Con le ASL che non sono in grado di fare questi controlli, che garanzia posso dare ai cittadini? Perché debbo da solo affrontare questa situazione angosciosa che non rientra nei compiti del comune? Anche a questo riguardo vi erano state decisioni precise, ma non mi pare che si sia vicini alla soluzione.
Voglio infine aggiungere un elemento che è forse la sintesi di molti altri: Reggio Calabria ha un territorio corrispondente pressappoco a quello di Milano: una follia, una decisione pianificatoria degli anni del fascismo, l'illusione delle grande Reggio fece sì che venissero annessi al corpo centrale della struttura una serie di paesi a corolla che arrivano fino all'Aspromonte: un territorio vastissimo a fronte del quale, però, vi è una esigua disponibilità di uomini e mezzi. Non siamo in grado di fare controllo ambientali. Tutte le nostre colline e gli argini dei torrenti sono invasi da rifiuti di ogni genere e si verifica sempre una sorta di scarica barile: l'ASL ci scrive che a Talamissi, vicino al mare, vi è una grossa discarica e forse vi è anche dell'eternit. Ma gli argini dei torrenti non sono di competenza del Genio civile? Possiamo andare avanti con questo scarica barile, ma poi arriva la magistratura e chiede tutta la documentazione: io voglio spezzare questa catena, sono disponibile a mettere a disposizione la progettualità del nostro comune per un intervento di bonifica delle discariche nel territorio, dateci però strumenti e soldi; utilizziamo anche un po' dei fondi fermi alla regione; siamo disponibili, ma occorre aumentare i controlli e le disponibilità di mezzi specializzati e di forze dell'ordine, come le altre strutture: Guardia forestale, Guardie di finanza; forze che siano specializzate e che trovino in Calabria un punto di sfida nuovo. Altrimenti anche questo tipo di mafia assumerà un'impostazione tradizionale, e il rischio è che di ciò ce ne accorgeremo solo tra 10 anni, per esempio.
Voglio sottolinearvi la solitudine di chi amministra, di chi vuol fare qualcosa di nuovo ma non riesce a realizzarlo. Credo che siamo in gradi di far partire questo progetto, di rispondere alla sfida e di diventare punto di riferimento per l'intera provincia. Abbiamo ideato forme originali, per esempio un bando per chiedere ai cittadini che ci mettessero a disposizione dei siti dove realizzare discariche controllate di inerti; abbiamo chiesto loro, sulla base di parametri precisi di carattere territoriale, di darceli in prestito perché poi glieli avremmo restituiti riqualificati. Alcuni hanno risposto dicendo che avrebbero valutato la richiesta. Torno a ripetere, però, che il comune, che ha messo in campo tutte queste azioni, rischia di diventare perdente se l'emergenza si protrae all'infinito, se per Sambatello si proroga di sei mesi in sei mesi senza arrivare mai a una soluzione.
Credo anche che si debba rompere la liturgia delle visite e dei sopralluoghi. So che la vostra non è una liturgia. So che dietro vi è una volontà vera e che sono pietre le parole scritte nei vostri documenti. Ciò l'ho visto anche precedentemente. Conosco la serietà del presidente, che stimo particolarmente, e quella di tutti gli altri membri della Commissione. Però dobbiamo incalzare e, se necessario, rompere gli indugi rispetto a pezzi dello Stato che stanno in silenzio. Una città come Reggio Calabria, che si sta rialzando faticosamente, non si può lasciare in ginocchio per responsabilità che non attengono ai suoi compiti ma che risalgono ad un'eredità pesante del passato, a responsabilità della regione o riconducibili alla lentezza del Governo o ad altre situazioni ancora.
Credo, per una volta, di poter avere l'orgoglio di aver rovesciato la situazione, perché ora vi è un'amministrazione che ha ricevuto pubblici elogi per come ha impostato i propri programmi. Però questo progetto può fallire se oggi non riusciamo a risolvere le questioni burocratiche. Se il bando si deve fare, si faccia. Si acceleri la costruzione della strada. Il Governo emani un provvedimento straordinario per chiedere che la ditta realizzi il progetto. L'impianto di Sambatello deve entrare in funzione, senza aspettare più che passino prima 15 giorni poi 6 mesi. Se l'impianto di Fumara entrerà in funzione non a gennaio ma a marzo, si perderanno due mesi, che per noi sono importanti.
Non voglio che venga meno il legame di fiducia che ho costruito con la mia popolazione. Dalla scadenza stabilita è passato un anno in più, e i cittadini hanno dimostrato ancora la loro fiducia, si sono dimostrati disponibili a stringere ancora i denti e ad andare avanti.
Come amministrazione, però, al di là di rimettere il mandato ai cittadini, non sappiamo davvero che fare. Se questa è una scelta ditecelo. Metteteci nelle condizioni di controllare le emissioni della Castalia. Decidiamo se le cose scritte sono vere o non vere. Se la legge Ronchi e la normativa europea parlano di autosufficienza, di smaltire i rifiuti dove si producono e di regionalizzazione dei processi per quanto riguarda lo smaltimento, è possibile che vi sia un impianto dove vengono trattati tutti i rifiuti, ad eccezione di quelli della Calabria? E' possibile che qui vengano i rifiuti, probabilmente ospedalieri, dalla Sicilia, da Napoli? Non abbiamo niente contro queste imprese, però si deve agire in condizioni di sicurezza. Dobbiamo sapere che i controlli vengono fatti, ma non dalla ditta. Vi sono valutazioni che qualcuno deve fare, altrimenti chi mi dice che non sia qualcos'altro ciò che in aeroporto esce fuori...
PRESIDENTE. Assessore Barillà, lei ha rappresentato la situazione in modo molto efficace e drammatico. Io posso darle solo poche risposte, che però reputo importanti.
Per ciò che è a conoscenza della Commissione, anche in virtù dei sopralluoghi fatti e delle audizioni svolte oggi, la questione di Sambatello sembra essere ormai sbloccata, tant'è che si parla di quattro o cinque mesi perché l'impianto entri in esercizio. Questo è ciò che ci è stato detto sia dall'assessore Fuda, nonché commissario vicario all'emergenza rifiuti, sia dal presidente della commissione tecnica, avvocato Reale.
Per quanto riguarda il discorso dei rifiuti nel reggino e nel comune di Reggio Calabria, vero è che non si possono risolvere in pochi mesi situazioni pregresse. Mi rendo conto che un'amministrazione che fa promesse debba cercare di mantenerle, però bisogna anche considerare che la montagna di Pietrastorta è il simbolo pesante di come sia difficile uscire dal guado, per così dire, di una gestione rifiuti che per decenni è stata illegale e addirittura criminale. I tempi vanno quindi commisurati con la difficoltà a risolvere le situazioni. Non vorrei citare sempre lo stesso esempio, ma se penso alle aree del casertano, che la Commissione ha bene in mente, ricordo che da troppo tempo stanno aspettando, e purtroppo dovranno farlo ancora, nonostante l'impegno sia diffuso e siano in molti a ritenere che si debba incidere: nello stesso recente provvedimento ancora in discussione in Parlamento, anche per quella zona sono state individuate aree di bonifica di interesse nazionale.
Dunque, per risolvere il dramma dei rifiuti ci vuole tempo. Comunque, per quanto riguarda Sambatello, fissare a cinque o sei mesi l'entrata in esercizio dell'impianto è un atto significativo nel ciclo dei rifiuti. Mi è sembrato di cogliere il disagio di chi abbiamo ascoltato prima, in quanto anche a me sembrerebbe singolare pensare di mandare i rifiuti di Reggio Calabria a Crotone. Mi auguro che ciò non avvenga e che si possano e si debbano...
LUCIO BARILLA', Assessore all'ambiente del comune di Reggio Calabria. Le chiedo scusa, signor presidente, ma voi dovete fotografare la realtà: nella regione Calabria non esistono impianti pubblici in grado di ricevere un volume di rifiuti pari a quello di Reggio Calabria; l'unico impianto privato a ciò autorizzato è quello di Crotone. Non esiste nient'altro.
PRESIDENTE. La situazione ci è stata ben rappresentata dall'assessore ai lavori pubblici, ingegner Fuda, e dal presidente della commissione tecnica, avvocato Reale. Credo che possa esistere una soluzione diversa da quella di inviare i rifiuti di Reggio Calabria a Crotone. Per ciò che questa Commissione può, e ovviamente senza interferire con le procedure amministrative, ritengo che nei prossimi mesi si possa arrivare a soluzioni parziali e transitorie che, però, impediscano una cosa rispetto alla quale mi sembrava...
LUCIO BARILLA'. Assessore all'ambiente del comune di Reggio Calabria. La discarica di Longhi Bovetto è satura. Da domani la spazzatura sarà nelle strade. Questo è il punto. Quelle soluzioni le avevamo indicate un anno fa, ma adesso che è passato si dice che forse ne verranno trovate altre. Abbiamo anche chiesto che l'impianto di Sambatello fosse dato in gestione al comune se non erano in grado di riattivarlo.
PRESIDENTE. C'è stato detto che l'impianto di Sambatello entrerà in esercizio entro cinque mesi. In questo intervallo di tempo vedremo ciò che si può fare. Se l'amministrazione regionale decide di mandare rifiuti a Crotone, lo faccia. Noi possiamo aiutare l'amministrazione, ma non interferire con i suoi programmi.
Per quanto riguarda le vicende della Castalia, credo che la Commissione procederà con un'indagine per vedere se la situazione sia ancora quella di tre anni fa e per assumere poi i provvedimenti del caso.
Vi ringrazio.
Incontro con i rappresentanti delle associazioni di categoria
PRESIDENTE. Credo conosciate gli interessi di questa Commissione d'inchiesta sul ciclo dello smaltimento dei rifiuti. Vorremmo acquisire il vostro punto di vista, come rappresentanti di realtà produttive, sul modo in cui la vicenda rifiuti viene gestita nella provincia di Catanzaro e, più in generale, in Calabria.
ROLANDO SALVATORI, Responsabile Confartigianato. Per quanto concerne la problematica dei rifiuti delle piccole imprese artigiane della zona, il primo aspetto attiene ai solidi urbani ed è riconducibile ad un fattore economico, in quanto, ad avviso degli artigiani, i costi sono così elevati da provocare un notevole danno.
PRESIDENTE. Sta parlando della Calabria o di Catanzaro?
ROLANDO SALVATORI, Responsabile Confartigianato. Mi riferisco a Catanzaro.
Per i rifiuti speciali le problematiche sono diverse. Molti artigiani, soprattutto quelli che lavorano il ferro e i metalli in genere, hanno posto un problema, cioè che qui, a differenza di quello che accade al Nord, non c'è nessun tipo di ricambio con il materiale di risulta. Qui ci sono gli zingari, che raccolgono il materiale e lasciano in pace queste piccole imprese. Solo che adesso a molti è stata chiesta la fattura da parte di chi era incaricato ai controlli. Mi sembra un po' strano che uno zingaro o chi per lui possa fare fatture per ritirare questi materiali. Il discorso può sembrare strano e assurdo ma per una piccola impresa comporta una certa tranquillità, anche perché è difficile che qualcuno dia lavoro agli zingari, che perlopiù sono emarginati; oltretutto in questo modo non si paga un'impresa per la raccolta di rifiuti, il che non è da poco perché sappiamo tutti quanto costi la raccolta dei rifiuti speciali. Ma la cosa più grave è che le organizzazioni che vi sono chiedono cifre così alte, a mio avviso, che si creano problemi soprattutto per le carrozzerie, che devono smaltire le vernici, gli acetati, cioè una serie di rifiuti speciali che non si sa dove lasciare. A una piccola impresa come si può chiedere di pagare un canone annuo notevole considerato che l'economia calabrese è quello che è? Qui non vi sono grosse industrie, ma una miriade di piccole imprese a conduzione familiare. Credo che sia questo il nocciolo del problema.
PRESIDENTE. La Confartigianato non può pensare a forme di consorzio?
ROLANDO SALVATORI, Responsabile Confartigianato. Sì, tutto si può fare, ma la realtà della Calabria è quella che è. Il consorzio si può fare, ma gli aiuti chi ce li dà? E le discariche dove devono essere realizzate? A me non risulta che se ne stiano costruendo. Il comune di Catanzaro non ha ancora risolto il problema per i rifiuti urbani, immaginiamoci per i rifiuti speciali. Le officine meccaniche si servono del solito bidone per raccogliere l'olio, ma per il metallo alla raccolta provvedono gli zingari nell'80 per cento dei casi. Per il resto, che possiamo fare? Non posso essere certo io a dire ciò che devono fare.
Anche se sembra utopia, nella realtà il sistema attuale funziona, perché c'è chi fa la raccolta e il carico di alluminio e di ferro va a finire a Napoli, dove viene rifuso. Vi è una catena, organizzata come il mercato nero, che però funziona, anche perché per gli artigiani l'incidenza dei costi è zero. Non so se si possa chiamare tangente, ma è così.
PRESIDENTE. Se la si vede come una forma di riciclaggio non istituzionale...
ROLANDO SALVATORI, Responsabile Confartigianato. Vorrei che ci suggeriste come superare il problema.
PRESIDENTE. La Commissione ha istituito un gruppo di lavoro ad hoc proprio per i problemi delle imprese rispetto all'attuazione del decreto legislativo Ronchi. Faremo quindi presenti i problemi che lei ci ha segnalato.
ROLANDO SALVATORI, Responsabile Confartigianato. Il problema è più serio per le piccole imprese artigiane nel settore dell'edilizia, nel senso che non si sa dove portare i materiali conseguenti alle demolizioni.
PRESIDENTE. Poco fa ci è stato detto che esiste un impianto per la triturazione degli inerti.
ROLANDO SALVATORI, Responsabile Confartigianato. Dove?
PRESIDENTE. A Reggio Calabria vi è un impianto per la triturazione degli inerti.
ROLANDO SALVATORI, Responsabile Confartigianato. Ma lei capisce
che un artigiano non può arrivare a Reggio Calabria con un motocarro. Credo, quindi, che vada sensibilizzato il comune affinché risolva il problema.
PRESIDENTE. Il problema delle vernici, degli oli e di rifiuti di questo genere è di carattere nazionale. Per quanto riguarda il problema degli inerti, invece, le amministrazioni comunali possono risolverlo predisponendo impianti, analogamente a quanto è stato fatto a Reggio Calabria. Bisogna quindi assegnare ad ognuno le proprie competenze e responsabilità.
L'assessore all'ambiente del comune di Reggio Calabria ci ha detto di aver affrontato il problema dei rifiuti solidi urbani tramite una ditta che ha vinto l'appalto e che garantisce minori costi per l'amministrazione, che può essere sollecitata anche per quanto riguarda il problema degli inerti.
ROLANDO SALVATORI, Responsabile Confartigianato. Mentre la spazzatura urbana si può mettere in un sacchetto e depositare negli appositi contenitori, il discorso è diverso per chi, per esempio, deve fare lavori di ristrutturazione nel centro storico: una volta che ha caricato il piccolo mezzo di cui dispone, che può avere una capienza di tre metri cubi, dove va a buttare il materiale? Bisogna che la discarica non sia lontana.
PRESIDENTE. Il problema, ripeto, va collocato, più correttamente, nell'ambito della gestione dell'amministrazione comunale. Gli interlocutori, quindi, sono i responsabili dell'amministrazione.
Lei ha invece sollevato un problema che vive come rappresentante degli artigiani nel catanzarese ma che vale in tutta Italia.
ROLANDO SALVATORI, Responsabile Confartigianato. Dunque, mal comune mezzo gaudio?
PRESIDENTE. No, cercheremo di intervenire formulando anche ipotesi di indirizzi, per il Parlamento e per il Governo, in ordine anche a questioni di questo genere.
ROLANDO SALVATORI, Responsabile Confartigianato. Se si istituissero centri di raccolta per i metalli leggeri, queste persone, che indirettamente svolgono un servizio, anziché aspettare un carico di una certa dimensione potrebbero portarlo direttamente a quei centri di raccolta, che, come a Napoli, pagherebbero il ferro tot lire.
PRESIDENTE. In un paese che, molto spesso e anche a ragione è stato accusato di statalismo, ci vorrebbe un po' di buon senso, nel senso che un po' di interfaccia tra interessi produttivi e amministrazione locale potrebbe dare una risposta al problema.
Bisogna invece insistere per vedere in che modo, anche nelle grandi aree, risolvere i problemi dei carrozzieri e delle piccole officine. Bisognerebbe vedere se siano possibili depositi temporanei consentiti dalle norme di legge. Lo smaltimento di questo tipo di rifiuti ha un carattere generale.
PIERLUIGI COPERCINI. Voglio dire, come premessa, che la realtà dello sviluppo industriale in altre zone, che io ho vissuto, può essere premonitrice di ciò che può avvenire qui, in un'economia meno sviluppata.
Gli zingari vanno nell'officina, nel laboratorio, nella torneria, raccolgono tutto, recuperano vendendo ai fornitori napoletani o, comunque, a chi fa incetta di rame, di alluminio e di quant'altro può riutilizzare. In questo paese questa forma di riciclaggio ha funzionato per diversi decenni in modo abbastanza funzionale. Però può accadere che in mezzo a quei rifiuti vi siano una marmitta, una latta piena d'olio, della vernice scaduta, eccetera, per cui il problema è di recuperare questo tipo di materiale, che viene buttato dalle scarpate, per esempio, da chi adesso lo raccoglie. Si tratta, dunque, di un grosso problema che in queste città, dove l'economia si sta sviluppando, anche se ad un livello primordiale rispetto alle mie zone, che sono molto più avanti nello sviluppo industrializzato, potrebbe essere risolto in accordo con la pubblica amministrazione. Lo stesso discorso vale anche per gli inerti. Se l'amministrazione creasse dei centri di stoccaggio e di preselezione...
ROLANDO SALVATORI, Responsabile Confartigianato. Sì, ma è importante che ciò avvenga gratuitamente. Sono convinto che in questo caso si potrebbe risolvere il problema, tant'è che avevamo avanzato una proposta...
PIERLUIGI COPERCINI. Posso dire qual è il costo ufficiale per le piccole officine della mia zona, che è quella di Parma.
ROLANDO SALVATORI, Responsabile Confartigianato. Al Nord è tutto un altro mondo.
PIERLUIGI COPERCINI. E' tutto un altro mondo ma questi problemi ci sono: se nelle piccole officine la Guardia di finanza trova tre marmitte abbandonate fa milioni e milioni di multa.
La pregherei, riferendomi a quanto ci ha detto oggi, di sensibilizzare la pubblica amministrazione, perché...
ROLANDO SALVATORI, Responsabile Confartigianato. Con la Confartigianservizi lo stiamo facendo, anche perché è impensabile far pagare ad un meccanico 5 o 6 milioni di multa. Oltretutto, mi chiedo quando mai la pagheranno. A mio avviso, se la multa fosse di 300 o 400 mila lire avrebbe più senso, perché in questo caso la pagherebbero. E' probabile, invece, che non paghino mai una multa di 5 o 6 milioni.
ANTONIO ARGENTIERI PIUMA, Vicepresidente regionale Confindustria. Sono il presidente di confindustria Calabria, comitato piccola industria, nonché vicepresidente regionale di confindustria. Rappresento il presidente perché impegnato in una riunione, quindi non perché quest'incontro sia meno importante.
L'argomento per cui ci avete convocato è senz'altro di grande rilievo, soprattutto perché attiene alle problematiche che ricadono sulla media e grande industria, che esiste anche in Calabria, anche se non molto diffusa, e che soffre dell'assoluta mancanza di discariche o, comunque, di luoghi autorizzati per l'abbancamento dei rifiuti.
Non posso esservi utile per quanto riguarda il problema dei rifiuti solidi urbani, in quanto attengono...
PRESIDENTE. Su quelli abbiamo avuto sufficienti informazioni dalle persone che abbiamo ascoltato prima.
ANTONIO ARGENTIERI PIUMA, Vicepresidente regionale Confindustria. Per quanto riguarda questo specifico settore non ho molte cose da dirvi.
Crotone, da cui provengo, ha un problema per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti solidi urbani. Vi è una discarica che sta per essere messa in sicurezza e mi risulta, perché seguo le vicende cittadine, che l'amministrazione comunale abbia problemi nel reperimento di un'altra area da adibire a discarica per i rifiuti solidi urbani.
In merito ai rifiuti industriali, forse anche perché coinvolto in un processo di privatizzazione di una grossa azienda del gruppo ENI, posso esservi più utile fornendovi suggerimenti che possono servire per risolvere meglio i problemi del rilancio industriale di Pertusola. Oltre a questo incarico istituzionale, sono presidente di una società, costituita da piccoli imprenditori crotonesi, che tuttora sta partecipando all'asta di privatizzazione di Pertusola Sud coinvolgendo un grosso gruppo internazionale, per l'esattezza la società Outokumpu, di Helsinki.
Nel progetto di acquisizione di Pertusola la prima questione che questo gruppo ha posto è stata proprio quella della discarica. Infatti, essendo Pertusola uno stabilimento che produce, con le condizioni attuali di marcia, circa 80-100 mila metri cubi all'anno di rifiuti industriali da abbancare, già si trova in una situazione di precarietà. Nel nostro progetto abbiamo previsto il raddoppio della produzione, per cui vi sarà, conseguentemente, anche il raddoppio dei residui industriali da abbancare. A Crotone il nucleo industriale, ente pubblico economico, gestisce una discarica per l'abbancamento dei rifiuti industriali. Mi risulta, però, che abbia pressoché esaurito la capacità di abbancamento della discarica attualmente in attività e che abbia avanzato richiesta alla regione Calabria per ottenere un ampliamento della capacità di abbancamento della discarica di altri 200 mila metri cubi. Il nucleo ha redatto, in base alle sue competenze, tutta la documentazione e l'ha regolarmente inoltrata alla regione Calabria; però non riesce ad avere l'autorizzazione richiesta.
Altro problema è quello della nuova discarica, per la quale il nucleo industriale ha individuato il luogo, ha esperito tutte le pratiche, ivi compresi gli appalti per i sondaggi, ha inviato tutta la documentazione alla Regione Calabria senza però riceverne risposta. Il problema cruciale è che questo gruppo industriale pone come fatto importante la disponibilità di una discarica con capacità di abbancamento almeno trentennale, perché l'investimento che noi, unitamente a loro, ci prefiggiamo di portare avanti è dell'ordine dei 900-1000 miliardi e una iniziativa di queste dimensioni non può partire senza avere la certezza - per quanto possano essere certe le autorizzazioni della pubblica amministrazione in Italia - o comunque la disponibilità e l'impegno di poter disporre nel giro di 18-24 mesi una discarica per l'abbancamento di rifiuti industriali.
La società, che è alla sua prima esperienza in Italia, è leader nel settore dei metalli non ferrosi; si tratta, ripeto, della Outokump di Helsinki.
PRESIDENTE. La ringraziamo per il contributo recato. Abbiamo compreso il problema che ha posto. Fra l'altro uno dei motivi della nostra fretta oggi è proprio quello di poter andare a Crotone per vedere da vicino la situazione di Pertusola. Il problema da lei posto, quindi, è sicuramente all'attenzione della Commissione, anche per aspetti più generali che attengono al ruolo svolto dall'ENI rispetto al sito di Pertusola.
Dovendo la Commissione proseguire, come dicevo, i suoi sopralluoghi, pregherei i rappresentanti delle altre associazioni di essere il più possibile sintetici.
STEFANO ZIRILLI, Segretario regionale della CNA. Con riferimento al tema oggetto della nostra convocazione e cioè non tanto la raccolta dei rifiuti quanto tutto ciò che avviene durante e dopo la raccolta stessa, per quanto ci riguarda, per quello che è a nostra conoscenza, il problema che riscontriamo è il seguente. Noi abbiamo due interessi: quello di chi viene a raccogliere i rifiuti in azienda e accanto a questo anche quello dei nostri piccoli autotrasportatori che sarebbero interessati e stanno cercando di organizzarsi per divenire anche loro, ove mai i comuni riuscissero ad organizzarsi meglio per quella che è la raccolta dei rifiuti urbani, ad intervenire in questo settore. Tutto questo però si lega al fatto che, in particolare per i rifiuti più complessi, quelli tossici e nocivi, ormai si lavora con le poche aziende che hanno le autorizzazioni necessarie ad operare. Quindi, se non siamo in regime di monopolio, ci siamo vicini. I problemi che abbiamo sono di questa natura.
PRESIDENTE. Può indicare i nomi di queste poche aziende che operano per il conferimento e cui la CNA fa riferimento?
STEFANO ZIRILLI, Segretario regionale della CNA. Sono tre le grandi aziende calabresi che operano nel settore. La sua domanda mi coglie ora impreparato quanto ai nomi. Si tratta del gruppo lametino, una società di Crotone e ....
ANTONIO ARGENTIERI PIUMA, Vicepresidente regionale di Confindustria. Per quanto riguarda Crotone, si tratta di un gruppo familiare costituito da due fratelli; di questo gruppo fanno parte tre società che operano sul territorio regionale: MIDA, Salvaguardia ambientale e Sovreco. Conosco bene la problematica, avendo visitato queste aziende la settimana scorsa in delegazione con i nostri partner finlandesi. Le tre società operano nel settore dei rifiuti ed ognuna ha una sua specializzazione; se non ricordo male Salvaguardia ambientale si occupa dell'incenerimento dei rifiuti ospedalieri, Sovreco e MIDA operano una la raccolta e l'altra l'abbancamento in discarica dei rifiuti industriali; non so però quale delle due.
PRESIDENTE. Chi sono i titolari?
ANTONIO ARGENTIERI PIUMA, Vicepresidente regionale di Confindustria. I fratelli Vrenna di Crotone. La società ha tutte le autorizzazioni e gestisce il servizio in modo egregio.
STEFANO ZIRILLI, Segretario regionale della CNA. Da questo punto di vista debbo dire che è vero che le società che operano ci forniscono tutte le dovute certificazioni con livelli di efficacia e garanzia. Il problema è invece quello dei costi eccessivi, in particolare per lo smaltimento dell'eternit, che in Calabria è quasi impossibile. Vi sono pochissime aziende che possono farlo a norma di legge; credo siano solo una o due. I costi di smaltimento dell'eternit sono oggettivamente proibitivi. Per il resto, per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti tossico e nocivi non siamo a conoscenza di grossi problemi, nel senso che le aziende eseguono i lavori, abbiamo molte convenzioni (per cui riusciamo più o meno a discutere i termini), ci forniscono tutte le documentazioni dovute; ovviamente nulla quaestio rispetto a ciò che succede dopo il conferimento, perché questo non appartiene alle nostre competenze.
Vi è poi un problema con i comuni per quanto riguarda i rifiuti assimilati e assimilabili. Su questi difficilmente riusciamo a discutere con i comuni perché la maggior parte dei comuni stessi non sono attrezzati in materia, non riescono ad attrezzarsi, per cui vi è l'impossibilità di fatto di una gestione diversa di questi rifiuti. Il più delle volte dobbiamo concordare con le imprese di smaltimento, sostenendo così dei costi oggettivamente pesanti per quella che è la nostra tipologia di impresa.
PRESIDENTE. Amiamo sempre ricordare, soprattutto alle aziende di maggiori dimensioni, che anche se non è un obbligo di legge è norma di cautela generale quella di interessarsi anche del fatto che le aziende cui si conferiscono i rifiuti, in particolare quelli pericolosi, abbiano la capacità di gestirli correttamente. Diciamo questo per quella che è purtroppo la nostra esperienza di campo, nella quale abbiamo visto imprese che si propongono come capaci di gestire rifiuti pericolosi e che invece si rivelano poi scatole di carta che danno luogo a gestioni del tutto illegali, spesso anche con risvolti criminali.
STEFANO ZIRILLI, Segretario regionale della CNA. Presidente, per molte delle nostre aziende - che sono fotografi, lavanderie, eccetera - diventa difficile preoccuparsi o immaginare cosa succede dopo.
PRESIDENTE. Non lo diciamo alle singole piccole imprese, ma quando queste sono rappresentate da associazioni di livello e spessore maggiori forse questa opera di monitoraggio sulle società cui vengono conferiti i rifiuti pericolosi che non attiene, ripeto, ad un obbligo di legge, è sicuramente una cautela necessaria rispetto ad una gestione che in molte parti d'Italia, non solo al sud, vediamo essere tutt'altro che trasparente e dannosa per l'ambiente e la salute.
CLAUDIO LIOTTI, Vicepresidente regionale della Lega delle cooperative Calabria. Per quanto si riferisce al tema oggetto dei lavori della Commissione, devo dire che la nostra organizzazione non è gran che presente in Calabria dal punto di vista delle imprese che operano nel settore di rifiuti. Per la verità stiamo facendo dei tentativi; ovviamente parlo della gestione di servizi che hanno anche bisogno di capacità finanziarie ed in termini di know how che nelle nostre aziende, quelle del movimento cooperativo, attualmente mancano. In questa fase stiamo discutendo con una nostra struttura referente nazionale - si tratta della Coop-latte Toscana una cooperativa di Firenze che gestisce attività nel settore della raccolta dei rifiuti solidi urbani - per capire se vi sia in Calabria la possibilità di organizzare un sistema imprenditoriale, ovviamente afferente al movimento cooperativo e quindi alla cooperazione, capace di intervenire in questo settore.
L'unica esperienza che abbiamo maturato è recentissima; si tratta di una associazione temporanea di imprese nel comune di Catanzaro; l'ultimo appalto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, in cui Coop-latte è entrata con l'impresa Bitonti in un raggruppamento d'imprese che ha vinto l'appalto ed ora dovrà gestire il servizio. Altre esperienze regionali - a parte le cooperative come la CTA di Guardavalle, che è una piccola cooperativa che agisce nel campo della raccolta dei rifiuti solidi urbani - non ne abbiamo.
Vi è una limitatissima presenza di nostre imprese cooperative in questo settore. Se quindi posso fare qualche considerazione, sono solo di ordine politico. La regione in quanto tale ha forti ritardi sulle tematiche ambientali ed ha difficoltà a strutturare ed organizzare opportunità in questo campo e quindi anche occasioni di lavoro. Ovviamente le ragioni sono mille, non ultimo il fatto che si è dovuto commissariare l'assessorato competente. Il ritardo cioè riguarda il sistema complessivo quanto alla possibilità di agire su questo fronte.
Questo è quanto posso dire per quanto riguarda l'esperienza della nostra organizzazione nel settore specifico.
PRESIDENTE. Ringrazio anche lei per il contributo recato e assicuro che valuteremo con attenzione i problemi sottolineati. Ovviamente la nostra è una Commissione d'inchiesta, ma cerchiamo anche di interfacciarci con le amministrazioni che operano sul territorio, anche al fine di suggerire indirizzi e norme da adottare in sede parlamentare o governativa. I problemi sollevati comunque sono ben presenti alla Commissione, che ha costituito al suo interno un apposito gruppo di lavoro, che ha peraltro già prodotto un primo documento recante specifiche proposte di modifica delle normative in materia. Anche i vostri suggerimenti e le vostre osservazioni saranno trasmesse a questo gruppo di lavoro.
ROLANDO SALVATORI, Responsabile Confartigianato. Intendo riferirmi alla difficoltà a cui ha accennato anche l'amico Zirilli di smaltire il cemento amianto, cioè l'eternit. Si è visto che è molto oneroso smontare un tetto di eternit e poi smaltirlo, sostituendolo con altro prodotto. Si era parlato di contributi, in particolare per gli artigiani, ma ritengo che il sistema da adottare potrebbe essere quello di un contributo per l'acquisto di alcune vernici speciali da passare sull'eternit. Non so perché siano necessari tecnici specializzati per fare questo; io ho visto applicare queste vernici e posso assicurare che chiunque sarebbe in grado di farlo. Non vedo, ripeto, perché servano ditte di altissima specializzazione, se non per quel famoso discorso di avere poche aziende autorizzate. Il problema, secondo me, si può risolvere lasciando l'eternit dove è. Noi tutti, credo, siamo cresciuti bevendo l'acqua contenuta in recipienti di cemento amianto; ora è venuto fuori che va eliminato, d'accordo, ma cerchiamo di fare questo discorso con la minore sofferenza possibile.
PRESIDENTE. Vorrei ricordarle che il potenziale dannoso dell'amianto in matrici di cemento sott'acqua è 100 volte inferiore a quello che si ha in aria. L'eternit funziona fino a quando elementi di erosione atmosferica o altre cause, anche meccaniche, provocano delle fessurazioni e si liberano le famose fibre. E' un problema che riguarda tutta l'Italia nelle forme più disparate.
ROLANDO SALVATORI, Responsabile Confartigianato. Ma la legge dice che si può anche inglobare. Se chiudo l'eternit fra due lamiere o lo copro con queste vernici va bene lo stesso.
PRESIDENTE. Il problema dell'amianto è molto vasto perché in Italia, a dir poco per due decenni, il materiale di coibentazione per eccellenza, a cominciare dagli edifici abitativi, è stato proprio l'amianto.
ROLANDO SALVATORI, Responsabile Confartigianato. Si facevano anche le coperture dei capannoni con questo materiale ed oggi un artigiano che debba sostituire il tetto di un capannone, poniamo di 600 metri quadri, andrebbe a spendere una tombola.
PRESIDENTE. Sto dicendo che il problema è di ancora maggiore rilevanza. Massimo rispetto ovviamente per l'artigiano che si trovi in queste condizioni, ma quello dell'amianto è anche un problema sanitario gigantesco. Si pensi ai vagoni ferroviari e
ROLANDO SALVATORI, Responsabile Confartigianato. Certo, non vorrei essere frainteso. Sono d'accordo, ma credo che lo Stato debba dare una mano a chi opera nel settore per sopperire a questo grosso disagio che gli è piombato addosso. Non credo che gli si possa dire: devi cambiare il tetto oppure ti faccio chiudere. E se quel povero Cristo, come accade dalle nostre parti, non ha effettivamente la possibilità di provvedere o comunque con quella cifra potrebbe comprare altro materiale per la sua attività, cosa dobbiamo fare? Io credo che dobbiamo aiutare questa gente. Parlo ovviamente come rappresentante della Confartigianato. Veniamoci incontro, noi da una parte e voi dall'altra, suggerite escamotages per affrontare il problema. Ribadisco che se l'eternit rimane dove si trova, non si pone il problema della discarica. Si può coibentare e questo costerebbe meno allo Stato, anche se venisse dato un contributo all'artigiano; questo presenterebbe un progettino, una fotografia e l'indicazione dei metri quadrati di materiale che deve inglobare. Mi sembra che questa potrebbe essere una soluzione.
PRESIDENTE. Mi sembra che lei abbia posto il problema in termini chiari e con tutto il rilievo che esso certamente merita. Da parte mia desidero sottolineare che la nostra Commissione è obbligata a considerare il problema dell'amianto in termini estremamente più generali. Questo non significa non vederlo anche dal punto di vista dell'artigiano che debba rifare il tetto, ma ripeto che le dimensioni del problema sono nazionali e riguarda una infinità di settori, di cui ricordavo forse i due principali, quello delle abitazioni e dei vagoni ferroviari. Va anche detto che in Sicilia esistono discariche abilitate a recepire l'eternit. Non chiamiamo sempre in causa lo Stato, che è un concetto un po' astratto e al di là del riferimento al governo centrale o locale, vi è poi il problema di dove si reperiscono le risorse. Tutti vogliono incentivi, ma nessuno vuole tasse. Il rapporto con le amministrazione è importante perché molti dei problemi segnalati hanno una valenza nazionale ma possono avere risposte assai significative anche a livello locale, laddove le amministrazioni abbiano quella efficienza e quella efficacia che invece purtroppo ancora in molte parti del paese sono ben lontane dall'avere. Ipotizzare una discarica per gli inerti non è impossibile.
ANTONIO ARGENTIERI PIUMA, Vicepresidente regionale di Confindustria. Per quanto riguarda il problema dell'inserimento di aziende che lei ha così benevolmente definito "scatole vuote", credo che un suggerimento per riequilibrare questo settore potrebbe essere quello di inasprire le sanzioni nei confronti delle aziende che conferiscono i rifiuti. Se, ad esempio, abbancare un rifiuto costa mediamente cento lire al chilo, se un'azienda si offre di farlo per dieci lire, si può stare sicuri che i rifiuti verranno dispersi nell'ambiente.
PRESIDENTE. Il suo suggerimento è stato già assunto dalla nostra Commissione che qualche mese fa ha elaborato un documento e la proposta di inserire nel codice penale il delitto ambientale. L'esempio che lei ha fatto è quello di una truffa, sia pure di carattere particolare. Il documento in cui dicevo è stato approvato all'unanimità dalla Commissione e vi è anche un disegno di legge del Governo che va nella stessa direzione, così come altre proposte di legge già presentate nei due rami del Parlamento, la cui approvazione rendere il nostro paese simile non dico alla Germania ma anche alla Spagna, nel cui codice penale è già previsto il delitto ambientale. Ovviamente se non si inaspriscono le sanzioni, non vi è deterrente nei confronti di imprese che si comportino in un modo che si rivela spregiudicato in alcuni casi, truffaldino in altri e certe volte anche criminale.
ANTONIO ARGENTIERI PIUMA. Vicepresidente regionale di Confindustria Pur essendo imprenditore sono una persona che ci tiene molto alla salute e credo che il punto di partenza sia proprio il criterio con cui vengono scelte le aziende cui si conferiscono i rifiuti.
PRESIDENTE. Siamo perfettamente d'accordo.
STEFANO ZIRILLI, Segretario regionale della CNA . Abbiamo proposto convenzioni con società con certificazioni ISO
ANTONIO ARGENTIERI PIUMA. Vicepresidente regionale di Confindustria Non metto in dubbio questo. Si tratta di aziende che operano nel settore dello smaltimento con assoluta certezza; questo comporta dei costi che si ribaltano poi sulle aziende conferenti. Il problema è ancora più grave perché le aziende che conferiscono i loro rifiuti ad aziende non autorizzate godono di benefici che turbano la libera concorrenza.
PRESIDENTE. Anche questo è un meccanismo che la Commissione ha più volte sottolineato. L'atteggiamento che prima definivo, con un eufemismo, disinvolto e tal volta illegale e criminale è uno degli elementi che più falsa il mercato e rende difficile riportare a norma la questione dei rifiuti. Questo riguarda tutto il paese, ma soprattutto le regioni più deboli dal punto di vista amministrativo e dove invece spesso è più forte, almeno in alcune aree, la presenza ed il controllo della criminalità organizzata.
ANTONIO ARGENTIERI PIUMA. Vicepresidente regionale di Confindustria Mi permetto infine un suggerimento. Credo sia necessario che le istituzioni, nel caso specifico la regione Calabria o il Ministero dell'ambiente, tentino di privilegiare quegli enti pubblici economici che operano nel settore senza scopo di lucro, ad esempio i nuclei industriali.
PIERLUIGI COPERCINI. Vorrei dire qualcosa a conforto di quanto è stato detto ed un po' anche a difesa personale, come membro di una Commissione che si occupa anche di aspetti tecnici molto importanti perché si ripercuotono sul mondo produttivo di cui dobbiamo preoccuparci sia a livello di piccole aziende che di quelle più grandi, che sono entrambi, con rapporto ponderale paritetico, foriere di sviluppo occupazionale, benessere, eccetera.
Direi che non siamo qui tanto per una inchiesta cioè per vedere cosa di male si stia facendo in Calabria o nelle altre regioni che credo siano state ormai battute palmo a palmo, quanto per capire le esigenze che si pongono. Tra i grandi inquinatori istituzionali, chiamiamoli così, le grandi imprese c'è ad esempio, tanto per non fare nomi la FIT Ferrotubi a Sestri Levante che ha sotterrato 800 tonnellate di isolanti al cemento amianto in un posto (che conosciamo e che eventualmente andremmo poi a carotare, lo valuteremo nell'ambito dei poteri ispettivi di questa Commissione), dove verrà costruito un centro residenziale. E' questo un grave danno per le generazioni future.
Il problema delle piccole aziende dobbiamo tenerlo ben presente come legislatori perché il piccolo imprenditore, se è costretto e vessato da misure che non gli consentono di ottemperare alla legge, sotterra anche lui i rifiuti. Rifà il tetto e si libera del materiale; così se non scatta una denuncia, resta il danno per le generazioni future. Di qui l'inquinamento che abbiamo al nord che ha raggiunto ormai un livello insostenibile. Io mi occupo di lavori nel sottosuolo ed appena si fa un buco per terra salta fuori, come si dice, il gatto morto, una espressione per nulla felina ma che indica un po' di cemento, rifiuti ospedalieri, eccetera. Di qui l'interesse da parte nostra ad avere anche suggerimenti ed indicazioni da parte vostra da utilizzare poi nel nostro lavoro politico e di legislatori.
PRESIDENTE. Come il collega Copercini ha già chiarito, il ruolo della nostra Commissione d'inchiesta è anche quello di ascoltare tutti i contributi possibili, tra i quali il vostro, del quale nuovamente vi ringraziamo.
L'incontro
Incontro con i rappresentanti delle associazioni ambientaliste.
PRESIDENTE. Vi ringrazio della cospicua presenza e vi prego di essere abbastanza sintetici, non solo perché abbiamo superato i tempi che avevamo previsto ma anche perché sappiamo che è buona abitudine delle associazioni ambientaliste produrre documenti scritti.
LORENZO PASSANITI, Segretario regionale di Lega Ambiente. Desidero anzitutto ringraziare la Commissione per averci invitato a questa riunione.
Come è noto, sulla questione dei rifiuti è da anni che stiamo conducendo una grossa battaglia; abbiamo denunciato una serie di illegalità ma, purtroppo, nella nostra regione la situazione non è migliorata, nonostante il commissariamento duri già da un anno. Le discariche abusive sul territorio sono tantissime: ne abbiamo contate circa 420 in 408 comuni della regione (qualcuno dice che siano addirittura 800 le discariche abusive in Calabria).
Le discariche rappresentano delle vere bombe ecologiche, perché sono tutte situate sull'alveo dei fiumi, in luoghi con vincolo paesaggistico. Sono "impianti" che mancano di reti di recinzione, che non hanno il manto di impermeabilizzazione. Difficilmente i rifiuti vengono compattati e interrati, in qualche caso settimanalmente. Spesso vengono incendiati.
PRESIDENTE. Questa situazione ci è stata già rappresentata. Anche il presidente della commissione tecnica ci ha detto che quasi tutte le discariche, tranne 18, che sono controllate, sono state attivate ex articolo 13, ex articolo 12. Si tratta quindi di una situazione tristemente nota che la Commissione cerca di combattere perché le discariche fatte per emergenza sono un controsenso, un escamotage illegittimo, usato purtroppo dalle amministrazioni, che aggrava l'emergenza.
LORENZO PASSANITI, Segretario regionale di Lega Ambiente. C'è preoccupazione, sia tra noi sia tra i cittadini sia tra i sindaci, perché da qui a qualche mese anche l'articolo 13 del decreto Ronchi non esisterà più. Ci troveremo, quindi, in una situazione veramente allarmante, perché il piano regionale di rifiuti predisposto dall'ufficio del commissariato ha, a nostro avviso, delle grosse pecche, soprattutto nell'individuazione degli ambiti territoriali e ottimali e, di conseguenza, nella proposta di impianti di incenerimento o di conferimento o di impianti di valorizzazione dei rifiuti.
Crediamo che sia necessario un piano impostato in modo completamente diverso, al quale come Lega Ambiente siamo disposti a collaborare. Riteniamo che si debba predisporre un piano che minimizzi gli impianti e che, soprattutto, abbassi i costi economici sia per la realizzazione degli stessi sia per lo smaltimento dei rifiuti, visto che in qualche caso si devono percorrere distanze di oltre 100-150 chilometri per portare il CDR da alcuni ambiti territoriali ai punti dove è stato previsto il termovalorizzatore.
In questo momento, al di là della situazione generale, considerato che tutti gli altri problemi sono conosciuti, grazie alle denunce fatte negli anni passati, come Lega Ambiente riteniamo che vi siano ancora due questioni di un certo rilievo: la prima attiene all'impianto di Settimo di Rende, che è della prima generazione e che si occupa della produzione di compost e dell'incenerimento. Questo impianto è stato appaltato per 20 miliardi all'inizio degli anni '80, ma alla fine è venuto a costare 104 miliardi, senza contare tutte le spese che la regione ha dovuto sostenere per varie opere di manutenzione. L'impianto smaltisce il 60 per cento dei rifiuti, nel senso che se ne arrivano 100 chili, 60 chili restano tali, se arriva il rifiuto tal quale viene selezionato il materiale ferroso, viene prodotto il compost e una parte va ad essere incenerita. Questo fino ad agosto 1998. Ho detto che 60 chili restano tali perché il compost è un materiale non utilizzabile; anzi, è classificato come tossico e nocivo da un tecnico che il tribunale di Cosenza ha incaricato affinché attuasse una valutazione dell'impianto in seguito ad un procedimento penale nei confronti della ditta De Bartolomeis, che ha costruito e gestito l'impianto fino al fallimento della ditta stessa. Il materiale ferroso non viene immesso nel riciclaggio perché contiene molta plastica e altro cose del genere.
Negli ultimi due mesi, l'ufficio del commissario ha incaricato una commissione tecnico-scientifica per la valutazione dei danni prodotti da questo impianto. Da questa relazione, di cui lascerò copia alla Commissione, risulta che il terreno, per tutta l'area dell'impianto, fino alla profondità di tre metri è inquinato da arsenico, piombo e rame in quantità rilevanti. Secondo le analisi chimiche effettuate all'esterno dell'impianto, i vegetali contengono idrocarburi policiclici aromatici superiori ai livelli stabiliti dalla normativa. Il sito è quindi da considerarsi ad alto rischio ambientale. Ma in Calabria ciò non è possibile perché qui non vi è nessuna legge di carattere ambientale e da noi le leggi nazionali non vengono rispettate (il decreto Ronchi, per esempio, qui sarà attuato da qui a vent'anni, o comunque sarà difficilmente attuabile, così come è accaduto per il decreto n. 915 del 1982).
Per quanto riguarda la situazione di carattere sanitario, il 60 per cento dei cittadini intervistati ha denunciato allergie o disfunzioni all'apparato respiratorio.
PRESIDENTE. Su Settimo di Rende lei ci ha fatto un quadro esauriente, però ha detto che avevate due preoccupazioni. Qual è la seconda?
LORENZO PASSANITI, Segretario regionale di Lega Ambiente. L'altra preoccupazione deriva dall'impianto di bioconversione di Santa Domenica Talao, a proposito del quale potrebbero esservi elementi di collegamento con l'operazione Artemide, che ha visto l'arresto di un ex assessore della regione Calabria per lo smaltimento di una rilevante quantità di rifiuti provenienti dalla Pertusola Sud di Crotone.
L'impianto di Costapisola nel 1995 era stato incaricato dalla regione Calabria per lo smaltimento di 27 mila tonnellate annue di organico, che per noi corrispondono ad un bacino di utenza di un milione e mezzo di abitanti. L'impianto doveva smaltire questa mole di rifiuti in una zona che senz'altro non era idonea da nessun punto di vista, anche perché non esiste un impianto ma solo un terreno dove i rifiuti venivano depositati. Inoltre deve essere considerata la situazione geografica, perché Santa Domenica Talao è situata nell'alto Tirreno cosentino, all'altezza di Praia a Mare e Scalea, quindi in una zona baricentrica per Campania, Basilicata e Puglia. Comunque, si trattava di un sito sicuramente utilizzato da alcune ditte della regione Lazio, che vi portavano fanghi biologici.
Dopo una prima revoca della delibera della giunta regionale, con l'ex assessore Sergio Stancato veniva data l'autorizzazione a smaltire di nuovo quelle 27 mila tonnellate annue, nonostante la precedente giunta avesse dato soltanto un'autorizzazione provvisoria. Al momento in cui fu emessa questa delibera, dalla regione partirono alcuni fax indirizzati a persone che, almeno ufficialmente, non avevano nulla a che vedere con l'impianto (non erano ne amministratori né soci o presidenti della ditta Tre.bi.service).
PRESIDENTE. Chi erano?
LORENZO PASSANITI, Segretario regionale di Lega Ambiente. In merito produrrò la documentazione nei prossimi giorni, secondo i tabulati della Telecom e le notizie che posso provare. Una cosa posso dire, cioè che una di queste persone era un bancario della CARICAL, cioè della Cassa di risparmio della Calabria. Nei prossimi giorni farò avere al presidente i nominativi.
PRESIDENTE. La ringrazio ma devo invitarla a concludere il suo intervento.
LORENZO PASSANITI, Segretario regionale di Lega Ambiente. Voglio dire soltanto, a proposito del presidente della ditta Tre.bi.service, un certo Barberio, che dai verbali dell'operazione Artemide risulta che egli sia stato contattato da uno degli inquisiti nell'operazione suddetta per una tangente affinché garantisse la delibera. La ditta Tre.bi.service poi cambiò proprietari, ma fino a luglio l'impianto era gestito dalla ditta ECOLAO, che non ha nulla a che vedere con l'autorizzazione precedente della regione.
PIERLUIGI MANCUSO, Rappresentante di Ambiente e/è vita. Come ha detto il collega che mi ha preceduto, in questo in momento la Calabria si sta attrezzando, tramite i lavori del commissario, per affrontare in maniera decisiva il problema dei rifiuti. Al momento vi sono discariche aperte su tutti i territori comunali e oltre a quelle quasi consentite ve ne sono altre, molto piccole, abusive, del tutto esterne a qualunque circuito, non autorizzate, diffusissime su tutto il territorio. Ciò evidenzia l'assoluta mancanza di attenzione al problema dello smaltimento dei rifiuti, anche a livello di coscienza sociale .
Noi insistiamo sull'educazione ambientale e sull'intervento nei confronti della cittadinanza, perché è vero che gli impianti possono funzionare più o meno bene, ma è anche vero che senza una coscienza ambientale il problema non può essere risolto. In questo momento, stiamo prestando particolare attenzione ai rifiuti ospedalieri, perché la gestione e lo smaltimento degli stessi causano molte perplessità. Comunque, mi riservo di produrre una documentazione in merito.
Un altro punto da sottolineare è la pressione mafiosa sulla gestione dei rifiuti. Da questo punto di vista è importante vigilare sempre sulla gestione degli appalti e delle discariche. Diciamo che per la Calabria questo è un problema veramente serio.
Per quanto riguarda, in particolare, la provincia di Catanzaro, sottolineo che l'impianto di termovalorizzazione di Lamezia deve partire al più presto, perché i comuni attualmente consorziati o prossimi ad esserlo che devono conferire i rifiuti nella discarica di Alli soffrono in quanto adesso quest'ultima non ha la capacità di assorbire tutti i rifiuti prodotti. In più, il rifiuto tal quale, che viene portato in discarica, crea problemi alle capacità del bacino. Dunque, per quanto riguarda l'impianto di compostaggio di Alli è necessario avviarne il potenziamento, perché ormai si rischia l'esaurimento entro breve tempo.
Bisognerebbe avviare una campagna di sensibilizzazione per la raccolta differenziata dei rifiuti, che in questo caso è fondamentale. Sarebbe opportuno portare avanti, soprattutto nelle scuole, campagne di sensibilizzazione che a Catanzaro stiamo già avviando per la raccolta differenziata.
Per quanto riguarda tutto il resto, ci riserviamo di presentare un'apposita documentazione.
GIUSEPPE CHIARAVALLOTI, Presidente regionale e provinciale di Italia nostra. Ringrazio anch'io la Commissione per la sensibilità dimostrata e per l'attenzione al problema.
Premetto che per la nostra associazione il problema dei rifiuti non è tra quelli centrali, in quanto i nostri obiettivi sono diversi Ce ne siamo comunque interessati, tant'è che un anno fa abbiamo addirittura organizzato un convegno sulle tecnologie ottimali per la distruzione e l'eventuale riciclo dei rifiuti.
Vorrei brevemente svolgere due osservazioni. Non sono molto aggiornato sul quadro normativo che regola la materia, ma ho la sensazione che non sia coerente e sapientemente articolato: a mio avviso, spesso manca un punto di riferimento preciso. Dico questo in base alla mia esperienza di magistrato, anche se remota, considerato che risale a più di un decennio fa, quando come pretore mi interessavo di questa materia. Spesso, nel perseguire qualche sindaco, ho avuto la sensazione di perseguire un cireneo, un qualcuno che era stato messo lì per pagare, senza però disporre di tutti i poteri. Ciò predisponeva umanamente ad una prospettiva più facilmente assolutoria. Il problema era ed è obiettivo, però c'è da chiedersi se responsabilità e potere siano esattamente collegati. Vi sono persone fisiche che possono essere individuate come responsabili e che, però, abbiano le competenze e i poteri necessari per risolvere i problemi? Credo che il problema di fondo sia la quantità di risorse che la comunità nazionale intende destinare per la soluzione di questo problema. Se le risorse non sono sufficienti, se le responsabilità si polverizzano fra vari soggetti è difficile andarli a perseguire. Anzi, a me sembra che ciò non sia obiettivamente utile o quanto meno risolutivo. Non mi sembra eticamente corretto.
Invito quindi la Commissione a tener conto, prima di tutto, della mia relativa ignoranza in materia, poi a riflettere esattamente sul quadro normativo e sulla corrispondenza tra poteri e responsabilità. Forse occorre individuare soggetti precisi ai quali far capo e che contemporaneamente dispongano dei poteri e delle risorse necessari per risolvere il problema, che è più facile affrontare in via preventiva anziché cercare di reprimerlo quando si è verificato. Mi sembra strano che lo Stato dedichi risorse per perseguire i responsabili anziché ritenere che le stesse risorse sarebbero meglio impiegate se destinate prima agli organi amministrativi capaci di intervenire e di creare gli strumenti necessari per questo tipo di operazione.
PRESIDENTE. Purtroppo, nel settore in esame la repressione dei reati è ad un livello così debole che tutte le associazioni ambientaliste, che hanno trovato eco in Parlamento, hanno sempre denunciato la irrisorietà delle sanzioni rispetto a reati che possono avere effetti devastanti dal punto di vista non solo ambientale ma anche sanitario.
Per quanto riguarda questa Commissione, ricordo che già a suo tempo abbiamo presentato un articolato di legge per introdurre il delitto ambientale nel codice penale, cioè per avere uno strumento deterrente sufficiente a prevenire il costituirsi di reati.
Quanto al problema della responsabilità, tutte le leggi sono perfettibili; però mi sembra che quelle che oggi attengono al problema dei rifiuti individuino abbastanza bene le responsabilità fondamentali di alcuni soggetti, segnatamente la regione, che ha la potestà di piano. Esistono poi osservatori nazionali, eccetera, cioè tutta una strumentazione in grado di svolgere attività e controlli. Purtroppo, da questo punto di vista la regione Calabria è tra quelle che ancora non hanno l'agenzia regionale per la protezione ambientale, che è quella deputata a svolgere controlli in materia.
Resta sempre aperto il problema dell'educazione, al quale ha fatto riferimento il presidente di Ambiente e/è vita. Ma si tratta di un campo in cui le associazioni ambientaliste, che hanno una gloriosa tradizione, possono avere un loro ruolo in un rapporto costante con le esperienze locali. Non vi sono infatti solo i programmi ministeriali: per ogni docente che abbia capacità esiste la possibilità di innovare i programmi inserendovi argomenti nuovi legati ad una educazione quotidiana che è senz'altro necessaria, altrimenti il futuro non appare roseo.
Premesso che la Commissione elaborerà ed approverà una relazione, devo dire, dopo i sopralluoghi effettuati e le cose che abbiamo sentito, che la presenza di un commissariato di Governo mi rende più ottimista rispetto ad una situazione che è senz'altro difficile, per alcuni aspetti disastrosa, ma che, negli scenari che ci sono stati mostrati, rappresenta una scommessa che, se tutti fanno la loro parte, nel giro di due anni può essere vinta anche dalla Calabria. Può essere avviato ad una gestione decente e civile tutto il problema della gestione dei rifiuti solidi urbani.
Più complesso è il problema dei rifiuti industriali e pericolosi, che, peraltro, in Calabria non rappresentano una parte particolarmente significativa, ancorché importante, per gli effetti che possono avere. Ciò come conseguenza della limitata gamma di attività produttive e industriali che esistono in Calabria. Però alcune situazioni sono all'attenzione della Commissione, per esempio quella di Pertusola, che visiteremo stasera.
Mi permetto di dare un suggerimento alle associazioni ambientaliste: perché non istituite un rapporto, anche più formale, con le strutture del commissariato di Governo, di modo che le rilevazioni anche critiche che vogliate fare su piani predisposti diventino elemento di dialogo e di confronto?
LORENZO PASSANITI, Segretario regionale di Lega Ambiente. Abbiamo già chiesto un incontro. Poi faremo le nostre proposte.
PRESIDENTE. Ringrazio i nostri interlocutori per il contributo recato.
Gli incontri terminano alle 17,35.