CATANIA, 4 DICEMBRE 2002
RESOCONTO STENOGRAFICO
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO
PARTECIPANO I DEPUTATI EGIDIO BANTI, GENNARO CORONELLA, UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI, MARCO LION, LORENZO PICCIONI, DONATO PIGLIONICA E MICHELE VIANELLO
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PAOLO RUSSO
I lavori cominciano alle 9,45.
PRESIDENTE. La Commissione, nello svolgimento dell'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse, in questa fase dei suoi lavori, sta procedendo con le audizioni di rappresentanti istituzionali e degli enti e degli organismi coinvolti nell’ordinaria gestione del ciclo dei rifiuti e parallelamente con lo svolgimento di missioni conoscitive di approfondimento presso tutte le regioni, ed in particolare in quelle poste in stato di commissariamento per l'emergenza rifiuti, quali la Calabria, la Campania la Puglia, la Sicilia ed il Lazio stesso.
Nel quadro di tale attività ha particolare rilievo per l'attività della Commissione potrebbe assumere la conoscenza degli aspetti connessi alla situazione del territorio, all'impiantistica presente nella gestione dell'ordine pubblico, con particolare riferimento alle questioni di maggiore criticità nella gestione del ciclo dei rifiuti.
Ringrazio anche a nome della Commissione il prefetto di Catania, che la Commissione ha già utilmente ascoltato in un audizione nel corso della precedente missione a Palermo, nella veste di sub commissario per l'emergenza rifiuti, a cui cedo la parola.
ALBERTO DI PACE, Prefetto di Catania. Vi do il benvenuto nella prefettura di Catania e vi confermo la piena disponibilità della mia struttura per le vostre esigenze nei giorni previsti della missione in corso.
Desidero parlare del contesto esistente in provincia, cui si rivolge la nostra attenzione, per alcuni versi la nostra resistenza, per le infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti dei lavori pubblici e dei servizi. Successivamente, elencherei i dettagli riguardanti la gestione dei rifiuti nella provincia di Catania, le nostre iniziative sulla responsabilità derivanti dalle ordinanze di protezione civile sull'emergenza rifiuti in Sicilia. Infine, darei un cenno sull'opinione di massima esistente nella direzione investigativa antimafia - sezione di Catania - sulle attuali indagini riguardanti le infiltrazioni mafiose nel ciclo dei rifiuti.
È evidente che in prefettura si opera in un contesto sensibile alle problematiche riguardanti le infiltrazioni mafiose nell'economia, per cui la prefettura nel corso del tempo ha avvertito la necessità di inserirsi nell'integrazione del ruolo delle forze dell'ordine e della magistratura, per coprire settori, non ancora costituenti campo di indagine da parte della polizia giudiziaria, ma per i quali si riscontrava una lacuna organizzativa, essendo necessario indagare sulla pericolosità di un ambito sconosciuto, in cui non erano lamentate determinate fattispecie di reato.
L'attività mafiosa negli anni passati è stata molto eclatante, essendo giunta ad un numero di omicidi attestato attorno a cento l'anno; tra il 1997 ed il 1999; nel 2000 tale dato si è ridotto per opera della magistratura e delle forze dell'ordine, fino a raggiungere le poche decine di omicidi.
Nel 2000 gli omicidi sono stati complessivamente diciassette, di cui soltanto sette di origine mafiosa; nel 2001 il dato è risalito a venticinque, trenta omicidi, soprattutto per una faida mafiosa, svoltasi nella piana di Catania, tra le famiglie siracusane e quelle catanesi.
La nostra attenzione è caduta sulle infiltrazioni, derivanti dall'utilizzo di una catena di prestanome o di meccanismi, anche informatici, sofisticati, per infiltrarsi negli appalti dei lavori pubblici e dei servizi. Ultimamente, per tale motivo, abbiamo legato a tutti i protocolli di intesa sulla legalità e la sicurezza l'obbligo per la controparte contraente di informare di tutte le procedure di appalto connesse ai finanziamenti, in modo da avere per le procedure stesse, fin dal momento del bando, la copia dello stesso, l'elenco delle ditte partecipanti, ed una copia degli atti. Per poter analizzare i documenti, abbiamo organizzato un nucleo operativo per la sicurezza dell'economia, molto efficace, cui partecipano un funzionario della DIA, due funzionari della prefettura per il coordinamento e tre ufficiali, rispettivamente, della Guardia di finanza, dei Carabinieri e della Polizia di Stato.
Tale comitato per la sicurezza pubblica, tralasciando il problema dell'ordine pubblico, ha specificatamente il compito di verificare le infiltrazioni criminali nelle procedure. Nel corso dell'ultimo anno sono state monitorate una novantina di procedure; sono stati raccolti ed elaborati i dati relativi agli appalti delle opere pubbliche e alle forniture per i pubblici servizi nell’ambito dei protocolli sulla legalità; si è provveduto poi alla gestione della banca dati dei lavori pubblici ed alla raccolta delle stime ricavate dall'ufficio antimafia e dal collegamento on line Infocamere, al fine di offrire elementi di conoscenza e di collaborazione alle stazioni appaltanti ed agli enti sottoscrittori dei protocolli di legalità.
Nel corso del lavoro l'efficacia del gruppo si è a tal punto affinata che è cominciata una collaborazione specifica tra la prefettura, il procuratore nazionale antimafia e l'autorità di vigilanza sui lavori pubblici.
Nell’ambito delle informazioni e delle comunicazioni alle stazioni appaltanti, in estate ho avvertito la necessità di richiamare la loro attenzione con una lettera circolare sui meccanismi di infiltrazione e di turbativa degli incanti, che prevedono l’uso di un programma informatico per individuare l'impresa vincitrice della gara. Da tale monitoraggio è stato rilevato che per ogni gara esiste un amplissimo range, costretto fino a quattro decimali: ciò significa che, su cinquanta gare monitorate, per giungere al ribasso dell'1 per cento, superando tutti decimali necessari, si arriva all'impresa n. 734 dell’elenco dei partecipanti, per cui, conosciuto od intuito il probabile numero di offerte presentate, è facile mandare in anomalia le offerte "nemiche", concentrando un range di ribassi concentrati ed estensibile a seconda della necessità.
In Sicilia, c’è stata anche una “novità legislativa” che, superando la legge Merloni, ha tentato di risolvere la questione dei decimali: con la nuova legge regionale sui lavori pubblici, approvata dall’Assemblea regionale nel corso dell'estate, il limite massimo di decimali per i ribassi scende dal cinque al due; tuttavia, ciò aiuta poco, perché si tratta semplicemente poi di adeguare il range, lavorando su due decimali anziché a cinque decimali.
Con la nostra circolare alle stazioni appaltanti è stato spiegato che non sono obbligate ad andare a contratto, quando è evidente tale turbativa, e che sono molto più al sicuro sulla responsabilità quando tale salvaguardia è indicata fin dal momento della pubblicazione del bando.
E’ stato sorprendente l'effetto della nostra circolare, che ha comportato la reazione di tutte le amministrazioni, anche di quelle non contraenti i protocolli riguardanti la sicurezza, che, sentitesi poste in mora, si sono messe in contatto con noi, evidenziando gli appalti in esame, alcuni dei quali sono stati indirizzati alla procura della Repubblica.
Alla procura della Repubblica indirizziamo delle relazioni in modo irrituale, in quanto non dovrebbe essere il prefetto a farlo. Infatti, alla nascita del gruppo per la sicurezza dell'economia, il nostro problema era che, di fronte ad un'ipotesi di reato, non avremmo avuto bisogno del NOS, perché le forze di polizia avrebbero fatto rapporto alla magistratura; nel caso in cui vi fossero state indagini in corso, neanche ci saremmo potuti avvicinare al problema, per la presenza del segreto istruttorio; quindi, si sarebbe potuto intervenire solo su di una questione, non ancora reato, e senza attenzione da parte della magistratura; tuttavia, il problema sarebbe stato, allora, a chi riferire e come su fatti che non sono reato, formulando solo ipotesi, e rischiando l’accusa di diffamazione.
Tale argomento è stato affrontato diverse volte, anche nell'ambito del comitato provinciale dell'ordine e della sicurezza pubblica, concludendo che avremmo potuto comunicare, in accordo con la procura della Repubblica, alcune relazioni informative da esaminare. In realtà, le relazioni in questione sono abbastanza complete, come, ad esempio, sul trasporto su gomma. Ricorderete, infatti, che in Sicilia orientale, negli scorsi anni, si ebbe una fortissima protesta degli autotrasportatori, che bloccò tutta la regione, determinata dai costi di trasporto molto elevati, che non potevano essere fronteggiati dai ricavi, in quanto provenienti da intermediazioni mafiose.
Non si può, se non si è almeno una grande e strutturata azienda, caricare e trasportare senza passare, necessariamente, per un’agenzia di intermediazione, che ha bisogno soltanto di un fax e di un telefono, ed il "pizzo", chiesto dalle agenzie, arriva al 10 per cento del valore del carico.
La situazione descritta ha potere di influire notevolmente sulla linearità dell'economia, in quanto rappresenta l'ingresso nella piccola e media impresa degli appalti di una mentalità illegale, come è dimostrato dal fatto che un importante segretario di associazioni autonome di autotrasportatori mi ha riferito che sarebbe preferibile risolvere alcuni problemi con il Ministero delle infrastrutture perché, piuttosto che far fallire l’azienda, preferirebbe contattare chi può fornirgli contratti e lavoro: come per la questione degli stupefacenti, bisogna evitare il contatto fra le categorie.
Il caporalato, che inquina e strozza il settore, è stato oggetto di una relazione alla procura della Repubblica di Catania, che ha informato la Guardia di finanza per l'approfondimento necessario.
La questione dei rifiuti è stata esaminata da un'altra relazione, inviata alla procura della Repubblica, sullo smaltimento dei liquami presso i depuratori. I liquami ammontano ad una certa quantità registrata dai depuratori, la potenzialità delle imprese di trasporto rappresenta un altro dato certo, per cui il sistema non dovrebbe, ovviamente, consentire variabili di alcun genere; tuttavia, esaminando i registri dei depuratori, la quantità dei liquami smaltita appare assolutamente sproporzionata per il territorio della provincia interessata e per l'economicità delle attrezzature delle imprese che si occupano dello smaltimento stesso: la risposta è che tali imprese scaricano, probabilmente, in siti non autorizzati.
Tali stime sono state inviate alla procura della Repubblica, che ha delegato la Guardia di finanza per lo svolgimento delle indagini, attualmente, in corso. E, mentre abbiamo subito una certa pubblicità per la questione del trasporto su gomma, per il tema inerente ai liquami siamo riservati, per non turbare in alcun modo le delicate indagini.
MICHELE VIANELLO. I liquami provengono da lavorazioni industriali? Attengono alla gestione del sistema fognario? Dovrebbero, infatti, essere gli organismi istituzionali chiamati ATO ad avere il compito dello smaltimento della parte fognaria, in base alla legge Galli.
E’ importante capire se sia il settore pubblico ad intrecciarsi con interessi illeciti.
ALBERTO DI PACE, Prefetto di Catania. Su tali intrecci saranno le indagini in corso a rispondere; tuttavia, non si tratta solo di liquami industriali, anzi la maggior parte è di tipo civile, proveniente da aree non attrezzate con fognature. Abbiamo avuto fretta nel riferire alla magistratura, perché l'emergenza paventata appare molto preoccupante.
I nostri calcoli sono stati compiuti, comunque, su liquami di uso civile.
PRESIDENTE. Ciò significa che lì dove non esistono fognature, ci sono pozzi neri collegati ad un sistema illecito.
ALBERTO DI PACE, Prefetto di Catania. Sì, e la cui illiceità rileviamo dalla strana dissonanza dei dati rilevati.
DONATO PIGLIONICA. Essendo un problema frequente in Puglia, il sistema illecito non riguarda i privati che chiamano gli smaltitori, ma sono questi ultimi che fanno troppo in fretta nel tornare dal depuratore per effettuare il secondo carico, scaricando, infatti, in campagna.
PRESIDENTE. Esiste, ovviamente, l’inerzia della pubblica amministrazione.
ALBERTO DI PACE, Prefetto di Catania. Il calcolo effettuato è stato, ovviamente, compiuto su dati disponibili per tutti.
Il privato assume un atteggiamento vittimistico, pagando un servizio che non riceve, e subendo un gravissimo danno ambientale, molto da vicino.
PRESIDENTE. Conferma i sospetti del collega.
DONATO PIGLIONICA. Non sono sospetti, bensì certezze: nelle nostre zone i terreni sono devastati dagli scarichi clandestini.
ALBERTO DI PACE, Prefetto di Catania. Devo confermare la mia preoccupazione.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Il problema serio è però dove si scaricano i rifiuti speciali. Lo scarico illegale dei liquami di uso civile è certamente da evitare, perché di danni ne fa; tuttavia, sarebbe bene evitare problemi maggiori.
ALBERTO DI PACE, Prefetto di Catania. E’ importante la prova dell'esistenza di un’organizzazione, che può fornire solo l’indagine della magistratura, da cui sarebbe possibile stabilire addirittura l'esistenza di un sistema illecito.
La normativa sulla certificazione antimafia dei privati per le forniture ed i servizi per la pubblica amministrazione presta il fianco ad una debolezza intrinseca molto preoccupante, superata in qualche modo da una recente sentenza 3 aprile - 6 giugno 2001, n. 3058, della IV sezione del Consiglio di Stato che, interpretando la normativa sulla certificazione antimafia, ha previsto che l'accertamento del prefetto, prima del rilascio della certificazione stessa, non sia da limitare alla titolarità dell’azienda o dell'impresa, oggetto di certificazione, ma deve allargarsi a tutti i soggetti collegati all’impresa interessata.
La norma prevede tale possibilità solo come una facoltà del prefetto, mentre il Consiglio di Stato, attraverso la sentenza citata, è andato oltre, lasciando intendere che anche una collusione, semplicemente di contatto, o di vicinanza, o di sospetto, deve imporre il rilascio della certificazione antimafia.
La prefettura può richiedere la certificazione antimafia relativamente agli organi sindacali, che possono influire sull'amministrazione della società, quando, ad esempio, i sindaci siano legati in forma mediata con le organizzazioni criminali; tuttavia, in mancanza della norma necessaria, siamo esposti alla negazione della stessa, e le forze dell'ordine forniscono le necessarie informazioni attraverso equilibrismi diplomatici: pur non emergendo obiettivi elementi di infiltrazione mafiosa o di condizionamento mafioso nell'impresa, non si può escludere, per quanto sopra detto, che ci possano essere condizionamenti.
GENNARO CORONELLA. E la palla passa a voi!
ALBERTO DI PACE, Prefetto di Catania. E non solo passa a noi. Io negherei il certificato antimafia, ma la controparte presenta ricorso, lo vince, e contro posso solo presentare non la mia interpretazione ma la citata informativa dei Carabinieri.
Manca la possibilità normativa di poter avvalorare i nostri sospetti sulle collusioni, e certo potrebbe essere una norma pericolosa senza un limite. Esistono, però, alcune limitazioni nelle funzioni del prefetto in determinate situazioni, per quanto riguarda ad esempio l'individuazione delle discariche o dei siti abusivi, o l'assegnazione delle gestioni di un certo tipo di discariche; delle due l'una: o si afferma che nell’ordinamento esiste una figura, della cui sensazione, sulla base della sua fedeltà istituzionale, ci si può fidare, oppure il prefetto ha una funzione di poco superiore alla semplice informativa delle forze dell'ordine.
Tale limitazione costringe molte volte a rilasciare le certificazioni antimafia con il dubbio che la stessa potrebbe non essere rilasciata, ma che lo si debba fare perché in tale contesto ordinamentale non è consentito altrimenti.
Di ciò ne fanno poi le spese i cittadini perbene; in passato, infatti, per un paio di volte non abbiamo rilasciato la certificazione ad un commercialista, revisore dei conti di determinate imprese, in quanto pendente un giudizio per usura impropria, che è uno degli elementi dai quali si deduce il carattere di mafiosità dell'impresa che ha tale persona nel collegio sindacale; al secondo diniego di certificato antimafia, per le imprese collegate a tale commercialista, ci ha comunicato che non avendo altri lavori, e dovendosi dimettere dalle aziende in questione, sarebbe finito in strada. Abbiamo dovuto riprendere l'esame degli atti del procedimento giudiziario, per verificare che in realtà l'accusa era talmente minimale e lontana dalla prospettiva mafiosa, da consentire il rilascio del certificato antimafia, nonostante l'obiettivo riscontro di determinate connessioni. Sarebbe necessario, allora, stabilire se della figura del prefetto si possa avere fiducia, il che è un problema già sollevato presso la Commissione antimafia.
Parlerò molto rapidamente dell'attività svolta, in qualità di prefetto di Catania, per quanto riguarda le disposizioni dell'ordinanza 31 maggio 1999, n. 2983, e successive modificazioni ed integrazioni.
Sulla scorta di valutazioni tecniche acquisite da un nucleo di valutazione, costituito da quattro accademici dell'università di Catania, abbiamo provveduto a suddividere il territorio provinciale in tre sub ambiti: il centro, costituito da quattro sub comprensori, comprendente 488 mila abitanti, dove la provincia di Catania ha un numero di abitanti di poco superiore al milione, la cui produzione di rifiuti solidi urbani è di 1,53 chilogrammi pro capite al giorno, mentre la produzione giornaliera totale è pari a 746,6 tonnellate; il nord, con 460 mila abitanti, la cui produzione di rifiuti solidi urbani è di 1,53 chilogrammi pro capite al giorno, per una produzione giornaliera di 703,8 tonnellate; ed infine il terzo sub ambito, il sud, con 155 mila abitanti, con una produzione di 1,53 chilogrammi pro capite al giorno, con una produzione giornaliera di 237 tonnellate.
Un’altra attività riguarda poi la disposizione di chiusura per inidoneità di cinque discariche di rifiuti solidi urbani. Prima dell'emergenza rifiuti, le discariche nella provincia per i rifiuti solidi urbani erano ventinove, delle quali una buona parte è scomparsa perché impresentabili o esaurite. Delle otto ancora in attività, attualmente, emergenziali (ex articolo 13) sono solo tre, cui sono state impartite prescrizioni tecniche: Grotte San Giorgio, nel comune di Catania, Tiritì, nel comune di Santanastasia, e Poggio del gatto, nel comune di Mineo.
Tali discariche presentano numerosi problemi, e dopo elencherò le pressioni subite per uscire dalla situazione.
Sentito il parere del gruppo di valutazione, e fino al 31 dicembre dell'anno in corso, abbiamo preparato dieci centri di autodemolizione, individuati tra i titolari di licenza, per la raccolta, la messa in sicurezza, la demolizione ed il recupero di materiali e la rottamazione dei veicoli a motori e loro parti, imponendo tutte le prescrizioni di legge, con particolare riferimento all'articolo 3, comma 2, del decreto n. 722 dell'assessore regionale territorio e ambiente del 1999. Abbiamo dovuto fare ciò perché tali rifiuti sono ancora nei vecchi siti, per cui devono essere spostati con l'adozione finale del piano regionale sui rifiuti, che attende la validazione della Comunità europea; successivamente all’adozione di tale provvedimento, prevista per metà dicembre, si attende da parte dei comuni l’intervento per la localizzazione di siti alternativi pianificati o adottati come variante automatica al piano regolatore.
Non abbiamo chiuso tali centri, in quanto sono i soli a poter certificare la cessazione di un autoveicolo registrato. Naturalmente, non potevamo scegliere di lasciarne solo alcuni, altrimenti saremmo entrati in una controversia infinità, per cui abbiamo dovuto lasciare aperti i centri, che danno i brividi dal punto di vista dell'ambiente. Stiamo agendo d’impulso sulle amministrazioni locali, affinché individuino presto i nuovi siti alternativi.
Abbiamo approvato il progetto autorizzato all'esercizio della discarica di autosmaltimento dei rifiuti provenienti dalle autodemolizioni, il cosiddetto fluff, prodotto dalle attività collegate alle acciaierie di Sicilia Spa; abbiamo ordinato il trasporto ed il conferimento presso idonei depuratori di Catania e di Caltagirone dei reflui civili che non recapitano in condotta fognante; abbiamo autorizzato il conferimento di rifiuti inerti presso cave esaurite ed abbandonate, contribuendo alla riqualificazione del territorio; infine abbiamo determinato di concerto con il presidente della provincia, e per quanto è possibile con i sindaci, i tre siti per la localizzazione delle discariche emergenziali e sub comprensoriali.
Tutto ciò rappresenta la modalità per uscire dall’emergenza ex articolo 13, attendendo la realizzazione del piano regionale per i rifiuti e dei termoconvertitori, insistenti su tre sub comprensoriali, che dovrebbero assorbire l'intero fabbisogno della provincia di Catania, per il tempo necessario per la realizzazione del nuovo sistema.
Il primo dei tre presidi localizzati è a Mineo, nel comprensorio sud, dove il progetto è stato preparato con gli uffici tecnici dei comuni di Minerva e di Caltagirone, successivamente approvato, con il finanziamento della discarica, per il quale stiamo effettuando le dovute espropriazioni dei terreni necessari, pensando, sull'esperienza di un altro sub comprensorio, riguardante Catania, di andare a bonaria composizione con i quattro proprietari. Il secondo sito è nel sub comprensorio Catania – metro-pedemontano etneo del Simeto, ha un progetto predisposto dal dipartimento di ingegneria ambientale dell'università degli studi di Catania, approvato e finanziato, avviandosi le procedure di gara, (per quanto riguarda Mineo le procedure sono state delegate dal prefetto alla provincia regionale), affidate al comune di Catania. Abbiamo subito un ricorso per le espropriazioni; il TAR ha rifiutato la sospensiva richiesta dai ricorrenti, ma la Commissione di giustizia amministrativa di Palermo, in secondo grado, ha concesso la sospensiva, per cui restiamo in attesa. Il terzo sito sub comprensoriale riguarda un progetto dell’università di Catania, di cui stiamo rimodulando le espropriazioni, allineandolo nei tempi con il primo progetto, in quanto di più facile realizzazione, poggiando su terreno idrologicamente pulito.
L'ideale sarebbe trovarsi di fronte alla realizzazione di nuove discariche, a gestione pubblica od a società mista, in un territorio senza altri siti del genere. Il periodo della chiusura di una discarica emergenziale, a gestione o ad interesse privato, dovrebbe essere lontano dal momento della realizzazione di nuove discariche, che incontra infatti una serie di opposizioni, difficilmente negoziabili. L'individuazione del sito per la nuova discarica deve essere, per una scelta evidente, una localizzazione assolutamente perfetta dal punto di vista idrogeologico, il che spesso determina la sua collocazione presso la migliore delle discariche emergenziali esistenti. Ad esempio, delle ventinove discariche esistenti, diventate poi otto, salvando i siti meno disastrosi, una era situata in una località abbastanza buona, sebbene troppo vicino al centro abitato; la discarica sub comprensoriale, che andremo a localizzare, sarà posta nello stesso ambito comunale, ad una distanza diversa per rispettate la norma, ed in una posizione occulta, la cui gestione sarà certamente migliore; tuttavia, quando il sindaco verrà in prefettura per conoscere le motivazioni dello spostamento della discarica, difficilmente, si potrà dimostrare che la discarica emergenziale doveva essere assolutamente chiusa; infatti, se affermo di avere problemi per la titolarità, debbo poi trarne le dovute conseguenze; se ritengo inefficiente la gestione della discarica, si deve proseguire con i provvedimenti di chiusura; con ciò sostengo che difficilmente si riesce a dimostrare che, come emergenziale, tale discarica può essere mantenuta aperta per un po' di tempo, e tuttavia, la stessa riesce ad avere una vita più lunga di quanto non dovrebbe avere per la difficoltà incontrata nell'insediamento presso il sito ottimale della nuova discarica, il che rappresenta un paradosso.
Esistono, poi, perplessità di ordine politico, e di ordine pubblico: qualche anno fa, infatti, in provincia di Siracusa, si giunse a bloccare la statale che collega Siracusa a Catania. Il prefetto, quindi, che è colui che deve individuare il sito della nuova discarica, si trova a ricoprire due ruoli assolutamente ingestibili, da un lato deve essere il mediatore di una situazione e dall'altro deve essere colui che impone la situazione stessa. Se l’attore dell'individuazione del sito e della sua realizzazione fosse un ente come la provincia regionale, in qualche modo il prefetto riuscirebbe a mediare tra l'ente locale, il comune, la popolazione, i movimenti ambientalisti e l’ente attuatore della discarica.
PRESIDENTE. Non possiamo commissariare anche il prefetto.
ALBERTO DI PACE, Prefetto di Catania. Potrebbe esser pensato che la chiusura delle discariche fosse affidata ai prefetti, e che la realizzazione di nuove discariche potesse ritornare al commissario o agli enti locali.
Per porre in essere le gestioni dei siti sub comprensoriali, è stato esercitata un'attività di impulso in accordo con l'amministrazione provinciale, promotrice di una serie di iniziative volte ad incentivare le gestioni in ambito incentrate sulla raccolta differenziata, attraverso la costituzione di società miste tra comuni e province, per la gestione dei rispettivi servizi; in particolare, è stata costituita dai comuni dell'area metro-pedemontana la società a responsabilità limitata, Etna ambiente, cui partecipa con funzioni di garanzia la provincia regionale. La società, che ha presentato il piano di impresa, è già nelle condizioni di svolgere i servizi di raccolta. Tra i comuni dell’area Arcalatina è stata assunta la decisione di istituire una società mista inizialmente pubblica, per l'erogazione del servizio integrato, e di un consorzio pubblico cui affidare la titolarità dell'impianto.
Desidero fare un rapido cenno molto sintetico al problema della gestione dei rifiuti sanitari; esiste un’azione posta in essere, collegialmente, dalle aziende sanitarie della provincia, per giungere insieme alla progettazione ed alla realizzazione di un termodistruttore per rifiuti sanitari, che eviti l’attuale ciclo che comporta uno smaltimento con costi differenziati azienda per azienda. Se me lo consentite, posso inviarvi tutta la documentazione relativa ai centri comunali per la raccolta differenziata, agli impianti per la termovalorizzazione e via dicendo. Per quanto attiene alle bonifiche, mi rimetto alla vostra preferenza e, se lo desiderate, ve ne parlo adesso.
PRESIDENTE. Direi che è meglio oggi, relativamente a tutta la parte commissariale.
ALBERTO DI PACE, Prefetto di Catania. Vorrei allora fornirvi alcuni dati sulla produzione dei rifiuti e la raccolta differenziata, dando rapidissima lettura di un rapporto di contesto della direzione investigativa antimafia, quale premessa del successivo discorso del questore.
Per quanto riguarda il discorso della produzione di rifiuti, quest'ultima, in Sicilia, per gli anni 1999-2000-2001, è stata attestata nell'ordine di un tonnellaggio compreso fra 2.322745 nel 1999 e 2.358671 nel 2001, con una raccolta differenziata che va da un minimo di 2,04 nel 1999, al 3,18 della 2001.
In provincia di Catania, su 58 comuni e 390 nella Sicilia, nel 1999, abbiamo una cifra di 553624 tonnellate in produzione di rifiuti che, nel 2000, sale a 577258 e, nel 2001, a 584885 tonnellate.
Vi è una tendenza all'incremento della produzione di rifiuti, a fronte di una raccolta differenziata, che pure risulta in incremento, con una tendenza più rapida - come poi si vedrà - di quella regionale, perché dallo 0,58 del 1999, si passa a 1,42 nel 2000 e a 2,43 nel 2001.
I dati sulla raccolta differenziata sono in qualche modo falsati dall'esistenza, in questa provincia, di un comune a vocazione interamente di grande distribuzione - mi riferisco a Misterbianco - che ha delle punte di raccolta differenziata assolutamente contro tendenza rispetto alla provincia, perché si tratta in gran parte di cartone e imballaggio della grande distribuzione, anche all'ingrosso.
Per quanto riguarda le modalità di raccolta, abbiamo quattro comuni a gestione diretta di essa, 34 comuni a raccolta in affidamento e dieci in mista. Il massimo della raccolta differenziata l'abbiamo nella raccolta in affidamento dei 34 comuni, con una punta di 2,78.
La direzione investigativa antimafia, proprio ieri, mi ha inviato una nota, con oggetto alle attività del centro operativo di Catania in materia di infiltrazione della criminalità organizzata nei settori del ciclo di smaltimento dei rifiuti.
Nell'ambito dell'attività finalizzata al contrasto del fenomeno dell'ingerenza mafiosa nel settore del ciclo dello smaltimento dei rifiuti, con riferimento ai rapporti tra le imprese operanti in tale contesto criminale e la pubblica amministrazione, questo centro operativo, negli ultimi tre anni, ha condotto indagini - alcune delle quali ancora in corso, altre concluse ma, tutte attualmente, al vaglio dell'autorità giudiziaria -, che hanno rivelato l'esistenza di interessi da parte di elementi legati ad organizzazioni mafiose nella gestione di appalti nel settore dell'ambiente e dell'igiene pubblica.
In particolare, le risultanze investigative hanno evidenziato sia la partecipazione societaria diretta di componenti di famiglie, notoriamente inserite in contesti mafiosi, sia l'esistenza di stretti legami di varia natura fra personaggi gravitanti in ambiti mafiosi e imprenditori incensurati.
Le ingerenze mafiose erano tutte finalizzate ad eludere le regole della libera concorrenza e, quindi, l'interesse pubblico a realizzare servizi essenziali, economizzando i costi.
Innanzitutto, vi sono state le indagini svolte su Catania, tra il 1998 e 1999, che hanno consentito di ipotizzare l'esistenza di veri e propri comitati di affari che gestivano gli appalti pubblici indetti nel settore della raccolta dei rifiuti. Un sistema, quindi, che mirava alla pacifica spartizione degli stessi, tentando di cooptare al suo interno anche le imprese che opponevano resistenza. Si è appreso che in alberghi cittadini sono state tenute riunioni, finalizzate alla spartizione dei lavori previsti nei bandi di gara, alle quali partecipavano tutti i responsabili delle diverse imprese operanti nella provincia nel settore in argomento. Le indagini, peraltro hanno evidenziato interessi diretti della famiglia etnea di Cosa Nostra in una delle imprese coinvolte che, all'epoca, era aggiudicataria di alcuni lotti di un grosso appalto per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Tali risultanze investigative, con particolare riguardo al controllo esercitato dalla famiglia Santapaola, hanno trovato anche riscontro in atti giudiziari.
In secondo luogo, vi sono state altre indagini, successive, sviluppatesi nella provincia di Catania, su soggetti sempre collegati ad una locale famiglia mafiosa aderente a Cosa Nostra ma con forti legami con le organizzazioni criminali di stampo mafioso nelle province limitrofe, in particolare di Siracusa, che hanno rivelato l'esistenza di altre metodiche mirate all'accaparramento delle risorse pubbliche stanziate nel settore in argomento. È stato in particolare evidenziato come la gestione di discariche autorizzate fosse demandata dall'impresa titolare ad alcuni personaggi i quali svolgevano - pur inquadrati tra i dipendenti -, il ruolo effettivo di manager dell'impresa. Tali gestori sono poi risultati inseriti a pieno titolo tra i vertici di un'organizzazione mafiosa. Durante l'attività investigativa, che ha evidenziato quanto sopra, è emerso poi un altro rilevante fenomeno di ingerenza mafiosa riguardante la promozione di accordi successivi all'aggiudicazione della gara d'appalto da parte del gestore di un'impresa. Gli accordi raggiunti con la richiesta ex post all'impresa aggiudicataria della gestione indiretta di porzioni dell'appalto mediante la fornitura di mezzi, personale o servizi necessari all'esecuzione dei lavori appaltati. In effetti, si è notato altresì come il promoter di tali patti rappresentasse anche l'anello di congiunzione tra politici ed amministratori pubblici, imprenditori ed ambienti malavitosi nella continuazione di condizionamento di appalti.
In terzo luogo, un ulteriore aspetto evidenziatosi nel corso delle indagini svolte da questo centro operativo, è quello per cui si registra l'attivazione occulta di soggetti - anche questi di stampo criminoso, inseriti organicamente tra i vertici delle organizzazione mafiose - al fine di costituire società per la gestione di impianti di riciclaggio di rifiuti urbani o speciali per la successiva produzione di energie alternative.
L'interesse dell'organizzazione mafiosa sta nel tentativo di sfruttare, sia le agevolazioni fiscali previste specificamente per tale settore produttivo, sia i finanziamenti di relativi progetti previsti dall'Agenda 2000. Tuttavia, tali disegni criminosi hanno configurato solamente fattispecie di reato tentato, per il sopraggiungere di una previsione normativa che consente la gestione degli impianti di incenerimento soltanto a società pubbliche.
Tutto ciò a firma del capocentro di Catania, dottor Filippo Di Francesco.
PRESIDENTE. La ringrazio per la sua esposizione. Prima di procedere con le domande da parte dei colleghi commissari, ascolterei il questore di Catania, dottor Marcello Fulvi, al quale do subito la parola.
MARCELLO FULVI, Questore di Catania. Naturalmente, condivido in pieno quanto appena riferito dal signor prefetto a proposito dell'analisi proposta dalla DIA. Posso dunque aggiungere alcuni elementi di ulteriore conferma in questo senso.
L'attenzione riservata dai clan mafiosi, in specie al clan che fa capo a Benedetto Santapaola, per quanto riguarda le attività connesse allo smaltimento dei rifiuti, ha inizio già nel 1990 ed emerge in piena luce, anche sotto il profilo processuale, con l'instaurazione e la celebrazione di dibattimenti che si concludono con condanne nei confronti di soggetti organici ai clan mafiosi.
In particolare, nel 1992, risulta cointeressato nell'attività di questo genere un certo Sciuto Sebastiano, elemento assai importante nell'organizzazione mafiosa catanese che, proprio per il suo inserimento in attività inerenti allo smaltimento di rifiuti, si rende responsabile di omicidio e per tale ragione è stato poi arrestato e condannato all'ergastolo.
Tuttavia, la riprova maggiore dell'interesse da parte delle organizzazioni mafiose per questo settore delle attività economiche si ha con l'operazione cosiddetta Orsa Maggiore, sul finire degli anni 90, laddove viene confermato quest'inserimento e questa interferenza pesante da parte delle cosche mafiose per quanto riguarda il settore in argomento, anche in seguito alle dichiarazioni di numerosi pentiti.
Il procedimento suddetto si conclude con un centinaio e più di condanne le quali, ovviamente, riguardano imputazioni di vario genere. Tuttavia, nell'organizzazione mafiosa, ha un suo peso rilevante anche la gestione di affari connessi allo smaltimento dei rifiuti e la conferma di ciò si ebbe con l'operazione Orsa Maggiore.
Successivamente vi è una particolare attenzione per quanto riguarda la discarica Tiritì, già indicata dal signor prefetto, dove emerge che la titolare della ditta che gestiva la discarica, tale Pappalardo Nunzia, era la moglie di un certo Proto che, di fatto, amministrava questa società (persona che era strettamente connessa con una cosca mafiosa facente capo al clan dei Santapaola).
In sostanza, l'interferenza avveniva attraverso l'opera di un prestanome - la moglie - e poi con la presenza di questo soggetto.
Attualmente, ed è cosa assai recente, di circa una quindicina di giorni fa, abbiamo raccolto informazioni a proposito dell'interessamento da parte di un gruppo mafioso in attività connesse sempre con l'emergenza rifiuti.
Questa attività, per il momento solo di tipo informativo, non è stata ancora oggetto di un'informativa specifica all'autorità giudiziaria in quanto stiamo cercando elementi di conferma che ci consentano, come dire, di "vestire" con una valenza giudiziaria le informazioni che abbiamo raccolto finora solo in via confidenziale.
Confidiamo, quanto prima, di poter inoltrare una più completa segnalazione alla procura della Repubblica per avviare così un'indagine più articolata, richiedendo poi tutte le necessarie autorizzazioni. Sull'argomento, ovviamente, non posso dire di più, perché, come ripeto, il tutto non ha, tra l'altro, ancora una veste ben definita da un punto di vista dell'attività di indagine secondo le norme del codice di procedura penale.
Le interferenze che sono risultate ed emerse finora, assumono vari aspetti, sia per quanto riguarda la presenza di soggetti appartenenti alle cosche che si inseriscono nella ditta che cura lo smaltimento dei rifiuti con posizioni solo apparentemente marginali (in realtà, poi, questi soggetti si muovono come veri e propri manager, reali ed effettivi dell'azienda), sia anche con l'assunzione diretta, come in passato, tramite ditte che facevano capo ad un prestanome, dell'impegno di lavoro di smaltimento.
Le modalità attraverso le quali realizzare tale arricchimento illecito possono essere diversificate, sia con l'imposizione di pizzi a chi lavora, sia mediante lo smaltimento presso discariche abusive.
Vi è da segnalare poi un ulteriore fenomeno, riguardante le aziende che vanno a smaltire i rifiuti sul continente - in Calabria e altrove - che, magari, al loro rientro, possono portare ulteriori materiali da smaltire - addirittura rifiuti speciali -, che vengono poi abbandonati in discariche abusive.
Complessivamente, il fenomeno è ora oggetto di una riquantificazione, atteso che il clan che faceva capo a Santapaola, che ha subito negli ultimi anni colpi abbastanza duri a seguito dell'attività giudiziaria e delle forze dell'ordine, sembra apparentemente disarticolato. In realtà, si è solo frazionato in vari gruppi attivi sul territorio che stiamo monitorando per individuarne e precisarne non solo i contorni e la consistenza ma anche l'eventuale spartizione per aree di attività.
Questa raccolta di informazioni recentissime dovrebbe permetterci di procedere ad una mappatura attuale delle presenze di gruppi mafiosi. Non credo di avere altro da aggiungere ma rimango a disposizione per eventuali chiarimenti.
PRESIDENTE. La ringrazio per la sua esposizione.
EGIDIO BANTI. Signor prefetto, per quanto riguarda i rifiuti sanitari, lei ha riferito - se non ho capito male - che le ASL stanno realizzando un'intesa, un consorzio per un termodistruttore specifico, il che significa che adesso tale strumento non c'è. Quindi, la mia domanda consiste nel chiederle come funzioni attualmente il sistema della raccolta dei rifiuti sanitari nel vostro territorio. Immagino che ogni ASL faccia il suo appalto e, quindi, mi domando se vi siano aziende locali che si occupano specificamente di questo settore e se per caso non siano interessate a quanto poc'anzi riferito dal signor questore, cioè all'ipotesi di lavorare anche nel continente attraverso un vero e proprio traffico di questo genere di rifiuti. Può quindi fornirci qualche ulteriore informazione rispetto a tale situazione?
Un'altra domanda, di carattere più generale, riguarda le discariche. Quando lei ne ha parlato, ha riferito dei tre siti che vengono individuati a regime e, su questo, siamo d'accordo. Ma per quanto riguarda i termovalorizzatori, mi pare di capire che nel piano c'era l'idea di farne uno anche in questa zona oppure uno unico in Sicilia. È evidente che, per quanto si vada sui nuovi siti, è necessaria poi l'azione di termovalorizzazione o, comunque, di qualsivoglia altra azione similare per la gestione ottimale del ciclo.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Siete in condizione di dirci se esistano eventualmente - e quante siano, nel caso - discariche abusive? Sappiamo infatti che, solitamente, i rifiuti trovano collocazione in cave abbandonate, dismesse, in zone in cui una volta c'erano delle miniere, insomma in siti particolari.
Vi pongo questa domanda perché il vero monitoraggio che, alla fine, potrebbe farci capire il sistema organizzativo della delinquenza malavitosa la quale, ormai, perlomeno in Sicilia, gestisce l'80 per cento del commercio dei rifiuti e delle scorie, provenienti in Italia - e quindi in Sicilia - da altri paesi.
Le domando, quindi, anche per l'attenzione che avete già dimostrato in passato su tale argomento, se siamo nelle condizioni di sapere quante discariche abusive sono state individuate, a chi appartenevano e se siano state già chiuse. Insomma, vi è un qualche studio sul territorio per bloccare tale attività delinquenziale? Ciò è importante.
Un altro aspetto riguarda poi l'inizio della sua esposizione, quando lei riferiva che sono diminuiti i morti a Catania: certo, perché hanno trovato altri sistemi! Non serve ammazzare, quanto piuttosto pensare a come gestire gli impianti di termodistruzione, termoventilazione, insomma: gli impianti per la distruzione dei rifiuti!
Ritengo, allora, che bisognerebbe realmente attrezzarsi fin d'ora, perché se oggi la criminalità gestisce solo le discariche, domani andrà a gestire impianti che certamente porteranno più denaro liquido nelle loro tasche. Vorrei quindi domandarle se, su questo aspetto, prefettura e questura, stanno cominciando a muoversi per individuare eventualmente nuovi soggetti nascenti. Come capite bene, non si tratta, ovviamente, semplicemente, della certificazione antimafia che, per quanto mi riguarda, abolirei perché ritengo che non serva a nulla e con cui facciamo perdere tempo agli onesti ma non creiamo certo difficoltà ai delinquenti!
DONATO PIGLIONICA. Mi permetto di ringraziarla perché ci ha offerto un quadro di grande complessità, con importanti spunti per la nostra riflessione.
Vorrei rivolgerle una richiesta di chiarimento per quanto guarda le resistenze da parte delle collettività locali ad insediamenti di discariche e poi sul ruolo dei privati (infatti, le tre discariche attualmente funzionanti sono in mano a privati).
Quale ruolo, dunque, a suo giudizio, svolgono questi ultimi nel frapporre ostacoli alla realizzazione di nuovi impianti che, per essere nuovi, sono a titolarità pubblica, come lei ha giustamente detto? Insomma, quante di queste resistenze sono spontanee e quante sono invece, secondo ciò che è possibile riferire, gestite e regolate da soggetti che hanno interesse a non realizzare nulla di pubblico?
La seconda domanda è la seguente. In un territorio che ha impianti industriali molto vicini, anche di rilevantissima importanza (penso al polo chimico di Priolo, Agusta e così via) come viene gestito il problema dei rifiuti speciali e ci sono, secondo lei, inserimenti malavitosi, nonostante ci troviamo di fronte a grandi gruppi industriali e non ad aziende di piccole dimensioni? Vi è, anche a questo proposito, una qualche forma di controllo o di relazioni di questo tipo in merito alla gestione dei rifiuti speciali?
PRESIDENTE. Do ora la parola al signor prefetto per la sua replica.
ALBERTO DI PACE, Prefetto di Catania. Per quanto riguarda i rifiuti sanitari, la situazione è la seguente. Attualmente, sono in capo alle aziende ospedaliere e alle strutture sanitarie pubbliche i costi per affrontare lo smaltimento dei rifiuti sanitari che vengono raccolti, trasportati e conferiti da parte di ditte private con una forte differenziazione nei costi unitari sostenuti complessivamente per il servizio e con rischi di dispersione per i rifiuti nelle operazioni di smaltimento.
Le stesse aziende ospedaliere e le strutture sanitarie pubbliche risultano aver ottenuto finanziamenti per la realizzazione di impianti di sterilizzazione che però non sono più in linea con la politica di diminuzione dei conferimenti in discarica. Le stesse risultano in possesso di impianti di “innocuizzazione” o incenerimento sporadico di parti e piccoli residui ma sono inadatti allo smaltimento del complesso dei residui prodotti.
Proprio per questo, la prospettiva è, più precisamente rispetto a quanto già affermato prima, in questi termini: è stato redatto lo statuto di questa società ma non c'è stata ancora la sua costituzione perché si aspetta l'approvazione del progetto di massima per i finanziamenti. Solo a quel punto verrà costituita la società.
Per quanto riguarda i termovalorizzatori, non mi risulta che il piano regionale per la provincia di Catania ne preveda alcuno al momento, anche se si tratta di un piano regionale dinamico e che, quindi, può risultare aperto ad una serie di modifiche, interventi ed integrazioni.
Tuttavia, per farvi un esempio, al momento - e fino alla sua adozione -, esso risulta talmente blindato che non abbiamo neanche la possibilità - io sono subcommissario - di stampare tabelle degli allegati di tale piano, perché c'è una password che ci blocca ogni manipolazione al riguardo (questo per dirvi qual è la situazione attualmente). Comunque, ribadisco che al momento non sono previsti impianti in provincia di Catania.
Per quanto concerne la domanda se esista o meno uno studio sulle discariche abusive, il problema è all'attenzione delle forze dell'ordine e viene periodicamente affrontato anche in sede di comitato dell'ordine e della sicurezza pubblica. Noi siamo preoccupati soprattutto per quanto riguarda ipotesi di abusivismo sui sanitari e soprattutto sui rifiuti speciali. Le notizie che vi forniva il signor questore si riferivano per l'appunto a rifiuti speciali.
Per quanto riguarda i rifiuti solidi urbani, ci appare ancora troppo forte l'interesse del sistema privato di raccolta e trattamento per immaginare una diffusione dell'abusivismo riguardo alla situazione di tali rifiuti. Tuttavia, non lo possiamo escludere e, come potrete immaginare, prestiamo grande attenzione al problema, soprattutto in una fase come quella attuale di transizione.
Per quanto riguarda l'osservazione sulla diminuzione dei morti, sulla gestione e poi la domanda sulle resistenze da parte della collettività, su tali aspetti siamo sicuramente d'accordo con quanto da voi rilevato. La diminuzione dei morti è certamente indice di un grosso lavoro da parte della magistratura e delle forze dell'ordine - ciò è certamente doveroso dirlo in premessa -, tuttavia è anche indice di una trasformazione delle attività, che sono diventate di assoluta infiltrazione finanziaria a tutti i livelli, a cominciare da quello più piccolo del racket e delle distorsioni, per il quale si registra una fortissima diffusione.
Sapete bene che questo reato è difficile da contrastare senza la collaborazione da parte delle vittime. Il nuovo meccanismo di marketing da parte della criminalità organizzata è particolarmente sofisticato nella sua banalità: si paga poco perché si paga tutti e perché non pesi pagare! Questa è però soltanto una delle forme di inserimento finanziario.
PRESIDENTE. Mi scusi, non c'è un rischio maggiore da parte della mafia nell'ampliare a tal punto la base della sua attività?
ALBERTO DI PACE, Prefetto di Catania. Certamente sì, anche perché si crea una controcomunicazione diffusa e un “controconvincimento sociale" rispetto a ciò che noi cerchiamo di proporre attraverso le associazioni antiracket. Cerchiamo quindi da un lato di promuovere il principio per cui i cittadini non sono soli, vengono assistiti, riparati dai danni, assicurando che nessuno potrà più far loro del male ma, dall'altro, proprio questa diffusione a tappeto comporta che essi non siano soli proprio se pagano. Pertanto, sono molti di più quelli che pagano!
Ci troviamo quindi di fronte ad un contrasto di un reato che si riesce a battere soltanto attraverso la collaborazione da parte delle vittime: se viene meno quest'ultima, diventa tutto molto difficile (anche se più recente qualche risultato in tal senso lo abbiamo ottenuto)!
Quindi, questo è il discorso per quanto guarda le infiltrazioni finanziarie a questo livello. Si arriva però poi anche a livelli più grandi nel caso degli ingenti conferimenti di contributi nazionali ed europei (Agenda 2000, i piani territoriali e via dicendo). È il motivo per cui lavoriamo sugli appalti ed è il motivo per cui immaginiamo di utilizzare lo stesso meccanismo dei protocolli di intesa sulla legalità e la sicurezza, la cui efficacia principale, in questo momento, deriva non da un rapporto sinallagmatico di impegni tra le parti che lo sottoscrivono, ma proprio dall'effetto consistente nell'avere la titolarità di vedere le carte o avere l'accesso senza dover procedere a ispezione, fruendo dei poteri che ai prefetti sono derivati dalla soppressione del commissario straordinario per l'antimafia.
Per quanto riguarda l'argomento riguardante la resistenza da parte della collettività e l'interesse dei privati, le tre discariche emergenziali, che per il momento funzionano, sono una gestita da un privato, un'altra gestita dal comune di Mineo e un'altra ancora gestita dall'amministratore giudiziario della signora Nunzia Pappalardo, moglie del signor Proto.
Per ciò che riguarda il comune di Mineo, il caso vuole che si tratti della prima delle tre discariche emergenziali che va ad esaurirsi. Ciò avverrà il 31 gennaio, quando la chiuderemo, bonificheremo e avremo il tempo e i mesi necessari, fino al subcompensoriale, con un'altra piccola emergenziale che sarà gestita sempre da un comune (di Mirabella Imbaccari), il quale ha a suo carico anche la realizzazione di quest'ultima piccola emergenziale di transizione.
Per quanto riguarda quella che invece fa capo alla gestione da parte dell’amministratore giudiziario, delle due l'una: o il procedimento penale si concluderà con tante scuse alla signora Pappalardo, per cui costei sarà stata un'ottima persona e l'amministratore giudiziario, che nel frattempo avrà procurato proventi a quell'impresa, lo avrà fatto nei confronti di un'impresa privata, né più e né meno di come accade per quella di Catania, oppure la signora Pappalardo verrà giudicata non un'ottima persona e, in quel caso, i proventi non andranno all'impresa ma verranno confiscati, andando così allo Stato. Il discorso di fondo riguarda proprio il sistema.
In altri termini, questo sistema di gestione pubblica assolutamente controllato, incorporato in una prospettiva di chiusura, spaventa e finisce, senza che sia ancora nato il sistema della termovalorizzazione, col causare molta preoccupazione nella criminalità circa la possibilità di infiltrarsi "bene" - poi magari vi riuscirà anche - in un sistema nuovo, laddove si accelera la conclusione, fino alla sua morta, del vecchio sistema delle discariche.
Naturalmente, un ritardo nella costituzione della nuova discarica e un proseguimento di una discarica che va ad esaurimento, porta da una condizione generale di ordine sociale e politico ad una per cui si crea invece disordine e, in quest'ultimo caso, la criminalità organizzata trova lo spunto e il momento propizio per allontanare la gente dalle istituzioni, risultandone quindi avvantaggiata.
Da ultimo, per quanto riguarda il problema della vicinanza con il polo petrolchimico e i rifiuti speciali, prestiamo molta attenzione a questo aspetto, perché questa è l'unica prefettura che, pur non essendo capoluogo geografico di regione, funge tuttavia da coordinamento per un'intera area geografica. La prefettura di Catania - e il suo prefetto - funge infatti da elemento di coordinamento dell'ordine e della sicurezza pubblica nell'area di Messina, Enna, Ragusa e Siracusa.
Da questo punto di vista, periodicamente ci riuniamo nel comitato interprovinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica e mettiamo a punto i meccanismi dei sistemi provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica. Ma c'è qualcosa di più particolare, di cui mi sto occupando personalmente anche in qualità di subcommissario alle bonifiche. Esiste il depuratore IAS a Priolo, che smaltisce i reflui delle aziende del polo petrolchimico producendo dei fanghi che vengono in buona parte scaricati presso un'azienda che si trova in un comune di questa provincia, Misterbianco.
In questo momento, l'azienda che con questi fanghi produce mattoni e laterizi, ha l'impianto di produzione spento - lo è stato per un paio di settimane - perché si era innescata su tale vicenda un'agitazione da parte degli abitanti di Misterbianco dato che dall'impresa uscivano dei fumi maleodoranti.
Noi abbiamo scritto alla procura della Repubblica - perché, come ben sapete, il prefetto non ha alcuna competenza diretta su questo tipo di impianti, né sui rifiuti speciali - e anche all'azienda sanitaria locale, la quale è andata a svolgere alcune verifiche (tuttavia, non ha potuto ancora compiere fino in fondo le verifiche di tali fumi perché l'impianto era, per spontanea decisione dell'impresa, stato interamente spento). Questa è la situazione al momento, assolutamente sotto controllo e, soprattutto, nel caso specifico, sotto quello della magistratura che è stata direttamente interessata.
PRESIDENTE. Vi ringrazio, anche a nome della Commissione, per l'esauriente relazione ma, soprattutto, per la passione che abbiamo percepito a proposito dell'opera che svolgete. Vi ringrazio ancora per essere intervenuti e vi auguro buon lavoro.
Incontro con i rappresentanti delle associazioni ambientaliste.
PRESIDENTE. Nell'ambito della missione conoscitiva che la Commissione sta svolgendo in questa regione, al fine di approfondire le più delicate questioni relative allo stato di emergenza nel settore dei rifiuti, un utile contributo può esser fornito dalle associazioni ambientaliste che dispongono di un osservatorio privilegiato sullo stato del territorio e sugli effetti che ne derivano dalla gestione del ciclo dei rifiuti.
I profili su cui la Commissione intende acquisire ulteriori elementi di valutazione, anche rispetto alle audizioni svoltesi nel corso della precedente missione di Palermo del 3 e 4 ottobre scorso, attengono in particolar modo allo stato attuale dell'impiantistica e alla prospettiva della realizzazione di nuovi impianti di trattamento dei rifiuti, all'impatto che ne potrebbe derivare sul territorio in termini di rischio e di superamento delle soglie di tollerabilità delle sostanze pericolose e tossico-nocive, con conseguente pericolo per le condizioni igienico-sanitarie delle popolazioni interessate.
In genere, le associazioni ambientaliste vengono audite in coda alla serie delle audizioni programmate per ogni giornata di lavoro ma abbiamo innovato tale procedura, anche per tentare di avere una vostra panoramica della situazione prima di ascoltare le altre autorità, cui ovviamente istituzionalmente ci rivolgiamo.
Sono presenti per Italia Nostra, il presidente regionale Giuseppe Giliberto, accompagnato dal vicepresidente Pierluigi Biffo, per il WWF la vicepresidente, Rossana Interlandi e per Ambiente e Vita il rappresentante provinciale, Felice Amato.
Do subito la parola al rappresentante provinciale di Ambiente e Vita, Felice Amato.
FELICE AMATO, Rappresentante dell'associazione Ambiente e Vita. Desidero anzitutto soffermarmi sul problema del commissariamento nella regione Sicilia.
Molte delle nostre città - siciliane - hanno problemi con la raccolta differenziata, non vi sono né termodistruttori, né inceneritori adeguati, per cui i mezzi delle nostre città si muovono in una situazione di emergenza continua alla ricerca di nuove discariche.
Per quanto riguarda in particolar modo la fascia ionica, nel messinese, vi sono centinaia di piccoli torrenti o fiumi - ogni chilometro - che sono diventati grandi discariche a cielo aperto per tutti i prodotti e rifiuti urbani possibili, a cominciare da quelli solidi e domestici più ingombranti fino a quelli vegetali e a quelli più pericolosi e non.
Vi sono difficoltà enormi perché i tipi di interventi effettuati fino a questo momento hanno riguardato soltanto qualche bonifica superficiale, laddove avviene una rimodellazione pressoché naturale dell'alveo ma, presso le foci, queste rimodellazioni diventano enormi - alte -, con pericoli per i villaggi limitrofi.
Ritengo quindi che il piano disposto dal commissario, con ordinanza del maggio 2002, per quanto concerne in particolar modo gli inerti, stia sì per partire ma siamo ancora ben lontani dal risolvere i pericoli effettivi dei siti in questione.
Vorremmo quindi che si svolgesse un'indagine in proposito e che ognuno fosse chiamato alle proprie responsabilità, non solo per quanto riguarda l'operatività delle misure ma, principalmente, sul piano educativo, attraverso un'opera che abitui la gente a non andare a scaricare né le piccole quantità di inerti né le grandi o, più in generale, tutto ciò di cui ogni famiglia intende disfarsi!
Infatti, è ormai un'abitudine generale quella per cui ogni cosa inutile o che non giova, va al fiume! Ciò comporta però un pericolo per la gente stessa.
Alla luce di quanto detto, posso riferire che le discariche sono continue e insopportabili per il territorio. Abbiamo segnalato tale situazione anche alla vostra Commissione, attraverso ripetute denunce nel corso degli anni, dal 1998 all'ultima inoltrata pochi mesi fa.
Vorremmo sollecitarvi quindi a trovare un modo rapido e veloce per attivare un sistema che possa aiutare, eliminando il pericolo, gli abitanti della zona.
GIUSEPPE GILIBERTO, Rappresentante dell'associazione Italia Nostra. Vorrei, anzitutto, premettere che siamo in una fase di passaggio, in quanto la gestione commissariale dell'emergenza rifiuti in Sicilia, cominciata nel 1999, era arrivata alle sue conclusioni dopo qualche anno, operando in un territorio molto difficile (quello siciliano, appunto). Tali conclusioni avevano anche il merito, al di là del caso specifico, di considerare l'emergenza in una visione complessiva e non soltanto settoriale dei problemi, cosa che è fondamentale quando ci si occupa di problematiche come quelle in oggetto.
La presentazione del piano definitivo è stata rinviata perché sono intervenute delle richieste da parte del ministero per cambiare un po' la filosofia alla base di questo piano, e ciò ci preoccupa non poco. A quanto risulta, infatti, l'indirizzo di privilegiare la termodistruzione a scapito di una raccolta differenziata e di una più generale, pianificata problematica dello smaltimento dei rifiuti, provoca un indiscriminato aumento della termodistruzione stessa e, sicuramente, un disincentivo alla raccolta differenziata: insomma, complessivamente un incoraggiamento sia alle discariche, sia alla costruzione di impianti che sono dimensionati sulla situazione attuale e non su quella che dovrebbe essere l'obiettivo finale! Quindi, oggi abbiamo un problema che riguarda soprattutto la filosofia complessiva di ciò che si va a fare Sicilia!
PIERLUIGI BIFFO, Rappresentante dell'associazione Italia Nostra. Vorrei svolgere un brevissimo cenno sui frutti e i meriti della situazione di emergenza finora. Effettivamente, oggi, solo ed esclusivamente grazie alla modifica dei meccanismi sul territorio, generatasi con le ordinanze di protezione civile, con la riattribuzione delle responsabilità in capo a soggetti nuovi, diversi, con la riconsiderazione dei meccanismi e della legislazione stessa alla base di questi, si sono colti alcuni obiettivi, se pure in modo ancora parziale.
Non ci dimentichiamo qual è stata la situazione di partenza, con una miriade sterminata di discariche, totalmente incontrollate ed incontrollabili perché strutturalmente non pensate o progettate per i loro stessi scopi. Sia un esempio per tutti la provincia nella quale vi trovate oggi, dove siamo passati da una situazione che contava circa una ventina di discariche, totalmente incontrollate, a tre discariche, per le quali si è poi generato, effettivamente, un sempre maggiore controllo, almeno sotto il profilo ambientale (sottolineo questo aspetto!).
Ricordiamoci che l'emergenza è stata dichiarata per un insieme di fattori, non solo quello dell'emergenza ambientale, del profilo dell'impatto ambientale, ma anche delle tecnologie e dei meccanismi di gestione del settore sino a quel momento.
Ci sono infatti questioni legate al secondo titolo della vostra Commissione e un'altra serie di problematiche che si intersecano. Dare soluzione all'insieme delle problematiche richiede, oggettivamente, un'adeguata - e a ciò mirata - configurazione, riconfigurazione e riattribuzione delle responsabilità.
Oggi, probabilmente a causa dei ritardi che si sono innescati, vi sono stati soprattutto vizi nell'opera di riattribuzione delle responsabilità. Siamo forse in procinto di dover vedere riaprire le vecchie discariche e questa cosa potrebbe rivelarsi dannosissima, gravissima, impossibile da ricucire successivamente! Potete immaginare quanto sia costato in termini di sacrificio personale a chi si è occupato del problema, riuscire a chiudere una miriade di discariche con torme di sindaci all'epoca urlanti sotto i balconi. Riaprire quel tipo di situazioni sarebbe drammatico, soprattutto per le conseguenze che se ne pagherebbero successivamente.
Per quanto riguarda il resto dell'impiantistica, stiamo parlando di impianti di compostaggio, di selezione, di termoutilizzazione, cioè, in altri termini, di tutto un sistema impiantistico che deve entrare a regime ma che per far ciò necessita che le metodologie di organizzazione dei servizi si adeguino progressivamente, mano a mano, che l'impiantistica riesca ad essere lanciata - messa in onda -, facendo sì che partendo un primo impianto - rendendolo oggettivamente funzionale - partano poi anche gli altri. Questo vale per tutte le varie tipologie di impianti che sono in questo momento in progetto.
Il problema consiste nel fatto che in Sicilia si era pensato che fosse possibile una convergenza del sistema verso questo nuovo assetto (che in questo momento è progettato, ma deve essere perseguito in modo sostenibile, anche dal punto di vista economico, per i cittadini) attraverso meccanismi parzialmente emergenziali, concepiti pro tempore, che comportassero l'apporto innovativo della mano pubblica nel settore, ad esempio con la creazione di società miste, che svolgono servizi in proprio, con la successiva ricomprensione di capitale privato selezionato attraverso alcuni criteri.
In questo momento, sono saltati il piano e le linee guida che la struttura commissariale aveva redatto, perché i servizi debbono essere concessi a gara ai sensi dell'articolo 35 della legge finanziaria dello scorso anno.
Oggettivamente, ci troviamo in un periodo di transizione nel quale nessun affidamento e nessun appalto può garantire il cittadino e le amministrazioni locali da ripercussioni negative: siamo in presenza di un continuo aggiornamento delle metodologie, dell’apertura di impianti, mutazione delle tariffe, contrattazione con il CONAI ed altro; vi è la ragionevole certezza che l'emergenza è destinata a perdurare sine die (almeno se non si definisce un qualche meccanismo che, se diverso da quello ipotizzato fino ad oggi, non si comprende quale possa essere). Non si può avviare la ristrutturazione del settore con il previsto ingresso di capitale privato; non sappiamo se il piano, redatto in seguito all'ultima richiesta del ministero, potrà cogliere gli obiettivi ufficiali dell'emergenza. In un momento di regresso e di stallo rispetto ai processi che si erano avviati, non abbiamo la certezza di un piano generale, che era stato presentato, ma non è più in vigore. Quando il piano sarà adottato, si potranno valutare, se saranno stati introdotti, meccanismi in sostituzione di quelli sino ad ieri ipotizzati per la soluzione del problema.
Tutti siamo convinti assertori del libero mercato e dell'importanza della partecipazione del capitale privato nei diversi settori economici, ma non sempre il mercato può essere posto a soluzione di tutti i problemi. Nel caso dei rifiuti, la dimensione impiantistica, tale da essere economicamente gestibile, e quella dei servizi non consentono una libera concorrenza sul territorio o almeno un fermento di concorrenza che porti al riequilibrio dei prezzi. In passato, ciò ha generato oligopoli, tralasciando i fenomeni malavitosi che, in questo contesto, sono secondari, poiché il concetto fondamentale riguarda la creazione di oligopoli che hanno frenato il rinnovamento del settore. Certamente, assistiamo ad una naturale tendenza del sistema ad evitare il proprio smantellamento o anche solo una modifica, tanto che si è arrivati a dichiarare l'emergenza. La tendenza all’auto protezione ha generato tutti i possibili vizi collaterali, dalla capacità di mitigare i controlli, alla generazione stabile e continuativa di danni ambientali, di cui la nostra associazione ambientalista si occupa.
Bisogna assumere il principio per cui in un settore di questo tipo la politica liberista non è pagante sin dall'inizio: la mano pubblica deve operare un accorto controllo, quanto meno nelle fasi di transizione. Il passato ci dimostra che questa è la realtà.
Potrò fornire eventuali ulteriori chiarimenti e metto a disposizione della Commissione un documento che abbiamo predisposto.
PRESIDENTE. Lo acquisiamo volentieri.
Do la parola alla signora Rossana Interlandi, rappresentante del WWF.
ROSSANA INTERLANDI, Rappresentante del WWF. Grazie, presidente. Non ripeterò le considerazioni sulla situazione dei rifiuti in Sicilia, che sono state già esposte dai rappresentanti di Italia Nostra. Mi limiterò ad alcune considerazioni che sintetizzano la nostra filosofia ed il nostro modo di intendere la questione dei rifiuti. Si tratta di una posizione consolidata negli anni, durante i quali abbiamo elaborato alcuni punti fermi: implementare la raccolta differenziata, secondo le direttive dell'Unione europea, che impongono l'applicazione delle famose quattro R (riduzione, riciclo, riparazione, riuso), evitare la produzione di materie nocive, non costruire inceneritori se non si sia raggiunta la famosa soglia del 65 per cento di raccolta differenziata dei RSU finalizzati al riutilizzo e al riuso (e non allo smaltimento) delle merci differenziate.
Ritengo che la presenza della Commissione in Sicilia sia, in questo momento, opportuna poiché avviene in una fase particolarmente delicata: è necessario prendere seriamente in considerazione a quanto affermato da Pierluigi Biffo a proposito del piano regionale dei rifiuti perché abbiamo bisogno di uno strumento che ci consenta di considerare il problema in modo complessivo.
La nostra preoccupazione maggiore, in questo periodo, riguarda la tranquillizzante proposta degli inceneritori, che elude il passaggio fondamentale della raccolta differenziata.
Non abbiamo un pregiudizio ideologico riguardo gli inceneritori, ma siamo cauti: ci rendiamo conto, dalle evidenze scientifiche e tecnologiche, che gli inceneritori presentano vantaggi in termini di riduzione dei volumi e di peso di ciò che viene conferito in discarica. Però, abbiamo avuto modo di soppesare gli svantaggi e ci preoccupa che non venga posto nella giusta evidenza il fatto che l'inceneritore non esclude la dipendenza dalle discariche. Si tratta di fattori tecnici, su cui potremo discutere in maniera approfondita. Ci preoccupa che non si consideri a sufficienza la raccolta differenziata e si approfondisca la questione dei termovalorizzatori, senza soppesarne bene i rischi. Ci augureremmo un incoraggiamento ad una minore produzione del rifiuto, a favore della raccolta differenziata e non un indiscriminato assenso agli inceneritori, poiché siamo convinti che il rifiuto debba essere considerato una ricchezza. Siamo preoccupati che questa ricchezza venga distrutta, anziché riciclata e riutilizzata e che negli inceneritori finiscano sostanze che non conosciamo e che non sappiamo quali conseguenze possano produrre sulla popolazione. Ovviamente, oltre agli aspetti ambientali, che sono tradizionalmente curati dalla nostra associazione, rivolgiamo la nostra attenzione anche ai temi della salute delle comunità che dovrebbero essere destinate ad accogliere i termodistruttori.
Chiediamo che venga rivolta una particolare attenzione a questo tema, alla luce di un piano regionale che non è stato sottoposto ad un’adeguata concertazione con le associazioni ambientaliste: ci aspetteremmo soluzioni diverse rispetto a quelle che si sono profilate.
PRESIDENTE. Do la parola ai colleghi che volessero porre domande e formulare osservazioni.
EGIDIO BANTI. Vorrei brevemente interloquire con l'ingegner Biffo in relazione ad una questione che giudico particolarmente rilevante, anche se non collegabile direttamente un fatto ma, piuttosto, all’attività legislativa. Condivido gran parte di quanto affermato dall'ingegner Biffo, in particolare il fatto che la situazione non è tale da consentire un vero regime di libera concorrenza. Poco fa, il prefetto ci ha informato che uno degli obiettivi di eventuali operazioni della criminalità organizzata collegate con il ciclo dei rifiuti è l'elusione delle norme sulla libera concorrenza. Vorrei essere compreso: non so sostenendo che quanto affermato dall'ingegnere aiuta la criminalità organizzata (sono convinto che, anzi, ne sia distante) ma pongo il problema del modo in cui è possibile operare, anche dal punto di vista normativo, in questo settore. È, infatti, evidente che esistono ragioni idealmente contrapposte, che possono essere rischiose. La libera concorrenza dovrebbe consentire la trasparenza del sistema e del mercato, attraverso la regolamentazione di un settore delicato; d'altra parte, dal punto di vista degli ambientalisti, che equivale a quello dei cittadini, si può determinare la nascita di oligopoli, tipici dei sistemi economici e non solo di quello dei rifiuti. Continuo a pensare che la libera concorrenza costituisca un obiettivo da raggiungere e non la concepisco in termini assoluti o selvaggi, ma dotata di regole particolari.
Pregherei i nostri ospiti, proprio per evitare equivoci, di approfondire questa questione, fornendo ulteriori indicazioni per chiarire il loro punto di vista.
PIERLUIGI BIFFO, Rappresentante dell’associazione Italia Nostra. Nel documento che abbiamo consegnato alla Commissione sono contenute annotazioni che approfondiscono sommariamente tale problema. Vorrei, comunque, provare a fornire alcune risposte. Le ordinanze emergenziali avevano inizialmente colpito nel segno, nel momento in cui avevano stabilito che le discariche (l'anello della catena debole per le istituzioni e forte per i capitali privati), dovessero transitare obbligatoriamente da un regime di titolarità e gestione libera ad un regime di titolarità e gestione pubblica: nessuno è nemico del liberismo o della partecipazione del capitale privato all'impresa pubblica, ma questa è l'unica possibilità (dal punto di vista emergenziale, scavalcando i normali metodi e criteri di gestione dei fenomeni economici) per interrompere una serie di vizi che generavano la stasi del settore. Contestualmente, era necessario fronteggiare la reazione virulenta che si sarebbe certamente prodotta da parte del settore privato in generale (ciò colpisce anche gli imprenditori sani ed il criterio generale della libertà di impresa).
In questo momento assistiamo, attraverso ordinanze successive a quella iniziale (n. 2983), progressive capitolazioni di questo principio: si è stabilito che le discariche per speciali potessero essere proposte e gestite nuovamente dalle imprese private. In questo modo diventa del tutto inoperabile anche la residuale ipotesi dell'ordinanza, che almeno la titolarità delle discariche per RSU, debba essere a gestione pubblica. Se, infatti, l'ordinanza così recita, d'altra parte il ministro vieta l'affidamento diretto e l'esercizio di attività economica alle aziende pubbliche; che nell'ordinanza vi sia scritto che le discariche per i RSU debbano essere a gestione pubblica non ha nessun valore perché, in questo momento, ciò non è più praticabile. Sarebbe, invece, necessario mantenere la praticabilità di quei meccanismi in via emergenziale, durante la fase di rinnovamento del settore. E’ buffo che la legge sulle emergenze di protezione civile consenta al Presidente del Consiglio di derogare a qualunque norma italiana, anche a quelle più importanti, e non consenta di derogare, neppure in fase di transizione, a semplici direttive dell'Unione europea. Nel momento in cui si scopre che, per ragioni di emergenza, è necessario mettere in campo strumenti di emergenza (secondo la legge addirittura di sostanziale sospensione di alcune prerogative della democrazia), non si può più intervenire attraverso società pubbliche o a prevalente capitale pubblico. Se qualcuno spiegasse con attenzione ai membri della Commissione i meccanismi che in Sicilia si erano ipotizzati per la soluzione dell'emergenza, assolutamente innovativi rispetto a quelli nominalmente simili già sperimentati in altre regioni, potreste condurre una verifica della razionalità della soluzione dell'emergenza. Non so se la mia risposta può considerarsi completa.
EGIDIO BANTI. Mi dichiaro soddisfatto.
PRESIDENTE. Ritengo utile ascoltare le opinioni degli esponenti delle associazioni ambientaliste, perché recepiamo non solo competenza e indicazioni da un mondo che si colloca su una frontiera importante, ma anche la passione che spesso costituisce uno strumento straordinariamente importante per la valutazione più completa del fenomeno.
Ringrazio i rappresentanti di Ambiente e Vita, Italia Nostra e WWF, che ci hanno consentito questo utile approfondimento.
Incontro con l’assessore all’ecologia della provincia di Catania e con l’assessore all’ambiente della provincia di Messina.
PRESIDENTE. In conformità alle disposizioni della legge istitutiva, la Commissione intende verificare lo stato di attuazione della normativa vigente, sia di carattere nazionale che regionale, in materia di gestione e smaltimento dei rifiuti. Nel quadro di tale attività, un utile contributo al lavoro della Commissione potrebbe essere fornito dalla conoscenza degli aspetti connessi all'esercizio delle competenze delle amministrazioni locali, con particolare riferimento alle questioni di maggiore criticità relative alla gestione del ciclo dei rifiuti.
I profili di interesse della Commissione attengono ai seguenti ambiti: la situazione del territorio, i livelli di produzione e smaltimento dei rifiuti, l’eventuale stato della raccolta differenziata, lo stato dell'impiantistica presente nella regione e la sua adeguatezza rispetto alle esigenze del territorio, i settori in cui prevalentemente emergono le attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
Un più dettagliato approfondimento sarà, ovviamente, riservato alle successive audizioni del procuratore della Repubblica e dei rappresentanti delle forze dell'ordine.
Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento alle amministrazioni provinciali di Catania e Messina, do la parola all'assessore all'ecologia della provincia di Catania, Salvatore Cristaldi, e, successivamente, all'assessore della provincia di Messina, Gaetano Sutera.
SALVATORE CRISTALDI, Assessore all'ecologia della provincia di Catania. Grazie, presidente. Porto alla Commissione il saluto del presidente della provincia, onorevole Nello Musumeci.
La nostra provincia ha svolto il ruolo che le compete, interloquendo con tutti i comuni e coordinando l'attività di raccordo per portare avanti il progetto di costituzione delle società d'ambito per la gestione integrata dei rifiuti. Questo percorso ha, in questi ultimi giorni, subito una modifica perché le ultime norme varate dalla regione Sicilia modificando in parte il contenuto dello statuto delle società nell'ambito hanno, di fatto, vanificato il lavoro lento, ma costante, che è stato svolto con i comuni per raggiungere la costituzione delle società d'ambito.
Ci stiamo attenendo a quanto disposto dall'autorità commissariale regionale per quanto riguarda il nuovo modello di statuto (che nasce da un input di tipo ministeriale) ed abbiamo chiamato a raccolta i 58 comuni: nella nostra realtà un sub ambito della società si è, di fatto, costituito e sta lavorando, avendo ricevuto il servizio in affidamento da parte di un comune, raggiungendo brillanti risultati per quanto concerne la raccolta differenziata. Nei primi due mesi, partendo da un livello inesistente di raccolta differenziata, all'interno del sub ambito Etna sud, la società costituita dai comuni della provincia (denominata Etna ambiente) ha raggiunto il 10 per cento di raccolta differenziata con un sistema “porta a porta” che ha eliminato i cassonetti ed ha conseguito una diminuzione del 20 per cento dell’abbancamento in discarica. Questi dati ci confortano e ci rassicurano della bontà del progetto che stiamo portando avanti.
La provincia, in accordo con i comuni, crede molto - si tratta di un appello che voglio rivolgere ai componenti della Commissione - nel fatto che inizialmente, specialmente Sicilia, le società pubbliche, composte da comuni e provincia, debbano veramente detenere la gestione del sistema integrato dei rifiuti. Il confronto con tutte le amministrazioni comunali - governate da schieramenti di destra o di sinistra - ci ha confortato nella convinzione che questo rappresenti davvero lo strumento per superare le infiltrazioni di varia natura che possono annidarsi nel complesso sistema di gestione dei rifiuti.
Il percorso che era stato avviato per la costituzione delle società pubbliche era quasi ultimato: era stata creata Etna ambiente, in questi giorni ci stavamo recando dal notaio per costituirne un'altra (Calat-ambiente, per il calatino). Le altre tre, una delle quali ci vedeva impegnati con Catania città e l’altra con Etna nord, erano quasi ultimate e molti consigli comunali avevano già deliberato: ora stiamo assistendo ad una marcia indietro, che non riguarda tanto il problema dello statuto, ma la reale volontà di conferire a tali società la gestione del complesso sistema dei rifiuti. Questo ha suscitato moltissime perplessità negli amministratori comunali.
DONATO PIGLIONICA. Di chi è stata l'osservazione?
SALVATORE CRISTALDI, Assessore all'ecologia della provincia di Catania. Il ministro direttamente, attraverso l'articolo pubblicato su Il Sole 24 ore di giovedì 21 novembre (che posso farvi avere), ha sostenuto che l'affidamento di servizi …
DONATO PIGLIONICA. Chiedo scusa, l’interlocuzione con il ministro avviene attraverso il giornale?
SALVATORE CRISTALDI, Assessore all'ecologia della provincia di Catania. No, il ministro ha dato questa disposizione alla regione. Mi riferivo al momento in cui lo abbiamo appreso, poiché non era stato comunicato alla provincia.
EGIDIO BANTI. Quali sono i comuni serviti dalla società Etna ambiente per quanto riguarda la raccolta differenziata?
SALVATORE CRISTALDI, Assessore all'ecologia della provincia di Catania. In questo momento la società svolge servizio in un solo comune, quello di Santa Maria di Licodia, che ha ottomila abitanti: dal primo luglio la raccolta ha avuto inizio attraverso moltissime difficoltà, ma l'amministrazione provinciale ha vigilato, di concerto con la prefettura, affinché esso potesse svolgersi regolarmente ottenendo alcuni risultati (come dicevo, il 10 per cento di raccolta differenziata in due mesi di attuazione del servizio e la diminuzione del 20 per cento dell’abbancamento in discarica).
DONATO PIGLIONICA. Che cosa avrebbe scritto il ministro nell’articolo apparso su Il Sole 24 ore?
SALVATORE CRISTALDI, Assessore all'ecologia della provincia di Catania. Il ministro chiede di non affidare direttamente il servizio. Essendo iniziata la procedura di infrazione dell'Unione europea per l'affidamento diretto per quanto riguarda l’ATO dell'acqua, anche per i rifiuti non si può affidare il servizio direttamente ai comuni; a santa Maria di Licodia, invece, il comune ha affidato il servizio direttamente alla società pubblica d'ambito, in deroga all'articolo 35 della finanziaria. Questo prevede l'ultima ordinanza della protezione civile.
PRESIDENTE. Grazie. Do la parola all'assessore all'ambiente della provincia di Messina, Gaetano Sutera.
GAETANO SUTERA, Assessore all'ambiente della provincia di Messina. Grazie, presidente. Porgo ai componenti della Commissione i saluti del presidente della provincia che, per motivi indipendenti dalla sua volontà, non può essere presente.
Vorrei ringraziare la Commissione per la sua presenza qui, sottolineando che, come assessore all'ambiente della provincia di Messina, mi occupo della questione dei rifiuti dal 1994 e, a parte gli annunci, le normative, e le leggi, in Sicilia - faccio a riferimento anche al mio territorio - non si è fatto nulla di concreto per una serie di motivazioni di ordine politico, amministrativo, ma anche per la mancanza di collaborazione dei cittadini e dei comuni.
In seguito all’approvazione del cosiddetto decreto Ronchi, che concedeva alla regione Sicilia due anni di tempo per adempiere le normative europee, ho riscontrato grandissime difficoltà. Si è verificato un disastro con la chiusura della discarica di Portella Arena di Messina, che era una discarica di grandi capacità, dove conferivano anche altri comuni.
L'amministrazione provinciale, in base ad una normativa regionale (la legge n. 40 del 1995) concedeva ai comuni impossibilitati a smaltire i propri rifiuti le autorizzazioni a conferirli in altra discarica. In quel periodo, ho cercato di risolvere difficoltà nei diversi comuni della mia provincia (in totale 108) e posso testimoniare che è stata impresa assai complicata. Il nostro assessorato ha la competenza amministrativa dei controlli delle discariche e molte non erano a norma, non semplicemente ai sensi del cosiddetto decreto Ronchi: non esisteva né telo di protezione né raccolta del percolato, esistevano infiltrazioni della falda acquifera ed abbiamo dovuto, obbligatoriamente, chiuderle. Una volta chiusa la discarica, chiaramente, il comune si rivolgeva nuovamente alla provincia, per chiedere di portare i rifiuti in un altro comune. E’ necessario, come si comprende, cambiare le normative perché esse non funzionano.
Abbiamo gestito questa situazione: improvvisamente, la magistratura ha chiuso la discarica di Portella Arena, in ragione di fatti che non elenco perché sono di dominio pubblico. Il comune di Messina, che ha 270 mila abitanti, in alcuni momenti ha dovuto conferire i rifiuti fuori dal territorio provinciale (anche a Catania): questo ha costituito un aggravio per i cittadini, poiché è aumentata la tassa sui rifiuti. Nel frattempo, l'amministrazione provinciale, che ancora disponeva di poteri normati dell'ordinamento regionale, ha provveduto immediatamente ad elaborare un piano provinciale dei rifiuti - lo voglio denunciare, mi sono stancato, poiché dopo otto anni mi trovo ancora al punto di partenza - incaricando dei professionisti esperti del settore: il piano provinciale era perfettamente in sintonia con quanto considerato dal cosiddetto decreto Ronchi. Avevamo previsto la possibilità di centri di selezione e compostaggio, la raccolta differenziata e il recupero della raccolta differenziata, anche se in relazione a questo esistono difficoltà oggettive: è facile discutere di raccolta differenziata, ma il luogo dove viene destinata la raccolta è il problema.
La provincia ha stabilito un rapporto con il CONAI, mentre i comuni non hanno usufruito dei finanziamenti previsti dalla normativa del CONAI; nella provincia di Messina abbiamo avuto molte difficoltà, perché esiste una sola cartiera per la raccolta della carta a Francavilla di Sicilia ed una sola vetreria in provincia di Trapani. Raccogliere il vetro per portarlo a Trapani comporta un costo eccessivo e così tutto finiva in discarica; dunque, è inutile realizzare la raccolta differenziata, per poi non sapere a chi vendere o chi la deve riciclare. Tuttavia, ho elaborato il piano provinciale dei rifiuti e l'ho consegnato: avevamo previsto la possibilità di un termovalorizzatore o termoconvertitore da realizzare in una zona industriale per l'utilizzo del CDR (il combustibile derivato dai rifiuti), ma poi avvenne una sommossa popolare nella zona industriale dei comuni. Addirittura, i comuni chiedevano di cessare di far parte della Sicilia e volevano aderire ad una provincia del nord (un parroco si è posto alla testa della sommossa). Il termovalorizzatore, per motivi di opportunità politica, è stato spostato ed eliminato dal piano provinciale.
Ho consegnato il piano provinciale alla regione nel lontano 1998 e, a prescindere dal colore politico dei Governi che si sono succeduti, ma non ho mai più ricevuto notizie: era necessaria l'approvazione regionale per elaborare il piano e gestirlo. Un assessore, all'epoca, mi disse che non era possibile approvare il nostro piano provinciale. Ricordo che in fase di elaborazione convocai in diverse sedute, anche notturne, diversi sindaci interessati per capire se i comuni assicuravano la propria disponibilità a ricevere l'impianto nel proprio territorio, poiché questa è la difficoltà più grande. I membri della Commissione, che fanno politica, sanno cosa significa per un sindaco spiegare ai concittadini che sorgerà un impianto nel proprio comune: perderà le prossime elezioni e, poiché ogni sindaco è collegato al deputato, alla fine non se ne farà nulla. Per evitare che si imponesse una soluzione “dall'alto” ho previsto diverse conferenze con i sindaci ed ero riuscito ad predisporre un piano, perché avevo trovato una disponibilità da parte di alcuni comuni a ricevere un impianto sul proprio territorio; si trattava di Mazara, Santandrea, Gaggi, Sant’Agata Militello ed altri, con i quali avevamo stipulato un accordo di massima. Dalla regione mi fu spiegato che si doveva prima varare il piano regionale dei rifiuti; chiesi di approvare a stralcio il piano provinciale, dal momento che avevo la possibilità di dare inizio a tale piano poiché molti privati, anche società internazionali, avevano avanzato proposte, nella massima trasparenza e legittimità, anche per realizzare il termovalorizzatore. Fui, però, bloccato per aspettare il piano regionale dei rifiuti: ricordo che tale piano è stato presentato sabato scorso, mentre io mi sto riferendo al 1998 e, dunque, sono trascorsi quattro anni. Durante questo periodo, la provincia è stata spogliata delle proprie competenze: come noto, ci sono stati vari commissariamenti, attraverso i decreti dei ministri degli interni (Russo Jervolino Russo, Bianco, Scajola), nei quali il presidente della regione è indicato come commissario per la gestione dei rifiuti, sia per l'emergenza sia per l'ordinaria amministrazione.
Tutto ciò è assurdo, se si pensa che responsabile della mancanza di attuazione di un piano per lo smaltimento moderno dei rifiuti è proprio la regione. Non voglio parlare di responsabilità politiche, anzi debbo riconoscere che il presidente Cuffaro ultimamente sta imprimendo un’accelerazione alla soluzione del problema, così come ha fatto per l'istituzione degli ATO dell'acqua, attraverso la definizione degli ATO per i rifiuti. Continuiamo ad avere grandi difficoltà legate al fatto che i comuni non collaborano per diversi motivi: per inesperienza, perché non dispongono di uffici tecnici adeguati, oppure per motivi di natura politica ed elettorale.
Stiamo, tuttavia, adempiendo, come spiegava prima di me l'assessore Cristaldi, all'ultimo decreto della regione che ha istituito nella provincia di Messina i sub ATO per la gestione dei rifiuti; nella giornata di ieri, i rappresentanti di 33 comuni hanno finalmente firmato un protocollo di intesa riguardo la zona di Sant’Agata Militello, nel pomeriggio incontreremo i rappresentanti di altri comuni e mi auguro che riusciranno a raccordarsi tra loro, anche perché rischiamo di perdere i finanziamenti di Agenda 2000 per la realizzazione degli impianti e della tecnologia per lo smaltimento dei rifiuti.
In questi quattro anni la provincia, spogliata di competenze, è stata assente e tutto è stato demandato ai prefetti: il prefetto di Messina, dottor Profili, ha fornito un rilevante contributo anche quando la provincia disponeva delle proprie competenze.
Ricordo che ho dovuto realizzare una discarica nel comune di Valdina per risolvere il problema di Messina, dove era stata chiusa quella di Portella Arena; ho, in seguito a ciò, ricevuto tre avvisi di garanzia per fatti amministrativi, ma dovevo risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti.
Si chiuse la discarica di Valdina, dove conferivano la metà dei comuni della provincia, ed il nuovo prefetto, dottor Marino, è riuscito in questi anni, istituendo un comitato di tecnici ed esperti al quale collabora anche la provincia, a tamponare il problema dello smaltimento dei rifiuti della città di Messina. Vi sono discariche momentanee realizzate nei comuni di Tripi e Mazara di Santandrea; il comune di Messina conferisce tuttora i rifiuti in questo piccolo comune, poiché ancora non si è risolto il problema. Siamo disperati, perché l'ultima possibilità di risolvere tali problemi risiede in quest'ultimo ATO, così come ha spiegato il presidente della regione Cuffaro nelle note inviate alla provincia, riguardo cui l’amministrazione provinciale parteciperà con una quota del 10 per cento all'interno delle varie società. A Messina esistono sei sub ATO e si è stabilito che per ognuno di loro la rappresentanza nella gestione sarà calcolata secondo il numero degli abitanti: un comune più grande potrà, nel caso in cui si dovranno assumere decisioni, influire in relazione al numero dei suoi abitanti. La provincia di Messina acquisterà il 10 per cento dei pacchetti azionari per ogni ambito ed in seguito costituirà, attraverso un protocollo d’intesa con i comuni, la cosiddetta società d'ambito, che dovrà occuparsi dello smaltimento dei rifiuti.
Com’è noto, è nato il problema dei termovalorizzatore. La regione Sicilia ha indetto una gara per i termovalorizzatori, scavalcando le province ed i comuni: la provincia viene coinvolta solo quando bisogna “levare le castagne dal fuoco”, in caso contrario non siamo neppure avvisati. Nessuno sa dove essi verranno realizzati: non riesco a capire quale sia la vera procedura poiché, ripeto, le province sono state completamente escluse: si rivolgono a noi solo quando è necessario risolvere un problema, altrimenti non siamo neppure informati. Ci spieghino se vogliono realizzare un termovalorizzatore, due, tre, uno nella provincia di Messina o un altro in provincia di Catania! Noi avevamo consegnato un piano provinciale dei rifiuti, che è stato completamente stravolto: non so fino a che punto resisterà il nuovo piano, perché se non esiste l'accordo dei comuni si rischia la sommossa popolare e si dovrà ricominciare daccapo.
In questi otto anni avrei avuto la possibilità, se non fossero esistite certe normative e certi funzionari regionali, di realizzare gli impianti, portando un risparmio per la nostra provincia e, sicuramente, avrei risolto il problema. Purtroppo, mi trovo allo stesso punto di otto anni fa, se non peggio, ma non per responsabilità dell'amministrazione provinciale, che si sforza di adempiere il proprio compito istituzionale.
Spero di costituire le società d'ambito, pur in presenza di grandissime difficoltà poiché, ripeto, molti comuni non intendono aderire alle società, vogliono restare autonomi e non desiderano ricevere la spazzatura - così parlano durante le riunioni - nel proprio territorio. Ribadisco che tutti produciamo la cosiddetta spazzatura, che qualcuno dovrà smaltire. La soluzione al problema può venire solo dall'alto: se entro il 31 dicembre riuscirò a raccordare tutti comuni sarò ben felice e lo proporrò alla regione. In caso contrario, l'unica possibilità viene da una normativa “dall'alto”, che imponga la soluzione ed obblighi comuni, province e cittadini a rispettare le norme europee. Non c'è altra possibilità: rischiamo di rivederci qui tra dieci anni, affrontando sempre lo stesso problema.
PRESIDENTE. Grazie, assessore Sutera.
Do la parola ai colleghi che volessero intervenire per porre domande e formulare osservazioni.
MARCO LION. Vorrei porre una domanda all'assessore Sutera. A me non sembra che la provincia di Messina sia di grandi dimensioni...
GAETANO SUTERA, Assessore all'ambiente della provincia di Messina. Si, è una provincia di grandi dimensioni, perché conta circa 700 mila abitanti. Si tratta di 108 comuni che insistono su un'area geografica stretta e lunga.
MARCO LION. Lei ritiene credibile che si formino sei sub ambiti? Non sono un po' troppi?
GAETANO SUTERA, Assessore all'ambiente della provincia di Messina. Si tratta di scelte tecniche. Ricordo che, a monte di tale decisione, si elaborò un piano che comprendeva un piano economico e finanziario predisposto addirittura dall'amministrazione provinciale. Dal punto di vista logistico e geografico si tratta di una scelta corretta perché dai quattro sindaci delle isole Eolie, ad esempio, è stata chiesta la possibilità di costituire un ambito a parte. Esisteva una proposta di prendere i rifiuti delle isole Eolie che, come l'Unesco ha riconosciuto, sono patrimonio dell'umanità e portarli sulla terraferma: avevo tentato questa soluzione, che fu impedita da una sommossa popolare dei comuni della terraferma che non intendevano ricevere i rifiuti delle isole Eolie. Nell’ambito delle isole Eolie insistono quattro comuni, tra cui quelli di Lipari e di Salina. Voglio dire che, geograficamente, dal momento che la provincia è stretta e lunga, è chiaro che il Messina 1, che è quello di Sant'Agata Militello, non può fare riferimento a un comune capofila verso Messina. C'è poi la scelta della zona ionica, verso Catania, e la scelta interna. Geograficamente, dal punto di vista logistico, posso anche accettarlo. Il problema non è stabilire quante sub ATO realizzare ma raccordare i comuni tra di loro. Noi siamo stati coinvolti per la realizzazione delle piazzole all'interno dei comuni e dei CCR, i centri comunali raccolta, già finanziati. Per ogni centro comunale di raccolta, l'assessorato aveva già destinato un miliardo e 200 milioni di lire; per la realizzazione di ciascuna piazzola per la raccolta differenziata, 150 milioni di lire. Quindi, anche i sindaci avevano l'opportunità di intercettare finanziamenti e realizzare, all'interno dei rispettivi comuni, opere che offrivano anche occasioni di lavoro. Ebbene, su 108 comuni, sono stati realizzati tre centri comunali di raccolta in un anno e mezzo. Questa è la verità: purtroppo viviamo in questa realtà.
LORENZO PICCIONI. Vorrei rivolgere una domanda all'assessore Sutera, per capire come la provincia di Messina possa tollerare lo smaltimento dei rifiuti della provincia, anche in riferimento all'aspetto di natura economica, dato che il comune di Messina, che produce la gran parte dei rifiuti della provincia, li smaltisce presso l'inceneritore di Pace a circa 460 lire il chilogrammo e, presso le discariche di Trivi e Mazara Santandrea, a 470 lire il chilogrammo, con i disagi derivanti dal trasporto e da tutto quanto concerne l’impatto ambientale. Infatti, vi era stata, negli anni, una proposta, da parte di alcune aziende, a seguito dell'emanazione di alcuni bandi, per lo smaltimento dei rifiuti della città di Messina, e della relativa provincia, nella discarica di Portella Arena, per circa un milione di metri cubi di rifiuti urbani, con un progetto auto finanziato in project financing che poteva, in qualche modo, risolvere i problemi di tale provincia.
Il comune di Messina ha sospeso la concessione, che era già stata rilasciata, a seguito dell’emanazione del cosiddetto decreto Jervolino e soprattutto di un’indagine penale in corso sulla discarica di Portella Arena. Quest’ultima è la discarica di Messina da trenta o quarant'anni e necessita di essere messa in sicurezza per via del suo notevole impatto ambientale, anche in relazione a problemi di frane e di sistemazione dei rifiuti. Vorrei anche sapere come mai, nei mesi, la provincia di Messina non sia mai intervenuta in questa vicenda che si è risolta, peraltro, con proscioglimenti, senza alcun problema per quanto riguarda l'attività che dovrà essere avviata. Soprattutto, vorrei sapere come possa tollerare un quadruplicamento dei prezzi, che provoca una ricaduta sugli utenti di una tariffa sproporzionata rispetto a quella che potrebbe essere. Dal momento che quel progetto prevedeva, al pari di quelli attuali, la selezione del secco-umido, con il recupero della parte secca in discarica, parte che oggi potrebbe essere indirizzata ai termovalorizzatori che sono allo studio, vorrei sapere come mai, a distanza di molti mesi, forse più di un anno, non sia stata presa in considerazione questa attività che potrebbe, in qualche modo, continuare un piano che era stato messo a punto circa quattro anni fa.
GAETANO SUTERA, Assessore all'ambiente della provincia di Messina. Lei ha già risposto a se stesso, formulando le domande. Il problema di Portella Arena fu molto delicato e la provincia aveva anche condiviso la scelta, dell'allora sindaco Provvidenti, di realizzare, al suo interno, impianti di selezione e divisione dell'umido dal secco, perché era perfettamente in sintonia con quanto previsto dal cosiddetto decreto Ronchi. Improvvisamente, nel 1998, ci fu un’alluvione, che provocò tre morti poiché una parte dei rifiuti della discarica ricordata finì nel torrente Pace. Non intendo ricordarvi i particolari di quanto è accaduto: un’intera famiglia è stata distrutta, padre, madre e figlia. Furono svolte indagini a tappeto su tutti, provincia compresa. Noi avevamo responsabilità relative, perché io ero intervenuto per lo smaltimento dei rifiuti sui torrenti in base all'articolo 160 della legge regionale. Tuttavia, noi eravamo d'accordo sulla possibilità di proseguire nell'utilizzazione della discarica di Portella Arena e realizzare quanto il comune aveva intenzione di attuare con queste società. Improvvisamente, dopo l'alluvione, a seguito di un’indagine della magistratura in cui tutti risultarono indagati, tutto fu sospeso. Che siano stati tutti assolti, questo è un altro problema.
LORENZO PICCIONI. Non assolti ma prosciolti, perché il fatto non sussisteva; sono termini diversi.
GAETANO SUTERA, Assessore all'ambiente della provincia di Messina. La provincia era d’accordissimo su quella scelta. Il problema è che, nel frattempo, in virtù del cosiddetto decreto Jervolino, la provincia fu spogliata di tutte le competenze. Perciò, una gran parte delle domande dovrebbe rivolgerle alla prefettura che, da quel momento in poi, seguì tutta la vicenda. L'intervento di messa in sicurezza della discarica è stato realizzato dalla prefettura cui lei faceva riferimento. Oggi, quel tratto di discarica è in sicurezza e può essere utilizzabile. Potrei anche essere d'accordo, perché io avevo proposto la possibilità di realizzare, nella città capoluogo, un impianto con un termovalorizzatore. Il sindaco ed il comune si sono opposti e, quindi, devo rispettare le loro decisioni. In questa fase, e da quell'anno, dovrebbe rivolgere al prefetto tutte le domande per le quali lei desidera una risposta da parte della amministrazione provinciale.
LORENZO PICCIONI. Al sindaco e al prefetto!
GAETANO SUTERA, Assessore all'ambiente della provincia di Messina. Dal punto di vista istituzionale, noi non c'entriamo più niente. Dal punto di vista politico, è chiaro che noi interveniamo ma, per quanto riguarda la tariffa, la tassa sui rifiuti e la tassa del conferimento in discarica, sono tutte sotto il controllo della prefettura perché, come lei sa, è tutto commissariato, da quattro anni a questa parte. Dal 1999, anno di entrata in vigore del cosiddetto decreto Jervolino, in poi, noi siamo stati spogliati delle nostre competenze. Nel frattempo, politicamente siamo intervenuti ma la provincia non ha alcuna competenza amministrativa istituzionale. L'ultima competenza deriva, adesso, da questa normativa di cui riferiva l'assessore Cristaldi, che attribuisce il coordinamento dei comuni per la costituzione delle società d’ambito al fine di affrontare la problematica dello smaltimento dei rifiuti negli stessi ambiti precedenti. Ho convocato tutti sindaci, siamo nella fase istruttoria, che spero di concludere.
PRESIDENTE. Ringraziamo i rappresentanti delle amministrazioni provinciali di Catania e di Messina, le cui indicazioni sono sicuramente utili per una nostra valutazione più compiuta e più completa. Questa è la prima occasione di incontro; spero che non ne mancheranno altre, anche misurando la vostra totale e straordinaria disponibilità a partecipare a questo processo di comprensione del fenomeno, utile a migliorare i risultati.
Incontro con i sindaci delle città di Catania e Ragusa e degli assessori all’ambiente dei comuni di Messina e Siracusa.
PRESIDENTE. Ringrazio le amministrazioni comunali di Catania, Messina, Ragusa e Siracusa, qui rappresentate dal sindaco di Ragusa, dagli assessori di Messina e di Siracusa e dal sindaco di Catania.
L’attività della Commissione, oltre alle audizioni dei soggetti istituzionali coinvolti nell’ordinaria gestione del ciclo dei rifiuti, sta procedendo con una serie di missioni, sia presso le regioni in stato d’emergenza per lo smaltimento dei rifiuti, sia presso le regioni caratterizzate da una gestione ordinaria e non particolarmente allarmante, incontrando, oltre alle autorità locali competenti, anche esponenti della magistratura, delle forze dell'ordine, delle associazioni ambientaliste e di categoria. La Commissione intende conoscere, nel corso di questa seconda missione in Sicilia, la situazione delle amministrazioni comunali in ordine alla gestione del ciclo dei rifiuti, con particolare riguardo alle problematiche inerenti alla raccolta differenziata e all'impiantistica presente nel territorio. Altro profilo interessante attiene alla valutazione della tipologia dei controlli esistenti, anche in relazione alla disciplina degli appalti e dei servizi. Noi incentiviamo molto il rientro nelle condizioni di ordinarietà, di normalità e, a questo proposito, ci interessa comprendere se le amministrazioni comunali siano pronte e quale sia la loro posizione rispetto alla ordinarietà di gestioni vissute, talvolta, in termini permanentemente emergenziali che, addirittura, si autoalimentano.
La nostra, non è una Commissione di inchiesta o di indagine, pur avendone il ruolo, tesa a scoprire il colpevole; la nostra iniziativa è volta a comprendere il fenomeno ed aiutare le amministrazioni locali ad individuare i percorsi per rendere un servizio migliore e conseguire una maggiore efficacia ed efficienza nell'ambito del ciclo integrato dei rifiuti. Crediamo che ascoltare le amministrazioni comunali sia non soltanto un nostro dovere ma anche una positiva attività perché il vostro ruolo è particolarmente privilegiato e, per alcuni aspetti, di prima linea.
Nel rivolgere un saluto e un ringraziamento a tutti i sindaci e alle amministrazioni comunali qui rappresentate, invito gli ospiti ad intervenire, riservandoci, successivamente, la possibilità di formulare alcune domande.
UMBERTO SCAPAGNINI, Sindaco di Catania. Innanzitutto, vi ringrazio per quest’introduzione, che mi ha chiarito quanto, in effetti, noi ci aspettiamo e, cioè, non soltanto una verifica ma, soprattutto, ricevere un sostegno in una situazione, che nel nostro caso, è particolarmente in evoluzione. Mi sono permesso di convocare, quale esperto in questo campo, l'assessore comunale, che mi raggiungerà fra qualche minuto, dal momento che si sta occupando dell'emergenza ceneri e, purtroppo, proprio nella giornata di oggi, il fenomeno dovrebbe verificarsi nuovamente, nel pomeriggio.
Per quanto mi concerne, in maniera molto generica, ci troviamo ancora in una situazione di carattere transitorio, giacché utilizziamo una discarica tuttora appartenente a privati sulla quale, grazie alla strettissima collaborazione con la prefettura, esercitiamo un controllo. Questo rapporto sarebbe dovuto essere esaurito già da qualche tempo, grazie all’entrata in funzione di una discarica, predisposta già da tempo sotto il profilo sia finanziario, sia degli interventi di carattere urbanistico, la quale, tuttavia, in questo momento è ferma a causa, tanto per cambiare (questo è un male dell'Italia), di una serie di ricorsi relativi sia ad espropri sia alla sua collocazione. Attualmente, ci troviamo in una situazione semi-emergenziale perché siamo dipendenti da questo impianto privato che non so per quanto tempo potrà continuare ad accogliere i nostri rifiuti. Avremo bisogno d’aiuto per riuscire ad accelerare, in condizioni particolari, la soluzione finale, definitiva del problema della discarica, cui ha fatto cenno anche il prefetto.
Il mio assessore vi chiarirà nel dettaglio tutto ciò che concerne la fase intermedia e i livelli di raccolta differenziata, iniziativa nella quale abbiamo avuto particolare successo. Infatti, per quanto riguarda la raccolta del cartonaggio, ci troviamo a livelli largamente superiori alla media nazionale; per altre incontriamo obiettive difficoltà e stiamo percorrendo strade collaterali, quelle delle associazioni di volontariato, attuando principi d’incentivazione che noi stessi abbiamo concordato. Ad esempio, facciamo pagare in proporzione inversa, operando detrazioni fiscali in funzione di quello che c’è segnalato da parte dei raccoglitori relativamente a chi opera la raccolta differenziata.
Tuttavia, ho voluto essere presente personalmente, sia per ringraziarvi sia per farvi presente una situazione abnorme: infatti, il problema dei rifiuti, sicuramente, è uniforme sotto il profilo nazionale ma si articola nelle varie realtà locali. Ci sono alcuni aspetti particolari che desidero segnalare. Un problema riguarda non tanto le discariche quanto i rifiuti che arrivano via mare da altre zone, a causa delle correnti che dallo stretto si dirigono verso la nostra costa. Non so se un fenomeno analogo vi sia mai stato segnalato in precedenza.
PRESIDENTE. Rifiuti spiaggiati?
UMBERTO SCAPAGNINI, Sindaco di Catania. Si, ma anche contenuti in sacchi che recano l'identità del comune che li scarica, non so se accidentalmente. Abbiamo una serie di relazioni in questo senso. Rifiuti, già confezionati in sacchi di plastica, a volte arrivano sulle nostre coste a seguito della costanza delle correnti che muovono da nord verso sud. Regolarmente, tutta la costa è interessata da questo fenomeno, che deve essere risolto a monte, poiché di tali rifiuti si può individuare l'identità.
GENNARO CORONELLA. Non sono clandestini, sono etichettati.
UMBERTO SCAPAGNINI, Sindaco di Catania. È proprio così, sono etichettati. Questo è un problema che sicuramente dovrà essere affrontato.
PRESIDENTE. Abbiamo la possibilità di segretare questi atti, ma sarebbe utile, anche al di fuori di questa sede, attivare procedure che consentano di intervenire rapidamente.
UMBERTO SCAPAGNINI, Sindaco di Catania. Nelle audizioni che avete svolto, non vi hanno segnalato alcuna problematica di questa natura?
PRESIDENTE. No. Le forze dell’ordine sono a conoscenza della vicenda?
UMBERTO SCAPAGNINI, Sindaco di Catania. Più volte abbiamo segnalato questo aspetto che, di fatto, non colpisce soltanto la costa del catanese.
EGIDIO BANTI. Quale provenienza hanno questi rifiuti? Provengono da lontano o da vicino?
UMBERTO SCAPAGNINI, Sindaco di Catania. Possiamo affermare che provengono da una zona che va dallo Stretto verso sud.
PRESIDENTE. Insomma, non arrivano dalla Liguria…
UMBERTO SCAPAGNINI, Sindaco di Catania. L’altro punto che volevo segnalare e che, probabilmente, non è di specifica competenza di questa Commissione ma che vi prego di considerare, è che noi ci troviamo ad affrontare, senza averne avuto una precedente esperienza, il problema collegato alla caduta delle ceneri vulcaniche, che stiamo cercando di risolvere, se non improvvisando, sicuramente immaginando soluzioni. Per darvi un'idea del fenomeno, a tutt'oggi, secondo il calcolo effettuato dall'istituto di vulcanologia, sono stati emessi dal vulcano 40 milioni di metri cubi di questa particolare cenere e, nella città di Catania, se ne sono depositati, mediamente, 5 chilogrammi per metro quadrato. Questo significa, circa 20 volte di più rispetto all'ultimo fenomeno analogo che si ricordi a memoria d'uomo. Naturalmente, tutto questo materiale deve essere eliminato e non è materiale da discarica. Ha un peso specifico estremamente elevato. Infatti, impropriamente è definita cenere o sabbia: in realtà, si tratta di silicio, in varie composizioni integrate e solforate, con un peso specifico elevatissimo. Per il momento, non so quanto propriamente, lo abbiamo adoperato in zone in cui stiamo procedendo con iniziative edilizie, per effettuare riempimenti; un'altra parte è stata acquistata da società che lo usano per migliorare la composizione del suolo per l’agricoltura. Anche questo è un problema che, se il fenomeno dovesse continuare, si porrebbe in maniera veramente drammatica. Vorrei chiedere il vostro aiuto in questo senso anche perché, come sapete, sto combattendo, in occasione dell'approvazione del disegno di legge finanziaria per il 2003, affinché il fenomeno sia considerato in maniera adeguata. Lo smaltimento, forse, è l'ultimo dei problemi collegati alla cenere. Come avrete notato, infatti, è probabile che non rientrerete a Roma partendo dal nostro aeroporto.
PRESIDENTE. Già ieri, infatti, abbiamo dovuto atterrare a Palermo e non a Catania.
La ringrazio, signor sindaco, e attendiamo, con grande piacere, l’assessore.
DOMENICO AREZZO, Sindaco di Ragusa. Ragusa è una città di 75 mila abitanti ed è capoluogo di una delle più piccole province d'Italia, poiché conta 300 mila abitanti circa. Questa provincia è suddivisa in tre sub ATO. Il comune di Ragusa ospita, nel proprio territorio, la discarica del sub ATO Ragusa, Chiaramonte, Monterosso e Giarratana, i tre comuni montani che, insieme, contano 15 mila abitanti. Pertanto, noi copriamo un sub ATO di circa 90-95 mila abitanti. La nostra discarica è quasi nuova, nel senso che, a differenza di tante altre, ancora non è trascorso il tempo per il suo esaurimento, che dovrebbe scadere entro il prossimo anno ma, con ogni probabilità, potrà funzionare ulteriormente per qualche mese oltre tale scadenza. È una discarica dotata di una capacità di cinque anni. Abbiamo richiesto il finanziamento per dotarla di una seconda vasca e siamo in attesa di riceverlo. Contestualmente, è stata finanziata – ma ancora non sono state avviate le procedure di appalto - la realizzazione di una discarica di inerti. Come sapete, i finanziamenti per queste opere provengono dalla prefettura, la quale individua l’ente pubblico che dovrà sovrintendere; pertanto, per quanto riguarda il sub ATO di Ragusa, sarà il mio comune a doversene occupare.
La discarica è gestita dal comune per tramite della società che, a suo tempo, la costruì. La sua funzionalità è stata ridotta, anche se di poco, perché, per ragioni di emergenza e su richiesta del prefetto, è stata consentita la sua utilizzazione anche da parte del comune di Modica, che fa parte di un altro sub ATO ma che non ha una propria discarica, non essendo riuscita ad individuare, negli anni, una zona idonea. Quindi, per un certo periodo di tempo, ha utilizzato la discarica del comprensorio di cui il comune di Ragusa è capofila e ne ha abbreviato di un po' la vita. Tuttavia, le previsioni erano inferiori rispetto alla realtà poiché, di fatto, nonostante questa circostanza, la discarica avrà la sua normale durata. Mi auguro che riusciremo ad ottenere il finanziamento per la seconda vasca, altrimenti anche noi avremo, alla scadenza, problemi che, per fortuna, non abbiamo avuto, sinora.
Invece, per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti solidi urbani, il comune di Ragusa ha costituito una società mista, l’Ibleambiente, che, nonostante siano trascorsi alcuni anni, non ha ancora acquisito il socio privato. Di fatto, pur essendo gestita autonomamente, l’unico socio è il comune di Ragusa, che è anche l'unico committente, non avendo altri clienti. Attraverso una laboriosa e difficile trattativa, stavamo individuando il socio privato. È stata indetta una gara alla quale ha concorso un solo partecipante, giudicato dalla commissione idoneo dal punto di vista soggettivo.
MICHELE VIANELLO. Chi è questo soggetto?
DOMENICO AREZZO, Sindaco di Ragusa. L’Altecoen, una società di Enna.
MICHELE VIANELLO. La gara è stata bandita in ambito nazionale?
DOMENICO AREZZO, Sindaco di Ragusa. No, è stata bandita sull'intero territorio europeo, perché l'importo del contratto per questa commessa, orientativamente, è di circa 14 miliardi l'anno, per una durata prevista di 10 anni. Un importo considerevole.
DONATO PIGLIONICA. Per il comune di Ragusa?
DOMENICO AREZZO, Sindaco di Ragusa. Sì, per il comune di Ragusa.
PRESIDENTE. C’è stata una sola offerta?
DOMENICO AREZZO, Sindaco di Ragusa. Sì, vi è stata una sola offerta.
DONATO PIGLIONICA. Naturalmente, il socio privato sarebbe dovuto entrare per una quota di questi 14 miliardi annui.
DOMENICO AREZZO, Sindaco di Ragusa. Il privato sarebbe dovuto entrare nella società per il 49 per cento, il 51 per cento restando al comune. La società ha un capitale sociale di un miliardo ma il consiglio comunale aveva previsto un aumento fino a due miliardi, con la cessione del 49 per cento al socio privato. Tutto ciò si è verificato lo scorso anno: se non ricordo male, la scadenza dei termini era prevista per il 31 gennaio. La commissione ha accertato, secondo le previsioni, l'idoneità del soggetto ma l'offerta presentava alcune carenze, non essendo esaustiva delle richieste formulate in bando. A quel punto, abbiamo ritenuto che la gara non fosse più valida e abbiamo intavolato una trattativa privata, sulla base di questa domanda, senza pervenire, di fatto, a conclusione. Infatti, è intervenuto il commissario straordinario – è un accadimento di questi giorni – che ha emanato un decreto con il quale ci impone di costituire la società d'ambito con tutti gli altri comuni della provincia, dal momento che l’ATO comprende i 12 comuni della provincia di Ragusa. Nei prossimi giorni sarà costituita questa società da ambito: è prevista per domani la conferenza dei presidenti di gruppo per portare in consiglio comunale uno schema di statuto, concordato ieri in occasione di una riunione presso la provincia. Questo statuto sarà fatto proprio da ciascuno dei 12 consigli comunali interessati. Di fatto, la ricerca del socio privato non è andata a buon fine, dal momento che tutto dovrà confluire nella società d'ambito. L’Ibleambiente, di cui il comune di Ragusa è socio unico, continuerà a gestire la raccolta temporaneamente, fin quando la società d'ambito non sarà operativa.
Non è più il caso di cercare un socio privato poiché sarebbe illegittimo, a mio avviso, prevedere due società con la stessa finalità. Ho voluto precisarlo perché ritengo, dalla premessa che ho ascoltato, che tra i vostri compiti ci sia anche quello di individuare il tipo di gestione effettuata.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, al pari di tutti gli altri comuni della Sicilia - chi più, chi meno - siamo piuttosto indietro. Abbiamo raggiunto un buon livello nella raccolta di determinati materiali come, ad esempio, i cartoni, per i quali è più semplice, mentre per altri siamo decisamente indietro, anche se più avanti rispetto alla media regionale. In ogni caso, la raccolta differenziata è del tutto insufficiente, anche per carenze di tipo strutturale. Per illustrare un esempio, abbiamo partecipato ad un bando per la creazione delle tre isole ecologiche che erano state previste nel territorio del sub ambito. La progettazione non è stata finanziata ed abbiamo avuto difficoltà per inserire in bilancio le somme relative. Adesso, sembra che queste isole ecologiche - le isole di raccolta degli inerti e del riciclabile non umido della raccolta differenziata - possano iniziare ad operare. Faticosamente, la stiamo avviando. Desidero anche ricordare che nella proposta progettuale della gara per l'aggiudicazione della quota al socio privato era previsto che si iniziasse immediatamente la raccolta differenziata “porta a porta” nei due centri storici di Ragusa che, come sapete, sono stati inseriti nella lista dell'Unesco quale patrimonio dell'umanità.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Signor sindaco, desidero soltanto un chiarimento. Questa società, in cui manca il socio privato, avrebbe dovuto provvedere alla raccolta o anche allo smaltimento dei rifiuti?
La raccolta è di competenza dei comuni o delle società miste da essi costituite; altra cosa è lo smaltimento. Non capisco come mai l’amministrazione comunale non possa più procedere alla costituzione di una società mista.
DOMENICO AREZZO, Sindaco di Ragusa. Per smaltimento intende il conferimento in discarica?
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Il conferimento in discarica e, quindi, lo smaltimento dei rifiuti. La raccolta è qualcos'altro. Nei 14 miliardi, che cosa era previsto?
DOMENICO AREZZO, Sindaco di Ragusa. La raccolta ed il conferimento in discarica, non la gestione.
Ho premesso che la gestione della discarica è affidata alla società che la costruì, come previsto dall’appalto: chi si fosse aggiudicato la costruzione avrebbe dovuto, per tutto il periodo della durata in funzione o, almeno, per i cinque anni previsti del suo funzionamento, provvedere anche alla gestione della discarica. Nei 14 miliardi - somma che, forse, sarebbe stata, in parte, diminuita - rientravano sia la raccolta, sia il conferimento, vale a dire il trasporto sino alla discarica. Quello dello smaltimento, vale a dire del compostaggio, è un problema diverso.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Fino alla discarica, lei può fare ciò che vuole.
DOMENICO AREZZO, Sindaco di Ragusa. In base ad un decreto, emanato molto recentemente dal commissario straordinario, i 12 comuni della provincia di Ragusa, in una determinata delimitazione territoriale, devono costituire una società d'ambito. Non mi occupo espressamente di questa materia e, quando ho appreso di dovervi riferire in proposito, mi sono rapidamente documentato per cercare di capire qualcosa in più; pertanto, non conosco esattamente le fonti normative. Tuttavia, il concetto è che, in base ad una disposizione che voi conoscete, certamente, meglio di me, la società d'ambito non potrà gestire la raccolta ma dovrà affidarla all'esterno, attraverso una gara. Tutto ciò presuppone che questa società d’ambito, di fatto, non la potrà affidare all’Ibleambiente, la società già costituita dal comune. Perciò, è inutile che io ricerchi un socio privato al quale affidare la gestione soltanto per sei mesi, se nel bando è prevista la raccolta per dieci anni. Tutto è saltato perché, di fatto, sono saltati i parametri ed anche perché la proposta non c’è piaciuta.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Ecco, questo deve spiegare!
DOMENICO AREZZO, Sindaco di Ragusa. Su questo, non c'è dubbio. Eravamo in corso di trattativa privata, che la legge ci consente tenuto conto che la gara, di fatto, non aveva raggiunto alcun esito. Tuttavia, la trattativa ancora non ci convinceva. Ritengo che i limiti, stabiliti dal consiglio nella definizione del contratto per la gara non siano stati raggiunti. A questo motivo fondamentale si è aggiunta un’ulteriore novità. Ieri ho riunito alcuni presidenti di gruppo del consiglio comunale per spiegare questa circostanza. Il consiglio non prenderà più considerazione l'offerta del socio privato e il comune continuerà a gestirla ancora, per il tempo necessario.
PRESIDENTE. Il fatto che vi abbia partecipato una sola impresa, in qualche modo, è un sintomo?
DOMENICO AREZZO, Sindaco di Ragusa. Ci ha un po’ allarmato, lo devo riconoscere, anche se non abbiamo molta esperienza in questo campo.
PRESIDENTE. Certamente, lei non svolge funzioni inquirenti. Tuttavia, ha avuto la sensazione che tutto ciò sia stato, in qualche modo, il prodotto di un’azione attiva o dissuasiva?
DOMENICO AREZZO, Sindaco di Ragusa. Non tutto mi è apparso logico e consequenziale, in un appalto, a nostro avviso, appetibile. Certamente, la raccolta, nella provincia di Ragusa, è di difficile gestione perché questa città ha due centri storici e, inoltre, Ragusa Ibla presenta particolari difficoltà. Quindi, può darsi che qualcuno sia stato scoraggiato da questo. Certamente, ci siamo posti il problema, a tal punto che ancora non abbiamo concluso e non concluderemo.
GAETANO CORONELLA. Incontrate il commissario di Governo? Vi aiuta?
DOMENICO AREZZO, Sindaco di Ragusa. Il commissario di Governo per l'emergenza rifiuti sarebbe il presidente della regione, il quale ha delegato un vicecommissario, nella persona dell'avvocato Crosta. Ho incontrato, mercoledì scorso, l'avvocato Crosta, proprio per sapere come dobbiamo operare. Ci ha risposto che si sarebbe trattato di sub ambito e che quindi vi era la necessità di riunire i comuni del sub ambito. Quando li ho riuniti, tre giorni più tardi, era già stato emanato un decreto che si riferiva all'ambito.
GAETANO CORONELLA. Gli ambiti sono stati distribuiti?
DOMENICO AREZZO, Sindaco di Ragusa. Può sembrare strano, ma abbiamo avuto 48 ore di tempo per riunire i consigli i quali, entro cinque giorni, devono emanare le delibere per l'approvazione dello statuto.
PIETRO ALIBRANDI, Assessore all’ambiente del comune di Messina. Il sindaco Scapagnini ha affermato che i rifiuti provengono fin dallo Stretto. Osservo che noi, un tempo, distribuivamo sacchetti, definiti a perdere, con il marchio del comune di Messina. Da circa sette od otto anni, questi sacchetti non sono stati più distribuiti, poiché ciò non rientra tra gli obblighi dell'ente. Qualora il sindaco Scapagnini dimostri contrario, procederemo ad accertamenti per verificare da dove provengano. Si consideri che il litorale è lungo 51 chilometri e tutto potrebbe essere possibile. Tuttavia, lo escluderei a priori.
Ringrazio questa Commissione e il suo presidente per l'impostazione che ha voluto imprimere a questo incontro. Vi porto i saluti del sindaco Leonardi, che si scusa per la sua assenza dovuta a problemi che si stanno verificando nella città di Messina.
Nella nostra città, abbiamo attraversato momenti difficili per quanto riguarda la gestione dei rifiuti solidi urbani, nella fase sia di raccolta sia di smaltimento e conferimento in discarica. Certamente saprete che la città era dotata di una discarica, quella di Portella Arena, ubicata in un sito con caratteristiche paesaggistiche, sicuramente, di grande rilevanza. Tale sito, nei decenni precedenti, era stato interessato da questo fenomeno. Si è continuato a gestire - si fa per dire - la discarica fino al 1996. Successivamente, è intervenuto il sequestro dell'area e, da quel momento, la città di Messina ha incontrato gravissime difficoltà nella gestione della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, due aspetti strettamente collegati tra loro.
La raccolta è effettuata da una società mista, costituita nel 1997 attraverso lo strumento dell’evidenza pubblica, con bando comunitario, cui hanno partecipato più soggetti. Questa società, scelta da una commissione tecnico-giuridica ed acclarata dal consiglio comunale, ha iniziato ad operare nel 1998. È una società mista a prevalente capitale pubblico.
Nel primo periodo abbiamo dovuto trasportare i rifiuti, per assenza di siti idonei nella nostra città, nel comune di Valdina, distante circa 40 chilometri da Messina, dove esisteva ed esiste tuttora, a causa della presenza di cave d’argilla dismesse, un paesaggio "lunare" che doveva essere bonificato, ed una di tali cave fu individuata come discarica per i rifiuti.
Completata tale discarica, abbiamo "vagato" per tutta la regione, su ordine della prefettura di Messina, ora in quella, ora in quell'altra discarica, non potendo individuare un sito in cui realizzarne una, salvo nel caso della zona di Larderia, situata a sud della città. Abbiamo gestito tale sito per circa un anno e mezzo ed esso, sicuramente a causa della vicinanza al nostro territorio, ha consentito un notevole risparmio ed un miglioramento dei servizi, e dunque una pronta raccolta ed un pronto smaltimento. Chiuso il sito di Vallone Guidari - così definito -, purtroppo abbiamo dovuto accollarci i maggiori oneri per il trasporto dei rifiuti a Bellolampo, a Motta, a Centuripe ed anche in altri siti, sempre, comunque, su ordine della prefettura di Messina.
Avevamo avanzato alcune proposte in materia, valutate anche dal commissario straordinario alla regione del tempo. Dovete sapere che il nostro territorio è gravato da una normativa comunitaria, denominata "siti di interesse comunitario e zone a protezione speciale", che interessa circa l'80 per cento dell'area del comune di Messina, ed essa impedisce la costruzione di diverse strutture, anche delle discariche, in una dorsale che parte da Dinnammare ed arriva a Purpuraci. Il forte carattere vincolistico di tale norma ci ha impedito di realizzare discariche nella nostra città, e se considerate che buona parte del territorio è densamente urbanizzata, non vi sono grandi possibilità di realizzare siti per lo smaltimento dei rifiuti.
Essendo stato chiamato dal 1998 a gestire questa materia (assieme alla pubblica istruzione), peraltro appassionandomi, ho voluto visitare ogni parte del nostro comprensorio, ed ho individuato, circa un anno fa, un sito nel quale potremmo conferire rifiuti per un periodo compreso tra i 400 e i 600 giorni. Credo che ciò potrà salvarci, e proprio ieri, ho portato all'esame della giunta comunale l'attività svolta assieme agli uffici tecnici interessati alla redazione del progetto esecutivo (infatti, sono stati assegnati ad un gruppo di progettisti 40 giorni di tempo per la progettazione). Auspico, quindi, che nel giro di un mese o due, tale discarica possa essere realizzata, e che la città possa fuoriuscire dalle difficoltà economiche e gestionali che essa attraversa.
I maggiori esborsi, infatti, gravano sul bilancio comunale, e ciò da una parte contrae fortemente i servizi da erogare, e dall'altra crea problemi, poiché, essendo i tempi di trasferenza piuttosto dilatati, è chiaro il gestore (la società mista) ha motivo di affermare - anche se talvolta lo ritengo un alibi - che è impossibilitato ad effettuare la raccolta dei rifiuti in un determinato giorno, poiché i tempi di trasferenza sono lunghi.
Vorrei aggiungere che già dal 1998-1999, al momento in cui ho assunto la delega in questa materia, mi sono preoccupato di proporre una serie di impianti funzionali non al sistema di raccolta, ma allo smaltimento dei rifiuti. Mi riferisco a due impianti per la valorizzazione delle cinque frazioni nobili del rifiuto e per la lavorazione dei bianchi (frigoriferi, lavatrici e quant'altro). È già stato emesso un decreto di finanziamento per attivare questi impianti, ed un altro è in corso di emissione, ma la magistratura ordinaria li ha sequestrati, ancorché non funzionanti, compreso un capannone dismesso, da noi acquisito per renderlo funzionante, e dove ritengo dovremmo installare gli impianti per la separazione dei rifiuti bianchi, per l'assemblaggio delle parti separate e per la lavorazione delle cinque frazioni nobili del rifiuto.
Ciò si inserisce nel contesto più ampio della raccolta differenziata (vetro, carta, lattine, alluminio e legno), servizio che viene attualmente effettuato ma che, a mio avviso, non potrà mai raggiungere le quote percentuali indicate prima dal decreto Ronchi e poi dall'ordinanza Scajola, che comunque abbassa nel tempo questo tetto. Probabilmente, il tema non è stato compreso e non è stato affrontato in modo approfondito, ma una delle frazioni che fa crescere in termini percentuali la raccolta differenziata è la frazione organica, "l'umido", che può essere sì raccolto in modo differenziato ma che, non avendo gli impianti per la produzione di compost, conferirebbe in discarica comunque. La raccolta differenziata, pertanto, è inutile. La frazione organica nella nostra città, infatti, incide per circa il 30-35 per cento. In altre città potrebbe incidere di più, ma già raccogliendo la frazione organica, raggiungeremmo le quote percentuali imposte dall'ordinanza Scajola.
MARCO LION. Perché la magistratura ha sequestrato questi impianti?
PIETRO ALIBRANDI, Assessore all'ambiente del comune di Messina. Non lo so. Gli impianti sono gestiti, laddove c'erano, con i LSU. Si tratta di 20 unità fuoriuscite dalla loro condizione e che hanno costituito una società mista, a latere della società mista già esistente, tramite Italia Lavoro. Questi giovani, che già gestiscono la raccolta differenziata, avrebbero dovuto gestire tali impianti. I progetti sono stati già trasmessi a Palermo, e per uno di loro è stato già emanato il decreto di finanziamento, ma la magistratura, non so con quali motivazioni - che ignoro, perché si tratta di un evento recentissimo -, li ha sequestrati. Tali impianti sono gestiti dalla società mista, e nei prossimi giorni dovrà incontrarmi con l'amministratore delegato per capire meglio, ma sono loro i soggetti che stanno fronteggiando questa situazione, e ritengo sarà interessante comprenderne il motivo.
Per quanto concerne la raccolta differenziata, occorre dire che dovremmo conferire quella parte di raccolta che effettuiamo (vetro, carta, lattine e via dicendo) ai consorzi di filiera affiliati CONAI. Segnalo che abbiamo notevoli difficoltà a conferirli, poiché i consorzi non sono attrezzati, oppure spesso respingono il materiale che tentiamo di conferire. Vorrei evidenziare, inoltre, come la raccolta differenziata rappresenti un costo per la pubblica amministrazione, e la situazione è ancora più grave se si immagina di effettuarla porta a porta come era svolta in passato. Ciò potrebbe essere fatto in un territorio limitato, ma certamente non in un'area ampia come il comune di Messina, poiché richiederebbe un impiego di personale, mezzi e strumenti sicuramente maggiore rispetto alla nostra attuale dotazione.
Osservo, inoltre, che è stato recentemente promulgato un bando per la realizzazione di impianti finalizzati alla riqualificazione della parte residua a valle della raccolta differenziata. In passato, ho avuto modo di incontrare, anche in occasione di diversi convegni, la struttura commissariale, e prendendo spunto da una relazione, svolta in passato da una persona autorevole - il dottor Clini, direttore generale del Ministero dell'ambiente - avevo potuto farmi un'idea di come venga gestito in gran parte d'Europa lo smaltimento dei rifiuti. Innanzitutto, laddove non è possibile riqualificare il rifiuto, occorre vedere in che modo smaltirlo, perché si tratta del primo problema che incombe sulle città. Lo smaltimento era effettuato attraverso i termodistruttori (i quali potevano essere riconvertiti in termovalorizzatori), e comunque giungeva ai termovalorizzatori il 90 per cento del rifiuto prodotto nelle città europee.
MICHELE VIANELLO. In giro per l'Europa fanno un po' di raccolta differenziata, diversamente da quanto avviene da queste parti, ma non importa.
PIETRO ALIBRANDI, Assessore all'ambiente del comune di Messina. Questi sono i dati che ho rilevato da quella relazione; probabilmente sono sbagliati, ma avranno gli impianti di compostaggio.
MICHELE VIANELLO. Hanno impianti che qui non ci sono.
PIETRO ALIBRANDI, Assessore all'ambiente del comune di Messina. Hanno impianti che qui non ci sono: gli impianti di compostaggio.
MICHELE VIANELLO. Non solo, ma tutto per il trattamento dell'intero ciclo dei rifiuti: compostaggio, CDR, rifiuto organico e via dicendo, ciò che qui non è presente.
PIETRO ALIBRANDI, Assessore all'ambiente del comune di Messina. Mi permetta di osservare, onorevole Vianello, che anche in Italia si è tentato di introdurre gli impianti di CDR.
MICHELE VIANELLO. Lasci stare: l'Italia è una cosa diversa. Stiamo parlando della Sicilia.
PIETRO ALIBRANDI, Assessore all'ambiente del comune di Messina. Anche in Sicilia vi era la filosofia secondo cui gli impianti di CDR erano forse gli impianti intermedi tra quelli di compostaggio e quelli di termovalorizzazione; in seguito, si è scoperto che, per l'alto potere calorifico del CDR (combustibile derivato dai rifiuti), non era conveniente produrlo, poiché con la frazione secca si poteva andare soltanto all'impianto di termovalorizzazione e produrre energia. Vi era un errore iniziale, per fortuna corretto successivamente, ma non mi pare che in Europa il sistema sia questo.
Vorrei aggiungere che, nel sistema europeo, esistono termovalorizzatori o termoproduttori (che producono anche calore), e forse la raccolta differenziata viene effettuata di meno, ma viene fatta con l'organico, producendo compost verde di qualità là dove esso ha un mercato. Vorrei farle immaginare, onorevole Vianello, un impianto di selezione e compostaggio - che comunque costa 20 o 30 miliardi delle vecchie lire nel nostro comprensorio - produrre il compost, il 50 per cento di ciò che viene introdotto, per non avere successivamente un mercato. Si tratta, dunque, di un costo iniziale che potrebbe essere sicuramente investito, a mio avviso più proficuamente, in un'altra direzione.
Il bando promulgato, comunque, prevede impianti di pretrattamento e stazioni di trasferenza; si tratta di "impiantini" che creano un punto di caduta, rappresentato dall'impianto di termovalorizzazione. Da quanto ho potuto comprendere, il comune di Messina non ha partecipato a tale bando. Vi era l'idea di partecipare con un impianto di pretrattamento che separasse la frazione secca dalla frazione umida, ma ciò non è stato possibile, perché non abbiamo riscontrato, da parte della società mista che prospettava tale ipotesi, garanzie sufficienti a poterlo realizzare. Vedremo, dunque, in che modo verremo inglobati nel futuro sistema di riqualificazione dei rifiuti.
Intanto, resta sul tappeto il problema di occuparci dello smaltimento dei rifiuti, e sono convinto che dovremo farlo ancora per parecchio tempo, vale a dire fino a quando non verranno realizzati gli impianti, ed in tal senso vi è sicuramente un forte ritardo. Non so in che modo sarà possibile recuperarlo, ma fino a quando gli impianti entreranno in funzione, è chiaro che per noi rappresenterà un continuo dispendio di energie e di risorse, che dovremmo sottrarre, salvo interventi da parte della regione e dello Stato - che, tra l'altro, invochiamo -, ad altri servizi.
SEBASTIANO ROMANO, Assessore all'ambiente del comune di Siracusa. Ringrazio il presidente e l'intera Commissione. Porto anche i saluti e le scuse del sindaco, l'onorevole Bufardeci, che purtroppo oggi non è potuto essere presente, in questa occasione così importante, perché fuori sede.
Inizierò la mia relazione con una veloce fotografia della situazione attuale del comune di Siracusa. Si tratta di una città ad alta vocazione turistica, con 127 mila abitanti. Dal punto di vista delle discariche, il comune è autonomo, poiché dispone di un proprio sito per lo smaltimento dei rifiuti. Proprio in questi giorni, è stato completato l'ultimo modulo del quarto lotto di tale discarica, che entrerà in funzione a partire già da domani o dopodomani. Si tratta di una discarica che è servita da "ancora di salvezza" al signor prefetto, poiché ha avuto modo di far conferire in tale sito numerosi comuni della provincia che, purtroppo, ne sono sprovvisti. Vi è stato un periodo in cui, praticamente, tutta la provincia di Siracusa veniva a conferire nelle nostre discariche, ed anche se adesso la situazione è un po' migliorata, esistono ancora quattro o cinque comuni in difficoltà.
Siamo provvisti, inoltre, anche di una discarica per gli inerti. Qualche mese fa, la vecchia discarica è andata esaurita, ma abbiamo già approntato un nuovo sito, che ci consentirà una sopravvivenza di un paio d'anni, fino a quando non verrà ha attrezzata un'altra discarica, che il signor prefetto ha già identificato, in prossimità del territorio di Priolo, che costituirà la discarica definitiva per gli inerti, poiché ha una grande capienza, e dunque dovrebbe assicurare, per numerosi anni, lo smaltimento dei rifiuti.
Per quanto concerne la raccolta, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani, è stato aggiudicato proprio in questi giorni un bando europeo. Nell'ultimo anno e mezzo, infatti, siamo stati costretti ad indire due bandi europei, di cui il primo è andato deserto ed è stato ripetuto, mentre il secondo bando è andato a buon fine, poiché abbiamo registrato la partecipazione di due ditte. Un'apposita commissione, composta di professori universitari ed esperti del settore, ha scelto una delle due, e la gara è stata completata proprio la settimana scorsa. Speriamo, dunque, nell'arco di un mese o un mese e mezzo, di entrare finalmente a regime con la ditta e con questo nuovo progetto-offerta.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Chi se lo è aggiudicato?
SEBASTIANO ROMANO, Assessore all'ambiente del comune di Siracusa. L’IGM, una ditta già operante a Siracusa, ma che veniva da una situazione di circa venti anni di proroghe.
Chiedo scusa, ma non ho ricordato che sono accompagnato dal capo settore dell'ambiente e dell'ecologia del comune di Siracusa, il dottor Sansalone, che rappresenta la memoria storica in questo settore, e che può esservi utile.
Come dicevo, un'altra gara era stata indetta nel 1985, e lascio ora la parola al dottor Sansalone per ulteriori puntualizzazioni.
LUCIANO SANSALONE, Capo settore ambiente del comune di Siracusa. L'ultima gara aggiudicata regolarmente ha avuto luogo nel 1985; successivamente, nel 1994 è stata indetta un'altra gara, ma si è aperto un contenzioso, che solo in questi giorni è stato risolto. Infatti, la ditta aggiudicataria della gara, di fatto, è successivamente decaduta, poiché non ha voluto assumere il servizio, in quanto riteneva gli oneri previsti nel bando di gara non adeguati rispetto alla normativa vigente. Si trattava, allora, di interpretare bene il bando, e vi è stato un contenzioso, risolto proprio in questi giorni, che ha visto soccombere la ditta ricorrente.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Qual era l'altra ditta?
LUCIANO SANSALONE, Capo settore ambiente del comune di Siracusa. L'AGSM di Perugia.
EGIDIO BANTI. Solamente due ditte anche lì, con un bando europeo?
LUCIANO SANSALONE, Capo settore ambiente del comune di Siracusa. Allora le ditte partecipanti furono tre.
EGIDIO BANTI. Il bando era per costituire una società o per gestire direttamente il servizio?
SEBASTIANO ROMANO, Assessore all'ambiente del comune di Siracusa. Il bando è stato indetto per la gestione complessiva.
EGIDIO BANTI. Per quanto tempo?
SEBASTIANO ROMANO, Assessore all'ambiente del comune di Siracusa. Il bando aggiudicato adesso è per cinque anni; tuttavia, sono stati compiuti passi concreti per la definizione dell'ambito da parte della regione e della struttura commissariale, e venerdì avrà luogo una riunione alla provincia, probabilmente assieme all'ingegner Racidi, appartenente alla struttura commissariale, proprio su questa tematica. In ogni caso, l'appalto è stato aggiudicato per cinque anni, ma nel contratto è prevista una norma di salvaguardia, che consente al comune di poterlo rescindere dopo due anni. Questa gara è stata molto importante, perché può essere attuato un progetto-offerta finalmente adeguato alle attuali esigenze della città, mentre in precedenza si operava in base ad un capitolato vecchio di decine di anni, e da tale progetto ci aspettiamo molto.
Per quanto concerne la raccolta differenziata, vorrei dire che essa viene effettuata dal comune, tuttavia, come in numerose altre città della Sicilia, i livelli non sono soddisfacenti. Anche noi abbiamo presentato i progetti per i centri comunali di raccolta (CCR), ne sono stati finanziati quattro, ma siamo ancora in attesa di passare alla fase operativa.
Per quanto riguarda gli impianti di termovalorizzazione, invece, la regione sta lavorando in
tal senso, e noi attendiamo con ansia, poiché occorre fuoriuscire dalla logica delle discariche, dal momento che quest'ultimo lotto, che stiamo inaugurando in questi giorni, ci consentirà una sopravvivenza di un anno e mezzo. So che la struttura commissariale, il signor prefetto, sta già cercando una discarica, e credo sia stato individuato un sito dove realizzare una discarica sub comprensoriale. Ritengo, tuttavia, che il futuro non sia rappresentato dalle discariche, bensì dagli impianti di termovalorizzazione, già esistenti in Italia, ma che stentano ancora a decollare nel sud, ed auspichiamo di averli quanto prima.
LORENZO PICCIONI. Vorrei porre all'assessore Alibrandi di Messina alcune domande. In primo luogo, mi sembra che lo spazzamento, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti siano gestiti da una società mista, la Messina ambiente, composta da Altecoen e TTR. L'Altecoen è la stessa società, operante a Ragusa, rispetto alla quale il sindaco di quel comune, intervenuto precedentemente, ha parlato di qualche problema in merito, o comunque di qualche attenzione. La società Messina ambiente gestisce questo servizio penalizzando, in qualche modo, le casse comunali, perché sembra che l'importo relativo a tale servizio si aggiri attorno ai 70 miliardi di vecchie lire.
Vorrei comprendere, allora, quale sia la posizione dell'amministrazione comunale di Messina, perché ricordo che nel 1999 ha sospeso, in autotutela, la concessione a favore di una società mista, costituita a seguito di una gara d’appalto, ed ha affidato successivamente il servizio a Messina ambiente. Oggi ci troviamo nelle condizioni per cui quella concessione, ancora in essere, creerà sicuramente un contenzioso tra l'amministrazione comunale e la società mista, a suo tempo costituita, e che il comune aveva sospeso in via di autotutela, in quanto era in corso un'indagine, che non ha riscontrato alcun’irregolarità. Oggi, davanti al ricorso al TAR avverso la sospensione di quella delibera d’affidamento del servizio, anche il Consiglio della giustizia amministrativa sì è espresso dichiarando la sua incompetenza, affermando che si tratta, invece, di una competenza della magistratura civile.
Vorrei domandare, allora, se il comune di Messina, a causa di questa penalizzazione in termini di costo e, soprattutto, della messa in sicurezza della discarica di Portella Arena - che attualmente non dispone di un impianto di biogas e che è stata provvisoriamente messa in sicurezza solamente con un telo, per ripararla da eventuali frane o precipitazioni che potrebbero causare danni -, pensi di agire per la sua tutela economica, rivedendo, ad esempio, le condizioni con la società Messina ambiente. Peraltro, non so se sia di dominio pubblico, ma sembra che siano in corso delle indagini, e vorrei dunque domandare all'assessore all'ambiente del comune di Messina se sappia a cosa si riferiscono le iniziative della procura della Repubblica.
Vorrei capire, inoltre, come il comune possa risolvere quel contenzioso che può sorgere in futuro con la società mista, regolarmente costituita a suo tempo ed accantonata per quattro anni, senza dare corso ad una progettualità che allora definiva, in ottemperanza al decreto Ronchi, la separazione dei rifiuti, il compostaggio, il trattamento della parte secca del rifiuto e, soprattutto, la messa in sicurezza di una discarica che oggi si trova ancora nelle condizioni in cui era quattro anni fa.
PRESIDENTE. Potrei avere qualche elemento in più riguardo al sequestro di queste aree, utilizzate o da utilizzare per la raccolta dei rifiuti bianchi?
PIETRO ALIBRANDI, Assessore all'ambiente del comune di Messina. Signor presidente, la settimana scorsa mi trovavo presso la struttura commissariale, a seguito della convocazione di una conferenza di servizi, per ottenere l'autorizzazione, ai sensi degli articoli 27 e 28 del decreto legislativo n. 22 del 1997, per una stazione di trasbordo. Ritengo non fosse necessario richiedere l'autorizzazione, in quanto si tratta di un impianto nobile, e non fisso; tuttavia, la struttura commissariale ha ritenuto si trattasse di un impianto fisso, e dunque gravata dal rilascio di un’autorizzazione. Ho appreso in quella sede che la mattina stessa era venuta la polizia giudiziaria, la quale ha sequestrato i progetti giacenti già da qualche anno (e forse oltre) presso la struttura commissariale, per essere valutati ed approvati, al fine di procedere al relativo finanziamento. Questo è quanto posso riferire, e dovrò scoprire quali siano le motivazioni che hanno indotto la polizia giudiziaria, e dunque il magistrato, a procedere a tale sequestro.
Per rispondere a quanto mi è stato precedentemente chiesto, non mi risulta che con la Cavaglià, la società cui si riferiva il senatore Piccioni per la gestione di Portella Arena, il compostaggio e quant'altro, fosse stata creata una società mista. Esisteva, invece, una convenzione, sottoscritta dalla precedente amministrazione comunale, che prevedeva la gestione di Portella Arena, per un costo che ritengo aggirarsi intorno ai 13 miliardi di vecchie lire l'anno, per un periodo di dieci anni.
Quando nel 1998 è subentrata la nuova amministrazione, abbiamo trovato la discarica posta sotto sequestro; pertanto, venivano meno i presupposti per dare corso alla conversione. Tuttavia, in seguito ad una valutazione giuridica svolta all'interno dell'amministrazione, avvalendosi del collegio di difesa ed anche di altri studiosi di diritto, venne approvata, in via cautelativa, una delibera che sospendeva gli effetti della convenzione. Non mi risulta che il Consiglio di giustizia amministrativa abbia rinviato la questione alla giustizia ordinaria, ma mi risulta, invece, che sia entrato del merito, dopo che si era passati per il TAR, ed abbia dato torto alla ditta Cavaglià.
A noi risulta ciò perché il nostro avvocato Tigano, che credo sia stato presente all'udienza svoltasi nei primi giorni di ottobre dinanzi al Consiglio di giustizia amministrativa - cui avevo partecipato anch'io, perché occorreva ricostruire tutti gli eventi e collegarli tra loro -, ha svolto una relazione, ed il Consiglio si è pronunziato favorevolmente. Proprio questo pomeriggio incontrerò il professor Tigano, che mi darà anche la sentenza, perché credo si sia entrati nel merito della questione, poiché non è stata emessa ad una sospensiva e non è stato dato torto né al loro, né a noi.
Questo è quanto mi risulta, ma se lei, senatore Piccioni, afferma che il Consiglio della giustizia amministrativa non è entrato nel merito, dichiara esattamente il contrario. Dunque, o sono stato male informato, o l'informazione, evidentemente…
PRESIDENTE. Lei sa che a noi interessa ciò che dice.
PIETRO ALIBRANDI, Assessore all'ambiente del comune di Messina. Affermo di sapere ciò perché ho parlato con il dirigente con quale si è lavorato per predisporre la memoria da consegnare all'avvocato Tigano; anzi, devo riconoscere di essere contento, poiché il contenzioso ci avrebbe sicuramente portato a risarcire un danno alla ditta Cavaglià.
LORENZO PICCIONI. Risarcire e credo rideterminare la tariffa: era prevista, infatti, una tariffa sullo smaltimento dei rifiuti pari a circa 90-95 delle vecchie lire al chilogrammo, rispetto alle 480 attualmente spese dal comune di Messina.
PIETRO ALIBRANDI, Assessore all'ambiente del comune di Messina. Non è questa la somma.
LORENZO PICCIONI. Siamo intorno a queste cifre, e credo che la rideterminazione di un danno economico sarebbe stata rilevante per le casse comunali. Pertanto, ritengo che un contenzioso possa essere risolto, qualora il Consiglio di giustizia amministrativa si fosse espresso diversamente nella sua sentenza; ricorrere alla magistratura ordinaria, invece, allunga i tempi rispetto ad una soluzione del problema che può essere vista dal comune di Messina, invece, come un beneficio per le proprie casse.
PIETRO ALIBRANDI, Assessore all'ambiente del comune di Messina. Non c'è dubbio: in ragione di questo, la nostra preoccupazione è stata sempre quella di disporre di una discarica, all'interno del comprensorio della città, in cui andare a smaltire i rifiuti.
Non riesco ad immaginare, tuttavia, una discarica nella quale per trent'anni sono venuti a conferire numerosi comuni della provincia, dove vi è un ammasso "abbancato" per svariati milioni di metri cubi che ha interessato vicende di forti corrivazioni, e quindi di smottamenti verso valle, che hanno compromesso fortemente l'intero impluvio, creando un dissesto idrogeologico in un torrente, chiamato Amantea, sul quale vi è stato un intervento parziale di bonifica, ma se ne prefigura un altro.
Tale discarica si trova, inoltre, in una posizione della città (o di buona parte della città) espressa, poiché il sistema di viabilità che collega Portello Arena transita attraverso l'abitato. Ciò significa far transitare 60 o 70 mezzi di notevoli dimensioni al giorno (poi, vi sono anche quelli piccoli), e forse anche questo è stato un motivo che ha indotto il magistrato a porre sotto sequestro l'area di portello Arena. Se si fosse voluto riproporre tale ipotesi, nelle attuali condizioni la discarica ha bisogno, prima di essere utilizzata, di un intervento di stabilizzazione dell'ammasso, dell'impermeabilizzazione in superficie, della creazione di una viabilità alternativa rispetto a quella esistente - e già si parla di decine di miglia di vecchie lire - e, successivamente, di essere impermeabilizzata per conferire nuovi rifiuti. Ciò è possibile.
LORENZO PICCIONI. Il comune aveva già ricevuto finanziamenti per realizzare la viabilità alternativa: a suo tempo, infatti, la tariffa era stata già ridotta da 112 lire al chilogrammo a 95 lire, per cui vi era già l'intenzione di realizzare tale progetto.
PIETRO ALIBRANDI, Assessore all'ambiente del comune di Messina. Devo dirle di non sapere nulla di questi finanziamenti.
LORENZO PICCIONI. In ogni caso, rimane il fatto che l'amministrazione comunale dovrà realizzare la messa in sicurezza di quella discarica.
PIETRO ALIBRANDI, Assessore all'ambiente del comune di Messina. Guardi, c'è di più: preoccupato come ero (anche se oggi lo sono un po' meno), anche se la messa in sicurezza non è stata di fatto realizzata, sappiamo comunque dove si va a finire con questo problema. Esiste un problema di finanziamenti, poiché la messa in sicurezza dell'intero impluvio non è una questione di scarsa importanza: il problema, infatti, è rappresentato non tanto dall'impermeabilizzazione della superficie, quanto dalle opere di convogliamento e canalizzazione delle acque verso valle.
Oggi mi sento un po' più tranquillo in funzione del fatto che, avendo provocato due conferenze, svoltesi la prima nel mese di settembre a Palermo, e l'ultima presso la prefettura di Messina, alla presenza della struttura commissariale, del genio civile, della sovrintendenza forestale ed altri enti, è stato acclarato il principio in base al quale Portella Arena va ambientalizzata e stabilizzata, ed occorre prevedere l'intervento post mortem; ergo, sono i tecnici stessi ad affermare l'impossibilità di abbancare ulteriori rifiuti, a meno che non si voglia teorizzare che è possibile bonificare un sito attraverso l'abbancamento di ulteriori rifiuti solidi urbani.
LORENZO PICCIONI. Intanto però non sono tal quale, e va nella direzione della selezione del secco!
PRESIDENTE. Senatore Piccioni, desidero dirle due cose: in primo luogo, vorrei che mi chiedesse la parola prima di intervenire; in secondo luogo, siamo in tempi ormai più che europei.
PIETRO ALIBRANDI, Assessore all'ambiente del comune di Messina. Mi scusi, senatore Piccioni, ma rilevo alcune imprecisioni. Quando lei parla di 70 miliardi di vecchie lire, si tratta di un servizio abbastanza diffuso nella nostra città. È vero che il servizio di raccolta, smaltimento, incenerimento e conferimento costa 70 miliardi, ma lei consideri che cosa significhi essere...
PRESIDENTE. Quanti abitanti conta il comune di Messina?
PIETRO ALIBRANDI, Assessore all'ambiente del comune di Messina. Circa 252 mila. Si tratta di un territorio vastissimo, con 48 villaggi, ed il sistema di raccolta è difficile e complicato, poiché viene svolto attraverso autocompattatori con carico laterale; poi c'è il sistema di spazzamento e quant'altro, e gli sfalci del verde costituiscono un ulteriore appesantimento. Il problema è che sussiste un maggiore onere per raggiungere poli di smaltimento come Bellolampo. Il costo che sosteniamo per il trasferimento è pari a circa 12 o 13 miliardi delle vecchie lire l'anno, che potremmo non spendere se avessimo un polo di smaltimento nelle immediate vicinanze della città.
È ciò che in questo momento sto tentando di fare, e già ieri mattina ho avuto uno spiraglio su tale questione.
LORENZO PICCIONI. Poiché aveva annuito ad un'ulteriore risposta, riferita all'indagine in corso su Messina ambiente, vorrei sapere se sia al corrente delle motivazioni.
PIETRO ALIBRANDI, Assessore all'ambiente del comune di Messina. Lei saprà sicuramente che i compiti dell'amministratore sono separati da quelli dei dirigenti, che in forza della legge n. 142 del 1990 e della legge regionale n. 48 del 1991, dispongono di un potere diretto di amministrazione e possono esternalizzare i servizi, e dunque sono in grado di controllare l'attività dell'amministrazione ed i servizi che erogano. Non so su cosa possa indirizzarsi l'indagine in corso, tuttavia sono personalmente disposto ad incontrarmi con il magistrato, anche se ignoro quali siano i dettagli precisi.
LORENZO PICCIONI. Ne prendo atto.
PRESIDENTE. Ringrazio le amministrazioni comunali intervenute per la disponibilità manifestata e per tutti i suggerimenti forniti, utili a questa Commissione e forieri di ulteriori approfondimenti, ed auguro loro buon lavoro.
Incontro con il procuratore generale della Repubblica di Catania e con i procuratori della Repubblica di Modica e di Siracusa.
PRESIDENTE. In conformità alle disposizioni della legge istitutiva nella nostra Commissione (la legge n. 399 del 2001), intendiamo verificare lo stato di attuazione delle normative vigenti, di carattere sia nazionale, sia regionale, in materia di gestione e smaltimento dei rifiuti. Tra i compiti della Commissione, in particolare, rientra anche lo svolgimento di indagini atte a far luce sul ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni che lo gestiscono e sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata, con specifico riferimento alle associazioni di cui agli articoli 416 e 416-bis del codice penale.
Le odierne audizioni potranno costituire l'occasione per acquisire ulteriori dati ed elementi informativi sulle specifiche problematiche inerenti alle connessioni tra la gestione del ciclo dei rifiuti e le attività della criminalità organizzata. In relazione alle attività illecite nella gestione del ciclo dei rifiuti, è interesse della Commissione conoscere il livello delle infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti, in particolare con riferimento al trasporto dei rifiuti, alle discariche abusive, alle più ricorrenti fattispecie di illeciti penali in cui incorrono gli operatori del settore, alla congruità e all'efficacia dei controlli previsti da parte degli enti preposti alla vigilanza, e se si ritenga opportuno potenziare gli strumenti processuali e trasformare gli attuali illeciti amministrativi in materia di rifiuti in sanzioni penali, anche per disincentivare e meglio contrastare l'inserimento della criminalità organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti.
Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, do subito la parola al procuratore generale della Repubblica di Catania, dottor Giacomo Scalzo.
GIACOMO SCALZO, Procuratore generale della Repubblica di Catania. Per quello che ho agli atti, la Commissione sa che la distribuzione del potere giudiziario tra procura generale e procure ordinarie non è così vincolante come nel vecchio codice, anteriore all'ottobre 1989. Ho ricavato alcuni dati dalle relazioni delle procure, che mi sono state inviate per preparare la relazione dell'inaugurazione del nuovo anno giudiziario; inoltre, ho contattato i colleghi affinché mi fornissero ulteriore materiale per chiarire i punti messi in luce nelle loro relazioni.
Sulla base di tali relazioni, che la Commissione potrà approfondire con i vari procuratori (anche se il procuratore della Repubblica di Catania abbia fatto sapere che, per ragioni familiari, ha chiesto di essere ascoltato domani alle ore 12,30, anziché oggi alle 15,30), ai fini della vostra inchiesta posso iniziare la mia esposizione partendo dal comune di Catania. Per quanto concerne questa città - che, come sapete, è anche procura distrettuale, e dunque, abbraccia tutte le procure -, mi risulta vi siano due grosse vicende. La prima riguarda il gruppo Proto, nei confronti del quale già dal 1997 è stato applicato il sequestro preventivo di numerosi beni immobili e di numerose società. Da allora, tali società sono sotto amministrazione giudiziaria, e ciò riguarda una serie di servizi urbani, come la raccolta dei rifiuti.
Posso affermare ciò perché il gruppo Proto è stato già rinviato a giudizio; è in corso un processo presso la seconda sezione del tribunale di Catania, e dunque i dati dovrebbero essere evidenziabili, quanto meno sotto il profilo processuale, e possono essere portati ad una conoscenza maggiore rispetto al segreto investigativo che corre nelle scelte interne della tutela giudiziaria. L'altra società, invece, è una ditta individuale, la Pappalardo. Il procuratore della Repubblica mi riferisce che queste ditte gestiscono una discarica tecnologicamente molto avanzata; vi è un volume di affari, almeno fino al 1998, di circa 8 miliardi di vecchie lire, e nel 1997 è stato pari a 1 miliardo e 500 milioni di vecchie lire. Come ho già detto, tali società sono sotto sequestro giudiziario, e sono gestite dall'amministratore giudiziario.
Un altro appalto di servizio di nettezza urbana controverso è quello relativo a un certo Landi Antonino, anche per il reato di associazione di stampo mafioso, ai sensi dell'articolo 416-bis del codice penale. Il processo e le indagini relative a tale caso hanno avuto una vita giudiziaria contorta, poiché si sono manifestati dissensi tra la procura ed il GIP, al punto che, nei confronti di tale Landi, il giudice per le indagini preliminari, e successivamente il tribunale del riesame, non ritennero sussistere gli elementi per poter ipotizzare il concorso esterno in associazione mafiosa. Questa vicenda, quindi, a seguito di questo doppio rifiuto in sede di sequestro sia del GIP, sia del tribunale del riesame, venne allora archiviata. Di recente, mi riferisce il procuratore della Repubblica, il 3 dicembre 2002, sono state riaperte le indagini preliminari. In seguito ad un'indagine svolta dalla Guardia di finanza, polizia valutaria di Roma, secondo il sostituto della procura di Catania incaricato, non disponiamo di elementi idonei, dal punto di vista delle indagini, a consentire una diversa lettura del fenomeno o ad apportare significativi contributi al quadro probatorio già accertato e sottoposto al vaglio del GIP e del tribunale del riesame.
Lascio dunque a voi pensare quale potrà essere - se così stanno le cose - l'esito del procedimento in corso dinanzi al GIP ed eventualmente al tribunale del riesame. Sul punto, ho peraltro avuto modo di discutere anche con il dottor Busacca, il quale, in una nota, mi informava dell’avvio di altre indagini, parlare delle quali, in questo momento, potrebbe nuocere all’investigazione in corso. È comunque assodato l'interesse di gruppi mafiosi nella ricerca di appalti per la raccolta dei rifiuti solidi e per la discarica o creazione di inceneritori. Questo è un dato di fondo acquisito. Si tratta di un settore in cui la mafia pesca bene, muovendosi in vari ambiti, dall'estorsione fino ad arrivare all'associazione vera e propria. Ciò per quanto riguarda Catania. A proposito di Siracusa vi è un dato interessantissimo, anch’esso rilevabile dalla relazione del procuratore della Repubblica, Campisi.
DONATO PIGLIONICA. Mentre ci era ben nota la vicenda di Proto, l'altro caso citato abbisognerebbe di ulteriori chiarimenti.
GIACOMO SCALZO, Procuratore generale della Repubblica di Catania. Ebbene, la prima vicenda si è chiusa con l'archiviazione del caso, mentre per la seconda si è entrati nel merito.
DONATO PIGLIONICA. Per quali vicende era stata svolta l'indagine? Di quale attività si occupava l'indagato?
GIACOMO SCALZO, Procuratore generale della Repubblica di Catania. Si trattava di appalto di servizi per la nettezza urbana. In ragione di nuovi accertamenti compiuti dalla Guardia di finanza l'indagine, già chiusa ed archiviata a seguito dei “cancelli” posti dal GIP e dal tribunale del riesame, è stata riaperta. In data 9 luglio 2001, per l’esattezza, si richiedeva l'archiviazione del procedimento. Successivamente, sono poi affiorati nuovi elementi.
DONATO PIGLIONICA. In realtà la mia domanda si riferiva al ruolo che la persona in questione avrebbe dovuto svolgere nel ciclo dello smaltimento dei rifiuti. Credo di aver capito si tratti di appalti di sevizi…
GIACOMO SCALZO, Procuratore generale della Repubblica di Catania. Appalto di servizi nel campo della nettezza urbana, per l'esattezza. C'è da tener presente questo comune denominatore. Per ciò che riguarda il Landi, però, ai fini del contributo al corso delle indagini, pare ci sia poco da sperare. D’altra parte loro sanno - non è per fare una censura, mi limito ad una constatazione oggettiva - che, in seguito alle modifiche apportate alla legge Carotti, considerati i principi del giusto processo, attualmente occorre, ai fini dello svolgimento delle investigazioni, maggiore consistenza dei dati. I “riscontri”, la famosa “convergenza” vanno visti in un'altra ottica. Tuttavia non posso che prendere atto di quanto avviene: il Parlamento è il soggetto deputato ad intervenire in via legislativa, noi siamo invece chiamati ad applicare quanto stabilito dalla norma. Del resto, far dipendere la vita di una persona da una dichiarazione di un collaboratore - peraltro non riscontrata - mi pare veramente un gioco troppo rischioso.
Un’altra procura impegnata nelle indagini è quella di Siracusa, e parlo anche in ordine di dimensioni del fenomeno. Vero è, in ogni caso, che anche alcune procure piccole – come quella di Caltagirone - possiedono comunque del materiale: dipende talvolta anche dall'interesse per lo svolgimento delle indagini suddette, nonché dalla possibilità di reperire situazioni particolari cui far seguire eventuali accertamenti. Si tratta comunque di un terreno molto viscido; esistono molti collegamenti con la mafia.
A Siracusa vi è una situazione molto grave per quanto riguarda il ciclo dei rifiuti. La procura opera su due fronti in particolare. I versanti di interesse riguardano soprattutto scarichi di gas ed inquinamento marino. Si sono aperti tutta una serie di processi in merito. In proposito peraltro rendo noto che, meritevolmente, è un unico magistrato, il dottor Musco, ottimo collega, ad intervenire in materia, consentendoci di disporre e mantenere una visione di insieme rispetto a tali problemi.
Sono state rinvenute e sequestrate numerose discariche di rifiuti speciali e pericolosi, da Siracusa dirottati in paesi limitrofi (Augusta, Priolo, Melilli), tutti privi di autorizzazione regionale, in cui convogliare i rifiuti industriali di Siracusa. In taluni casi i rifiuti non vengono allontanati dall’area interessata. Vi è quindi un fenomeno veramente singolare. Per non rischiare di portare fuori delle aree industriali gli scarichi in menzione, gli stessi vengono ammassati all'interno dei siti industriali medesimi. Ciò è avvenuto per esempio per gli stabilimenti dell’Enichem, (per il quale è attualmente in corso un processo, il n. 2851 del 2001), e della Esso (anche per questo vi è un procedimento - il n. 142 del 2001 – ancora aperto).
Quindi, i casi sono due: o i rifiuti sono trasferiti all’esterno, oppure vengono mantenuti all'interno dell'area interessata. In ogni caso, vi è proliferazione di discariche abusive non autorizzate e quindi un fenomeno di illiceità. Peraltro mi limito solo a sottolineare - ma certamente loro sanno - che, in materia di rifiuti, vi è stata una caduta penale - “a piombo” - del reato. Ad ogni modo non spetta a me ma al Parlamento occuparsi di depenalizzazione, così come, eventualmente, riprendere certe ipotesi di illiceità riqualificandole come reati nel settore in esame. Temo però che il Parlamento sia stato forse troppo permissivo in un ambito così delicato ed essenziale.
Venendo a Siracusa, ritengo si sia fatto qualcosa di ottimo. Rendo noto che è attualmente in corso un’indagine per stabilire perché vi sia una percentuale di nascite di bambini deformi superiore ad altre province. Si sta svolgendo un accertamento per verificare in che limite questo possa essere determinato dalle condizioni dell'inquinamento aereo, causato dalle industrie site in Priolo. Il procuratore della Repubblica Campisi vi potrà soccorrere in proposito con più precise spiegazioni.
MICHELE VIANELLO. Sono state condotte indagini epidemiologiche?
GIACOMO SCALZO, Procuratore generale della Repubblica di Catania. Vi sto parlando sulla base della relazione in mio possesso, ma ritengo sia necessario richiedere direttamente al procuratore della Repubblica Campisi. Sottolineo che questa resta comunque l'indagine fondamentale in corso. E quanto alle mie competenze, posso limitarmi semplicemente a segnalare il filone investigativo aperto, considerando, peraltro, che i poteri di cui sono titolare consistono unicamente in attività di controllo - in base all'articolo 16 - e avocazione (quando scadono i termini e c'è una richiesta di archiviazione).
ROBERTO CAMPISI, Procuratore della Repubblica di Siracusa. In provincia di Siracusa - probabilmente già ne sarete informati - la situazione ambientale è molto allarmante e questo ha costretto la procura, già da qualche anno, a far fronte ad una pluralità di problematiche soprattutto nella zona nord della provincia, caratterizzata da un forte insediamento industriale.
Mi sono permesso di farmi accompagnare dal collega Musco, il quale gestisce le indagini - peraltro alcune delle più significative – che non sono io personalmente a condurre. Il collega potrebbe dunque utilmente integrare quanto da me riferito.
Venendo alla questione delle malformazioni neonatali, aggiungendo ulteriori dati al quadro illustratovi dal procuratore generale, un paio di anni fa, leggendo un giornale mi accorsi che un medico segnalava la presenza nell'ospedale di Augusta - e pertanto nella zona nord della nostra provincia - di un elevato numero di dette malformazioni, un fatto abnorme sia rispetto alla media nazionale sia rispetto a quella regionale della Sicilia. Questo fatto mi indusse a chiamare il medico citato e interrogarlo per vedere che cosa vi fosse al di là del dato meramente professionale e scientifico. Mi resi conto che la questione era molto più seria di quanto non apparisse ad una prima lettura. Costui in sostanza aveva notato - ma è un discorso già iniziato diversi prima -, nella zona di Augusta, Melilli e Priolo, un numero abnorme di neonati malformati, che soprattutto presentavano alcune caratteristiche malformazioni, imputate dal medico in questione alla situazione ambientale esistente, non essendovi altre spiegazioni plausibili di ordine logico e causale.
Ho deciso di avviare pertanto una vasta indagine in tal senso. Ci siamo avvalsi di tre consulenze; due relazioni sono state già depositate, attendendosi il deposito di una terza. Una prima consulenza era intesa ad accertare se le malformazioni si presentassero con un indice statistico così preoccupante come il dottor Franco - questo è il nome del pediatra citato - evidenziava, e in caso di risposta positiva, quali fossero le malformazioni neonatali più ricorrenti. La seconda consulenza era intesa da accertare se vi fosse stato rapporto di causalità tra alcune sostanze presenti nell'atmosfera o nelle acque della provincia di Siracusa e le malformazioni neonatali riscontrate, mentre la terza era diretta a verificare se le sostanze che noi potevamo supporre essere la causa delle malformazioni fossero presenti nell'atmosfera come frutto delle emissioni da parte delle industrie o nelle acque a causa degli scarichi sempre effettuati dai complessi industriali.
Posso anticiparvi che le prime due relazioni hanno evidenziato che le malformazioni neonatali nella nostra provincia sono al di sopra della media ed in modo notevole soprattutto nella zona di Augusta, Melilli e Priolo, aree interessate dagli insediamenti industriali. Si è accertato che le malformazioni neonatali riscontrate si incentrano essenzialmente su due tipi: la cosiddetta ipospadia - una forma di alterazione dell'apparato genitale - e difetti cardiaci.
Si tratta di un dato provato in maniera indiscutibile con la prima relazione. La seconda relazione ha avvalorato la tesi dell’esistenza di alcune causali specifiche. Siamo partiti svolgendo un'analisi ampia e interrogando circa 1200 persone. Abbiamo provveduto a confrontare - con risultati illuminanti – coppie che hanno generato figli malformati con altre, con una serie di medesime caratteristiche (età, identità del luogo di residenza, prole di analogo sesso nata nello stesso periodo di riferimento), che invece hanno generato figli sani.
È stato riscontrato uno scarto rilevante, e le cause fondamentali riscontrate - in termini statistici - sono la presenza di mercurio nelle acque delle nostre coste. Rammento che il mercurio è un metallo fortemente nocivo per la salute umana, assunto dai pesci. Sulla base dei campioni analizzati abbiamo comprovato che molte delle coppie da cui sono nati figli malformati hanno pescato appunto nelle nostre aree costiere. Lo stesso fenomeno non si verifica a Siracusa perché in quella zona si consuma prioritariamente pesce pescato in alto mare, mentre nella baia di Augusta e Priolo, in genere, i residenti si alimentano con pesce derivante da fondali vicini alla costa.
Dalle indagini svolte - di cui si era occupato anche il collega Musco - si è riscontrato che nelle coste delle baie di Augusta e Priolo sono fortemente presenti ancora oggi dosi rilevanti di mercurio. Statisticamente si è poi rilevato che un maggior rischio di deformità si ha nei casi in cui i genitori bevono acqua naturale anziché esclusivamente minerale. A Siracusa, per esempio, molti cittadini assumono soltanto acqua minerale proprio per il timore di questi inconvenienti. La terza consulenza, ancora non depositata, è quella conclusiva che dovrebbe fornire la prova dell'esistenza - nell'atmosfera e nelle acque - di quelle sostanze che noi abbiamo individuato come causali della presenza delle malformazioni.
MAURIZIO MUSCO, Sostituto procuratore della Repubblica di Siracusa. Volevo soltanto integrare alcune delle osservazioni fatte dal procuratore capo in relazione alla presenza di mercurio nel mare. In alcuni casi esso proviene, posso dirlo con assoluta certezza, dal reparto cloro-soda dello stabilimento Enichem di Priolo.
Il mercurio, in base anche a studi molto recenti, si è dimostrato molto più tossico e nocivo di quanto si riteneva fosse. Basti pensare che recentemente - parlo di due o tre mesi orsono -, il dipartimento di scienze degli Stati Uniti d'America ha riscontrato, con degli studi empirici, che è sufficiente un grammo, l'equivalente del quantitativo di mercurio contenuto in un termometro, per inquinare, ai fini della salute umana, un largo di 800 ettari. Tant'è vero che il Senato USA ha approvato una legge con la quale è stata messa al bando l'utilizzazione di termometri con mercurio.
Per quanto riguarda l'indagine condotta e riguardante per l'appunto la gestione di rifiuti da parte dello stabilimento Enichem, comunico che, a seguito degli accertamenti tecnici effettuati, peraltro in forma partecipata (quindi con la presenza dei difensori ed i consulenti tecnici dello stabilimento Enichem medesimo di Priolo), in alcune zone dei fondali marini è stata rinvenuta una concentrazione enorme di mercurio. Nello scarico 7, antistante la portineria sud dello stabilimento Enichem, sono state rilevate - nel fondale - concentrazioni pari a 37 PPM (parti per milione) di mercurio. Nel noto tratto marino distante un paio di chilometri dallo scarico 2, sempre dello stabilimento Enichem - si tratta di scarichi che dovrebbero accogliere soltanto acque piovane - sono stati rinvenute concentrazioni di mercurio pari a 121 PPM. Per avere un'idea della quantità, basti pensare che la normativa sulle acque, mi riferisco al decreto legislativo n. 152 del 1999 in materia di acque reflue industriali, per quanto riguarda la concentrazione di mercurio, prevede un limite massimo di 0,005 PPM: quindi loro si renderanno conto che quando si parla di 121 PPM si intendono valori decine di migliaia di volte superiori ai limiti massimi consentiti.
PRESIDENTE. Dottore, può illuminarci sullo stato dell'arte del procedimento?
MAURIZIO MUSCO, Sostituto procuratore della Repubblica di Siracusa. Il procedimento è tuttora in corso. Quello che ritengo possa essere utile ai fini dell'intelligenza di alcuni fenomeni - perché ha avuto dei riscontri tecnici - è quanto testé illustrato. Vi posso dire che il mercurio si trova in queste acque perché i rifiuti (si tratta di rifiuti liquidi del reparto cloro-soda, come precedentemente accennato) sono stati illecitamente riversati in mare tramite condotte interne. In proposito, altro dato estremamente significativo riguarda l’utilizzo - almeno questo per adesso è l'assunto accusatorio - da parte di Enichem di condotte esclusivamente adoperabili - in base alle autorizzazioni prescritte - per far confluire al depuratore consortile acque reflue da trattare, le quali non dovrebbero contenere in alcun modo mercurio. In queste condotte sono state invece reperite concentrazioni enormi di tale sostanza. Quindi è da ritenere che anche al depuratore consortile siano state inviate considerevoli quantità di rifiuti liquidi contenenti appunto tale materiale nocivo.
PRESIDENTE. Quindi, derivanti tutti da Enichem?
MAURIZIO MUSCO, Sostituto procuratore della Repubblica di Siracusa. Sì. I dati che vi ho illustrato poc'anzi in relazione ai sedimenti del fondale marino sono riferiti ad aree immediatamente prospicienti agli scarichi Enichem. Quindi questa è la situazione, allo stato. L'indagine è tuttora in pieno svolgimento perché si sta definendo il contorno e l'esatta dimensione della gestione dei rifiuti da parte dello stabilimento Enichem in causa. Per quanto riguarda le specifiche indagini in materia di rifiuti, che potrebbero essere degne di attenzione da parte della Commissione, cito quella relativa alla discarica denominata Smari, in contrada Melilli Villasmundo.
MICHELE VIANELLO. Pensate di svolgere l’indagine su Enichem anche in collaborazione con altre procure d'Italia? Impianti di cloro-soda Enichem non sono presenti solo in questa area del paese. Gli standard di sicurezza sono peraltro societari e altre procure (io vengo da Venezia e so di cosa sto parlando) lavorano su terreni analoghi. Penso forse sarebbe opportuno un coordinamento di procure attorno a temi di così grande interesse.
ROBERTO CAMPISI, Procuratore della Repubblica di Siracusa. Allo stato in realtà non esiste alcun coordinamento con altra procura, anche perché ci sono fatti specifici che riguardano il nostro territorio e modalità peculiari inerenti alla condotta di questo stabilimento con riferimento alla problematica ambientale. Per gli anni futuri è chiaro che, se dovessimo cogliere, come io ritengo avverrà, ragioni di connessione con altri precedenti, è chiaro che il coordinamento si imporrà perché non vi è alcun motivo per non giungere a tale forma di collaborazione. Però, ripeto, al momento quelle che ci riguardano sono problematiche specifiche, probabilmente non analoghe a quelle presenti in altri territori come Brindisi o Porto Marghera, per fare solo degli esempi.
MAURIZIO MUSCO, Sostituto procuratore della Repubblica di Siracusa. Francamente stupisce che i grandi complessi industriali, per di più a partecipazione pubblica, come Enichem, siano caratterizzati da questi fenomeni. D'altra parte Enichem non è soltanto l'unica grande società a carattere industriale interessata dalle indagini in corso; anche per la Esso sono state da poco concluse indagini relative ad una discarica. Peraltro ho appreso con amarezza che era quello un fenomeno noto a gran parte delle persone che lavorano e lavoravano all'interno dell’azienda. Mi riferisco all’esistenza di una zona, denominata Campo Meloni, al di sotto della quale è stata rinvenuta un’area cementata ove si pensava in un primo momento fossero addirittura occultati rifiuti radioattivi. L'area è stata posta sotto sequestro. L’ufficio ha provveduto, tramite escavatori, ad eliminare la parte di cemento che ricopriva la zona suddetta, sono stati fatti degli scavi e rinvenuti rifiuti di scarti di lavorazione del petrolio.
Il timore nutrito in un primo momento sulla probabile presenza di rifiuti di natura radioattiva si è comunque rivelato infondato, perché materiali residui di questo tipo non sono stati rinvenuti. Ancora per quanto riguarda Enichem, all'interno dello stabilimento è stata rinvenuta, a fine 2001, un'altra discarica contenente rifiuti della lavorazione del petrolio. In ultimo, vi è il dato riferito alla discarica Smari, autorizzata come discarica di tipo A, che quindi può ricevere soltanto rifiuti inerti. L'ufficio ha provveduto, sempre nella forma della consulenza partecipata, ad effettuare carotaggi della discarica con profondità fino ai sei, otto metri, individuando presenze di metalli pesanti tipici dei rifiuti industriali (nickel, cadmio e rame in misura altissima, dal 250 al 400 per cento superiore ai limiti del decreto ministeriale n. 471 del 1999). I consulenti hanno ritenuto trattarsi di rifiuti speciali pericolosi di origine industriale e anche questa area è stata posta sotto sequestro.
EGIDIO BANTI. Scusi, Campo Meloni dove si trova?
MAURIZIO MUSCO, Sostituto procuratore della Repubblica di Siracusa. Si trova all'interno dello stabilimento Esso.
DONATO PIGLIONICA. Dottore, ricordo bene che Marina Melilli fu evacuata, in ragione dei livelli elevatissimi di inquinamento atmosferico riscontrati. Quanto tempo fa, per l’esattezza?
MAURIZIO MUSCO, Sostituto procuratore della Repubblica di Siracusa. Circa 20 anni orsono.
DONATO PIGLIONICA. Non è stato messo in atto alcun provvedimento per modificare lo stato delle cose? Ci si è rassegnati a perdere un pezzo di territorio senza che l'azienda abbia provveduto a mettere in atto le cosiddette BAT (best available technology)?
MAURIZIO MUSCO, Sostituto procuratore della Repubblica di Siracusa. Ciò che posso riferirvi, avendolo appreso in due anni di indagine in materia ambientale, è che, perlomeno in Enichem, esiste un degrado fortissimo degli impianti. In particolare quello cloro-soda è ormai fatiscente. Non sono perfettamente informato in proposito, ma ricordo esservi delle direttive europee che prevedono entro il 2005 o il 2006 il divieto assoluto di adoperare gli impianti cloro-soda del tipo di quelli impiegati attualmente da Enichem, proprio in ragione dell’utilizzo, nell’ambito delle loro dinamiche di funzionamento (non ricordo esattamente se si tratti di procedimento catalico o idrolitico), di mercurio per ricavare cloro e soda come prodotti finiti. Questi ultimi dovrebbero invece essere ottenuti a partire dal ricorso ad impianti a membrana, i quali non utilizzano, invece, in alcun modo il mercurio. Questa è la situazione allo stato.
Mi permetterei, in ultimo, di far presente alla Commissione che non esiste nella Sicilia orientale una diramazione del NOE; ho parlato con uno dei responsabili in proposito, e ciò che posso comunicarvi inerisce all’avvenuta elaborazione di un progetto diretto a crearne una sezione a Catania. Ritengo - tenuto conto della concentrazione industriale nella provincia di Siracusa - sia meglio per tutti che tale obiettivo si raggiunga quanto prima.
GIACOMO SCALZO, Procuratore generale della Repubblica di Catania. Per quanto riguarda invece la provincia di Ragusa, in base alla relazione che ho avuto a settembre, pare si tratti di un'isola felice, non risultando infiltrazioni di carattere mafioso.
Secondo la documentazione fattami pervenire dalla collega Mari, intervenuta in sostituzione del procuratore capo della Repubblica di Ragusa, al momento impedito, risulterebbero in corso solo procedimenti relativi a piccole discariche abusive, fenomeni privi di particolare rilievo.
NICOLETTA MARI, Sostituto procuratore della Repubblica di Ragusa. Si tratta di soggetti privati generalmente dotati di un proprio fondo ove accumulano loro rifiuti. Ciò da luogo all’apertura di procedimento penale ai sensi dell'articolo 51 del decreto Ronchi. Quello che più preoccupa è il deposito cosiddetto “incontrollato” dei rifiuti sul territorio di Ragusa. Passando per le strade di Scoglitti e di Vittoria si trovano rifiuti sparsi ovunque. Tuttavia diventa spesso impossibile innanzitutto trovare il responsabile, data la difficoltà a cogliere in flagranza l’autore del reato (scarico abusivo e spropositato soprattutto di grandi elettrodomestici come lavatrici e frigoriferi). Ad ogni modo, non si pongono problemi ambientali di carattere rilevante almeno nel territorio che ci riguarda. Vi è una zona industriale particolarmente fiorente, ma non sono mai emersi specifici problemi né per quanto riguarda l'inquinamento idrico né per la questione dei rifiuti.
EGIDIO BANTI. A proposito dei reflui da lavorazione agricola, per esempio mattatoi e caseifici, questi non provocano problemi?
NICOLETTA MARI, Sostituto procuratore della Repubblica di Ragusa. No, non ci sono stati. Si è avviato solo un procedimento, lo ricordo bene, proprio per dei caseifici nella zona industriale. Vennero svolti molteplici controlli, anche avvalendoci di consulenti tecnici, relativamente allo scarico dei rifiuti; fu rilevato un problema in una conduttura, ma si trattò di un fatto per nulla rilevante.
EGIDIO BANTI. Una parte della provincia è sotto la procura di Modica, vero?
NICOLETTA MARI, Sostituto procuratore della Repubblica di Ragusa. Sì, una parte ricade sotto la competenza della procura di Modica.
GIACOMO SCALZO, Procuratore generale della Repubblica di Catania. Il procuratore della Repubblica di Modica ha ritenuto opportuno presentare in questa sede la documentazione in fotocopia di due indagini in corso. In ogni caso, dal punto di vista ambientale pare non vi sia nulla di rilievo. Ci sono però due procedimenti penali relativi ad appalti dei servizi di nettezza urbana.
Leggo che in uno dei due procedimenti sono indagati i signori Ruta, Garaffa, Garofalo. Noto che si è trattato pure di situazioni sorte in seguito una vicenda interna al consiglio comunale.
PRESIDENTE. Si tratta pertanto di vicende relative al meccanismo degli appalti e all'assegnazione delle attività di impresa.
DOMENICO PLATANIA, Procuratore della Repubblica di Modica. La procura di Modica rientra come territorio nella provincia di Ragusa e, in conformità a quanto illustrato dalla collega, posso affermare che problematiche relative all’inquinamento non esistono.
Vi sono fenomeni di discariche abusive in lotti di terreni, in possesso generalmente di privati, non recintati ove si accumulano rifiuti inerti o abbandonati da cittadini che rimangono ignoti. Tuttavia, periodicamente i comuni, anche su segnalazioni delle varie associazioni ambientalistiche, provvedono alla rimozione di tutti questi scarti e quindi alla bonifica dell'area.
Per quanto concerne caseifici o altro, non sono state rese dal NAS segnalazioni relative allo smaltimento illecito di rifiuti. Ho trovato in ufficio, alla procura di Modica, un procedimento penale pendente a carico del sindaco – ora non più in carica - e del direttore dell'ufficio tecnico nonché di due imprenditori privati, i fratelli Garofalo, essendo stata individuata un'area dove si smaltivano dei rifiuti solidi urbani del comune, i quali, secondo una consulenza tecnica da me disposta, erano suscettibili di provocare inquinamento delle falde sottostanti.
Comunque, nel dicembre 1999 la discarica è stata dismessa. Il residuo procedimento penale è a carico sia dei fratelli Garofalo - che avrebbero violato l'articolo 51 del decreto Ronchi per infrazione di alcune norme relative allo smaltimento di rifiuti e soprattutto per mancanza di autorizzazione ad esercitare quel tipo di attività -, sia di sindaco e direttore dell'ufficio tecnico, accusati di avere individuato il contraente senza far ricorso alle procedure previste per collocare regolarmente l'appalto. In quel caso, infatti, si fece ricorso a trattativa privata non espletando un concorso, sia pure all'interno della trattativa o della licitazione.
Nel comune di Scicli - ma si tratta di un procedimento già archiviato - a suo tempo fu iniziata un'indagine perché un consigliere comunale denunciò che la maggioranza del consiglio aveva individuato un sito dove smaltire i rifiuti affidando l'incarico della gestione delle attività occorrenti ad una ditta di Milano, individuata senza alcuna procedura concorsuale. Venne direttamente affidato l'incarico alla ditta interessata che tuttora continua a smaltire i rifiuti in quell’area dove conferiscono sia il comune di Modica sia quello di Pozzallo. A tempo debito, in ogni caso, il GIP ritenne non vi fosse abuso in atto d'ufficio e archiviò l'inchiesta.
GIACOMO SCALZO, Procuratore generale della Repubblica di Catania. Per quanto riguarda Caltagirone sembra che la situazione sia medesima a quella di Ragusa, seppure con qualche leggera ma importante deviazione. Il procuratore della Repubblica mi dice di avere avviato, in ordine a queste piccole discariche abusive illecite, 37 procedimenti, ma suppongo siano del tipo di cui all'articolo 51.
NICOLETTA MARI, Sostituto procuratore della Repubblica di Ragusa. Alcuni sì.
GIACOMO SCALZO, Procuratore generale della Repubblica di Catania Poi, il medesimo procuratore, provvede però a segnalare una certa frequenza di illiceità nell'operato di imprenditori edili che hanno alimentato il fenomeno, individuando i casi più allarmanti.
Un’industria agroalimentare insediata nella zona di Caltagirone depositava - e pare che continui a farlo perché le indagini sono ancora in corso - enormi quantitativi di “pastazzo”, scarti delle lavorazioni degli agrumi, in diversi punti del territorio rurale anche prossimi al centro urbano. Si creavano così discariche abusive danti luogo alla formazione di percolato e gas sensibilmente inquinanti e molesti.
PRESIDENTE. Acquisiamo con piacere la relazione da lei consegnataci, signor procuratore.
SABRINA GAMBINO, Sostituto procuratore della Repubblica di Caltagirone. Anche io avevo preparato una copia di atti rilevanti in materia. Per quanto riguarda l'industria agroalimentare abbiamo l’Ortogel, la cui area costituisce il comprensorio produttivo più importante nella zona industriale di Caltagirone. E’ stata adottata una misura reale – ancora in atto - nei confronti di questa discarica. Di volta in volta si è provveduto ad individuare i centri nei quali, addirittura con dei mezzi, venivano trasferiti i residui della lavorazione degli agrumi, nel territorio circostante allo stesso insediamento dell'industria agroalimentare. Questo sicuramente, come dimensioni del fenomeno, rappresenta il fatto riscontrato più rilevante, considerato che i fastidi arrivano proprio al centro urbano e vista la chiara alterazione delle discariche in menzione.
Un altro centro di attività che aveva presentato questi problemi è poi l’Oliaria ionica, stabilimento di produzione di oli. Nel caso in parola la vicenda ruotava attorno alle fasi di lavorazione della sansa. L'altro fenomeno che la procura cerca di controllare riguarda le zone interessate da economia prevalentemente agricola, ovvero mi riferisco ai comuni di Niscemi e di Grammichele. Il primo comune, ove peraltro vi è una grossa attività di esportazione dei prodotti agricoli, in particolare carciofi, in questo momento è oggetto di un’indagine in corso, avvalendosi anche di adeguate consulenze tecniche, per accertare come vengano utilizzate, data la carenza idrica - problema purtroppo caratterizzante la nostra zona -, le acque fognarie, per l’irrigazione dei campi (i cui prodotti sono poi destinati all'esportazione).
Questo è uno dei fenomeni da noi ricorrenti che abbiamo cercato sinora di seguire con attenzione. Dall'altro lato anche la nostra come la procura di Modica ha dimostrato - soprattutto per quanto riguarda l’inquinamento – costante interesse al controllo dei meccanismi di aggiudicazione delle attività di gestione delle discariche e dei centri di stoccaggio. In particolare, in questo momento, è pendente un procedimento contro il comune di Militello Val di Catania. Nonostante il medesimo disponga pure di normativa regolamentare interna piuttosto articolata e sia dotato di una cooperativa deputata a gestire, addirittura con servizio di porta a porta, la raccolta differenziata, è stata individuata una discarica anomala in gestione comunale. Il fatto di interesse è che non si comprende bene se questa ultima abbia caratteristiche di discarica effettiva o piuttosto di centro di stoccaggio, riguardando soprattutto la raccolta di rifiuti tossici quali residui di lavatrici e frigoriferi. Non siamo ancora mai riusciti a fare il punto della situazione e capire fino a che livello vi sia stata commistione delle due attività richiamate.
Siamo comunque ancora nella fase delle indagini preliminari. Sempre nella zona di Niscemi sono state rilevate anche molteplici discariche adibite a siti di ammasso di autovetture e rifiuti di questo genere (i cosiddetti centri di rottamazione irregolari).
MICHELE VIANELLO. Come voi sapete è in atto un processo di privatizzazione delle aziende pubbliche deputate a gestire servizi, compresi quelli relativi al ciclo di smaltimento rifiuti e contemporaneamente è in corso un processo tendente a separare la proprietà delle aziende da quella delle reti.
La domanda è questa: avete sensazioni che le organizzazioni criminali comincino ad infiltrarsi in questo processo che, legalmente, può mettere nelle loro mani un settore decisivo per la vita del pubblico e degli enti locali?
Questa mattina mi ha molto preoccupato l'audizione del sindaco di Ragusa che segnala la presenza di un solo concorrente nella gara per l'appalto dei rifiuti, nonostante sia abbastanza appetibile: ciò non vuol dire che il territorio non sia gestito bene ma attraverso un meccanismo che comporterebbe qualche pericolo.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Ho ascoltato con grande attenzione e apprezzo l’enorme lavoro che svolgete anche a garanzia dell'ambiente che appartiene a tutti noi. Sono molto preoccupato per le affermazioni su Siracusa. È in corso un’indagine ma da semplice cittadino vorrei chiedere notizie sui tempi, considerato che ci sono casi già accertati che preoccupano le persone: penso che su tali fatti bisognerebbe realmente dare la giusta sterzata e porre molta attenzione perché si tratta di problemi veramente seri.
La relazione su Ragusa mi tranquillizza ma bisognerebbe anche vedere la reale situazione delle discariche che sembrano innocue e che non creano problemi all'ambiente (se ci sono semplicemente delle carcasse o se le officine scaricano oli e combustibili oppure se ci sono depositi di amianto perché in Sicilia esiste ancora una grossa quantità di tale materiale e non si sa dove sia). Inoltre, bisognerebbe capire se, per esempio, qualche nave depositi in mare lungo le nostre coste rifiuti o scorie provenienti da altri paesi: tali questioni ci preoccupano più di ogni altro problema.
Sono convinto che sui rifiuti, oggi come oggi, la malavita organizzata e la mafia stiano puntando al massimo per avere il controllo di tutto il territorio perché costituisce una fonte di guadagno: una volta pensavano di vivere attraverso il commercio della droga e degli stupefacenti ma oggi si sono resi conti che, forse, è più utile occuparsi di tale settore. Mi preoccupa anche che in Sicilia il piano regionale dei rifiuti, che stenta a decollare, possa essere gestito da ambienti che, attraverso gli impianti di termodistruzione o di termoriscaldamento, possano trovare gli spazi necessari per riciclare e per incassare realmente somme enormi. Tutto ciò, aggiunto al problema dell'Enichem e ai rischi che corriamo giornalmente nel territorio a seguito delle nostre dichiarazioni, costituisce una situazione veramente pericolosa. Dobbiamo presentare ai colleghi che non sono siciliani e che certamente sentono spesso e volentieri parlare di questa regione la reale situazione, che è veramente preoccupante e ad alto rischio.
Credo che si debbano creare le condizioni per cambiare la Sicilia e, per farlo, abbiamo bisogno di leggi diverse e di maggior rispetto nei confronti di chi opera nel territorio per cercare di garantire la tranquillità a tutti noi. Tra i mille problemi vi affidiamo quello dell'ambiente perché sta a voi, più che agli altri, rendere possibile che in Sicilia alcuni fenomeni possano essere realmente sconfitti e si possa vivere in un ambiente diverso.
PRESIDENTE. Avete attività in corso, iniziative o avete percepito vicende che riguardano il traffico dei rifiuti?
Si percepisce che esistono diverse attività criminose oppure vi è un sistema strutturato che incide significativamente e permea il settore del ciclo integrato dei rifiuti?
GIACOMO SCALZO, Procuratore generale della Repubblica di Catania. L'onorevole che ha parlato per ultimo ha colto l'atmosfera della Sicilia e non mi sorprendono le affermazioni dell’onorevole Vianello. Penso che la via legale darà modo alle mafie di inserirsi bene in questo settore e, forse, con questi mezzi legislativi hanno trovato - non voglio fare critiche sul piano politico ed operativo - la strada per continuare la loro attività.
PRESIDENTE. Le dispiace essere più chiaro? A quali strumenti legislativi si riferisce?
GIACOMO SCALZO, Procuratore generale della Repubblica di Catania. Non certo quelli di privatizzare, perché il sindaco di Ragusa dice che si è presentato soltanto un soggetto: la mafia lavora alle spalle, fa piazza pulita, fa portare persone di proprio gradimento o persone che, strada facendo, si piegheranno. Lei non è siciliano, mentre noi viviamo la situazione anche intellettualmente perché la realtà è quella descritta da Sciascia e dagli altri scrittori. Dare la possibilità di inserirsi legalmente costituirà una festa per la mafia: non so come scaturiscano tali idee in Sicilia perché il primo nostro pensiero dovrebbe essere quello di liberarci di questa lebbra che costituisce una vergogna. In molti casi la situazione amministrativa è condizionata, non è la prima volta che abbiamo avuto il fenomeno dei voti di scambio, ma vediamo e cogliamo il grosso, anche con i limiti che ora le leggi hanno ritenuto di porre.
Abbiamo processi che stanno tornando dalla Cassazione con i nuovi principi in materia di responsabilità: il processo Lima, il processo di Capaci con gli annullamenti, con la nuova lettura della responsabilità della cupola e con i giudizi di rinvio della Cassazione. Personalmente, come Corte d'assise d'appello, ho chiuso il processo Alleruzzo con 21 assoluzioni: era già il principio del nuovo corso. Come si fa a stabilire - non intendo assolutamente criticare la Cassazione - il nuovo contatto e la partecipazione tra la cupola e gli altri? C’è una sentenza della Cassazione che fissa il principio del rinvio ed io lo applico.
Ho emanato una sentenza d’assoluzione che era una condanna morale; non mi sono ribellato ma almeno in sei, sette omicidi la pensavo in maniera diversa e credevo che i colleghi avessero colto la realtà delle cose. Non è facile avere la materia indiziaria e probatoria in grado di resistere agli assalti dei due gradi legittimi di dibattimento: questa non è una critica ma una riflessione.
Tra non molto andrò in pensione con questo cruccio perché - ho svolto cinque anni in Corte d'assise d'appello, ho giudicato tutta Cosa nostra di Catania in fase di appello e sul rinvio della Cassazione gli stiddari di Caltanissetta - le connessioni e la realtà esistono.
A mio avviso, il nuovo sistema favorisce le penetrazioni perché ora la mafia si è fatta molto più guardinga e potrà arrivarci con i mezzi legali: questi appalti sono richiesti e la presenza di un solo concorrente è sintomatica. Abbiamo le contravvenzioni e gli illeciti amministrativi ma ci vorrebbero le procure generali dei tempi di Moro, non dal punto di vista repressivo ma della coordinazione generale.
Questo è un settore in espansione che non si può cogliere in tutta la sua portata in una provincia. Avete il compito di analizzare la situazione e, possibilmente, suggerire soluzioni ma la realtà è questa e gli imprenditori fuggono. Avete approvato le leggi antiracket e sulle estorsioni ma nei processi di mafia non ci sono costituzioni di parti civili: in cinque anni di attività alla Corte d'assise d'appello non ho visto una costituzione di parte civile. Ho concluso in sede di avocazione un processo per miliardi con un omicidio ed estorsione che può essere un carta di lettura degli interessi nei mercati Despar: i soldi si indirizzavano tutti verso una certa persona che doveva gestirli.
Siamo arrivati persino in Lussemburgo, ormai gli atti sono depositati e ci sarà l'udienza preliminare davanti al GUP. La realtà è gravissima, non vi illudete e non ci illudiamo. Cinque anni di attività alla Corte d'assise d'appello mi hanno riappacificato, sono rassegnato alla realtà. Oggi il GUP - come il collega Falloni, di cui in questi giorni ho chiesto la protezione al prefetto - in sede di rito abbreviato da ergastoli ma la situazione umana dei GIP e dei GUP è grave, come quella dei miei colleghi sostituti e non c'è soltanto questo. Domani domandate a Busacca cosa significa quell’annotazione in calce dal punto di vista delle indagini e, forse, troverete, non dico una risposta, ma un ambiente in cui collegare una certa realtà. Per quanto riguarda l’Enichem, vi farò avere una relazione su tutto ciò che potrò avere a disposizione, del resto il collega ha promosso l’indagine sulle malformazioni.
PRESIDENTE. Vi ringraziamo per le riflessioni di merito e per l'evidente passione. Siamo qui non per sostituirci ad attività propriamente vostre ma per comprendere, per cercare di capire, per fare una disamina e per proporre soluzioni normative utili a rendere quelle impermeabilità che insieme ricerchiamo. Quindi, il vostro contributo non solo è veramente utile e necessario ma, quando è permeato dalla passione, ci da anche più forza.
GIACOMO SCALZO, Procuratore generale della Repubblica di Catania. Questi giovani, i GIP e i GUP, sono l'onore della magistratura siciliana.
PRESIDENTE. Quando è così, sono l'onore del paese. Vi ringrazio ancora per la vostra partecipazione.
Incontro con il procuratore distrettuale antimafia e con il sostituto procuratore della Repubblica di Messina.
PRESIDENTE. La Commissione vuole verificare lo stato di attuazione delle normative vigenti ed è interessata alle indagini atte a far luce sul ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni che lo gestiscono, sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata, con specifico riferimento alle associazioni di cui agli articoli n. 416 e 416-bis del codice penale.
Ci interessa conoscere il livello delle infiltrazioni e della criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti, delle più ricorrenti fattispecie di illeciti penali e, se ritenga utile ed opportuno potenziare gli strumenti processuali e quant'altro. Quindi, vorremmo una panoramica dal suo privilegiato osservatorio che ci consenta di comprendere e di analizzare una situazione complessa, articolata e difficile ma anche di avere elementi funzionali ad una prospettiva sia dal punto vista normativo sia per l'operatività organizzativa sul piano territoriale.
Do ora la parola al procuratore distrettuale antimafia di Messina, Luigi Croce.
LUIGI CROCE, Procuratore distrettuale antimafia di Messina. Signor presidente, ringrazio per l'invito e mi permetto di presentare il collega Arcadi, sostituto procuratore della Repubblica di Messina, che, forse, è il maggior esperto in materia e, quindi, ho ritenuto opportuno portarlo per fornire utili indicazioni alla Commissione.
La procura di Messina ha in corso alcuni procedimenti penali che vertono sulla materia di interesse della Commissione, alcuni riguardano il capoluogo della provincia, altri determinati territori della provincia stessa. Il primo procedimento riguarda Messina e in questa realtà si verifica un fatto molto strano perché è una delle poche città in Italia che non ha una discarica di rifiuti, per cui vive permanentemente nell'emergenza rifiuti. Mi sono insediato nel posto che occupo nel 1998 e il primo atto che ho compiuto è stato il sequestro della discarica provvisoria che veniva utilizzata in città perché, a seguito di un nubifragio, era franata verso il mare, con la conseguente morte di quattro persone, di cui una non si riesce ancora a trovare il cadavere.
Da quel momento è stato un susseguirsi di problematiche perché si è passati da una discarica provvisoria all'altra, giungendo persino a portare i rifiuti di Messina a Gela, in provincia di Caltanissetta, o addirittura a Palermo. Il problema si pone ancora oggi perché nei giorni scorsi il collega Arcadi ha provveduto a sequestrare una piattaforma di stoccaggio a Messina, una di rifiuti speciali a Taormina ed un'altra in provincia di Messina, nei pressi di Barcellona. Non so se sia un fatto naturale o endemico ma a Messina si vive di emergenza rifiuti. Proprio stamattina a Taormina si è verificata un’emergenza rifiuti perché abbiamo sequestrato una discarica dove si riteneva di poter depositare tutti i rifiuti speciali senza alcuna autorizzazione.
Dal giornale risulta che gli amministratori della società che gestisce il servizio di nettezza urbana a Messina hanno detto che la magistratura applica la legge con provvedimenti di sequestro formalmente corretti ma occorre un minimo di serenità: non capisco cosa significhi tutto ciò, ma forse vuol dire che non dobbiamo applicare la legge per consentire che si continui a gestire l'emergenza rifiuti così come avviene ora.
DONATO PIGLIONICA. Chiedo scusa. Lei dice che esiste un'emergenza rifiuti perché avete sequestrato una discarica per rifiuti speciali: ma riguardava i rifiuti solidi urbani o i rifiuti speciali?
LUIGI CROCE, Procuratore distrettuale antimafia di Messina. Si trattava di frigoriferi, lavatrici e quant'altro.
DONATO PIGLIONICA. I rifiuti solidi urbani di Taormina sono ancora smaltiti o venivano smaltiti lì?
LUIGI CROCE, Procuratore distrettuale antimafia di Messina. No, venivano smaltiti a parte e nella discarica di rifiuti speciali sono stati ritrovati numerosi frigoriferi e lavatrici stoccati senza alcun controllo, regola e autorizzazione. Da quel momento a Taormina è nato il problema perché i rifiuti speciali non venivano più raccolti ma lasciati per strada. Il sistema dei rifiuti a Messina viene gestito da una società mista (Messina ambiente) tra il comune di Messina e una società privata con sede ad Enna. Tale società gestisce il servizio da anni e non si è mai pensato che i rifiuti venissero portati in un determinato posto perché il comune di Messina non si è mai interessato di reperire una discarica che consentisse questo servizio: di conseguenza, si vive in un sistema di continua emergenza.
Il nostro interesse verso questo meccanismo è scaturito anche dal fatto che il prefetto, nonostante abbia più volte proposto l’estinzione di varie discariche, non abbia mai ricevuto alcuna risposta concreta o alcun supporto dal comune per la costruzione di una discarica perché a Messina non si vuole o non si può fare. Recentemente, abbiamo acquisito una delibera della giunta comunale di Messina da cui risulterebbe che, finalmente, sia stato dato mandato all'assessore all'ambiente di provvedere al reperimento di un posto idoneo per tale discarica: comunque, tutto è in itinere e nulla si è risolto. Attualmente, il comune di Messina deposita presso la discarica di Tripi, un comune sulla fascia tirrenica in provincia di Messina, che pare presenti alcune problematiche. Infatti, proprio nella giornata di ieri abbiamo ricevuto dai carabinieri del NOE una segnalazione secondo cui, a seguito delle recenti piogge, la discarica presenta alcuni problemi di natura viaria oltre che di frana del territorio e anche lì sarebbe stata notata la presenza di alcuni personaggi che risultano implicati con la criminalità organizzata di Barcellona.
Tutto ciò ci induce ad approfondire le indagini perché non è escluso, come del resto in tutti i business che riguardano gli affari siciliani, che la criminalità organizzata non sia estranea a questi problemi e a questi fenomeni. Per rispondere alla domanda del presidente sulle possibili infiltrazioni mafiose, bisogna tener conto delle particolari caratteristiche della criminalità organizzata. Messina non è Palermo, cioè non c'è un vertice criminale con delle diramazioni ma è divisa in quattro zone di influenza criminale, a capo delle quali c'è un determinato personaggio che gestisce il territorio e i relativi affari che si possono sintetizzare in estorsione, usura, droga e piccola criminalità. I grossi affari vengono trattati dai quattro rappresentanti delle famiglie, che conosciamo, su cui indaghiamo e più volte abbiamo arrestato. Quindi, le infiltrazioni mafiose nel sistema dei rifiuti possono manifestarsi ed influire sui meccanismi di assunzione e di controllo del personale e sulla gestione delle vicende connesse all'attività della società ma, attualmente, non le abbiamo riscontrate nella società mista.
Diverso è il discorso per Barcellona, in cui, oltre ad un'indagine che riguarda la società cooperativa Libertà e lavoro - che gestisce il sistema dei rifiuti e su cui esistono fondati sospetti che sia inserita la criminalità organizzata, anche se siamo ancora a livello di ipotesi investigative -, si sta lavorando sulla possibilità che la locale criminalità organizzata possa anche infiltrarsi in attività esterne, come nella discarica di Tripi o in altre in itinere.
A Taormina abbiamo avviato un altro procedimento - ma è già stato giudiziariamente risolto, tra l’altro, con l'assoluzione dei soggetti -, sull’identica ipotesi di Messina. Anche a Taormina si è costituita una società mista, comune e Altecoin, che hanno formato la Messina ambiente. Abbia ritenuto di avviare un procedimento penale per fatti di pubblica amministrazione, senza alcun riferimento alla criminalità organizzata, relativo alle forme di affidamento in gestione del sistema dei rifiuti senza i meccanismi di evidenza pubblica (l'appalto, la trattativa privata o quant'altro). Sostanzialmente, il meccanismo è stato questo: il comune di Taormina, comprando 5 milioni di azioni dell’Altecoen, ha costituito la società mista Messina ambiente attraverso la partecipazione alla suddetta società.
Chiaramente con questo sistema si è evitato il meccanismo degli appalti e la società si è aggiudicata automaticamente tale gestione. Si è svolto un processo nei confronti degli amministratori di Taormina e della società per un'ipotesi di abuso dell'articolo 123 e, recentemente, il GIP ha prosciolto tutti gli imputati sostenendo che, in realtà, sotto il profilo strettamente legale, l'ipotesi è fattibile perché, secondo la normativa che riguarda il meccanismo degli appalti in materia di rifiuti, è prevista la possibilità di istituire società miste che consentano la gestione dei servizi saltando i meccanismi dell'evidenza pubblica. Aspettiamo la sentenza perché ancora non è stata depositata e successivamente decideremo il da farsi, ma questa è l’attuale situazione della vicenda.
Abbiamo ancora in corso un altro procedimento di carattere generale che, nascendo da un esposto anonimo, riguarda le ragioni della mancanza di una discarica permanente a Messina in grado di garantire una gestione tranquilla, senza ricorrere a misure di emergenza, come il prefetto di Messina è costretto a fare ogni cinque o sei mesi.
DONATO PIGLIONICA. Quattro anni di commissariamento - in cui, sostanzialmente, gli enti locali sono stati espropriati - non sono serviti a identificare l’insediamento di un sito, anche al di là della contrarietà delle popolazioni locali e dei comuni che non rilasceranno mai la concessione edilizia. Tuttavia, nel momento in cui gli enti locali sono stati espropriati per decreto, la vera responsabilità cade su chi, avendo pieni poteri, è comunque rimasto inerte rispetto a queste situazioni: non si può dire che non si riesce a fare una discarica quando esiste un commissario che è un plenipotenziario.
LUIGI CROCE, Procuratore distrettuale antimafia di Messina. Lei ha perfettamente ragione ma l'autorità giudiziaria ha dei poteri strani perché intervenire sull’amministrativo è difficile e può farlo soltanto attraverso il processo penale. Non ho azionato il procedimento penale contro il prefetto - perché questa è la conclusione del suo discorso - perché riteniamo che ogni prefetto abbia il suo metro di valutazione: quello decisionista sceglie e fa la discarica, scavalcando tutte le volontà politiche contrarie esistenti sul territorio, mentre altri ritengono di operare con il consenso delle popolazioni interessate.
Nel nostro caso il prefetto, che è un ottimo funzionario ed un lavoratore eccezionale, ritiene di poter arrivare a determinate conclusioni con il consenso di tutti ma, come giustamente osserva lei, questa è una materia in cui avere il consenso delle popolazioni è estremamente difficile e complesso perché nessuno accetterà mai di avere una discarica nel proprio territorio.
DONATO PIGLIONICA. Fermo restando che vivono con i rifiuti sparsi dappertutto.
LUIGI CROCE, Procuratore distrettuale antimafia di Messina. Non ha importanza, perché mi risulta che gettino anche il sacchetto dei rifiuti dai balconi. Tuttavia, quando abbiamo sequestrato la stazione di stoccaggio vicino a Messina - dove la società Messina ambiente portava i rifiuti per triturarli, compattarli e portarli alla discarica - in tre giorni i rifiuti arrivavano al secondo piano e siamo stati “incriminati” perché i nostri provvedimenti, formalmente leciti, non avevamo un’eccessiva serenità. Peraltro, l'autorità giudiziaria non può continuamente operare con sequestri e creare una situazione che in generale ricade sulla popolazione perché sequestrare una discarica significa creare una situazione di emergenza che, forse, serve a qualcuno per fare i propri affari: scegliere una strada piuttosto che un'altra può diventare molto rischioso perché si può fare il gioco di questo o di quello.
Allora cerchiamo di operare nel rispetto totale della legge senza guardare in faccia a nessuno, cercando di tenere sotto continuo monitoraggio la discarica per decidere se sequestrarla o meno. Sembra che non vi siano le condizioni per giustificare un sequestro e continuiamo a far scaricare a Tripi, anche se potrebbe arrivare il momento in cui si mette in crisi la città di Messina perché è l'unico posto in cui oggi si portano i rifiuti della città.
La situazione è estremamente complicata e difficile ed occorrerebbe che l'autorità amministrativa assumesse una forte iniziativa per tamponare il problema fino ad una risoluzione definitiva. Sembra che la legge regionale ci consenta di sperare, con l'introduzione dei termovalorizzatori di cui tanto si parla, che il problema venga risolto nel 2004. Nell'ambito delle indagini avremmo bisogno di numerose cose, non ultimo le indagini tecniche potrebbero farci capire tanti fatti che si verificano ma, purtroppo, la normativa è veramente poco incoraggiante e ci crea numerose difficoltà. Credo che il collega Arcadi abbia ricercato numerose volte i possibili meccanismi per permettere il procedimento di intercettazione telefonica ed ambientale ma la normativa sui rifiuti non lo consente perché l'unico delitto previsto dalla legge è all'articolo 53-bis, mentre gli altri sono tutti fenomeni contravvenzionali che non autorizzano alcunché.
Di conseguenza, in alcuni casi ci siamo avvalsi di norme che consentano questa attività tecnica e stiamo cercando di raccogliere i dati per poter accertare effettivamente l'infiltrazione mafiosa, anche se, attualmente, siamo soltanto a livello di ipotesi.
LORENZO PICCIONI. Mi pare che siano in corso indagini sulla società Messina ambiente, ma non ho capito quali siano le imputazioni.
LUIGI CROCE, Procuratore distrettuale antimafia di Messina. La motivazione dell'indagine nasce dalla costituzione della società mista tra comune e Altecoin, che poi diventa Messina ambiente. In questo settore abbiamo iniziato ad analizzare il meccanismo e, in particolare, abbiamo indagato sulla consistenza della società che, secondo i nostri dati, incassa dal comune circa 5 miliardi al mese per la raccolta dei rifiuti, con una gestione annua di circa 60-70 miliardi. Abbiamo cercato di capire dove andasse a finire tale somma, e questo ci ha consentito di mettere mano nell'organizzazione e nella gestione della società.
PRESIDENTE. Mi perdoni, qual è il reato ipotizzato?
EZIO ARCADI, Sostituto procuratore della Repubblica di Messina. Inizialmente erano dei reati di carattere amministrativo, che partivano dall'omissione da parte del comune di qualunque controllo sull'attività affidata alla società mista. Questo rappresenta un problema di carattere generale che, forse, avete già incontrato analizzando le società miste dove un soggetto - che, guarda caso, è quello che paga -, è allo stesso tempo controllore e controllato perché entra a far parte della società mista che svolge il servizio e che esso stesso dovrebbe controllare: credo sussistano problemi normativi di cui penso vi siate già interessati.
Esiste un primo procedimento base che era finalizzato ad accertare le eventuali condotte omissive degli amministratori e degli uffici comunali sui controlli del servizio e, successivamente, si è cercato di verificare - tali verifiche sono ancora in corso -, anche eventuali connessioni tra l'attività della società - che dal 1998 al 2001 ha ricevuto dal comune circa 189 miliardi 780 milioni di lire - e componenti della criminalità comune organizzata.
LUIGI CROCE, Procuratore distrettuale antimafia di Messina. Comunque, dopo i primi accertamenti recentemente abbiamo chiesto al tribunale di Messina un'ispezione sulla società, ai sensi dell'articolo 2409 del codice civile (stamattina era fissata la prima udienza ed è stata rinviata al giorno 11) perché abbiamo motivo di ritenere che, in realtà, la società Messina ambiente sia una scatola vuota, attraverso la quale operano altre società. Quindi, sembrerebbe che i miliardi di cui parlava il collega Arcadi abbiano altre finalità e diramazioni, probabilmente anche all'estero e in Sud America.
LORENZO PICCIONI. Pare evidente che Messina ambiente sia una scatola vuota perché chi opera fattivamente all'interno di tale società è l’Altecoen. Mi pare che nel 1998 la stessa Altecoen si sia opposta o abbia cercato di non far approvare il progetto di messa in sicurezza della discarica di Portella Arena. Oggi scopriamo che la stessa società ha dei problemi e ne ha creati allora per una finalizzazione che, invece, poteva essere risolutiva dal punto di vista economico ed ambientale.
PRESIDENTE. Su queste vicende le vostre indagini - straordinariamente utili, importanti ed assolutamente indispensabili - vanno considerate nella singola e specifica fattispecie ma anche oltre, verificando le conseguenze che tali atti ed azioni comportano. Non vorrei che su queste o su altre vicende vi fossero, al di là delle eventuali responsabilità penali, anche incidenze ed attività che afferiscono ad azioni di concorrenza.
LUIGI CROCE, Procuratore distrettuale antimafia di Messina. Questo problema esiste perché il business è enorme, con scontri e problemi che riusciamo a captare soltanto quando si verificano. Essi comunque esistono e sono palesi, senz'altro.
DONATO PIGLIONICA. Intervengo per chiedere delle ulteriori notizie. Quante persone lavorano per Messina ambiente e per la funzione di smaltimento e raccolta? Onestamente mi sembra che il prezzo di 70 miliardi di lire l'anno per una città di 230 mila abitanti, comporta un prezzo medio per abitante che è sicuramente fuori dalla scala italiana in base a qualsiasi analisi. Dagli ultimi dati presentati nel Rapporti rifiuti si evince che la regione più costosa è la Liguria, con un importo di 200 mila lire per cittadino, ma, mi sia consentito dirlo, con una serie di servizi prestati imparagonabile. La Puglia spende 140 mila lire in media e il Trentino-Alto Adige 110 mila e, quindi, può capire che 320-330 mila lire annue costituiscono un dato abbisognevole di approfondimento. Allora, o esistono 300 netturbini che raccolgono foglia per foglia (e in quel caso il dato avrebbe un senso, perché si pagherebbe la manodopera) altrimenti occorre un approfondimento serio (ed absit iniuria verbis).
LUIGI CROCE, Procuratore distrettuale antimafia di Messina. E’ questo il problema che ci stiamo ponendo. Ecco perché stiamo approfondendo i bilanci, la documentazione, gli assetti proprietari. Stiamo procedendo nella forma più cristallina possibile, cioè devolvendo la questione al tribunale civile. Mi creda, abbiamo subito attacchi infami per questa vicenda. Questa è la prova che ho portato volutamente. Ci accusano di applicare correttamente la legge e non siamo sereni. Io non riesco a capire come si concilino i due aspetti. Comunque, è questa l'accusa che ci lanciano. Quindi, noi dovremmo passivamente assistere alle loro malefatte e non muovere foglia, perché non abbiamo titolo per farlo, in quanto creiamo l'emergenza rifiuti. La realtà è questa ed è difficile gestire un'operazione del genere. Spero di essere stato chiaro.
EZIO ARCADI, Sostituto procuratore della Repubblica di Messina. Vorrei aggiungere che, tra le altre iniziative della procura (che sono tante), c’è stata questa di rivolgerci al tribunale civile con la procedura di cui all'articolo 2409 del codice civile, denunziando gravi irregolarità nell'adempimento dei doveri degli amministratori e dei sindaci. E’ questa la denuncia che abbiamo avanzato al tribunale civile. L’iniziativa muove cioè dalla stessa osservazione fatta dall’onorevole Piglionica poco fa. Si è assistito ad una graduale e nello stesso tempo inarrestabile lievitazione dei costi del servizio e non si è riusciti completamente a capire effettivamente da cosa ciò potesse dipendere e, soprattutto, come mai il comune continuasse ad erogare simili importi. Tra l’altro, trattasi di denaro contante e non di crediti riscossi a distanza di anni ma di crediti pagati subito. Da un lato non riuscivamo a capire come questa spesa lievitasse in maniera continua e quasi esponenziale e, dall’altro, perché il comune non battesse ciglio e continuasse a pagare queste grosse somme. Nel fare ciò abbiamo dovuto chiaramente cercare di studiare la vita della società sin dal suo sorgere. Abbiamo trovato una serie di cose che non andavano, sia sotto il profilo dei bilanci sia alla luce delle relazioni di accompagnamento dei bilanci e, soprattutto, una serie di clausole contrattuali iniziali pazzesche.
Sostanzialmente era come se il comune si fosse messo un cappio al collo, stipulando clausole iniziali inserite nello statuto e nella convenzione assurde, le quali obbligavano il comune ha pagare in base a pattuizioni viziate ab origine. Ciò trova conferma in un lodo arbitrale recentemente emesso, grazie all’attivazione da parte del comune della clausola compromissoria con la quale si deferiva la soluzione di eventuale contenzioso ad un collegio arbitrale, profumatamente pagati (beati loro!), con spesa a carico (guarda caso) del comune. Il lodo arbitrale emesso non poteva non evidenziare il fatto che sono viziate le clausole contrattuali della convenzione iniziale e, in parte, anche dello statuto. Tutto ciò lo abbiamo evidenziato e, piuttosto che arrogarci in una materia così complicata e complessa il diritto di stabilire noi quale fosse la verità, abbiamo preferito, sulla base degli accertamenti contabili e peritali effettuati in merito alla spesa del comune e al servizio reso, rappresentare le irregolarità relative al momento genetico della costituzione della società mista nonché alla vita contabile-amministrativa al tribunale competente, chiedendo quanto meno un’ispezione contabile societaria. Si capirà facilmente che svolgere una ispezione contabile è molto difficile da farsi nell'ambito di un processo penale. Perciò si è scelta la strada del tribunale civile.
PRESIDENTE. Vi ringraziamo per la relazione che ci avete offerto, che sicuramente costituirà occasione per una valutazione ulteriore, contenendo utili elementi sia dal punto di vista squisitamente tecnico sia sotto il profilo informativo. Grazie e buon lavoro.
Incontro con il vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti.
PRESIDENTE. Con la missione in Sicilia la Commissione intende acquisire attraverso le programmate audizioni elementi informativi e conoscitivi in ordine alle scelte programmatiche adottate in merito alla gestione dei rifiuti. La Commissione intende proseguire, dopo la missione a Palermo del 3 e 4 ottobre scorso, l'indagine e l'approfondimento in ordine al ruolo e all'attività svolta dal commissario straordinario per l'emergenza rifiuti nella regione in relazione ai profili più urgenti e problematici riscontrati nell'esercizio delle sue funzioni. In tal senso particolare rilievo assume anche l'acquisizione di elementi informativi in relazione all’eventuale predisposizione di piani di rientro nella gestione ordinaria del ciclo dei rifiuti. Nel corso della presente missione in Sicilia la Commissione intende acquisire ulteriori elementi conoscitivi in ordine alle scelte programmatiche adottate in merito alla gestione dei rifiuti anche relazione ai profili più urgenti e problematici riscontrati nell'esercizio delle funzioni di diversi organi di Governo della regione competente.
Saluto e ringrazio per la disponibilità il vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti, dottor Felice Crosta, che è accompagnato dal subcommissario Pietro Manna e dal preposto alla struttura commissariale Giorgio Colajanni. Do subito la parola al dottor Crosta per un suo intervento, prima di passare a delle domande.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Non intendo ripetere concetti esposti nell'occasione scorsa ma offrire alla Commissione elementi integrativi e di aggiornamento.
PRESIDENTE. Noi dicemmo allora che il piano era in nuce, se non ricordo male.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Sì, lo avevamo già trasmesso al ministero. Subito dopo lo abbiamo inoltrato anche all’Unione europea attraverso l'ufficio di rappresentanza, al fine di cominciare la trattativa; contemporaneamente abbiamo rivisto alcuni aspetti del piano che non sono di secondo ordine. In particolare, la parte relativa alla gestione. Dopo l'audizione dell'altra volta, così come prevede il decreto legislativo n. 22 del 1997, abbiamo acquisito il parere dei rappresentanti degli enti locali (ANCI, UPI, ASAEL, ASACEL). Poi abbiamo indetto un forum al quale abbiamo chiamato a partecipare gli stessi soggetti che normalmente si invitano per svolgere la concertazione sui programmi comunitari (quindi, tutte le organizzazioni professionali, le imprese, le associazioni degli industriali, le associazioni ambientaliste, le organizzazioni sindacali). Coinvolgendo tutti, abbiamo illustrato il piano ed acquisito osservazioni e suggerimenti, che solo in parte (in quanto non c'è stato il tempo materiale per farlo) abbiamo riportato nel piano presentato ufficialmente a Palermo il giorno 30 ultimo scorso, alla presenza degli esponenti degli enti locali di tutta la Sicilia.
Il nuovo piano ha come suo dato di aggiornamento più rilevante quello relativo alla scelta concernente l'affidamento del servizio di raccolta. Il piano precedente si muoveva sulla base delle linee direttive che erano stato a suo tempo emanate dall'ufficio del commissario, per cui si prevedeva la costituzione di società d’ambito a prevalenza pubblica cui affidare direttamente anche la gestione di servizi. Questo aspetto è stato modificato nel nuovo piano, in linea con le previsioni dell'articolo 113 del testo unico sugli enti locali, così come modificato dall’articolo 35 della legge finanziaria per il 2002. Contemporaneamente sono stati anche modificati gli schemi di deliberazione da adottare da parte degli enti locali e quelle parti dello statuto in contrasto con questa scelta. Il tutto è avvenuto con un’ordinanza pubblicata in un numero speciale della gazzetta regionale.
EGIDIO BANTI. In cosa consistano le modifiche?
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Consistono nella modifica di alcune norme dello statuto tipo che avevamo inoltrato agli enti locali, di modo che oggi si costituiscono le società d’ambito a totale partecipazione pubblica tra i comuni che fanno parte dell'ATO. Queste società hanno il compito di gestire tutto il servizio integrato e di indire le gare per l'affidamento a società di capitali del servizio pubblico, così come prevede il citato articolo 35, senza procedere ad affidamento diretto ma andando a gara ad evidenza pubblica.
PRESIDENTE. Praticamente avete ampliato il bacino…
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. No, abbiamo mantenuto gli ambiti territoriali così come erano stati a suo tempo determinati, ma, anziché prevedere che la società d’ambito (che andava costituita in base al precedente statuto) avesse anche il compito di gestire il servizio (per cui si prevedeva prima l'affidamento diretto alla stessa società del servizio) oggi si va a gara per l'affidamento del servizio, così come prevede la disciplina introdotta con la legge finanziaria per il 2002.
PRESIDENTE. Se aveste trasmesso questa modifica, mi avreste evitato una critica che vi ho fatto questa mattina sul giornale.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Signor presidente, l'ordinanza è stata deliberata venerdì 29, pubblicata sabato 30 e comunicata lo stesso giorno a tutti gli enti locali in occasione della presentazione del piano. È quindi una sorta di primizia.
FELICE VIANELLO. A chi viene demandata, secondo il vostro schema, la gestione dell’impiantistica?
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Noi applichiamo l'articolo 35. Ciò significa che, in relazione al quarto comma dell'articolo 113 del testo unico, gli impianti, se separati rispetto al servizio, possono anche andare anche in gestione diretta e, se collegati con il servizio, seguono il regime dell’evidenza pubblica (gara).
EGIDIO BANTI. Per intenderci, laddove esistono società miste tra comuni e privati, queste andrebbero allora ad essere superate. Mi pare di capire che il sistema adesso sarà basato su società di ambito a totale partecipazione pubblica che faranno gare per affidare a soggetti privati la gestione. Ho capito bene?
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Benissimo, salvo che non ci sia un regime transitorio. Mi spiego meglio: laddove è stata già costituito l’ATO e questo ha già dato l'affidamento sulla base della vecchia normativa, esso permane sino alla scadenza. Laddove ciò non sia avvenuto, si passa alla nuova disciplina.
PRESIDENTE. Che lei sappia, c'è stata particolare vivacità nella costituzione degli ATO? La volta scorsa registrammo il contrario, mi pare che emergesse una certa ritrosia.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Sì. Posso aggiungere che sono già partite ieri le lettere di diffida ai presidenti dei consigli comunali perché entro 48 ore convochino i consigli per adottare la deliberazione di adesione entro cinque giorni. Decorso tale termine (e nel 90 per cento dei casi non faranno in tempo a farlo), sono già pronti i commissari ad acta che andranno ad adottare le occorrenti deliberazione presso tutti comuni della Sicilia. Entro dicembre saranno formalmente costituiti gli ATO e le società.
PRESIDENTE. Quindi, non c'è nessun ATO costituito.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Ce ne sono quattro o cinque (li abbiamo già visti l'altra volta) rispetto ai 25 previsti dal decreto. Nello stesso schema di delibera (e lascerò copia della gazzetta per informazione) è stato previsto che in sede di adozione della delibera di adesione alla società si diano cinque giorni di tempo al funzionario responsabile del comune perché si rechi dal notaio a definire e stipulare l’atto. Altrimenti, anche in quel caso interviene il commissario ad acta. Entro dicembre saranno costituiti tutti.
Rispetto a quanto rappresentato nell’incontro dell’altra volta, voglio aggiungere che è stata adottata e pubblicata anche l'ordinanza che ha stabilito la tariffa unica regionale relativa alle discariche. Si trattava di un altro adempimento che ci eravamo proposti di realizzare.
DONATO PIGLIONICA. Fissata in quanto?
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Per un importo pari a 62 euro più le imposte. Vi daremo la documentazione. Non riesco in questo ad essere più preciso, in quanto ho letto la documentazione in macchina mentre venivo qua.
PRESIDENTE. Non l'avrei fatta questa critica, mi spiace averla fatta.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. No, anzi questo mi conforta, perché significa che la strada da noi imboccata era condivisa anche da altri.
PRESIDENTE. Al di là della condivisione, c'è una norma.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Volevo dire che non è stato semplice, perché si trattava di modificare tutto un percorso già fatto, ma abbiamo ritenuto corretto avviare e portare a conclusione tale adempimento.
Dicevo del piano. Esso è stato presentato, concedendo qualche altro giorno di tempo a tutti i soggetti interessati per produrre ulteriori osservazioni fino al giorno 10. Successivamente sarà formalmente adottato intorno al 12-13 dicembre. Il nuovo testo sarà ritrasmesso all’Unione europea. Questo è l’iter che ci siamo dati quanto al piano. Rispetto a quello fornito alla Commissione a suo tempo, il nuovo è stato integrato anche con la parte relativa alle bonifiche.
PRESIDENTE. Facciamo un passo indietro. Abbiamo detto che alla raccolta ed allo smaltimento provvedono gli ATO. E per la fase post-smaltimento?
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Arriviamo alla fase della raccolta di differenziata…
DONATO PIGLIONICA. Vorrei capire meglio un concetto. Mi si dice che gli ATO sono 25, però poi solo per la provincia di Ragusa o Messina ce ne sono 5 o 6. Occorre essere più chiari. Mi chiedo se un ATO di trenta o quaranta comuni farà un’unica gara per la raccolta in tutti i comuni. Non è possibile lasciare che ogni comune gestisca la raccolta per proprio conto? Dove esistono le municipalizzate cosa succede? Avrebbe avuto forse anche più senso occuparsi soltanto dello smaltimento e della gestione del ciclo integrato dei rifiuti come fatto di bacino e non entrare nella raccolta. In Puglia ci si sta orientando…
PRESIDENTE. Concentrare le stazioni appaltanti anche in questa terra non è un fatto particolarmente fastidioso.
DONATO PIGLIONICA. Non si tratta solo della stazione appaltante. Con la discrepanza che c'è riguardo alla scadenza dei singoli contratti non so come si farà ad omogeneizzare quaranta comuni tutti intorno ad un unico termine di scadenza. Diventa un problema gestionale complesso e perciò vorrei essere aiutato a capire il relativo funzionamento.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Per quanto riguarda intanto gli ATO, il provvedimento adottato nell'aprile 2001 prevedeva due tipologie: 25 ATO per la frazione secca e 35 per il trattamento dell’umido. Devo dire che questo ha creato dei problemi successivamente, in quanto i sub ATO erano all'interno degli stessi ATO. Pertanto in un ambito territoriale costituito da 40 comuni esistevano (o potevano esistere) due sub ATO costituiti, ad esempio, uno da 10 comuni ed un altro di 15, che dovevano costituirsi per la gestione soltanto dell’umido e non del secco. Il che significa che, a voler vedere bene il sistema, si sarebbe dovuti arrivare sostanzialmente a costituire più ATO, comprendenti sempre gli stessi comuni. Un ATO e, quindi, una autorità di gestione, diciamo una società di ATO che avrebbe dovuto gestire il secco per l'intero ambito, una società sub ATO A che avrebbe dovuto gestire l'umido per A ed un’altra società che doveva gestire il sistema integrato per tutti, perché integrava il secco e l’umido. Francamente ed obiettivamente, era una situazione assurda. Perciò nell'ordinanza adottata il giorno 29 è stato specificato che gli ambiti di riferimento sono 25, salvo che non si siano costituiti e siano operanti dei sub ATO, che non potremmo sopprimere perché hanno operato sulla base di una previsione corretta. Questo è il dato: 25 ATO. La scelta cui faceva riferimento lei, onorevole Piglionica, sarebbe giusta se fosse stata fatta propria dai comuni nel tempo e, difatti, nessuno dice che laddove le cose funzionano, vadano toccate. Però, essendoci stata una stasi in questo periodo, l'intervento sostitutivo finisce con l’essere quasi necessario per garantire il servizio, in quanto rischiamo altrimenti di trovare uno squilibrio anche all'interno degli ambiti territoriali.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Io, che conosco molto bene la Sicilia, sono più preoccupato di prima, perché non è che nella regione non funzionasse la raccolta (c'erano amministrazioni che provvedevano in proprio e società che operavano per conto delle amministrazioni). La questione seria dei rifiuti era legata alle discariche ed alla possibilità di evitare di trasformare la Sicilia in una grande pattumiera (cioè, dati i mezzi oggi esistenti, risolvere simili problemi). Allora l'ambito avrebbe avuto un senso se fosse stato limitato alla gestione di rifiuti dopo la raccolta ed eventualmente l'arrivo nelle piattaforme. Secondo me, stiamo creando dei piccoli mostri pericolosissimi, stiamo concentrando poteri enormi. Lo stiamo facendo con le acque e con i rifiuti, spogliando i comuni di ruoli che avevano, in favore di questa grande casa madre (la regione siciliana) che dovrebbe gestire per conto di tutti sia le acque sia i rifiuti. Ciò mi preoccupa. Penso che bisognerebbe riflettere in merito. A farlo non si può essere in pochi. Ritengo che per compiere riforme così radicali occorra non solo aver sentito i responsabile dell'ANCI o dell'Unione delle province….
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Abbiamo sentito anche i nove presidenti di provincia e quasi tutti i sindaci presenti alla manifestazione di sabato (vi erano ottocento persone presenti in rappresentanza di tutta la Sicilia).
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Avete sentito tantissime persone, però - mi creda dottore - io sono tra coloro i quali non si sentono talmente sereni nel dire che la scelta sia assolutamente condivisibile o che si stia facendo un'operazione risolutiva del problema dei rifiuti in Sicilia. Sono veramente preoccupato.
MICHELE VIANELLO. Intorno alla filosofia di fondo ognuno può avere opinioni diverse. Il punto vero mi sembra invece quello relativo alle risorse finanziarie ed umane da investire negli ATO. Non si può dire semplicemente che è l'ATO a fare le gare, perché per gestire una struttura di gare per alcune decine di comuni occorrono professionalità, risorse e strutture. Io ho esperienza nella costituzione di qualche ATO (anche più semplici) e devo dire che trovare direttori nonché la struttura legale in grado di gestire una gara di servizi pubblici come quella dei rifiuti è un'evenienza non facile a riscontrarsi. Ho esperienza e so bene di cosa si sta parlando. Visto che avete 25 ATO, dovete trovare 25 direttori, strutture e risorse finanziare, perché si tratta di gestire gare di servizi pubblici. Questo è il punto: non vorrei che si individuasse la struttura senza avere le truppe per gestirla, perché in quel caso vi mettereste, come si dice dalle mie parti, in un vero e proprio tritacarne. Mi sono premesso di richiamare tale aspetto alla vostra attenzione, perché vorrei capire come intendete procedere.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Devo premettere un chiarimento, perché altrimenti non riesco a farmi capire. La costituzione degli ATO non è una scelta fatta liberamente dalla regione (rispondo all'onorevole Grimaldi che parlava della regione come casa madre che gestisce), ma imposta dal decreto legislativo n. 22.
PRESIDENTE. Noi non vogliamo individuare dei colpevoli, ma capire insieme il percorso. Ci interessa fare ciò per due ragioni: esportare l'eccellenza, cioè le cose positive che voi fate e, viceversa, laddove esistono criticità, estendere i momenti di eccellenza da noi appresi in altre realtà. E’ questo il senso della nostra azione. Non intendiamo discutere il merito delle scelte.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. La capisco perfettamente, presidente. Ritornando agli ATO, stiamo cercando in una situazione emergenziale di ottenere con il minimo sforzo il massimo risultato. Gli ATO (così come è successo per le acque) non vengono neanche prese in considerazione se qualcuno non dice agli enti locali che devono sforzarsi di costituirli. E’ pur vero che - come diceva l'onorevole Grimaldi - i singoli comuni possono anche gestire la raccolta. Si pone però in tal caso il problema di vedere dove va a finire quanto da loro raccolto. Per effetto di ciò, oggi abbiamo una raccolta differenziata a livelli molto bassi e, quindi, dobbiamo sforzarci di arrivare ad un livello accettabile. L'ordinanza ci offre in questo senso un aiuto, perché non punta a conseguire subito il target del decreto Ronchi, ma intende raggiungerlo in maniera graduale, passando prima per il 18 per cento, poi per il 25, arrivando nel 2006 fino al 35 per cento (come prevede il decreto Ronchi sin da ora).
C'è poi l'altro problema delle discariche. La scelta strategica del piano e della nostra azione è quella di arrivare all’eliminazione delle discariche che non siano quelle che raccolgono sovvalli e rifiuti pericolosi derivanti dalla termovalorizzazione, cercando invece di utilizzare per intero la raccolta differenziata per il riuso e il riciclo e di portare la frazione secca alla termovalorizzazione, la frazione organica agli impianti di compostaggio, creando un compost di qualità che possa essere utilizzato in agricoltura o in altre azioni di risanamento ambientale. Questa è la scelta, sarà un'utopia, sarà un sogno, ma su questo stiamo scommettendo. Allora, va considerato che nessuno si vuole sostituire ai comuni, assolutamente. Noi abbiamo da tempo detto ai comuni di costituirsi in ATO, di cominciare a lavorare per fare i piani d'ambito e quelli di impresa. Considerato che non lo fanno, dobbiamo quasi costringerli. Dirò di più: molti comuni ci hanno chiesto di commissariarli, perché consapevoli di non riuscire a farlo attraverso i consigli comunali. Auspicano che arrivino i commissari ad acta a costituire la società. Allora, la scelta qual era? Quella di cui alla legge n. 142 (consorzio o convenzione) o quella indicata dall'articolo 35 della finanziaria per il 2002 (società d’ambito). Abbiamo optato per quest’ultima soluzione. La società d'ambito, a totale capitale pubblico, non si sostituisce totalmente a loro, ma si occupa e si preoccupa di recuperare le risorse finanziarie, utilizzandole ai fini del servizio. Questo è quanto deve fare la società: incassare le somme e pagare il servizio. È una società di capitale e quindi vincolata al pareggio, deve avere una gestione economica e non può assumere chi vuole. Quindi lo strumento societario è volto a conseguire una gestione economica del servizio.
Questo è lo spirito con il quale ci siamo mossi, senza volerci sostituire a nessuno, perché i comuni devono fare la loro parte, nominando i loro rappresentanti all'interno della società. Stiamo dando soltanto l'input iniziale per la costituzione degli ATO e la presentazione dei piani di impresa. Aggiungo inoltre che nella tariffa determinata, che entrerà in vigore dal gennaio 2003, le voci che la compongono sono oltre a quelle tradizionali e classiche (quota di ammortamento da recuperare, spese di gestione, spese relative al post mortem e royalty da pagare al comune sede della discarica), comprensive anche di un contributo di raccolta differenziata pari a 5,20 euro. Ciò significa che esso viene pagato dai comuni che portano i rifiuti in discarica sino a quando non adotteranno i piani di ambito. In quel momento la gestione commissariale, cui va versato il contributo, assegnerà tali somme alla società d’ambito perché possa utilizzarle nell'attuazione del piano. E’ quasi un prelievo forzoso che facciamo sul rifiuto che viene portato in discarica, per restituirlo domani con i piani di impresa e i piani d'ambito. Per un verso si intende stimolare la presentazione dei piani di ambito, per un altro si intende favorire una azione efficace per la raccolta differenziata e, infine, mettere in moto un volano in direzione di risorse finanziarie non proprie ma assegnate dalla gestione commissariale. Questa è la filosofia complessiva in base alla quale ci stiamo muovendo. In questo senso, non c’è né voglia né intenzione di sostituirsi ad altri o di andare ad intaccare la competenza o autonomia degli enti locali. Essendo un convinto autonomista regionale, mi guarderei bene dal farlo nei confronti di enti subregionali.
PRESIDENTE. Quindi, non la prenda come una provocazione, potremmo al primo gennaio cominciare a cedere a competenze straordinarie su questa materia.
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Sino ad oggi non siamo intervenuti direttamente in nessuna questione. Abbiamo solo svolto attività di supporto e di sostituzione laddove non abbiano operato gli altri.
PRESIDENTE. Allora, una volta attivati gli ATO, a seguito della vostra determinata azione di incitamento, ed una volta che questi sono partiti con le gare di appalto, per quanto attiene alla raccolta e smaltimento i poteri straordinari non vi occorrono più.
DONATO PIGLIONICA. A parte la domanda del collega Vianello, che continua a non ricevere risposta (chiedeva dove siano le strutture tecniche e con quali strumenti si opererà), mi interrogo anche sulla sorte delle preesistenti strutture che svolgevano le funzioni presso gli enti locali, che andranno disattivate, riconvertite e devolute ad altro tipo di funzioni. L’altro mio quesito riguarda il potere decisionale (tragedia delle tragedie in questo campo) sulla localizzazione di impianti. Verrà il problema risolto dal commissario straordinario oppure le prossime localizzazioni competono ai comuni (ormai deresponsabilizzati) o agli ATO? Sarà questo in grado di individuare aree e siti ed imporre queste scelte alle autonomie locali?
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Quando parlo di gestione integrata dei rifiuti, faccio riferimento a raccolta differenziata, valorizzazione del secco e distinzione dell’umido. Cioè gli impianti non sono all'interno del sistema integrato ma qualcosa che si aggiunge. Allora, nella individuazione degli impianti la gestione commissariale si è preoccupata di individuare, unitamente agli enti locali, possibili soluzioni per l'impiantistica (andando a verificare se sussistano le condizioni) e di finanziare gli impianti. Tant’è che sono stati finora finanziati alcuni impianti di valorizzazione del secco su alcune città. Entrerà in funzione a fine anno l’impianto di compostaggio di Grammichele e sono in corso di verifica alcune sedi relative ad impianti di compost. Per quanto riguarda il sistema dalla raccolta, è demandato all’ATO. Mi rendo conto che ai fini anche delle risorse finanziare abbisogna di un supporto. Per quanto concerne poi la localizzazione e l'attivazione dei termovalorizzatori, chiaramente ci sarà un’imposizione del commissario ai comuni perché vada alla termovalorizzazione la frazione secca a valle della raccolta differenziata nell'ambito degli ATO individuati.
Per quanto riguarda la domanda fatta dal presidente, rispondo: teoricamente sì, ma di fatto no. Non ci siamo mai sostituiti a nessuno…
PRESIDENTE. Con gli ATO lo state facendo!
FELICE CROSTA, Vicecommissario delegato del Governo per l'emergenza rifiuti. Solo perché, pur avendoli sollecitati, non erano stati fatti. La nostra è un’attività sostitutiva. Questa è l'azione di stimolo e di sostituzione da noi eseguita su molti aspetti, così com'era previsto che si facesse; la tariffa, ad esempio, l’abbiamo realizzata.
PRESIDENTE. Non me ne voglia; la mia sottile provocazione viene dall'aver ascoltato, ieri, il commissario straordinario della regione Campania, il quale ha riferito, sostanzialmente, circa la necessità di avere ventiquattro mesi a disposizione per la realizzazione degli impianti. Quanto al resto, giorno dopo giorno, si sarebbe rientrati nei poteri ordinari; ha fatto riferimento ad un’attività consentita da un’ordinanza adottata tramite la quale i comuni consorziati possono procedere alle attività di appalto nella raccolta e nello smaltimento e via dicendo.
Chiederei ancora alcune informazioni circa tali poteri, da voi utilizzati con discrezione, soltanto attraverso un'azione sostitutiva; attivati gli ATO, non vi occorre neppure più il garbo dei poteri sostitutivi su tale fronte. Lo dico perché la nostra Commissione auspica si rientri in un regime ordinario per dare il senso della straordinarietà; complessivamente, il paese corre, invece, il rischio di gestire, con strutture straordinarie, una condizione di cronicità che, per alcuni aspetti, noi stessi – ma, sia ben chiaro, noi tutti – alimentiamo. Perciò, la mia sollecitazione è in questo senso, a che si determinino le condizioni per un percorso verso l’ordinarietà.
FELICE CROSTA, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Come Sicilia, a differenza delle altre regioni, abbiamo avuto un termine diverso sulla base di un programma presentato. Ci siamo posti determinate scadenze e determinati obiettivi per concludere entro una certa data.
PRESIDENTE. Nessuno si sentirebbe offeso se cedeste una parte …
FELICE CROSTA, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Non abbiamo di questi problemi, signor presidente. Devo dire che su tale versante non sussiste alcuna remora né alcuna riserva, anche perché nessuno si sente appesantito da tale presenza proprio perché abbiamo evitato di essere invadenti, sia sotto il profilo istituzionale, sia sotto il profilo attuativo.
PRESIDENTE. Anche l'altra volta, quando abbiamo audito comuni e province, abbiamo riscontrato che tali enti hanno una certa fibrillazione rispetto ad una condizione commissariata; ma ciò è nella fisiologia dei ruoli. Nessuno si lagna ed è giusto che nessuno si lagni rispetto alle condizioni di emergenza ma qualcosa si percepisce. Non voglio fare l'esempio della provincia di Palermo; ve ne sono molti altri.
FELICE CROSTA, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. La provincia di Palermo si sta attivando oggi; fino a ieri non ha fatto nulla mentre oggi si sta attivando. Nessuno l'ha sostituita; l’abbiamo semplicemente sollecitata. Chi è andato avanti, non solo non è stato da noi disturbato ma è stato aiutato; a chi li ha domandati, abbiamo conferito i finanziamenti. Ho raccomandato a tutti i comuni di utilizzare le risorse finanziarie previste dal POR 2000-2006 della Sicilia, per esempio per le bonifiche (argomento di cui possiamo anche parlare); in tal senso, ho sollecitato tutti gli enti, chiedendo i necessari progetti, senza neanche sostituirli fino ad oggi, su questo versante; per realizzare tutto ciò, ho solo cercato di stimolarli. Quindi, nessuna remora sotto tale profilo; non vi è dubbio però che, se non viene completato, il disegno, soprattutto con riferimento al ciclo completo dei rifiuti - ivi compreso anche il sistema di compost e di termovalorizzazione -, l'interruzione a metà potrebbe determinare qualche problema. Abbiamo una scadenza, quella (che dovrebbe andare in porto) del marzo 2004, quando il trattamento dovrà essere assicurato dai soggetti industriali che dovessero essere individuati nella gara in corso; gara che dovrebbe concludersi ai primi dell'anno. Entro gennaio, febbraio al massimo, dovremmo definire il tutto, passando, quindi, alla stipula delle convenzioni; fino a quel momento bisogna seguire passo passo il fenomeno e l'andamento per evitare che poi venga interrotto. Ma il problema non ci sconvolge.
EGIDIO BANTI. A tale riguardo, l'aveva già detto l'altra volta ma vorrei ci ricordasse il percorso per gli impianti di termovalorizzazione. Numero e localizzazione e, mi pare, se ricordo bene, gara unica. Comunque, le chiederei se vuole, in poche battute, ricordarcelo.
FELICE CROSTA, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Ripeto semplicemente la previsione dell'ordinanza e quanto abbiamo fatto; l'ordinanza prevede due percorsi. Un primo è costituito da un avviso pubblico per individuare soggetti industriali che, avendo in Sicilia stabilimenti - e quindi la gestione di stabilimenti o siti idonei, o la disponibilità di uno stabilimento -, sono disponibili a modificare il combustibile usato negli stabilimenti o, se hanno siti idonei, a costruire impianti con utilizzazione come combustibile dei rifiuti solidi urbani. Non è stata previsto, così come prescrive l'ordinanza, né il numero né la localizzazione; abbiamo detto: chi è disponibile ed ha queste possibilità, lo dica. Verificheremo se sussistano le condizioni per poterlo fare. L’avviso è stato pubblicato nel mese di agosto, è scaduto il 28 ottobre; sono arrivate sette offerte di sette raggruppamenti di imprese e la commissione, esaminata la documentazione di ammissibilità, ne ha ammesse sei, escludendone una. Delle sei, sempre in seduta pubblica, come è stato per l'ammissibilità, ha verificato la documentazione tecnica allegata ai vari plichi. Quindi, cominciano ora le sedute riservate all'esame della documentazione tecnica; alla fine, avremo il risultato e sapremo quanti siano.
EGIDIO BANTI. Potrebbero essere sei o nessuna.
FELICE CROSTA, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Potrebbero essere sei, nessuna, tre, due o uno. Certamente non più di sei; potrebbero essere anche di meno; infatti, se vi sono sovrapposizioni, va fatta una scelta sulla base dei criteri che l'avviso stesso prevede nell’ipotesi in cui dovesse esserci sovrapposizione di ATO tra un’offerta e l'altra. In tal caso, vi sono dei criteri individuati in sede di avviso per stabilire a chi dare l'affidamento. A proposito di tale gara (lo ripeto ancora), non parliamo né di costruzione e gestione né di altro; si tratta, invece, di concessione di servizio per cui, anche in questo caso, non vi è alcun intervento autorizzativo da parte del commissario per quanto riguarda la scelta, la localizzazione o la destinazione nel territorio. Tutto devono fare le imprese che si presentano.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Non ho seguito bene; vorrei capire quanti impianti avete previsto in Sicilia.
FELICE CROSTA, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Finisco il ragionamento perché, se lo si comprende, risulterà chiara la risposta. Finito tale ciclo, laddove dovessero esserci aree non coperte dalle offerte, a tal punto ci porremo il problema di capire se le aree rimaste, così come disegnate negli ATO già esistenti, siano idonee a potere costituire, dal punto di vista tecnico ed economico, degli ambiti idonei per un impianto o vadano riviste in relazione alla logografia dei luoghi, alle comunicazioni e a tutto il resto. In tal caso, determineremo noi, come gestione commissariale, il numero e la localizzazione.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. È importante, anche per la Commissione, capire meglio le cose. Non era giusto – e a mio avviso lo era -, nel piano regionale, considerato che conosciamo il numero degli abitanti e atteso che conosciamo anche il numero delle province e dei comuni, individuare e decidere quanti termovalorizzatori dovevano sorgere in Sicilia. Anche gli ambientalisti - che cominciano, forse, ad accettare tali realtà - sotto certi aspetti, però, si troveranno in difficoltà quando, improvvisamente, sapranno che ne facciamo uno in questa zona uno in quest'altra. A mio avviso, il piano regionale doveva già prevedere e, poi, certo, questa seconda fase (relativa al bando ed ai partecipanti) sarebbe stata una cosa diversa.
Mi chiedo quanto segue. Vi è la possibilità, forse, che le nostre autostrade, anziché essere attraversate da turisti, siano invece giornalmente attraversate da camion che portano rifiuti? Ciò dobbiamo chiederci; se così fosse, sarebbe, invero, preoccupante.
PRESIDENTE. Per la verità, il rischio sarebbe quello contrario.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. No.
PRESIDENTE. Mi perdoni, lei ha detto che dobbiamo verificare, in corso d’opera, questi sei impianti: se vi sono o non vi sono e se sono funzionali alle esigenze rappresentative dell'intero territorio. Sulla base di quale parametro, misurerete che l'intero territorio è rappresentato? Immagino lo abbiate e, se lo avete, possiamo già estrapolare, a monte, il parametro di riferimento che ci indica che, probabilmente, avete previsto che in Sicilia occorrano uno, due o tre termovalorizzatori.
FELICE CROSTA, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Non abbiamo fatto una previsione di tale tipo perché l'ordinanza 31/90/2002 ha tracciato un percorso obbligato; percorso consistente nel prendere atto di offerte provenienti da operatori industriali che possiedono stabilimenti in Sicilia – al fine di evitare nuovi impianti - o siti idonei, collocati quindi in aree industriali o in aree già predeterminate, dove andare ad allocare gli stabilimenti. A questo punto, il problema che ci siamo posti era di individuare il più possibile cosa significava l'espressione siti idonei e, quindi, quali caratteristiche dovessero avere ai fini dell'impianto.
DONATO PIGLIONICA. Se fossero stati 76 anziché sei, li avreste fatti tutti e 76?
PRESIDENTE. Ora ci arriviamo. Stiamo arrivando al parametro.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Ma essendo sei, signor presidente, già si sa, allora, chi sono e quali sono le aree.
FELICE CROSTA, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. No, non si sa; le sei, ad esempio, potrebbero diventare cinque se uno, per esempio, li prende tutti perché si sovrappongono e, quindi, diventano cinque; oggi, così come stanno le cose, non lo sappiamo. Lo scopo della norma - credo di avere capito, leggendo - era evitare di fare nuove costruzioni e, quindi, di costruire nuovi stabilimenti, cercando di utilizzare al massimo l'esistente, proprio per venire incontro ad un impatto ambientale. Questo era il primo obiettivo.
All'interno delle linee guida date per le offerte - per fare capire ai soggetti industriali come dovevano muoversi -, abbiamo indicato alcuni elementi. Ad esempio, la tipologia di impianto che pensiamo sia utile per tali finalità. Abbiamo scritto, anche nell’avviso, che, preferibilmente, l'impianto doveva coprire il 20 per cento del territorio regionale.
Visto che non potevamo porre vincoli di fronte ad un dato, abbiamo cercato di dare una serie di indicazioni che ci consentono di fare una valutazione domani; peraltro, la valutazione si fa sul piano economico e finanziario che viene predisposto. Non credo vi siano “pazzi” che presentino un progetto per effettuare un impianto per 150 mila abitanti; economicamente, non reggerebbe. Dal dato economico, noi verifichiamo che non regge e, quindi, lo escludiamo.
Prima, quando riferivo che avremmo fatto una serie di valutazioni, è proprio sulla base dei dati tecnici ed economici che ci danno che i tecnici valuteranno per capire se si tratta di un’opera accettabile o meno.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Con riferimento a tali impianti, quindi, non c'entrerà più l'ambito che andremo a creare; saranno strutture gestite...
FELICE CROSTA, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Il vincolo previsto nell'avviso era che chi fa la proposta deve individuare gli ambiti su cui intende operare, senza possibilità di modificazione degli ambiti stessi. Quindi, significa che si prevedono per intero perché ciò consente di capire la quantità di conferimento di rifiuti che possono andare a quel sito. Forse, non sono chiaro.
UGO MARIA GIANFRANCO GRIMALDI. Il problema è a monte…
DONATO PIGLIONICA. È ancora più complicato perché può esserci qualche ATO che può avere cinque che gli si propongono e cinque ATO che non hanno nessuno che gli si propone; è veramente un gioco ad incastro e mi pare veramente impossibile che funzioni.
FELICE CROSTA, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Noi avevamo una strada; abbiamo cercato, in essa, di indicare un percorso accettabile. A noi era stata indicata una via e, perciò, abbiamo dovuto cercare di capire come fare per migliorare i percorsi; ma non potevamo fare altro.
PRESIDENTE. Bene, passiamo alle bonifiche (Commenti).
EGIDIO BANTI. Marzo 2004, invece, che data è?
FELICE CROSTA, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Marzo 2004 è la data in cui questi, che hanno fatto l’offerta oggi, hanno l'obbligo di iniziare il trattamento dei rifiuti.
EGIDIO BANTI. Quindi, devono avere già riconvertito l'impianto?
FELICE CROSTA, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Può darsi anche che non abbiano ancora l'impianto ma abbiano l'obbligo di trattare; a me interessa che da quella data i comuni conferiscano.
ALBERTO DI PACE, Prefetto di Catania. Come ricorderete, nell’audizione di ottobre abbiamo esaminato la situazione delle bonifiche per tutto il territorio regionale; mi propongo, con il vostro consenso, di darvi un aggiornamento di quei dati, cominciando dai piani di caratterizzazione affidati all'università di Catania-dipartimento d’ingegneria ambientale. Ve n’erano quattro in preparazione; i primi quattro, che riguardano il territorio di Priolo, sono all'esame del Ministero dell'ambiente. Sono in corso di predisposizione altri cinque piani di caratterizzazione e stiamo affidando incarichi per altri quattro piani.
È stata pubblicata nella stessa Gazzetta Ufficiale delle regioni prima ricordata - quella del 29 - l'ordinanza commissariale del 30 settembre, che stabilisce criteri per il concorso pubblico per la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza e di caratterizzazione, di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati di interesse nazionale. I punti fondamentali riguardano la priorità delle risorse finanziarie e per le aree pubbliche e per gli interventi in danno di privati inadempienti; poi, viene riportata in questa ordinanza la serie di criteri di priorità per gli interventi di bonifica in generale. Questa serie di interventi di priorità sono poi riportati con il calcolo del punteggio nell'ambito della sezione delle bonifiche con cui è stato integrato il piano regionale per i rifiuti. Si prevede una tabella con l'individuazione dei 793 siti potenzialmente inquinati da rifiuti, con l'ordine di priorità ed il punteggio attribuito sulla base della previsione di tale ordinanza.
Ricorderete sicuramente che il 3 ottobre avevamo parlato della strana sovrapposizione di competenze esistente in alcune aree del territorio regionale tra la competenza del commissario straordinario per i rifiuti, subcommissario per le bonifiche, e quella del Ministero per l'ambiente nei siti di interesse nazionale e quella – che, a volte, è addirittura coincidente - del prefetto commissario per l'attuazione dei piani di risanamento ambientale dell'area di Siracusa e dell'area di Gela. Ricorderete che avevamo parlato di contatti con i due prefetti commissari per metterci d'accordo su chi dovesse potere procedere alle bonifiche di siti inseriti in quei contesti per evitare o che nessuno di noi facesse la bonifica o che s’intervenisse con doppio intervento. Nel prosieguo di quegli incontri, stabilimmo con il prefetto commissario di Siracusa che noi saremmo intervenuti su tutte le bonifiche previste dal piano di risanamento ambientale, qualora non fossero, in qualche modo, già iniziate, già dal livello della messa in sicurezza nella fase di caratterizzazione. Invece, il prefetto di Caltanissetta stabilì di procedere egli stesso con l'attuazione delle schede dei piani di risanamento ambientale che, come ricorderete, erano piani chiusi; erano fatti a schede, aggiornate periodicamente dai comitati per l'attuazione del piano.
Per quanto riguarda Gela, abbiamo, proprio in questi giorni, la consegna da parte del dipartimento di ingegneria ambientale dell’università di Catania, questa volta in convenzione con il prefetto commissario di Caltanissetta, dei piani di caratterizzazione per tre discariche previste nel piano di risanamento. E’ da considerare che queste tre discariche sono fuori del sito di interesse nazionale perché il sito di interesse nazionale, in provincia di Caltanissetta, non coincide interamente con il sito preso in considerazione dal piano di risanamento ambientale specifico. Contemporaneamente, il comune di Gela, per quanto riguarda la sua discarica, ha presentato il progetto per la messa in sicurezza ed in emergenza che è all'esame della segreteria tecnica della struttura commissariale. Sono state ricevute dal dipartimento locale di Caltanissetta dell'ARPA 17 offerte per l'acquisto di quei macchinari, di quelle strumentazioni di monitoraggio che erano indispensabili per il lavoro di caratterizzazione ed il lavoro di sorveglianza ambientale, soprattutto da parte dell'ARPA di Caltanissetta; si prevede, dunque, che queste strumentazioni verranno consegnate entro la fine di gennaio.
È stata concordata con l'ARPA regionale siciliana una convenzione per le attività di monitoraggio e di controllo dei piani di caratterizzazione curati dai privati. Ricorderete che il nostro problema, a fronte di un numero così alto di siti potenzialmente inquinati, era quello di poter procedere con una lama orizzontale abbastanza ampia di caratterizzazioni, soprattutto di messa in sicurezza ed in emergenza contemporaneamente. Quindi, dobbiamo allargare quanto più possibile il range di quanti lavorano soprattutto al progetto di caratterizzazione e, poi, all'esame ed approvazione del progetto medesimo. Quindi, questa convenzione con l'ARPA è assolutamente strategica, come di assoluto interesse è la notizia per cui 124 contratti di collaborazione per tecnici rilevatori di discariche, per la caratterizzazione di discariche, sono stati adottati proprio in questi giorni; tali tecnici lavoreranno in collaborazione con i dipartimenti dell'Agenzia regionale per l'ambiente, in pratica sopperendo a quell’endemica carenza di personale e di organico che i LIP, già prima di diventare dipartimenti per la protezione per l'ambiente, avevano lamentato. Noi, come dicevamo anche nell’altro incontro, abbiamo una funzione assolutamente sussidiaria, cioè interveniamo quando tutta la filiera a monte non sia intervenuta. Filiera ancora più lunga quando poi ci occupiamo di siti di interesse nazionale perché in filiera, in tal caso, è compreso anche il Ministero dell'ambiente.
Da ultimo, noi stiamo progressivamente un po’ cambiando mira nel senso che ci stiamo rendendo conto che è inutile, in queste condizioni, aspettare completamente l'inerzia di tutta la filiera quando, all'atto pratico, verifichiamo che, con alcuni interventi di supporto, possiamo accelerare gli interventi. Possiamo, all'atto pratico, anticipare una serie di vicende e risparmiarci, poi, l’intervento completo successivo. E’ il caso, per esempio, di questa preoccupante situazione dei pozzi inquinati, delle falde acquifere inquinate a Priolo: vi è stato l'intervento della magistratura, un sequestro del pozzo Cannamela e una serie di interventi da parte del Ministero dell'ambiente. Ma abbiamo voluto integrare questa serie di interventi da un lato facendo da supporto al sindaco di Priolo in tutte le occasioni in cui fosse possibile sopperire con ordinanze del sindaco. In pratica, lo abbiamo aiutato a scrivere e a predisporre le ordinanze; abbiamo anche posto in essere una serie di sopralluoghi tecnici e di indagini per riuscire ad affiancare la segreteria tecnica del Ministero dell'ambiente nel controllo e nell'attuazione delle prescrizioni.
Tali indagini, secondo la nostra impressione, sono molto lente; avrebbero dovuto essere un po' più veloci di quanto non siano state. Abbiamo chiesto, a tale proposito, una riunione al Ministero dell'ambiente nella quale ci confronteremo per adottare noi un provvedimento ordinatorio, al fine di richiedere altri controlli ed altri interventi da parte dell’AGIP. Per esempio, non abbiamo alcuna intenzione di accontentarci dell’assioma secondo il quale, essendo il prodotto inquinante un certo tipo di idrocarburo, la fonte deve necessariamente essere il serbatoio che contiene idrocarburo. Ciò per dire che non siamo assolutamente tranquilli fino a quando non avremo verificato che l'inquinamento non sia ancora in atto; tutto il lavoro che si sta facendo per la messa in sicurezza e in emergenza, a nostro avviso - e lo ordineremo con questo provvedimento che concorderemo con il Ministero dell'ambiente - deve essere assolutamente accompagnato da una seria e concreta verifica che l'inquinamento non sia più in atto e non sia più attuale. Il che è tutto da dimostrare.
Come avevo accennato già l'altra volta, in provincia di Catania vi è, poi, tale eclatante caso di vasto inquinamento, non da amianto ma da un anfibolo (la cosiddetta fluoroedenite di Biancavilla). Si tratta di un cristallo che si comporta, del punto di vista sanitario, esattamente come l'amianto, pur non essendolo. Il sindaco di Biancavilla è il subcommissario per la specificità degli interventi nell'ambito del comune di Biancavilla e delle esigenze di depolverizzazione dello stesso comune.
PIETRO MANNA, Sindaco di Biancavilla e subcommissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Abbiamo avuto la sventura di essere l’unico caso in Italia - e sicuramente uno dei pochi al mondo - di inquinamento ambientale naturale, anche se poi è stata la mano dell'uomo la causa. Nel senso che, avendo avuto uno sviluppo edilizio grosso a partire dagli anni 50, il materiale per l'edilizia proveniva da una cava; si è scavato all'interno di quell’area e tale materiale è stato trasportato per tutto il paese. Serviva anche ad interrare le strade a fondo naturale; si è scoperto che, all'interno di tale materiale cavato, vi era quest’anfibolo che ha provocato decessi per mesotelioma pleurico. Continua a provocarli ed incide fortemente sulle malattie respiratorie rendendo assai più alto il dato reale di quello che sarebbe il dato atteso per una comunità come quella di Biancavilla.
PRESIDENTE. Quanti abitanti contate?
PIETRO MANNA, Sindaco di Biancavilla e subcommissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Venti, ventiduemila abitanti circa. Se il dato atteso per malattie respiratorie è uno, noi abbiamo l’1,9, nel senso che abbiamo il 90 per cento in più di incidenza; sono stati avviati ampi studi da parte dell'Istituto superiore della sanità ed abbiamo lavorato con la regione siciliana. Devo dire, onestamente, che è stato un caso dove le istituzioni - dalla prefettura di Catania alla regione siciliana a tutte le istituzioni interessate, anche a livello nazionale - hanno lavorato attivamente e fattivamente per la soluzione del problema. Il fatto che un piccolo paese come Biancavilla sia rientrato tra i siti nazionali da bonificare ed abbia già avviato l'opera di messa in sicurezza ed in emergenza è dovuto semplicemente a ciò: le istituzioni, finalmente, quando si mettono assieme, risolvono o avviano a soluzione i problemi. Dunque, l'Istituto superiore di sanità ha dato alcune indicazioni: anzitutto, abbattere la polverosità. Vorrei dare l'esatta dimensione del problema: Biancavilla è uno dei paesi che, purtroppo, negli anni 80 ha avuto un'espansione abusiva edilizia enorme nel senso che su 8 mila abitanti vi erano 8 mila pratiche di abusivismo edilizio. Perciò, tutta la parte nuova del paese è stata costruita con strade a fondo naturale nelle quali era presente quest’anfibolo che, depolverizzato con il vento e con il passaggio delle macchine, veniva (e viene) inalato dai cittadini, con rischio per la salute. A tale punto, l'Istituto superiore di sanità ha ritenuto di dover abbattere la polverosità e di dovere incapsulare l’anfibolo mediante bitumatura delle strade.
GIORGIO COLAJANNI, Preposto alla struttura commissariale. Circa tale anfibolo, si tratta di fibre che hanno una sezione ed una lunghezza che non viene trattenuta dalle prime vie respiratorie, va nei polmoni e, siccome non sono così piccole da essere espirate, rimangono in quantità notevoli incistendosi, determinando un processo conseguente. Sono aghetti di particolari dimensioni: se fossero più grandi, non verrebbero inalati; se fossero più piccoli, sarebbero espulsi: invece, purtroppo, sono della dimensione giusta.
PIETRO MANNA, Sindaco di Biancavilla e subcommissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Inoltre, non si consumano mai; si frantumano ma ogni piccola parte contiene la struttura intera e quindi resta in grado di far danni. Le soluzioni prospettate sono l’incapsulamento mediante bitumatura delle strade, la sospensione dell'attività estrattiva dell’area di cava – il monte Calvario -, il recupero di quell'area e, poi, un intervento sugli intonaci delle case.
PRESIDENTE. Perché gli intonaci delle case?
GIORGIO COLAJANNI, Preposto alla struttura commissariale. Perché anche gli intonaci delle case sono stati costruiti con tale materiale. Dagli anni 50, il problema è stato questo.
Noi abbiamo condotto una campagna di sensibilizzazione dei cittadini, tenendo presente che il dramma è questo: non si tratta di un'epidemia che si vede dall'oggi al domani. Tale fibra, inalata, reagisce dopo 20, 25 o 30 anni, per cui la gente avverte il problema quando ha un malato in famiglia mentre, nella vita quotidiana, il problema non è avvertito. Perciò, abbiamo fatto un’opera di sensibilizzazione con convegni, con lettere inviate a tutte le famiglie; hanno parlato di noi anche tutti i mass media – RAIUNO, RAITRE, Panorama, l'Espresso, tutti i giornali a tiratura nazionale – e abbiamo svolto, quindi, un’opera di sensibilizzazione. Oggi, dal 19 agosto, sono partiti i lavori di bitumatura delle strade; siamo arrivati al 70 per cento dell’intervento. Contiamo, entro gennaio - al massimo entro febbraio - di completare tale opera.
L'attività estrattiva di monte Calvario è stata bloccata con ordinanza sindacale, anch’essa appellata al TAR, al CGA; ma da questo punto di vista siamo stati confortati anche dalla giustizia amministrativa. Adesso, si tratta di espropriare tutta l'area di monte Calvario; ad oggi, ne abbiamo espropriata soltanto una parte, per allocare tutti i materiali di risulta dell'opera di messa in emergenza. Però, tenete presente che era una grossa area.
PRESIDENTE. Finora quanto è costato tutto ciò?
PIETRO MANNA, Sindaco di Biancavilla e subcommissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Con queste intervento di messa in sicurezza ed in emergenza, siamo a circa 5 miliardi, 5,8 miliardi di vecchie lire.
PRESIDENTE. E il programma complessivo?
PIETRO MANNA, Sindaco di Biancavilla e subcommissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. L'opera di bonifica complessiva era prevista per un ammontare di circa 40 miliardi. Però, il ministero ha stanziato, in questa prima fase, 7,8 miliardi, per cui abbiamo già utilizzato i 5,8 miliardi e avremmo altri due miliardi anticipati dalla regione siciliana. Vorremmo utilizzarli - ma essendo sito di interesse nazionale, adesso passano attraverso il Ministero - per espropriare l'area di monte Calvario per evitare che là si facciano attività che possano nuocere alla nostra città.
FELICE CROSTA, Commissario delegato del Governo per l’emergenza rifiuti. Vorrei fare riferimento a quanto accennato poco fa dal prefetto ovvero all'ordinanza emanata in ordine all'utilizzazione delle risorse nazionali per quanto riguarda l'inquinamento dei siti di Priolo, di Gela e via dicendo. Abbiamo fatto l'avviso e, così come prevede il decreto ministeriale di finanziamento, l'avviso è prioritariamente destinato agli interventi pubblici. Lo dico perché, probabilmente, in quelle aree è più importante effettuare interventi che riguardino aree private e non quelle pubbliche (che sono le maggiormente inquinate). Mentre per le aree pubbliche il contributo può essere dato perché, oltre a tutto, vi è anche il cofinanziamento comunitario, in quelle private, invece, vi è questo blocco per il famoso principio che “chi inquina paga”. Quindi, non è possibile la contribuzione e ciò crea oggettivamente alcuni problemi, soprattutto per le industrie; non evidentemente per quelle multinazionali che hanno anche risorse finanziarie. Piuttosto, problemi sorgono per altre piccole industrie che, pur affrontando problemi di inquinamento, da sole non riescono a farcela e noi non riusciamo a contribuire al loro impegno. Volevo solo sottoporre ciò alla vostra valutazione per verificare se si trova un modo per poter attivare meccanismi di intervento per consentire un disinquinamento più generalizzato.
PRESIDENTE. Vi ringrazio. L'odierna audizione è stata per noi utile per continuare a comprendere il meccanismo; ovviamente, la vostra è una posizione straordinariamente privilegiata che a noi interessa seguire passo passo; senza dubbio, avremo ulteriori occasioni di confronto: anche report di verifica - con lo spirito giusto - di quanto utilmente state facendo. Vi ringrazio ancora per la vostra disponibilità e vi auguro buon lavoro.
Incontro con i procuratori generali della Repubblica di Messina e di Mistretta.
PRESIDENTE. Ringrazio gli ospiti della Commissione per la partecipazione.
Il vostro è un osservatorio privilegiato per noi e, quindi, audirvi è per noi motivo di straordinario interesse; non soltanto per comprendere lo stato dell'arte sullo svolgimento di indagini atte a far luce sul ciclo dei rifiuti, sulle organizzazioni che lo gestiscono, sul ruolo svolto dalla criminalità organizzata, con specifico riferimento alle associazioni di cui agli articoli 416, 416-bis del codice penale, ma anche per comprendere le connessioni tra la gestione del ciclo dei rifiuti e le attività della criminalità organizzata, il livello di infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione dei rifiuti - con particolare riguardo al trasporto dei rifiuti, alle discariche abusive, alle più ricorrenti fattispecie di illeciti penali in cui incorrono gli operatori del settore - e la congruità ed efficacia dei controlli previsti da parte degli enti preposti alla vigilanza. Ci fa anche piacere conoscere la vostra considerazione circa l'opportunità o meno di potenziare gli strumenti processuali e trasformare, per esempio, gli attuali illeciti amministrativi in materia di rifiuti in sanzioni penali. Insomma, una vostra panoramica, per noi motivo di straordinario interesse.
Darei, quindi, la parola al procuratore generale della Repubblica di Messina, il presidente Francesco Marzachì. Successivamente, ascolteremo il procuratore di Mistretta, il dottor Costanzo.
FRANCESCO MARZACHÌ, Procuratore generale della Repubblica di Messina. La ringrazio per le sue considerazioni e mi scuso per l'assenza di due procuratori - di Barcellona e di Patti - del mio distretto. Uno, infatti, è in ferie mentre l'altro era occupatissimo, con udienze anche pomeridiane: però, mi ha dato un elenco dei procedimenti pendenti comunque in materie che possono eventualmente essere interessanti per la Commissione e che io potrò anche lasciare alla vostra attenzione.
Sono a Messina dall’ottobre del 1999, quindi da circa tre anni; in precedenza, sono stato procuratore a Torino per tanti anni. Ebbene, come procuratore generale, devo dire che la situazione, in proposito, è abbastanza interessante; lo è perché, sotto un certo aspetto, ha confermato quanto era già un po’ nella conoscenza empirica di carattere generale: il business dell’ecoambiente è un’attrattiva notevole sia per imprenditori sia, eventualmente, per associazioni mafiose: entrambe - sia pure con prospettive diverse - sono interessati a tali vicende.
PRESIDENTE. Però, quando lo sono gli imprenditori, è cosa utile e normale.
FRANCESCO MARZACHÌ, Procuratore generale della Repubblica di Messina. Faccio questa osservazione in conseguenza di un’indagine svolta in Piemonte dalla Guardia di finanza (di carattere statistico e informativo generale). Avemmo, allora, l’esperienza di constatare, stranamente, che trovavamo molti dei personaggi negli anni precedenti interessati alle aziende più o meno coinvolte nella vicende degli scandali dei petroli nei consigli di amministrazione o negli incarichi direttivi di alcune delle aziende che da poco tempo si erano un pochino riciclate con interesse a questo settore. Quindi, come magistratura, raccomandavamo, soprattutto alla polizia giudiziaria, di essere molto vigile anche in tale settore.
Per quanto riguarda la Corte di appello di Messina, so che avete già sentito il procuratore Croce, con il quale ci sentiamo molto spesso; procuratore che ha la responsabilità della “distrettuale” messinese e che segue la difficile situazione di questa materia nel nostro distretto. Dico difficile per una serie di ragioni; probabilmente, per una collocazione geografica, topografica della città che abbonda di siti montani, spesso mal curati negli anni trascorsi e, quindi, facilmente oggetto di accidenti e di danni provocati dagli eventi atmosferici (quali quelli che, in questi giorni, stiamo vivendo), ma difficile anche perché la legislazione in materia, probabilmente, lasciava dei vuoti o consentiva interpretazioni alquanto diverse; insomma, per ragioni diverse, anche gli uffici distrettuali di Messina sono venuti ad occuparsi dei problemi relativi a queste discariche.
Il “giudiziario” interviene in un momento già patologico, in cui già, quindi, si presume che le violazioni di disposizioni di legge siano avvenute; quindi, intervenendo in questo senso, spesso incontriamo anche delle difficoltà di carattere operativo perché la parte patologica può trovare riferimenti essenzialmente in materia di reati contro la pubblica amministrazione laddove vi siano state, nel momento della concessione, carenze, abusi o violazioni di legge. Ma anche nel momento della gestione o della mancata apertura di discariche si possono riscontrare elementi patologici. Quindi, in quest’ambito, si è svolta l'attività del procuratore del distretto; personalmente, a parte le vicende messinesi - che vi sono state già ampiamente riferite -, mi sono interessato di quali procedure siano in corso in queste materie nei nostri tribunali. Vi è qui il procuratore di Mistretta che di recente si sta interessando e sta seguendo una pratica per la quale vi potrà riferire. Ho poi un elenco delle procedure pendenti, o per reati contro la pubblica amministrazione ovvero per violazione delle leggi specifiche in materia, pendenti presso la procura di Barcellona Pozzo di Gotto; vi posso anche lasciare questo elenco, con l’indicazione dello stato attuale - o archiviati o pendenti - di questi procedimenti.
ETTORE COSTANZO, Procuratore della Repubblica di Mistretta. Non so fino a che punto la mia esperienza possa essere rilevante. Nel senso che il territorio di mia competenza è molto piccolo; sono solo otto comuni, significativi di una situazione che, poi, va ben al di là del mio territorio. Sono al distretto da un anno e dieci mesi - più o meno – mentre prima ero a Palermo; quindi, il mio impegno in campo ambientale è nuovo. Quanto ho potuto notare in tale periodo è stata la difficoltà operativa, sia da parte degli amministratori sia da parte delle forze di polizia giudiziaria - credo legata anche un po’ alla complessità della materia (il decreto Ronchi), che per la verità presenta molti aspetti comportanti una specializzazione che spesso, in posti così piccoli, non è possibile avere. Però, detto questo, ho potuto constatare quanto segue. Intanto, ho dovuto fare un'opera di aggiornamento professionale per la stessa polizia giudiziaria. E’ vero che vi sono i nuclei operativi ecologici ma viviamo in un contesto che è molto distante da Palermo, da Catania, da Messina. È difficile, anche dal punto di vista operativo, riuscire ad avere tale apporto; mi sono servito, allora, di personale ispettivo dell'ARPA Sicilia; in particolare, dell'ex laboratorio di igiene e profilassi di Palermo. Un funzionario molto bravo sta sostanzialmente istruendo la mia polizia giudiziaria, i Carabinieri di stazione e altri.
Per quanto riguarda la realtà locale c'è la tendenza, da parte degli amministratori locali, a seguire il vecchio sistema delle conoscenze, cioè del favorire le imprese conosciute e vicine ai contesti amministrativi locali. Raro è, infatti, rinvenire che l'affidamento degli appalti, per la gestione delle discariche, avvenga a favore di ditte in possesso delle necessarie iscrizioni all'albo, ai sensi dell'articolo 28 e 30 del decreto Ronchi; da queste situazioni sono scaturite una serie di indagini e di processi che vedono implicati gli stessi amministratori e gestori, prima indagati ed ora imputati, per le violazioni alle disposizioni previste dal decreto Ronchi, e, inoltre, si è dovuto procedere sulla base di ipotesi di abuso d'ufficio perché queste imprese sono state avvantaggiate violando la legge.
Un’altra situazione - per la quale è stato istruito un procedimento ed i cui soggetti implicati sono tutti sotto processo - riguarda la discarica, sita nel territorio del comune di Caronia, la cui impermeabilizzazione è stata realizzata, sia pure con le dovute autorizzazioni, con l'apposizione di 8.000 pneumatici (usati) di automobili. In questo modo, l’imprenditore, che ha realizzato i lavori di impermeabilizzazione della discarica, da una parte ha ricaricato - sul prezzo del progetto - per dieci volte il costo degli stessi, dall’altra ha consentito al proprietario dei pneumatici di smaltirli al di fuori della normativa. Questo - la realizzazione dei lavori di impermeabilizzazione – comporterà la necessità di procedere alla bonifica della discarica.
Il grosso problema che si pone per le amministrazioni locali è essenzialmente di natura finanziaria e deriva dalla necessità di smaltire i rifiuti in discariche site in luoghi molto distanti (100 - 150 chilometri) dai comuni che li producono; ad esempio il comune di Mistretta scaricava i propri rifiuti in una discarica ubicata nel territorio del comune di Tripi, la stessa cosa faceva il comune di Santo Stefano di Camastra. Da ciò discende anche che l'osservanza, seppur minima, della normativa vigente per questo settore da parte di alcuni comuni, è stravolta dalle ordinanze prefettizie che spesso consentono ad altri comuni di conferire i propri rifiuti nelle discariche site nel territorio dei primi, determinando in tal modo il venir meno del rispetto dei parametri di ricettività delle stesse.
Questo è il mio piccolo osservatorio sulle problematiche in questione; non so se esso potrà essere utile per i lavori della Commissione.
PRESIDENTE. Quanto da lei riferito è stato sicuramente utile e sarà oggetto di ulteriore approfondimento al fine di comprendere sia la complessità del fenomeno del ciclo integrato dei rifiuti sia le difficoltà che voi incontrate nell'esercizio delle vostre funzioni.
Incontro con i prefetti di Ragusa, Siracusa e Messina.
PRESIDENTE. Ringrazio i prefetti di Ragusa, Siracusa e Messina per aver accolto il nostro invito.
La nostra Commissione intende acquisire dati ed elementi informativi presso le regioni in ordine alla situazione inerente alla gestione del ciclo dei rifiuti incontrando le autorità locali competenti, gli esponenti della magistratura, le forze dell'ordine, le associazioni ambientaliste e di categoria. Nel quadro di tale attività un utile contributo ai lavori della Commissione, a nostro avviso, può essere fornito dalla conoscenza degli aspetti connessi alla situazione del territorio, all'impiantistica presente e alla gestione dell'ordine pubblico con particolare riferimento alle questioni di maggiore criticità relative alla gestione del ciclo dei rifiuti.
Sono presenti i prefetti di Messina, Giosuè Marino, di Siracusa, Francesco Alecci, e di Ragusa, Sandro Calvosa.
GIOSUÈ MARINO, Prefetto di Messina. Illustro, in sintesi, la situazione relativa al tema in esame a partire dal momento in cui ho assunto l'incarico di prefetto di Messina, cioè dal marzo del 2000.
PRESIDENTE. Dove prestava servizio prima di essere nominato prefetto di Messina?
GIOSUÈ MARINO, Prefetto di Messina. Ero prefetto di Agrigento.
PRESIDENTE. Pertanto, in questo specifico settore ha un’esperienza piuttosto articolata sulla realtà siciliana.
GIOSUÈ MARINO, Prefetto di Messina. Sì. Fra l’altro ho ricoperto la carica, ancor prima di essere assegnato ad Agrigento, di vicario capo gabinetto a Palermo.
Alla data in cui ho assunto l'incarico di prefetto, la provincia di Messina, che conta 108 comuni, disponeva, grosso modo, di 90 discariche ex articolo 12 del decreto Ronchi; questo significava, all’incirca, una discarica per ciascun comune. Una situazione che, nel complesso, era abbastanza pesante perché queste discariche presentavano dei problemi di funzionalità e di tenuta. Da parte mia, ho cercato di arginare, seguendo la logica promanante dalle disposizioni ministeriali e dal decreto Ronchi, questa situazione adoperandomi al fine di ottenere livelli maggiori di efficienza nella gestione di queste discariche in attesa che la regione procedesse, per la parte di sua competenza, alla realizzazione dell’impiantistica. Si è trattato di un percorso estremamente complicato perché la mancata predisposizione, in tempi veloci, da parte della regione delle soluzioni impiantistiche ha posto notevoli problemi soprattutto nell’azione di convincimento diretta ad attivare le discariche comprensoriali.
La mia idea originaria era di dividere il territorio della provincia in ambiti territoriali, comprendenti più comuni, in modo da realizzare per ciascun comune una discarica comprensoriale. Questa mia idea ha incontrato immediatamente delle difficoltà, consolidatesi nel tempo, determinate dalle resistenze degli amministratori - fra l’altro, alcune sedute del consiglio comunale, in cui si è discusso di questo argomento, si sono tenute nelle piazze dei vari paesi - a trovare soluzioni idonee per la individuazione dei siti dove realizzare le discariche anche a seguito della spinta, non so se spontanea o strumentale, di movimenti di varia natura. Dalle 90 discariche iniziali si è giunti alle attuali 35 e ci si è, inoltre, adoperati affinché queste, essendo tutte ex articolo 13 del decreto Ronchi, possedessero determinate caratteristiche strutturali di garanzia.
Il nostro obiettivo primario rimane, sempre e comunque, quello di realizzare, entro un breve arco di tempo, nel territorio della provincia di Messina, delle discariche comprensoriali in modo da abbandonare il sistema di cui all’ex articolo 13; due di queste scariche sono state già realizzate e per altre tre sono in via di definizione i relativi progetti. Da ultimo, mi preme evidenziare il notevole incremento fatto registrare dalla nostra capacità di conferimento di rifiuti, passata dagli iniziali 30 giorni agli attuali sei mesi; ciò consente di lavorare con maggiore tranquillità per la realizzazione dei nostri obiettivi.
SANDRO CALVOSA, Prefetto di Ragusa. La provincia di Ragusa presenta, in tema di ciclo integrato dei rifiuti, una situazione particolarmente delicata ed incentrata essenzialmente su tre discariche subcomprensoriali, autorizzate ex articolo 13 del decreto Ronchi, site nei territori dei comuni di Scicli, Ragusa e Vittoria.
In ordine alla prima discarica - quella di Scicli - una volta insediandomi ho provveduto ad adottare un apposito provvedimento con il quale ho autorizzato un altro comune - quello di Modica, avente una popolazione di oltre cinquantamila abitanti, ma sprovvisto di discarica - a conferire i rifiuti presso tale discarica la cui capacità è di circa 400 mila tonnellate (le prime 100 già esaurite, le seconde da me autorizzate in base all’ex articolo 13 del decreto Ronchi). Per questa discarica è stato concesso dalla regione un finanziamento di circa due milioni di euro finalizzato all'ampliamento e all'adeguamento ai sensi della normativa recente; il provvedimento in questione risale già a qualche giorno fa, e conseguentemente siamo pronti per indire le gare di appalto.
Per quanto concerne la discarica di Ragusa è in via di definizione un progetto di ampliamento della stessa; inoltre, ho ottenuto il finanziamento di un progetto per la realizzazione di una discarica di inerti, al fine di evitare che i rifiuti speciali siano conferiti in una discarica ordinaria.
Per quanto riguarda la discarica sita nel territorio del comune di Vittoria ho ottenuto un finanziamento di 5 milioni di euro finalizzato anch’esso all'ampliamento e all’adeguamento alla normativa vigente.
In generale, si tratta di situazioni che seguo senza alcuna particolare difficoltà, anche perché dispongo sia di un apposito ufficio che segue costantemente l'evolversi di queste problematiche sia di un valido nucleo di valutazione di cui fanno parte anche due professori universitari. I problemi derivano invece dal trovarsi a dover affrontare delle situazioni contingenti, sebbene abbastanza tranquille.
Non ho da fare alcun riferimento, e in questo le forze dell'ordine sono concordi, in merito a possibili infiltrazioni di tipo mafioso in questo settore fin dall’anno 2000 nella provincia di Ragusa. Queste situazioni sono comunque da me costantemente seguite e sulle quali aggiorno spesso l’antimafia. In particolare, mi sono preoccupato di verificare a fondo le situazioni dei titolari delle ditte che si occupano degli abbancamenti delle tre discariche sopracitate senza rinvenire, però, elementi che facciano pensare a possibili collusioni o connivenze con organizzazioni criminali; non disponendo, quindi, di elementi in questo senso, mi sento di escluderle.
FRANCESCO ALECCI, Prefetto di Siracusa. Per la provincia di Siracusa, oltre alle sette discariche per rifiuti solidi urbani presenti sul territorio e già esistenti quando ho assunto l'incarico di prefetto, sono in fase rispettivamente di completamento e di progettazione due nuove discariche subcomprensoriali. La prima, sita nel territorio del comune di Palazzolo Acreide, necessita, per essere operativa, soltanto del collaudo del tecnico nominato dalla regione dato che i lavori sono stati già ultimati. Per la seconda, la cui ubicazione è stata da me individuata nel territorio del comune di Augusta, ho fatto richiesta alla regione del finanziamento necessario per dare avvio alla relativa progettazione; alla mia richiesta ha fatto seguito, nell’agosto di quest’anno, la risposta dell’amministrazione regionale che mi comunicava sia il via libera alla progettazione per la quale era stato già acquisito il parere dell’avvocatura distrettuale dello Stato sulla base della bozza di convenzione da stipulare con l’università di Catania, sia l’impossibilità ad impegnare la somma da me richiesta. Poiché i componenti del nucleo di valutazione recentemente, il 7 novembre scorso, si sono dimessi, ho programmato una riunione per il 10 dicembre prossimo in modo da sottoporre al loro esame il progetto di realizzazione della discarica, in modo da partire, in un momento successivo, con la relativa progettazione.
Nel territorio della provincia di Siracusa, come sapete, è ubicato un polo industriale petrolchimico che, in quanto tale, richiede la presenza di discariche di tipo B - al momento ce n’è soltanto una, fra l’altro, di dimensioni non adeguate - per lo smaltimento dei rifiuti speciali prodotti (fanghi e residui delle lavorazioni). A questo riguardo, da parte del nucleo di valutazione è in corso l’esame di alcuni progetti relativi alla realizzazione di tre discariche per rifiuti speciali.
La realizzazione di questa tipologia di discariche è essenziale anche perché attualmente questi rifiuti sono smaltiti in discariche site in altre regioni con conseguente forte aggravio, in termini di costi, per le aziende che li producono. Da qui la necessità, espressa dal mondo industriale, di incrementare il numero delle discariche per rifiuti speciali presenti sul territorio della provincia; le associazioni ambientaliste, invece, sono fortemente contrarie a che ciò avvenga.
Da ultimo mi preme far rilevare che mentre le precedenti ordinanze prevedevano come condizione indispensabile che la gestione di questo tipo di discariche fosse affidata soltanto ad enti pubblici adesso, a seguito dell’ultima ordinanza (marzo 2002) dell’ex ministro dell'interno Scajola, la gestione di queste discariche è consentita anche ad organismi privati; da qui, la necessità per il prefetto di procedere, nell'ambito dei suoi poteri, all’esame e all’eventuale approvazione di queste gestioni.
PRESIDENTE. Ritiene che alcune organizzazioni criminali si siano potute infiltrare ed operare in questo settore nella provincia di Siracusa?
FRANCESCO ALECCI, Prefetto di Siracusa. No, dico ciò facendo riferimento sia al mio ufficio sia all’attivazione di azioni specifiche da parte degli organi della polizia di Stato. Mi risulta che la polizia stia compiendo delle indagini soltanto in merito all'utilizzo, in due discariche, di particolari sistemi di movimentazione dei rifiuti, i cui lavori sono stati dati in appalto a delle società private. Si tratta di indagini tuttora in corso e di cui non si conoscono i risultati dell’istruttoria; in ogni caso, sono episodi specifici - che concernono possibili tentativi di infiltrazione di alcune organizzazioni criminali di stampo mafioso purtroppo presenti anche sul territorio della provincia di Siracusa - che presentano, comunque, un rilievo molto limitato perché non attengono, né al trasporto e al conferimento dei rifiuti né alla gestione delle discariche ma soltanto, come detto, ad alcuni sistemi di movimentazione dei rifiuti.
PRESIDENTE. Ringrazio i prefetti di Messina, di Ragusa e Siracusa per le indicazioni fornite che saranno sicuramente utili al fine di comprendere nei suoi molteplici aspetti il fenomeno del ciclo integrato dei rifiuti.
Incontro con i questori di Messina, Ragusa e Siracusa.
PRESIDENTE. La nostra Commissione intende acquisire dati ed elementi informativi presso le regioni in ordine alla situazione inerente alla gestione del ciclo integrato dei rifiuti incontrando le autorità locali competenti, gli esponenti della magistratura, le forze dell'ordine, le associazioni ambientaliste e di categoria, e nel quadro di tale attività un utile contributo ai lavori della Commissione noi riteniamo possa essere fornito dalla conoscenza degli aspetti connessi alla situazione del territorio, all'impiantistica presente, alla gestione dell'ordine pubblico, con particolare riferimento alle questioni di maggiore criticità relative alla gestione del ciclo dei rifiuti.
Quello dei nostri ospiti è, in ordine a queste tematiche, sicuramente un osservatorio privilegiato anche per individuare fenomeni che denotano eventuali infiltrazioni della criminalità organizzata in questo settore.
Prima di dare la parola al questore di Messina, Cristofaro La Corte, desidero ringraziare i nostri ospiti per aver accolto il nostro invito.
CRISTOFARO LA CORTE, Questore di Messina. Signor presidente, in vista dell’incontro odierno ho preparato, sull’argomento in esame, della documentazione che metto a disposizione dei membri della Commissione.
PRESIDENTE. L'acquisiamo agli atti con piacere.
CRISTOFARO LA CORTE, Questore di Messina. Per quanto risulta agli atti della squadra mobile, della Digos, dei commissariati di pubblica sicurezza del comune di Barcellona Pozzo di Gotto e di quello di Milazzo in ordine alla problematica in oggetto - ciclo integrato dei rifiuti e attività illecite ad esso connesse - nella provincia di Messina rappresento quanto segue, distinguendo fra capoluogo e provincia.
Per quanto concerne il capoluogo, il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani è affidato alla Messina ambiente Spa, società mista cui partecipa il comune di Messina con sede legale in via Calandra e con un’unità locale ubicata in via Dogali, attualmente presieduta da La Cava Sergio, mentre l'amministratore delegato è tale Conti Antonio. La società, a capitale misto, è costituita dal comune di Messina e dalla Consortile Messina, società consortile a responsabilità limitata costituita allo scopo di partecipare alla summenzionata Spa e della quale sono rispettivamente presidente e consigliere di amministrazione Gulino Giuseppe e Gulino Francesco.
Dopo la chiusura della discarica di Portella Arena e dopo la cessazione del conferimento in discariche temporanee - quella di Motta Sant’Anastasia, in provincia di Catania - i rifiuti del comune di Messina, raccolti dalla Messina ambiente Spa, sono attualmente stoccati in una discarica sita nel comune di Tripi. Il Gulino Francesco, inoltre, è amministratore delegato della ditta Altecoen Srl, della quale è presidente il fratello Gulino Liborio.
PRESIDENTE. Se ritiene che vi siano delle parti da segretare, lo faccia presente.
CRISTOFARO LA CORTE, Questore di Messina. No, cito i presidenti di queste società affinché dal contesto che sto illustrando si evinca che anche l'autorità giudiziaria ha qualcosa da dire al riguardo.
Come dicevo, l’Altecoen Srl, prima della costituzione della società mista Messina ambiente Spa, gestiva il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti in questa città. Per quanto riguarda Messina non sono state svolte indagini da parte della questura che abbiano avuto specifico riguardo al settore in argomento anche se tra le più importanti imprese che si occupano di raccolta e smaltimento di rifiuti solidi urbani sono spesso entrate a pieno titolo in collaterali attività investigative svolte nei confronti delle organizzazioni mafiose operanti nel capoluogo stesso. In merito, è opportuno evidenziare che, nel corso di una pregressa attività di indagine effettuata nell'ambito di un procedimento penale pendente presso la procura della Repubblica di Messina e concernente l’illecita acquisizione e gestione di pubblici appalti da parte di ditte collegate alla locale criminalità organizzata, sono emersi, a seguito di quella che venne denominata come operazione “sorriso”, collegamenti tra alcuni funzionari e dipendenti dell’Altecoen Srl ed esponenti del clan malavitoso operante nel capoluogo, nella zona di Santa Lucia sopra Contessa, capeggiato dal noto pluripregiudicato Giacomo Spartà. Ulteriori attività investigative, recentemente concluse e rassegnate alla competente autorità giudiziaria hanno convalidato i rapporti di interrelazione fra la Messina ambiente Spa e il suddetto gruppo criminale.
Per quanto concerne il comune di Patti, nel decorso mese di maggio, a conclusione di indagini delegate dalla procura della Repubblica di Patti, in relazione alla procedura per l'affidamento dei lavori di realizzazione di una discarica in località Ragò nel comune di San Piero Patti nonché sulla gestione della stessa da parte della BIOE Srl di Milano operante nel settore dello smaltimento dei rifiuti, la Digos della questura di Messina ha presentato un'informativa di reato per violazione alla normativa in materia di subappalti avendo la predetta ditta delegato le prestazioni d'opera ad altra impresa locale. Si accertava, altresì, che entrambe le ditte non risultavano iscritte all'albo gestori rifiuti.
Per quanto concerne la situazione del comune di Barcellona Pozzo di Gotto il servizio di raccolta e di smaltimento dei rifiuti solidi urbani è svolto da diversi anni dalla società cooperativa Libertà e Lavoro Srl con sede legale nello stesso comune. Fino alla data attuale, tale servizio è stato oggetto di affidamenti temporanei che sono stati sempre prorogati sia dal precedente commissario straordinario sia dalla nuova amministrazione comunale insediatasi dopo le elezioni amministrative del 25 novembre 2001; recentemente, l'attuale giunta municipale ha stabilito, dopo un percorso travagliato, di procedere, per l'avvenire, ad affidare tale servizio mediante l'indizione della gara pubblica; tuttavia, tale decisione è stata criticata dalla suddetta cooperativa che ha dato mandato ai propri legali di impugnare il bando di gara. Per effetto di ciò, il pubblico incanto, che era previsto per il 14 novembre 2002, è stato sospeso, con ordinanza del TAR di Catania, in data 22 ottobre 2002, che ha accolto l'istanza di sospensiva presentata dalla citata società. Conseguentemente, alla data attuale, il servizio di raccolta continua ad essere affidato, in regime di proroga, alla citata cooperativa. Presidente di questa società è il consigliere comunale di maggioranza, Aragona Andrea, ivi residente, il quale sebbene immune da pregiudizi penali, è stato notato in compagnia di pregiudicati appartenenti alla criminalità organizzata barcellonese.
DONATO PIGLIONICA. Mi scusi, il presidente di questa società riveste anche la carica di consigliere comunale in un comune servito da questa società?
CRISTOFARO LA CORTE, Questore di Messina. Si, è così.
DONATO PIGLIONICA. Ma la carica di consigliere comunale è incompatibile con quella di presidente di una società che svolge un servizio in concessione; si tratta di un’ipotesi di ineleggibilità!
CRISTOFARO LA CORTE, Questore di Messina. Sì, l’Aragona Andrea è stato eletto in quel comune ed è presidente di tale società.
Nella suddetta cooperativa hanno in passato lavorato diversi pregiudicati, tra i quali un certo Mazza Antonio ucciso in un agguato di mafia il 6 maggio del 1987, Micale Domenico anch’egli assassinato in un agguato di mafia il 30 agosto 1991 e Micale Salvatore, figlio del sopracitato Domenico, attualmente imputato per il duplice omicidio di La Rocca Francesco e di Nicosia Giuseppe. Giova, inoltre, aggiungere che tale società, a causa di presunte infiltrazioni mafiose, è stata oggetto, nel 1993, di indagini da parte della Commissione parlamentare antimafia nonché oggetto di un accesso prefettizio effettuato con i poteri dell'ormai sciolto ufficio dell'Alto commissario per la lotta al fenomeno mafioso. Inoltre, tra 1992 e il 1993 tale società è stata, altresì, oggetto di alcune inchieste giudiziarie, effettuate dalla procura della Repubblica di Messina, di cui non si conosce l'esito dei relativi procedimenti penali.
Il comune denominatore di tutte le suddette inchieste è stato il rapporto, a volte di subappalto, altre volte di noleggio di automezzi, intercorrente tra la suddetta società cooperativa e la ditta Bellinvia Carmela nella quale gravitano pregiudicati considerati affiliati al sodalizio mafioso barcellonese e tutti, attualmente imputati per il reato di associazione mafiosa nel processo relativo all’operazione “Mare nostrum” portata a conclusione dalla squadra mobile della questura di Messina.
L'assessore del comune di Barcellona Pozzo di Gotto, che si occupa della suddetta materia nonché di ambiente e di risorse idriche, tutela delle acque, inquinamento, sanità ed ecologia, protezione civile, zootecnia e agricoltura, è Cannata Giuseppe, impiegato dell’ASL 5, il quale risulta interessato alla gestione di diverse cooperative sociali una delle quali ha ricevuto l'incarico della pulizia dei pozzetti comunali. Il Cannata, attualmente, riveste la qualità di imputato dinanzi al tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto ove si sta celebrando il dibattimento del processo penale nel quale egli deve rispondere dei reati previsti dagli articoli 646, 316 e 629 del codice penale, nonché di violazione dell'articolo 2621 del codice civile. Anch'egli, risulta essere stato più volte visto in compagnia di pregiudicati appartenenti alla criminalità organizzata di Barcellona Pozzo di Gotto.
Nella notte del 14 ottobre scorso l'assessore in questione è stato vittima di una forte intimidazione in quanto ignoti hanno incendiato la sua autovettura - una Mercedes - parcheggiata sotto la propria abitazione; il suddetto episodio delittuoso va a collocarsi, in ordine cronologico, all'inizio di un’escalation criminale, esplosa negli ultimi tempi, che ha turbato l'ambiente politico locale perché ha avuto come vittime esponenti di spicco dell'attuale amministrazione comunale.
In data 21 ottobre, l'ufficio delle Poste italiane, ha intercettato una busta con mittente anonimo indirizzata al sindaco Candeloro Nania, municipio di Barcellona Pozzo di Gotto, contenente un’ogiva di cartuccia per pistola di grosso calibro; il plico è stato aperto alla presenza del destinatario il quale ha dichiarato di non aver ricevuto altre minacce o intimidazioni. Inoltre, nel tardo pomeriggio del 21 ottobre il vicepresidente del consiglio comunale, Marchetta Maurizio, nell'aprire la porta del suo ufficio, all'interno del palazzo municipale, ha rinvenuto in terra una busta contenente all'interno un foglietto, con lo stemma e la scritta delle brigate rosse, con la seguente frase minacciosa dattiloscritta: “Continua sopra questa strada e non succede niente, altrimenti non sappiamo se facciamo rivedere la famiglia a te e al sindaco”. I suddetti episodi delittuosi sono stati prontamente denunciati dalle vittime alle forze dell'ordine che hanno immediatamente avviato un'intensa attività investigativa, tuttora in corso, diretta all’individuazione dei responsabili. Per dovere di cronaca, in ordine al primo episodio - quello relativo al sindaco – indagano i Carabinieri mentre per l'altro episodio indaga la polizia di Stato.
I relativi procedimenti penali, originariamente instaurati presso la procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto sono attualmente al vaglio della direzione distrettuale antimafia. Dai primi orientamenti investigativi, la causale dei singoli delitti sembra prevalentemente potersi ricondurre all'attività di pubblico amministratore svolta dalle vittime, in particolare, la frase di minaccia rivolta al vicepresidente del consiglio comunale, Marchetta Maurizio, potrebbe essere messa in relazione alle sue pubbliche esternazioni nelle quali ha palesato la sua contrarietà all’ipotizzata realizzazione di un termovalorizzatore sul territorio di Barcellona Pozzo di Gotto suggerendo al riguardo l'effettuazione di un apposito referendum popolare. In ogni caso, lo scopo di tali atti appare proprio quello intimidatorio e potrebbe essere connesso ad una o più di una delle questioni politiche attualmente maggiormente dibattute tra le quali si segnalano, limitandosi alla materia dei rifiuti, quella concernente l'affidamento dei servizi di raccolta dei rifiuti solidi urbani, quella della realizzazione del termovalorizzatore, quella relativa all’individuazione dell'area per i rifiuti durevoli e quella concernente la gestione del depuratore e lo smaltimento dei reflui e dei fanghi. Tra queste, la questione più delicata, è sicuramente quella dell'affidamento del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani in quanto l'indizione della gara pubblica significa la fine degli incarichi temporali in favore della società cooperativa Libertà e Lavoro Srl, di cui si è detto poc'anzi, con possibili risvolti occupazionali e di ordine pubblico atteso che, detta cooperativa, attualmente dà lavoro ad oltre 100 dipendenti.
Un'altra questione, che ha suscitato prese di posizione divergenti, è quella legata alla scelta operata dalla regione siciliana di individuare in Barcellona Pozzo di Gotto una delle 5 località dove far sorgere un termovalorizzatore, impianto mediante il quale si dovrà provvedere all'incenerimento dei rifiuti prodotti da un bacino di utenza pari ad un quinto di tutta la Sicilia, cioè a circa un milione di abitanti.
PRESIDENTE. Potrebbe spiegare meglio perché, a suo parere, la regione avrebbe scelto il territorio del comune di Barcellona Pozzo di Gotto come sede dove ubicare un termovalorizzatore.
CRISTOFARO LA CORTE, Questore di Messina. Questo non lo dico io, ma è stata la regione ad effettuare questa scelta.
PRESIDENTE. Da cosa deduce che la regione abbia fatto questa scelta?
CRISTOFARO LA CORTE, Questore di Messina. Perché si tratta di un fatto già accertato.
MICHELE VIANELLO. Un fatto, quindi, di dominio pubblico.
CRISTOFARO LA CORTE, Questore di Messina. Sì.
PRESIDENTE. Però, il commissario straordinario per l'emergenza rifiuti ci ha riferito che non hanno ancora scelto né siti…
CRISTOFARO LA CORTE, Questore di Messina. Sì, ma l'antefatto lo dico dopo.
PRESIDENTE. Ah, ecco.
CRISTOFARO LA CORTE, Questore di Messina. Cioè, quella in questione era una delle aree individuate dove ubicare un eventuale termovalorizzatore.
DONATO PIGLIONICA. Un'area, quindi, potenziale.
CRISTOFARO LA CORTE, Questore di Messina. Esatto, potenziale. Difatti, nella relazione, che ho messo a disposizione della Commissione, si riporta che la realizzazione di tale opera è da ritenersi sfumata atteso che in data 28 ottobre 2002 sono scaduti i termini previsti dal bando di gara senza che alcuno abbia presentato proposta di project financing.
Un'altra questione, spunto di polemica, riguarda la delibera con la quale la giunta comunale ha provveduto all’individuazione della zona artigianale di Santandrea come area per lo stoccaggio dei rifiuti solidi durevoli, quali ad esempio gli elettrodomestici dismessi.
Un'altra questione, tuttora aperta, concerne l'affidamento della gestione trentennale del costruendo impianto comprensoriale di depurazione delle acque reflue per il quale non sono state esaudite le richieste della ditta aggiudicataria di procedere alla stipulazione del relativo contratto non essendo pervenute tutte le autorizzazioni, tuttora mancanti.
Infine, va detto che recentemente l'amministrazione comunale di Barcellona Pozzo di Gotto ha adottato la scelta di abbandonare l’individuazione di un'area da destinare a discarica comunale, nella frazione di Femmina Morta, precedentemente operata dal commissario straordinario.
Per quanto concerne il comune di Milazzo va detto che il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani è attualmente affidato, senza indizione di gara pubblica bensì su incarico diretto del sindaco pro tempore, alla ditta Cooplat di Firenze. Di fatto, tale servizio viene espletato da parte della sopracitata società con manovalanza che in passato era stata alle dipendenze delle ditte che si erano precedentemente avvicendate nella suddetta attività. Tra i precedenti gestori di tale servizio si segnala Magazzù Antonino, ivi residente, il quale è stato, a suo tempo, tratto in arresto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Barcellona Pozzo di Gotto in data 17 febbraio 1995 perché ritenuto responsabile di truffa aggravata ai danni del comune di Milazzo per avere, nella qualità di aggiudicatario del suddetto servizio, falsificato la pesatura dei camion adibiti al trasporto dei rifiuti solidi urbani. Il predetto Magazzù Antonino, anche successivamente all'arresto, si è occupato del servizio in argomento in quanto nominato procuratore speciale della ditta Cacace Antonio, con sede a Lipari, che nel frattempo si era aggiudicata l'affidamento del servizio. Di tali aspetti, e di altre connesse questioni, si era originariamente occupata la direzione distrettuale antimafia di Messina con procedimento penale di cui però non si conosce l'esito.
Altre inchieste giudiziarie, riguardanti questo specifico settore, sono state incardinate dalla procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto con procedimenti penali, in ordine ai quali si può riferire che riguardano essenzialmente le pressioni esercitate dai pubblici amministratori sugli aggiudicatari del citato servizio al fine di ottenere l'assunzione di persone di proprio gradimento nonché alcune intimidazioni subite da queste ultime da parte di persone rimaste ignote. Infine, giova ricordare che in data 18 novembre 2000 personale del commissariato di Barcellona Pozzo di Gotto e di Milazzo ha tratto in arresto il consigliere comunale di Milazzo Ruvolo Stefano in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare per i reati di estorsione e violenza privata. Nel corso dell’attività istruttoria, relativa a tale procedimento, era emerso che il predetto Ruvolo, ancor prima di essere eletto consigliere comunale, era stato protagonista di pressioni esercitate sulla ditta aggiudicataria del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani, all'epoca la ditta Onofaro Antonio di Naso, al fine di imporre l'assunzione di persone da lui indicate.
Quanto fin qui detto rappresenta, in estrema sintesi, il lavoro svolto dagli uffici che si sono interessati a queste problematiche, cioè la Digos, la squadra mobile ed i commissariati.
CARMELO CASABONA, Questore di Ragusa. Quella di Ragusa è la provincia più piccola della Sicilia - appena 12 comuni - conseguentemente, le problematiche che si pongono in questo settore sono più facilmente controllabili.
Nel territorio della provincia sono ubicate tre discariche subcomprensoriali; La prima è sita nel territorio del comune di Ragusa, e comprende anche i comuni di Chiaramonte Gulfi, Monterosso Almo e Giarratana. La seconda, ubicata nel territorio del comune di Scicli, include anche i comuni di Modica e Ispica; infine, la terza discarica, ubicata nel territorio del comune di Vittoria, comprende anche il comune di Comiso.
La prima discarica - quella di Ragusa - è gestita dalla società Degremont Italia Spa, con sede a Milano in via Crespi Benigno n. 57; la seconda e la terza discarica sono entrambe gestite dalla società ICOM Milano Spa, con sede a Bresso, in provincia di Milano. La Degremont Italia Spa è gestita da tale Tagnin Claudio il quale in passato è stato denunciato dalla Guardia di finanza per il reato di falso. Il titolare della società ICOM Milano Spa, invece, è stato indagato per reati contro la pubblica amministrazione. Non mi risulta, però, che, in queste società, vi siano infiltrazioni di natura mafiosa.
Da ultimo, va segnalato che, qualche anno fa, la Ecoltech Srl di Caivano, società che si occupava della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani per il comune di Pozzallo, ha subito tentativi di infiltrazione mafiosa tendenti a condizionarne le scelte. A seguito di questa segnalazione, il sindaco del suddetto comune si è attivato affinché si giungesse alla rescissione del contratto con tale società; ciò è avvenuto, risolvendo così il problema che si era posto.
VINCENZO MAURO, Questore di Siracusa. Il territorio della provincia di Siracusa, in cui sono ubicate dieci discariche di varia tipologia, presenta, in ordine al settore in argomento, diverse problematiche.
Una prima situazione concerne i rifiuti aerei, presenti nell'area industriale del comune di Augusta, per i quali sono in corso di svolgimento attività investigative da parte anche degli uomini della polizia di Stato.
Esiste una situazione che si sta evidenziando nel comune di Melilli, dove è in corso la realizzazione di una discarica che comporterà sicuramente, così come per il passato ha comportato quando venne individuata l’area e vennero avviati i lavori, una reazione da parte della popolazione che individua numerose discariche nel proprio territorio con preoccupazione particolare per questa che si va a realizzare e che sorge in un contesto molto prossimo ad un’area, tra l’altro sismica, dove esiste un pozzo di prelievo delle acque potabili. Questa problematica è all’attenzione dell’autorità giudiziaria, perché i promotori di uno studio che è stato condotto sul territorio hanno evidenziato tali problemi di fronte alla procura della Repubblica.
La questura di Siracusa ha seguito anche altre situazioni che concernono delle attività legate ad eventi criminali di cui è stata oggetto una ditta di prelievo e di smaltimento di rifiuti solidi urbani presso l’area di Pachino, la società si chiama Dusty. Nell’anno 2000 questa società ha subito l’incendio di alcune macchine, tra cui un compattatore ed un camion e, recentemente, ha subito un analoga azione nei confronti di un compattatore e di un impianto per la pulizia dei cassonetti. Le nostre indagini non hanno consentito di evidenziare responsabilità, malgrado siano state sviluppate iniziative anche di carattere tecnico. Il tutto potrebbe essere collegato ad una decisione del comune, che prevede in sostanza la realizzazione di una società mista con capitale pubblico e privato per consentire così alla Dusty di continuare a sviluppare la sua attività, anche se il contratto iniziale prevedeva un periodo di tempo complessivo di nove anni, oramai scaduto. Potrebbe trattarsi di problemi di carattere estorsivo o di carattere concorrenziale, tuttavia l’attività di indagine non ha consentito di giungere a risultati significativi sia nell’anno 2000 sia recentemente.
Esistono anche delle attività collegate allo smaltimento dei rifiuti presso Noto, in sostanza è stato accertato da un’attività di indagine, che comunque resta ancora sottoposta ai vincoli del segreto istruttorio, che la ditta che provvede alla realizzazione del quarto bacino di discarica dei rifiuti è stata sottoposta ad una azione estorsiva legata alla pretesa nolo a freddo per un importo molto congruo, nonché alla richiesta di una percentuale di prelievo dall’appalto del 3 per cento, già versata al soggetto referente dell’organizzazione criminale che agisce nell’area di Noto recentemente tratto in arresto a seguito di una indagine condotta dalla questura con l’imputazione di associazione mafiosa e di altri delitti nell’ambito di un più ampio contesto costituito da 42 persone. Esiste anche un problema legato alla realizzazione del depuratore nella contrada Balata di Noto, l’ingegnere dell’impresa Ionica appalti Srl di Roma che si occupa della sua realizzazione è stato sottoposto a intimidazioni mafiose che fortunatamente si sono risolte in via automatica nel momento in cui si è dato corso all’operazione Mangusta, a cui mi riferivo anche prima, che ha tolto dalla circolazione un congruo numero di delinquenti.
A Lentini abbiamo un problema che concerne invece la gestione del prelievo e della discarica dei rifiuti solidi urbani. La ditta SIET cura il prelievo e lo smaltimento dei rifiuti presso una discarica comunale ed agisce già dal 1998. Nel corso di una diversa attività di indagine non finalizzata a questo accertamento è emerso a latere che tale ditta, di cui è titolare il signor Lanza Antonino, che risulta intestatario di quasi tutti i mezzi che provvedono al prelievo dei rifiuti, utilizza presso l’area della discarica una pala meccanica ed un autocarro che risultano di proprietà di Sambiase Eleonora, la sorella del noto boss Alfio e moglie di Calabrò Giuseppe, anche lui pregiudicato. In sostanza Lanza Antonino appare come una testa di legno di un contesto criminale che fa capo al clan di San Basile, tanto è vero che buona parte degli operatori ecologici sono persone ritenute inserite nell’aggregazione criminale di questo personaggio. Vi è poi la problematica legata ai rifiuti aerei, questa mattina a Priolo presso il commissariato posto in prossimità del polo industriale sono state collocate delle centraline di prelievo dei fumi allo scopo di sottoporli all’analisi per una serie di iniziative curate dalla procura della Repubblica di Siracusa. Analogamente a Siracusa presso la questura verranno installate altrettante centraline per l’analisi di questi fumi. Vi è l’abitudine, comunque non collegata a situazioni di carattere criminale, nell’area suburbana di Siracusa di costituire una serie di discariche occasionali, normalmente a margine di strade con scarso traffico. La questura ha proceduto in diverse occasioni al sequestro delle aree e alla trasmissione all’autorità giudiziaria degli atti.
Per concludere, posso dire che nel 2000 è stata fatta dall’aereo una ricognizione di tutta l’area della provincia siracusana che ha evidenziato una mole di discariche abusive, sulle quali si è poi provveduto assieme alla polizia provinciale, un’analoga ricognizione fatta non più tardi di due mesi fa non ha evidenziato quelle gravi problematiche rilevate in passato. La nostra azione a tutela dell’ambiente è costante sul territorio e si esplica attraverso iniziative insistenti e continue.
PRESIDENTE. Bene, vi ringrazio per la vostra presenza e per i rapporti che ci avete presentato, di cui disponiamo l’acquisizione.
Incontro con i presidenti delle province di Agrigento, Enna e Trapani.
PRESIDENTE. In conformità alle disposizioni della legge istitutiva, la Commissione intende verificare lo stato di attuazione delle normative vigenti sia di carattere nazionale sia regionale in materia di gestione e smaltimento dei rifiuti. Nel quadro di tale attività un utile contributo ai lavori della Commissione potrebbe essere fornito dalla conoscenza degli aspetti connessi all’esercizio delle competenze delle amministrazioni locali, con particolare riferimento alle questioni di maggiore criticità relative alla gestione del ciclo dei rifiuti. I profili di interesse della Commissione attengono ai seguenti ambiti: la situazione del territorio e lo stato della raccolta differenziata; lo stato di impiantistica presente nella regione; la sua adeguatezza rispetto alle esigenze del territorio; il vostro rapporto con la regione ed il piano regionale; i settori in cui prevalentemente voi riteniate emergano attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento da parte nostra ai presidenti delle province e ai loro delegati per la disponibilità manifestata darei subito la parola al vicepresidente della provincia di Enna, Salvatore Termine.
SALVATORE TERMINE, Vicepresidente della provincia di Enna. La provincia di Enna non produce elevate quantità di rifiuti, comprendendo circa 180 mila abitanti pur avendo un territorio abbastanza vasto si caratterizza in particolare per un’economia agricola, soprattutto nella zona a nord, anche perché essendo al centro dell’isola non ha alcun rapporto con il mare. Sostanzialmente, come amministrazione - perché molte delle competenze sono strettamente legate ai comuni, in particolar modo la raccolta dei rifiuti solidi urbani e la raccolta differenziata spetta alle singole comunità – dovendo coordinare la gestione integrata dei rifiuti, avremmo dovuto approvare un piano provinciale che portasse dalla raccolta allo smaltimento dei rifiuti fornendo delle soluzioni ottimali che dovevano tenere conto di alcuni parametri soprattutto sul piano dei costi-benefici. Tale piano è stato approvato dal consiglio provinciale con una sola riserva, fondamentalmente legata al comune di Nicosia, il quale, avendo un ruolo di cerniera con una parte della provincia di Messina, si era proposta nel proprio programma la possibilità di avere un impianto di smaltimento nel suo bacino, disconoscendo che i confini della provincia sarebbero dovuti essere i confini entro i quali svolgere lo smaltimento dei rifiuti. Abbiamo inviato da tempo questo piano alla regione affinché potesse essere inserito all’interno del piano regionale. Naturalmente, la regione - che qui in Sicilia possiede una competenza diretta, avendoci commissariati da tempo non solo per quanto riguarda i rifiuti, forse siamo commissariati dal tempo dell’Impero Romano, oramai è diventata una norma – ha mantenuto la competenza specifica sul piano regionale sul territorio per l’individuazione ed il miglioramento della funzionalità di alcuni bacini che, non solo erano legati agli ambiti territoriali provinciali, ma comprendevano anche alcuni rifiuti speciali che riguardavano l’intera Sicilia.
Il piano regionale è stato presentato lo scorso sabato con tante perplessità, perché molto probabilmente ci sono degli elementi non del tutto chiari o, quantomeno, non certi. Da tempo si parla di individuare soggetti che siano capaci di smaltire i rifiuti in Sicilia anche in relazione alle possibili energie che possono essere ricavate dallo smaltimento dei rifiuti. La provincia di Enna ha presentato in seno ad un PIT sulla base dell’Agenda 2000 una propria proposta sulla valle del Dittaino, una zona industriale, per un impianto di smaltimento rifiuti. Questo impianto è stato finanziato solo in parte, perché la regione si è mantenuta una prerogativa sulla base del piano regionale, pertanto è stato approvato uno schema di massima che prevede soltanto un impianto di compostaggio. Peraltro, esso potrebbe essere di grande attinenza, tenuto conto che i rifiuti riciclati in compost potrebbero essere riutilizzati in una provincia prevalentemente agricola con un’economia collegata ad essa per il 35 per cento del proprio prodotto, anche se si tratta comunque di una produzione molto povera legata al grano o all’agrumeto.
Abbiamo elaborato un progetto entro i tempi prescritti dalla regione che allo stato è depositato da ieri presso il comune di Enna, attendiamo evoluzioni. La provincia di Enna dal 1989 ha costituito una società pubblica mista, per un’intuizione legata alla capacità di organizzare una piccola comunità come quella nostra. La società mista, ancora in vita attualmente, accorpa 18 comuni sui 20 ricompresi nella provincia di Enna, oltre a dei comuni esterni, tanto che la denominazione della società è cambiata da “Ennambiente” a “Siciliambiente”, proprio perché hanno aderito a questa struttura, oltre a società di servizi dell’Unione delle province, anche una serie di comuni al di fuori del territorio. questa società si è occupata anche di raccolta differenziata attraverso il contributo decisivo dell’amministrazione provinciale di Enna, perché, purtroppo nei bilanci dei nostri comuni non sempre può essere inserito un costo del genere. Nel passato, molte di queste problematiche attraverso corposi finanziamenti regionali la provincia di Enna si era fatta carico di curare una parte della raccolta differenziata, anche sapendo che poi non aveva il luogo dove smaltirla, perché allora le condizioni ed i costi di smaltimenti erano molto diversi rispetto ad oggi. Lo stato attuale della raccolta differenziata è pari al 5 per cento dei rifiuti che vengono raccolti in provincia di Enna, si tratta di una percentuale risibile, anche perché la provincia non è riuscita più a sostenere l’attività dei comuni, che mano a mano hanno perso questo rapporto di grande qualità. Avvertiamo l’esigenza della raccolta differenziata tuttavia troviamo queste difficoltà.
Sulla questione delle infiltrazioni mafiose come amministrazioni provinciale non abbiamo registrato problemi di degrado generale su questo piano, anche perché per gran parte dei rifiuti – non abbiamo rifiuti industriali particolari se non quelli legati alle attività delle ASL, per cui solo in questo ambito vengono prodotti alcuni rifiuti nocivi – ci troviamo di fronte a piccolissime frazioni di comunità che non destano particolari interessi. Non abbiamo mai registrato fatti o aspetti legati alla mafia. Grazie all’onorevole Grimaldi, che essendo stato in passato assessore regionale al territorio ed all’ambiente, abbiamo avuto un sospetto sulla vicenda di Pasquasia, una vecchia miniera dismessa, su cui sono state fatte alcuni ipotesi riguardanti rifiuti particolari, tuttavia tutto ciò non ha trovato conferma alcuna, almeno su atti ufficiali. Peraltro c’è una serie di rapporti dei carabinieri che non hanno trovato riscontro alcuno.
L’avere creato una società mista ed avere individuato con un’evidenza pubblica un interlocutore privato ha fatto sì che esso fosse stabilito in maniera trasparente, nel senso che si veniva a costituire un imprenditore locale senza alcuna connessione con fatti ed eventi di carattere criminale, anzi noi diventavamo portatori di una chiara proposta individuabile in persone fisiche e non in società anonime, offrendo al territorio una proposta pulita. Non sempre tutto ciò è stato utile perché, avendo avuto una società mista pubblica in cui aderivano anche i comuni, la gestione di alcuni servizi veniva fatta in affidamento diretto, si veniva a creare un problema riguardo la congruità dei prezzi, non sempre si è potuta verificare la congruità dei prezzi rispetto al mercato.
EGIDIO BANTI. Se ho capito bene la società mista Siciliambiente ha un partner privato, potrei sapere qual è la sua quota di capitale?
SALVATORE TERMINE, Vicepresidente della provincia di Enna. Il 45 per cento.
EGIDIO BANTI. Ci può dire il nome di questo partner?
SALVATORE TERMINE, Vicepresidente della provincia di Enna. Certamente. Si tratta della Alteco Enna.
EGIDIO BANTI. Abbiamo sentito questo nome ritornare più volte nel corso della giornata, forse per altre presenze al di fuori di Siciliambiente. Il Commissario regionale ci ha riferito che proprio sabato scorso è stata pubblicato una nuova direttiva regionale in base alla quale non vi potranno più essere società miste di questo tipo. Avete avuto conoscenza di tale indicazione?
SALVATORE TERMINE, Vicepresidente della provincia di Enna. Certamente. Il problema è legato alla gestione dei servizi, abbiamo già avvertito la stessa società, di cui, come amministrazione provinciale, siamo soci di maggioranza, che nel caso in cui il servizio debba essere gestito nella provincia di Enna il socio non potrà partecipare ad alcun bando di gara, in modo da evitare che sia allo stesso tempo essere controllore e controllato.
VINCENZO CHIOFALO, Assessore alla sanità della provincia di Trapani. Purtroppo il collega che ha la delega per il territorio e l’ambiente per un improvviso lutto non è qui presente. Per tale motivo mi sono fatto accompagnare dall’alto funzionario che si occupa dell’ecologia per il nostro ente. Pertanto, gli cedo immediatamente la parola.
MICHELE CIRILLO, Caposervizio ecologia della provincia di Trapani. Sotto l’aspetto della gestione dei rifiuti mi permetto di considerare la provincia di Trapani una piccola oasi felice. È l’unica provincia ad essere riuscita a completare in tempo il Piano regionale dello smaltimento dei rifiuti.
PRESIDENTE. Dove conferite i rifiuti?
MICHELE CIRILLO, Caposervizio ecologia della provincia di Trapani. Presso cinque discariche comprensoriali controllate, gestite direttamente dai comuni.
PRESIDENTE. Gestite da sempre dai comuni o solo da qualche tempo?
MICHELE CIRILLO, Caposervizio ecologia della provincia di Trapani. Quasi sempre gestite in proprio.
PRESIDENTE. Se non ricordo male, mi pare che vi siano state delle vicende particolari che hanno interessato anche la criminalità organizzata.
MICHELE CIRILLO, Caposervizio ecologia della provincia di Trapani. Non in particolare. Forse si riferisce alla cooperativa Lex. Per fortuna tale cooperativa è fallita togliendosi da sola dal panorama economico della provincia. Essa si occupava della gestione dell’impianto di compostaggio di Trapani, ma il resto delle discariche è stato, ed è gestito tuttora, direttamente dai comuni. Ritengo che sia stato proficuo avere eliminato 14 discariche disseminate nell’intero territorio provinciale.
Per quanto riguarda la raccolta differenziata, devo dire che ci sono comuni del trapanese che hanno già ricevuto i premi da parte del Comieco, mi riferisco ad esempio alle isole minori: Pantelleria è stata premiata come comune “Riciclone”, così come quest’anno è stata premiata Favignana. Abbiamo una media già superiore al 10 per cento, purtroppo essa viene limitata da alcuni comuni maggiori, tra cui Alcamo e Castelvetrano, che fino allo scorso anno non fornivano il contributo che avrebbero dovuto dare, tuttavia a partire da quest’anno anche questi comuni stanno raggiungendo buoni risultati. Ritengo che nel chiudere i conti per il 2002 dovremmo avere un buon risultato complessivo. Insieme alla raccolta differenziata abbiamo visto nascere diverse ditte private che operano sul territorio, iscritte con le procedure semplificate presso il registro tenuto dalla provincia, per il recupero ed il riciclaggio dei rifiuti. Tali ditte, oltre alle normali attività di riciclaggio e di raccolta differenziata, agiscono anche nel campo dei rifiuti riciclabili in generale. Tutta l’attività è controllata periodicamente dall’amministrazione provinciale, ci stiamo accingendo a costituire, insieme ai comuni, due nuove società d’ambito per la gestione dei rifiuti in riscontro alle nuove direttive per l’emergenza rifiuti, ritengo che entro il 31 dicembre tali società dovrebbero essere già costituite.
VINCENZO CHIOFALO, Assessore alla sanità della provincia di Trapani. Rispondendo relativamente al problema delle infiltrazioni mafiose, posso dire che per quanto ci risulta sotto tale punto di vista la nostra provincia è veramente un’isola felice.
PRESIDENTE. Prima facevo riferimento in particolare alla vicenda che ha riguardato la discarica di Trapani e che ha interessato anche la famiglia Virga.
MICHELE CIRILLO, Caposervizio ecologia della provincia di Trapani. Tale vicenda per fortuna si è conclusa diversi anni fa e riguarda ormai il passato.
PRESIDENTE. Nell’audizione di Palermo da importanti strutture inquirenti ci fu detto che proprio per quella tipicità, osservando la forma di gestione di quella discarica si poteva essere in grado di valutare quale fosse il clan egemone in un determinato momento.
MICHELE CIRILLO, Caposervizio ecologia della provincia di Trapani. Ripeto, per fortuna sono storie che riguardano situazioni conclusesi diverso tempo fa. Per fortuna ora il comune gestisce la discarica in proprio e non abbiamo più problemi di questo genere.
CARMELO CANTONE, Assessore all’ambiente ed al territorio della provincia di Agrigento. Vi porgo i saluti anche a nome del presidente della provincia Fontana, fuori sede per impegni istituzionali. Purtroppo rivesto la mia carica da troppo poco tempo per avere una conoscenza approfondita del fenomeno, mi sono comunque trovato catapultato in una situazione di emergenza. Come provincia ci siamo riuniti la settimana passata con il presidente della regione Cuffaro, commissario per l’emergenza rifiuti, in quella sede si è deciso di commissariare immediatamente i comuni. Lunedì scorso abbiamo convocato i comuni interessati, naturalmente si è scatenato un pandemonio, poiché il ruolo della provincia è quello di coordinare e di fare da modesti relatori di quanto ci viene proposto da regolari leggi o direttive regionali, essendo un uomo operativo, ho svolto tale compito andando anche al di là di quanto prescritto, cercando di pianificare tutte distinte operazioni. Sto avendo una serie di riunioni private con i vari comuni in modo tale che essi possano convocare i rispettivi consigli comunali e possano proporre una bozza di statuto.
Faccio presente che il commissariamento non viene accettato dai comuni così come è stato loro proposto, in quanto ci sono degli aspetti che verrebbero a penalizzare i cittadini. Apprendo dai tecnici del settore che lo smaltimento dei rifiuti, così come viene proposto dalla legge, verrebbe a gravare pesantemente sulle tasche di ogni singolo cittadino. Dalla regione c’è stato detto che tale aumento dei costi effettivamente è reale, ma in seguito sarebbe destinato a scendere. Il mio compito di amministratore provinciale comunque è fare da cuscinetto e da cinghia di trasmissione. Anche io mi sono fatto accompagnare da un tecnico della nostra amministrazione per fornire i dati a nostra disposizione. Vorrei comunque segnalare alla Commissione un’emergenza. Se parliamo di rifiuti non si può disconoscere il problema delle nostre isole, Lampedusa e Linosa, che ogni giorno vedono sbarcare sulle loro coste centinaia di clandestini. Il problema non è soltanto turistico, ma anche di ordine sanitario: i trafficanti, sapendo che le barche vengono sequestrate, utilizzano quanto di più infetto e dannoso possono reperire tra i mezzi di trasporto. Mi ricordo che subito dopo il mio insediamento ricevetti una telefonata dal sindaco di Lampedusa per una emergenza immediata. Sul posto potei constatare come queste carrette del mare contenessero anche pericolosi animali come i ratti, portatori di infezioni ed epidemie. Vorrei pertanto far presente alla Commissione che esiste un problema sanitario legato allo sbarco dei clandestini. Il problema dello smaltimento dei rifiuti a Lampedusa è ampliato dal fatto che occorrono molti soldi per portare qualsiasi rifiuto dall’isola alla terra ferma.
GIOVANNI BELLAVIA, Funzionario amministrativo dell’assessorato territorio e ambiente della provincia di Agrigento. Faccio presente innanzitutto che non il dirigente del settore ma uno dei funzionari che si occupa dei problemi legati alla gestione dei rifiuti. La provincia di Agrigento non è un’isola felice come Trapani per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, che avviene mediante lo smaltimento in discariche per rifiuti solidi urbani. Il vecchio piano regionale prevedeva la realizzazione di 12 discariche subcomprensiorali nella provincia di Agrigento, praticamente, invece, ne sono state realizzate soltanto 2, una fa capo al comune di Siculiana, dove dovrebbero conferire i propri rifiuti soltanto 3 comuni, mentre l’altra ricade nel comune di Campobello di Licata. Le altre discariche sono rimaste scritte sulla carta, di fatto, per ritardi registrati sia livello regionale sia a livello comunale, di esse non se ne è fatto niente. Per molti anni i rifiuti venivano smaltiti attivando delle discariche con le ordinanze urgenti ai sensi dell’articolo 12 del DPR n. 915, in vigenza del decreto Ronchi, purtroppo, si è continuato a smaltire i rifiuti nelle discariche attivate ai sensi dell'articolo 13, prima con le ordinanze sindacali poi, in parte, con le ordinanze della provincia e, alla fine, dopo il commissariamento della regione Sicilia, con le ordinanze da parte del prefetto, perché le competenze in materia gli sono state attribuite con ordinanza di commissariamento.
Per quanto riguarda la quantità di rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata registriamo una percentuale bassa, il dato che abbiamo relativamente al 2001 si aggira in media al 4,87 per cento. La tipologia di rifiuti che vengono raccolti attraverso la raccolta differenziata è composta principalmente da carta, vetro, plastica, frazione organica, metalli. La percentuale è abbastanza bassa, nonostante la provincia di Agrigento si sia mossa abbastanza bene sotto tale profilo, perché è stata una delle poche province che già sotto la vigenza del DPR n. 915 aveva approvato un piano provinciale per la raccolta differenziata dei rifiuti, prevedendo una serie di strutture e fornendo delle indicazioni su come muoversi ai comuni. Purtroppo la raccolta differenziata non viene compiuta come si dovrebbe, anche se in verità negli ultimi tempi i comuni si stanno organizzando più attivamente rispetto al passato, passando da una percentuale prossima allo zero ad una vicina al 5 per cento.
I rifiuti prodotti nella provincia di Agrigento sono principalmente rifiuti solidi urbani e rifiuti speciali, provenienti da attività artigianali e da piccole imprese, non abbiamo quindi rifiuti provenienti da grandi insediamenti industriali perché non ce ne sono, togliendo l’insediamento delle cementerie di Porto Empedocle l’ENEL non abbiamo niente di consistente. Come provincia abbiamo conferito l’incarico a dei tecnici per la redazione del piano provinciale per la gestione dei rifiuti, tale piano nel 1999, dopo il commissariamento della regione Sicilia, è stato consegnato alla struttura commissariale per stabilire la sua eventuale futura applicazione. Quel piano non ha avuto più alcun riscontro, ora ci abbiamo la presentazione di questo Piano regionale di gestione dei rifiuti, vedremo. In provincia di Agrigento sono sorte delle imprese che intendono operare le attività di messa in riserva o di recupero dei rifiuti, attivando la procedura agevolata prevista dall’articolo 33 del decreto Ronchi. Abbiamo molte ditte che sono iscritte al registro provinciale, sperando in questo modo di dare anche una mano ai comuni per avere una raccolta differenziata che possa raggiungere le percentuali previste dal decreto Ronchi, anche se poi l’ordinanza commissariale della regione Sicilia riduce tali percentuali. Ci stiamo muovendo, insieme alle altre province, per la costituzione degli ATO per la gestione integrata dei rifiuti.
Le ultime modifiche apportate allo schema di statuto distribuito ai vari comuni e alle varie province sono state pubblicate sabato scorso. A seguito di ciò abbiamo svolto alcune riunioni, altre ne seguiranno, in maniera tale da potere giungere all’approvazione degli statuti per la costituzione dei 3 ATO previsti per la nostra provincia. Abbiamo cercato di coinvolgere tutti i sindaci affinché si potesse addivenire in tempo utile alla loro costituzione in collaborazione con la struttura commissariale per poterli dotare di quegli impianti che diventano indispensabili per una corretta applicazione della raccolta differenziata e, quindi, facilitare un conferimento di tali rifiuti ai vari consorzi di filiera. Ci siamo attivati con i comuni, sempre in collaborazione con la struttura commissariale, anche per quanto riguarda la costituzione dei centri comunali di raccolta dei rifiuti. Questi centri sono già stati finanziati dalla struttura commissariale per diversi piccoli centri comunali e gli impianti sono stati realizzati, ciò dovrebbe permettere ai comuni, nel momento in cui effettuano la raccolta differenziata dei rifiuti, di evitare che si verifichi che il rifiuto proveniente dalla raccolta differenziata di fatto venga conferito come gli altri rifiuti in discarica.
La realizzazione di tali centri dovrebbe evitare il ricorso a questo di tipo soluzioni. Sempre in collaborazione con i comuni e con la struttura commissariale abbiamo compiuto dei solleciti affinché si stipulassero le convenzioni con i consorzi di filiera in maniera tale da recuperare questi rifiuti ed avere un ritorno in termini economici ed in più ridurre il costo che viene pagato come tributo per il conferimento in discarica dei rifiuti. Come sapete, la regione ha previsto un ulteriore aggravio in relazione al mancato raggiungimento della percentuale dei rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata, e pertanto stiamo cercando di sensibilizzare i comuni al fatto che la mancata effettuazione della raccolta differenziata li penalizza sotto diversi aspetti, sia attraverso una maggiore imposizione di tributi da versare, sia per un minore ritorno economico a seguito del mancato conferimento dei rifiuti ai consorzi di filiera. Da parte nostra ci stiamo attivando al fine di spingere i comuni ad incrementare la percentuale della raccolta differenziata, sia effettuando una campagna d’informazione sia elaborando un progetto che prevede l’utilizzo dei cosiddetti lavoratori socialmente utili, per i quali è già iniziato un apposito corso di formazione teorico-pratico, per l'effettuazione della raccolta differenziata.
La provincia di Agrigento, sulla base di un apposito piano, predisposto insieme a diversi comuni e varie imprese, ha realizzato un impianto, sito nell'area industriale di Agrigento, per la selezione e la produzione dei rifiuti allo scopo di produrre combustibile da rifiuti ma che, al momento, non è utilizzato e per il quale spereremmo che la struttura commissariale per l’emergenza rifiuti decidesse di rimetterlo in funzione in modo da evitare che i rifiuti vengano conferiti in discarica, ma, al contrario, essere selezionati e recuperati al fine di produrre combustibile da rifiuti.
PRESIDENTE. Ringrazio, anche a nome dei membri della Commissione, i rappresentanti delle amministrazioni provinciali di Agrigento, Trapani ed Enna, rispettivamente nelle persone degli assessori Cantone e Chiofalo e del vicepresidente Termine, per averci fornito delle utili indicazioni che saranno sicuramente oggetto di riflessione ai fini della comprensione del fenomeno del ciclo integrato dei rifiuti.
I lavori terminano alle 20,15.