Gli incontri cominciano alle 12,30.

 Incontro con il prefetto de L'Aquila.

 

PRESIDENTE. Anzitutto, signor prefetto, la ringraziamo per l'ospitalità che ha voluto offrirci in questa seconda giornata di missione della nostra Commissione nella regione Abruzzo.

Dai sopralluoghi effettuati e dagli incontri svolti finora abbiamo acquisito la consapevolezza che quella abruzzese è una situazione particolarmente allarmante, con riferimento sia agli smaltimenti illecitisia alla penetrazione delle associazioni a delinquere nel traffico dei rifiuti. Non disponiamo di elementi di certezza in merito ad una possibile presenza della criminalità organizzata in questo settore, ma consideriamo comunque la situazione dell'Abruzzo particolarmente preoccupante, tanto da spingerci a rivolgere a tutte le autorità una pressante istanza affinché i controlli, per quanto possibile, siano più efficaci e penetranti. Anche a lei chiediamo di dedicare una particolare attenzione ai fenomeni che si registrano nel settore oggetto del nostro interesse, trattandosi del segmento più delicato della questione ambientale in quanto influisce direttamente sulla salute dei cittadini.

Le saremmo grati se ci descrivesse un quadro della situazione della sua provincia, sì da metterci nelle condizioni di verificare ulteriormente una serie di dati che la Commissione ha già avuto modo di acquisire.

 

GUIDO IADANZA, Prefetto de L'Aquila. Presidente, debbo subito dire che lei ha già delineato la situazione nella sua giusta dimensione. Da circa due anni il fenomeno sta lievitando e si registra una preoccupante frequenza di ritrovamenti di rifiuti solidi sversati in modo indiscriminato o in discariche abusive. Per la verità, il tono del fenomeno in una certa fase è stato amplificato e ciò ha preoccupato non poco chi vi parla. Nella duplice veste di prefetto de L'Aquila e di autorità delegata dal ministro dell'interno in ambito regionale, ho riunito sia il comitato provinciale per l'ordine e per la sicurezza pubblica sia la conferenza regionale delle autorità di pubblica sicurezza per l'esame della materia. In particolare, vi sono stati tre momenti significativi. Ho anche introdotto un sistema, che credo dovrebbe essere reso ancor più consistente, nel senso di riunire il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica non soltanto in prefettura ma anche sul territorio. In sostanza, svolgiamo riunioni - per così dire - itineranti, scegliendo di volta in volta località baricentriche ed invitando a partecipare alle riunioni i sindaci del circondario. Ad esempio, abbiamo svolto riunioni in località significative quali Avezzano, Sulmona, Taranta Peligna, Castel di Sangro e Tagliacozzo. Ad Avezzano, in particolare, venne fuori, da parte di alcuni sindaci, una denuncia (in quell'occasione erano presenti anche alcuni magistrati, tra i quali il procuratore Montinaro) con riferimento a Massa d'Albe, Magliano de' Marsi e Scurcola Marsicana.

 

PRESIDENTE. A Massa d'Albe e a Magliano de' Marsi ci si è imbattuti in ritrovamenti analoghi a quelli di Scurcola? Si tratta, cioè, di rifiuti pericolosi?

 

GUIDO IADANZA, Prefetto de L'Aquila. Più che di rifiuti pericolosi, si è parlato di rifiuti non desiderati, provenienti da altre regioni nonostante la legge regionale vieti questo tipo di trasferimenti.

 

PRESIDENTE. Vorrei capire se lei disponga di maggiori informazioni sulla tipologia dei rifiuti rinvenuti. La situazione di Scurcola ci è sembrata particolarmente grave proprio per il tipo di rifiuti che sono stati illegalmente depositati in quella zona. In sostanza, viene in luce un doppio problema: quello relativo allo sversamento illegale e quello attinente alla pericolosità dei rifiuti.

 

GUIDO IADANZA, Prefetto de L'Aquila. Il sindaco di Massa d'Albe, all'epoca, parlò di seri problemi ambientali collegati all'abusivismo nel settore delle cave e dell'edilizia. Il sindaco di Luco de' Marsi lamenta il fatto che, a tutt'oggi, manca un piano regionale per le discariche.

Stavo dicendo che il tono si era preoccupantemente elevato nel momento in cui, a seguito di un'iniziativa del procuratore della repubblica di Pescara, si cominciò a parlare di ecomafia, tanto da richiamare l'attenzione del presidente della Commissione parlamentare antimafia, senatore Del Turco, il quale mi chiese di organizzare una riunione ex professo, cosa che è avvenuta alla presenza del procuratore della Repubblica di Avezzano e di altre autorità.

L'ecomafia è un termine che spaventa e che preoccupa molto, ancor più di quanto ci preoccupino gli illeciti diffusi. In ogni caso, l'attenzione al fenomeno è massima: le contravvenzioni e le repressioni continuano ad essere inferte dal Corpo forestale, molto attivo in questo settore, e dai carabinieri. L'altro ieri il comandante regionale dei carabinieri mi ha comunicato gli esiti di un'operazione a largo raggio, condotta da circa 800 uomini. In particolare, sono stati ispezionati 23 corsi d'acqua, 12 discariche pubbliche, 23 carrozzerie ed impianti di autodemolizione, 38 cave, 120 casolari abbandonati. Ciò a dimostrazione che anche da parte dei carabinieri l'attenzione è sicuramente alta.

Alla riunione svoltasi a livello regionale, promossa nel momento in cui si è diffuso l'allarme ecomafia, hanno partecipato il procuratore generale ed il presidente della corte d'appello, il procuratore distrettuale antimafia e lo stesso dottor Di Nicola. In quell'occasione il discorso si è un po' ridimensionato, almeno sotto il profilo del pericolo derivante da un possibile interesse della mafia al settore specifico. Certo, l'interesse vi potrà pur essere, ma da un punto di vista delle presenze... L'ho detto e lo ripeto: a mio avviso, la camorra, la mafia e la 'ndrangheta operano nelle zone di confine dell'Abruzzo; bisogna quindi guardare a queste organizzazioni con estrema attenzione ma avendo riguardo a chi ha interesse ad infiltrarsi non già a chi si presume abbia già realizzato qualche momento di inserimento.

Nella citata riunione, l'assessore regionale all'ecologia precisò che un conto è parlare di ecomafia e altro conto è parlare di devianze locali di basso profilo. La verità - osservò l'assessore - è che l'Abruzzo non è ricettacolo di rifiuti ed il servizio di raccolta e smaltimento funziona meglio che altrove. Si tratta comunque di un affare di 500-800 miliardi, solo per quanto riguarda la regione Abruzzo. Anche se non esistono in zona organizzazioni criminose - proseguì l'assessore regionale - il mercato è quindi ricco ed appetibile, per cui occorre stare attenti. Il problema non è direttamente connesso al numero delle discariche, che sono poche ma, al contrario, all'eccessiva polverizzazione delle minidiscariche, così come si riscontra in provincia de L'Aquila, che prima o poi andranno bonificate e che finiscono per attirare l'attenzione di più o meno occasionali malintenzionati. Emblematico è il caso di Avezzano, l'unico centro a non aver presentato un progetto per discarica comprensoriale, fatto, questo, che si ripercuote negativamente sull'intera area della Marsica, contrastando oltre tutto con la disposizione che non prevede più discariche singole. Inoltre, va ribadito che non basta, ai fini della vigilanza, che le discariche esistenti siano recintate e custodite durante le ore diurne. L'assessore concluse il suo intervento esprimendo l'opinione che soltanto diminuendo il numero delle minidiscariche si potrà elevare il livello complessivo di sicurezza del settore, ma si tratta di un discorso comunque poco appagante perché lo smaltimento in discarica, dati i bassi costi, è conveniente per le casse comunali.

A latere vorrei segnalare un problema del quale avete avuto contezza imbattendovi nei dimostranti - direi, anzi, nei postulanti - di Monte Manicola, problema che credo non abbia nulla a che vedere con l'accertamento di illeciti nel ciclo di smaltimento dei rifiuti, ma che comunque è intimamente connesso.

 

PRESIDENTE. La Commissione si interessa non soltanto degli aspetti illeciti ma anche di tutta la gestione del ciclo dei rifiuti.

 

GUIDO IADANZA, Prefetto de L'Aquila. Si tratta di problemi che, se non risolti, possono diventare occasione per atti illeciti.

 

NINO SOSPIRI. L'impressione che abbiamo ricavato dal sopralluogo in Abruzzo è che vi siano problemi seri, mentre il quadro tracciato da lei apparirebbe rassicurante.

 

GUIDO IADANZA, Prefetto de L'Aquila. Rassicurante sotto l'aspetto dell'ecomafia, non...

 

NINO SOSPIRI. Nel momento in cui si verificano situazioni come quella che abbiamo riscontrato a Scurcola Marsicana, come si fa a non ritenere che, in qualche modo, vi sia la mano della criminalità organizzata? Sono stati sversati metalli tossici e nocivi (cromo, nichel, zinco): non si può pensare che si tratti di uno smaltimento, ancorché illecito, proveniente da una piccola industria o da un artigiano. Evidentemente, esiste un traffico ed è proprio su questo aspetto che, se possibile, le chiedo di fornirci ulteriori chiarimenti. Mi riferisco, in particolare, al problema dei rifiuti industriali. Credo che abbiate affrontato la questione, ma mi interesserebbe sapere a quali conclusioni siate giunti.

Ieri il procuratore della Repubblica di Pescara ci ha detto di essere molto, molto allarmato nonché di ritenere che, anche se oggi in Abruzzo non sono individuabili insediamenti malavitosi stabili, in questa regione vi siano tuttavia referenti delle organizzazioni criminali. Si tratta di un dato segnalato anche dalla stampa nei mesi e negli anni scorsi.

Dispone di informazioni più precise a questo riguardo, in considerazione del fatto che dal suo osservatorio ella è in grado di configurare un quadro di insieme della situazione?

 

GUIDO IADANZA, Prefetto de L'Aquila. Vorrei subito chiarire che, se mi sono espresso in maniera riduttiva, non era comunque mia intenzione farlo. Quando prospetto una distinzione con riferimento all'inesistenza dell'ecomafia, intendo riferirmi all'inesistenza di insediamenti di associazioni malavitose, che hanno una caratterizzazione molto netta, chiara e pericolosa in quanto connessi ad un'organizzazione militare. Che esista qualcosa di molto prossimo all'associazione a delinquere non lo posso escludere, anzi non lo esclude nessuno.

 

PRESIDENTE. L'associazione a delinquere esiste sicuramente, non fosse altro per il fatto che è stata contestata, come specifica fattispecie di reato, in vari procedimenti.

 

GUIDO IADANZA, Prefetto de L'Aquila. Che il fenomeno in Abruzzo rivesta una particolare gravità è dimostrato anche dal numero dei procedimenti avviati in questo settore. Dei circa 140 procedimenti complessivi, quasi una trentina riguardano l'Abruzzo. Evidentemente, il fiuto dell'affare è molto, molto marcato. I collegamenti sono possibili, ma bisogna anche individuarli. Per esempio, in materia di riciclaggio effettuiamo un monitoraggio continuo su tutti i movimenti di acquisto o di vendita.

Indubbiamente si registra un ampliamento dell'interesse dei malavitosi: questo interesse è valutato in modo diverso ma credo comunque che bisogna stare in guardia, senza tuttavia creare allarmismi. Quando vedo che la stampa si eccita... L'Abruzzo, signori miei, vive anche grazie al suo patrimonio di credibilità e di pulizia. Se creiamo momenti di tensione e di preoccupazione sopra le righe, corriamo il pericolo che chi intende investire in Abruzzo finisca invece per allontanarsene. Questa è l'unica preoccupazione vera. Il fenomeno va visto, seguito, monitorato e stroncato in radice, così come stanno facendo le forze dell'ordine; probabilmente dovrebbero fare qualcosa in più anche gli enti responsabili, province e regioni.

Per il resto, condivido quanto è stato osservato in precedenza. Si ha la sensazione, ma non più di tanto, che queste persone non possano agire da sole, ma l'associazione a delinquere è già sufficiente... Poi, può darsi che ci sia anche...

Mi sia consentita una divagazione. Ieri ho promosso una riunione operativa a livello regionale, nel corso della quale è stato sottolineato come in questo momento i fenomeni malavitosi più preoccupanti siano quelli legati agli extracomunitari, in particolare agli albanesi (droga, prostituzione, eccetera). Paradossalmente, l'attività di questi signori fiorisce - anche se stiamo cercando di stroncarla - proprio perché non interessa più di tanto la malavita organizzata, altrimenti li avrebbero già stroncati. Si tratta di un paradosso, di una prova a contrario del fatto che vi è attenzione ma non ancora inserimento. Ovviamente, se il fenomeno rimanesse poco contrastato, l'inserimento sarebbe favorito perché l'inserimento stesso si verifica quando l'occhio è bendato o non sufficientemente attento.

 

PRESIDENTE. Vorrei chiarire che noi non siamo contenti affatto del diffondersi dell'ecomafia; al contrario, siamo preoccupati di questa prospettiva e operiamo affinché la stessa non si realizzi. Il richiamo alla massima attenzione deriva dal fatto che la situazione relativamente nuova dell'Abruzzo pone in evidenza un traffico molto ampio nel quale si associano imprenditori di basso livello deontologico, con il risultato di danneggiare aree di questa regione. Comunque, oggi ascolteremo anche il procuratore di Avezzano...

 

GUIDO IADANZA, Prefetto de L'Aquila. L'ultima volta il procuratore di Avezzano non è intervenuto alla riunione della conferenza regionale, cosa che, come ha osservato il procuratore generale della corte d'appello, ha impedito un approfondimento della tematica. Nel corso della riunione, ho proposto che la questione fosse derubricata da "ecomafia" a "illecito utilizzo di cave e discariche", che va seguito con la massima attenzioni per le rilevanti implicazioni sotto il profilo dell'ambiente e della sicurezza.

 

PRESIDENTE. Potremmo anche aggiungere: sotto il profilo della salute!

Riteniamo che debba essere ricercata una sinergia al fine di operare in modo adeguato sia sul terreno tradizionale di intervento dei comitati di sicurezza regionali e provinciali sia in altri ambiti. Lei, ad esempio, ha segnalato la presenza di extracomunitari, in particolare di albanesi, come una presenza radicante rispetto ad un certo tipo di criminalità che può diventare anche organizzata. Analogamente a questo fenomeno, noi abbiamo constatato la novità negativa dell'estensione di certe patologie. Non ci sono molte altre regioni in Italia in cui le procure hanno aperto tanti procedimenti come in Abruzzo. Quindi, la raccomandazione resta quella di avere una sensibilità particolare, perché spesso si tratta di reati difficili da individuare e da perseguire. Bisognerebbe quindi porlo all'ordine del giorno nella speranza che il procuratore di Avezzano partecipi a questa conferenza.

 

GUIDO IADANZA, Prefetto di L'Aquila. Sì, perché "a caldo" diventa una prosecuzione...

 

PRESIDENTE. E' bene che resti all'ordine del giorno: questa è la raccomandazione che può fare questa Commissione. La ringraziamo.

 

Incontro con l'assessore all'urbanistica e ai beni ambientali della regione Abruzzo e con l'assessore all'ambiente della provincia di Teramo.

 

PRESIDENTE. Poiché il presidente della regione è stato convocato alla Conferenza Stato-regioni, a Roma, ascoltiamo in sua rappresentanza l'assessore regionale all'ambiente, che è presente insieme all'assessore provinciale di Teramo. Vorremmo sapere cosa la regione Abruzzo stia facendo per affrontare la questione di uno smaltimento corretto dei rifiuti. Vorremmo sapere se vi sia stata una proliferazione di discariche (tra virgolette) ex articolo 12 del DPR n. 915 del 1982, quindi dovute a situazioni di emergenza: in sostanza, chiudendo un occhio, si genera l'assurdo di creare una discarica provvisoria in modo improprio, magari perché comuni in difficoltà chiedono di sistemare i loro rifiuti da qualche parte. Si ricorre in modo improprio all'articolo 12 soprattutto in alcune regioni del nostro paese, dove questa è una vera piaga.

 

MARIO MAZZONI, Assessore all'ambiente della provincia di Teramo. Adesso è l'articolo 13.

 

PRESIDENTE. Sì, adesso è l'articolo 13 dell'altro decreto. Quindi, vorremmo un quadro sulla gestione dei rifiuti in Abruzzo, sugli impianti disponibili, sul punto in cui si trova il piano regionale dei rifiuti e sapere quali sono gli orientamenti della regione a questo proposito.

Dall'assessore all'ambiente della provincia di Teramo vorremmo una descrizione della situazione dei rifiuti nel teramano.

 

STEFANIA PEZZOPANE, Assessore all'urbanistica e ai beni ambientali della regione Abruzzo. Nel rivolgere il benvenuto in Abruzzo alla Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, mi scuso se non potrò rispondere con la puntualità che vorreste a tutte le domande, ma il presidente della giunta regionale, che mi ha chiesto questa mattina, all'ultimo momento, di partecipare a questo incontro, purtroppo non mi ha dato il tempo di acquisire dei dati. Comunque, su alcune questioni sono in grado di rispondere. L'assessore Angelo Tontodimamma, competente in materia di tutela ambientale ed ecologia, è disponibile per supportare ulteriormente le vostre richieste di informazioni attraverso un eventuale supplemento di confronto, da svolgersi magari a Roma, dove potrà recarsi per fornirvi tutti i dati di cui avete bisogno.

Ciò che posso dirvi io questa mattina è che la regione attualmente sta utilizzando ancora il vecchio piano del 1988, piano che prevedeva una serie di interventi, alcuni dei quali poi realizzati in collaborazione con gli enti locali, mentre altri non sono stati realizzati. Recentemente la giunta regionale ha affidato un incarico per la definizione di un nuovo piano regionale di smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Nella fase di predisposizione del piano, quindi, stiamo ancora realizzando le vecchie previsioni, con un ingente intervento anche finanziario, perché attraverso le risorse dei piani operativi plurifondo, quindi i POP 1994-1996, ma anche 1990-1993 (perché abbiamo ancora degli interventi del vecchio piano operativo plurifondo), e attraverso il piano triennale, su tutta la partita degli impianti di smaltimento e di raccolta, nonché sulle sette piattaforme per la raccolta differenziata, muoviamo risorse per circa 40 miliardi.

Mentre alcuni impianti di smaltimento e di raccolta sono in fase di realizzazione, riguardo alle piattaforme ci troviamo in una certa difficoltà. Anche per alcune discariche siamo in difficoltà, una difficoltà legata al fatto che le procedure amministrative ad un certo punto incontrano ostacoli. Riguardo un po' a tutto il piano regionale abbiamo avuto un grosso problema con l'impianto comprensoriale di Sant'Egidio in Val Vibrata. La procedura è conclusa, la gara d'appalto è iniziata, ma c'è stato un ricorso al TAR della regione contigua, con la bocciatura di questo percorso e la conseguente ricerca di un nuovo sito.

Un altro problema lo abbiamo nel comprensorio aquilano. La procedura di localizzazione ha avuto recentemente conclusione. I ricorsi sulla localizzazione non hanno avuto alcun esito, almeno fino a questo momento, mentre ha avuto buon esito un ricorso relativo alle procedure di appalto. Il comprensorio di Sant'Egidio riguarda 12 comuni, mentre quello aquilano, nella zona di Monte Manicola, riguarda 36 comuni. Quest'ultimo attraversa un momento di stallo per un ricorso al TAR legato alla procedura di appalto, non alla localizzazione. Questo è un altro degli impianti previsti dal piano, che prevede un finanziamento di circa 4 miliardi, mentre, se non sbaglio, per quello di Sant'Egidio erano previsti 3 miliardi, compresa la piattaforma.

Un altro problema che abbiamo concerne la questione dei controlli. Stiamo definendo l'istituzione dell'agenzia regionale per l'ambiente. La giunta regionale ha predisposto un disegno di legge che ora dovrà essere approvato dal consiglio regionale. Attualmente i controlli sono effettuati secondo le normali procedure.

 

PRESIDENTE. Se non ricordo male, la giunta regionale del Lazio ha predisposto la legge istitutiva dell'ARPA oltre un anno fa, ma il cammino di questa legge è ancora stentato. Poiché in materia di controlli, e non solo di controlli, l'istituzione dell'ARPA costituisce un punto assai delicato, che vede purtroppo tutte le regioni del sud inadempienti, lei è in grado di fornire una valutazione sui tempi? Quando funzionerà l'ARPA in Abruzzo?

 

STEFANIA PEZZOPANE, Assessore all'urbanistica e ai beni ambientali della regione Abruzzo. Abbiamo predisposto il disegno di legge in ottobre, ed è stato assegnato alle commissioni competenti. Sono passati già diversi mesi, e non nascondo che sull'istituzione dell'ARPA si pone una serie di problemi. Uno di questi è un problema che in questa regione si incontra molto spesso: mi riferisco alle sedi degli uffici. Mi rendo conto che non sarebbe il caso di porre un problema di questo tipo ad una Commissione così autorevole, tuttavia la nostra regione ha un'anomalia, che è giusto sia conosciuta anche in questa sede: il capoluogo istituzionale è a L'Aquila, mentre il capoluogo economico è a Pescara. Anche la giunta regionale è divisa in due, nel senso che ci sono assessorati a L'Aquila e a Pescara. In genere gli uffici regionali vengono stabiliti in connessione con l'assessorato competente e in questo caso si tratta di quello dell'ecologia e, in parte, di quello della sanità, dato che il testo di legge è stato predisposto a quattro mani. Però si registra una tensione, perché il capoluogo di regione, L'Aquila, rivendica in qualche modo un ruolo e uno spazio. Questo è uno dei motivi. Altri motivi consistono nella difficoltà ad articolare il testo rispetto alle tante competenze che si cerca di mettere insieme, di correlare, visto che la competenza in materia ambientale è molto parcellizzata, frantumata; in questa come in altre regioni, data la parcellizzazione delle competenze, tutti controllano e di fatto nessuno controlla.

La giunta regionale si è data una scadenza, che abbiamo dato anche alla maggioranza cui facciamo riferimento, cioè quella di mettere a disposizione il testo per la primavera. Ultimamente vi sono state riunioni per mettere a punto alcuni passaggi delicati del testo, pertanto si dovrebbe procedere velocemente, come tutti ci auguriamo.

 

MARIO MAZZONI, Assessore all'ambiente della provincia di Teramo. In provincia di Teramo stiamo abbozzando il piano provinciale di smaltimento dei rifiuti, che dovrebbe essere la parte più puntuale del piano regionale che, come diceva l'assessore Pezzopane, è stato affidato alla società Ambiente Italia da poco, che ha già cominciato a raccogliere i dati per la predisposizione del piano.

Un altro lavoro che la nostra provincia sta svolgendo consiste nella ricognizione di tutti i siti che sono stati o sono oggetto di discariche abusive. Per fare questo ci siamo avvalsi della collaborazione degli obiettori di coscienza: questi ragazzi stanno risalendo a piedi tutti i corsi d'acqua della provincia. Con l'utilizzo di un GPS effettuano la ricognizione puntuale di ogni discarica del territorio. Stiamo riportando tutti i dati su mappa. Da questa ricognizione stanno emergendo situazioni piuttosto serie.

Vi sono situazioni di discariche il cui utilizzo è quasi terminato e se ne stanno prevedendo delle altre impostate in maniera differente. Alcune discariche devono essere utilizzate solo per i sovvalli. Stiamo partendo con la raccolta differenziata. Siamo un po' indietro per quanto riguarda la realizzazione della discarica nella Val Vibrata, e questo porterà l'emergenza in diversi comuni. Della piattaforma che serviva per la differenziazione dei rifiuti solidi urbani da quelli riciclabili... Sta invece per partire l'impianto del CIRSU, che è l'unico consorzio che attualmente funziona nella nostra provincia.

Dal punto di vista dell'emergenza, oltre all'impianto dell'IRA, che avete visitato questa mattina, ricordo la situazione della zona di Ancarano, che non avete potuto visitare. In seguito ad un'indagine avviata dalla procura di Rimini, si è risaliti al sito dove una ditta smaltiva i rifiuti tossico-nocivi in maniera abusiva. Il sito era già stato utilizzato precedentemente per una discarica abusiva, ma diciamo al servizio dei comuni; poi è diventata una discarica utilizzata per scopi illegali.

Un altro sito che abbiamo individuato si trova nella zona di Castelli, particolarmente interessante dal punto di vista sia paesaggistico sia artistico. Abbiamo trovato una trentina di fusti contenenti materiali solventi. Stiamo per procedere alla bonifica, visto che l'importo non supera i 100 milioni.

 

NINO SOSPIRI. Assessore Pezzopane, vorrei qualche chiarimento e approfondimento relativamente alle autorizzazioni riguardanti Monte Manicola, perché può darsi che io sia male informato. Quanti metri cubi di pattume dovrebbe ricevere Monte Manicola una volta andata a saturazione la discarica?

 

STEFANIA PEZZOPANE, Assessore all'urbanistica e ai beni ambientali della regione Abruzzo. Mi spiace, ma su questo non le posso rispondere, perché le discariche a Monte Manicola sarebbero due, una provvisoria, o meglio di stoccaggio immediato, e l'altra più sostanziale. Però posso...

 

NINO SOSPIRI. No, io parlo di quella terminale.

 

STEFANIA PEZZOPANE, Assessore all'urbanistica e ai beni ambientali della regione Abruzzo. Posso acquisire questi dati anche in mezz'ora, ma prima di dire un dato impreciso preferisco...

 

NINO SOSPIRI. Le risulta che, date le dimensioni della discarica, sia stata fatta una valutazione d'impatto ambientale complessiva?

 

STEFANIA PEZZOPANE, Assessore all'urbanistica e ai beni ambientali della regione Abruzzo. No, la valutazione d'impatto ambientale non è stata fatta proprio perché i parametri, gli standard previsti dalla proposta fatta dal consorzio e poi approvata dagli enti preposti, erano al di sotto di quelli che noi abbiamo come valutazione di impatto ambientale.

 

NINO SOSPIRI. Questa, infatti, è una delle notizie contrastanti, nel senso che a me risulta che le dimensioni siano superiori a quegli standard, mentre lei afferma il contrario. Quindi, è necessario approfondire.

 

STEFANIA PEZZOPANE, Assessore all'urbanistica e ai beni ambientali della regione Abruzzo. Tra l'altro nella regione Abruzzo la valutazione d'impatto ambientale la facciamo presso l'assessorato all'urbanistica e ai beni ambientali. Abbiamo recepito il DPR, e quindi le indicazioni provenienti dal Ministero. Secondo quanto ci è stato segnalato anche dall'assessorato all'ecologia, gli standard previsti non rendevano necessaria la valutazione d'impatto ambientale.

 

NINO SOSPIRI. Questo è da verificare senz'altro. Comunque, a prescindere dall'iter amministrativo, che qualche volta viene anche costruito artificiosamente in maniera corretta, perché in Abruzzo ne abbiamo tanti esempi e sappiamo che fine hanno fatto alcuni assessori regionali all'ambiente, si è proprio certi dell'idoneità del sito? Si è considerato che nei pressi è localizzata una condotta idrica per acqua potabile, che la realizzazione della strada per raggiungere il sito comporterebbe l'abbattimento di centinaia di alberi, visto che oggi esiste un tratturo, mentre dovrebbero in futuro transitare dei camion le cui dimensioni ci sono note? Si è valutato che la frazione di Paganica, che di fatto è un comune, è sotto vento rispetto all'ubicazione della discarica? Si è considerato che in quei luoghi ci sono delle capanne a tholos e che due di queste rientrerebbero all'interno della perimetrazione della discarica? Qual è la distanza dalla casa di civile abitazione più vicina? Ci sono falde acquifere? A me risulta di sì. Nella zona ci sono stati anche preziosi ritrovamenti archeologici. Tutto questo, assessore, senza volere minimamente attribuire a lei alcuna responsabilità, tutto questo ed altro avrebbe comunque dovuto portare ad una decisione di assoluta inidoneità del sito, a prescindere dall'iter amministrativo.

Non so se lei possa fornire chiarimenti ma, approfittando della sua presenza e della sua cortesia, chiedo al presidente della Commissione se ritenga di dover audire in questa sede, magari anche per un tempo breve, una rappresentanza delle 300-400 persone che stanno manifestando in difesa dell'area di Monte Manicola.

 

PRESIDENTE. L'audizione dei rappresentati del comitato di Monte Manicola è già stata prevista nell'ambito dell'incontro con gli esponenti delle associazioni ambientaliste.

 

NINO SOSPIRI. Presidente, le chiedo di anticipare l'incontro con i rappresentanti del comitato, in maniera tale che lo stesso possa avvenire alla presenza dell'assessore regionale.

 

PRESIDENTE. Non credo che si possa procedere ad una audizione contestuale. Se poi l'assessore regionale vorrà intervenire...

 

FRANCO GERARDINI. Presidente, mi corre l'obbligo di intervenire per chiarire un aspetto importante, anche in ossequio ai buoni rapporti che in questa Commissione intercorrono tra tutti i colleghi. La nostra Commissione non è stata chiamata a L'Aquila da qualche partito, visto che la missione a L'Aquila era prevista già da tempo sulla base di un programma di sopralluoghi in tutte le regioni italiane e, quindi, anche in Abruzzo.

Dico questo perché, essendoci venuti a trovare in una situazione complessa e delicata per la presenza di manifestanti e per la difficoltà sul piano delle decisioni alla cui adozione sono chiamate le istituzioni, è chiaro che non è permesso a nessuno di strumentalizzare la visita della Commissione d'inchiesta.

 

PRESIDENTE. Come ho varie volte ricordato al vicepresidente Specchia, è inevitabile che le visite della Commissione, ancorché annunciate con molta modestia e moderazione, costituiscano sempre l'occasione perché comitati di cittadini od associazioni promuovano determinate iniziative. Come ho avuto modo di precisare al collega Specchia, non è certo la Commissione ad organizzare queste manifestazioni. Del resto, il nostro procedere è caratterizzato da una relativa pubblicità, per cui inevitabilmente si creano momenti di attenzione. E' invece banalmente vero - ma si tratta di un aspetto che attiene ad una bassissima cultura istituzionale - che la programmazione dei sopralluoghi della Commissione è stata predisposta addirittura nel luglio scorso e che sulla base di essa abbiamo proceduto ad una calendarizzazione che prevedeva la missione in Abruzzo subito dopo quella effettuata in Puglia. In sostanza, operiamo sulla base di una scansione che, con ritmi di una missione al mese, può far prevedere a chiunque quale sia la regione interessata dalle visite della Commissione.

 

FRANCO GERARDINI. Presidente, lei conferma ciò che ho detto. La Commissione ha seguito un programma predisposto preventivamente. Purtroppo, sulla stampa sono apparsi alcuni articoli riferiti alla questione di Monte Manicola, dai quali si desume che alleanza nazionale avrebbe richiesto l'intervento della Commissione bicamerale. Lei mi conferma che questo non è vero.

 

NINO SOSPIRI. Non è vero quello che dici tu! La Commissione aveva programmato di venire a L'Aquila ma non di recarsi a Monte Manicola. Alleanza nazionale ha invece chiesto alla Commissione di andare a Monte Manicola. Quindi, non c'è nulla di falso in quelle notizie!

 

FRANCO GERARDINI. Da dove risulta tutto questo?

 

NINO SOSPIRI. L'ho chiesto io personalmente al presidente della Commissione! Il presidente mi è testimone. Non mi pare sia opportuno conferire questo taglio all'audizione alla quale stiamo procedendo.

 

FRANCO GERARDINI. L'audizione serve anche a chiarire alcuni aspetti in sede locale. Siccome molti giornali titolano con chiarezza: "AN chiama la bicamerale..."

 

NINO SOSPIRI. E' vero che AN ha chiamato la Commissione a Monte Manicola! E' altrettanto vero che la Commissione aveva stabilito già un percorso che prevedeva la sua presenza a L'Aquila.

 

PRESIDENTE. Il collega Sospiri mi ha chiesto ieri di valutare la possibilità di inserire nel nostro programma un sopralluogo a Monte Manicola. Poiché generalmente i programmi delle nostre missioni sono messi a punto, su indicazione dei commissari, una settimana prima che si svolgano i sopralluoghi, non essendo pervenuta alcuna indicazione in questo senso, non l'abbiamo contemplata in programma. Peraltro, purtroppo, i nostri tempi sono sempre molto ristretti anche perché, come è accaduto questa mattina, possono insorgere inconvenienti non previsti.

Mi pare che il collega Gerardini si riferisca ad altro fatto cioè alla possibile interpretazione che porterebbe a sostenere che il sopralluogo della Commissione in Abruzzo sia stato effettuato su impulso di una certa parte politica. Non mi interessano i ritagli di stampa ma, qualora fosse questo il dubbio, si tratterebbe di un dubbio banale, giacché appartiene alla cultura istituzionale di questa Commissione l'orientamento a muoversi sulla base di una sua programmazione. La Commissione è sempre attenta alle sollecitazioni di tutti ma non si fa certo "dettare" i programmi dall'esterno.

 

FRANCO GERARDINI. Presidente, non ho altro da aggiungere a quanto ella ha detto, visto che è proprio questo il taglio non tanto della polemica quanto della puntualizzazione che intendevo introdurre. Ciò anche perché dai giornali non è risultata alcuna smentita al tipo di intervento... (Commenti del deputato Sospiri).

Vorrei esortare l'assessore Pezzopane ad impegnare la giunta regionale sulla delicata problematica della programmazione e realizzazione di un nuovo piano di rifiuti. La nuova normativa in materia di rifiuti, all'articolo 22, prevede che le regioni adeguino i piani entro un anno dalla data di entrata in vigore della legge. Questo periodo, in realtà, è già passato; segnalo quindi che la regione Abruzzo in questo momento, a differenza di poche altre regioni che hanno già adottato un piano aggiornato, si trova in ritardo.

Il discorso assume ulteriore importanza nel momento in cui pensiamo che qualsiasi finanziamento regionale collegato sia alla gestione dei rifiuti sia all'eventuale ripartizione di fondi per bonifiche o altri interventi su siti contaminati dipenderà dal sopravvenire o meno di questo importante adempimento.

Le segnalo pertanto l'urgenza di portare avanti il nuovo piano regionale, tentando di recuperare il ritardo accumulato. Lei sa meglio di me che il primo piano regionale abruzzese non può neanche essere definito un piano, trattandosi di un documento molto generico, certamente non adeguato ad aiutare la regione a pianificare la gestione dei rifiuti in maniera seria e lungimirante.

Detto questo, le vorrei porre alcune domande sulla questione di Monte Manicola. Ci risulta che il TAR, con apposita sentenza, abbia sospeso l'iter procedurale relativo al solo appalto dei lavori. Pertanto, il TAR non è entrato nel merito delle procedure autorizzative relative all'ubicazione o ad altro procedimento previsto per la realizzazione della stessa discarica. Su questo punto vorrei ricevere da lei una conferma.

Le associazioni ambientaliste, delle quali conosco la sensibilità, hanno dato una sorta di via libera all'ubicazione della discarica nel sito di Monte Manicola. Vorrei sapere se, tra i vari nulla osta per l'ubicazione della discarica, fosse previsto anche quello della soprintendenza dei beni archeologici e, in caso affermativo, se lo stesso sia stato rilasciato ed in che termini sia stato formulato. E' infatti la soprintendenza ai beni archeologici l'ente predisposto alla vigilanza e alla tutela sui beni archeologici. Le pongo questa domanda perché, tra le varie polemiche sollevate, il comitato ha richiamato l'attenzione sulla presenza nella zona di importanti reperti archeologici che sarebbero compromessi dall'ubicazione della discarica nella zona di Monte Manicola.

Presumo che la previsione relativa alla gestione della discarica di Monte Manicola sia pluriennale. Le chiedo: per quanti anni dovrebbe funzionare la discarica? Quali si presume possano essere le conseguenze sulla gestione dei rifiuti nel comprensorio?

 

PRESIDENTE. Vorrei ricordare ai colleghi che tra gli incontri previsti nel corso della giornata vi sono anche quelli con l'assessore alla provincia e con il sindaco de L'Aquila. Probabilmente si tratta degli interlocutori più adatti a fornire talune informazioni.

 

FRANCO GERARDINI. Infine, considerato che lei è assessore ai parchi, vorrei sapere se l'eventuale ubicazione della discarica a Monte Manicola potrebbe comportare conseguenze negative anche sotto il profilo delle problematiche gestionali dei parchi che interessano in maniera consistente questa zona nonché se Monte Manicola sia inserita all'interno di aree tutelate.

 

GIOVANNI POLIDORO. Non per fare un dispetto al collega Sospiri, ma, se riceveremo una delegazione del comitato, probabilmente non assisterò all'incontro e non certo per mancanza di rispetto. Il fatto è che ne ho sentiti tantissimi e, francamente, so già cosa diranno...!

Ho subito l'ultimo processo, come amministratore, imperniato sulle caratteristiche di una discarica dopo nove anni dall'autorizzazione, cioè nel mese di maggio 1997. Una delle questioni del contendere era rappresentata dall'esistenza di una falda. A tale riguardo si erano formati due schieramenti di tecnici, il primo dei quali sosteneva che la falda esistesse e l'altro invece che la falda non c'era o che comunque non interessava la discarica. State tranquilli: anche in questo caso accadrà una cosa analoga e così all'infinito!

 

NINO SOSPIRI. A Scurcola c'era l'autorizzazione per un impianto di compostaggio e poi invece abbiamo trovato rifiuti tossici e nocivi! Poi, quando gli assessori all'ecologia vanno in galera...!

 

GIOVANNI POLIDORO. Sono affari loro!

 

PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi che è antica regola delle Commissioni d'inchiesta che i deputati si rivolgano al presidente.

 

GIOVANNI POLIDORO. Infatti, non mi stavo rivolgendo al collega Sospiri.

 

NINO SOSPIRI. Io, invece, mi stavo rivolgendo proprio a te!

 

GIOVANNI POLIDORO. Comunque, avevo citato il collega Sospiri nel mio intervento e quindi...

Con riferimento agli ultimi quindici anni, a memoria di amministratori viventi, non ricordo che nella mia regione - probabilmente sarà accaduto anche in altre regioni - gli amministratori abbiano mai imbroccato la localizzazione di una discarica. Non ci sono mai riusciti, di qualsiasi colore politico fossero! La soddisfazione che si prendono - lo abbiamo fatto un po' tutti - è quella di andare a vedere le discariche abusive: si fa un bell'elenco ma alla fine - mi dispiace dirglielo, assessore - rimane solo un buon lavoro e basta.

La nostra Commissione sta conducendo un'inchiesta sui fenomeni di degenerazione nella gestione del ciclo dei rifiuti, anche in termini di malavita organizzata, ma credo non sia questa la sede per verificare - soprattutto in presenza di interlocutori fatalmente divisi in due schieramenti - la giustezza dell'una o dell'altra posizione. Noi dobbiamo studiare il fenomeno complessivo della gestione, sia da parte degli amministratori sia da parte di altri soggetti, anche con riferimento alle collusioni, alle degenerazioni ed alle conseguenze spiacevoli che in questa come in altre regioni hanno dovuto subire i gestori della cosa pubblica.

Credo che il problema vada posto in questi termini, altrimenti non riusciremo ad uscire da una logica fatalmente conflittuale, anche tra i membri della Commissione, che rischia di rimanere sterile. Se ci sono altre informazioni che l'assessore regionale Pezzopane e l'assessore provinciale all'ambiente della provincia di Teramo possono fornirci in linea con l'impostazione che ho ora descritto, va bene, altrimenti credo che il confronto rischi di non approdare a nulla.

 

PRESIDENTE. Collega Polidoro, la Commissione, nello svolgimento delle audizioni, è - per così dire - onnivora, nel senso che mira ad acquisire tutti gli elementi utili a configurare un quadro di conoscenze. Si può discutere sull'opportunità o meno di incentrare il dibattito su temi controversi, ma è evidente che ciascun commissario è libero di rivolgere le domande che vuole.

 

ANGELO STANISCIA. Ho grande stima per l'assessore regionale all'urbanistica, che conosco per la sua preparazione, per la sua cultura e per il suo impegno, ma devo dire di essere molto rammaricato per il fatto che il presidente della giunta regionale e l'assessore all'ambiente non siano presenti a questa audizione. Partecipo alle missioni della Commissione con lo spirito di accertare gli illeciti ed i loro responsabili, ma soprattutto per capire perché si verificano certi fenomeni e in che modo questi ultimi siano contrastati - al di là dell'attività dei carabinieri, dei magistrati, delle guardie forestali - dagli amministratori locali. Ecco perché dico che l'incontro con questi ultimi è molto importante, visto che sono le regioni, le province e i comuni che debbono predisporre gli strumenti affinché non si verifichino illeciti ed abusi e nel contempo esercitare i controlli necessari.

Ieri abbiamo visitato la discarica di Tollo. Sinceramente, non mi riesco a spiegare come, ad una distanza di venti metri dalla strada, possano essere scaricate quantità enormi di sostanze inquinanti senza che nessuno abbia esercitato i dovuti controlli. Ieri sera un magistrato ci ha detto che ad Ancarano sono state sotterrate migliaia di metri cubi di rifiuti solidi urbani senza che i sindaci o chi per essi si siano resi conto di alcunché. Non possiamo pensare che vi siano altri soggetti che tutelano l'ambiente se, prima di tutto, non lo facciamo noi stessi.

La situazione riscontrabile in Abruzzo - regione nella quale opero - è stata a mio avviso determinata non soltanto dall'assenza di controlli ma anche dalle enormi difficoltà incontrate nel realizzare le discariche e gli impianti di smaltimento. Perché si incontrano tali difficoltà? Quando, nel 1988, è stato approvato il piano, ero consigliere regionale e svolsi un intervento contrario al piano stesso, in quanto lo consideravo non rispondente - come i fatti hanno dimostrato - alle esigenze dei cittadini. Come si fa a realizzare una discarica, come quella localizzata nel Sangro, senza incorrere nell'opposizione dei cittadini e degli industriali? Come si fa a trasportare rifiuti con decine di camion e compattatori senza creare un impatto ambientale sulla società che vive intorno alla discarica? Secondo me dobbiamo chiederci perché a Sant'Egidio ci sono le manifestazioni, si fanno i ricorsi, dobbiamo domandarci quale impianto predisponiamo, con quali dimensioni e con quale localizzazione. Se costringiamo i comuni a pagare 300 lire al chilo per lo smaltimento dell'immondizia, è evidente che poi si fa ricorso all'articolo 12. Proprio ieri il sindaco di Spoltore ci ha detto che chiede che gli sia concesso di riaprire una discarica perché 17 comuni vanno a smaltire nella discarica di Cerratina. Non ci sono preoccupazioni per quanto riguarda la Val Vibrata, perché c'è sempre Cerratina dove si può andare a scaricare e quel signore sta facendo affari d'oro con questo sistema.

 

NINO SOSPIRI. Hai perfettamente ragione. Una volta con una società, una volta con l'altra, è sempre lui ad avere il monopolio.

 

ANGELO STANISCIA. Sì, stiamo creando il monopolio dei privati. Costui è un privato che ha avuto le concessioni - e su questo ho una lunga vertenza con la regione, la provincia, nonché con questo signore - e sta facendo i miliardi sulla pelle dei comuni del Sangro, del pescarese e, probabilmente, presto anche con altri comuni. Ritengo che la regione, l'ente pubblico, non possa permettersi situazioni di questo genere. Si parla tanto di mercato e si approva una legge regionale per obbligare i comuni a consorziarsi, poi si autorizza questo signore che fa il bello e il cattivo tempo, stabilendo i prezzi che vuole. Ha fatto una convenzione-capestro con il consorzio. Allora la mia domanda è questa: cosa si propone di fare nel breve periodo la regione? Non so quali siano i tempi del piano, ma visto che speriamo che dal 1° gennaio 2000 queste discariche dovrebbero essere adibite non più al ricevimento del rifiuto tal quale ma soltanto per i sovvalli, che tipo di recupero ci si propone nel piano? Quali sono i tempi del piano?

 

STEFANIA PEZZOPANE, Assessore all'urbanistica e ai beni ambientali della regione Abruzzo. Rispondo per quello che posso alle domande e mi farò portatrice nei confronti sia del presidente della regione sia dell'assessore Angelo Tontodimamma delle vostre probabilmente giustificate ansie legate al fatto che probabilmente entrambi avrebbero potuto rispondere più puntualmente di quanto possa fare io oggi. Ribadisco, comunque, che l'assessore Tontodimamma potrà fornirvi notizie e informazioni più dettagliate per darvi un quadro più completo.

La prima questione che è stata posta dall'onorevole Gerardini riguarda il nuovo piano dei rifiuti. Siamo consapevoli di essere in ritardo. So che l'assessore Tontodimamma si sta adoperando con molto entusiasmo e passione. Noi ci siamo dati una scadenza - così rispondo anche al senatore Staniscia - e abbiamo chiesto a coloro che sono stati incaricati di predisporre il piano di presentarci una prima proposta tra la fine di aprile e l'inizio di maggio. I criteri ordinatori della delibera d'incarico sono molto legati alle previsioni del recente decreto legislativo. Ci vorremmo pienamente adeguare agli indirizzi che il Parlamento ci ha dato.

Per quanto riguarda la questione dell'impianto comprensoriale di Monte Manicola, posso soltanto dire che questa localizzazione ha avuto tutti i pareri di rito, ivi compreso quello della soprintendenza. All'assessore Tontodimamma si rimprovera sempre un'eccessiva prudenza (è un verde); ha seguito con molta serietà questo provvedimento, fatto su proposta del comune de L'Aquila, che ha deliberato nel dicembre del 1996, quindi circa un anno e mezzo fa. La sommossa popolare si è verificata soltanto in questi ultimi frangenti in maniera così corposa. Quando si è deliberato in consiglio comunale e nelle fasi successive non era successo nulla. Posso dire che quando la giunta regionale ha approvato questa delibera, anche per la prudenza che l'assessore sempre usa nel predisporre questi atti, ha acquisito tutti i pareri di rito, compresi quello della soprintendenza e altri. Per quanto riguarda la presenza dei tholos, la regione Abruzzo ha predisposto una legge regionale curata da me stessa per la schedatura e quindi il recupero di queste capanne. Questo censimento è in atto. E' noto a tutti che i tholos in quanto tali sono presenti per lo più nella zona della Maiella. In quella del Gran Sasso ci sono dei reperti come muretti ed altro che la soprintendenza, al momento, non ha ritenuto di sottoporre a tutela. La regione sta facendo il censimento, ma al momento non emergono aspetti che dovrebbero preoccuparci.

Per quanto riguarda il territorio scelto dal comune de L'Aquila per localizzare la discarica, bisogna dire che non è normato dal piano paesistico. Ricordo che in Abruzzo vige un piano paesistico molto rigoroso, che ci ha permesso di istituire i parchi. Quella zona non è normata, nel senso che non è vincolata. Quando ci fu tutto il dibattito sull'istituzione del parco nazionale Gran Sasso-Monti della Laga, quel territorio non volle assolutamente entrare in gioco. L'ipotesi originaria prevedeva di arrivare non fino a Monte Manicola, che è piuttosto in basso, ma comunque di lambire il territorio di Paganica, che non è assolutamente interessato dal Parco nazionale per sua scelta. Il consiglio di circoscrizione e anche il consiglio comunale non vollero assecondare la proposta d'inserimento nel parco. Comunque ripeto che la proposta non riguardava Monte Manicola e neanche il territorio contiguo. Tra l'altro, io lo conosco bene perché sono di quella zona. Non so che altro dire; penso che i rappresentanti del comune possano rispondere meglio di me. Ribadisco che la regione ha acquisito tutti i pareri di rito, come fa sempre.

Ricordo inoltre che tutti i ricorsi al TAR sulla localizzazione non hanno avuto esito, mentre è stato accolto il ricorso sulla delibera consiliare di procedura d'appalto, che dava l'incarico ad una ditta che non ha mai lavorato sul territorio, mentre i ricorrenti sono società che hanno l'attuale gestione. C'è una competizione molto forte, brutale, perché sono entrati nel mercato nuovi soggetti. Questo non significa nulla dal punto di vista della localizzazione, nel senso che se fosse stato scelto un altro posto probabilmente sarebbe successa la stessa cosa. Voglio comunque far notare che, a prescindere dal sito, la procedura d'appalto era stata vinta da una determinata ditta; il ricorrente si è visto accogliere il ricorso. E' evidente che è in atto una lotta pesante di cui noi siamo molto preoccupati, come regione. Cercheremo di dotarci di tutti gli strumenti che possano riaprire il mercato positivamente a forze imprenditoriali sane ed oneste, che partecipino alle gare sulla base della loro autonomia imprenditoriale ma con procedure legittime.

 

PRESIDENTE. Segnalo all'assessore regionale le parole molto dure con cui ieri il procuratore di Pescara ha definito il programma regionale sulla base di cui...

 

STEFANIA PEZZOPANE, Assessore all'urbanistica e ai beni ambientali della regione Abruzzo. Il vecchio piano.

 

PRESIDENTE. Il vecchio piano, che nei fatti non esiste. Il procuratore è stato molto duro. Voglio trasmettere non la durezza ma la preoccupazione: vi è l'esigenza, in rapporto alla situazione abbastanza grave e preoccupante che abbiamo riscontrato riguardo alla materia dei rifiuti in Abruzzo, che ognuno faccia il suo dovere, lo faccia bene e nei tempi previsti. Credo che tutta la Commissione sia d'accordo nel fare propria l'esigenza segnalata ieri dal procuratore. Lasciamo perdere i giudizi: è importante che vi sia una svolta rispetto a gestioni precedenti che hanno avuto anche il corredo funesto di azioni giudiziarie verso amministratori che hanno dovuto ricorrere ai patteggiamenti, o anche peggio. E' assolutamente necessaria una svolta, che l'autorità regionale può produrre nel momento in cui, con il piano regionale, è in grado di fare molte operazioni. Mi riferisco alla necessità di dare certezza agli operatori del settore e ai cittadini e a quella di fornire elementi di correttezza al mercato, senza i quali si creano situazioni di monopolio o, peggio ancora, di traffici illeciti, con conseguenze devastanti per l'ambiente e per la salute. Seguiremo con molta attenzione le vicende abruzzesi, per evitare che la preoccupazione del tutto motivata che abbiamo registrato diventi occasione per situazioni ancora peggiori. La regione ha una grande responsabilità cui deve sapere assolvere.

 

MARIO MAZZONI, Assessore all'ambiente della provincia di Teramo. La sensazione di cui ho parlato prima mi è stata confermata da un nostro funzionario che è stato nominato commissario per il consorzio della zona di Pescara. L'iter è stato portato avanti abbastanza celermente e con buoni risultati. Pare che adesso si stia sollevando di nuovo un polverone da parte di un comitato. Pare che dietro ci siano interessi di qualcuno che ha una discarica privata che vorrebbe mettere a disposizione di un comprensorio grande come quello di Pescara. Comunque, potrete approfondire meglio voi di noi.

 

PRESIDENTE. Vi ringraziamo.

 

Gli incontri, sospesi alle 14, sono ripresi alle 15,40.

 

 

Incontro con il procuratore della Repubblica di Avezzano.

 

PRESIDENTE. La Commissione si è recata ieri a Scurcola Marsicana dove ha potuto verificare direttamente la situazione oggetto dell'inchiesta di cui ella è titolare. In particolare, abbiamo constatato l'abbandono di rifiuti pericolosi in un'area addirittura non recintata, entro la quale sarebbe dovuto sorgere un impianto di smaltimento di rifiuti. L'inchiesta da lei promossa ha coinvolto oltre cento soggetti. Sono ricorsi gli estremi per l'individuazione del reato di associazione a delinquere?

Vorremmo inoltre sapere se il fenomeno del traffico e smaltimento illecito dei rifiuti, che abbiamo constatato essere presente anche in altre province dell'Abruzzo, possa aprire il fianco a possibili penetrazioni della criminalità organizzata.

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Presidente, non ho preparato alcun intervento perché ritenevo che vi limitaste soltanto ad effettuare un sopralluogo senza procedere ad incontri. Tra l'altro, ho saputo che il vostro interlocutore di ieri è persona che, pur nel suo incarico apprezzabile e notevole, non ha partecipato ad indagini specifiche e quindi credo che vi abbia informato poco e, forse, male.

Anzitutto, chiarisco che, rispetto alla vicenda di cui mi sono occupato, non vi è stata, né vi è, associazione a delinquere. L'indagine è andata avanti molto faticosamente. La procura di Avezzano ha una triste storia, per il fatto di essere diventata una procura mista, nel senso che svolge sia il lavoro di pretura sia quello di tribunale in modo promiscuo ed è ferma da un punto di vista dell'organico a 30-40 anni fa. In definitiva, dispongo di otto uomini di polizia giudiziaria, nessuno dei quali - o quasi nessuno - preparato specificamente per questo settore di attività.

Nel momento in cui alcune persone sono venute da me per dirmi che di notte a Scurcola si scaricavano fanghi gialli e maleodoranti, ho avuto difficoltà nel mandare avanti l'indagine. In un primo momento i carabinieri del luogo, per due o tre volte nel corso di un intero anno, mi hanno riferito che sul piano formale tutto era in regola. Ho attivato gli uomini della Guardia di finanza aggregati alla mia sezione, fino a quel momento non affatto abituati a svolgere attività di questo tipo, ed anche da questi ultimi sono derivate notizie, tutto sommato, poco allarmanti.

Tutto questo è andato avanti dai primi mesi del 1994 all'inizio del 1995. A metà del 1995 ho avviato un'indagine un po' più pregnante, interessando i carabinieri del NOE, e solo allora è emerso che a Scurcola si scaricavano fanghi che sarebbero dovuti derivare da insediamenti civili ma che in realtà erano tali solo nella misura dell'1,9 per cento; per quanto riguarda la parte rimanente, il 28 per cento proveniva da pubbliche fognature, il 30 per cento da nuclei industriali, il 40 per cento da insediamenti produttivi. Una volta eseguita la perizia, è emersa la gravità della situazione perché si è accertata la provenienza dei fanghi da impianti produttivi, da industrie, alcune delle quali anche di tipo farmaceutico, come la Refem di Rovereto e l'Abbott di Latina, e da una serie di altri insediamenti industriali che hanno utilizzato cromo, piombo e zinco. Le perizie hanno confermato l'esistenza di questi metalli e la pericolosità della situazione.

Da un ulteriore accertamento eseguito in zona ci siamo resi conto anche della rilevantissima quantità di materiali sversati: si trattava, praticamente, di otto discariche, di una cinquantina di letti, lunghi anche parecchie centinaia di metri, per un totale di circa 90 mila quintali di materiali depositati.

In definitiva, l'indagine ha appurato la sussistenza della simulazione di un impianto di compostaggio; la realtà è invece consistita nella creazione di una discarica di fanghi, particolarmente estesa e pericolosa.

Da allora in poi, l'indagine si sta sviluppando in un altro settore. Anche in questo caso incontriamo difficoltà di azione. Stiamo risalendo, dal punto di vista documentale, ai produttori e si sta cercando di capire in che modo questi ultimi, alcuni dei quali producono fanghi di origine mista derivanti da attività industriali ma anche dalle cucine e dagli insediamenti di tipo abitativo e civile, siano riusciti a sversare presso la Biolite. L'indagine ha cominciato ad acquisire concretezza verso la metà del 1996 e, in questa sua parte, che è sicuramente la più importante e rilevante, non è ancora conclusa. Ciò perché ad Avezzano non abbiamo strutture e siamo quindi costretti a rivolgerci all'esterno, in particolare al NOE. Da poco tempo è stata istituita una struttura, un nucleo di polizia giudiziaria della guardia forestale ma debbo confessare che la nostra reazione, nonostante il successo dell'operazione di sequestro, è avvenuta con forte rallentamento e con ritardo rispetto a quanto si sarebbe potuto fare.

L'altro aspetto della vicenda alquanto sconsolante - mi scuserete se mi soffermo sugli aspetti un po' più deprimenti - è consistito nel fatto che l'autorizzazione concessa alla Biolite, del 12 luglio 1993, era riferita al compostaggio ed allo stoccaggio di fanghi biologici da depurazione di insediamenti civili, con l'obbligo per la Biolite di sottoporre periodicamente ad analisi i fanghi assimilabili a quelli da insediamenti civili per i quali bisognava analizzare i liquami per capire se la composizione di questi ultimi fosse tale da consentire, appunto, la loro assimilabilità a quelli prodotti da insediamenti civili perché solo in questo caso quel tipo di fanghi avrebbe potuto essere utilizzato.

Sebbene l'autorizzazione fosse stata concessa in questi termini, sebbene vi fosse l'obbligo di effettuare indagini periodiche e nonostante deputate ai controlli fossero le USL e la provincia, in realtà nessuno di questi adempimenti è stato posto in essere. Fino a quando l'indagine non ha assunto una concretezza più consistente, le analisi effettuate dalla Biolite individuavano soltanto rifiuti speciali non tossici e non nocivi. In sostanza, le analisi, nonostante fossero realmente effettuate ed anche numerose, non erano pertinenti. L'autorizzazione era stata condizionata non all'attestazione di questi dati bensì alla verifica dell'assimilabilità dei fanghi a quelli prodotti da insediamenti civili. Solo facendo riferimentoa questo aspetto, rilevabile sotto il profilo documentale, una buona azione di controllo, anche soltanto di tipo burocratico, sarebbe stata sufficiente a bloccare la discarica che, invece, ha proseguito la sua attività.

Quando, dopo il 1996, sono state effettuate le prime analisi un po' più pregnanti, si è capito che le analisi stesse non erano selettive ai fini della ricerca delle sostanze più pericolose. Voglio dire che, se si fosse eseguito un controllo più attento e preciso sotto il profilo formale, si sarebbe capito che le analisi prodotte dalla Biolite non erano utili al fine di verificare il rispetto dell'autorizzazione. Peraltro, la USL e il presidio multizonale, collegato alla provincia, avevano svolto ben poche analisi per cui le uniche analisi, quelle realizzate dal titolare della discarica, tale Berardocco, pur non essendo pertinenti, hanno comunque consentito il procedere di questa situazione. Questa è la vicenda alquanto amara che abbiamo potuto appurare.

Adesso tutta la massa di materiali è bloccata e, per fortuna, i letti di posa dei fanghi sono ubicati su un terreno che, dal punto di vista geologico, è costituito da un sottofondo di circa 2-3 metri di tipo argilloso, tale da essere quindi alquanto impermeabile. Non vi è, quindi, una penetrazione di tipo verticale, ma le perizie hanno messo in evidenza che, in mancanza di un contenimento laterale, in realtà molto precario e di spessore non superiore ai 40-50 centimetri, vi è il concreto rischio di dilavamento verso i canali ed i corsi d'acqua circostanti.

Questi rifiuti sono ancora lì, nonostante a metà 1996 abbia attivato la procedura prevista dall'articolo 17 della nuova legge per sollecitare il sindaco alla rimozione dei materiali. Il sindaco, informalmente, mi ha fatto sapere che non riesce a trovare ditte specializzate. Ora abbiamo forse individuato, grazie alla polizia giudiziaria, una ditta capace e propensa a provvedere alla rimozione.

Questa è la situazione della Biolite. Non possiamo quindi parlare di associazione per delinquere perché ancora non conosciamo la trama dei collegamenti, che probabilmente vi è stata, che ha consentito di far confluire rifiuti provenienti un po' da tutt'Italia (uno dei posti più lontani di provenienza è Rovereto) in questa zona. Le indagini condotte a livello di polizia giudiziaria locale si sono bloccate e sono state poco utili; sul tutto ha probabilmente inciso anche la mia limitata efficienza e, sicuramente, prima di tutto, quella delle strutture di polizia.

 

GIOVANNI POLIDORO. Al di là delle difficoltà delle strutture, lei non ha mai pensato di controllare il regime delle autorizzazioni? Mi risulta che in Abruzzo siano state rilasciate centinaia di autorizzazioni per impianti ufficiali. Credo che non esista comune che abbia gestito una discarica, dal 1985 in poi, che non abbia visto verificata l'autorizzazione a gestire la discarica stessa. Anche per i mattatoi sono stati controllati tutti gli scarichi ed i collegamenti. E' possibile che nessuno abbia pensato di controllare la corrispondenza tra autorizzazioni ed attività esercitate?

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Nel caso specifico questo non è avvenuto - come ho già detto - un po' a causa della disarticolazione dei controlli, un po' perché questi ultimi sono stati effettuati a livello di stazioni di carabinieri locali di piccoli centri, ma soprattutto perché la documentazione o, meglio, i certificati di analisi erano tenuti presso la sede della ditta a Chieti. I controlli di polizia, inefficienti, parziali ed anche criticabili nel metodo - probabilmente, analoga critica deve essere rivolta anche ai nostri metodi - sono stati effettuati all'acqua di rosa, alla buona. Questa situazione ha notevolmente rallentato la comprensione della situazione e, quindi, l'avvio concreto delle indagini.

 

NINO SOSPIRI. Credo che si stia parlando in senso improprio di discarica. Se non ho compreso male, c'era stata un'autorizzazione della regione non per una discarica ma per un impianto di compostaggio.

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. E' così.

 

NINO SOSPIRI. Naturalmente, non intendo imputare responsabilità all'autorità giudiziaria o alle forze di polizia, ma mi chiedo: è possibile che nessuno si sia mai accorto nel tempo che su quel sito non stava sorgendo un impianto di compostaggio ma, al contrario, venivano scaricate sostanze tossiche e nocive? Certamente questo aspetto voi lo avrete vagliato nei minimi particolari. Punto secondo: in presenza delle circostanze di cui ci stiamo occupando lei esclude che, alle spalle di questo traffico illegale di rifiuti ci sia la malavita organizzata? Se non lo esclude, quali riferimenti potrebbe fare al riguardo?

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Quanto al primo aspetto, bisogna dire che questa struttura all'esterno poteva anche apparire un impianto di compostaggio sufficientemente idoneo, perché c'è quel capannone...

 

NINO SOSPIRI. C'è una vasca con un tendone, e poi ci sono due uffici.

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. C'è un capannone.

 

NINO SOSPIRI. Non è un capannone. E' una vasca con una struttura metallica coperta da un tendone.

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Sì, coperta da un tendone. All'interno ci sono due o tre vasche di cemento per raccogliere e per far asciugare questi fanghi mescolati a paglia e ad altri materiali organici. All'esterno, quei letti sembravano essere il momento, almeno secondo quanto veniva riferito...

 

PRESIDENTE. Scusi, su questo ci ha già riferito prima, nel senso che, a quanto pare, né le autorità provinciali né quelle sanitarie hanno mai svolto un sopralluogo. Un qualunque tecnico a disposizione della regione o della provincia, o dell'autorità sanitaria locale, avrebbe visto che questo non può essere un impianto di compostaggio, perché sarebbero necessari come minimo una serie di macchinari e di nastri. Magari c'è un capannone, ma il capannone e le vasche, da soli, non bastano: occorre una serie di macchinari, alcuni dei quali possono anche avere un notevole sviluppo verticale, se esiste un impianto di separazione e se, dalla frazione umida, si vuole ricavare il compost. Questa Commissione ha visitato impianti di una certa complessità, che hanno macchinari e dimensioni che configurano una situazione impiantistica vera e propria, e non un semplice capannone con delle vasche. La realtà è che nessuno è mai andato a verificare che l'autorizzazione concessa o la comunicazione di inizio attività - come potrebbe essere successo in un momento successivo - riguardassero un'azienda in grado di fare realmente ciò che dichiarava di fare.

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Questo è vero, perché i controlli sono stati compiuti da soggetti non adatti a verificare questa situazione. Il primo controllo vero si è avuto quando ho deciso di sequestrare tutti i documenti, di acquisire tutto e di vederne la provenienza, e di mandare degli esperti sul posto per eseguire un controllo. Allora si è capito.

 

PRESIDENTE. Poiché si tratta di grandi quantitativi, oltre tutto di tipologie diverse di rifiuti pericolosi, quello che viene configurato è il confluire di questi quantitativi da parte di diverse ditte, che non hanno compiuto un atto isolato, singolo, ma probabilmente lo facevano sistematicamente.

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Ed è questo che si sta controllando adesso: il secondo livello di indagine è questo.

 

PRESIDENTE. All'inizio avevo configurato l'ipotesi di associazione a delinquere. Se si fa una volta, transeat, ma se si utilizza sistematicamente un sito inidoneo, anzi assolutamente non qualificato, addirittura per smaltire rifiuti pericolosi, non si può ritenere l'innocenza dell'operatore. E' vero che in qualche modo, a tutt'oggi, la legge non obbliga il produttore di rifiuti pericolosi a sapere esattamente dove vanno a finire, però non li esenta neanche, e comunque in questo caso appare abbastanza chiaro il dolo.

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Il dolo è evidentissimo, perché sapevano di contrattare con un destinatario che era titolare di un impianto di compostaggio che avrebbe dovuto lavorare fanghi provenienti da insediamenti civili o assimilabili a quelli civili. Smaltendo invece fanghi depurati da insediamenti produttivi, o addirittura da altri più pericolosi...

 

PRESIDENTE. Lei prima ci ha detto che il NOE è quello che ha fornito l'assetto decisivo, diciamo così. Ma mi sembra che sia stata coinvolto nell'indagine anche il Corpo forestale dello Stato.

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Più recentemente anche il Corpo forestale. Si stanno dividendo il lavoro, nel senso che il Corpo forestale sta esaminando tutta la trafila attraverso la quale sono pervenuti i fanghi dalle strutture produttive abruzzesi, mentre il NOE sta compiendo lo stesso lavoro a più largo raggio, cioè riguardo alle provenienze esterne all'Abruzzo.

 

GIOVANNI POLIDORO. La USL e la provincia che tipo di rapporto hanno fatto sulle inadempienze di cui lei ha parlato?

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. La USL e la provincia sono state pressoché mute e assenti.

 

GIOVANNI POLIDORO. Quindi, ci sono anche dei procedimenti a loro carico?

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Non ci sono attualmente, ma si sta controllando la loro posizione. Adesso, per la prima volta da quando è stata compiuta la perizia definitiva con l'incidente probatorio, quindi da tre o quattro mesi, è in avanzato impegno la ricostruzione di tutte le articolazioni. Ma le cose non sono ancora concluse, quindi non sono in grado di dire...

 

PRESIDENTE. Il procedimento è ancora in corso e c'è un maggiore sforzo investigativo, ricorrendo al NOE e al Corpo forestale.

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Voglio sperare che, nel giro di pochissimo tempo, dato che la delega scade ad aprile (mi sembra il 20), avrò la risposta definitiva, che mi metta in condizione di capire.

 

PRESIDENTE. Suppongo che chiederà una proroga, perché non credo che nel giro di pochi mesi...

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. No, come ho detto lavorano già da quattro o cinque mesi, forse più. Quindi le conclusioni dovrebbero essere...

 

PRESIDENTE. Scusi, ma non ho capito bene: lei ritiene che entro aprile sarà in grado di chiudere la fase inquirente?

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Almeno per ricostruire le linee attraverso cui dall'esterno i rifiuti sono pervenuti e i collegamenti soggettivi con il Berardocco. Ho chiuso la parte contravvenzionale di competenza della pretura già da parecchio. L'ho chiusa subito e ho fatto il decreto di citazione - ho qui il capo di imputazione - per il Berardocco.

 

PRESIDENTE. Dal punto di vista penale, quali sono gli articoli del codice a cui ha fatto ricorso?

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Stiamo vedendo: false fatture, false bolle, stiamo valutando un'ipotesi associativa e gli abusi e le omissioni degli organi pubblici deputati ai controlli. Questa è la fase di tribunale ben più importante. Siamo andati al rallentatore, abbiamo sofferto fino alla metà del 1996, ma da allora siamo passati finalmente alla fase conclusiva e ricostruttiva del tutto.

 

NINO SOSPIRI. Vorrei sapere se alle spalle ci fosse un collettore riconducibile alla mafia.

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Per quanto riguarda il Berardocco, la polizia giudiziaria ha messo in evidenza soltanto un'insolita ricchezza del soggetto. Questo aspetto è l'ultimo da considerare: all'esito del rapporto che avrò ad aprile, mi prefiggo un ultimo accertamento, che sarà quello di tipo patrimoniale, tramite il nucleo centrale di polizia tributaria di Pescara.

 

PRESIDENTE. Potrebbe essere che il Berardocco sia il fortunato soggetto che si è trovato per caso ad operare illegittimamente e a lucrare grandi proventi, ma potrebbe anche essere che, se non dall'inizio in corso d'opera, sia diventato amico di qualcuno che l'ha aiutato in questa impresa.

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Certamente, potrebbe essere solo un prestanome.

 

PRESIDENTE. Può essere interessante cercare di capire se dietro la sua figura ci sia soltanto lui o se invece non si sia configurato un intreccio di interessi nei quali potrebbe aver trovato posto la criminalità organizzata. Questo è ciò che le suggeriamo di controllare nel corso delle ulteriori indagini.

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Stiamo ricontrollando tutta la documentazione anche sotto questa ottica. Soprattutto il NOE ci dovrà dire se ci sono tracce soggettive di tipo diverso che possano ricondurre a soggetti di altro genere.

Sempre in materia di rifiuti, vi sono altre situazioni da segnalare nella Marsica. In epoca più recente - il discorso è stato avviato cinque o sei mesi fa - alcune cave dove venivano immessi rifiuti sono state bloccate con il sequestro, compresi i camion. Si trattava di quattro o cinque siti utilizzati come discariche abusive. Grazie all'immediato sequestro di questi mezzi e anche della documentazione di contabilità, abbiamo potuto risalire ai fornitori di questi rifiuti. I rifiuti erano prodotti o da un consorzio di raccolta di rifiuti solidi urbani della città di Milano oppure da enti pubblici, anche ospedalieri. Si trattava quindi di rifiuti che non avrebbero dovuto finire come RSU nelle discariche, ma che venivano fatti passare come residui riutilizzabili attraverso intermediari localizzati nel nord. Si tratta delle seguenti persone: Francesconi, Magnocchi, Vescovo e Patuzzo, cioè personaggi del nord che vincevano, sembra con ribassi enormi, le gare di appalto e poi, con contratti che sembravano del tutto regolari, anziché dirottare i rifiuti verso i centri che avrebbero dovuto riutilizzarli, grazie all'intermediazione di soggetti marsicani, li immettevano in cave abbandonate.

La situazione presenta un profilo allarmante, perché c'è la presenza di un gruppo di soggetti che opera nel nord, che convoglia rifiuti apparentemente alla luce del sole e poi, attraverso una serie di vettori, li inviano nella nostra zona, con la complicità di tre o quattro personaggi, almeno due dei quali sono noti per aver avuto in passato collegamenti con la camorra, in materie diverse da quelle dei rifiuti. Mi riferisco al traffico di droga e allo spaccio di banconote false. Tra questi vi è un certo Morgante Marcello. Questo soggetto è stato intercettato a lungo nell'ambito di un'indagine su un traffico di eroina. Acquistava l'eroina da personaggi che operavano in Campania, alcuni dei quali erano nel giro della camorra. Ciò che ci preoccupa è che, al fine di smaltire in questo modo balordo i rifiuti, si è fatto ricorso a soggetti di questo livello, di per sé non particolarmente pericolosi, ma capaci di fare da intermediari per reperire questi siti e per disperderli in qualche modo. E' una situazione abbastanza recente.

 

PRESIDENTE. Di quando, esattamente?

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Sono tutti casi accertati nel giro di quattro o cinque mesi, cioè da settembre-ottobre a dicembre dell'anno scorso.

 

PRESIDENTE. Perciò i rifiuti di cui ci ha parlato venivano presi nell'area milanese, o direttamente a Milano, e quindi avviati allo smaltimento improprio in cave attraverso questi soggetti. Tutto questo da settembre-ottobre?

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. E' possibile che questo traffico fosse iniziato prima di settembre, ma non di molto, perché i carabinieri di zona ci hanno detto che quelle cave erano state controllate qualche tempo prima ed erano risultate prive di rifiuti. Sono stati sequestrati in flagranza alcuni camion e alcuni carichi di rifiuti. I vettori - e anche questo è sospetto - sono in buona parte di estrazione campana. La proprietà delle cave è di persone pulite, cioè ex gestori di cave o proprietari terrieri, ma non sappiamo fino a che punto inconsapevoli, perché si sono sovrapposti a loro delinquenti di medio livello come il Morgante, che hanno preso in affitto le cave o le hanno gestite in qualche modo.

 

PRESIDENTE. Lei ha parlato di ditte di trasporto campane. Può fare dei nomi? Se lo desidera, la Commissione può procedere in seduta segreta.

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Abbiamo dovuto stralciare ipotesi di associazione per delinquere e per reati di competenza del tribunale (false fatture, false bolle, falsi ideologici), trasmettendole a Milano. Si è trattato di uno stralcio importante riguardante reati di competenza del tribunale. Abbiamo mantenuto noi la competenza per le contravvenzioni e per quanto riguarda falsi ideologici di competenza del pretore (ex articolo 483 del codice penale) per aver fatto false comunicazioni alla regione.

 

PRESIDENTE. La parte più corposa...?

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. La parte più corposa ed importante è ancora in corso e tutta da definire. E' stata trasmessa a Milano.

 

PRESIDENTE. Ci può dire il nome del magistrato che la segue?

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Per la verità non l'ho segnato, perché sta seguendo l'indagine il collega sostituto di Avezzano, dottor Gallo. So che egli ha preso dei contatti. Comunque ve lo posso far sapere.

 

FRANCO GERARDINI. Ha parlato di rifiuti provenienti da ospedali. Da quali località?

 

BRIZIOMONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Credo proprio da Milano, ma non posso dirlo con precisione, non essendo un'indagine seguita direttamente da me. Ho qui un appunto. Per esempio, abbiamo l'AMSA, poi ci sono altre strutture private, come la STEA srl, la Beta recuperi, la Strutture ecologiche srl, la Pulinet spa. Però so che ci sono anche rifiuti che provengono...

 

PRESIDENTE. Ci può lasciare l'appunto scritto?

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Sì, senz'altro. Posso consegnarvi il capo d'imputazione per la Biolite, di competenza della pretura. Poi c'è il capo d'imputazione allegato alla missiva di stralcio di trasmissione di atti per competenza a Milano, con i capi di imputazione di competenza della pretura, per segnalare i capi di imputazione per i quali stiamo procedendo noi.

 

ANGELO STANISCIA. Da ciò che abbiamo visto e sentito nel corso degli incontri emerge che, con estrema facilità, si possono collocare in siti abbandonati rifiuti di ogni genere. Si rimane un po' stupiti dal fatto che gli amministratori locali, i carabinieri, la forestale...

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Dica pure la magistratura, perché io sono il primo a dirlo.

 

ANGELO STANISCIA. Lei ha detto poco fa che la stessa provincia e la USL hanno fatto controlli superficiali. Dato che non è possibile pensare che siano tutti corrotti, o almeno lo spero, secondo lei da cosa dipende tutto questo e come si potrebbe rimediare?

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Mi fa piacere che dica questo, perché in conclusione vorrei un pochino difendermi dopo essermi in qualche modo autoaccusato. Sono procuratore di Avezzano da quattro anni e mezzo. Dico sempre di essere un magistrato di campagna, con una formazione locale, provinciale. Non ho alcuna preparazione particolare: ho fatto il sostituto per nove anni, dal 1979 al 1988, poi sono stato sei anni e mezzo in corte d'appello, prima di tornare a fare il procuratore di Avezzano. Ho trovato una sezione di PG di otto persone, ma in realtà sei, perché due posti sono vacanti. Quella di Avezzano è la terza procura dell'Abruzzo per quantità di lavoro e su quattordici uffici di procura, conteggiando anche le procure circondariali, è all'undicesimo posto dal punto di vista organizzativo, limitandosi all'organico. In quattro anni e mezzo, ho lavorato per sei mesi con un solo sostituto. Per un anno e mezzo o due anni mi sono dovuto occupare di processi contro il commissariato di polizia di Avezzano. Ci sono stati quattordici processi contro personale del commissariato stesso: ad un certo punto circa venti dipendenti del commissariato erano sottoposti a processo. Ma per sei mesi siamo stati soltanto due; poi siamo diventati tre, sui quattro posti dell'organico, fino a un anno fa, quando è arrivato il dottor Gallo, bravo collega che sta collaborando moltissimo a migliorare la situazione. Per cui, quando dico che anch'io debbo fare ammenda, devo aggiungere anche tutto questo. Quando ho affidato le prime indagini l'ho fatto ricorrendo alla stazione dei carabinieri di Scurcola Marsicana. Chi ha esperienza del territorio di Avezzano, sa (chi non lo sa si può informare) che la stazione dei carabinieri di Avezzano ha più lavoro della compagnia di Tagliacozzo, in considerazione del fatto che nell'ambito del territorio di Scurcola Marsicana insiste il nucleo commerciale ed artigianale di Cappelle de' Marsi, che si trova a due chilometri da Avezzano e che è il vero nucleo commerciale ed artigianale della Marsica. Eppure, questo nucleo è controllato soltanto da quattro carabinieri! La compagnia di Avezzano dovrebbe stare a Scurcola Marsicana! Sostengo da sempre - l'ho fatto presente anche agli ufficiali responsabili - che sarebbe opportuno, in una realtà come quella marsicana che vede due comandi di compagnia (Avezzano e Tagliacozzo) a 18 chilometri di distanza, sopprimere le due compagnie, unificarle e realizzare la compagnia unificata di Avezzano e Tagliacozzo a Scurcola Marsicana, che geograficamente è a metà strada e che è il vero centro nevralgico dei traffici illeciti di collusione politica della zona, che ancora durano dal 1975.

 

ANGELO STANISCIA. Collusione politica?!

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Ho un'infinità di processi su Cappelle e sul nucleo industriale ed artigianale. Il piano regolatore avviato in zona aveva previsto un certo perimetro. Nel 1988 sono stati adottati piani particolareggiati, poi bocciati nel 1989-1990. Nonostante le bocciature, l'amministrazione di Scurcola Marsicana, che non ha mai interferito sull'amministrazione della Biolite, ha raddoppiato il perimetro del piano regolatore, per siti che sono venduti a 300 mila lire al metro quadrato. Raddoppiare il perimetro di un piano significa realizzare 200 lotti invece che 100, ognuno dei quali è un lotto miliardario! Ecco perché, nonostante quattro anni fa avessi conferito la delega all'allora brigadiere della stazione dei carabinieri, oggi maresciallo, me la sono vista restituire, dopo 6-7 mesi, quasi muta, quasi inevasa. L'ho chiamato e richiamato... E' vero che abbiamo incontrato difficoltà, è vero che ci sono stati tempi lunghi, ma vi assicuro che c'è stata una continua azione di stimolo con riferimento alla quale sono intervenute risposte non positive.

Quando noi, poveri marsicani, chiediamo aiuto alle strutture importanti... Ho un certo imbarazzo a dirlo, anche se ho avuto modo di dichiararlo anche in questa sede. Io non sto più partecipando alle riunioni perché le mie richieste di collaborazione rivolte alle strutture di polizia più importanti cozzano ed hanno cozzato, nonostante la situazione sia migliorata notevolmente... Negli ultimi quattro anni e mezzo l'attività di polizia nella Marsica è migliorata di gran lunga, perché abbiamo aumentato notevolmente l'attività dei nuclei operanti presso le compagnie...

 

NINO SOSPIRI. Loro probabilmente hanno gli stessi problemi che ha lei. I NOE dovrebbero essere in numero dieci volte superiore a quello attuale!

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Non hanno gli stessi problemi. Tra l'altro, mi stavo riferendo alle strutture provinciali. L'Aquila ha un'attività di polizia e di magistratura inferiore del 20 per cento rispetto ad Avezzano, eppure le strutture preposte all'attività di polizia giudiziaria ed investigativa sono quattro volte e mezzo più numerose di quelle della Marsica. Non mi riferisco in generale alle forze di polizia, ma alla mobile, al reparto provinciale investigativo dei carabinieri, alla polizia tributaria, al nucleo di PT della Guardia di finanza, al ROS, al compartimento della polizia stradale. Per conflitti insorti con il commissariato, la mobile non più veniva ad Avezzano. Oggi, da circa due anni e mezzo, vengono ad Avezzano, ma solo a seguito di liti continue che io promuovo. Finalmente si vedono i NOE ed i reparti centrali, romani. Anch'io ho imparato, dopo aver perso un anno-un anno e mezzo del mio tempo a sollecitare le strutture locali o provinciali, poco o per nulla rispondenti, come si fa. Abbiamo quindi ottenuto che i nuclei investigativi dei carabinieri, dei due comandi della compagnia di Avezzano, i quali avevano due uomini nella compagnia di Avezzano e un solo uomo in quella di Tagliacozzo (per cui vi erano tre uomini che svolgevano attività investigativa, su un totale di 230 carabinieri), siano oggi composti da dieci unità. Ma per ottenere questo risultato, quanto tempo perso, quanti litigi con colonnelli, generali e questori, quante telefonate, quante visite al ministero...!

In definitiva, sebbene abbia fatto autocritica, vorrei anche che questa Commissione, anche assumendo informazioni sul mio conto e sull'operato del mio ufficio, capisse che abbiamo ottenuto qualche risultato in più. Per far questo sono stati necessari circa due anni. Adesso siamo più preparati ma anche meglio organizzati e più pronti per interventi efficaci e tempestivi.

 

ANGELO STANISCIA. E per quanto riguarda gli amministratori locali e la USL?

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Non vedo il loro apporto. Il presidio multizonale è un po' presente, abbastanza presente, ma si limita ad effettuare analisi sulle acque. Sui rifiuti, in realtà, c'è ben poco. La USL interviene pochissimo in materia di rifiuti. Non parliamo poi del comune...! Avezzano ha un altro primato: la sua discarica, importantissima sotto il profilo della mole e della quantità raccolta, che ha operato fino a tre anni fa, è stata recentemente sostituita da una discarica realizzata a regola d'arte la cui impermeabilizzazione "fa acqua", perde e non è stata ancora collaudata. Il mio perito ha detto che i liquami di percolato della nuova discarica, colma in una delle quattro o cinque sezioni di cui consta, penetrano tutti nel sottosuolo. Probabilmente sequestreremo la discarica, che pure dovrebbe essere stata costruita a regola d'arte.

Ho promosso processi e perizie con riferimento a un altro problema importante della Marsica, quello relativo al rifornimento idrico di acqua potabile. Ormai i tre quarti del rifornimento di acqua potabile per Avezzano derivano da pozzi situati a Trasacco, a sud del Fucino. Questi pozzi, a causa di un errore tecnico gravissimo, invece di essere realizzati verso Villa Vallelonga, cioè ad una altitudine più elevata, sono stati realizzati a ridosso del paese di Trasacco, ad una quota tale che, facendo la differenza sotterranea della profondità del pozzo, le falde spesso e volentieri, soprattutto quando sono in secca, sono più basse del cosiddetto canale allacciante meridionale del Fucino, un collettore che convoglia rifiuti non depurati (per mancanza totale di depuratore) di San Benedetto, Ortucchio, Trasacco e Luco, circa 40 mila abitanti! Le feci di 40 mila abitanti, quindi, a volte inquinano i pozzi da cui derivail60-65 per cento delle acque che riforniscono Avezzano!

 

NINO SOSPIRI. Non solo le feci, ma anche i concimi chimici.

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Sì.

 

PRESIDENTE. Nell'augurarle buon lavoro, la invito a riflettere sul fatto che lei si trova ad occuparsi di una vicenda che dimostra la presenza di soggetti sospetti di attività camorristiche insediati in Abruzzo. Sottolineo questo aspetto perché lei, a sua volta, lo prospetti al prefetto, il quale non è al corrente di certe vicende perché, se lo fosse stato, ce ne avrebbe parlato. In realtà il prefetto ha escluso la presenza di elementi autoctoni in grado di gestire associazioni criminali di tipo mafioso. Poiché, pur senza drammatizzare, lei ha incontrato direttamente una evenienza di questo tipo, credo sarebbe opportuno che questo aspetto sia conosciuto anche dal prefetto, il quale ci ha detto di aver istituito una conferenza sulla sicurezza, della quale credo faccia parte anche lei, nel cui ambito sarebbe opportuno scambiarsi informazioni in modo che anche chi è demandato dal Governo a tutelare l'ordine nella provincia stia ben attento ad evitare che l'Abruzzo possa diventare un territorio di infiltrazione e di pratica delle organizzazioni criminali, rischio al quale il settore dei rifiuti si presta in modo particolare.

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Purtroppo, i problemi nella Marsica sono soprattutto legati alla droga, ai rifiuti e alla manovalanza degli extracomunitari.

 

PRESIDENTE. Su droga, estorsioni e mercato nero del lavoro, vi è una maggiore capacità di analizzare i fenomeni e, quindi, di intervenire. Gli aspetti legati all'ambiente creano invece maggiori difficoltà.

 

BRIZIO MONTINARO, Procuratore della Repubblica di Avezzano. Un commissariato di pubblica sicurezza di quaranta uomini, identico a quello di Sulmona, che svolge il 28 per cento del lavoro di polizia giudiziaria della Marsica, non viene raddoppiato sotto il profilo dell'organico perché si dice che, in quel caso, dovrebbe essere classificato di livello più elevato e, quindi, dovrebbe avere 80 uomini. Insomma, o si hanno 40 uomini o 80, ma non è possibile averne 50-55!

 

PRESIDENTE. La ringraziamo.

 

Incontro con il sindaco e con l'assessore all'ambiente della provincia de L'Aquila.

 

PRESIDENTE. Vi pregheremmo di tracciare un quadro della situazione dei rifiuti nella provincia de L'Aquila, anche con riferimento ad una serie di situazioni delle quali siamo stati informati dal procuratore di Avezzano. Quest'ultimo, in particolare, ci ha descritto la situazione di Scurcola Marsicana, rispetto alla quale si è registrata un'assoluta mancanza di attenzione da parte delle unità sanitarie locali e degli organi di controllo della provincia. Il tutto si inquadra in un contesto nel quale manca anche un piano regionale dei rifiuti che, come ci è stato detto questa mattina, è già stato commissionato ad un istituto di ricerca, ma che comunque ancora non è pronto, ponendo quindi la necessità di un rinvio al vecchio piano, che non ha certo meritato grandi lodi e che, anzi, è stato fortemente criticato, in particolare dal procuratore di Pescara.

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Per quanto riguarda il nostro territorio, non ho mai individuato problematiche di alterazione attinenti alla gestione dei rifiuti solidi urbani, almeno in base agli elementi di conoscenza di cui dispongo e se si esclude qualche piccolo fenomeno di carichi provenienti da fuori provincia e - diciamo così - "atterrati" sul nostro territorio. Si è comunque trattato di casi molto limitati e, comunque, immediatamente individuati e perseguiti dalla magistratura. Oltre a questo, non credo di poter testimoniare null'altro e non certo perché non lo voglia fare ma proprio perché, come dicevo, è questa la situazione che mi risulta.

Quanto invece alle problematiche del ciclo di rifiuti nel comprensorio aquilano, confermo la situazione di emergenza in cui ci troviamo ad operare, situazione, quest'ultima, che si aggraverà nei prossimi giorni e che porterà problemi non solo per il comune de L'Aquila ma per tutti i sindaci del comprensorio. Tutto ciò deriva da un blocco a sua volta determinato da una serie di azioni di contestazione relative alla localizzazione di una discarica deliberata dal comune de L'Aquila circa 13-14 mesi fa. Tale localizzazione ha superato tutti gli esami possibili e immaginabili, oltre a sentenze del TAR e del Consiglio di Stato ed è quindi stata adottata seguendo un percorso assolutamente lineare, peraltro con il conforto del parere del comitato degli esperti regionali e della conferenza dei servizi nonché con deliberazioni formali della regione. Ciononostante, il progetto si trova tuttora in una condizione di difficoltà notevole.

 

PRESIDENTE. Quanti comuni fanno parte del consorzio?

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Si tratta di 36 comuni i quali, all'improvviso, si sono venuti a trovare in una situazione di grande difficoltà, anche sotto il profilo penale. Già in passato i sindaci erano stati denunciati e quasi tutti, più o meno, avevano subito condanne per inquinamento, visto che nessuno è in grado di disporre di una discarica a norma, se si eccettua uno solo di questi comuni. La previsione della discarica comprensoriale deliberata circa 13 mesi fa dal consiglio comunale de L'Aquila ha tra l'altro consentito un'attenuazione dell'attenzione della magistratura su tutti questi sindaci che scaricano come possono.

Il blocco della localizzazione mette a rischio i sindaci, sotto il profilo penale, poiché gli stessi da questo punto di vista non dispongono di alcun paracadute. Tra l'altro, si rischia di perdere i finanziamenti del piano triennale per l'ambiente, che la mia amministrazione ha recuperato proprio grazie alla localizzazione risalente a 13 mesi fa. Se adesso quest'ultima non dovesse andare avanti, perderemo anche questi finanziamenti statali.

La localizzazione è avvenuta sulla base del famoso e poco amato piano SNAM della regione, tuttora comunque l'unico piano in grado di legittimare le scelte in materia di localizzazione delle aree.

Come dicevo, il sito da noi individuato ha superato tutta una serie di esami e, da ultimo (lo dico visto che ogni tanto nella polemica vengono inseriti elementi un po' strani, come il richiamo ai tholos), lo stesso Ministero dei beni culturali si è trovato nella condizione di chiarire ulteriormente la situazione. In un dossier che mi permetto di rassegnare agli atti della Commissione è contenuta anche una lettera di questa mattina, della sovrintendenza archeologica di Chieti, che esclude che nella zona vi siano tholos, trattandosi invece di normali rifugi pastorali, come ne esistono a centinaia nel territorio abruzzese, ma che comunque non hanno alcun valore storico o valenza architettonica. Se la Commissione incontrerà i rappresentanti del comitato, saranno tirate sicuramente fuori ipotesi di aree archeologiche e riferimenti a reperti. La sovrintendenza, nella lettera che ho richiamato, esclude che si possa trattare di un'area di interesse archeologico. La sovrintendenza aveva già rilasciato un nulla osta prima che noi procedessimo nell'operazione discarica ed oggi ribadisce in modo autorevole, sulla base di una sollecitazione precisa da parte del Ministero dei beni culturali, questa posizione.

La situazione è quindi la seguente. La discarica è stata localizzata sulla base del piano SNAM. Ai fini della localizzazione ci siamo avvalsi di uno studio di impatto ambientale, una vera e propria novità nel territorio del comune de L'Aquila, visto che in passato questo strumento non era mai stato utilizzato. Tra l'altro, vorrei ricordare che la localizzazione di questa discarica gode del sostegno totale di tutte le associazioni ambientaliste, che normalmente non sono molto disponibili rispetto a situazioni di questo genere. Con diverse motivazioni, tutte le associazioni ambientaliste concordano sulla localizzazione. Ripeto: quest'ultima è stata configurata sulla base del piano SNAM ed è stata sottoposta a tutte le verifiche e ai passaggi procedurali previsti. Se continuasse a perdurare il blocco, ne deriverebbero sicuramente situazioni catastrofiche che si ripercuoterebbero sulla raccolta dei rifiuti de L'Aquila e sui 35 sindaci del comprensorio sprovvisti di impianti a norma, cioè compatibili con il decreto Ronchi.

Abbiamo attivato la raccolta differenziata già dallo scorso anno, ma oggi siamo soltanto al 4 per cento. Occorrerà lavorare moltissimo su questa ipotesi, ma non può non eesere considerato come la nostra realtà abbia conosciuto la raccolta differenziata, come dicevo prima, soltanto lo scorso anno.

Ritornando alle polemiche sulla localizzazione della discarica, mi rendo conto che le persone sono impressionate dalla incultura delle discariche affermatasi in passato. La discarica che sta per essere chiusa e che sarà definitivamente disattivata in modo irreversibile il 15 aprile prossimo è localizzata in un sito nel quale si portano i bimbi a mangiare, a fare i pic-nic, perché è stata tutta rinverdita ed è utilizzabile per tutti. Questa è la nuova cultura derivante dalle moderne tecnologie. La proposta che si avanza con riferimento a Monte Manicola ha proprio questa cultura dietro di sé; se l'Abruzzo riuscirà ad avere due o tre impianti di questo genere, tecnologicamente avanzati, saranno finalmente assicurate la salute e la civiltà per tutti noi che ancora oggi ci imbattiamo in situazioni di questo genere.

Ho riassunto in modo sintetico la mia valutazione che credo sia supportata dai documenti che vi ho consegnato.

 

PRESIDENTE. Vorremmo sapere da chi e da che cosa sia bloccato l'impianto.

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. E' bloccato dalla protesta di un comitato costituito da cittadini della zona nella quale è localizzata la discarica. Tengo a precisare, per conoscenza di tutti, che l'attuale discarica che si esaurirà a metà aprile dista 200-300 metri in linea d'aria da un grosso quartiere della città abitato da 2-3 mila persone.

 

PRESIDENTE. E l'intervento del TAR?

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Sì, c'è stata una sospensiva del TAR. Ma come consiglio comunale abbiamo attivato una direttiva europea che prevede l'appalto di servizio. Vi è stata una società che, prima ancora di partecipare - avrei potuto capire se, partecipando, le fosse venuto in mente di fare ricorso -, senza nemmeno chiedere di essere invitata, ha fatto ricorso sul modello di appalto, cioè un appalto di servizio, ottenendo la sospensiva. Abbiamo già fatto ricorso al Consiglio di Stato, ma è evidente che questo provoca uno slittamento - sia pure per il tempo minimo necessario, perché abbiamo chiesto i termini abbreviati - delle procedure sicuramente di 20-30 giorni. Quindi, i blocchi nascono dall'ostilità, però hanno dato origine a forme diffuse di difficoltà; mi riferisco al blocco del comitato per le discariche e alla sentenza del TAR momentaneamente penalizzante l'appalto, che fra l'altro noi abbiamo già assegnato, perché mentre si stava facendo tutta questa operazione abbiamo aperto le buste delle società che hanno regolarmente partecipato. Hanno creato delle ATI, associazioni temporanee di imprese, e si sono organizzate, presentando proposte molto interessanti. Purtroppo, al TAR è passata l'idea della differenza fra opere accessorie e opere marginali, ed è prevalsa la tesi dell'opera marginale. In questo senso abbiamo avuto una momentanea sospensione. Questi sono i motivi delle difficoltà che abbiamo innanzi a noi.

 

UMBERTO MUROLO, Assessore all'ambiente della provincia de L'Aquila.

Nella provincia il problema più grosso è quello delle discariche abusive. In tutta la provincia de L'Aquila abbiamo la discarica dell'Alto Sangro, che non è abusiva e che funziona perfettamente, mentre quasi tutte le altre discariche sono state autorizzate dai sindaci in maniera abusiva. Poi si danno continuamente proroghe a queste discariche abusive.

 

PRESIDENTE. Quante sono le discariche aperte con riferimento all'articolo 12 o all'articolo 13?

 

UMBERTO MUROLO, Assessore all'ambiente della provincia de L'Aquila.

Non saprei dirle il numero preciso.

 

PRESIDENTE. Ho sentito parlare di 36 comuni.

 

UMBERTO MUROLO, Assessore all'ambiente della provincia de L'Aquila. No, quello è il comprensorio aquilano. Io parlavo dell'intera provincia, quindi, oltre a quello aquilano, anche dei comprensori della Marsica e della zona di Sulmona. Il comprensorio dell'Alto Sangro, invece, ha una discarica regolare.

Il problema è quello dei controlli. Noi ne facciamo molti, nei limiti del possibile. Abbiamo un elevato contenzioso in atto perché eleviamo molte contravvenzioni. Certo, però, le discariche abusive sono meno controllabili. E' chiaro che è più facile per qualcuno di passaggio scaricare in una discarica abusiva. Sono tutte discariche aperte, senza controllo.

 

PRESIDENTE. Per queste discariche, di solito, in situazioni di emergenza il sindaco ricorre all'ex articolo 12 del DPR n. 915 del 1982 o all'articolo 13. Ma la notifica viene fatta, e quindi la provincia dovrebbe saperlo. Per questo le chiedevo se ha un quadro della situazione.

 

UMBERTO MUROLO, Assessore all'ambiente della provincia de L'Aquila. Veramente non ho il quadro preciso, anche perché ho saputo un'ora fa di questo appuntamento.

 

PRESIDENTE. Allora la prego di predisporre una rapida indagine, che credo sia utile anche per la provincia, per sapere quante discariche siano state aperte ex articolo 12. Dopo di che, attraverso la guardia provinciale (se esiste nella vostra provincia), potrà disporre un censimento delle discariche abusive aperte al di là delle situazioni emergenziali.

 

UMBERTO MUROLO, Assessore all'ambiente della provincia de L'Aquila. Sì, noi abbiamo la guardia provinciale. Non lo so dire in questo momento, ma l'ufficio ha i dati sul numero delle discariche abusive.

 

PRESIDENTE. Allora, la preghiamo di far avere alla Commissione tutta questa documentazione.

 

UMBERTO MUROLO, Assessore all'ambiente della provincia de L'Aquila. Senz'altro. Dicevo che noi facciamo i controlli e che c'è un contenzioso. Ritengo che la provincia de L'Aquila da questo punto di vista sia abbastanza severa. Mi faceva notare il dirigente del settore che qualcuno che è incappato in questi controlli ha cambiato direzione. In provincia non abbiamo grossi problemi. Il caso di Scurcola Marsicana è il primo che si è verificato, ma mi hanno fatto notare che non abbiamo avuto grossi problemi, evidentemente anche per la severità dei controlli e delle multe. Stiamo predisponendo il piano provinciale per la localizzazione delle discariche, che faremo entro quest'anno. In questo modo speriamo di poter avere, insieme ai comuni, finalmente delle discariche autorizzate.

Stiamo anche predisponendo il piano per la raccolta differenziata, per il quale ci stiamo muovendo abbastanza rapidamente, anche se i mezzi sono scarsi. Quindi, non abbiamo grossi problemi.

 

PRESIDENTE. Vorremmo che non li aveste neanche in futuro, anche se dobbiamo segnalare che il caso di Scurcola è di particolare gravità, non soltanto per i quantitativi e le tipologie dei rifiuti abbandonati in quell'area, ma anche per le persone che sono state coinvolte nella vicenda. Il procuratore della Repubblica di Avezzano ci ha detto che si è creato un quadro preoccupante, per la possibile presenza, con un insediamento autoctono, di malavita organizzata. Mi pare che questo sia più che sufficiente per far suonare un forte campanello d'allarme. E' giusto che tutte le persone che hanno delle responsabilità abbiano presente la situazione.

 

FRANCO GERARDINI. Dopo aver ascoltato l'assessore confesso di trovarmi in un certo imbarazzo. Ha detto infatti che la provincia de L'Aquila non ha grandi problemi, ad eccezione del fatto di Scurcola. Però Magliano è in provincia de L'Aquila, Corfinio è in provincia de L'Aquila, come lo è anche Massa d'Albe. Io non le chiedo di rispondere ad un interrogatorio dal punto di vista geografico, assessore, però mi sembra che un problema di fondo esiste, visto che le ho nominato alcune località che negli ultimi tempi sono state fortemente interessate da smaltimenti abusivi di rifiuti e da traffici illeciti, alcuni dei quali collegati addirittura con organizzazioni o personaggi campani, anche del casertano. Glielo dico perché non è una novità questa, ma è cronaca di tutti i giorni. Lei come assessore all'ambiente della provincia ha un compito specifico di controllo, derivante sia dalla delega istituzionale che la provincia ha sia dal fatto che è competente in materia ambientale. Pertanto, mi sembra che la sua affermazione sottovaluti una serie di situazioni che non sono sconosciute, anzi, sono particolarmente conosciute. Per cui, credo che ci sia bisogno di un impegno maggiore da parte della provincia non solo per censire eventuali discariche abusive ma anche per effettuare un'attività di controllo più approfondita e più meticolosa.

A questo punto le chiedo: l'amministrazione provinciale ha un quadro preciso dello smaltimento dei rifiuti sanitari dei vari presidi ospedalieri? Lei è a conoscenza di come vengono smaltiti questi rifiuti da parte dei presidi ospedalieri della provincia? Se è informato la prego di risponderci, se non lo è la invitiamo fin da ora ad aprire subito un censimento per un'informazione su questo particolare settore.

Passo ad un'ultima questione. Ci risulta che in Abruzzo c'è un solo impianto per i rifiuti tossico-nocivi, in località Vasto. Ma in realtà i rifiuti tossico-nocivi in Abruzzo sono oltre 80 mila tonnellate all'anno. Di queste, circa il 25 per cento sarebbe smaltito negli impianti cosiddetti autorizzati. Quindi, la stragrande maggioranza di questi rifiuti prendono una strada diversa e non si sa dove vanno a finire. Lei sa quanti sono i soggetti produttori di rifiuti pericolosi? Se lo sa, vorrei sapere se ha attuato un monitoraggio per sapere dove vengono smaltiti. Credo che la provincia de L'Aquila, al di là dei problemi che un'area interna incontra dal punto di vista del grado di industrializzazione nel suo territorio, ha nuclei industriali particolarmente importanti, dove sicuramente si producono anche rifiuti pericolosi.

Al sindaco chiedo se la non realizzazione della discarica di cui si è parlato comporterebbe di fatto una penalizzazione finanziaria per i cittadini del comprensorio. Quali sarebbero le conseguenze reali della mancata realizzazione della discarica e quanti anni dovrebbe durare la discarica stessa?

 

GIOVANNI POLIDORO. Poiché incontreremo anche altre autorità che si dovranno occupare della discarica in attesa di realizzazione, e poiché continuiamo a sentire voci circa l'improponibilità, anche per una serie di vizi che possono essere contenuti nelle certificazioni autorizzative, vorrei chiedere al sindaco di darci qualche altra notizia in materia.

Mi rivolgo adesso all'assessore provinciale. Probabilmente dovrete verificare l'efficacia dei controlli degli uffici e dei servizi provinciali, perché la magistratura e le forze dell'ordine non sembrerebbero così d'accordo. Tra l'altro le più recenti indagini avrebbero fatto emergere altre cave, soprattutto nella Marsica, oggetto tre o quattro mesi fa di una collocazione abusiva di rifiuti molto grave. Si parla addirittura di materiale sanitario e farmaceutico e di rifiuti tossico-nocivi. Poco fa abbiamo ascoltato il procuratore Montinaro. Ci si è chiesto come mai, negli ultimi tre o quattro anni, addirittura a fronte di autorizzazioni ben precise, come quella di Scurcola (ma anche altre), i controlli, le analisi e i sopralluoghi tecnici non avessero fatto emergere che quello tutto era fuorché un impianto di compostaggio. Si sono accumulate 90 mila tonnellate di materiale speciale, probabilmente tossico-nocivo. E' chiaro che qualcosa non ha funzionato. Se le informazioni che l'assessore ha sono queste, allora stiamo attenti a questi uffici. Certamente non solo quelli aquilani hanno queste carenze. Probabilmente, come abbiamo potuto verificare anche in altri sopralluoghi, ci sono fenomeni di criminalità e ci sono anche fenomeni di inefficienza (per essere generosi) rispetto a situazioni molto gravi.

 

NINO SOSPIRI. Sindaco, lei come tutti i sindaci d'Italia ha un grave e grande problema da risolvere, cioè quello di smaltire i rifiuti. Però sono convinto che lei, almeno in coscienza, sa che se davvero la discarica sorgesse a Monte Manicola si commetterebbe un gravissimo attentato, un crimine contro l'ambiente e contro la ricchezza architettonica e archeologica, della quale Monte Manicola è testimone. Io ci sono stato, sindaco, ho visto, ho osservato. Ma andiamo per ordine.

Lei ha prodotto questa sera una lettera non ho capito bene se del Ministero dei beni ambientali...

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. No, della soprintendenza regionale archeologica.

 

NINO SOSPIRI. Della soprintendenza che, mi consenta - lei non c'entra nulla -, ma giunge in una data un po' sospetta, dato che il ministero aveva già sollecitato, mesi addietro, le due soprintendenze ad apporre dei vincoli su quell'area.

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Non ad apporre, a valutare.

 

NINO SOSPIRI. Nella sostanza il ministero chiedeva questo, se è vero che dice "si invitano altresì entrambe le soprintendenze a verificare la situazione vincolistica dell'area ed a valutare l'opportunità di sottoporre la stessa ad un eventuale vincolo ambientale, ai sensi della legge 1497/39 oppure ai sensi della legge 431/85". Quindi, il Ministero per i beni culturali e ambientali indica anche riferimenti legislativi. Si aggiunge "data la particolare importanza sia dei resti archeologici che architettonici dell'area, così come già dichiarato dalla stessa soprintendenza archeologica" - su questo ripensamento della soprintendenza archeologica naturalmente andremo molto a fondo - "e dalla soprintendenza per i beni ambientali con la relazione dell'architetto Micati del 6 maggio 1997". Questo scrive il dirigente archeologo delegato Alessandro Melucco Vaccaro per conto del direttore generale Giuseppe Proietti. Se in questa comunicazione non si ravvisa un preciso indirizzo significa che si vuol dare una lettura superficiale alla stessa.

Lei dice che tutte le associazioni ambientaliste sono concordi. Io le dico di no. Ho qui un fascicolo riguardante l'Abruzzo, e anche Monte Malicola, redatto da un'associazione presente sull'intero territorio nazionale, cioè Ambiente e/è vita. Ma non lo voglio citare, perché ne sono il presidente nazionale. Cito però il WWF: non mi pare che il WWF sia entusiasta. Stasera ne ascolteremo il rappresentante e cercheremo di capire meglio. Non mi sembra che sia entusiasta neppure Legambiente.

Lei poi ha aggiunto che le prime case di civile abitazione sono ad oltre due chilometri e mezzo. In relazione a questo posso smentirla solo per notizie acquisite da terzi, in quanto terze persone mi hanno detto, perché lì abiterebbero (uso il condizionale), che le prime case di civile abitazione sono invece a 700-800 metri di distanza dalla recinzione, perché questo è il dato che dobbiamo avere come riferimento.

Lei aggiunge che i tholos in realtà sono degli insediamenti pastorali di scarsissimo valore da non tenere in alcuna considerazione. Certo, quelli sono insediamenti pastorali e contadini, non sono altro, ma non sono di scarsissimo valore, e questo è dimostrato non da me, che potrei essere sospettato di difendere una parte, ma da Edoardo Micati, che rappresenta la maggiore autorità in campo nazionale e anche internazionale (perché le capanne a tholos sono presenti anche in altre parti d'Europa) in questa materia. Edoardo Micati è lo stesso che ha avuto dalla regione l'incarico di compiere uno studio proprio sui tholos di Monte Manicola, con un rimborso di 195 milioni.

Lei, insieme all'assessore regionale Pezzopane, sostiene che si tratta di insediamenti di nessun valore. Edoardo Micati invece dimostra il contrario.

Peraltro questa mattina l'assessore Pezzopane ha sostenuto che in zona non vi sono insediamenti di questo tipo e che sono rinvenibili soltanto alcuni "muretti". Gli insediamenti, invece, ci sono ed io li ho visti!

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Le credo...

 

NINO SOSPIRI. Bravo!

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Tra l'altro, io sono più o meno abitante della zona e, quindi, so di cosa si tratta.

 

NINO SOSPIRI. Benissimo!

I "muretti" ai quali ha fatto riferimento questa mattina l'assessore Pezzopane in realtà sono le mura di cinta dell'antica cittadella di Monte Manicola.

Per restare in argomento, vorrei chiederle, sindaco, se l'immagine che ora le mostro rappresenti la volta di una capanna a tholos o se si tratti di qualcosa di diverso (L'onorevole Sospiri mostra ai presenti una serie di immagini tratte da un libro).

Le vorrei anche chiedere se le armi da lancio riprodotte in quest'altra immagine siano state trovate a Monte Manicola oppure no.

Le chiedo ancora - sempre mostrandole delle immagini riprodotte nel volume dal quale ho tratto anche le precedenti - se i reperti archeologici raffigurati in questa fotografia, uno dei quali risalenti al VII secolo A.C., siano stati rinvenuti a Monte Manicola.

Ancora, vorrei sapere se lei abbia approfondito le sue conoscenze sui significativi reperti presenti in tutta l'area (mi riferisco, oltre che a Monte Manicola, a Monte Pagliaccio e ad altri luoghi).

Inoltre, sindaco, vorrei chiedere a lei ma, soprattutto, alle soprintendenze - e lo farò! - se quelli riprodotti nella fotografia che vi sto mostrando siano resti da non tenere in alcuna considerazione.

Potrei continuare a lungo ma, ovviamente, non lo faccio perché credo che sia già abbastanza chiaro il senso di ciò che intendevo dire.

Vorrei sapere dall'assessore provinciale se gli risulti che la provincia abbia mai scritto una lettera del seguente tenore: "Dall'esame del piano paesistico regionale - mi limito a leggere soltanto una parte della lettera che interessa ai nostri fini - è emerso che la zona di Monte Manicola è definita con caratteristiche di bene storico, architettonico, ambientale e paesistico da valorizzare". Ripeto: sto parlando del piano paesistico regionale che, secondo l'assessore Pezzopane, non avrebbe tenuto in alcuna considerazione l'area di Monte Manicola. La lettera prosegue nei seguenti termini: "Tale caratterizzazione, evidenziata graficamente con specifica simbologia - asterisco e pallini neri - è frutto di un'osservazione al piano regionale paesistico prodotta dalla soprintendenza archeologica di Chieti, fatta propria dal comune de L'Aquila, recepita e, quindi, graficizzata dal consiglio regionale in sede di approvazione definitiva del piano regionale paesistico".

Vorrei inoltre chiedere sia al sindaco sia all'assessore provinciale se conoscano o riconoscano la mappa che vi sto mostrando. Si tratta del piano paesistico regionale. Nell'area evidenziata in azzurro - Monte Manicola! - sono riportati due segni distintivi neri, il pallino e l'asterisco. Ciò significa che si tratta di un'area di rilevante interesse architettonico ed archeologico. Più precisamente, il pallino va inteso come "individuazione puntuale delle osservazioni accolte" (quelle del comune) e l'asterisco con riferimento a "beni storici, architettonici, ambientali e paesistici da valorizzare".

Non dico che questa mattina l'assessore Pezzopane abbia mentito (tra l'altro, anche se lo avesse fatto, non mi permetterei di affermarlo in sua assenza), ma ha sicuramente detto una parte di verità. La verità vera è che la soprintendenza archeologica in un primo tempo aveva dichiarato la zona di alto interesse archeologico. Il piano paesistico regionale, in un primo tempo, non aveva realizzato tale individuazione. Il comune de L'Aquila - non quello di Genova o di Palermo! - ha recepito l'indicazione della soprintendenza, ha proposto un'osservazione alla regione relativamente al piano paesistico e la regione ha accolto questa osservazione e, quindi, l'ha inserita nel piano paesistico regionale, così come dimostrano i documenti.

Lei, sindaco, ha giustamente parlato di uno studio di impatto ambientale relativo alla localizzazione dell'impianto di smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Lei si è insediato nel 1994 e quindi le va riconosciuto il merito di essersi veramente mosso per commissionare questo studio, che infatti risale al luglio 1995. Lo studio di impatto ambientale è stato prodotto da esperti tecnici, professionisti, evidentemente nominati non da me o da altri ma da lei, dalla sua giunta, dal consiglio, non lo so. Le conclusioni dello studio di impatto ambientale sono le seguenti: "Il sito Cavateges NSI è un'alternativa proponibile. I siti Cava Vaccarelli, Cava Centi, Cavateges Aquilentro, Colle Miluci, Monte Manicola e Breccia Secca sono alternative improponibili". Ripeto:lo studio da lei commissionato considera Monte Manicola un'alternativa improponibile!

A proposito del nulla osta - quando non posseggo documenti preferisco essere giustamente cauto - mi è stato detto trattarsi di un nulla osta provvisorio concesso per il semplice fatto che è stato effettuato un sondaggio - uno solo in tutta l'area! - nel fondo valle alluvionale, dove un tempo era coltivata la vite. Tutti ricordiamo ciò che facevano gli antichi e saggi contadini, soprattutto quelli delle nostre terre, quando impiantavano le viti: realizzavano uno scasso profondo anche due metri e mezzo-tre metri. Cosa poteva trovare la soprintendenza in quel punto preciso? E perché si è limitata soltanto ad un sondaggio?

Pongo queste domande alla luce della documentazione alla quale mi sono riferito che, se è nota a me, avrebbe dovuto essere ancor più nota alla soprintendenza. Si tratta indubbiamente di domande molto inquietanti.

In tale contesto sarebbe stata usata la formula del nulla osta provvisorio. In sostanza, si è detto: un sondaggio l'abbiamo fatto, non abbiamo trovato niente e, quindi, possiamo rilasciare un nulla osta sia pure provvisorio proprio perché non escludiamo che a seguito di altri sondaggi possano essere rinvenuti reperti preziosi. E' questo il modo di procedere?! Così si va avanti in Italia! E da questo che deriva la distruzione dei beni ambientali, storici ed architettonici!

Inoltre, sindaco, proprio per esserci stato, le posso assicurare - ma lei lo sa bene - che due tholos, uno perfettamente conservato, sono di un valore eccezionale. Io sono amico carissimo di Edoardo Micati e con lui ho discusso molto a lungo di queste cose; ho quindi la presunzione di dire che ho la capacità di riconoscere un tholos di grande valore. Bene, due tholos sono collocati proprio all'interno o nell'immediato confine della perimetrazione della discarica più comunemente definita "tampone", la quale confina con la discarica entro la quale dovrebbero essere smaltiti definitivamente i rifiuti!

Alla luce di tutto ciò che ho detto - e che avrei potuto integrare con numerose altre considerazioni - non riesco a rendermi conto di come possa essere stato possibile localizzare la discarica in quell'area. So bene che lei, sindaco, replicherà dicendo che formalmente ci sono tutte le autorizzazioni, per non vi sono ostacoli ad andare avanti. Questo discorso, sindaco, poteva valere fino a 10 minuti fa, cioè fino al momento in cui ho iniziato a parlare. Adesso, se per caso non lo fosse già stato prima, lei è a conoscenza di una realtà indiscutibile che la deve indurre ad un ripensamento. Badi: io glielo dico... Anzi, se mi è consentito, te lo dico, visto che ci conosciamo da parecchio tempo e che forse abbiamo anche rapporti di amicizia. Ti dico che gli approfondimenti che saranno richiesti per le due soprintendenze lo saranno anche per il comune e per la provincia de L'Aquila.

 

UMBERTO MUROLO, Assessore all'ambiente della provincia de L'Aquila. Sono assessore all'ambiente da un mese ma posso assicurarvi che farò pervenire in tempi brevi alla Commissione le informazioni che sono state richieste.

 

PRESIDENTE. Apprendiamo con piacere che lei è assessore soltanto da un mese perché crediamo che sia il caso di dare una "svegliata" agli uffici della provincia.

 

UMBERTO MUROLO, Assessore all'ambiente della provincia de L'Aquila. Nonostante abbia assunto l'incarico soltanto da un mese, abbiamo già predisposto il raddoppio del personale destinato alle indagini. Posso quindi dire di non aver trascurato l'esigenza da voi sottolineata, anche se, probabilmente, ho dato una diversa impressione. Disponiamo di un certo numero di tecnici ambientali preposti alle indagini ed abbiamo intenzione di raddoppiarlo con contratti di lavoro a tempo determinato, tanto che abbiamo già intrapreso questa strada. Il nostro intendimento, pertanto, è quello di potenziare l'attività di indagine. Tra l'altro, stiamo predisponendo un piano per i siti delle discariche provinciali, in collaborazione con tutti i comuni, proprio per risolvere quello che consideriamo il problema più grave, ossia la questione della presenza di discariche abusive.

 

GIOVANNI POLIDORO. Il problema più grave non è questo. Il problema più grave è quello di accertare dove realmente vadano a finire i rifiuti!

 

UMBERTO MUROLO, Assessore all'ambiente della provincia de L'Aquila. Per noi regolarizzare le discariche significa poter esercitare controlli più razionali.

 

PRESIDENTE. L'esigenza è di avere un quadro completo del territorio sia per quanto riguarda le discariche abusive attivate o meno dai comuni sia ai fini di una visione chiara della possibile dinamica dei rifiuti pericolosi mal gestiti e illegittimamente confinati. Ovviamente, va dedicata particolare attenzione alle possibili infiltrazioni della criminalità organizzata.

 

UMBERTO MUROLO, Assessore all'ambiente della provincia de L'Aquila. All'onorevole Sospiri vorrei far presente che la provincia, pur avendo consapevolezza del grande problema incombente sul comune de L'Aquila, che non dispone di una discarica, è stata costretta ad opporsi alla localizzazione in Monte Manicola. Noi riteniamo di avere l'obbligo del controllo urbanistico e, poiché nel piano regionale è chiaramente indicata la valenza architettonica dell'area, la localizzazione, almeno in questo momento, ci sembra in contrasto con il piano stesso. Se la zona di Monte Manicola non ha questa valenza, si sarebbe dovuto modificare il piano. Comunque, così come stanno le cose, siamo stati costretti ad opporci.

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Chiedo fin d'ora scusa se sarò costretto a leggere integralmente la lettera della soprintendenza. Lo farò non per fare sfoggio di erudizione e di cultura ma per evitare il rischio che questo documento, una volta rassegnato agli atti della Commissione, possa non essere adeguatamente esaminato. In questa lettera la soprintendenza risponde alle note del Ministero dei beni culturali e rimette la risposta a me, per conoscenza: "In relazione a quanto richiesto in merito alla localizzazione della discarica comunale de L'Aquila da realizzarsi nell'area di Monte Manicola, si fornisce di seguito la messa a punto della situazione delle conoscenze archeologiche ed una brevissima cronistoria delle ricerche e delle segnalazioni. Nella prima metà degli anni ottanta viene consegnato ad Adriano La Regina, sovrintendente archeologo di Roma e noto studioso dell'archeologia abruzzese, come proveniente dall'area orientale di Colle Manicola, un oggetto in piombo iscritto usato come arma da lancio da frombolieri (i vibratores ricordati da Tacito). Dalla descrizione si evince che un veneto D'Este, tale Vanzero Decio (...). Dovrebbe trattarsi quindi dei resti di un episodio bellico avvenuto durante la guerra sociale dell'89 A.C., legata all'impiego di contingenti militari veneti in Italia centrale. Sulla base di tale isolato ma significativo rinvenimento, la soprintendenza archeologica dell'Abruzzo, ha espresso, in data 5 ottobre 1988...".

 

NINO SOSPIRI. La soprintendenza ha parlato di rinvenimento "isolato"?!

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Allora vuol dire che subirà le conseguenze della sua ira...

 

NINO SOSPIRI. Tutti i reperti rinvenuti nell'area di Monte Manicola - monete, armi ed altri oggetti - sarebbero un rinvenimento "isolato"?

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Guardi che sto leggendo una nota ufficiale di una struttura dello Stato.

 

PRESIDENTE. Poiché stiamo dedicando molto tempo a questa vicenda, sono costretto ad essere molto rigido e, quindi, a chiedere a chiunque parli di rivolgersi al presidente.

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Scusi, presidente.

 

NINO SOSPIRI. Si tratta di un fatto gravissimo!

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Dicevo che sto leggendo un documento di una struttura dello Stato, una struttura ufficiale dello Stato, con tanto di firma e con tanto di responsabilità in capo a chi appone la firma stessa.

Proseguo nella lettura: "Sulla base di tale isolato ma significativo rinvenimento, la soprintendenza archeologica dell'Abruzzo ha espresso, in data 5 ottobre 1988, a firma di Glauco Angeletti, un parere negativo all'impianto di smaltimento dei rifiuti solidi urbani. La stessa soprintendenza archeologica, in data 5 ottobre 1989 e 26 febbraio 1990, a firma Giuseppe Andreassi, si dichiarava disponibile ad effettuare saggi di scavo nella località in questione, al fine di verificare l'effettiva consistenza archeologica del sito. Tali indagini, da effettuarsi con mezzi e personale messi a disposizione dal comune non vengono poi condotte nei sette anni successivi".

Questo è il motivo per il quale si è dato origine a quelle osservazioni che, in mancanza di verifiche, visto che il comune de L'Aquila a suo tempo non aveva ritenuto di approfondire l'argomento, avevano determinato, per ragioni di generica cautela, quelle indicazioni sul piano paesistico. C'era stata una lettera d'allarme sulla eventualità che potesse trattarsi di un'area interessante, ma il comune de L'Aquila, con una certa indifferenza, purtroppo (atteggiamento che riguarda anche gli abitanti di Paganica), non fece nulla. Ciò ha determinato la posizione delle famose palline ed annotazioni sul piano paesistico; si è trattato di una conseguenza naturale, visto che tutti quanti noi, in qualche modo, sappiamo come vanno le cose anche sul piano delle procedure amministrative.

La lettera continua nei seguenti termini: "In data 28 gennaio 1997 si effettua un sopralluogo congiunto nell'area di Monte Manicola - finalmente, dico io! - al quale partecipano un sovrintendente archeologo dell'Abruzzo, dottoressa Annamaria Sestieri, il sovrintendente ai beni artistici, architettonici e storici dell'Abruzzo, architetto Giovanni Buria, un funzionario del comune de L'Aquila e delle due sovrintendenze, architetto Medin e dottor D'Ercole, e non vengono rilevate - sottolineo questo punto - presenze archeologiche, mentre si constata la presenza, in tutta l'area del colle, di muraglioni e piccole strutture di pietre a secco...".

 

NINO SOSPIRI. Ma se si tratta dell'insediamento più grande d'Abruzzo! C'è la capanna tholos più grande della regione, eppure ci si limita a parlare di "piccole strutture"?!

 

PRESIDENTE. Onorevole Sospiri, in questo caso il suo referente è la soprintendenza.

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Lei potrà esprimere tutta la sua indignazione, nel modo in cui crede. Potrà anche chiedere che siano fatte indagini, anche sul comune. Io le rispondo: è tutta salute!

 

NINO SOSPIRI. Lei sa bene...

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Io non so bene nulla, abbia pazienza! Le campagne elettorali le facciamo fuori, onorevole.

 

NINO SOSPIRI. La campagna elettorale la sta facendo lei! Lei ha detto che, se la discarica non sarà insediata a Monte Manicola, aumenteranno i costi di trasporto. Se il problema vero è relativo ai costi di trasporto, la discarica la faccia a Piazza del Mercato!

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Onorevole, se me ne debbo andare me lo dica. Del resto, lei è abituato a mandare via i sindaci dai posti in cui siedono!

 

NINO SOSPIRI. La discarica la faccia in Piazza del Mercato, a costo zero!

 

PRESIDENTE. Se continuiamo in questo modo, sarò costretto a sospendere l'audizione. Non tollero oltre questo andamento. Il sindaco sta leggendo un documento; posso comprendere la contrarietà del collega Sospiri ma non è questo il momento per esprimere tale contrarietà perché sta parlando il sindaco de L'Aquila. Il collega Sospiri ha già avuto a disposizione tempo sufficiente per illustrare le proprie posizioni.

 

NINO SOSPIRI. Presidente, se prima parla il "collega Sospiri" e poi il sindaco de L'Aquila, evidentemente il "collega Sospiri" non ha la possibilità di replicare compiutamente.

 

PRESIDENTE. Sì, ma questo non è un tribunale.

 

NINO SOSPIRI. Cosa c'entra questo, presidente?

 

PRESIDENTE. Degli incontri che la Commissione sta svolgendo viene redatto un resoconto stenografico dal quale risultano le dichiarazioni rese in questa sede. Non credo sia importante stabilire chi le formuli prima e chi in un momento successivo.

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Se mi si fanno delle domande, debbo rispondere.

 

PRESIDENTE. La prego di rivolgersi al presidente!

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Mi scusi.

Proseguo nella lettura: "(...) Non vengono rilevate presenze archeologiche, mentre si constata la presenza, in tutta l'area del colle, di muraglioni e piccole strutture di pietra a secco, riferibili a suddivisione del terreno e a rifugi di pastori di età storica. Si ribadisce comunque la necessità di effettuare saggi archeologici nell'area di previsione della discarica per verificare la consistenza del deposito antropico. Nel corso di un successivo sopralluogo effettuato in data 10 febbraio 1997 dal sovrintendente e dai tecnici della soprintendenza archeologica, si propone di spostare di circa 600 metri più a nord-ovest l'area in cui progettare la discarica. Il sito così identificato risulta di minore impatto ambientale e nettamente separato dall'area del colle con le strutture suddette. Nel marzo 1997 vengono condotti sondaggi e uno scavo archeologico nell'area dell'ultima localizzazione. Lo scavo archeologico consiste in una trincea lunga circa metri 100, trasversale alla valle, che raggiunge il suolo sterile di base dell'allegata planimetria. Da tale trincea, condotta con mezzi messi a disposizione dal comune, scientificamente documentata da archeologi e da architetti professionali esterni all'amministrazione, ed eseguita sotto la sorveglianza dei tecnici della sovrintendenza - il direttore archeologico Vincenzo D'Ercole, il geologo dottor Silvano Agostini e l'assistente Gino Galiani - non emerge alcun resto archeologico. Nello stesso periodo vengono segnalati alla soprintendenza i rinvenimenti effettuati alcuni anni prima nell'area di Monte Pagliaccio. Si tratta, in dettaglio, di un rasoio di bronzo riferibile all'VIII A.C. e di una olla ovoide in impasto depurato, databile tra il VI ed il V secolo A.C., reperti solitamente indicativi della presenza di una necropoli, in uso tra l'orientalizzante e l'età arcaica.

"Sulla base di tali indagini la soprintendenza archeologica, in data 19 aprile 1997, esprime un nulla osta preliminare alla realizzazione. I rinvenimenti archeologici sopra indicati, tutti avvenuti purtroppo in circostanze non scientificamente attendibili, interessano comunque aree piuttosto distanti dalla localizzazione prevista per la discarica comunale. In particolare, il rinvenimento dell'arma di lancio in piombo, insieme alla quale sarebbero state rinvenute anche delle più tradizionali ghiande missili, potrebbe testimoniare un campo di battaglia relativo alla guerra sociale collocato a circa metri 700 dalla discarica.

"Durante il sopralluogo compiuto nel gennaio 1997 sull'area di presunto rinvenimento dell'oggetto iscritto non si è riscontrata sul terreno né la presenza di materiali fittili archeologici né l'esistenza di resti murari antichi. Anche il sopralluogo nell'area di Monte Pagliaccio, distante un chilometro e mezzo dalla discarica, ha dato esito negativo. Infatti, nessuna traccia archeologica era visibile sul terreno e la provenienza del rasoio e dell'olla, evidentemente non in associazione di corredo tra loro, dal sito in questione è affidata solo alla "buona fede" degli scopritori. Si sottolinea comunque che, nonostante il complesso della struttura di Monte Manicola non sia di interesse archeologico, questa soprintendenza, nell'indicare l'area dei saggi di scavo e quindi la possibile collocazione della discarica, ha tenuto conto della necessità di assicurare la salvaguardia del complesso anche dal punto di vista ambientale".

Questa è la posizione ufficiale di una struttura dello Stato. Maliziosamente si può dire tutto quello che si vuole, ma non mi sembrerebbe giusto, perché ogni struttura risponde di quello che fa, con le responsabilità che ne conseguono. E io mi permetto di affermare che non c'è nessun ripensamento della soprintendenza, perché c'è un coerente percorso sin dall'inizio. Oggi c'è una precisazione che è stata richiesta anche dal ministero. Aggiungo che i siti che il comune de L'Aquila ha dovuto considerare ai fini della discarica comprensoriale non sono nati dalla mente di qualcuno ma sono prescritti e individuati dal piano regionale SNAM che prevede, tra le cose dette dall'onorevole Sospiri, anche Monte Manicola. Quindi, visto che il comune si deve fare carico della localizzazione per tutti e 36 i comuni del comprensorio, non poteva non fare riferimento alle sei indicazioni previste dal piano SNAM. Queste sei indicazioni hanno fatto parte dello studio d'impatto ambientale. La prima era nettamente privilegiata nello studio, però risulta essere dentro l'area del nucleo industriale: si sarebbe potuto attivare un impianto soltanto di tipo tecnologicamente avanzato, perché non è pensabile, anche alla luce del decreto Ronchi, di attivare una discarica di tipo tradizionale all'interno di un'area industriale. Il decreto Ronchi prevede infatti che proprio nelle aree industriali si possono fare impianti scientificamente tutelativi dell'ambiente, e soprattutto capaci di generare energia, di produrre compost e altro.

Io avevo preso in considerazione anche quell'ipotesi, per capirci quella della cava TEGES 2, ma ho incontrato la diffidenza degli industriali. Quando ho fatto immaginare la possibilità di fare un impianto di alta tecnologia, gli industriali erano pure d'accordo. Senonché sono stato troncato in questa ipotesi dall'assessore regionale all'ecologia, Tontodimamma, che mi comunicò che non mi potevo muovere al di fuori delle previsioni del piano SNAM. La conseguenza di un'azione non autorizzata dalla regione avrebbe comportato la perdita dei 4 miliardi di cui al piano triennale per l'ambiente. Quindi, al di fuori della prima previsione, cioè la cosiddetta TEGES 2, le altre cinque localizzazioni sono sullo stesso piano, con riferimento allo studio d'impatto ambientale.

Se avrà avuto la bontà di verificare ogni declaratoria riferibile ad ogni sito avrà visto che su ogni sito c'è una serie di analisi che fanno riferimento ai venti, alle eventuali acque sotterranee, alle acque reflue e a quelle sorgive, insomma a tutta una serie di circostanze per le quali, nella valutazione di ogni singolo sito restante, c'è la possibilità di individuare quello migliore fra quelli esistenti, tenuto conto anche delle condizioni oggettive in cui si trovano i siti, perché qualcuno fra quelli indicati è una cava privata, comportando quindi il problema di dover intervenire su cave in esercizio, pagando il mancato guadagno rispetto all'aspettativa di utile derivante da un'estrazione ancora ammessa dalla regione. Alcune aree di quelle indicate sono di uso civico e in una condizione di improponibilità oggettiva rispetto a chi doveva localizzare.

Pertanto, la localizzazione di Monte Manicola nasce all'interno del piano SNAM, coerentemente con esso, e nella considerazione di quanto previsto dal piano di impatto ambientale. Onorevole Sospiri, lei ha usato un'espressione forte: "crimine contro l'ambiente e la ricchezza archeologica e architettonica". Intanto vorrei dirle, visto che è un amante della natura, che forse farebbe bene ad andare a vedere l'attuale discarica, che finisce il 15 aprile. Essa non è stata voluta da me, ma da me valorizzata per come si è condotta e per come è arrivata a conclusione. Si trova all'interno di un bosco, di una pineta.

 

NINO SOSPIRI. Non c'è il bosco a Monte Manicola?

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. No, nell'area dello scavo no.

 

NINO SOSPIRI. Non c'è?!

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. L'attuale discarica si trova all'interno di una grossa pineta molto più vicina all'area del Gran Sasso e a 200 metri dal quartiere San Francesco. Tutto il territorio del comune è particolarmente pregevole, perché non c'è un'area in cui arrivando non si pensi che è molto bella. Purtroppo la necessità di dover localizzare una discarica comporta il disastro, anche per chi la deve fare come responsabilità di sindaco, di dover comunque individuare una soluzione, la meno peggiore, la più accettata.

Lei ha fatto riferimento agli ambientalisti, ma l'architetto Cusella, che parla a nome del WWF, forse non è delegato a tale scopo. Infatti, il WWF ha smentito che l'architetto Cusella lo rappresenti perché, guarda caso, egli ha parlato a nome del WWF ma in realtà, stranamente, ha una sua abitazione isolata dal mondo proprio sulla collina che darebbe sulla discarica. A me dispiace, ma l'interesse generale di centomila persone non può sottostare alla pur pregevole necessità dell'architetto Cusella, che però non è il WWF. Invece, tutte le associazioni ambientaliste della città hanno espresso parere favorevole.

Per quanto riguarda il professor Micati, egli dovrebbe in qualche modo mettersi d'accordo con sé stesso. Ha scritto un libro dal quale si evince che l'area di Monte Manicola non contiene tholos.

 

NINO SOSPIRI. Il professor Micati ha fatto una conferenza stampa dicendo il contrario di quanto afferma il sindaco.

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Successivamente la regione lo ha incaricato, assieme ad un gruppo di studiosi, a metà dicembre, di fare uno studio sui tholos, perché vi è un'indicazione regionale per il recupero vero dei tholos e, stranamente, il professor Micati, che aveva tempo fino alla fine di marzo per produrre lo studio assieme agli altri professionisti, ha fatto filtrare, dieci giorni dopo l'inizio dell'incarico, alcune considerazioni molto importanti su quell'area, prima ancora di consegnare lo studio con il consenso degli altri studiosi incaricati del progetto.

Infine, la distanza dal centro abitato. Non sono 700 metri.

 

NINO SOSPIRI. Non dal centro abitato, dalle prime case.

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Dalle case. Sono quelle che la delibera del Consiglio comunale con monotonia riporta. Vorrei pregare chiunque, e soprattutto una persona esperta come l'onorevole Sospiri, di non giudicare a naso le distanze, perché le distanze si misurano con le fettucce. In questo senso c'è la documentazione che io ho rimesso alla Commissione, nella quale si dimostra esattamente come stanno le cose.

Non vi è nessun ripensamento delle soprintendenze. Il sito TEGES del nucleo di sviluppo industriale sarebbe stato di particolare attenzione qualora si fosse avviata la strada degli impianti industriali. Non so quanti ne quantificherà la regione Abruzzo e dove lo farà. A quel punto vedremo: se dovesse capitare a L'Aquila, smetteremmo immediatamente la discarica di Monte Manicola per arrivare ad un altro tipo di discarica.

L'onorevole Gerardini mi chiedeva quali sono i costi che affronteremo. Poiché le discariche regionali sono fondamentalmente tre - Castel di Sangro, Lanciano e il CIRSU, vicino Giulianova - stiamo attivandoci per avere la disponibilità di queste discariche. Attualmente il costo è di 52 lire al chilo, fino al 13 di aprile. La ditta che ha vinto la gara d'appalto europea, su cui il TAR ha posto la sospensione, ha vinto la gara con 47 lire al chilo. Le discariche che abbiamo interpellato ci portano dalle 170 alle 220 lire compreso il trasporto.

 

ANGELO STANISCIA. E gli assimilati?

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. No, io parlo soltanto di RSU. Ho fatto subito un riferimento a quello che mi urge di più, diciamo; adesso approfondirò anche il resto. Quindi l'aumento sarebbe da 52 lire ad un massimo di 220, e bene che vada a 170 lire.

 

NINO SOSPIRI. Questa sì che è campagna elettorale!

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Presidente, rispondo ad una domanda di chi mi ha chiesto...

 

NINO SOSPIRI. La tutela dell'ambiente e del patrimonio archeologico e architettonico ha un costo, altrimenti, come ho detto, la discarica si fa in piazza del mercato, così i costi di trasporto sono nulli!

 

ANTONIO CENTI, Sindaco de L'Aquila. Rispondo ad una precisa domanda dell'onorevole Gerardini dicendo che, rispetto alle attuali 52 lire, e alle eventuali 47 del nuovo appalto, passeremmo alle 170 o 220 lire, compreso il trasporto!

Il senatore Polidoro chiedeva di vizi formali. Vizi formali negli atti, non per presunzione, riteniamo che non ve ne siano. A conforto del fatto che vizi formali a nostro giudizio finora non esistono nei nostri procedimenti c'è una serie di sentenze del TAR e del Consiglio di Stato, che hanno visionato i ricorsi fatti da Enea Turali, dal limitrofo comune di Barisciano, dal Codacons, da una serie di normali cittadini. Tutti questi ricorsi sono stati respinti dal TAR e dal Consiglio di Stato, salvo l'ultima sentenza sull'appalto. A proposito di tutela della natura, appare veramente paradossale che il TAR non si indirizzi nella direttiva europea che, proprio per tutelare la natura, privilegia il servizio piuttosto che il lavoro pubblico. Spero di non aver dimenticato nulla, ma se così fosse c'è la documentazione integralmente rimessa alla Commissione.

 

PRESIDENTE. Mi pare che la questione della discarica sia stata affrontata con estrema ampiezza. Vi ringraziamo.

 

Incontro con i rappresentanti delle associazioni ambientaliste e del Comitato "No alle discariche".

 

PRESIDENTE. Prego i nostri ospiti di essere sintetici nell'esporre i loro punti di vista sulla materia di interesse della Commissione.

 

FERNANDO FERRARA, Dirigente nazionale di Ambiente e/è vita. Presidente, consegno alla Commissione un dossier intitolato "Regione Abruzzo crocevia di traffici illeciti di rifiuti". Le nostre indagini e le notizie che siamo riusciti a raccogliere, e in molti casi a documentare, confermano ciò di cui avevamo avuto conoscenza attraverso la lettura dei resoconti delle audizioni svolte dalla Commissione di inchiesta, e in particolare quelle del procuratore Fimiani e del procuratore Cordova.

La nostra associazione fonda la sua politica ambientale non sull'allarmismo e il catastrofismo, di cui purtroppo molti in passato hanno abusato, ma soprattutto sulle evidenze tecnico-scientifiche. Nel corso dell'audizione che abbiamo avuto con la Commissione a palazzo San Macuto fummo tra i primi a sollecitare l'uso del sistema LARA del CNR come utile strumento di indagine e di conoscenza. In questo caso, però, un po' di allarmismo è forse necessario perché la regione Abruzzo, conosciuta come la regione verde d'Europa, avendo parchi nazionali storici e circa il 50 per cento del territorio sottoposto a vincolo ai sensi della legge sulle aree protette, è un territorio che non possiamo permettere venga violentato dai traffici illeciti di rifiuti.

Ho appreso questa mattina, leggendo i giornali regionali, che la Commissione sta fissando la propria attenzione sui rifiuti industriali in Abruzzo. L'Abruzzo è stato fortemente coinvolto nel problema dei rifiuti solidi urbani e recentemente si è posto anche il problema della discarica di Monte Manicola vicino a L'Aquila. Mi soffermo brevemente su questo, perché so che ne avete parlato abbondantemente, soltanto per sottolineare un aspetto di principio. Da circa un anno è in vigore la nuova normativa sui rifiuti, il decreto Ronchi, che introduce il nuovo concetto di gestione integrata dei rifiuti, con più componenti che convergono verso la soluzione del problema, e che sottolinea come la discarica dovrebbe essere un contributo da limitare fortemente. E' ovvio che vi è un periodo di transizione cui dobbiamo far fronte per raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata, per costruire gli inceneritori e così via. Però ritengo che la situazione di Monte Manicola non possa essere strumentalizzata da parte di talune forze politiche e, mi dispiace affermarlo, anche di associazioni ambientaliste che, in base a quello che so, vorrebbero riconquistare politiche di tipo decisionistico.

Lei, presidente, come tutti sappiamo, viene dalle grandi battaglie ambientaliste per il nucleare e sa quanto sia importante la politica del consenso e quanto sia importante introdurre forse per la prima volta in Italia, sui problemi ambientali, alla ricerca del consenso della popolazione, i processi che negli Stati Uniti chiamano, mi scusi il termine inglese, public inquirement; si tratta di arrivare alla contrattazione attraverso cui fornire alla popolazione, ai cittadini tutte le informazioni atte a formare un libero e sereno convincimento.

Chiudo il problema della discarica di Monte Manicola rielencando gli elementi - ampiamente documentati nel nostro dossier - che portano a ritenere il luogo totalmente inadatto alla localizzazione come sito di discarica per rifiuti solidi urbani. L'area in questione è stata dichiarata bene storico-architettonico, ambientale e paesistico da valorizzare dal piano paesistico regionale vigente. E' accertato che è sede di importanti stazioni archeologiche dell'età del bronzo e di epoca italica. Io le riconfermo che un intervento del LARA potrebbe sicuramente aggiungere ulteriori conoscenze su eventuali situazioni di carattere archeologico al di sotto del suolo. E' stata dichiarata zona di accertato interesse dalla soprintendenza e presenta un imponente complesso di manufatti di pietre a secco tipicamente abruzzesi, detti tholos, di cui penso che abbia avuto conoscenza in questi giorni, che peraltro sono tutelati da una recente legge regionale, la n. 17 del febbraio 1997. E' oggetto di diverse proposte di legge anche da parte dell'amministrazione provinciale de L'Aquila, da parte di diverse associazioni ambientaliste e forze politiche, per l'istituzione di una riserva naturale speciale.

 

ANGELO STANISCIA. La proposta da chi è stata presentata?

 

FERNANDO FERRARA, Dirigente nazionale di Ambiente e/è vita. In base alle notizie che abbiamo, da diverse forze politiche e associazioni ambientaliste, ai sensi della legge regionale n. 38 del 1996.

Passo al problema dei rifiuti industriali e delle attività illecite connesse e all'accertata infiltrazione di attività di tipo camorristico provenienti dal sud. Nel nostro dossier sono descritte diverse situazioni, ma per brevità voglio sottoporre alla Commissione soltanto un caso, che è stato oggetto di una nostra denuncia all'autorità giudiziaria relativamente al territorio di Civitella del Tronto. Ambiente e/è vita ha ricevuto una notizia. Premetto che io, pur essendo abruzzese, non conoscevo assolutamente la zona, e non sapevo che a Civitelle del Tronto c'è un bellissimo borgo, un'acropoli con una vecchia fortezza, oggetto, tra l'altro, di un'estesa opera di restauro.

Nella zona è in atto un'intensa attività estrattiva di cave di inerti. Abbiamo avuto notizia, e l'abbiamo documentato nella nostra denuncia che è allegata al dossier, del nome del titolare del camion che trasportava i rifiuti e della targa del mezzo, oltre al giorno in cui il fatto è avvenuto. C'è anche una serie di fotografie della zona da noi riprese. Ebbene, in questa cava, di proprietà Ricci in località Piano di Steccio, nel comune di Civitella del Tronto, ci risulta siano stati effettuati, il 29 e il 30 gennaio scorsi, degli sversamenti con successivi interramenti di rifiuti da un camion di proprietà della società Ecologica Marche, con sede legale in via Paladini, n. 6, a Jesi. Come ho detto, riportiamo la targa del mezzo di trasporto. Una nostra ispezione sul campo, come si può vedere alle fotografie, ha rilevato la presenza chiara di recenti scavi.

 

PRESIDENTE. Siete in grado di produrre anche testimoni oculari dello sversamento?

 

FERNANDO FERRARA, Dirigente nazionale di Ambiente e/è vita. No, perché le notizie pervenute sono di fonte anonima.

 

PRESIDENTE. E le fotografie delle targhe?

 

FERNANDO FERRARA, Dirigente nazionale di Ambiente e/è vita. No, sono fotografie del sito in cui è avvenuto lo smaltimento. Le targhe ci sono state comunicate con segnalazione anonima, come è riportato nella denuncia al magistrato che abbiamo fatto.

C'è da dire, però, che, recatici sul sito, abbiamo constatato sbuffi intermittenti (dovuti al fatto che nel sottosuolo si formano cave) di esalazioni maleodoranti, probabilmente determinati da materiali residui di attività di concerie. Non posso non osservare come, utilizzando il sistema LARA, sarebbero facilmente individuabili i processi di tipo isotermico che producono gli sbuffi. Davvero impressionante, comunque, l'olezzo che proveniva da quell'area.

A 100 metri dall'ingresso del paese di Civitella del Tronco, sul ciglio della strada, proprio sotto un cartello indicante il divieto di scaricare rifiuti, abbiamo individuato una discarica a cielo aperto, naturalmente illegale, con presenza di amianto e di fibre libere, pile per autovetture, taniche contenenti residui di cherosene, oltre a materiale inerte (i soliti water e cose del genere). Non riusciamo a comprendere come i cittadini e gli amministratori possano tollerare una situazione di questo genere.

Nel nostro dossier sono contenute segnalazioni riguardanti tutte le province abruzzesi. Ricordo, in particolare, che nella zona di Montesilvano abbiamo ricostruito un giro che, partendo da una serie di conferitori, sia del centro-sud sia del centro-nord, confluiva in uno stoccaggio provvisorio, la Tecneco di Forlì. Tutto ciò tramite il trasportatore Innocenti, il quale dovrebbe teoricamente smaltire nell'impianto autorizzato di Guidonia e che invece sversa illegalmente in parte presso il depuratore di Montesilvano e in gran parte direttamente nel fiume Saline e, quindi, direttamente nel mar Adriatico.

 

PRESIDENTE. La ringraziamo.

 

DOMENICO LEONE, Rappresentante del comitato "No alle discariche". Buona sera. Un ringraziamento al presidente, al prefetto e a tutti i membri della Commissione da parte nostra e di tutta la popolazione che, da 24 giorni, combatte per evitare che scelte incomprensibili divengano la causa dei loro danni fisici ed economici. Il comune de L'Aquila ha localizzato la discarica, per sé e per altri 40 comuni circa, in una zona ad alto valore archeologico, etnografico ed ambientale, ad un chilometro circa dai centri abitati.

 

NINO SOSPIRI. Ma non si era detto che la discarica è stata localizzata ad almeno 2,5 chilometri di distanza dai centri abitati?

 

DOMENICO LEONE, Rappresentante del comitato "No alle discariche". Noi abbiamo effettuato una serie di rilievi assistiti da alcuni tecnici ed abbiamo potuto constatare come, in realtà, la distanza sia pari a circa un chilometro.

La popolazione protesta contro il sesto insediamento di discariche nel tenimento di Paganica. Abbiamo avuto le discariche di Pontignone, dove non cresce un filo d'erba ormai da anni; Monte Caticchio, dove per oltre due anni furono ammucchiati rifiuti solidi urbani sui resti del castello dei Caticchi, risalenti all'anno 1000, ormai sepolti da montagne di rifiuti; Tegge, ove, insieme a Monte Caticchio, furono scaricati per periodi indefiniti rifiuti, fino all'individuazione dell'attuale discarica Lacona; Tempera, dove cave sono state riempite da rifiuti lì trasportati da camion targati Napoli e Caserta.

Sono state fatte denunce, sono intervenute sentenze, ma i rifiuti scaricati, di natura sconosciuta, sono ancora lì. Qua e là sul territorio, sempre di Paganica, sarà agevole per le signorie loro rilevare lo stato del suolo e le altre discariche a cielo aperto, sol che si facciano fornire i rilievi e le foto del territorio paganichese. Tra l'altro, solo adesso alcune associazioni ambientaliste hanno inspiegabilmente abbandonato questa lotta. Certo, non ne hanno dato spiegazioni convincenti...

 

FRANCO GERARDINI. A quanto tempo fa risale il fenomeno dei camion targati Caserta e Napoli che scaricavano a Tempera?

 

DOMENICO LEONE, Rappresentante del comitato "No alle discariche". Non ricordo con esattezza, ma credo si tratti di circa un anno fa.

Le due discariche andrebbero ad insistere su un territorio vergine, mai intaccato da nessuna bruttura, cosparso da tholos. Questi ultimi rappresentano il fiore all'occhiello dell'identità culturale del nostro popolo.

Monte Manicola è stato dichiarato sito improponibile per la localizzazione di discariche dal gruppo di studio per l'impatto ambientale. Paganica ed il nucleo industriale che vi insiste soffrono per la presenza di aziende chimiche i cui liquami sono esclusivamente gestiti dalle stesse, senza che si sia mai avuta eco di un pur minimo controllo degli organi competenti. E' il caso di ricordare che la delibera di insediamento relativa a Monte Manicola è stata assunta dalla giunta comunale il 20 dicembre 1997 e che la popolazione e lo stesso consiglio di circoscrizione ne hanno avuto contezza l'8 gennaio 1998, data nella quale sono stati notificati i primi espropri.

Il TAR ha annullato l'appalto, che è la causa del ritardo dell'inizio dei lavori. Non è sicuramente colpa di Paganica se aumenteranno i costi della raccolta dei rifiuti. Non si riesce a capire perché il sindaco stia conducendo una campagna di terrorismo psicologico su questo argomento.

Chiediamo che mai più vi siano discariche in nessuna parte, che si proceda al trattamento dei rifiuti fino a ridurli ad assoluta innocuità e che, fatta salva l'area di Monte Manicola, si riapra il discorso in tutto l'ambito comunale per risolvere il problema delle scorie e dei rifiuti trattati e di quelli purtroppo non ancora trattabili.

 

ANTONIO RICCI, Presidente regionale di Legambiente. Credo che la presenza della Commissione in Abruzzo sia particolarmente utile sia ai fini dell'attività cui la stessa è preposta sia con riferimento alla nostra comunità. In questi due giorni avrete sicuramente avuto la possibilità di verificare una realtà sulla quale la magistratura, che abbiamo sempre constatato essere nostra alleata in moltissime iniziative, è intervenuta con competenza ed autorità. Soprattutto, credo che l'autorevole presenza della Commissione d'inchiesta sia molto utile per la società abruzzese, proprio al fine di sottolineare l'urgenza, ormai indifferibile di risolvere il problema del traffico dei rifiuti tossico-nocivi in questa regione.

Nel novembre dello scorso anno abbiamo presentato un rapporto sull'emergenza Abruzzo, con particolare riferimento alle ecomafie in questa regione, il cui testo vorrei rassegnare agli atti della Commissione. In quell'occasione riscontrammo - il vicepresidente della Commissione può testimoniarlo perché era presente al convegno di presentazione del documento - come la magistratura avesse fortemente sottolineato l'esigenza di intervenire in questa direzione. Del resto, lo stesso procuratore generale Tarquini aveva opportunamente sottolineato questo aspetto in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario 1997, cosa che ha ribadito anche all'inaugurazione dell'ultimo anno giudiziario. Presumo che il dottor Di Nicola vi abbia poi riferito in merito al ruolo della malavita organizzata, in particolare delle mafie albanese e russa.

Il primo caso accertato di smaltimento di rifiuti, che all'epoca furono spacciati per meri RSU e che comunque erano gestiti da Laicosud, dai fratelli Roma, da Geraci e da altri, nomi che credo siano ben noti alla Commissione d'inchiesta, risale all'agosto 1992, quando fu scoperta un'attività di smaltimento effettuata da camion in località Corfino, in provincia de L'Aquila.

Ci guardiamo bene dal ritenere che l'Abruzzo possa versare in una situazione analoga a quella di altre regioni in cui i fenomeni legati all'ecomafia sono ormai stratificati e cementati; certamente, però, siamo di fronte ad un'emergenza grave. Eppure, dal 1992 ad oggi, per fronteggiare tale situazione, è stato fatto veramente ben poco. Il lavoro svolto dalla magistratura e da alcuni altri organi - penso al Corpo forestale - è stato davvero encomiabile ma, purtroppo, non è diventato ancora patrimonio comune di questa regione. Ecco perché credo che la presenza della Commissione parlamentare d'inchiesta possa servire da efficace stimolo in questa direzione.

Mi risulta che all'incontro che avete avuto con i rappresentanti della regione non siano intervenuti i responsabili massimi del settore, l'assessore competente che, in qualche maniera, è tenuto a curare quest'ultimo...

 

ANGELO STANISCIA. Che significa "in qualche maniera"?

 

ANTONIO RICCI, Presidente regionale di Legambiente. Intendo dire che è tenuto istituzionalmente a intervenire nel settore anche se non esiste una competenza istituzionale specifica riferita alle ecomafie. Vi è tuttavia, nella regione Abruzzo, un assessorato sicuramente più vicino alla materia di cui vi occupate di quanto lo sia, invece, l'assessore regionale intervenuto all'incontro con la Commissione. Il rischio da evitare è che l'emergenza di questa regione si stratifichi; in tale contesto è sicuramente da condannare un'istituzione regionale la quale dimostra scarsissima o quasi nulla attenzione su questi aspetti.

I segnali di allarme sono inquietanti. Del resto, è stato il giudice Melillo a segnalarvi come, una volta chiusi i mercati campani, il fenomeno si sia progressivamente sviluppato in Abruzzo. Anche il presidente della Commissione parlamentare antimafia, senatore Del Turco, ha lanciato un allarme serio. Ciò nonostante, in questo settore constatiamo ancora un impegno invero scarso. Purtroppo, lo abbiamo verificato anche in occasione della presentazione del rapporto; in questa sala, il giorno prima della presentazione del rapporto, si era svolta una riunione del Comitato regionale per l'ordine e la sicurezza pubblica a seguito della quale fu diffuso un comunicato che tendeva ad escludere l'esistenza di fenomeni di ecomafia in Abruzzo, così da prendere, in qualche maniera, una distanza dalla presentazione del rapporto di Legambiente. Riteniamo che anche questo sia stato un fatto grave e lo ricordiamo soprattutto perché, come dicevo prima, certi fenomeni non sono ancora stratificati nella nostra regione, la convivenza civile non è ancora stata intaccata dal fenomeno e, quindi, vi è ancora uno spazio per poter intervenire in termini di repressione.

Riteniamo sia indifferibile - si tratta di un'esigenza della quale chiediamo alla Commissione di farsi portavoce - l'istituzione di un osservatorio regionale sullo smaltimento dei rifiuti e sul traffico abusivo degli stessi. Nella nostra regione le istituzioni continuano a camminare ciascuna per proprio conto, mentre è fortemente avvertita l'esigenza di - diciamo così - mettere in rete tutti gli organismi ed i soggetti aventi competenze ed obblighi istituzionali in questo settore.

Ieri mattina avete visitato il sito di Scurcola Marsicana ed avete potuto constatare come balzi immediatamente agli occhi l'assenza di qualsiasi impianto. Come è stato possibile allora che siano state concesse tutte le autorizzazioni e che i controlli non abbiano accertato alcuna situazione di illegittimità? Dirò di più (anche se vi prego di assumere questa informazione con il beneficio dell'inventario): ci risulta che lo stesso impresario, la stessa ditta, oggi gestiscano un'analoga attività nel comune di Navelli. Credo che definire kafkiana questa situazione sia dire poco. Un imprenditore coinvolto in una certa situazione continua, nonostante tutto, a svolgere la stessa attività in un luogo diverso!

Alla luce di queste situazioni, risulta evidente l'utilità di istituire un osservatorio regionale. Non so se il dottor Trifuoggi abbia avuto modo di raccontarvi di essere stato costretto letteralmente a correre dietro ad uno degli smaltitori abusivi abruzzesi il quale chiudeva a Cepagatti e riapriva ad Alanno, chiudeva ad Alanno e riapriva da qualche altra parte...! Il tutto per effetto di un continuo rinnovo di autorizzazioni. C'è una situazione di compartimenti stagni, di non comunicazione tra chi rilascia le autorizzazioni in questo settore.

 

ANGELO STANISCIA. Intende dire che il tutto avviene in buona fede?

 

ANTONIO RICCI, Presidente regionale di Legambiente. Voglio sperare almeno nella buona fede delle istituzioni! Certamente c'è un difetto di comunicazione.

 

ANGELO STANISCIA. Ma perché, allora, si tratta sempre dello stesso personaggio?

 

ANTONIO RICCI, Presidente regionale di Legambiente. Perché, evidentemente, ha la possibilità di fare questo e ben altro.

Ripeto: l'osservatorio regionale sarebbe utile non soltanto ad evitare situazioni eclatanti, ma anche a dare un segnale forte della presenza della regione in questo settore.

Un'ulteriore esigenza che intendiamo ribadire riguarda la necessità di istituire in regione una sezione distaccata dei NOE. I magistrati vi avranno certamente segnalato le difficoltà che si incontrano nell'espletare le indagini, soprattutto perché si è costretti a richiedere l'intervento dei carabinieri del NOE da Roma, con conseguente impossibilità di agire in termini tempestivi ed efficaci. Tutto ciò si inquadra in una situazione di carenza organizzativa delle procure competenti sul territorio.

Un ulteriore aspetto sul quale richiamiamo la vostra attenzione riguarda la costituzione, ma soprattutto l'operatività, dell'agenzia regionale per la protezione ambientale. Si è discusso molto se istituire l'ARPA a Pescara, a L'Aquila o giù di lì. Di fatto, la situazione dei controlli è decisamente carente: le province non sono attrezzate e l'ARPA non c'è, quindi non gestisce. E' evidente che, senza controlli, non è possibile gestire il settore in modo adeguato. Penso, in particolare, al grande buco nero rappresentato dall'attività di quei laboratori che rilasciano ufficialmente autorizzazioni per lo smaltimento. Il problema riguarda l'affidabilità di questi laboratori...

 

PRESIDENTE. Si tratta di un aspetto diffuso, non limitato soltanto all'Abruzzo.

 

FRANCO GERARDINI. Sì, anche perché manca una normativa nazionale.

 

ANTONIO RICCI, Presidente regionale di Legambiente. Se avessi potuto, avrei fatto in modo che, nel corso del vostro sopralluogo, riusciste ad effettuare una ricognizione area della Val Pescara: avreste avuto un colpo d'occhio sicuramente inquietante, trattandosi di una situazione ben più grave di quella di Tollo, che invece avete potuto accertare direttamente.

L'onorevole Gerardini ricorderà che abbiamo proposto al consiglio regionale una mozione affinché si assumano iniziative per configurare i reati ambientali nella nostra normativa penale, al fine di evitare che si continui ad intervenire con strumenti non adeguati alla specificità dei reati.

Per quanto riguarda i rifiuti ospedalieri, il senatore Staniscia saprà sicuramente che in questa regione sembrerebbe essere attivo un inceneritore nel territorio di Atessa, gestito dalla ditta Maio, che ha richiesto le autorizzazioni per smaltire, appunto, rifiuti ospedalieri. Non ci risulta che l'impianto abbia ricevuto tutte le autorizzazioni richieste dalla normativa. In particolare, la commissione di esperti sulle emissioni in atmosfera della regione Abruzzo ha ritenuto l'impianto assolutamente inadeguato dal punto di vista tecnico. L'impianto era sorto nella prospettiva di smaltire altro tipo di materiale e, secondo la commissione, non è quindi in grado di smaltire rifiuti ospedalieri. Perché, dunque, l'impianto smaltisce oggi questi ultimi?

Quanto alla localizzazione della discarica a Monte Manicola, credo si tratti di un problema che esula dalle competenze specifiche della regione. Come Legambiente, riteniamo che sul problema di Monte Manicola e, in generale, su quello più complessivo della realizzazione di nuove discariche nella regione, non si possa più continuare a parlare di discariche sic et simpliciter; in particolare, non siamo più disposti ad accettare localizzazioni di nuove discariche se, nel contempo, non sarà avviata concretamente la raccolta differenziata, che purtroppo è ancora ignorata.

Condivido alcune affermazioni del rappresentante del comitato antidiscarica e sono anche consapevole che nel futuro il concetto di discarica tenderà ad essere superato. Oggi, purtroppo, il dibattito su Monte Manicola non può che essere condotto in questi termini. Veniamo da una situazione in cui la stessa amministrazione comunale vide un suo assessore all'ambiente dimettersi proprio perché non si riusciva a percorrere la strada della raccolta differenziata in questo comune; eppure, dopo diversi mesi, si è ritornati nuovamente a parlare esclusivamente di discariche. Tra l'altro, l'area di Monte Manicola era stata originariamente inserita nell'area parco del Gran Sasso, ma successivamente ne fu esclusa. Non esiste, quindi, un vincolo di tipo paesaggistico su quest'area. Tuttavia, ripeto: in Abruzzo si può, si dovrebbe e si deve continuare a parlare di discariche soltanto nel momento in cui, nel contempo, si proceda con il sistema della raccolta differenziata.

 

DANTE CASERTA, Presidente regionale del WWF. Possiamo dire che l'Abruzzo non è più soltanto un territorio a rischio ma una regione nella quale il rischio stesso si è cominciato effettivamente a concretizzare. Ciò deriva da una serie di responsabilità che riguardano alcuni soggetti i quali in passato avrebbero dovuto vigilare meglio, ma non l'hanno fatto. Sicuramente, l'assenza di controlli è stata determinante, così come il fatto che la questione rifiuti nella nostra regione sia stata continuamente affrontata all'insegna della continua emergenza. Questo in tutti i campi. Basti pensare ai numerosissimi comuni che sono andati avanti per anni ricorrendo all'articolo 12 del DPR n. 915, rinnovando di sei mesi in sei mesi le autorizzazioni per l'uso di discariche che non erano autorizzate nei termini di legge. Questo perché c'è stato un colpevole ritardo nell'adozione di un piano di smaltimento regionale. Questo piano, una volta approvato, non ha avuto i suoi effetti per tutta una serie di motivi che è inutile ricordare in questo momento. Sta di fatto che ancora oggi, anche se il nuovo piano ci è stato promesso dal 1994, quando si insediò l'assessore Damiani, a quattro anni dal 1994, il piano non è entrato in vigore e l'assessore Tontodimamma ce ne ha promesso uno nuovo.

In questo scenario della gestione dell'emergenza dei rifiuti si inserisce bene anche la vicenda della discarica di Colle Cese, di cui si è parlato, a Spoltore. Ci sono state più di dieci ordinanze contingibili e urgenti, dall'agosto del 1991, attuate dal presidente della giunta regionale. Si parla adesso della sesta autorizzazione, di cui si discute in questi giorni presso la regione. Contro le precedenti cinque ci sono sempre stati ricorsi da parte dei cittadini, ricorsi vinti sia al TAR sia al Consiglio di Stato. Vi è stata inoltre una serie di pareri contrari da parte degli organi competenti. Eppure si continua ad insistere per realizzare una discarica in quella zona. So che la Commissione della precedente legislatura se ne è occupata.

Tornando al discorso della vigilanza e del controllo del territorio, è veramente incredibile come a volte ci troviamo di fronte a situazioni che sono davvero inspiegabili, perché non si riesce a capire come sia possibile che ad accorgersi di certe cose siano le associazioni ambientaliste e non i soggetti che sono pagati per farlo. Un caso tipico è, per esempio, quello delle strade di accesso ai lungofiumi che vengono create quando si devono fare dei lavori. Queste strade non vengono mai richiuse, i sindaci ne perdono completamente notizia, nel comune non risultano da nessuna parte e questo provoca la facile possibilità di recarsi sui lungofiumi. Ecco perché prima dicevamo che pressoché ogni fiume della nostra zona si trasforma in una serie di discariche continue.

Questo accade perché il controllo manca. Se è vero, infatti, che la prevenzione è fondamentale, riteniamo che anche la fase repressiva debba avere un ruolo importante. Da questo punto di vista il WWF ha sollevato motivi di preoccupazione anche riguardo all'applicazione del decreto legislativo n. 22 del 1997, che inseguendo l'obiettivo, peraltro giusto, della semplificazione delle procedure, a volte, dati i preoccupanti ritardi da parte della pubblica amministrazione nell'effettuare i controlli, crea un po' la strada per agire in mancanza di verifiche e di controlli.

Un esempio in tal senso che riteniamo importante è quello di una cava-discarica in località Gravigliano, nel comune di Teramo. Qui sorgeva una cava di ghiaia che era stata autorizzata nel 1989 per cinque anni. L'autorizzazione, scaduta nel 1995, non è stata rinnovata. Nel frattempo, nel 1994, la regione ha autorizzato la stessa ad installare nello stesso luogo una discarica di inerti. Questa discarica non è mai entrata in funzione, ma sono iniziati i lavori preparatori, protrattisi per circa un anno e mezzo, fino alla loro sospensione da parte della regione, su segnalazione del WWF e di un comitato di cittadini. Ciò che è buffo è che nel progetto si prevede una piana dove ora c'è una collina. Dato che lì si doveva realizzare la discarica di inerti, hanno continuato a scavare tranquillamente più di quanto erano stati autorizzati a fare in precedenza per la cava. Abbiamo presentato una denuncia alla magistratura e ci chiediamo: com'è possibile che nessuno si sia accorto di nulla? Chi è che deve controllare che a un progetto corrisponda un effettivo stato dei luoghi? Ciò che è accaduto è assurdo. Oltretutto, la regione ha impiegato circa un anno e mezzo a intervenire dopo la segnalazione del WWF e del comitato dei cittadini. Stiamo parlando dello sbancamento di una collina, perché hanno scavato per circa 15 metri.

 

GIOVANNI POLIDORO. A quale magistrato avete presentato la denuncia?

 

DANTE CASERTA, Presidente regionale del WWF. Alla procura di Teramo.

Ci è poi arrivata una segnalazione da parte delle guardie giurate del WWF. Come sapete, infatti, il WWF dispone di guardie giurate per la vigilanza sul territorio. La segnalazione riguarda il ritombamento delle cave dismesse. Sapete benissimo che si crea una sorta di alleanza fra i produttori di rifiuti non assimilabili ai solidi urbani e i titolari di imprese di estrazione e commercio di materiali inerti. Lo scopo è quello di occultare in maniera definitiva i rifiuti speciali con vantaggio sia per i produttori di rifiuti, che non devono pagare le spese molto alte per il conferimento nelle idonee discariche, sia per i cavatori, che si fanno pagare dai produttori di rifiuti per prenderli e poi non devono neanche pagare il materiale necessario a ricolmare la cava.

Un esempio tipico di quanto sto dicendo si è avuto recentemente nei pressi del fiume Sangro, in località Scosse, nel comune di Altino, in provincia di Chieti. Peraltro, si trova in una fascia di rispetto della riserva regionale del lago di Serranelle. La guardia del WWF ha fatto la segnalazione ed è intervenuta anche la Guardia di finanza. Successivamente, vi è stato anche l'intervento della magistratura e l'area è attualmente sottoposto a sequestro. La vicenda è tuttora in corso.

 

ANTONIO D'ONOFRIO, Rappresentante di Italia nostra della regione Abruzzo. Vorrei nuovamente sottolineare la situazione che da molti anni si è creata in Abruzzo, dove c'è stata assoluta incapacità nel gestire il piano regionale dei rifiuti. Questo ha determinato situazioni veramente pazzesche, cioè monopoli sempre delle stesse ditte. Purtroppo, la mancanza di controlli, visto che la provincia non riesce ad intervenire sulle discariche...

 

ANGELO STANISCIA. Può chiarire meglio?

 

ANTONIO D'ONOFRIO, Rappresentante di Italia nostra della regione Abruzzo. Purtroppo ci sono dei privati che, su quattro province, ne hanno in mano tre. L'esempio di Colle Cese...

 

PRESIDENTE. Scusi, quali sono i nomi di queste ditte?

 

ANTONIO D'ONOFRIO, Rappresentante di Italia nostra della regione Abruzzo. All'inizio erano partiti tre privati, cioè Di Zio, Galasso e De Meis. Tre province, tranne quella di Teramo, sono in mano alla DECO del Di Zio, che addirittura, ha avuto la gestione anche di siti di cui non aveva la proprietà, ad Atri, a Lanciano, a Chieti. E' qui presente il dottor Fiucci, un geologo che ha fatto parte del comitato degli esperti, che conosce bene la situazione. La situazione di Colle Cese è veramente emblematica. Quando il TAR è intervenuto per annullare l'ultima autorizzazione, nel maggio 1993 (consegnerò alla Commissione un volume in cui sono riportati tutti i dati), il privato ha fatto dei lavori abusivi in discarica. E' intervenuto il dottor Fimiani, di Pescara, facendo mettere la discarica sotto sequestro. Ma ci domandiamo: come mai un privato spende milioni facendo dei lavori abusivi? Perché sa che subito dopo ripartirà l'ennesima autorizzazione. L'11 aprile 1994 è stata di nuovo annullata, e nel 1995 è intervenuta la procura con una richiesta di rinvio a giudizio, ma è stata di nuovo ripresentata richiesta di autorizzazione. Questo è possibile perché vigono delle regole sbagliate e i controlli non vengono eseguiti.

 

GIOVANNI POLIDORO. Non so come si faccia a dire che sulla vicenda della discarica di Colle Cese non ci siano stati controlli, visto che questa questione è diventata un fatto quasi europeo. Che ci possano essere spazi normativi, che ci possano essere connivenze o malafede è possibile, ma dire che su quella discarica non si siano azzuffati i tecnici, i magistrati, i poliziotti, i finanzieri, gli amministratori, quando ci sono stati processi per omicidi, mi sembra non sia l'approccio giusto. La realtà è che esistono delle maglie entro le quali, in questo momento, i gestori di questa attività possono inserirsi.

Mi rivolgo ora al rappresentante del WWF. Io sono stato amministratore e mi pongo una domanda, al di là della denuncia che le associazioni fanno meravigliandosi del ricorso agli articoli 12 e 13. Credo di ricordare bene che forse tranne per Colle Cese la regione non ha mai invocato questi articoli in sostituzione dei sindaci, ma sono stati i sindaci che hanno dovuto agire per conto proprio, a proprio rischio e pericolo. D'altra parte, come tutti sappiamo, dal 1988 il piano c'era: sarà stato un piano malvagio, ma c'era. Vorrei allora sapere perché vi meravigliate del ricorso allo smaltimento eccezionale ed emergenziale quando, rispetto al piano esistente, nessuna discarica è stata costruita, perché addirittura ne sono state costruite, forse, fuori del piano. Forse l'unica del piano è quella del CIRSU, a Notaresco. Ma quel piano è irrealizzato da dieci anni a questa parte. Quindi, mi sembra un po' contraddittorio meravigliarsi del fatto che si debba ricorrere allo smaltimento d'emergenza da parte degli amministratori, in buona o in cattiva fede, perché non avrebbero altra scelta, come non l'hanno tuttora, a distanza di dieci anni.

Tutti ci immergiamo nella questione sottolineata dagli ambientalisti, però il vero problema, che mi risulta non emergere dal vostro approccio, è che per dieci e più anni abbiamo assistito alla demonizzazione del piano, probabilmente giustificata, e anche alla difficoltà degli amministratori di individuare altri processi di smaltimento. Ricci dice di fare la raccolta differenziata. Ebbene, i comuni più avanzati d'Italia sono arrivati sì e no al 15-20 per cento, e parlo di comuni dove questa raccolta è stata iniziata venti anni fa. Mi riferisco a Brescia, a Padova, a qualche altro piccolo comune. Certo, se è un comune di mille abitanti può darsi che raggiunga anche il 30 per cento, ma non credo che questo sia avvenuto per comuni con una dimensione urbana.

 

ANTONIO RICCI, Presidente regionale di Legambiente. Milano.

 

GIOVANNI POLIDORO. Milano sotto questo aspetto ha tanti altri difetti. Credo che, per quanto riguarda la qualità della vita in termini ambientali, Milano non debba essere presa ad esempio, visto che è anche priva di depuratori.

Non voglio polemizzare, ma voglio dire che la vera questione, oggi, forse è un'altra. Abbiamo fatto tutte le analisi, all'articolo 12 non si può più ricorrere, le discariche non le abbiamo e non le vogliamo da nessuna parte, il piano non funziona e ne serve un altro e i comuni debbono smaltire a costi spropositati, un po' per il monopolio e un po' per i veti incrociati che le società di gestione di fatto creano sul mercato. Quella della lievitazione dei prezzi non è propaganda, ma è causa del mercato monopolizzato. Non vi sembra, allora, che tutti insieme, a questo punto, al di là del piano, ci dobbiamo mettere a cercare i siti, oltre a fare tutte le altre operazioni necessarie, entro cui smaltire non solo RSU, ma anche gli altri tipi di rifiuti che si producono nella nostra regione?

 

ANTONIO FIUCCI, Rappresentante regionale del WWF. L'ufficio ecologico provinciale di Pescara ha sei siti in cui si possono fare discariche che non hanno controindicazioni. Con l'assessore Damiani siamo andati a visionarli ed è emerso che non ci sono problemi. Non si sa perché nessuno li prende in considerazione.

 

GIOVANNI POLIDORO. Questi siti rientrano nel piano?

 

ANTONIO FIUCCI, Rappresentante regionale del WWF. Il piano non prevede siti.

 

PRESIDENTE. Scusate, ma è necessario chiarire la questione dalla base. Vi è una certezza che questa Commissione ha dopo questi due giorni: in Abruzzo non c'è un piano, nel senso che esiste un vecchio piano, noto come SNAM, che può anche servire come riferimento alle amministrazioni; però manca uno strumento cardine, che oltretutto adesso deve collimare con le norme del decreto Ronchi. Quindi, collega Polidoro, è un po' complicato che noi chiediamo alle associazioni ambientaliste e a i comitati... possiamo chiedere loro il senso di responsabilità, possiamo non condividere la posizione che non si facciano discariche, perché dal punto di vista delle norme europee, recepite nel decreto Ronchi, la prima priorità è di produrre meno rifiuti, con il massimo di riciclabilità, la seconda è recuperare i materiali, la terza è la termodistruzione con produzione di calore e di energia elettrica, mentre la discarica, in questo quadro, dovrebbe rimanere residuale. In ogni caso, ricordiamo che ceneri e fanghi o altri rifiuti pericolosi devono avere per forza come destinazione una discarica. Quindi, possiamo condividere l'idea che non si facciano più discariche...

 

DOMENICO LEONE, Rappresentante del comitato "No alle discariche. E' importante non penalizzare sempre lo stesso territorio.

 

PRESIDENTE. Uno dei motivi per i quali nel corso dei nostri sopralluoghi incontriamo i rappresentanti delle associazioni ambientalistiche è legato proprio all'esigenza di acquisire la conoscenza dei bisogni e delle istanze provenienti dal territorio. In questo caso, abbiamo compreso che alla base dell'azione del comitato è individuabile anche una sofferenza legata al fatto che la stessa area è stata più volte - per così dire - presa di mira, nonostante a suo tempo i responsabili amministrativi abbiano effettuato la scelta di non entrare in un'area tutelata per eccellenza, quella del parco del Gran Sasso. Probabilmente, se la scelta fosse stata diversa, la collettività sarebbe stata tutelata. Si tratta, comunque, di valutazioni fatte con il senno di poi, che lasciano il tempo che trovano.

In ogni caso, abbiamo ben compreso le rivendicazioni del comitato. Molte delle cose che ci dite sono già oggetto di attenzione della nostra Commissione; molte altre, francamente, sono riconducibili alla competenza di altre istituzioni e di altri organi e, quindi, in questi casi non possiamo far altro che limitarci ad una segnalazione. Vi sono alcuni aspetti da voi posti in evidenza che, per quanto la Commissione potrà fare, anche avvalendosi dei propri consulenti, saranno seguiti con particolare attenzione. Una delle presunzioni della Commissione, infatti, è quella di non limitarsi a meri sopralluoghi formali ma di cercare di trarre dalla realtà osservata elementi per iniziative concrete, così come, lo dico senza falsa modestia, in molti casi abbiamo dimostrato. Non possiamo dare alcuna garanzia, se non quella rappresentata dal fatto che il nostro interesse non si limita semplicemente alle audizioni e alle acquisizioni di dati ma ha anche una sua proiezione nell'impegno successivo teso a risolvere problemi a volte davvero spinosi.

Vi ringraziamo per il vostro contributo.

 

DOMENICO LEONE, Rappresentante del comitato "No alle discariche". Vorrei semplicemente precisare, signor presidente, che la localizzazione di Monte Manicola riguarda un'area posta in prossimità del parco, alle porte di quest'ultimo. Si tratta di un dato che vi invito a tenere presente.

 

PRESIDENTE. Grazie.

 

Incontro con il rappresentante della Confindustria-Abruzzo.

 

PRESIDENTE. Credo che lei conosca i compiti e gli scopi della Commissione. Gradiremmo ricevere un suo contributo, con particolare riferimento al ruolo delle imprese in questa realtà.

 

ANTONIO CAPPELLI, Rappresentante della Confindustria-Abruzzo. Intervengo in sostituzione del presidente regionale, Piero Barbaschi, che purtroppo si trova all'estero.

Il problema ci riguarda essenzialmente dal punto di vista dell'utenza del servizio, nel contesto di un sistema particolare che risente di una legislazione estremamente farraginosa e in alcuni casi incompleta. In Abruzzo viviamo una situazione teoricamente normale; in realtà, esiste effettivamente un problema di gestione dei rifiuti. Se dovessi dire che nella nostra regione vi sono problemi di ecomafia, in prima battuta lo escluderei o, almeno, direi che si tratta di un sistema non radicato come invece è in altre zone del paese.

Da questo punto di vista, le aziende non ci segnalano particolari perplessità né ci trasmettono denunce. Si tratta di un sistema che gira in un certo modo. Le aziende lavorano con società di smaltimento tutte autorizzate o che, almeno, sembrano essere tali almeno sulla carta. E' difficile verificare fino in fondo ciò che realmente accade.

 

PRESIDENTE. Anche in Abruzzo le società di smaltimento che operano in determinati settori sono oggetto di indagine da parte di varie procure. Siamo in presenza di smaltimenti illegali, società di facciata, reati di falso in bilancio e truffe di vario genere. Si tratta di modificare un'impostazione tradizionalmente seguita dalle associazioni degli industriali, a tutti i livelli, volta a considerare le imprese come utenti di un servizio. Ciò anzitutto perché vi sono moltissime società che operano nel settore dei rifiuti, anche con dimensioni rilevanti; è singolare che non si tenga conto del fatto che non si tratta soltanto di essere utenti del servizio ma anche di essere imprese che operano sul mercato. In tale contesto sono riscontrabili negatività sotto vari punti di vista, con riferimento, ad esempio, alla possibilità che talune imprese costituiscano di fatto un monopolio privato (una situazione che in Abruzzo ci è stata sottolineata da molti). Ciò determina condizioni di minore trasparenza e di assenza di mercato ed impedisce ad altri soggetti di inserirsi in quest'ultimo.

Riteniamo che, a tutti i livelli, lo sforzo debba essere indirizzato a riportare a dignità un problema che segna un forte elemento di arretratezza del nostro paese.

Rispetto alla gestione del ciclo dei rifiuti tutti debbono fare la loro parte. Ciò che sempre chiediamo al mondo delle imprese è di considerarsi non soltanto come utenti ma di contribuire a creare il mercato, anche perché nel giro di pochi anni l'introduzione delle normative europee, realizzata ad esempio attraverso il decreto legislativo Ronchi, verrà sempre più a costituire un quadro di riferimento che dovrebbe consentire, oltre alla realizzazione di obiettivi di grande rilevanza specificamente attinenti alle gestione dei rifiuti, anche una reale apertura del mercato nel quale entrerebbero molte più imprese di quante attualmente ne siano coinvolte. La gestione di questo business negli ultimi quindici anni ha purtroppo aperto spazi alla criminalità organizzata; nel momento in cui, però, si eleveranno la consapevolezza delle amministrazioni, la capacità tecnologica ed il quadro normativo, è evidente che saremo di fronte ad un mercato nel quale molte imprese saranno interessate ad entrare. Si tratta dunque di ragionare in questa prospettiva, abbandonando l'impostazione delle imprese che continuano a considerarsi semplici utenti di un servizio di pubblica utilità.

 

ANTONIO CAPPELLI, Rappresentante della Confindustria-Abruzzo. Credo si tratti di una deformazione, visto che tale impostazione è riscontrabile anche nelle nostre consorelle...

 

PRESIDENTE. Non sempre, qualche cosa sta cambiando!

 

ANTONIO CAPPELLI, Rappresentante della Confindustria-Abruzzo. Visto che sta cambiando non soltanto questo ma anche la legislazione, da parte nostra vi è tutto l'interesse a che la situazione sia gestita nel miglior modo possibile. Gradiremmo, vorremmo, ci farebbe piacere che la legislazione in materia fosse resa meno farraginosa di quanto è attualmente. Se la situazione normativa fosse semplificata, opereremmo sicuramente in condizioni più adeguate. Confindustria vuole il mercato e, quindi, siamo sicuramente contenti di questa prospettiva e disponibilissimi ad affrontare qualsiasi tipo di discorso si muova in questa direzione.

 

PRESIDENTE. Benissimo!

E' molto importante che le imprese abbiano un occhio vigile rispetto, ad esempio, ai trasporti di rifiuti e alle ditte che dichiarano di smaltirli. L'Abruzzo, purtroppo, non è più una terra felice tagliata fuori da traffici illeciti. Accanto ai problemi riscontrabili in tutte le aree italiane, abbiamo acquisito la certezza che la regione sia diventata sede di traffici illeciti. Ecco perché chiedo alle aziende di prestare particolare attenzione a chi conferisce i rifiuti, sia in termini di ditte trasportatrici sia in termini di conferimento finale. Una maggiore attenzione contribuirebbe non soltanto a stare a posto con la coscienza ma anche a lavorare per la realizzazione di un mercato che non sia un monopolio, per di più ad appannaggio di associazioni a delinquere.

 

ANTONIO CAPPELLI, Rappresentante della Confindustria-Abruzzo. Noi consigliamo alle nostre imprese una sistematica verifica di tutte le certificazioni, che qualche volta possono apparire valide a prima vista ma che probabilmente non lo sono nella realtà dei fatti. A dimostrazione dell'attenzione che rivolgiamo al problema, cito l'iniziativa di un convegno, assunta in tempi non sospetti, che si svolgerà qui a L'Aquila tra le imprese della provincia, proprio per discutere il decreto Ronchi.

 

PRESIDENTE. La ringraziamo.

 

Gli incontri terminano alle 19,5.