Commissione parlamentare per l'infanzia
Risoluzione 7-00349 Capitelli ed altri:
lavoro minorile
La Commissione parlamentare per l'infanzia,
premesso che:
secondo i dati dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) nel mondo
sono almeno 246 milioni di minori vittime di sfruttamento economico, di cui
almeno 186 milioni di età compresa tra i 5 e i 14 anni;
l'1 per cento dei minori sfruttati si trova nei Paesi industrializzati, tra i
quali l'Italia;
i dati dell'ISTAT pubblicati nel 2002 e relativi all'impiego economico dei
minori in Italia, sottolineano che su circa 144.285 minori impiegati
economicamente, 31.500 sarebbero da considerarsi sfruttati a tempo pieno;
i dati disponibili in merito alle forme peggiori di sfruttamento del lavoro
minorile nel nostro Paese sono insufficienti a tracciare un quadro della
situazione. In base al Rapporto "Out of the shadows 2002" edito da Global
March against Child Labour - la più vasta alleanza della società civile
contro lo sfruttamento del lavoro minorile, coordinata per l'Europa dall'ONG
Mani Tese - le forme peggiori di sfruttamento nel nostro Paese sono in
drammatico aumento. In particolare:
l'accattonaggio nelle città italiane, molto diffuso anche nelle comunità
nomadi, coinvolgerebbe almeno 3.000 bambini albanesi, oggetto di traffico
internazionale e ridotti in stato di schiavitù;
il traffico internazionale dall'ex Jugoslavia, per venire poi sfruttati in
Italia soprattutto nelle attività criminali. Inoltre, è in drammatico aumento
il traffico internazionale di bambine e ragazze a scopo di prostituzione: esse
provengono principalmente dall'Albania, dalla Nigeria, dalla Russia e
dall'Europa dell'Est;
per quanto riguarda i minori coinvolti nelle attività criminali, il crimine
organizzato addestra i minori, sin da età molto precoci, all'uso, smistamento e
traffico di stupefacenti;
vi sono migliaia di bambini coinvolti in attività pericolose: basti pensare che
più di 30.000 bambini cinesi sarebbero sfruttati solamente nell'area intorno a
Firenze;
l'Italia gioca un ruolo di grande rilevanza nell'ambito dell'Organizzazione
Internazionale del Lavoro;
il nostro Paese ha ratificato, con legge n. 148 del 25 maggio 2000, la
Convenzione OIL n. 182 sulle Forme Peggiori di Lavoro Minorile che chiede
l'adozione da parte degli Stati membri (articolo 1) di "misure immediate ed
efficaci atte a garantire la proibizione e l'eliminazione delle forme peggiori
di lavoro minorile, con procedura d'urgenza". Tali forme includono: a) tutte
le forme di schiavitù o pratiche analoghe alla schiavitù, quali la vendita o
la tratta di minori, la servitù per debiti e l'asservimento, il lavoro forzato
od obbligatorio, compreso il reclutamento forzato od obbligatorio di minori ai
fini del loro impiego nei conflitti armati; b) l'impiego, l'ingaggio o
l'offerta del minore a fini di prostituzione, di produzione del materiale
pornografico o di spettacoli pornografici; c) l'impiego, l'ingaggio o
l'offerta del minore ai fini di attività illecite, quali, in particolare,
quelle per la produzione e traffico di stupefacenti; d) qualsiasi altro
tipo di lavoro che, per sua natura o per le circostanze in cui viene svolto,
rischi di compromettere la salute, la sicurezza o la moralità del minore;
impegna il Governo:
a predisporre e adottare, a cura del Ministro del lavoro e delle politiche
sociali, previo parere della Commissione bicamerale per l'infanzia, un piano di
azione in applicazione della convenzione Oil n. 182 e raccomandazione n. 190
allegata, che prevede tra l'altro il coinvolgimento a forme di consultazione con
i soggetti interessati;
a finalizzare il piano ai seguenti direttivi:
individuare e denunciare le forme peggiori di lavoro minorile;
impedire che i minori intraprendano le forme peggiori di lavoro minorile o sottrarli ad esse, proteggerli dalle rappresaglie, garantire la loro riabilitazione ed il loro reinserimento sociale mediante provvedimenti che tengano conto delle loro esigenze formative, fisiche e psicologiche;
prendere in particolare considerazione: I) i minori di più tenera età; II) i minori di sesso femminile; III) il problema del lavoro svolto in situazioni che sfuggono agli sguardi di terzi, in cui le ragazze sono esposte a rischi particolari; IV) altri gruppi di minori con specifiche vulnerabilità o esigenze;
individuare le comunità nelle quali i minori sono esposti a rischi particolari, entrare in contatto diretto e lavorare con esse;
informare, sensibilizzare e mobilitare l'opinione pubblica ed i gruppi interessati, compresi i minori e le loro famiglie.