Alfredo MANTICA, Sottosegretario di Stato per gli affari
esteri. Credo che la cosa più importante sia oggi per voi sapere qual è lo sforzo
che il Governo italiano compie anche attraverso le organizzazioni dellONU e le
organizzazioni non governative, per i problemi dellinfanzia e dei bambini in guerra.
LItalia ha promosso e finanziato diverse iniziative umanitarie a favore delle
popolazioni che risiedono in paesi sconvolti da drammatici eventi politico-militari.
Voglio ricordare lintervento italiano in Ruanda, in Congo, in Somalia, nel Sudan;
nomi che evocano ancora immagini di desolazione e di sofferenza. Sono contesti di
particolare instabilità politica, terreno fertile per la proliferazione di violenze e di
violazioni dei diritti umani, talvolta sino alla disgregazione della struttura stessa
dello Stato. E forse perché parliamo in una sede politica, sarebbe opportuno oggi
riflettere sul ruolo e sulla funzione dello Stato, sul governo del territorio.
Troppo spesso abbiamo pensato che lo Stato fosse una sovrastruttura inutile o dannosa. Gli
eventi recenti confermano che solo dove esistono istituzioni forti e dove vi è il governo
del territorio è possibile affrontare i drammatici problemi dello sviluppo. Voglio anche
citare, proprio perché vengo da un convegno in cui si è dibattuto della nuova iniziativa
africana, di un grande cambiamento che secondo il governo italiano occorre perché questi
nostri sforzi trovino un risultato. Io voglio ricordare che a Genova, una riunione troppo
spesso disconosciuta perché travolta da altri eventi mediatici, vi è stato un momento di
particolare significativa importanza, quando cinque grandi capi di stato africani hanno
incontrato i Capi del Governo del G8, perché per la prima volta accadeva che i paesi
africani offrissero ai governi del G8 un documento di assunzione di responsabilità su un
progetto per lAfrica. Per la prima volta governi del G8 e governi africani alla
pari, si stanno incontrando e confrontando per affrontare i problemi dellAfrica;
forse abbiamo capito tutti che non è possibile per i governi del mondo occidentale
portare aiuto se dallaltra parte non vi è chi è capace di ricevere questo aiuto e
di programmare il proprio sviluppo.
Il Governo italiano ha ratificato la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo nel 1991 e
più recentemente la Convenzione ILO sulle peggiori forme di sfruttamento del lavoro
minorile con lallegata dichiarazione 190. Ma importante è sapere che il Governo
italiano, attraverso la cooperazione, si è dotato di proprie linee-guida sulla tematica
minorile, indicando dieci priorità enunciate tra le quali vi è, ovviamente, la
protezione dei diritti civili e umani dei minori in situazioni di conflitto e di
post-conflitto. Tutte le iniziative del Governo italiano sono realizzate secondo questi
principi in una visione strategica finalizzata a creare le condizioni per ridurre la
povertà nei paesi e nelle regioni destinatarie degli aiuti allo sviluppo.
Vi ricordo che uno degli obiettivi sui quali sta lavorando lItalia, insieme agli
altri partner europei e occidentali, è la riduzione della povertà nel mondo alla metà
entro il 2015.
Noi parteciperemo al seminario di Norakoping in Svezia e abbiamo assunto un impegno nello
scorso mese di aprile sottolineando la rilevanza della problematica dei bambini coinvolti
nei conflitti armati vittime di guerra in connessione con le azioni di peace building,
prima, durante e successivamente ai conflitti armati.
Abbiamo partecipato a questo seminario e al successivo incontro di Firenze con
lIstituto degli Innocenti e lUNICEF, per prendere atto di significative
esperienze realizzate in alcune realtà dei paesi in via di sviluppo. Tra questi voglio
ricordare lintervento in Eritrea che rappresenta un caso di particolare interesse
per la qualità del lavoro e per lapproccio innovativo selezionato. Devo dire, con
grande rammarico, che nonostante limpegno forte del nostro paese in Eritrea, il
Governo di quel paese non è certamente attento come noi a questi problemi visto che
continua a incarcerare i suoi oppositori.
Dobbiamo poi rivolgere un ringraziamento particolare a quei Governi che ci aiutano in
maniera sensibile e concreta a far sì che il denaro non vada disperso. È un problema sul
quale io richiamo lattenzione di tutti voi: occorre che ci assumiamo limpegno
di capire quanto di questo denaro arrivi sul serio agli obiettivi che ci siamo posti.
È un problema di organizzazione delle agenzie internazionali, di attività delle ONG, su
cui il Parlamento è chiamato a svolgere il suo potere di sindacato ispettivo.
Ricordo infine alcune iniziative attualmente in corso in materia di bambini e di vittime
della guerra:
un programma svolto con lUNICEF in Eritrea sullintegrazione
comunitaria degli orfani di guerra, attraverso la ricostruzione e il sostegno alle reti
sociali locali;
sempre per lEritrea, un programma con la Banca Mondiale, di lotta alla
povertà mirato ai bambini da 0 ai 6 anni, alle famiglie di accoglimento e alle comunità
locali; i due interventi sono per un valore complessivo di quasi 15 miliardi;
un programma ONG in Bosnia Erzegovina e nella Repubblica Serba, che prevede
azioni specifiche a sostegno delle fasce delle popolazioni giovanili;
un programma in Libano come intervento di post-emergenza a favore dei bambini
di strada, vittime della guerra nel sud del Libano;
un programma in Angola, per la realizzazione di una amministrazione della
giustizia minorile a Luanda e per la legislazione dei diritti dei minori criminalizzati e
delle vittime;
un altro programma in Etiopia, per lo sviluppo sociale dei giovani e la lotta
alla povertà, in due regioni selezionate dellEtiopia, nella zona degli Oromo e
nella Street administration di Addis Abeba;
un programma multilaterale, sempre con
lUNICEF, in Uganda, a favore dei bambini e delle vittime dei conflitti armati.
In più, lo ha già annunciato Fisher dellUnicef, confermo limpegno del
Governo italiano per 13 miliardi per i bambini dellAfghanistan.
Peraltro credo occorrerebbe qualche atto di generosità in più, anche da parte del
Parlamento, perché ricordo che lEsecutivo agisce ma il Parlamento ha il dovere di
indirizzo e di controllo e, spesso, avverto che al di là delle parole, delle
dichiarazioni e delle intenzioni, nei momenti cruciali, nei momenti formali, nei momenti
in cui si decidono i bilanci, in cui si decidono gli iter parlamentari, troppo
spesso alcune di queste attività finiscono nel grande dibattito della politica nazionale
e forse perdono il loro profondo significato.
Ma se siamo tutti seriamente impegnati in questa attività, vi è e continuerà a esserci
una grande disponibilità da parte del Governo italiano: aiutare i bambini del mondo è
unoccasione che non riguarda solo i bambini dei paesi in via di sviluppo. È un
dovere e un impegno che concerne soprattutto un paese come il nostro, che ha fortissime
radici culturali e storiche, che ha conosciuto e conosce oggi la capacità di confrontarsi
con gli altri sul piano multiculturale, sul piano multietnico, che è stato in grado di
creare allinterno di una realtà precisa che si chiama Mediterraneo, come luogo di
incontro e di scambi. A noi spetta il compito di essere nel mondo occidentale il ponte dei
paesi in via sviluppo e di essere verso i paesi in via di sviluppo il ponte del mondo
occidentale. È un ruolo che noi ci dobbiamo ritagliare e costruire, che noi dobbiamo fare
nostro perché aiutare i bambini dei paesi in via di sviluppo, arricchisce anche i paesi
molto ricchi.