Commissione di vigilanza servizi radiotelevisivi
La Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi,
visti la Dichiarazione ed il Programma di azione adottati dalla quarta Conferenza mondiale sulle donne, svoltasi a Pechino dal 4 al 15 settembre 1995;
visto il quarto Programma d'azione a medio termine dell'Unione europea (1996-2000) per la parità e le pari opportunità tra donne ed uomini;
visto il documento approvato nel dicembre 1996 dalla Commissione nazionale per la parità e le pari opportunità tra uomo e donna;
visto il documento conclusivo della Conferenza specializzata dell'Unione interparlamentare svoltasi a New Delhi dal 14 al 18 febbraio 1997, "Verso un partenariato tra uomini e donne in politica"; vista altresì la risoluzione presentata alla 97/a Conferenza interparlamentare, svoltasi a Seul dal 10 al 15 aprile 1997, dall'Unione delle donne parlamentari;
considerata la legislazione nazionale, la normativa internazionale e quella comunitaria relativa ai diritti delle donne;
considerato l'articolo 11, commi 1 e 2, della legge 6 agosto 1990, n. 223, recante azioni positive per la pari opportunità;
considerata la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri intitolata "Azioni volte a promuovere l'attribuzione dei poteri e delle responsabilità alle donne, a riconoscere e garantire libertà di scelte e qualità sociale a donne ed uomini";
considerati i principi su cui si fonda la diffusione dei programmi radiofonici e televisivi, recati dagli articoli 1 della legge 14 aprile 1975, n. 103, e 1 della legge 6 agosto 1990, n. 223;
considerata la potestà della Commissione di vigilanza RAI di rivolgere alla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo atti di indirizzo per l'attuazione di tali principi, ai sensi degli articoli 1 e 4 della legge 14 aprile 1975, n. 103;
visti gli articoli 2 e 3 della legge 25 giugno 1993, n. 206, e le successive modificazioni, relativi alle funzioni anche di garanzia del Consiglio d'amministrazione e del Direttore generale della RAI;
considerati i contenuti della "Carta dell'informazione e della programmazione a garanzia degli utenti e degli operatori del servizio pubblico", elaborati a cura della concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo;
considerati i contenuti del documento di indirizzo sul pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo, approvato dalla Commissione nella seduta del 13 febbraio 1997;
considerato il valore insostituibile della libertà di espressione, sancito dall'articolo 21 della Costituzione, così come il ruolo altrettanto insostituibile esercitato dai vari strumenti di autoregolazione predisposti in totale autonomia dai vari operatori del sistema dell'informazione; visto inoltre l'articolo 3 della Costituzione;
considerato inoltre
che l'affermazione dell'identità e della soggettività femminile che si è andata realizzando nella nostra società costituisce un valore prezioso per tutti, uomini e donne, nonchè un fattore di sviluppo democratico e di crescita individuale;
che è compito di una moderna società democratica individuare gli strumenti per contribuire a costruire un nuovo patto sociale, in cui uomini e donne, rispondendo ai principi della pari dignità e delle pari opportunità, possano vicendevolmente arricchirsi delle loro differenze;
che nella loro rappresentazione sociale tali differenze vengono invece ancora ampiamente individuate non come fattore di ricchezza, ma come implicita e talvolta aperta discriminazione;
che eventuali espressioni di discriminazione in base alla differenza di sesso e di genere risultano particolarmente gravi quando si manifestano all'interno del sistema dei media, e delle trasmissioni radiotelevisive in particolare, dato il loro ruolo decisivo nel processo di costruzione e diffusione di modelli di vita e comportamenti individuali e collettivi; e che in tale processo, al servizio pubblico sono affidate più penetranti responsabilità;
che la massiccia presenza delle donne nei luoghi della politica diffusa (associazionismo, volontariato, organizzazioni non governative, luoghi di lavoro ecc.) esprime un rinnovato desiderio e capacità delle donne di essere protagoniste a tutti gli effetti della vita pubblica, ma tuttora non trova un adeguato corrispettivo nei luoghi della politica istituzionale;
che la partecipazione attiva delle donne alla vita politica, istituzionale e non, rappresenta un obiettivo da perseguire da parte del Governo e del Parlamento, dal momento che la presenza delle donne in tutti i livelli della vita politica favorisce il processo di arricchimento e democratizzazione delle vita politica stessa;
che uno studio dell'ONU ha segnalato che un miglioramento significativo del tasso democratico della vita politica potrebbe prodursi se la presenza delle donne in Parlamento raggiungesse una "massa critica" pari almeno al trenta per cento;
che tale obiettivo può essere perseguito anche attraverso una più diffusa opera di sensibilizzazione culturale circa gli effetti positivi che possono essere generati dall'investimento della "risorsa donna" nella politica istituzionale;
che in tale opera di sensibilizzazione culturale un ruolo strategico può essere svolto dal sistema dei media, specie da quelli che utilizzano il mezzo radiotelevisivo, e dal servizio pubblico radiotelevisivo in particolare;
che l'insieme dei media si configura sempre più, nella moderna società dell'informazione, come strumento principale di conoscenza e formazione individuale e collettiva, partecipazione democratica e crescita culturale;
che tale nevralgico sistema non può essere governato confinando ai suoi margini la voce e lo sguardo delle donne, e va dunque anch'esso investito del doppio obiettivo strategico emerso dalla Conferenza di Pechino: in particolare, Empowerment (acquisizione di poteri e responsabilità da parte delle donne) e Mainstreaming (acquisizione del punto di vista di genere nelle politiche di governo);
che il sistema di rappresentazioni offerto dai media agisce da operatore attivo nei processi individuali e collettivi di costruzione di identità e assunzione di ruolo;
che la pluralità di voci, esperienze, libertà e responsabilità femminili affermatasi sulla scena sociale può promuovere, se adeguatamente rappresentata, nuova libertà e responsabilità per uomini e donne;
che l'obiettivo di una "società di uomini e donne" (dunque di piena cittadinanza del punto di vista delle donne e di adeguata presenza delle donne nei luoghi di decisione e di potere) costituisce la premessa indispensabile per quel nuovo patto sociale su cui fondare una più compiuta democrazia;
formula
il seguente atto di indirizzo rivolto alla RAI, società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo:
1. La RAI individua le iniziative necessarie allo scopo di promuovere, al proprio interno, l'acquisizione di poteri e responsabilità da parte delle donne, rimuovendo in particolare gli ostacoli (tempi di vita, organizzazione del lavoro, lavoro di cura) che rallentano tale acquisizione, ed in particolare attribuendo a uomini e donne uguale chance di carriera ed uguali possibilità formative. Essa cura inoltre che anche l'immagine esterna dell'impiego del proprio personale, e dei propri collaboratori ed ospiti nelle trasmissioni, dimostri la sussistenza di pari opportunità per uomini e donne.
2. La RAI individua le iniziative necessarie allo scopo di promuovere, sul piano informativo e rappresentativo, l'acquisizione di poteri e responsabilità da parte delle donne, rimuovendo in particolare i luoghi comuni e gli stereotipi culturali che rallentano, nell'immaginario sociale, tale acquisizione.
3. La RAI individua le iniziative necessarie allo scopo di promuovere, sul piano informativo e rappresentativo, l'acquisizione di poteri e responsabilità da parte delle donne in tutti i campi della vita politica, con particolare riferimento ai luoghi della politica istituzionale, rimuovendo in particolare i luoghi comuni e gli stereotipi culturali che rallentano, nell'immaginario sociale, tale acquisizione.
4. La RAI individua le iniziative necessarie allo scopo di integrare il punto di vista della differenza di genere in tutte le politiche di governo dell'Azienda, con particolare riferimento agli sviluppi tecnologici in atto e alle nuove offerte di canali tematici e prodotti audiovisivi.
5. La RAI individua le iniziative necessarie a promuovere, sul piano informativo e rappresentativo, il punto di vista della differenza di genere, tenendo conto della pluralità di voci ed esperienze che le donne hanno disseminato nella società.
6. La RAI individua le iniziative necessarie allo scopo di non trasformare la rappresentazione delle differenze di sesso e di genere in fattore di discriminazione individuale, culturale e sociale. Tali iniziative riguardano l'insieme delle attività private e pubbliche che caratterizzano la vita sociale; e si conformano in particolare al principio del valore intrinseco della persona per quanto attiene la rappresentazione del corpo degli uomini e delle donne;
7. La programmazione riferisce i criteri di cui al presente atto di indirizzo anche alle trasmissioni pubblicitarie.
8. La Commissione invita la RAI ad esaminare la possibilità di istituire un premio periodico per le singole trasmissioni che si sono distinte nell'applicazione dei princìpi di cui al presente atto di indirizzo, e si riserva di prendere a sua volta parte a tale iniziativa.
9. La Commissione considera il Consiglio d'amministrazione ed il Direttore generale della RAI responsabili, ciascuno per le rispettive competenze di legge, dell'attuazione del presente atto di indirizzo, li impegna a riferirne alla Commissione, ed auspica che la RAI si serva di una struttura tecnica di garanzia per la valutazione della rispondenza delle trasmissioni ai criteri di cui al presente atto. Auspica inoltre che la RAI voglia incoraggiare forme di ricerca delle possibilità di influenza della sua programmazione sull'opinione pubblica, e che sui temi oggetto del presente atto possa stabilire forme stabili di consultazione e collaborazione con le altre emittenti, anche straniere.
10. Di tutte queste iniziative la RAI presenta ogni sei mesi un resoconto nell'ambito della Relazione bimestrale sull'attuazione del Piano editoriale trasmessa alla Commissione (di cui all'articolo 2, comma 1, della legge 25 giugno 1993, n. 206, come modificata dall'articolo 1, comma 5, del decreto-legge n. 545/96, convertito con modificazioni dalla legge n. 650/96), la quale a sua volta lo trasmette al Ministro per le pari opportunità.
11. La Commissione auspica che l'intero sistema dei media possa conformarsi al presente atto di indirizzo.
12. Continua a trovare applicazione l'atto di indirizzo alla RAI in materia di pluralismo approvato dalla Commissione il 13 febbraio 1997.