Audizione del prefetto di Cagliari.
PRESIDENTE. Lei conosce i compiti e delle competenze di questa Commissione: ci interessiamo del ciclo dei rifiuti e delle eventuali attività illecite ad esso connesse, desideriamo quindi da lei un quadro della situazione in Sardegna relativamente ad eventuali problemi o illeciti che fossero sorti nonché una valutazione sul funzionamento del sistema dei rifiuti nel suo complesso. Sappiamo che lei ha assunto il suo incarico qui a Cagliari da poco tempo, quindi eventualmente potrà integrare la sua esposizione con una documentazione scritta da inviare successivamente alla Commissione.
EFISIO ORRU, Prefetto di Cagliari. È per me un grande onore potervi dare ospitalità nella sede della prefettura e darvi il mio benvenuto in Sardegna e nella provincia di Cagliari, aggiungo anche un saluto più personale al senatore Iuliano che rivedo con grande piacere dopo un periodo di assenza.
Ho già lasciato al presidente una breve nota sulla situazione delle discariche nella provincia di Cagliari, suddivise sostanzialmente in discariche per i rifiuti solidi urbani, discariche per rifiuti nocivi e siti per sottoprodotti e rifiuti industriali. Nella provincia di Cagliari la situazione appare sufficientemente confortante sia per quanto riguarda la natura delle discariche presenti, che rispettano gli standard di legge e anche qualitativamente sono sufficientemente attrezzate; al momento non ci sono grossi problemi nemmeno per quanto riguarda le riserve strategiche delle discariche stesse.
Avete visitato stamattina l'area industriale di Portoscuso dove indubbiamente il problema dei fanghi rossi, che determina la necessità di allargare la capacità della discarica realizzando il quinto anello, è in questo momento prioritario; altrettanto importante è garantire la possibilità di continuare a smaltire i rifiuti solidi urbani, in quanto gli inceneritori attualmente in funzione sono ormai al massimo delle loro capacità di smaltimento. Poiché tutti questi dati potete ricavarli dal documento che vi ho consegnato, vorrei concentrare il mio intervento sugli aspetti più delicati del nostro lavoro, vale a dire sulla possibilità che nell'isola, e nella provincia di Cagliari in particolare, si possano innescare quei processi criminali che vedono nelle discariche una possibilità di sfruttamento da parte della criminalità organizzata.
In questo caso l'insularità gioca a nostro favore, poiché non è semplice in Sardegna realizzare un sistema di smaltimento clandestino di rifiuti su larga scala. Sicuramente avrete visto che è in corso un'attività di controllo da parte delle forze dell'ordine, in particolare del nucleo ecologico dei carabinieri, che stanno massicciamente monitorando alcune discariche soprattutto nell'area settentrionale della Sardegna; è stata accertata la presenza di alcuni prodotti non in linea con la tipologia delle discariche in cui venivano conferiti, però anche in questo caso - ovviamente con riserva di quanto le indagini tuttora in corso potranno accertare - allo stato attuale possiamo considerarlo un fenomeno abbastanza episodico ed occasionale. Si tratta prevalentemente di rifiuti di tipo industriale provenienti dal nord Italia, anche se recentemente alcuni containers provenienti dall'area casertana potrebbero rappresentare un fenomeno da vigilare con molta attenzione.
In questa situazione siamo fortemente avvantaggiati dal fatto che tutto quello che viene importato nell'isola deve passare attraverso le vie del mare ed i porti sono ben noti e conosciuti, quindi appare abbastanza difficile che ci siano sbarchi clandestini e comunque non in quantità tali da giustificare un interesse della criminalità organizzata in questo settore. Il discorso non è dissimile per quanto riguarda i rifiuti ospedalieri, per i quali non credo ci siano problematiche particolari.
Se il presidente o i componenti della Commissione desiderano qualche ulteriore dettaglio sono a disposizione.
PRESIDENTE. Vorrei sottolineare un aspetto che riguarda non tanto la possibile presenza della criminalità organizzata nel settore dei rifiuti quanto un'assenza di controlli che può indurre molti operatori a non comportarsi in modo lecito. La Sardegna, infatti, registra l'assenza di un ente come l'agenzia regionale per la protezione ambientale che non è stata ancora istituita né costituita, vorremmo pertanto segnalarle questo problema.
Sulla base di dati del 1994 risultava in Sardegna una produzione di rifiuti pericolosi dell'ordine di circa 200 mila tonnellate e nella regione non ci sono discariche autorizzate di tipo 2C; c'è una capacità di autosmaltimento presso alcuni grandi impianti e aree industriali, però, come abbiamo verificato anche sulla base dei dati raccolti in questa missione, non c'è corrispondenza tra questa capacità ed il dato generale che ho ricordato; in proposito un paio di anni fa disponemmo un'indagine presso le capitanerie di porto poiché, non essendo possibile smaltire in modo legale e corretto i rifiuti pericolosi sull'isola, si riteneva che questi finissero nel continente (facemmo la stessa indagine anche per la Sicilia). Dall'indagine risultò che presso le capitanerie di porto non era stato registrato nessun transito di rifiuti pericolosi, di conseguenza abbiamo allertato le autorità marittime - è stato costituito anche un gruppo di lavoro apposito - poiché tra le molte incombenze potrebbe sfuggirgli la problematica del transito dei rifiuti, soprattutto di quelli pericolosi; abbiamo infatti il sospetto che migliaia di tonnellate di rifiuti pericolosi possano essere smaltite in modo illegale o clandestino proprio sul territorio sardo. Questo è un dato sul quale vale la pena di riflettere, tanto più considerata l'assenza di una agenzia generale che faccia i controlli a livello regionale.
Abbiamo inoltre visto che molte aziende del settore delle produzioni chimiche, sicuramente a Sarroch nel cagliaritano, ma credo anche ad Ottana, si servono di una discarica della Ecoserdiana, che nel suo rapporto viene definita come discarica per rifiuti solidi urbani. E opportuno allora fare una serie di verifiche, perché una cosa sono i solidi urbani ed assimilati, altra cosa sono i fanghi industriali ed i fanghi contenenti metalli pesanti, cioè quello che ci è stato detto essere le code dei processi produttivi dei poli industriali che abbiamo visitato.
Sottolineo questi problemi al prefetto perché lo ripeto ancora una volta - purtroppo in Sardegna non c'è l'agenzia che dovrebbe provvedere ai controlli preventivi e quindi a dare maggiori sicurezze, non solo ai cittadini, in ordine ad una corretta gestione di tutta questa partita.
EFISIO ORRU, Prefetto di Cagliari. In effetti la vigilanza non è certo delle più capillari, prendo perciò buona nota al suo suggerimento e a partire da oggi mi occuperò di accentuare questa vigilanza, anche attraverso le strutture delle forze dell'ordine. Indubbiamente esiste un certo gap tra le cifre ufficiali e quelle desumibili da un potenziale prodotto interno lordo legato all'attività industriale e non solo industriale della regione; a giustificazione di questa differenza, devo dire che in questi ultimi dieci anni la Sardegna ha avuto un pesante processo di deindustrializzazione ed ha visto la chiusura di molti impianti, per cui una parte di questa differenza potrebbe esser imputabile a questo fenomeno.
L'altro aspetto segnalato riguarda invece l'importazione e l'esportazione clandestina di rifiuti che si presume debba avvenire attraverso il sistema dei containers. Come lei sa, il controllo dei containers non sempre agevole, anzi, in certe situazioni è pressoché impossibile, perché quando sono accatastati e in attesa di partenza o addirittura già stivati e bilanciati nel carico di una nave questo diventa molto complesso. Il punto cruciale della vigilanza da adottare, comunque, dovranno senz'altro essere i punti di imbarco e di sbarco dei containers.
L'altro aspetto che deve essere tenuto sotto controllo è il fenomeno delle discariche cosiddette abusive, più o meno importanti dal punto di vista quantitativo, che però non è molto diffuso; sarà quindi importante verificare se - e questo è l'aspetto più pericoloso - all'interno delle discariche autorizzate vi sia limmissione in nero di alcuni prodotti oppure vi sia un'esportazione dei prodotti da smaltire. Posso tranquillizzare fin d'ora la Commissione circa il fatto che farò oggetto di questo problema la prossima riunione del comitato per l'ordine pubblico, proprio con l'obiettivo di incrementare la vigilanza nei siti portuali sui carichi in entrata ed in uscita.
Sono a disposizione nel caso fosse necessario integrare la documentazione.
PRESIDENTE. Ringrazio il prefetto Orrù e dichiaro conclusa laudizione.
Audizione del procuratore distrettuale antimafia.
PRESIDENTE. Ringrazio il procuratore distrettuale di Cagliari, dottor Carlo Piana. Credo che lei conosca i motivi per i quali la Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti svolge questa audizione: siamo interessati ad essere messi al corrente di eventuali episodi di illeciti nell'ambito del ciclo dei rifiuti o di fenomeni di penetrazione della criminalità organizzata sia nella gestione territoriale dei rifiuti sia nelle aziende che hanno problemi di smaltimento sia in relazione ad alcuni traffici di cui si sta occupando la magistratura.
CARLO PIANA, Procuratore distrettuale antimafia. La mia competenza è regionale, ma farò un breve accenno ai più importanti procedimenti in corso presso la procura di Cagliari. Per quanto riguarda lo smaltimento illecito dei rifiuti è in corso un indagine che riguarda la SARAS, che ha sede in Sarroch, ed in particolare una società ad essa collegata, la SARLUX, la quale produce, utilizzando dei residui della trasformazione e degli idrocarburi pesanti, dei gas di sintesi miscelati con ossigeno e vapore; l'esatta denominazione del prodotto è singas. Esso viene sottoposto ad un lavaggio durante il quale rilascia delle sostanze che vengono poi pressate e costituiscono i cosiddetti filter cake; questi filter cake, che sono un residuo della lavorazione, secondo la procura di Cagliari, intervenuta su denuncia del NOE della Sardegna, avrebbero un contenuto pericoloso.
PRESIDENTE. Se comprendo bene, l'ipotesi è che contengano metalli pesanti, il che farebbe classificare questi rifiuti come pericolosi.
CARLO PIANA, Procuratore distrettuale antimafia. La procura di Cagliari ha disposto il sequestro questi beni, in sede di riesame il tribunale della libertà li ha liberati dal sequestro; si tratta di una materia abbastanza delicata sotto il profilo della qualificazione di rifiuto pericoloso, ma la procura ha ritenuto di proporre ricorso per Cassazione e attendiamo il risultato.
Secondo le dichiarazioni dell'azienda che li produce, questi filter cake sarebbero destinati a paesi del Sudamerica o agli Stati Uniti dove, attraverso una particolare lavorazione, si dovrebbero poter estrarre da essi alcuni metalli, tra cui sicuramente il vanadio e verosimilmente il nichel. Riteniamo che questa vicenda sia di una certa rilevanza perché non si tratta di un solo episodio, ma di una serie di episodi destinati a ripetersi nel tempo.
PRESIDENTE. Ove questi rifiuti fossero stati conferiti ad una discarica non autorizzata ci sarebbero alcune ipotesi di reato...
CARLO PIANA, Procuratore distrettuale antimafia. L'ipotesi naturalmente è la mancanza di autorizzazione, per cui abbiamo ritenuto di ipotizzare il reato previsto dall'articolo 53 del decreto Ronchi.
Per quanto riguarda il traffico illecito di rifiuti pericolosi, c'è la vicenda di cui si occupa la procura di Sassari, ma ritengo non siano stati individuati reati di competenza della procura distrettuale, perché diversamente saremmo stati interessati. Come certamente la Commissione sa, si tratta sostanzialmente di tre sequestri: il primo di 54 containers a Porto Torres; il secondo di 9 containers a Cagliari presso il porto canale, l'ultimo, di sei containers, rimasto di competenza della procura di Cagliari anche se la cosa è discutibile. La ragione è che la procura di Sassari era già molto avanti nelle indagini e quella di Cagliari le aveva appena iniziate, sono comunque in corso accertamenti di carattere tecnico, poi si vedrà di stabilire esattamente di chi sia la competenza. Poiché si tratta di grosse quantità di materiale che provengono dal nord d'Italia, si potrebbe pensare ad un'organizzazione criminale abbastanza articolata ed a questo punto il discorso diventa piuttosto complicato, poiché i reati che accertiamo sono in gran parte contravvenzionali salva l'ipotesi del falso previsto dall'articolo 483 o meglio quellipotesi di falso contenuta nella legge Ronchi con richiamo - io ritengo quoad penam - alla articolo 483 del codice penale.
Imbastire unipotesi di associazione per delinquere di stampo mafioso con queste ipotesi contravvenzionali ed un solo delitto mi pare abbastanza difficile, a meno che dietro questa organizzazione - che sicuramente esiste tenuto conto della dimensione del fenomeno - non vi sia effettivamente un'organizzazione mafiosa. Finora credo non si sia arrivati a questo risultato nonostante l'importanza dell'indagine di cui stiamo parlando.
Per quanto riguarda fatti significativi di competenza della procura ordinaria di Cagliari, potrei citare un'indagine in materia di smaltimento in discarica non autorizzata di rifiuti derivanti dalla raccolta differenziata. I comuni interessati a queste violazioni sono Cagliari, Quartu SantElena, Sillai, Pula, Sestu ed Elmas; si tratta di fatti di non particolare rilevanza, però da non sottovalutare.
Per quanto riguarda, invece, le violazioni che possono avere influenza sulla salute, il discorso diventa piuttosto difficile. Noi abbiamo notizie della diffusione di malattie tumorali nella zona industriale di Portoscuso-Porto Vesme, in numero superiore rispetto ad altre zone della Sardegna; si tratterebbe innanzi tutto di sapere se queste malattie siano riconducibili a speciali fonti di inquinamento certamente presenti in quella zona e stabilire il nesso di causalità con le emissioni di queste industrie.
Ci sono poi indagini in materia di alterazione delle bellezze naturali, che non so se possano interessare la Commissione. Sempre con riferimento a Portoscuso ci sono indagini in materia di inquinamento atmosferico prodotto dalle emissioni, ci sono problemi di inquinamento del suolo e del sottosuolo per effetto del deposito dei rifiuti, con possibilità anche di inquinamento delle acque; ci sono problemi di inquinamento da idrocarburi provenienti dalla zona della SARAS per scarichi di residui di lavaggio delle stive delle petroliere.
Sotto il profilo della qualità degli illeciti, di solito si tratta violazioni non collegate l'una all'altra ma abbastanza episodiche e sostanzialmente di attività svolte in difformità dalle autorizzazioni. Di regola queste società hanno le necessarie autorizzazioni e le osservano; si tratta quindi di capire con quali criteri queste siano state concesse e quale sia il controllo sulle attività svolte. Fra le varie indagini in corso, vorrei segnalare, infine, anche il fatto abbastanza recente del naufragio della nave Eurobulker che ha disperso una grande quantità di carbone che doveva essere utilizzato nella zona di Portoscuso.
La materia sotto il profilo legislativo richiederebbe forse un riordino, un testo unico, perché è abbastanza complessa è la legge è strutturata per continui richiami. Sotto il profilo delle indagini, innanzitutto per quanto riguarda la salute non è mai stato fatto un monitoraggio epidemiologico. Le cause di inquinamento sono certamente molte; di solito le regole vengono osservate, ma le industrie sono tante, sono tutte più o meno inquinanti e sono sul territorio dall'inizio degli anni 60 (dopo la crisi delle miniere vi fu questa industrializzazione un po' forzata): è però difficile stabilire la connessione fra l'inquinamento, che certamente esiste, e le malattie di cui parlavo prima. Peraltro in questa materia la configurazione giuridica dei fatti è sempre quella del reato contravvenzionale, con prescrizione brevissima, per cui le indagini sono difficilissime. Ci sono poi anche ulteriori elementi che rallentano le indagini come, per esempio il fatto che i responsabili di queste aziende cambiano rapidamente nel tempo; poiché non abbiamo ancora una norma - come in altri paesi d'Europa - che consenta di avviare l'azione penale nei confronti di una società, è difficilissimo di volta in volta individuare i responsabili anche perché naturalmente c'è un gioco di scaricabarile.
Sotto il profilo della prevenzione aggiungo che il NOE dispone di un organico limitato; naturalmente si occupano di questi problemi anche altre forze dell'ordine, ma occorre una particolare specializzazione perché si tratta di una materia complessa ed anche questo rallenta l'accertamento della verità.
PRESIDENTE. Lei ha toccato due argomenti di squisita competenza parlamentare: la richiesta di un testo unico per le leggi ambientali, in particolare per quelle sui rifiuti, che può forse suonare giustamente critica, perché questo paese più che di nuove leggi avrebbe bisogno di coordinare quelle già esistenti che continuano ad accumularsi nel corso del tempo; la definizione dei delitti contro lambiente, argomento ben noto alla Commissione, che su di esso si sta impegnando da tempo, tanto che il 5 febbraio prossimo a Roma si terrà un forum proprio su questo tema. Purtroppo, diversamente da quanto ritiene all'unanimità questa Commissione, lintroduzione della fattispecie di delitto contro l'ambiente nel codice penale corre il rischio di non essere approvata in questa legislatura, anzi sicuramente non ci sarà un provvedimento organico, al più si può sperare che in un provvedimento attualmente all'esame della Camera possa essere, in maniera certo inadeguata, "appiccicato" qualche elemento che configuri responsabilità e sanzioni penali in relazione a questo tema.
Con riferimento all'area di Portoscuso, certamente molto tormentata, in cui sono sicuramente rilevanti i danni inferti all'ambiente, al territorio ed alla salute dei cittadini, si spera in un risanamento ambientale che renda possibile la difficile convivenza fra molteplici attività industriali e vita dei cittadini; forse, però, potrebbe essere proprio la procura a disporre indagini epidemiologiche poiché, in relazione ai danni temuti per la salute dei cittadini in conseguenza di pregressi smaltimenti, sicuramente si possono configurano effetti che fanno scattare altri articoli del codice penale. Per esempio, non è difficile stabilire connessioni tra l'inalazione di particelle di piombo e una serie di danni all'organismo che sono ben noti, visto che in Italia si è bandita la benzina con il piombo. Vi è un'ampia letteratura sui danni che derivano all'organismo dalla presenza del piombo, quindi alcune ricerche epidemiologiche mirate a specifiche fonti di inquinamento sono ipotizzabili nell'ambito di indagini che vogliano accertare le cause dei gravi malanni che lei ricordava e che credo rientri a pieno titolo in fattispecie da sanzionare penalmente. Mi permetto pertanto di suggerire uniniziativa di questo genere.
Sottopongo anche alla sua attenzione ipotesi, che sono state segnalate alla Commissione, di smaltimenti illegali di rifiuti delle industrie dell'area che potrebbero utilizzare due grandi siti: la montagna delle scorie derivanti dal trattamento delle batterie esauste provenienti dall'attività dell'ex Nova Samin, montagna che, secondo quanto ci è stato riferito, sarebbe stata ricoperta per evitare lo spolverio che ha inquinato di piombo vigneti e campagne circostanti e che, data la sua grande mole, potrebbe esser un luogo in cui smaltire clandestinamente rifiuti pericolosi; il bacino di fanghi rossi derivanti dalla produzione di alluminio che negli ultimi anni è stato rialzato di 8 metri rispetto ai 10 metri di spessore precedenti.
CARLO PIANA, Procuratore distrettuale antimafia. Lo smaltimento dei fanghi rossi lo abbiamo controllato più volte ed è perfettamente regolare, nel senso che vengono seguite tutte le prescrizioni previste dalle relative autorizzazioni. Il problema forse è a monte, cioè in un maggior rigore nel rilascio delle autorizzazioni con una panoramica più ampia rispetto al problema singolo. Il problema, cioè, è la presenza di tante industrie, ciascuna delle quali ha le proprie autorizzazioni, alle quali si adegua.
PRESIDENTE. Purtroppo non è ancora presente nella normativa italiana l'idea di una valutazione del carico complessivo su un'area. E in discussione una normativa sulla valutazione di impatto ambientale che prevede anche un impatto di sistema, ma siamo a fine legislatura, quindi credo che difficilmente potrà vedere la luce. È comunque ben vero che, anche senza uno strumento normativo, nella concessione delle autorizzazioni il buonsenso suggerirebbe di non caricare un'area con tante produzioni inquinanti diverse.
Io volevo però alludere all'eventualità che, nel continuo rialzo provocato dai diversi anelli di questo bacino di fanghi rossi, sia stata sfruttata l'occasione per il reperimento di altri rifiuti pericolosi. Mi rendo conto che è unipotesi difficile da verificare, ma siccome è stata sottoposta alla nostra attenzione, ritengo opportuno riferirla alla procura.
GIOVANNI IULIANO. Lei ha fatto riferimento ad un aumento di patologie tumorali nell'area di Portoscuso-Porto Vesme, vorrei sapere se in proposito ci siano dati precisi o se sia necessario un approfondimento. In alcune regioni italiane esistono i registri dei tumori, vorrei sapere se in Sardegna esista uno strumento del genere.
In secondo luogo vorrei sapere, in sintesi, quali sono le motivazioni con cui il tribunale della libertà ha dissequestrata l'area di Sarroch.
FRANCESCO CARBONI. Vorrei sapere a che punto siano le indagini sulla vicenda della nave Eurobulker, perché non abbiamo notizie precise sullo stato della situazione.
CARLO PIANA, Procuratore distrettuale antimafia. Vi è stata un'inchiesta sommaria da parte della capitaneria di porto e siamo in attesa dei risultati, tuttavia le indagini della procura proseguono. Il comandante era stato arrestato, poi il tribunale della libertà gli ha concesso gli arresti domiciliari ed in seguito la libertà piena.
PIERLUIGI COPERCINI. Relativamente a questi rifiuti industriali di presunta provenienza dal nord, Veneto e Lombardia, cioè zone industrializzate che hanno la necessità di reperire siti idonei per lo smaltimento dei rifiuti visto che, anche per effetto dell'azione di questa Commissione, qualche traffico è stato impedito, vorremmo avere da lei - tenendo conto della segretezza degli atti istruttori cui anche noi siamo vincolati - informazioni sui vettori della merce e sui luoghi di provenienza e di trattamento. Vorremmo infatti con poter confrontare questi nomi con quelli contenuti nel nostro database in modo da verificare se si possa configurare quella ragnatela di traffici illeciti che potrebbe interessare anche la Sardegna, se non adesso in futuro.
PRESIDENTE. Per quanto riguarda quest'ultima domanda, lei ci ha già detto che non sono emerse fattispecie che riguardino la procura antimafia, per il resto ci rivolgeremo direttamente al sostituto procuratore di Sassari incaricato delle indagini.
PIERLUIGI COPERCINI. Non vorrei che si chiamasse in gioco la mafia come elemento portatore di tutti gli eventi che avvengono nel nostro paese. Ci sono in Italia una sorta di organismi istituzionali che pervadono tutto lo Stato, essi fanno capo ad aziende significative ed hanno contatti ramificati con altre, quindi non gettiamo tutto addosso alla mafia, ma controlliamo la mafia effettiva dei traffici illeciti che si sta sviluppando nel cuore stesso della società civile.
CARLO PIANA, Procuratore distrettuale antimafia. La nostra indagine sui rifiuti provenienti dal nord Italia è iniziata a novembre. L8 novembre a Cagliari sono stati sequestrati 6 containers con le stesse sostanze ed attualmente è in corso un accertamento di carattere tecnico su questi rifiuti; lindagine principale invece è di competenza della procura di Sassari.
Si può ipotizzare che la mafia in senso tecnico si occupi anche di questi problemi. Sappiamo che, fra i vari mezzi che la mafia utilizza per ottenere il risultato che si prefigge, vale a dire lacquisizione di denaro, vi sono gli appalti così come i rifiuti; che però questo sia accaduto nel caso che ci riguarda o che riguarda Sassari sarei portato, finora, ad escluderlo. Non ci sono prove: forse la collega Pischedda, sostituto procuratore di Sassari, essendosi occupata di questa vicenda sarà più precisa. Pocanzi ho fatto un accenno alla non configurazione di unipotesi di associazione a delinquere di stampo mafioso, fino a questo momento, perché non risultano gli elementi costitutivi di questa fattispecie criminosa.
Rispondendo alle domande del senatore Iuliano, non vorrei sbagliare ma credo che una mappa precisa della morbosità tumorale non esista; ad ogni modo, potrei acquisire informazioni più precise ed eventualmente trasmetterle alla Commissione.
Per quanto riguarda il tribunale della libertà, esso ha ritenuto che si trattasse di un ciclo produttivo e non di rifiuti. Posso dire che il mio ufficio non aveva una certezza assoluta, e che lorientamento è stato tantè vero che abbiamo proceduto al sequestro di rimandare la palla alla Corte di cassazione, tenuto conto della delicatezza del caso.
Per qualunque altra informazione, la procura è a vostra disposizione.
PRESIDENTE. La ringrazio, dottor Piana e dichiaro conclusa laudizione.
Audizione del sostituto procuratore della Repubblica di Tempio Pausania.
PRESIDENTE. Dottor Cicalò, la Commissione si interessa del ciclo dei rifiuti e delle condizioni in cui si svolge, nonché delle possibilità attività illecite che leventuale presenza della criminalità organizzata in alcuni segmenti del ciclo può far registrare.
Credo che lei possa informarci su aspetti specifici relativi ad un problema che mi sembra sia sorto nel territorio della procura di Tempio Pausania.
VALERIO CICALO, Sostituto procuratore della Repubblica di Tempio Pausania. Il nostro territorio, la Gallura, ha registrato in questultimo periodo la presenza di alcuni fenomeni che riguardano la possibilità di un traffico di rifiuti speciali provenienti dalla penisola.
Mi riferisco in particolare allo smantellamento di una nave contenente quantità rilevanti di amianto, proveniente dalla Russia, ed al sequestro di diversi containers con residui di lavorazioni industriali (rifiuti speciali) destinati alla discarica di Porto Torres. Queste due indagini, seguite la prima dalla mia procura e la seconda dalla procura di Sassari e dalla nostra per la parte che riguarda i contenitori sbarcati ad Olbia, sono ancora nella fase preliminare; vi sono delle consulenze tecniche in corso, ma il quadro è già abbastanza chiaro.
Come probabilmente la vostra Commissione avrà appreso dal NOE, il sequestro di questi contenitori ha ragionevolmente fatto ritenere che si utilizzassero le discariche del nord Sardegna, ed in particolare quella di Porto Torres, per il conferimento di rifiuti speciali industriali che non potevano essere conferiti in quella discarica e che comunque venivano trasportati in quel luogo per la convenienza dei costi. Si tratta di rifiuti provenienti dal nord Italia, in particolare dal Veneto, ma anche dalla Lombardia e dalla Toscana. Il trasporto ed i conferimenti andavano avanti già da alcuni mesi, probabilmente da quando la discarica è stata aperta; anzi, viene il sospetto che questultima fosse stata ideata e realizzata proprio in previsione di questi conferimenti dal nord Italia, con costi ripeto molto bassi rispetto ai prezzi di mercato per rifiuti di quel genere.
Ciò che ha richiamato la mia attenzione è stato il fatto di vedere i nominativi delle società sarde in qualche modo coinvolte in questo traffico. Eventualmente in seguito, in regime di segretezza della seduta, vi parlerò di questi soggetti.
Il problema che si porrà quando concluderemo questa indagine sarà di configurare reati. Come la Commissione sicuramente sa, larea della sanzione penale riguarda la creazione di discariche abusive (possiamo dire che nel nord della Sardegna la situazione, sotto questo aspetto, è abbastanza contenuta, nel senso che la creazione di discariche nuove è quasi inesistente proprio perché cè la possibilità di un intervento penale); lutilizzo invece di discariche già esistenti per conferimenti difformi sotto il profilo della qualità del rifiuto presenta maggiori problemi per quanto riguarda il profilo della sua sanzionabilità penale. La normativa originaria, che prefigurava più reati, è stata modificata ed attualmente molte di queste violazioni sono diventate di tipo amministrativo, con una possibilità di intervento assai scarsa da parte delle procure.
Un altro fatto cui mi riferivo riguarda lamianto. Nella città di Olbia avendo fatto un sopralluogo ve ne sarete resi anche conto vi è stata una consistente invasione di polveri di amianto rilasciate dalla nave in fase di smantellamento di cui parlavo prima; ciò deriva da una carenza di controlli. Anche questo fatto potrebbe far pensare ad un canale di smaltimento e di demolizione di questo genere utilizzando porti marginali e periferici e, proprio per questo, poco controllati.
Un altro problema che volevo segnalare alla Commissione, sempre a proposito di Olbia, che rappresenta un po il punto debole del circondario della Gallura, riguarda linceneritore dellospedale di quella città, realizzato ma mai entrato in funzione. Cera stata uninchiesta della procura di Tempio su questo inceneritore per rifiuti speciali, costato anche una somma non trascurabile, allocato in una zona probabilmente non adatta, tanto che si sono verificati problemi di alimentazione dellinceneritore stesso. Fatto sta che nel periodo in cui doveva essere utilizzato, una società credo cagliaritana che smaltiva i rifiuti ospedalieri di tutta quella unità sanitaria locale è intervenuta stipulando un nuovo contratto con la ASL così conveniente da rendere linceneritore non più economico.
Questa società, che credo smaltisca più della metà dei rifiuti in Sardegna, la Ecoserdiana, è stata oggetto di attenzione quando lavoravo alla DDA di Cagliari insieme con il dottor Piana proprio per i personaggi che la gestivano allepoca.
PRESIDENTE. Propongo che a questo punto si proceda in seduta segreta.
Non essendovi obiezioni, così rimane stabilito.
(La Commissione procede in seduta segreta).
PRESIDENTE. Propongo che si riprenda in seduta pubblica.
(La Commissione procede in seduta pubblica).
PRESIDENTE. La ringraziamo, procuratore Cicalò e dichiaro conclusa laudizione.
Audizione del sostituto procuratore della Repubblica di Sassari, Roberta Pischedda.
PRESIDENTE. Dottoressa Pischedda, lei già conosce la Commissione perché i nostri consulenti hanno avuto un rapporto diretto con lei in quanto erano stati interessati alle indagini che ha in carico preso la procura di Sassari.
La pregheremmo quindi di fornirci un resoconto su queste vicende, mettendo in evidenza alcuni aspetti generali. Dal momento che linchiesta è in corso, potremo svolgere la seduta in forma segreta quando lei lo riterrà opportuno.
ROBERTA PISCHEDDA, Sostituto procuratore della Repubblica di Sassari. Per quanto riguarda il sequestro di 54 container avvenuto a Porto Torres nel marzo 2000, sono stati effettuati gli accertamenti da parte del dottor Capizza, chimico nominato dal pubblico ministero. E risultato che circa 29 di questi container sono pericolosi sulla base dei parametri fissati dal decreto Ronchi; in particolar modo, si tratta di rifiuti derivanti dal trattamento di fumi ed è risultato che la concentrazione di cadmio e di piombo nelleluato supera di dieci volte i limiti imposti dalla tabella A della legge n. 319 del 1976. Si può quindi parlare di pericolosità per questi 29 container, relativi a rifiuti sicuramente non smaltibili nella discarica gestita dalla SIGED, cui invece erano destinati.
Per quanto riguarda invece i restanti container, non si può parlare di pericolosità in senso stretto, secondo i parametri contenuti nel decreto Ronchi, che risulta peraltro di difficile interpretazione. Tuttavia, in seguito agli accertamenti, il chimico afferma che cè una concentrazione per alcune specie superiore ad un centesimo della rispettiva concentrazione limite, secondo la delibera del 27 luglio 1984. Quindi, pur non potendosi parlare di pericolosità, si tratta comunque di rifiuti non smaltibili in una discarica di tipo 2B, come quella cui erano destinati.
Sono stati poi recuperati altri nove container nel porto canale di Cagliari e presi in carico dalla sottoscritta. Il sequestro dei formulari riguardanti i 54 container di Porto Torres è stato effettuato al legale rappresentante della "Grendi trasporti", la ditta che organizzava il trasporto via mare dei container, con partenza da Genova e arrivo solitamente a Cagliari. Non si sa per quale motivo si è preferito cambiare la tratta ed arrivare a Porto Torres. Fra questi formulari abbiamo trovato anche quelli riguardanti questi nove container, che allinizio non sapevamo dove si trovassero; successivamente sono stati invece rinvenuti nel porto canale di Cagliari. Non so se facessero parte dello stesso carico; può darsi che facessero parte di un carico precedente.
Anche per questi sono stati effettuati accertamenti tecnici, avvalendoci di un chimico della ASL di Cagliari, il dottor Sarritzu. Si tratta di rifiuti derivanti da vernici e pitture indurite, della stessa specie di quelli già in sequestro a Porto Torres: sono pitture e vernici di scarto a base acquosa, pitture e vernici indurite, assorbenti, materiali filtranti, stracci ed indumenti protettivi, miscele di rifiuti per lo stoccaggio finale, carbone attivo esaurito. E stato dato un giudizio di non pericolosità secondo i parametri del decreto Ronchi; tuttavia essi contengono benzene in quantità pari a 7,9 milligrammi, superiore al limite di 5 milligrammi fissato dalla normativa vigente per lammissibilità in discarica di seconda categoria di tipo B; ho già premesso che anche questi rifiuti erano destinati alla SIGED.
PRESIDENTE. Ci può specificare da dove venivano questi rifiuti e da dove risulta che fossero destinati alla SIGED?
ROBERTA PISCHEDDA, Sostituto procuratore della Repubblica di Sassari. Abbiamo sequestrato i formulari relativi a tutti i container: per molti di essi il peso indicato nei formulari non era quello effettivamente riscontrato; il rifiuto avrebbe dovuto trovarsi allo stato solido, mentre per alcuni abbiamo riscontro lo stato liquido (addirittura barattoli di vernice intera).
PRESIDENTE. Insomma, cera una difformità tra i contenuti effettivi e quelli dichiarati nei formulari: ma questi ultimi indicavano la SIGED come luogo di smaltimento?
ROBERTA PISCHEDDA, Sostituto procuratore della Repubblica di Sassari. Esatto. Anche lanalisi chimica era fatta in modo tale da indicare questi rifiuti come smaltibili in discarica del tipo 2B.
PRESIDENTE. Cerano dei falsi nelle analisi chimiche?
ROBERTA PISCHEDDA, Sostituto procuratore della Repubblica di Sassari. Sì.
PRESIDENTE. Da dove venivano i rifiuti, in via prevalente?
ROBERTA PISCHEDDA, Sostituto procuratore della Repubblica di Sassari. Le aree sono quelle del Veneto e alcune zone della Lombardia, come il bresciano.
Per quanto riguarda le ditte che si sono occupate dellintermediazione quali cessionarie del rifiuto, sono in corso le notifiche delle informazioni di garanzia, che dovrebbero rimanere riservate. Ho avuto poi notizia che sono stati sequestrati altri sei container, che immagino siano dello stesso tipo, in carico alla procura di Cagliari.
Se avete domande specifiche sono a vostra disposizione, avendo concluso la mia relazione di carattere generale sui fatti.
PRESIDENTE. Nel corso delle indagini, se non ho capito male, questo tipo di trasporti si è rivelato come un fatto circostanziato ancorché rilevante perché il numero dei container è elevato, oppure è ipotizzabile una sorta di flusso continuo che da alcune aree del nord del paese giunge fino alla Sardegna ed in particolare a Porto Torres?
ROBERTA PISCHEDDA, Sostituto procuratore della Repubblica di Sassari. Questa è una mia deduzione particolare perché ho potuto verificare la corrispondenza delle ditte indagate; da quando è stata aperta la discarica di SCALA ERRE (se non erro dal marzo 1998) le stesse ditte che non hanno potuto conferire questi rifiuti perché casualmente bloccate per tempo hanno conferito in realtà rifiuti del medesimo tipo, con indicazione dello stesso codice CER, dal momento in cui è stata aperta la SIGED. Presumo quindi che non si trattasse di un fatto circoscritto ed isolato, ma che già nel momento in cui è stata aperta la discarica vi fossero intendimenti di conferire nella stessa che è di tipo 2B - rifiuti che in realtà non erano smaltibili in quel sito. Mi riferisco sia ai rifiuti effettivamente pericolosi, sia a quelli non smaltibili ma non pericolosi secondo il decreto Ronchi.
PRESIDENTE. A seguito dellapertura di uninchiesta si potrebbe ritenere che le ditte che avevano pensato di smaltire i rifiuti presso la SIGED (anzi, forse questa è nata proprio per consentire questo smaltimento, o almeno in parte) si siano trovate in difficoltà e quindi abbiano cercato di far pervenire i loro rifiuti da altre parti. Vorrei sapere se, in relazione a ciò, (come peraltro risulta da altri riscontri), esistano azioni da parte di altri magistrati che cercano di chiudere il cerchio e se vi sia non dico un coordinamento, che è sempre difficile, ma almeno un livello di informazione circolante tra i diversi magistrati che si occupano di quello che potrebbe essere lo stesso caso.
ROBERTA PISCHEDDA, Sostituto procuratore della Repubblica di Sassari. Il coordinamento e la collaborazione ci sono con il magistrato che ha preso in carico gli altri sei container trovati nel porto canale di Cagliari e con il mio collega di Tempio Pausania, che si è occupato dei sequestri dei rimorchi o comunque dei container arrivati al porto di Olbia.
PRESIDENTE. Siamo al corrente di questo. Le chiedevo se in altre regioni vi fossero connessioni con questi episodi.
ROBERTA PISCHEDDA, Sostituto procuratore della Repubblica di Sassari. Ho rapporti con il collega di Caserta, perché probabilmente i nomi degli indagati sono a lui noti e ricorrono anche in indagini che egli ha in corso.
PRESIDENTE. Propongo che a questo punto si proceda in seduta segreta, in modo da acquisire i nomi delle ditte e aspetti più particolari che lei ritiene di doverci comunicare.
Non essendovi obiezioni, così rimane stabilito.
(La Commissione procede in seduta segreta).
PRESIDENTE. Propongo che si riprenda in seduta pubblica.
(La Commissione procede in seduta pubblica).
ROBERTA PISCHEDDA, Sostituto procuratore della Repubblica di Sassari. Vorrei aggiungere che i containers erano per la maggior parte privi di etichettatura, contenevano rifiuti superiori come quantità alla portata consentita e soprattutto, senza autorizzazione allimbarco e allo sbarco dei rifiuti secondo il decreto ministeriale del 1991.
PRESIDENTE. Vuole dire che viaggiavano come una partita di merce qualsiasi? Le autorità portuali non sapevano che in quei container ci fossero rifiuti sulla base di un controllo meramente cartaceo?
ROBERTA PISCHEDDA, Sostituto procuratore della Repubblica di Sassari. Sì, non veniva data la comunicazione normalmente prevista per legge al comandante del porto: per limbarco e lo sbarco del rifiuto è necessaria lautorizzazione. In questo caso non veniva data notizia né al comandante del porto di Genova né a quello di Porto Torres: ciò la dice lunga sul fatto che si trattava di rifiuti su cui si dovessero fare dei controlli.
FRANCESCO CARBONI. Presidente, mi pare che le previsioni ottimistiche che coltivavamo ieri circa la mancata presenza di organizzazioni criminali in questi ambiti stiano evaporando. Per chiarire le cose alla dottoressa Pischedda, dirò che ieri abbiamo effettuato un sopralluogo presso la discarica SIGED e la conseguenza del primo impatto è stata di pretendere dalle autorità preposte una più attenta e puntuale sorveglianza ed un controllo più rigoroso delle varie attività, nella previsione che vi fossero solo irregolarità gestionali.
Quanto invece ci hanno detto i dottori Piana e Cicalò e quello che ci ha comunicato lei, considerato il fatto che anche i sei container trovati a Tempio potrebbero essere diretti alla SIGED
ROBERTA PISCHEDDA, Sostituto procuratore della Repubblica di Sassari. Posso fornirvi anche questo dato, che non so se il dottor Cicalò ha comunicato: almeno due container sequestrati nel porto di Olbia sono sicuramente arrivati alla SIGED. In base agli accertamenti che ho disposto, nonostante fossero container maleodoranti e perdessero vistosamente (per cui credo non potessero essere conferiti) essi sono arrivati in discarica e sono stati smaltiti.
FRANCESCO CARBONI. Era una premessa per chiedere alcuni chiarimenti e formulare qualche considerazione. Teniamo conto che questi container non hanno viaggiato nelle forme regolari; mi pare di poter ragionevolmente ritenere che ci troviamo di fronte ad unorganizzazione complessa e preordinata sia da parte della SIGED in sede (che forse è stata davvero aperta per ricevere rifiuti non autorizzati rispetto alla categoria concessa) sia soprattutto da parte dei produttori e degli intermediari. Mi chiedo se si possono adottare strumenti codicistici per interrompere questa catena, vale a dire se si possono prendere provvedimenti a carico dei produttori e degli intermediari, così come si è fatto per la SIGED e se, per quanto riguarda questultima - nelle ipotesi che lei formulava, e che io ritengo attendibili e ragionevolissime, di precedenti ricevimenti di materiale non autorizzato siano stati fatti accertamenti in sede di sequestro del sito per verificare la natura dei materiali fino ad oggi accolti in discarica.
PRESIDENTE. Per chiarezza, vorrei dire che non siamo mai consolatori: non abbiamo detto che non cerano azioni gravi che configurassero la necessità di un intervento della magistratura. Ci teniamo sempre a distinguere chiaramente (la dottoressa Pischedda potrà darci o meno delle conferme al riguardo) tra lorganizzazione illecita che cerca di smaltire il rifiuto a minor costo (organizzazione che interessa le ditte produttrici, gli intermediatori, la società che gestisce la singola discarica) e la presenza di elementi della criminalità organizzata.
Sono due aspetti da tenere ben distinti, rispetto ai quali lei, rispondendo, ci chiarirà in quale delle due circostanze ci troviamo.
PIERLUIGI COPERCINI. Vorrei fare un piccolo ragionamento: esiste al nord una poliedricità di imprese produttrici di materiali che comportano rifiuti pericolosi con grandi difficoltà per il loro smaltimento; esiste una pluralità di aziende combinate fra loro per una serie di collegamenti societari che fa da collettore per questo materiale e tramite sistemi di trasporto - anche questi in genere interconnessi attraverso un azionariato comune - lo spedisce in luoghi di smaltimento talvolta leciti talvolta illeciti. Nel 1998 si è inventata questa discarica della SIGED e presumibilmente è cominciato un flusso di un certo tipo di materiali (fumi, vernici, eccetera) che hanno trovato ricovero in essa. Ad un certo momento, vengono intercettati certo numero di containers i quali hanno una tipologia di documenti di accompagnamento quanto meno strana (i nostri tentativi di fare intervenire le autorità portuali per il controllo decadono se i documenti sono di un certo tipo), ma i signori della discarica sostengono che quando arriva qualcosa che non è del tutto regolare, viene mandata indietro.
È evidente che nella massa di rifiuti accatastati in questi containers c'è di tutto
ROBERTA PISCHEDDA, Sostituto procuratore della Repubblica di Sassari. C'è comunque una miscelazione di rifiuti che non potrebbe esserci e che contamina anche rifiuti che all'inizio non erano considerabili pericolosi.
PIERLUIGI COPERCINI. A suo avviso al di fuori di questi 54 più 9 più 6 containers, sono stati conferiti in quella discarica altri carichi? Qualche partita è stata effettivamente respinta? E stata fatta qualche analisi del contenuto della discarica in modo verificare la corrispondenza a verità delle dichiarazioni?
Come luoghi di partenza sono stati tirati in ballo Caserta e Livorno...
ROBERTA PISCHEDDA, Sostituto procuratore della Repubblica di Sassari. A quanto mi risulta, come porto di partenza sono emersi soltanto Genova e Piombino per quanto riguarda quelli arrivati a Olbia. Per quanto riguarda Caserta cè un rapporto di collaborazione che ho stabilito con il dottor Ceglie che mi fornisce un aiuto nelle indagini, essendo la prima volta che mi occupo di problematiche di questo tipo.
PIERLUIGI COPERCINI. Probabilmente in questo intreccio troveremo poi altri rami della piovra, poiché vi è una produzione enorme di questi rifiuti. A Marghera, per esempio, non cè solo il petrolchimico
ROBERTA PISCHEDDA, Sostituto procuratore della Repubblica di Sassari. Qualche carico risulta respinto dai gestori della discarica perché non conforme alle analisi, ma ho la convinzione che le tonnellate di rifiuti che provengono da queste ditte in realtà siano state conferite in discarica pur sapendo che i formulari erano falsi. Ritengo anche di poterlo dimostrare attraverso l'incidente probatorio che ho chiesto al GIP, per il quale è stato nominato un chimico che effettuerà accertamenti in discarica sul tipo di rifiuto; mi è stato spiegato che a causa della stratificazione non sempre il rifiuto mantiene le caratteristiche chimiche presenti al momento dell'ingresso in discarica, ma spero che questo non alteri i risultati delle analisi chimiche. Non mi sento comunque di escludere che tutti i carichi provenienti da queste ditte siano dello stesso tipo di quelli sequestrati.
Vi è poi un ragionamento logico da seguire. Questi materiali provengono da ditte che hanno le discariche a due passi da casa: non si capisce perché, anche tenuto conto del prezzo di favore che può fare una discarica come la SIGED, debbano affrontare le spese di trasporto via mare.
FRANCESCO CARBONI. Proprio questo mi induce a chiedere se non ci sia unipotesi più vasta da poter contestare, cioè un reato di tipo associativo.
ROBERTA PISCHEDDA, Sostituto procuratore della Repubblica di Sassari. Sulla base degli elementi di cui dispongo non sono in grado di ipotizzare associazioni criminali di tipo camorristico o mafioso.
PRESIDENTE. Ringrazio la dottoressa Pischedda per il suo contributo e dichiaro conclusa laudizione.
Audizione dell'assessore all'ambiente della regione Sardegna.
PRESIDENTE. Vorremmo da lei un quadro generale sulla situazione della gestione dei rifiuti. Per quanto riguarda i rifiuti solidi urbani vorremmo informazioni sulla percentuale di raccolta differenziata, sul tipo di impiantistica, sullattività di recupero dei rifiuti attraverso le convenzioni con il CONAI, sulla programmazione regionale degli impianti. Immagino che su questi aspetti lei potrà fare avere alla Commissione una relazione di cui terremo conto nell'ambito del documento che predisporremo. Dalle visite che abbiamo fatto, però, ci sembra preminente la questione dei rifiuti speciali.
Abbiamo visto tre grandi poli industriali in condizioni e con prospettive diverse, Porto Torres, Ottana e Sarroch, che ci sembrano abbastanza rappresentativi dei problemi della Sardegna; abbiamo visto anche l'area di Portoscuso, dove si concentrano una serie di produzioni diverse che nel corso dei decenni hanno avuto un fortissimo impatto su quell'area ponendo problemi ambientali e sanitari per i cittadini. Vorremmo conoscere la programmazione della regione in relazione alla necessità di smaltire quantitativi di rifiuti derivanti da produzioni industriali che sono tuttora molto ingenti e di procedere ad una messa in sicurezza e ad una bonifica, per quanto possibile, per consentire ai cittadini la vivibilità in un'area molto tormentata.
Per quanto riguarda le bonifiche, vorremmo sapere, per quanto di sua competenza, quali risorse la regione intenda attivare, quali piani di risanamento ambientale preveda, a chi immagini di far pagare questi costi, quali stanziamenti siano previsti.
Se i quantitativi di rifiuti rimarranno quelli che sono stati dichiarati, indubbiamente si porrà anche un problema di discariche. Penso, per esempio, ai fanghi del bacino di Portoscuso o allattività dell'ex Nova Samin, che in parte smaltisce a Marcianise; vorremmo capire anche se la regione proceda ad una sorta di audit esterno quando le aziende dichiarano di smaltire in sedi diverse da quelle regionali.
EMILIO PANI, Assessore allambiente della regione Sardegna. Vorrei prima di tutto presentare un quadro generale della situazione dei rifiuti solidi urbani dell'intero territorio sardo. Esiste un piano generale regionale elaborato nel 1998, dopo anni di accertamenti e ricerche, presentato all'Unione europea per impegni di carattere europeo che, per quanto in ritardo, abbiamo voluto rispettare. Devo francamente ammettere che questo piano ha bisogno di una revisione; ritengo ne avesse già bisogno al momento della sua divulgazione, oggi però questo è più evidente perché nel frattempo sono intervenute le norme contenute nel decreto Ronchi.
La termovalorizzazione dei rifiuti solidi urbani in Sardegna è concentrata in un grande impianto ed uno di dimensioni più ridotte situati in prossimità di Cagliari e di Macomer. A Cagliari c'è un settore di raccolta dell'ambito numero uno che provvede (con un programma di impegni forzati, che comunque devono essere conclusi entro un determinato periodo, peraltro già decorso) il completamento di tre linee di incenerimento (attualmente ne sono in funzione 2); l'inceneritore Tecnocasici attualmente è in grado di smaltire circa 180-200 tonnellate al giorno e quando entrerà in funzione la terza linea potrà smaltire l'intera raccolta dell'ambito cui si riferisce.
Nella situazione di emergenza in cui ci troviamo, pur avendo in corso programmi di raccolta differenziata presso diversi comuni (il comune di Cagliari la avvierà nei prossimi mesi) che consentiranno qualche risparmio in termini di costi e di spazi in discarica, abbiamo qualche difficoltà perché l'attuale discarica di servizio è praticamente esaurita. Ci stiamo perciò muovendo con la celerità necessaria per gli accertamenti connessi al reperimento di una nuova discarica, che devono essere fatti attraverso le conferenze di servizi. Quelle che via via si sono presentate e che sono state giudicate valide dallassessorato sono state però oggetto in alcuni casi di violenta contestazione da parte delle popolazioni residenti, che hanno praticamente imposto una rettifica delle decisioni assunte; vi è stata anche una sentenza del tribunale amministrativo regionale che ha giudicato accoglibili le richieste di sospensione per motivi connessi proprio alla validità della progettazione presentata. Questa sentenza ha imposto la revisione delle pratiche ed il giudizio definitivo che ci apprestiamo a dare deve tener conto anche dei problemi di ordine pubblico connessi all'utilizzazione di queste discariche; ci stiamo quindi attivando per ottenere la disponibilità di altri siti. Stiamo parlando di discariche di rifiuti solidi urbani di servizio all'inceneritore e per sopperire alle carenze quando l'inceneritore si trova costretto a sospendere...
PRESIDENTE. La legislazione vigente considera la discarica un impianto residuale per la gestione dei rifiuti, sembrerebbe quindi strano considerarla un punto centrale in un piano regionale dei rifiuti.
EMILIO PANI, Assessore allambiente della regione Sardegna. In discarica finisce il prodotto residuale rispetto al trattamento. Il problema, però, è ottenere il collocamento del prodotto conseguente alla trasformazione dei rifiuti solidi urbani perché in Sardegna ci troviamo di fronte a situazioni contingenti che talvolta impongono la rettifica di certe disposizioni con interventi di carattere eccezionale, che poi tanto eccezionali non sono. Cito, per esempio, laccumulo del trattamento del vetro e la decisione di portarlo in discarica perché il consorzio che dovrebbe ritirarlo non ha disponibilità di risorse per farlo; probabilmente, avendo assolto agli impegni con il Ministero dell'ambiente per il ritiro e lo stoccaggio delle quantità minime stabilite a livello nazionale, si trova troppo poco conveniente - se non si è obbligati da nostre urgenti richieste in proposito- ritirarlo in Sardegna.
PRESIDENTE. La situazione del vetro ci è nota, perché nell'ambito degli accordi CONAI-ANCI non si è riuscito a stipulare un accordo tra il consorzio del vetro ed i comuni per valutazioni economiche evidentemente differenti: vi era infatti molta distanza tra offerta e proposta. Il vetro, comunque, è solo una delle filiere, ce ne sono molte altre per le quali è possibile il recupero: alluminio, carta, banda stagnata.
EMILIO PANI, Assessore allambiente della regione Sardegna. Per la raccolta delle materie plastiche sono attivi due stabilimenti nella piana di Ottana e sono in grado di assorbire addirittura in esubero il prodotto derivante dalla RSU nei centri urbani; in questo settore si verifica il fenomeno inverso, poiché vi è un'eccedenza di produzione rispetto alla disponibilità di materia prima, per quanto reperita nell'intero territorio regionale, a causa della raccolta differenziata parziale che se ne fa; ciò pone in situazione di crisi le attività di filiera di questi due stabilimenti. Pertanto stiamo facendo in modo che la raccolta sia distribuita tra i due stabilimenti che sono in libera concorrenza l'uno con l'altro.
Per quanto riguarda la collocazione della carta, il problema è diverso, poiché è legato alla disponibilità delle cartiere continentali; in Sardegna, infatti, vi è una limitata possibilità di trattamento di questo tipo di rifiuti poiché c'è un'industria limitata alla produzione di certi tipi di carta e di cartone. Per l'alluminio e prodotti consimili, invece, c'è uno stabilimento industriale, ILA, proprio nell'area che avete visitato stamane, che raccoglie tutto il prodotto e trasforma e lavora anche prodotto di importazione.
Per le discariche attualmente esistenti su tutto il territorio, residui anche di vecchi conferimenti, il problema è di reperire risorse e siti idonei per impianti di questo genere. In questo senso è nostra intenzione procedere ad una verifica del piano regionale per arrivare, soprattutto adesso che si stanno facendo più insistenti le proposte di gruppi privati, ad una forma di collaborazione nel trattamento dei rifiuti (incenerimento, conseguenza delle attività di filiera derivata dal trattamento stesso). I centri urbani di maggior rilievo in Sardegna stanno procedendo alla raccolta differenziata del vetro in limiti appena accettabili rispetto a quanto stabilito dalla legge
PRESIDENTE. Vi sono dati percentuali relativi alla raccolta differenziata?
FRANCA LEUZZI, Responsabile del settore gestione rifiuti della regione Sardegna. L'opuscolo che abbiamo fornito questa mattina alla Commissione contiene tutti i dati relativi alla raccolta ed al conferimento dei rifiuti urbani, compresa la raccolta differenziata, per gli anni 1998 e 1999.
PRESIDENTE. Vi pregherei di focalizzare lattenzione sui rifiuti speciali che, per quanto abbiamo visto, rappresentano l'aspetto di maggior rilevanza e preoccupazione.
EMILIO PANI, Assessore allambiente della regione Sardegna. I rifiuti speciali in Sardegna per la stragrande maggioranza sono localizzati in due, forse tre, siti. Il primo è quello del Sulcis Iglesiente, il secondo è quello intorno all'area di Porto Torres, il terzo è quello del perimetro industriale di Ottana. Quanto al primo, è in corso la preparazione finale di una discarica 2B, che già da tempo ha avuto le autorizzazioni richieste ma per la quale non si è arrivati nemmeno alle fasi preliminari di collaudo. Il problema principale è quello dei fanghi rossi derivanti dalla lavorazione della bauxite, in presenza di rifiuti di questa tipologia e di questa quantità è quanto mai opportuno arrivare in primo luogo ad una riqualificazione del rifiuto. In proposito stiamo operando in accordo con l'amministrazione provinciale per una riduzione del pH; mi è stato recentemente presentato un progetto innovativo - di cui so ancora molto poco - di disseccamento del rifiuto in modo che possa essere utilizzato e reso disponibile in discarica come un costo inferiore a quello attuale. Il problema cruciale è che attorno a questi programmi si deve dar corso anche ad una previsione occupazionale che allo stato attuale sembra sia in fase recedente; questo, per evidenti motivi di carattere sociale, impone maggiore cautela nel concedere autorizzazioni e nelladoperarsi per proporre sacrifici di carattere economico oltreché ambientale ove non ci sia come risposta una maggiore occupazione.
Una particolare attenzione merita invece il trattamento di rifiuti industriali di altra natura e provenienza. C'è un trattamento per l'industria locale che porta a fare una considerazione di carattere generale circa la necessità che questi rifiuti siano resi idonei alla collocazione in discarica; da quanto abbiamo accertato, gli indici sono sicuramente al disotto di quelli previsti dalla legge. Un aspetto invece che, a nostro giudizio, assolutamente necessario portare avanti è quello che riguarda un decreto legislativo predisposto dall'assessorato, collegato alla finanziaria regionale in sede di approvazione, in ordine al contingentamento dei rifiuti di questo tipo che dovrebbero arrivare dal continente. In buona sostanza, noi proponiamo al consiglio che sia previsto un diniego all'arrivo di rifiuti che non siano prodotti in Sardegna, perché non abbiamo continuità territoriale, non abbiamo recuperi che siano fruibili dall'intero territorio nazionale, quindi, avendo la prerogativa di avere una regione che vede nella tutela ambientale un elemento fondamentale per la sua immagine, abbiamo la necessità di vedere contingentato questo settore.
PRESIDENTE. Vorremmo sapere qualcosa di più del progetto Sumitomo, che risulta essere già in fase di realizzazione avanzata, che mi pare comporti finanziamenti anche da parte del Ministero dell'ambiente; vorremmo avere le specifiche di progetto e le caratteristiche dell'impianto per essere ben certi della sua efficacia rispetto agli obiettivi cui è dedicato.
FRANCA LEUZZI, Responsabile del settore gestione rifiuti della regione Sardegna. L'impianto Sumitomo nasce essenzialmente per l'abbattimento dellS02 e dei fumi; è una tecnologia giapponese sperimentata largamente in Giappone su impianti più piccoli, è forse la prima volta che viene sperimentata in un impianto grande come quello di calcinazione dellallumina. È stato realizzato in parte con fondi del Ministero dell'ambiente nell'ambito delle risorse messe a disposizione per il risanamento dell'area a rischio di Portoscuso. Alla base c'è il principio fisico per cui la corrente dei fanghi rossi, altamente basica, viene fatta passare attraverso lS02 e questo consente l'abbattimento del solfato di calcio e l'estrazione dei fumi della S02; il fango che si ottiene ha caratteristiche meno basiche di quelle iniziali, ma viene trattato solo il 50 per cento dei fanghi, quindi non si spostano di molto i termini del problema.
PRESIDENTE. Vorremmo sapere come vengono trattati i metalli pesanti eventualmente mescolati ai fanghi e se per rimuoverli siano previsti precipitatori elettrostatici o altre tecnologie anche chimiche.
FRANCA LEUZZI, Responsabile del settore gestione rifiuti della regione Sardegna. Né i fumi né i fanghi rossi sono ricchi di metalli pesanti, quindi non è previsto alcun tipo di abbattimento; il grosso problema del fango rosso è legato alla sua basicità ed al suo volume.
PRESIDENTE. Vi preghiamo di corredare questo argomento di una documentazione più dettagliata.
FRANCA LEUZZI, Responsabile del settore gestione rifiuti della regione Sardegna. Come ha accennato anche l'assessore, si stanno sperimentando modalità di utilizzo di questi fanghi rossi: di per sé è sodalite insieme ad argille, quindi se riuscissimo ad essiccarla, miscelarla ed abbattere il pH, potrebbe essere utilizzata per il ripristino ambientale di aree minerarie dismesse, risolvendo in tal modo due problemi. E già stato fatto uno studio per verificare tutte le possibilità di riutilizzo di questi fanghi rossi e sono state fatte sperimentazioni pilota per verificare il riutilizzo come riempimento, per esempio, di cave. Questo materiale ha una serie infinita di possibilità di riutilizzo, per esempio ci si possono fare i mattoni, ma il problema è quello dei grandi quantitativi; dobbiamo quindi trovare una forma di utilizzo che consenta di assorbire questi grandi quantitativi e l'unica è quella del recupero ambientale. Infatti nel concedere l'autorizzazione per il quinto anello, la regione ha imposto allo stabilimento di portare avanti una sperimentazione su scala industriale in modo che si possa utilizzare questo materiale, miscelato anche ad altri rifiuti - per esempio gessi provenienti da altri stabilimenti e prodotti anche a Portoscuso per l'abbattimento dell'S02 delle centrali ENEL - per esempio per il riempimento di vuoti di cava. Probabilmente per seguire questa sperimentazione chiederemo il supporto anche dell'università: se si raggiunge un buon risultato, non tutti ma almeno una parte dei fanghi possono essere riutilizzati a questo fine e questo limiterà la necessità di un bacino per lo stoccaggio dei fanghi rossi, che comunque inevitabilmente dovrà esserci.
PRESIDENTE. Vi segnaliamo che siamo interessati ai piani di risanamento ambientale per larea di Portoscuso, in particolare quello relativo alla rete stradale che è stata interessata dall'utilizzo di scorie di provenienti dalla ex Nova Samin quindi ricche di piombo, zinco e calcio.
Vorrei osservare, inoltre, che girando per questi grandi impianti, ci siamo dovuti affidare ai dati forniti dalle aziende fabbricanti anche per quanto riguarda lo smaltimento di rifiuti pericolosi a causa dell'assenza di un organo di controllo che rappresenti una voce terza a tutela dei cittadini, della salute e dell'ambiente, cioè l'agenzia regionale per la protezione dell'ambiente. Vi sollecitiamo affinché si pervenga al più presto all'istituzione ed alla costituzione di questo organismo, poiché Sicilia e Sardegna sono rimaste le uniche due regioni che non dispongono di questo fondamentale organo di controllo che non serve solo a garantire i cittadini prevenendo i rischi attraverso i controlli, ma serve anche al sistema delle imprese per far riferimento ad un sistema normativo certo ed evitare distorsioni di mercato che svantaggiano chi smaltisce i rifiuti in modo regolare. È un problema rilevante per la Sardegna perché la produzione di rifiuti industriali è elevata ed anche quella dei rifiuti pericolosi è molto significativa, pertanto è necessaria la massima attenzione.
Vi ringrazio e dichiaro conclusa laudizione.
Audizione di rappresentanti di associazioni ambientaliste.
PRESIDENTE. Conoscete e i compiti della Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti: siamo interessati a raccogliere anche da rappresentanti delle associazioni ambientaliste osservazioni e critiche sulla gestione dei rifiuti sia solidi urbani sia speciali. La Sardegna è produttrice di rifiuti speciali, in particolare pericolosi, vi chiediamo perciò di fornirci tutte le informazioni che ritenete importante, corredati anche di tutta la documentazione necessaria.
Antida Sassu, Rappresentante dell'associazione Ambiente e/è vita. Vorrei iniziare con una stima dei rifiuti della nostra regione riferita al 1999: la produzione totale dei rifiuti solidi urbani del 1999 per le province di Cagliari, Sassari, Oristano e Nuoro ammonta a circa 700 mila tonnellate, di cui circa il 46 per cento è attribuibile alla provincia di Cagliari. Su un totale di 36 discariche comunali di rifiuti solidi urbani, si contano almeno sette discariche ex articolo 13 del decreto legislativo n. 22 del 1997.
La produzione di rifiuti industriali, invece, è concentrata nei poli di Sassari, dove insistono impianti della società Enichem, EVC, Condea, Augusta ed ENEL Fiumesanto, in quella di Cagliari, dove operano le aziende ENEL Portoscuso, Alquà di Portoscuso, Ambiente di Assemini, Enichem di Assemini, Enichem di Sarroch, SARAS di Sarroch, Condea di Sarroch e Alcoa di Porto Vesme; nella provincia di Oristano opera la Enichem fibre e nella provincia di Nuoro insiste il sito della Montefibre.
La produzione di rifiuti speciali per i 1999 è stimata in 70 mila tonnellate. Per quanto riguarda la bonifica dei siti contaminati nelle aree interne ai siti industriali operativi non ci risulta che siano stati ancora effettuati i censimenti delle aree contaminate ai sensi del comma 1-bis e di cui all'articolo 17 del decreto legislativo n. 22 del 1997 e ciò potrebbe aggravare la situazione generale ambientale di degrado di quelle aree a causa della contaminazione del suolo e delle falde. A distanza di otto anni dobbiamo constatare che non è ancora decollata la bonifica di estese aree del territorio del Sulcis Iglesiente in provincia di Cagliari, oggetto come noto, di un piano di disinquinamento con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 aprile 1993.
Vorremmo sottolineare tre casi che sono più a cuore alla nostra associazione: la discarica abusiva di rifiuti ingombranti di Mores, in provincia di Sassari, limpianto di cogenerazione della raffineria SARAS di Sarroch e la miniera di Furtei in provincia di Cagliari, dove avviene lestrazione delloro con il cianuro di sodio.
Il fenomeno delle discariche abusive nel territorio del comune di Mores è una costante che ormai da troppo tempo oltraggia la natura e lamenità dei luoghi, complici anche linsensibilità di alcune persone e la scarsa educazione ambientale nelle scuole. A rendere più drammatica la situazione è la constatazione che nessuna autorità competente si sia finora attivata non solo per censire tali brutture, ma soprattutto per prendere semplici provvedimenti di risanamento e di bonifica. Intendiamo riferirci allASL n. 1 di Sassari, alla provincia ed alla regione, che rispettivamente dovrebbero prevenire i rischi per la salute pubblica, curare i censimenti, i controlli ed il risanamento ambientale quando si verificano questi fenomeni.
Il campionario di rifiuti che è possibile visionare in queste discariche è il più variegato: si possono trovare elettrodomestici, frigoriferi, pneumatici, cumuli di calcinacci, batterie esauste, contenitori di farmaci e quantaltro. La discarica abusiva, inoltre, ospita anche diversi rifiuti interrati. La denuncia che abbiamo allegato alla presente relazione è stata inviata sia alla procura di Sassari che alla vostra Commissione, ed è stata corredata da alcuni rilievi fotografici.
PRESIDENTE. Avete fatto un passo formale di consegna di un esposto alla Commissione?
ANTIDA SASSU, Rappresentante di Ambiente e/è vita. Lo abbiamo già fatto: comunque, ve lo consegniamo in questo momento di nuovo.
Vorrei fare qualche altro accenno alla discarica abusiva di Mores. Vorremmo riferirci al sopralluogo effettuato in data 30 gennaio 2001, ieri, dalla Commissione parlamentare dinchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. Precisiamo che durante questo sopralluogo il sindaco di Mores ha impedito ai rappresentanti della nostra associazione di accedere allex discarica comunale sita allinizio della strada per il santuario di San Giovanni. Tale assenza ha sicuramente impedito che le irregolarità da accertare fossero meglio illustrate dai redattori dellesposto ai componenti della Commissione.
Da quanto si è potuto apprendere visivamente, i componenti della Commissione non hanno visitato interamente larea oggetto del sopralluogo. Poco più avanti rispetto al punto di osservazione si sarebbe potuta accertare la presenza di altri rifiuti di vario genere depositati negli ultimi tempi e provenienti da altre discariche abusive. E stato verificato dalla presidente regionale della nostra associazione, Marina Mulas, che nella giornata di venerdì 26 gennaio 2001 il funzionario dellASL n. 1 di Sassari, signor Giampaolo Bisaura, accompagnato dalla dottoressa Lina Solinas e dal signor Fodde, vigile urbano in servizio presso il comune di Mores, hanno ispezionato il medesimo sito, verificando la presenza di una fossa comune nella quale sono state sepolte, in tempi molto recenti, carcasse di pecore affette dal morbo della lingua blu. Risulta anche che questi funzionari stiano predisponendo un apposito verbale di accertamento.
"Ambiente è vita" ha documentato anche la presenza di macchine di movimento terra allinterno di questa discarica, soprattutto in questi ultimi quindici giorni. Le suddette macchine operatrici depositavano materiale inerte su rifiuti oppure provvedevano alla rimozione di materiali ferrosi. In particolare, nella giornata di giovedì 25 gennaio 2001 si è potuta rilevare la presenza di una ruspa appartenente ad una ditta esterna e del camion del comune di Mores, i quali raccoglievano una grande quantità di rifiuti ferrosi già depositati presso la discarica della Sares San Giovanni provvedendo al loro trasferimento presso i locali dellex mattatoio comunale, sito in corso Vittorio Emanuele.
PRESIDENTE. Mi pare che, in base a questa denuncia, si possa dire che cè stato molto rispetto per la Commissione dinchiesta, in modo che non trovasse
ANTIDA SASSU, Rappresentante di Ambiente e/è vita. Esatto.
"Ambiente e/è vita" ha documentato loperazione descritta in precedenza con fotografie e filmati aventi data certa, consegnati in sede di sopralluogo unitamente alla restante documentazione nelle mani dellonorevole Copercini. "Ambiente è vita" si riserva di inoltrare unulteriore denuncia alla procura della Repubblica di Sassari, nonché alla Commissione parlamentare, in relazione alla situazione di completa illegalità presente nel comune di Mores e chiede che, in occasione degli accertamenti disposti dalle autorità competenti, si proceda allaudizione degli operai comunali impegnati nelle varie operazioni di trasferimento dei rifiuti dalle varie discariche abusive al sito dellex discarica comunale della strada di San Giovanni.
Come secondo caso vorremmo parlare dellimpianto di cogenerazione della raffineria SARAS di Sarroch.
PRESIDENTE. Abbiamo già svolto un sopralluogo diretto, come peraltro abbiamo fatto per la discarica di Mores, ed abbiamo già sentito i magistrati che si sono occupati e si stanno ancora occupando di questa situazione. Vi pregherei pertanto di limitarvi a consegnare il vostro rapporto scritto; non vi possiamo dare risposte immediate per il fatto che è pendente un procedimento giudiziario.
ANTIDA SASSU, Rappresentante di Ambiente e/è vita. Possiamo quindi passare al terzo caso, la miniera di Furtei dove avviene lestrazione delloro per mezzo del cianuro di sodio. Il rischio derivante dal cianuro (la miniera è della Sarda Goldmine di Furtei) non è soltanto unimmaginazione, ma un problema molto concreto. Bisogna parlare sia della sicurezza degli impianti, dello stoccaggio dei rifiuti e dei chemicals, sia della sorte dei rifiuti che derivano dal processo di estrazione delloro con cianuro di sodio, su cui poco è dato sapere.
La nostra associazione ha già inviato nel maggio 2000 ai sindaci di tredici comuni del territorio interessato, agli assessorati ambiente ed industria della regione sarda, allassessorato provinciale per lambiente di Cagliari e allASL n. 6 di Sanluri una lettera avente per oggetto lattività della Goldmine di Furtei, chiedendo notizie ed informazioni. Dobbiamo purtroppo rilevare, nonostante avessimo segnalato le nostre preoccupazioni a mezzo stampa, che i temuti disastri ambientali prevedibili sono tenuti in scarsa considerazione dalle amministrazioni locali.
Nella miniera di Furtei, che è il nuovo Eldorado nostrano, è presente oro nativo in dispersione, che può essere estratto e recuperato soltanto con il lavaggio del terreno per mezzo di soluzioni di cianuro di sodio che come affermano i chimici addetti ai lavori solubilizzano loro per complessazione. Lalto rischio di tale operazione, sia per luomo sia per lambiente, è facilmente intuibile ed è peraltro dimostrato dai gravi fatti avvenuti in una miniera della Romania, che ha un ciclo produttivo del tutto simile a quello della Sarda Goldmine e che di recente è assurta agli onori della cronaca in quanto una perdita di cianuro sodico dallimpianto di estrazione ha provocato un forte inquinamento sia del Danubio sia delle falde idriche delle aree circostanti.
Sembra che nella miniera non ci siano sufficienti controlli ambientali, misure efficaci di sicurezza per gli operatori, adeguati controlli del ciclo produttivo nelle aree in cui viene stoccato il cianuro e procedure di smaltimento dei rifiuti poco corrette.
Chiediamo a questo punto a lei, signor presidente Scalia, un intervento presso le autorità preposte affinché queste si rendano conto fino in fondo dei rischi connessi allattività della miniera di Furtei, gestita dalla Sarda Goldmine. "Ambiente è vita" si sarebbe aspettato, dopo le diverse lettere di protesta inviate ai sindaci dei paesi vicini alla miniera e agli assessori, una forte risposta da parte dellASL n. 6 di Salluri e delle autorità preposte al controllo della sicurezza e dellambiente. Facciamo notare che nulla è dato sapere sullimpatto ambientale della Sarda Goldmine sul territorio circostante e soprattutto sulle procedure di emergenza che per legge debbono essere disponibili in caso di incidenti. "Ambiente è vita" si chiede inoltre se lattività della Sarda Goldmine si giustifichi in termini di rapporti costi-benefici e di sostenibilità ambientale, o se non sia uno dei tanti strumenti di assistenzialismo per tenere in vita posti di lavoro che potrebbero essere invece convertiti in attività più sicure e a minor rischio ambientale.
Potremmo elencare tantissimi dubbi che ci sono finora venuti in mente e, in attesa che qualcosa si muova, ci auguriamo di non dover ricorrere ad alzare il tiro della nostra protesta con pesanti denunce sia contro lazienda che contro linefficienza degli organi preposti al controllo della salute, dellambiente e della sicurezza.
PRESIDENTE. La ringrazio. Ovviamente terremo conto di tutte le informazioni che ci avete fornito per verificare che tipo di iniziativa può assumere la nostra Commissione.
STEFANO DE LIPERI, Rappresentante degli Amici della terra. Per esigenze di sintesi tralascerò nella mia esposizione dati di ordine generale relativamente alla produzione di rifiuti perché sono cose che avrete già acquisito attraverso altre fonti.
Quello che ci preme sottolineare a livello molto generale sono alcuni aspetti. Saprete che la Sardegna non è tuttora dotata di un piano di gestione dei rifiuti come è previsto dal decreto legislativo n. 22 del 1997, così come non è mai stata dotata di un piano formalmente approvato di smaltimento dei rifiuti ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982. Da questa data, in pratica, andiamo avanti con normative farraginose a livello di programmazione in materia di rifiuti, le quali tutto sommato vincolano ben poco liniziativa dei privati.
Un altro aspetto generale su cui la Commissione potrebbe ottenere un risultato positivo in tempi brevi riguarda sia laccelerazione di queste procedure attraverso le opportune iniziative assunte presso la regione Sardegna, sia chiedendo il rispetto della normativa in materia di valutazione di impatto ambientale. E un aspetto che coinvolge direttamente le amministrazioni pubbliche, per cui il rispetto della norma dovrebbe essere molto più facile; invece questo non avviene. Proprio di recente sono partiti i lavori per la realizzazione di una discarica in località Monte Nigeddu in comune di Carbonia senza il necessario procedimento di valutazione di impatto ambientale preventivo e vincolante.
Abbiamo portato tutto questo allattenzione delle autorità competenti e della magistratura mediante esposti.
Recentemente è stata data lautorizzazione allulteriore ampliamento di quella che è forse la più grande discarica controllata in Sardegna, quella di Ecoserdiana, in comune di Serdiana: altri 80 mila metri cubi di volumetria, che si sommano ai milioni di metri cubi preesistenti. In questo modo, considerato laspetto volumetrico degli 80 mila metri cubi, la regione ha ritenuto che non dovesse essere effettuata la valutazione di impatto ambientale. Peccato che invece occorrerebbe considerare anche il pregresso e quindi verificare cosa comporti questo ulteriore aumento volumetrico. Abbiamo naturalmente portato allattenzione delle autorità competenti anche questa vicenda e dalla documentazione che abbiamo che naturalmente vi consegneremo risulta che la Commissione europea ha avviato la procedura di verifica dellavvenuto rispetto o meno della valutazione di impatto ambientale.
La tematica relativa alla VIA è abbastanza trascurata dalla regione. Probabilmente saprete che è stato da poco aperto un corposo procedimento contro lItalia per infrazione della normativa sulla VIA per la vicenda dellinvestimento immobiliare sulle dune boscate di Zarenas in comune di Narbolia: anche in questo caso si cercano tutti gli escamotage per non fare applicare questa normativa di derivazione comunitaria.
Un ulteriore caso che troverete nella documentazione lo conoscerete sicuramente: riguarda il probabile traffico illecito di rifiuti verso discariche del nord Sardegna, di cui la magistratura competente vi avrà riferito.
Troverete anche documentazione su un caso che probabilmente non vi è stato segnalato, quello della avvenuta proposizione presso diverse amministrazioni pubbliche della Sardegna dellimpianto Termoselect; probabilmente questo nome vi dice qualcosa. Si tratta di un impianto che ha già fatto parecchi danni altrove: mi riferisco alla Germania, dove vi sono state conseguenze gravissime anche sotto il profilo della pericolosità pubblica. La magistratura se ne è interessata a Verbania
PRESIDENTE. Anche la Commissione se nè interessata: abbiamo visto in diretta come funziona.
STEFANO DE LIPERI, Rappresentante degli Amici della terra. A questo volevo arrivare.
Lultima tappa in questo giro di offerte della Termoselect è ovviamente la Sardegna, che non poteva mancare, dal comune di Quartu a quello di Ottana ed ora in provincia di Sassari. Recentemente gli "Amici della terra" se ne sono occupati.
PRESIDENTE. La Termoselect ha offerto a questi comuni la realizzazione di un impianto di quel tipo: a meno che non sia intervenuta qualche modifica rispetto a quello che abbiamo visto noi, sembra che tale impianto non possa avere alcuna autorizzazione perché viola quasi tutte le normative al riguardo.
STEFANO DE LIPERI, Rappresentante degli Amici della terra. Non risulta che sia stato autorizzato; comunque è stato offerto. Chiedere è cortesia, per carità, ma bisogna anche essere un po attenti. Viceversa in Sardegna lofferta è stata accolta recentemente dallamministrazione provinciale di Sassari con un certo interesse, al che siamo intervenuti sulla stampa e presso la stessa amministrazione ricordando che cosa fosse successo in passato con quel genere di impianti.
PRESIDENTE. Ricordo che nella relazione concernente il sopralluogo in Piemonte abbiamo espresso una valutazione sulla situazione dellimpianto Termoselect di Verbania. Abbiamo visto in molti casi che gli imprenditori si sono lamentati; le nostre valutazioni si basano rigorosamente su documenti pubblici e su sopralluoghi diretti, ma hanno scontentato varie imprese. Ci dispiace, ma siamo tenuti a dire quello che pensiamo. Molte di queste imprese si sono lamentate con le amministrazioni perché i documenti della Commissione avevano interferito non era questo il nostro obiettivo con scelte di natura amministrativa. Credo che lutilizzo di quel documento possa essere attivato anche in questo caso.
STEFANO DE LIPERI, Rappresentante degli Amici della terra. Lo faremo sicuramente perché gli "Amici della terra" si sono occupati a livello internazionale di questo genere di impianti e naturalmente continueremo a seguire la vicenda con particolare attenzione per quanto riguarda la nostra regione.
Volevamo segnalare alla Commissione che anche la Sardegna è ormai interessata da proposte di questo genere: ci è parso opportuno non tanto creare allarmismo ma quanto meno mettere tutti davanti a determinate informazioni e soprattutto alle situazioni che già in precedenza si sono determinate.
Vi siete già recati a Portoscuso per cui non mi soffermo su quellargomento, presumendo che abbiate già assunto tutte le informazioni in merito. Speriamo che quanto prima vi sia una conclusione pubblica del lavoro svolto dalla Commissione anche per quanto riguarda la nostra regione. Un fatto del genere per noi sarà molto importante, considerato che tuttora in Sardegna ancora non esiste lagenzia regionale per la protezione dellambiente (è una delle poche realtà in cui ancora non esiste), che dovrebbe svolgere determinate attività a favore dellinformazione verso i cittadini nella sua qualità di struttura indipendente. Sarà quindi utile per noi conoscere lattività della Commissione anche per questo motivo.
PRESIDENTE. La ringrazio, anche per la sua capacità di sintesi. Per quanto riguarda lagenzia regionale per la protezione ambientale, la sua assenza in Sardegna è stato un po il leitmotiv della nostra missione. Abbiamo raccomandato a tutti (da ultimo oggi allassessore regionale allambiente e al prefetto di Cagliari) di porre particolare attenzione alla situazione relativa alla Ecoserdiana. I dati che ci sono stati forniti ci hanno fatto ritenere che gran parte dei rifiuti qualificati di tipo 2B finivano proprio in questa discarica.
Per quanto riguarda la valutazione di impatto ambientale, non vorrei che il fatto che la regione Sardegna non legifera in materia si giustificasse con la circostanza che il Senato ha licenziato il provvedimento, mentre la Camera ancora lo sta esaminando. In sostanza, la legge nazionale sulla VIA ancora non esiste perché ancora non si è concluso il procedimento davanti alle Camere: speriamo che ciò avvenga al più presto.
VINCENZO TIANA, Presidente di Legambiente della Sardegna. La regione Sardegna ha stabilito, con il suo piano regionale rifiuti, un principio che credo debba essere ribadito: in Sardegna si effettua lo smaltimento solo dei rifiuti prodotti in questa regione, per cui dovrebbe esserci un divieto di importazione, ad eccezione di piccole quantità.
Questa previsione è stata spesso disattesa; vi sottopongo questo problema per capire se, nellambito della normativa nazionale, il principio possa essere ribadito in modo rigoroso, tenendo conto del carattere di regione a statuto speciale della Sardegna e del problema dellinsularità, per evitare di assistere in futuro al trasporto nella nostra isola di tanti TIR che vengono dai porti più vicini al continente come Olbia e Porto Torres. Si tratta insomma di un principio da ribadire in modo molto deciso anche sul piano normativo.
Volevamo segnalare alcuni fenomeni eclatanti che si verificano in Sardegna, soprattutto in materia di rifiuti industriali e pericolosi. Sicuramente esiste un problema (forse non cè stato un sopralluogo) concernente le ex discariche minerarie dei complessi di Montevecchio (anche in questi mesi è dovuta intervenire la protezione civile al pozzo di Casargius per la fuoriuscita di un fiume di fanghi rossi dalle gallerie allagate). Il rio di Montevecchio e quello di Piscinas, che vanno uno verso lo stagno di Smarcidì e laltro verso le dune di Piscinas sono ancora interessati dal rilascio di metalli pesanti, nonostante lattività mineraria sia interrotta da decine danni; lo stesso avviene a Monteponi, che rilascia verso il mare e soprattutto verso la palude di Samasa e verso Fontanamare metalli pesanti.
Credo si debba effettuare un approfondimento specifico e chiederei alla Commissione di procedere in tal senso. Faremo pervenire rapidamente la documentazione perché il problema della bonifica dei siti minerari (stiamo parlando di milioni di metri cubi di metalli inquinanti da discarica) sia compreso nel piano nazionale delle bonifiche che sarà gestito dal Ministero dellambiente utilizzando fondi decisi dal Parlamento.
Come casi eclatanti volevamo anche segnalare lattività industriale soprattutto della petrolchimica che ha lasciato eredità molto pesanti. Sulle sponde dello stagno di Santagilla a Cagliari vi sono migliaia di tonnellate di peci clorurate. La regione sarda ha inviato uningiunzione allEnichem per la bonifica e credo si sia anche attivata, ma stiamo parlando di una bomba ecologica che esiste da trentanni.
Per quanto riguarda la SIR di Porto Torres (non so se avete approfondito il tema durante la visita di ieri) nel porto industriale cè una polla di fenoli che periodicamente, a seconda della piovosità, fuoriesce perché probabilmente, nello stabilimento SIR - soprattutto negli anni fino al 1983, quando è entrato in funzione il depuratore industriale - si seguiva la pratica delle discariche interne non controllate. Vorremmo quindi chiedere un approfondimento sulle discariche non controllate allinterno dello stabilimento SIR.
Per quel che riguarda Portoscuso, esiste un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che prevede una procedura ben precisa; ora siamo al completamento del quinto anello del bacino dei fanghi rossi e credo che esso sia in esaurimento. Non esiste il bisogno di alcuna valutazione ulteriore per dire che quel bacino ha ormai completato la sua vita; proponiamo quindi un approfondimento. Il dettato del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in tema di piano di risanamento stabiliva molto precisamente che erano vietati gli ampliamenti in estensione; credo quindi sia improponibile il progetto della Eurallumina per estendere il bacino dei fanghi rossi verso lo stagno di Baucervus .
Da ultimo, per quanto riguarda la discarica di Serdiana, non chiediamo alcuna valutazione ma semplicemente che sia chiusa; ciò sarebbe già dovuto avvenire e non è accaduto per un fatto molto particolare. In tutta la provincia di Nuoro, a parte il sito di Macomer, non esiste una discarica; per la provincia di Cagliari vale lo stesso principio, se si fa eccezione per Villacidro, Carbonia e Cagliari. Esiste una richiesta specifica di discariche e per la cronaca dirò che il comune di Nuoro, fino a qualche anno fa, conferiva i rifiuti nella discarica di Serdiana; lo stesso avveniva per i comuni di Isili, Sarcidano, Mandrulisai. Oggi il comune di Nuoro si serve di Macomer, ma mi pare che anche da Alghero siano tributari verso questo sito.
In una regione come la Sardegna bisogna incentivare le popolazioni che hanno accolto le discariche e gli inceneritori (Macomer, Carbonia, Villacidro, Oristano), nel senso che se non si costruiscono altre discariche la prospettiva è di sovraccaricare quelle esistenti, come è dimostrato dalla proposta della costruzione di un terzo fondo a Macomer e di indirizzare a Carbonia i rifiuti di Cagliari. Chiederemmo quindi che la discarica di Serdiana venga chiusa, perché si tratta di milioni di metri cubi: questa posizione è confortata dallatteggiamento dei comuni di Serdiana e di Donori, interessati dallimpatto ambientale di questa discarica.
PRESIDENTE. La ringrazio. Lassessore allambiente ci ricordava che la regione sta predisponendo una legge regionale che vieta il traffico dei rifiuti al di fuori della regione stessa; ciò sembrerebbe recepire il principio che voi avete sottolineato.
Per quanto riguarda i fanghi rossi di Portoscuso, rappresentano un problema gigantesco ed il sindaco di quel comune nonché un tecnico della regione sembrano concordare sul fatto che non si possa procedere ad un ulteriore utilizzo della discarica e che invece si debba sperimentare una nuova tecnologia per la riduzione di una parte di questi fanghi, che in ogni caso si accumulano perché la produzione continua e quindi occorre risolvere il problema di metterli a dimora e lavorarli.
Vi ringraziamo anche per il livello di accuratezza delle vostre affermazioni, il che ci consente di vigilare ancora meglio sulla situazione dei rifiuti; le vostre considerazioni saranno sicuramente tenute nel debito conto nella stesura del documento che speriamo di riuscire ad approvare entro il termine della legislatura.
Vi ringrazio e dichiaro conclusa laudizione.
L'incontro termina alle 18.10.