La seduta comincia alle 9,30.
Nell'anniversario della Repubblica.
PRESIDENTE. La Camera ha deciso quest'anno di celebrare l'anniversario della Repubblica tenendo una seduta speciale dedicata alle studentesse e agli studenti delle scuole medie superiori. Tutti noi ci auguriamo che questo incontro possa divenire in futuro una consuetudine, che consenta di coinvolgere sempre di più le giovani generazioni nella vita della democrazia.
Messaggio di saluto del
Presidente della Repubblica (ore 9,31).
PRESIDENTE (Si leva in piedi e con lui i ragazzi, i deputati ed i membri del Governo). Comunico che il Presidente della Repubblica ha inviato il seguente messaggio:
«È veramente splendida, opportuna ed efficace l'iniziativa che la Camera dei deputati ha promosso nella solenne ricorrenza della festa della Repubblica. Per un giorno, giovani studenti di tutta Italia rivolgono al Governo quesiti su questioni della vita politica, economica e sociale del paese, simbolicamente assumendo una delle funzioni fondamentali delle nostre Assemblee parlamentari.
«Ai giovani è affidato il domani della nostra Patria e questa significativa esperienza, che è vissuta da alcuni ma che ha valore per tutti loro, vuole avvicinarli alle istituzioni democratiche, affinché prendano coscienza diretta dell'impegno di servire la comunità e lo Stato, che è impegno d'amore e di assoluta fedeltà alla Carta costituzionale.
«Sono lieto di porgere a tutti i membri del Parlamento e del Governo e in modo del tutto speciale ai giovani studenti i più fervidi saluti ed auguri.
Oscar Luigi Scàlfaro».
(Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).
Saluto del Presidente della
Camera dei deputati (ore 9,33).
PRESIDENTE. Vi saluto tutti. Saluto la delegazione dei ragazzi presenti in tribuna che, grazie all'Associazione nazionale comuni italiani e all'Associazione democrazia in erba, partecipano, ormai in moltissimi comuni italiani, all'esperienza dei consigli comunali dei ragazzi.
Un saluto particolare alla classe terza media della scuola «Carducci» di Firenze, presente in tribuna, e alla classe di Alice Sturiale, una bambina straordinaria che oggi non c'è più e che ha saputo, anche per mezzo di un libro, trasmettere ai suoi compagni e anche a noi adulti un grande messaggio di coraggio e di vitalità.
Discussione
dei quesiti selezionati (ore 9,34).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dei quesiti selezionati.
Ricordo che i ministri risponderanno a nome del Governo e non secondo un rigido criterio di competenze.
GIAMPAOLO DI FINO (Liceo classico «G. D'Annunzio» di Pescara, Abruzzo). Signor Presidente, signor ministro, intende il Governo procedere sulla via di una graduale abolizione del servizio militare di leva, trasformando la leva obbligatoria in servizi socialmente utili, volti, ad esempio, alla tutela del territorio o del patrimonio culturale e, parallelamente, intende provvedere alla costituzione di un esercito professionale che risponda alle mo-derne esigenze di difesa nazionale, ai sempre più frequenti compiti di polizia internazionale?
PRESIDENTE. Il ministro della difesa, onorevole Andreatta, ha facoltà di rispondere al quesito.
BENIAMINO ANDREATTA, Ministro della difesa. Il Governo ha avviato una serie di iniziative che hanno come obiettivo una sostanziale ed ampia riforma di tutto il sistema della leva. L'idea è quella di poter contare su due eserciti con compiti diversi ma entrambi al servizio della patria. A fianco quindi di un servizio militare della durata di 10 mesi sarà creato un servizio civile, che rappresenterà il percorso alternativo che lo Stato intende offrire a tutti i giovani di ambo i sessi per adempiere quanto previsto dalla nostra Costituzione.
Il servizio sarà aperto agli uomini che lo preferiranno a quello militare, secondo un meccanismo che permetta comunque di salvaguardare le esigenze di organico delle forze armate, e alle donne che ne faranno richiesta; avrà una durata simile a quello militare e sarà finalizzato ad altri obiettivi che la Costituzione ci indica: lo sviluppo della cultura, la tutela del paesaggio, del patrimonio artistico e storico del nostro paese, l'educazione e l'integrazione sociale delle persone in difficoltà, la tutela della salute e le iniziative umanitarie di cooperazione allo sviluppo, l'assistenza agli anziani, la protezione e la cura dell'infanzia.
Tutto questo è difesa della patria, che si esprime con la cultura della solidarietà che diventa anche economia della solidarietà. La gestione di questa importante avventura sarà affidata ad un'agenzia alle dipendenze del Presidente del Consiglio.
Rispondendo al quesito sul servizio civile credo di avere anche delineato le caratteristiche del futuro servizio militare, che si prefigura come un sistema misto ove una quota di giovani di leva si integra con un'altra di carattere professionale che contempli ovviamente un addestramento ed un impegno più gravosi.
Nel processo di riorganizzazione delle forze armate e nella definizione del nuovo modello di difesa ho chiesto ai vertici militari che venisse data la massima priorità al miglioramento della qualità del servizio. Non sono infatti ancora soddisfatto del modo in cui impieghiamo i giovani. Sentiamo l'esigenza di migliorare la visita di leva affinché diventi un momento di incontro, un significativo appuntamento tra una generazione e le istituzioni. Vogliamo che siano favoriti il dialogo e il dibattito anche sulle opportunità di lavoro e di socializzazione che le forze armate possono offrire nella nuova dimensione internazionale in cui esse operano, che sia meglio conosciuto questo mondo con le «stellette», che oggi porta la pace nei paesi dell'area balcanica, in Africa e nel vicino Medio Oriente.
Anche per il servizio militare è previsto l'impiego delle donne, sempre su base volontaria. Sono convinto che i giovani, terminata la leva, non debbano essere abbandonati e soli nell'affrontare i problemi di inserimento nella società. Stiamo lavorando per definire accordi con le imprese disponibili ad assumere chi abbia partecipato a corsi e ad attività particolarmente qualificate; abbiamo avviato un
PRESIDENTE. La ringrazio, signor ministro.
Ha facoltà di replicare lo studente Giampaolo Di Fino.
GIAMPAOLO DI FINO (Liceo classico «G. D'Annunzio» di Pescara, Abruzzo). La ringrazio, signor ministro, della risposta, che ritengo soddisfacente. Spero che la riforma da lei indicata possa essere realizzata per rispondere concretamente alle aspettative di noi giovani e, in definitiva, alle esigenze dello Stato.
Intendo inoltre chiederle: quali sono a suo parere i tempi di realizzazione delle innovazioni da lei indicate?
PRESIDENTE. Il ministro darà questa risposta magari in un'altra occasione perché non è previsto un dialogo di questo tipo. Eventualmente il ministro, se lo riterrà, potrà scriverle per fornirle gli elementi richiesti. La ringrazio.
Le domande che voi farete saranno intervallate da interventi di dirigenti politici - uno per gruppo - i quali vi rivolgeranno un breve saluto.
Ha chiesto di intervenire l'onorevole Fausto Bertinotti, per il gruppo di rifondazione comunista-progressisti. Ne ha facoltà.
FAUSTO BERTINOTTI (Gruppo rifondazione comunista-progressisti). Signor Presidente, care studentesse e cari studenti, signori del Governo, credo che questo sia un incontro importante a cui anch'io ho voluto partecipare: lo dico solo per chiedervi scusa perché dovrò poi allontanarmi, essendo in corso il comitato politico nazionale del mio partito, che dovrò concludere.
Vorrei approfittare di questo saluto per dire che una presenza di realtà giovanili porta un segno di vitalità in questa istituzione e consente a voi che siete qui di incontrare un luogo in cui si è formata la Repubblica nella quale viviamo. L'atto fondamentale che la costituisce, la Costituzione, nata da quel grande fenomeno di popolo che è stata la Resistenza, che ha consentito la vittoria contro il nazismo ed il fascismo e la nascita di un nuovo ordine democratico in Italia, ha avuto in questo luogo un appuntamento solenne.
Oggi fatichiamo tutti di più a lavorare in questo stesso luogo. La vostra presenza ci induce a guardare con sempre maggiore attenzione al paese ed al suo futuro.
Appartenete ad una generazione difficile. Forse per la prima volta in Italia a partire dal dopoguerra una generazione non si vede più passato, da quelle precedenti, il testimone di un'attesa di miglioramento delle proprie condizioni di lavoro e di vita. La prospettiva per la vostra generazione è più difficile. Rischiate di stare peggio di quelli che sono venuti prima. Grandi processi di riorganizzazione investono il mondo, l'Europa, l'Italia. La disoccupazione è la manifestazione più drammatica di una società che non è in grado ancora di inventare un futuro adeguato.
La vostra presenza, la vostra partecipazione - non solo qui ma nel paese - sia la speranza che questo mondo può cambiare. Auguri (Applausi).
PRESIDENTE. Passiamo al quesito n. 005 di Donatella VACCARO, Monica PEPE, Chiara PIROZZI, Daniela SCAVULLO, Davide SABIA dell'Istituto tecnico commerciale «F.S. Nitti» di Potenza (Basilicata) (per il testo del quesito vedi l'allegato).
La studentessa Monica Pepe ha facoltà di illustrare il suo quesito.
MONICA PEPE (Istituto tecnico commerciale «Nitti» di Potenza, Basilicata). Signor Presidente, signor ministro, colleghi, l'articolo 53 della Costituzione stabilisce che «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro
PRESIDENTE. Il ministro delle finanze, onorevole Visco, ha facoltà di rispondere al quesito.
VINCENZO VISCO, Ministro delle finanze. Signor Presidente, è una domanda chiara e giusta; desidero rispondere in modo che si possa comprendere la serietà dell'impegno del Governo per ricostruire il patto tra Stato e cittadini che è alla base di ogni convivenza civile.
La legittimità dello Stato e delle sue istituzioni in una moderna democrazia poggia infatti sull'adesione dei cittadini che in essa si riconoscono. Ogni forma di illegalità rappresenta una negazione dello Stato ed un modo di collocarsi al di fuori di esso. Perciò lo Stato deve anche possedere la capacità di punire chi viola le sue regole, le regole che l'intera collettività si è data e che servono a tutti per garantire la convivenza civile.
In questo senso l'atto di versare allo Stato una parte dei propri guadagni rappresenta, anche simbolicamente, l'atto più diretto con il quale viene ribadita l'appartenenza di ognuno alla collettività nazionale. Contribuire al funzionamento di tutto l'apparato necessario alla collettività è - ad un tempo - un dovere ed uno strumento per affermare il proprio diritto di cittadinanza.
In primo luogo, quindi, vorrei che dell'articolo della Costituzione citato nella domanda non venisse data una lettura restrittiva: «Tutti sono tenuti ...» non deve essere interpretato solo come un dovere sancito dalla legge, ma appunto come lo strumento per l'esercizio del diritto di appartenenza alla collettività.
Ma questi sono principi. La domanda, invece, è molto concreta e richiede risposte altrettanto precise e concrete, che voglio tuttavia collegare ad una concezione dello Stato che è propria della tradizione democratica della quale noi tutti siamo eredi. Perché proprio nella formulazione della domanda, che rinvia al testo della Carta costituzionale, sta il senso dell'opera complessiva nella quale siamo impegnati con tutte le nostre energie: ricostruire il sistema fiscale secondo equità, giustizia ed efficienza, in modo da renderlo corrispondente alla natura che esso deve avere in uno Stato democratico.
Ciò vuol dire che la lotta all'evasione fiscale, a cui la domanda fa riferimento, non deve essere concepita come pura strategia repressiva, ma deve far parte di una strategia complessiva che restituisca ai cittadini la certezza che pagare le tasse è nell'interesse collettivo e che chi non lo fa reca un danno a tutti i membri della collettività.
È vero: oggi al concorso alle spese dello Stato previsto dalla Costituzione molti si sottraggono; moltissimi sottraggono una parte del dovuto. Ciò perché sempre, in tutte le società ed in tutte le epoche, esistono molti che - quando possono - cercano di far prevalere il proprio interesse personale su quello della collettività, anche a costo di violare la legge.
E tanto più diffusi sono questi comportamenti, quanto più forte è la probabilità di farla franca. Questa è una prima ragione per la quale in Italia l'evasione fiscale è più alta che altrove.
Nel nostro paese, infatti, l'evasione fiscale è stata ampiamente tollerata per moltissimo tempo, anzi, la tolleranza dell'evasione è diventata di fatto implicitamente parte integrante di un patto reciproco tra potere politico e società civile, secondo cui la tolleranza dell'evasione si è trasformata in base di consenso.
C'è poi probabilmente un altro ordine di ragioni più indirette e lontane: la storia breve della nostra unità nazionale, la sostanziale estraneità di vaste aree del paese nei confronti del potere che realizzava quell'unità, il forte individualismo diffuso nel nostro popolo, che è stato del resto anche una grande risorsa nazionale.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la studentessa Monica Pepe.
MONICA PEPE (Istituto tecnico commerciale «Nitti» di Potenza, Basilicata). Ringrazio il signor ministro della risposta e ci auguriamo tutti che il problema, che si trascina da troppi anni, venga affrontato con decisione ed efficacia.
PRESIDENTE. Passiamo al quesito n. 011 di Ermelinda CASCAS, Maria SCICCHITANO, Maria R. LO BIANCO, Sebastiano LEBRINO e Francesco SIMIELE dell'Istituto professionale per il commercio ed il turismo di Vibo Valentia (Calabria) (per il testo del quesito vedi l'allegato).
La studentessa Ermelinda Cascas ha facoltà di illustrare il suo quesito.
ERMELINDA CASCAS (Istituto professionale per il commercio ed il turismo di Vibo Valentia, Calabria). Signor Presidente, signor ministro, le recenti notizie relative alle manipolazioni genetiche che consentono di «clonare» animali o esseri umani sconcertano le coscienze e aprono scenari che investono la morale e fanno venir meno alcuni capisaldi etico-religiosi in cui, da sempre, ha trovato certezza l'intero sistema della riproduzione. Quali provvedimenti intende assumere il Governo per regolare la materia?
PRESIDENTE. Il ministro della sanità, onorevole Bindi, ha facoltà di rispondere al quesito.
ROSY BINDI, Ministro della sanità. Un grande pensatore di questo secolo ha affermato che ogni epoca in fondo ha una sola cosa da pensare. Credo che questa fine di secolo deve pensare e riflettere a lungo sul problema della riproduzione della vita, sulla sua originalità, sulla sua irripetibilità, sulla sua unità. A questa riflessione siamo stati costretti dalle nuove frontiere della scienza e dalle sfide inedite che ha aperto sulle possibilità che le nuove tecnologie hanno nei confronti della vita e della persona umana.
Quando è nata la nostra Repubblica, quando è stata scritta la Carta costituzionale, noi non eravamo sottoposti a queste sfide. Ci hanno raggiunti e ci hanno trovato in parte anche disarmati, impreparati. In maniera particolare, la vicenda legata alla pecora Dolly sulla clonazione ha sconvolto non soltanto la coscienza del nostro paese ma anche quella del mondo intero. In quella circostanza ci sono state prese di posizione molto chiare e nette, di rifiuto nei confronti della clonazione della vita umana, del metodo della riproduzione della vita umana attraverso la clonazione; c'è stato invece un atteggiamento di ricerca e ci si è profondamente interrogati sul tema della clonazione animale. Ma quella circostanza è stata anche l'occasione per ricordare a questo Parlamento e a questo Governo che l'Italia forse è l'unico paese europeo che oggi non ha una legge per regolamentare la fecondazione umana assistita.
Il Governo ha già preso delle iniziative adottando due ordinanze. Con una ordinanza ha impedito ogni forma di ricerca e di sperimentazione volta alla clonazione umana e animale, in attesa di predisporre un disegno di legge. D'altra parte ha sollecitato in maniera forte, attraverso un'altra ordinanza che ha proibito ogni possibilità di pubblicità sul tema della riproduzione umana e soprattutto sullo scambio di denaro, il Parlamento sulla questione della bioetica e della riproduzione umana.
Oggi il Parlamento sta riflettendo e lavorando attorno alle problematiche inerenti alla riproduzione umana attraverso
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bindi.
ROSY BINDI, Ministro della sanità. Tali regole saranno sottoposte ad una Commissione scientifica che le valuterà.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la studentessa Ermelinda Cascas.
ERMELINDA CASCAS (Istituto professionale per il commercio ed il turismo di Vibo Valentia, Calabria). La ringrazio, signor ministro, per la risposta che ci ha dato e che ritengo soddisfacente.
PRESIDENTE. Passiamo al quesito n. 016 di Rosa GRANATO, Lucia BUNIZIO, Lucia BRUSCO, Ilaria GUIDA e Pietro LATERZA del liceo ginnasio «Pisacane» di Sapri, Salerno (Campania) (per il testo del quesito vedi l'allegato l'allegato).
La studentessa Ilaria Guida ha facoltà di illustrare il suo quesito.
ILARIA GUIDA (Liceo ginnasio «Pisacane» di Sapri-Salerno, Campania). Signor Presidente, signor ministro, la legalizzazione delle droghe leggere ha lo scopo di ridurre lo spaccio clandestino, ma quest'ultimo abbasserà i prezzi e continuerà ad essere punto di riferimento per una larga fascia di consumatori. Quanto grande è il rischio che le droghe illegali diventino più pericolose, perché di qualità più scadente? Potrebbe il mercato clandestino puntare su una maggiore diffusione di droghe pesanti?
PRESIDENTE. Il ministro per la solidarietà sociale, onorevole Turco, ha facoltà di rispondere al quesito.
LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. Sul tema del rapporto con il mercato delle droghe si confrontano in Europa e in tutto il mondo due tesi, quella antiproibizionista e quella proibizionista. La tesi antiproibizionista ritiene che la legalizzazione sia necessaria per separare il mercato delle droghe leggere da quello delle droghe pesanti e per sottrarre i consumatori dalla condizione della clandestinità che porta al carcere, alle droghe tagliate, alla morte per overdose. La tesi proibizionista si motiva, invece, sulla base della constatazione della nocività delle droghe leggere e della inevitabilità del passaggio da droghe leggere a droghe pesanti.
Su questo tema il Governo ha scelto la libertà di coscienza, nel senso di affidare al Parlamento il compito di legiferare, assumendosi però alcuni impegni concreti nella lotta contro le droghe. Ciò è avvenuto nella Conferenza di Napoli (recante il titolo «Contro le droghe cura la vita»), alla quale hanno partecipato circa duemila operatori. Gli impegni che il Governo ha assunto in quella sede sono diversi, in primo luogo quello di prevenire, offrendo ai giovani opportunità formative, lavorative e per il tempo libero. Il secondo impegno è quello di educare e non punire; quindi un «no» netto al carcere anche perché sono troppi oggi i tossicodipendenti nelle carceri. Il terzo impegno è quello dell'accoglienza, della presa in carico di tutti i tossicodipendenti, anche quelli che non hanno ancora scelto di uscire da questo tunnel. Per fare ciò occorre potenziare i servizi pubblici,
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la studentessa Ilaria Guida.
ILARIA GUIDA, (Liceo ginnasio «Pisacane» di Sapri-Salerno, Campania). Vorrei porre un'altra domanda.
PRESIDENTE. Questo in genere non sarebbe ammesso. Tuttavia, lei ponga la domanda e poi magari il ministro risponderà alla scuola.
ILARIA GUIDA (Liceo ginnasio «Pisacane» di Sapri-Salerno, Campania). Che tipo di controllo verrà fatto per una «diffusione» - e lo dico tra virgolette - regolamentata delle droghe legali?
PRESIDENTE. Su tale quesito poi risponderà il ministro, al quale daremo l'indirizzo della scuola a cui appartiene la studentessa.
Ha chiesto di intervenire l'onorevole Pier Ferdinando Casini, per il gruppo del centro cristiano democratico. Ne hafacoltà.
PIER FERDINANDO CASINI (Gruppo CCD). Signor Presidente, anch'io rivolgo i miei saluti a tutti voi, cari ragazzi. Credo che vi sarebbero tante cose da dire. Voi potreste rivolgerci tanti quesiti (sulla sanità, sulla finanza, sulla scuola, sulla tossicodipendenza e su altro) e noi, forse, dovremmo fare tanti mea culpa.
Però quella odierna è un'occasione particolare. Dobbiamo trovare anche i valori positivi che ci uniscono. Oggi, non litighiamo nemmeno tra di noi, dell'opposizione e del Governo; siamo in un clima di concordia perché è una giornata particolare.
Voglio già fare una prima considerazione: voi venite da tutte le scuole d'Italia. Il primo valore che in quest'aula ci accomuna, magari nella contrapposizione politica che è il sale di ogni democrazia, è il valore dell'unità nazionale, è il riconoscimento dell'unità della nostra patria (Generali applausi). Credo che voi sentiate profondamente questo valore che vi unisce, questo sentimento comune che è il grande cordone che lega tutti gli italiani.
Noi ci sentiamo responsabili di dare risposte soprattutto ad alcuni dei vostri quesiti. Siamo impegnati in Parlamento in una grande e difficile missione: quella di trasformare uno Stato, che è diventato assistenziale, che ha dato benefici a tutti, anche a chi non ne aveva bisogno, in uno Stato sociale moderno, che sappia fare la selezione dei bisogni e che dia ai meritevoli di solidarietà, a coloro che davvero hanno bisogno.
Siamo impegnati in una grande discussione sulla scuola. Dobbiamo considerare la scuola un investimento nazionale primario e uscire da una logica che l'ha considerata per troppi anni residuale. Abbiamo la responsabilità di darvi una prospettiva di lavoro; lo ha detto prima anche Bertinotti. Quello di uno Stato che non dà la prospettiva del lavoro, dopo che milioni di famiglie si sono sacrificate per mandare a studiare i propri figli, magari «stringendo la cinghia», per riuscire a mantenerli agli studi, e si trovano in casa ragazzi frustrati che non lavorano e che non hanno questa prospettiva (e magari qualcuno più anziano vive tale problema sulla propria pelle), è un grande problema di democrazia!
PIER FERDINANDO CASINI. Dare la risposta a motivazioni e a domande di questo tipo significa affrontare alla radice la grande questione politica che vi è oggi nel paese: è una crisi di valori; è una crisi di motivazioni ideali ed è un processo di inaridimento culturale e ideale dei giovani, ma con una grande responsabilità in questo processo da parte di tutti noi, da parte di coloro i quali hanno maggiori responsabilità, o magari degli anziani.
Diamoci una mano assieme: voi dovete dare una mano a noi a farci capire il perché di questa grande crisi di valori, di questa «desertificazione» profonda; e noi dobbiamo sentire la responsabilità in quest'aula - anche domani quando voi non ci sarete - di rappresentare le vostre attese per un'Italia del domani pulita, serena e seria.
Spesso molti di voi, come tanti altri giovani, avvertono che i nostri Palazzi sono distanti e ritengono che la politica non li riguardi. Ebbene, termino ricordandovi una frase bellissima, di un piccolo, grande prete, Don Milani: «Che serve avere le mani pulite, se si tengono in tasca?». Ecco, noi vi chiediamo di non tenerle in tasca, e vogliamo simbolicamente che una giornata come quella di oggi segni una grande riconciliazione tra i giovani, i cittadini e le istituzioni e, soprattutto, faccia crescere in voi la voglia di cambiare le cose nelle istituzioni e non contro di esse (Applausi).
PRESIDENTE. Passiamo al quesito n. 017 di Roberto CARLETTI, Stefano FARACI, Michele MOROTTI, Laura CAVINI e Alice SALIERI del liceo scientifico «Rambaldi-Valeriani» di Imola, Bologna (Emilia-Romagna) (per il testo del quesito vedi l'allegato l'allegato).
Lo studente Roberto Carletti ha facoltà di illustrare il suo quesito.
ROBERTO CARLETTI (Liceo scientifico «Rambaldi-Valeriani» di Imola-Bologna, Emilia Romagna). Signor Presidente, signor ministro, l'Italia è un paese con risorse incalcolabili dal punto di vista culturale ed artistico che, tuttavia, sono mal valorizzate o abbandonate all'incuria. Molti infatti sono i casi di musei che praticano orari impossibili o che osservano la chiusura in giorni in cui l'affluenza turistica sarebbe alta. Si farà mai qualcosa per valorizzare il nostro patrimonio artistico? Si potrebbero così creare molti nuovi posti di lavoro. Ma quali sono le iniziative del Governo in merito?
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro per i beni culturali ed ambientali, onorevole Veltroni, ha facoltà di rispondere al quesito.
VALTER VELTRONI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri e ministro per i beni culturali e ambientali. Vedi, Roberto, hai ragione: la situazione dei musei italiani ha anche questa caratteristica. In verità però noi quest'anno abbiamo registrato un fatto positivo, vale a dire un incremento del numero dei visitatori dei musei, che ci porta a considerare con ragione e con speranza la possibilità di un ulteriore incremento per l'anno venturo, in misura di una serie di interventi che stiamo predisponendo, uno dei quali mi fa piacere annunciare proprio oggi, rispondendo alla tua domanda.
D'intesa con le organizzazioni sindacali, infatti, a partire dal 15 giugno e fino
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare lo studente Roberto Carletti.
ROBERTO CARLETTI (Liceo scientifico «Rambaldi-Valeriani» di Imola-Bologna, Emilia-Romagna). Sono soddisfatto della sua risposta, signor ministro. Siamo quindi in attesa di iniziative ancora più incisive, che sicuramente rivaluterebbero l'immagine dell'Italia anche all'estero, in vista del nostro ingresso in Europa. Grazie.
PRESIDENTE. Passiamo al quesito n. 029 di Simone BELLO, Marco DE COLLE, Luca PUJATTI, Irene VIVAN e Matteo ZAINA dell'Istituto tecnico agrario di Spilimbergo, Pordenone (Friuli-Venezia Giulia) (per il testo del quesito vedi l'allegato l'allegato).
Lo studente Marco De Colle ha facoltà di illustrare il suo quesito.
MARCO DE COLLE (Istituto tecnico agrario di Spilimbergo-Pordenone, Friuli-Venezia Giulia). Signor Presidente, signor ministro, io e i miei compagni frequentiamo l'Istituto tecnico agrario di Spilimbergo, in provincia di Pordenone, e vorremo svolgere in futuro la nostra attività lavorativa nel settore agricolo. Sono note le difficoltà in cui si trova questo settore. Alcuni mesi fa è trapelata la notizia sui giornali che 50 mila miliardi stanziati dall'Unione europea non sono stati utilizzati dal Governo italiano. Come il Governo intende rilanciare la giovane agricoltura?
PRESIDENTE. Il ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, dottor Ciampi, ha facoltà di rispondere al quesito.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare lo studente Marco De Colle.
MARCO DE COLLE (Istituto tecnico agrario di Spilimbergo-Pordenone, Friuli-Venezia Giulia). Vorrei rivolgere altre due domande al ministro.
PRESIDENTE. Può intanto esprimere un suo commento e successivamente il ministro o altri membri del Governo si riserveranno di rispondere.
MARCO DE COLLE (Istituto tecnico agrario di Spilimbergo-Pordenone, Friuli-Venezia Giulia). Ritengo che la risposta sia stata esauriente e perciò ringrazio il ministro. Chiedo se, in altra sede, potrà rispondere ad altri due quesiti.
Vorrei sapere come il cittadino possa essere aiutato a venire a conoscenza delle eventuali possibilità di finanziamento, ed a chi debba rivolgersi per essere assistito nelle procedure burocratiche, non sempre semplici e chiare.
PRESIDENTE. La ringrazio, il ministro farà pervenire una risposta.
Ha chiesto di intervenire l'onorevole Franco Marini, per il gruppo dei popolari e democratici-l'Ulivo. Ne ha facoltà.
C'è qualche problema con il microfono? Anche la tecnologia ha i suoi limiti!
FRANCO MARINI (Gruppo popolari e democratici-l'Ulivo). Signor Presidente, noi parlamentari siamo qui tutti i giorni per svolgere la nostra funzione di rappresentanti del popolo; tuttavia debbo confessare che questa mattina prendo la parola con una qualche emozione nel vedere questi banchi pieni di giovani, forse perché - come tutti noi, spero - ho la consapevolezza che l'impegno, il lavoro e le decisioni che noi assumiamo come parlamentari
PRESIDENTE. Onorevole Marini, la prego di concludere.
FRANCO MARINI (Gruppo popolari e democratici-l'Ulivo). Lo farò subito, signor Presidente. Dicevo che vi è uno storico ritardo nel mondo della scuola rispetto a quello del lavoro, ma poiché vi è bisogno di capire la vita e di sapersi adeguare, non si possono nemmeno abbandonare gli studi classici. Anche questo è un punto di equilibrio che, per il bene del nostro paese e dei nostri giovani, dobbiamo trovare dentro quest'aula che oggi li ospita (Applausi).
PRESIDENTE. Passiamo al quesito n. 031 di Serena BRUNI, Lucilla FERRANTE CARRANTE, Elisa GIAMMATTEO, Patrizio Ivo D'ANDREA e Iacopo IADAROLA del liceo classico «A. Mancinelli» di Velletri, Roma (Lazio) (per il testo del quesito vedi l'allegato).
La studentessa Elisa Giammatteo ha facoltà di illustrare il suo quesito.
ELISA GIAMMATTEO (Liceo classico «A. Mancinelli» di Velletri-Roma, Lazio). Signor Presidente, signor ministro, tra pochi anni parteciperemo anche noi, come elettori, al dibattito politico, ma spesso il linguaggio dei politici, parlamentari, uomini di partito, ministri, ci appare difficile ed oscuro. È ipotizzabile un'azione del Governo tesa ad informare i giovani della nostra età sull'attività del Parlamento e del Governo?
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Prodi, ha facoltà di rispondere al quesito.
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Credo che le difficoltà di cui parli, siano le difficoltà di tutti, anche le nostre. Non è solo questione di linguaggio oscuro, di «politichese», perché - ripeto - ciò vale per tutti. Ci sono i professori che si sanno far capire e quelli che non ci riescono. Ci sono politici che sanno parlare chiaro e quelli che sono oscuri. Il problema è che ormai la politica è diventata complicata. Il linguaggio cambia quando si parla degli aspetti economici, istituzionali o degli aspetti che riguardano la politica estera. Si tratta di linguaggi molto complessi e le difficoltà non sono - ripeto - solo dei giovani, ma di tutti. Mi accorgo che spesso alcune parole, usate normalmente nei servizi del telegiornale, non sono comprese dalla maggioranza degli italiani, anche perché vi sono concetti oggettivamente difficili. In questi giorni, per esempio, è complicato spiegare come sia più conveniente investire in BOT che rendono il 5 per cento, quando l'inflazione è all'1 per cento, piuttosto che in BOT che rendono il 10 per cento con un'inflazione al 7 per cento. Diventa complicato, perché bisogna sapere che cos'è un BOT, che cos'è l'inflazione, come i singoli agiscono, come i cittadini si comportano in queste situazioni, quali problemi vi sono nelle previsioni. Bisogna spiegare tanti concetti complicati per comprendere qualcosa di estremamente semplice. Certo, il Governo deve aiutare questo processo di comprensione: più si complica il linguaggio della politica e più diventano difficili i problemi, più bisogna spiegarli.
In parte vi è coscienza di questo; in tante città italiane sono stati attivati lo sportello per i cittadini e i numeri verdi, la televisione ha moltiplicato le trasmissioni (anche se in orari a volte impossibili; ad esempio, Oggi al Parlamento viene trasmesso in ore notturne) con le quali si cerca di spiegare che cosa è successo nelle aule parlamentari. Vi assicuro, però, che non è facile nemmeno per noi, nemmeno per me che faccio questo mestiere.
Il Presidente del Consiglio ha preso delle decisioni, dei provvedimenti specifici
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la studentessa Elisa Giammatteo.
ELISA GIAMMATTEO (Liceo classico «A. Mancinelli», Velletri-Roma, Lazio). Ringrazio il Presidente del Consiglio dei ministri per la risposta data, che ritengo soddisfacente.
PRESIDENTE. Passiamo al quesito n. 036 di Stefano ARNULFO, Marisol CAPRILE, Paola CAVASSA, Silvia DI CRISTOFANO e Elham JAVADI del liceo classico «G. Da Vigo» di Rapallo, Genova (Liguria) (per il testo del quesito vedi l'allegato).
Lo studente Stefano Arnulfo ha facoltà di illustrare il suo quesito.
STEFANO ARNULFO, (Liceo classico «G. Da Vigo» di Rapallo-Genova, Liguria). Onorevole Presidente e onorevole ministro, in merito alla questione della riforma dello Stato sociale, vorrei sapere in quale misura essa intaccherà il livello di assistenza e come il Governo intenda portarla avanti visto l'impedimento causato da alcune parti della maggioranza.
PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale, onorevole Treu, ha facoltà di rispondere al quesito.
TIZIANO TREU, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Il Governo non intende intaccare il livello dell'assistenza, vuole riformare il sistema di welfare, come si dice, perché i bisogni sono cambiati rispetto al tempo in cui è stato fondato il sistema ed a pochi anni fa. Per cambiare noi vorremmo seguire tre principi fondamentali. Il primo è che dobbiamo non tagliare la spesa sociale, come si dice troppo spesso, ma contenerla; dobbiamo fare in modo che essa cresca non in modo incontrollato, ma come cresce il prodotto interno lordo, cioè la ricchezza nazionale, perché se spendiamo troppo, adesso rischiamo di non avere più risorse per il futuro, per le generazioni future, cioè anche per voi. Questi calcoli occorre farli nel tempo, non oggi su domani, ma nel medio periodo.
Il secondo principio è quello che riguarda il riequilibrio della spesa. Ci sono bisogni nuovi che crescono e che richiedono più risorse, per cui dobbiamo riequilibrare la spesa. Attualmente, la spesa che cresce troppo, che cresce cioè più del prodotto interno lordo, è quella per le pensioni. Abbiamo ancora aree di pensioni privilegiate, nonché il problema delle pensioni cosiddette di anzianità, ma che invece sono destinate a persone ancora relativamente giovani. Su queste dobbiamo svolgere una riflessione per cercare di contenere la spesa. Abbiamo poi bisogni nuovi che crescono: quelli della formazione di base e professionale, quelli di assistenza alle famiglie e, in generale, alle persone bisognose ed agli anziani ed abbiamo anche l'esigenza di investire di più nelle politiche attive del lavoro.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare lo studente Stefano Arnulfo, al quale chiedo se intenda rivolgere al ministro richieste di chiarimento o di precisazioni, alle quali il ministro stesso risponderà per iscritto.
STEFANO ARNULFO (Liceo classico «G. Da Vigo» di Rapallo-Genova, Liguria). Non ho altre richieste da rivolgere e ringrazio il ministro per la sua risposta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Luciano Caveri, per la componente della Vallée d'Aoste del gruppo misto. Ne ha facoltà.
LUCIANO CAVERI (Gruppo misto-Vallée d'Aoste). Signor Presidente, fa abbastanza impressione vedere questa Assemblea improvvisamente ringiovanita e credo che quella di oggi dovrebbe essere una lezione, un avvertimento anche per la Commissione bicamerale per le riforme. Oggi, per entrare in questa Camera, sono necessari venticinque anni e per entrare nel Senato della Repubblica ne occorrono quaranta. Chissà che non si tenga conto anche della necessità di ridurre l'età per entrare a far parte delle Assemblee parlamentari!
Ragazzi e ragazze, vi porto il saluto di una piccolissima componente parlamentare di questa Camera dei deputati. Siamo popolazioni di montagna - e sarà forse anche per questo che ci fanno sedere quassù in cima! - e cioè le popolazioni valdostana, sudtirolese, ladina, con lingue diverse dall'italiano, che concepiscono la politica e le istituzioni attraverso la chiave del federalismo. Farò un esempio che credo sia molto chiaro. Quando qualcuno visita un campo di golf, rimane abbastanza impressionato dalla bellezza del green, il campo tutto verde sul quale quello sport viene praticato. Ebbene, noi crediamo che la politica e le istituzioni, in Italia ed in Europa, non debbano essere così, ma debbano invece essere come un prato in fiore, all'interno del quale vi sono piante, erbe e fiori diversi tra di loro, ma che consentono a quello stesso prato un'uguaglianza, nel rispetto della diversità. Si tratta di un aspetto che sarà molto importante nella politica del futuro.
Un politico francese scriveva questa frase, molto interessante: «ce que nous cherchons c'est de ne pas faire honte à l'adolescent que nous avons été», cioè: «Quello che noi cerchiamo è di non far vergogna all'adolescente che siamo stati, che eravamo». Ciascuno di noi è stato ragazzo come voi, ha frequentato le scuole.
Sarebbe triste se al grigiore che compare, con il tempo che passa, nei nostri
PRESIDENTE. Passiamo al quesito n. 042 di Alberto MESAR, Stefano BROGNOLI, Stefano BOGLIONI, Loris PEZZO e Alessio FARINELLI dell'I.T.I.S. «Cerebotani» di Lonato, Brescia (Lombardia) (per il testo del quesito vedi l'allegato).
Lo studente Alberto Mesar ha facoltà di illustrare il suo quesito.
ALBERTO MESAR (Istituto tecnico industriale «Cerebotani» di Lonato-Brescia, Lombardia). Signor Presidente, signor ministro, partendo dalla premessa che la violenza nei confronti dei minori ha raggiunto livelli così elevati, come dimostrano i recenti drammatici e numerosi casi di pedofilia, si chiede se non sia opportuno e necessario intervenire con una riforma globale del sistema processuale e penale, tenendo conto dei contributi forniti e dei pareri espressi dalle organizzazioni di tutela dei minori e dai rappresentanti dei gruppi giovanili.
PRESIDENTE. Il ministro per le pari opportunità, onorevole Finocchiaro Fidelbo, ha facoltà di rispondere al quesito.
ANNA FINOCCHIARO FIDELBO, Ministro per le pari opportunità. Il fenomeno dello sfruttamento sessuale di minorenni ha purtroppo assunto ormai caratteri di allarme straordinario; io direi per tre ragioni sostanziali: innanzitutto, per la quantità di minori sfruttati in tutto il mondo; poi perché lo sfruttamento ha i caratteri della riduzione in schiavitù; inoltre perché viene esercitato normalmente da organizzazioni criminali e, forse, potrebbe aggiungersi, perché evoca con una drammaticità straordinaria il rapporto tra i paesi del nord e quelli del sud del mondo. I bambini e le bambine sfruttati vengono tutti dal sud del mondo.
C'è quindi la necessità di una riforma. Il Parlamento la sta affrontando ed il Governo sta appoggiando con grande vigore questa iniziativa con una proposta di legge intitolata: «Norme contro lo sfruttamento sessuale dei minori quale nuova forma di riduzione in schiavitù». C'è già un testo unificato che raccoglie, per un primo esame, il senso delle diverse proposte presentate dai gruppi parlamentari. La proposta di legge afferma l'intangibilità delle persone dei bambini e delle bambine e, in aderenza al testo di dichiarazioni di numerosissimi atti internazionali - da ultima la dichiarazione finale di Stoccolma -, afferma che lo sfruttamento sessuale dei bambini e delle bambine a fini commerciali rappresenta una forma di coercizione e di violenza esercitate nei loro confronti ed equivale ai lavori forzati e ad una forma di schiavitù contemporanea. Afferma, ancora, che l'unità corpo-mente dei bambini e delle bambine deve essere oggetto della tutela del diritto penale. Quindi è la personalità intera del minorenne oggetto della tutela penale. Introduce tre reati nuovi per il nostro ordinamento: lo sfruttamento della prostituzione minorile, il turismo sessuale e la pornografia minorile.
Io credo tuttavia che la vera prevenzione dell'abuso sui minori ed una efficace
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare lo studente Alberto Mesar.
ALBERTO MESAR, (Istituto tecnico industriale «Cerebotani» di Lonato-Brescia, Lombardia). Signor ministro, mi ritengo soddisfatto della sua risposta e mi auguro che il disegno di legge per l'infanzia divenga al più presto legge.
PRESIDENTE. Passiamo al quesito n. 054 di Laura BONCI, Agnese PIERLEONI, Beatrice BERTONI, Gianluca ILARI e Marco CANESTRARI del liceo scientifico «G. Torelli» di Fano, Pesaro (Marche) (per il testo del quesito vedi l'allegato).
La studentessa Laura Bonci ha facoltà di illustrare il suo quesito.
LAURA BONCI (Liceo scientifico «G. Torelli» di Fano-Pesaro, Marche). Signor Presidente, signor ministro, non crede il Governo che, come in natura, anche nella scuola debba attuarsi quella selezione che, assicurando il riconoscimento e la valorizzazione della capacità, dell'impegno e del sacrificio, offra sollecitazioni e motivazioni a migliorarsi di continuo e ad altri di intraprendere senza frustrazioni e/o mortificazioni percorsi alternativi ugualmente importanti ed appaganti?
PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, onorevole Berlinguer, ha facoltà di rispondere al quesito.
LUIGI BERLINGUER, Ministro della pubblica istruzione, dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. Sul primo inciso del quesito della studentessa interrogante - «come in natura, anche nella scuola» - devo dire che le leggi della società non sono le leggi della natura. Il Governo è impegnato a che nella società non prevalga il principio homo homini lupus. La Costituzione scolpisce il grande principio di uguaglianza. Per questo, si parla di obbligo scolastico ed è nostro impegno che la scolarizzazione aumenti obbligatoriamente di altri due anni ed è impegno del Governo che si affermi, non come obbligo ma come diritto, il diritto all'istruzione e alla formazione per tutti fino a diciotto anni.
Il principio di uguaglianza è il principio delle pari opportunità di uguaglianza. Esso serve sicuramente alla società, ma prima di tutto è un grande principio per la formazione della persona: la cultura è un bene essenziale della persona e la società ha creato la scuola per rendere meno barbara la competizione nella vita.
Tuttavia, il principio di uguaglianza non è uguaglianza nell'approdo, non è appiattimento nel punto di arrivo. Tutti i mestieri hanno pari dignità; tutti oggi hanno bisogno di cultura. Ma sono diverse le forme di cultura e diversi i percorsi di studio, i percorsi formativi. E qui sovviene il quesito e il suo valore, a cui rispondo positivamente: quello di valorizzare le attitudini diverse, il diverso impegno e il diverso sacrificio.
E qui sovviene - giustamente - il concetto di selezione. Sono molto belle le
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la studentessa Laura Bonci.
LAURA BONCI, (Liceo scientifico «G. Torelli» di Fano-Pesaro, Marche). Ringraziandola per la sua cortese attenzione al quesito da noi presentato e soddisfatta dalla sua risposta, tengo a ribadirle la necessità di chiarezza progettuale, nonché di un'espressione semplice ma corretta ed in linea con la nostra tradizione culturale, nazionale ed europea, onde consentire a noi giovani di essere parte attiva nel rinnovamento della nostra scuola. Grazie.
PRESIDENTE. Passiamo al quesito n. 055 di Fabio CALABRESE, Barbara PAIANO, Gloria PICCIANO, Roberto VALENTE e Nicola VITI dell'Istituto tecnico commerciale di Boiano, Campobasso (Molise) (per il testo del quesito vedi l'allegato).
La studentessa Barbara Paiano ha facoltà di illustrare il suo quesito.
BARBARA PAIANO (Istituto tecnico commerciale di Boiano-Campobasso, Molise). Signor Presidente, onorevole signor ministro, sono Barbara Paiano della classe 2^ A dell'Istituto tecnico commerciale di Boiano, in provincia di Campobasso; la domanda che intendo rivolgerle è la seguente: il Governo pensa che le riforme, in programma in tema di giustizia, riusciranno a risolvere i grossi problemi che da decenni, nonostante i numerosi sforzi, non sono stati mai risolti? Ci saranno, finalmente, processi civili, penali ed amministrativi più snelli e soprattutto più celeri?
PRESIDENTE. Il ministro di grazia e giustizia, professor Flick, ha facoltà di rispondere al quesito.
GIOVANNI MARIA FLICK, Ministro di grazia e giustizia. Il Governo pensa che saper dare una risposta di giustizia al paese ed ai cittadini sia una sfida essenziale per la credibilità dello Stato, perché la gente possa aver fiducia nello Stato, per la nostra democrazia e per l'attuazione della solidarietà.
I grossi problemi, a cui lei fa cenno, in passato non sono stati risolti; di fronte ad una grossa crescita della domanda di giustizia di questo paese, vi sono stati soltanto degli interventi settoriali, di emergenza, su singoli problemi.
Da qualche tempo, come lei sa, uno scontro o un confronto politico molto acceso su alcuni temi di fondo della giustizia distoglie l'attenzione dai problemi concreti di essa. Ora, forse per la prima volta, stiamo cercando di fare uno sforzo di intervento globale. Sappiamo che la giustizia ritardata è peggio della giustizia negata perché è un inganno in più. Stiamo cercando di lavorare non solo per semplificare i processi ma, prima di essi, di «lavorare» sugli uomini (cioè sui giudici), sulle strutture (cioè sugli uffici giudiziari) e sui processi. Occorre questo impegno; abbiamo sottoposto al Parlamento un piano molto articolato e molto ampio che interviene su questi tre profili; stiamo anche lavorando per riorganizzare la giustizia sul piano dell'informatica. Vede, la giustizia ha poche risorse, ma quelle poche almeno non le deve sprecare e deve saperle usare al meglio!
Credo che si debba superare la logica dell'emergenza, la logica degli interventi «tampone» e settoriali perché questo è l'unico modo per cercare di consegnarvi
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la studentessa Barbara Paiano.
BARBARA PAIANO (Istituto tecnico commerciale di Boiano-Campobasso, Molise). Non ho altro da aggiungere e ringrazio il signor ministro della risposta, che ritengo soddisfacente. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Rocco Buttiglione, per la componente del CDU del gruppo misto. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE (Gruppo misto-CDU). Signor Presidente, onorevoli colleghi, cari studenti, questo è per voi un giorno di scuola; un giorno di scuola a Roma, in un giorno di domenica, che dovrebbe essere dedicato al riposo: ma il ministro Berlinguer potrebbe ricordare a tutti noi che il significato originario della parola «scuola» è proprio quello di «riposo». Il tempo nel quale, liberati dall'affanno di procurarsi il proprio nutrimento materiale, ci si domanda quale sia il senso della propria vita e quale sia l'arte del vivere bene; il tempo in cui si ha cura della propria umanità in ciò che ha di specifico. Gli uomini mangiano, dormono, come tutti gli altri animali, ma hanno qualcosa che gli altri animali non hanno: la capacità di interrogarsi sulla verità e sul bene, la capacità di dirigere la propria vita secondo la verità e il bene. Questa capacità ci porta ad incontrare i valori, e il valore più alto è la persona umana. Che cos'è il valore? Ciò per cui vale la pena vivere. E per che cosa vale - supremamente - la pena di vivere? Per le persone che amiamo.
Incontrare altre persone, permettere che esse diventino parte di noi, cominciando dalla cerchia della famiglia; poi ci si innamora e ci si avvia a fondare un'altra famiglia; poi si incontrano amici e tante altre persone, con le quali si è obbligati dalla vita a lavorare insieme: sono i nostri vicini, coloro con i quali insieme portiamo avanti interessi comuni. Nasce la realtà locale della città, nasce la realtà della nazione.
Questo luogo rappresenta la nazione italiana. Non credete a quelli che diffamano la nazione italiana. È una nazione che ha una grande storia, grandi valori. Voi siete fatti di quella storia. Non troverete la verità sulla vostra persona lontano da quella storia.
Come in ogni storia, certo, ci sono pagine buie, errori, colpe. Ognuno di voi raccoglie l'eredità della generazione che l'ha preceduto. L'accoglie criticamente; come accogliete criticamente l'eredità dei vostri genitori, così accogliete criticamente anche l'eredità della nazione italiana. Ma, come non cesserete mai di essere figli dei vostri genitori, così non cesserete mai di essere figli della nazione italiana (Applausi).
Quest'Aula partecipa alla vita della nazione, portando avanti il processo di cui voi vivete ogni giorno: tanti interessi diversi; la necessità, la volontà di scontrarsi, di affermare i propri interessi, di dire e qualche volta di urlare le proprie ragioni; tuttavia anche la necessità, la disponibilità a superare gli interessi particolari del momento in nome di valori più alti.
Ha scritto Giovanni Paolo II: «Anche per difendere intelligentemente i propri interessi, bisogna alzare lo sguardo al cielo dei grandi valori ed orientarsi secondo i grandi valori». I grandi valori sono, prima di tutto, il rispetto dell'altro, la voglia di comprendere le sue ragioni; sono la capacità di formulare le mie proposte, le mie domande, le mie ragioni, in modo da non offendere le ragioni dell'altro, in modo da ricomprendere anche quel tanto di verità che c'è nelle posizioni dell'altro, in modo da riuscire a costruire insieme una comunità in cui il
PRESIDENTE. I lavori proseguiranno sotto la Presidenza del collega Vicepresidente, onorevole Petrini.
PRESIDENTE. Passiamo al quesito n. 094 di Rainer EGGER, Thomas FONTANA, Sasha HOFER dell'Istituto tecnico industriale «Max Valier» di Bolzano (Trentino-Alto Adige) (per il testo del quesito vedi l'allegato).
Lo studente Thomas Fontana ha facoltà di illustrare il suo quesito.
THOMAS FONTANA (Istituto tecnico industriale «Max Valier» di Bolzano, Trentino-Alto Adige). Signor Presidente, signor ministro, come cerca l'Italia di risolvere il problema della disoccupazione? L'Italia crede che l'ingresso nell'Unione monetaria potrebbe contribuire alla diminuzione della disoccupazione? In questo caso, l'Italia rispetterà i criteri di Maastricht e come riuscirà a farlo?
PRESIDENTE. Il ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, dottor Ciampi, ha facoltà di rispondere al quesito.
CARLO AZEGLIO CIAMPI, Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. La domanda posta è complessa e richiede, quindi, risposte piuttosto telegrafiche.
Primo punto: disoccupazione. È il male dell'intera Europa, il male che attanaglia il nostro paese. Disoccupazione significa insufficiente utilizzo delle capacità di un paese. Quindi, la prima cura è sollecitare lo sviluppo; e per potere avere una più elevata crescita, occorre avere una forte competitività.
Le direttrici del Governo in questo campo sono, per quanto riguarda il mercato del lavoro, due. La prima è quella di dare la massima importanza al problema dell'istruzione e della formazione; formazione intesa non solo come istruzione e formazione iniziale, ma anche come formazione permanente per l'intero arco di vita del lavoratore. La seconda è quella di accrescere la flessibilità e gli strumenti di operatività del mercato del lavoro; inoltre, si vuole stimolare l'imprenditorialità, soprattutto favorendo la crescita e la nascita di nuove imprese, piccole e medie imprese che sono la base della struttura produttiva dell'Italia. Infine, si reputa necessario l'intervento dello Stato soprattutto nella creazione di infrastrutture, non solamente di quelle di base, tradizionali, ma anche delle infrastrutture innovative.
Il tutto ovviamente, trattandosi di lotta alla disoccupazione, deve aver luogo con particolare riguardo a quelle zone del paese dove si concentra la disoccupazione, in special modo il Mezzogiorno.
Il secondo quesito riguarda la disoccupazione e l'Europa. Ricordiamo, in primo luogo, che l'Unione monetaria europea che intendiamo realizzare con gli altri paesi alla scadenza prevista fa parte di un grande disegno, il disegno politico e civile di una Europa unita. E questo è fondamentale perché non possa più avvenire ciò che accadde nella prima metà del secolo: in trent'anni, dal 1915 al 1945, dieci anni di guerre.
La creazione di un grande mercato europeo è la via migliore per accelerare la crescita dell'Europa e quindi anche del nostro paese; per mercato europeo si intende non solamente libero scambio di
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare lo studente Thomas Fontana.
THOMAS FONTANA (Istituto tecnico industriale «Max Valier» di Bolzano, Trentino-Alto Adige). Sono soddisfatto della risposta data e non ho altri dubbi in proposito, grazie.
PRESIDENTE. Passiamo al quesito n. 065 di Marina DALTERA, Marina MONTENEGRO, Rosario MILANO, Tiziana MILANO e Fedele BRUNO dell'Istituto tecnico commerciale «Colamonico» di Acquaviva delle Fonti, Bari (Puglia) (per il testo del quesito vedi l'allegato).
La studentessa Marina Montenegro ha facoltà di illustrare il suo quesito.
MARINA MONTENEGRO (Istituto tecnico commerciale «Colamonico» di Acquaviva delle Fonti-Bari, Puglia). Signor Presidente, signori ministri, questo è il nostro quesito: l'Italia è uno Stato fondamentalmente nazionale. Extracomunitari e albanesi pongono ora il problema di organizzare un modello sociale ed istituzionale di convivenza di uomini di diverse nazionalità, tradizioni, cultura, eccetera. Quale scenario intravede il Governo nei prossimi anni, quale modello sociale immagina di gestire col minor trauma possibile questa difficile situazione sociale?
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, onorevole Napolitano, ha facoltà di rispondere al quesito.
GIORGIO NAPOLITANO, Ministro dell'interno. Quel che intravediamo per i prossimi anni è che il fenomeno crescerà. Viviamo in un mondo caratterizzato da profondi squilibri. Nei paesi in cui si vive in condizioni di arretratezza, di povertà e anche di pericolo cresce la spinta ad emigrare verso i paesi più progrediti e ricchi, in particolare quelli dell'Unione europea.
In Francia e in Germania gli stranieri sono già molto più numerosi che in Italia e d'altronde le nostre società invecchiano ed avranno bisogno di lavoratori giovani provenienti dai paesi più popolosi.
Il problema è allora davvero quello di affrontare la situazione con realismo, lungimiranza e spirito di solidarietà, di gestire la situazione, come è detto nel quesito che mi è stato rivolto, con il minor trauma possibile.
Il Governo ritiene (questo è il senso ed il contenuto del disegno di legge che ha presentato al Parlamento) che si debbano fissare regole chiare, distinguere nettamente l'immigrazione legale da quella clandestina, accogliere ogni anno legalmente nel nostro paese gli immigrati di cui esso ha bisogno e a cui è in grado di assicurare l'indispensabile; respingere chi cerca di entrare illegalmente in Italia e chi delinque, chi viola le leggi.
Per gestire con il minor trauma possibile la situazione è essenziale non avere paura dello straniero e non circondarlo di ostilità, comprenderne e rispettarne la diversità, farlo sentire a suo agio, riconoscerne i diritti purché rispetti i doveri che la Costituzione e le leggi prevedono. Il modello che immaginiamo è uno Stato integrato in Europa, una società multietnica in cui convivano uomini e donne di diverse etnie e culture, integrati nella realtà italiana senza che venga cancellata l'identità di nessun gruppo. In definitiva dobbiamo far loro amare l'Italia, perché questa è la migliore garanzia per la nostra convivenza civile.
MARINA MONTENEGRO, (Istituto tecnico commerciale «Colamonico» di Acquaviva delle Fonti-Bari, Puglia). Ringrazio il ministro che ha fornito una risposta soddisfacente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Rino Piscitello, per la componente della rete-l'Ulivo del gruppo misto. Ne ha facoltà.
RINO PISCITELLO (Gruppo misto-rete-l'Ulivo). Care ragazze e cari ragazzi, vi do il benvenuto a nome mio e dei parlamentari della Rete. Penso sia utile, piuttosto che rivolgere un saluto formale, fare riferimento ad una questione concreta e specifica sulla quale l'impegno di ognuno di voi potrebbe risultare prezioso. Vorrei parlarvi di un grave problema e di un ragazzo pakistano all'incirca della vostra età. Nel mondo, e soprattutto nelle zone più povere, è drammaticamente diffuso lo sfruttamento selvaggio di forza lavoro minorile. Quante di queste giacche, di queste camicie, dei vestiti che indossiamo sono realizzati sfruttando il lavoro di bambini! Secondo le stime dell'UNICEF, 230 milioni di bambini vivono in condizioni di parziale o totale schiavitù, ammazzati in fabbriche lager, sfruttati per produrre per i nostri mercati.
Nei prossimi giorni sarà lanciata una imponente raccolta di firme da consegnare al Parlamento europeo affinché venga proibita in Europa la vendita di merci che non certifichino di non aver impiegato, per la loro produzione, forza lavoro minorile, un vero e proprio marchio di garanzia a tutela dei minori. Questa campagna è denominata «Il soffio di Iqbal» perché Iqbal Masil, un ragazzo pakistano di tredici anni, sfruttato nel suo paese insieme a tanti altri, si è ribellato e ha fondato un sindacato di ragazzi che hanno cominciato a denunciare le condizioni di schiavitù del lavoro minorile. Per tale motivo è stato ucciso ma oggi, grazie a lui, questo problema è più conosciuto e ognuno di noi può fare qualcosa per debellarlo, cominciando con il parlarne a scuola ed in ogni luogo di incontro, con la consapevolezza che non tutti i giovani del mondo godono degli stessi diritti e che alcuni non ne hanno affatto.
Potrebbe sembrarvi che ho parlato d'altro, io credo che non sia così. Fare politica è impegnarsi per cercare di cambiare il mondo e renderlo migliore. Questo è un dovere per ognuno di noi, ovunque ci si schieri, e certamente, finché vi saranno minori in schiavitù, il mondo avrà bisogno di essere cambiato nel profondo. Grazie (Applausi).
PRESIDENTE. Passiamo al quesito n. 070 di Davide SALARIS, Daniele CADELANO, Claudio CARLONE, Giorgia IAIA e Mauro PILUDU dell'Istituto parificato tecnico commerciale per geometri «Galileo Galilei» di Cagliari (Sardegna) (per il testo del quesito vedi l'allegato).
Lo studente Claudio Carlone ha facoltà di illustrare il suo quesito.
CLAUDIO CARLONE (Istituto parificato tecnico commerciale per geometri «Galileo Galilei» di Cagliari, Sardegna). Signor Presidente, la Costituzione (articolo 19) garantisce in linea di principio la libertà di associazione. L'associazionismo per fini culturali e sociali ha un ruolo assai importante nel mondo giovanile.
L'Italia avrà una legge che regoli in modo organico l'esercizio del diritto di associazione?
PRESIDENTE. Il ministro per la solidarietà sociale, onorevole Turco, ha facoltà di rispondere al quesito.
LIVIA TURCO, Ministro per la solidarietà sociale. È vero, l'associazionismo in Italia è una realtà importante e straordinaria per il suo radicamento, il suo impegno a favore dei più deboli e per la promozione culturale. La nostra legislazione già riconosce il ruolo del volontariato, della cooperazione sociale, e questo Governo ha promosso una riforma fiscale
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare lo studente Claudio Carlone.
CLAUDIO CARLONE, (Istituto parificato tecnico commerciale per geometri «Galileo Galilei» di Cagliari, Sardegna). Non ho da chiedere ulteriori chiarimenti e ringrazio il ministro per la risposta.
PRESIDENTE. Cedo ora la Presidenza all'onorevole Mastella.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DELLA CAMERA MARIO CLEMENTE MASTELLA (ore 11,02)
PRESIDENTE. Come vedete, questo è il modo con il quale, non soltanto oggi ma anche quando si svolgono i lavori parlamentari, si verifica quel tourbillon di Vicepresidenti che si alternano al banco della Presidenza.
Ha chiesto di intervenire l'onorevole Paolo Manca, per il gruppo di rinnovamento italiano. Ne ha facoltà.
PAOLO MANCA (Gruppo rinnovamento italiano). Signor Presidente, saluto tutti i ragazzi che sono venuti qui dalle regioni più lontane dell'Italia, compresa la mia terra, che è la Sardegna.
Credo che questa manifestazione abbia un profondissimo significato: intanto quello di dire che l'opera di tante persone svolta in moltissimi anni - e che noi possiamo vedere specchiata in quei quadri sulla parete dell'Aula - non sia stata vana; e vi è quindi un profondo significato di unità d'Italia.
Questa è una festa, è una festa della nostra Repubblica, ma deve essere valutata anche come un impegno da parte del Governo, di tutti noi deputati e pure di voi alunni, nello svolgere in pieno il vostro dovere di studenti. Negli interventi precedenti si è parlato dei problemi esistenti e certamente noi deputati avvertiamo una grande responsabilità quando tutti i giorni ci sforziamo con il nostro lavoro di far sì che l'Italia, che noi amiamo, sia consegnata nelle vostre mani il più possibile risanata e competitiva. Questo risanamento e questa competitività non arrivano di certo gratuitamente, ma sono il risultato di uno sforzo e di un impegno continui. E questo deve essere quindi il vostro impegno perché, da quello che si è detto anche prima, si è constatato che per le prossime generazioni non vi sarà spazio per le persone che non si saranno sforzate di qualificarsi e che non si saranno qualificate. Quelli che faranno ciò o, meglio, che non si qualificheranno, che
PRESIDENTE. Passiamo al quesito n. 082 di Eliana DI PRIMA, Mariangela ADRAGNA, William GRILLO, Piero RANDAZZO e Annalisa CUSUMANO del Liceo classico «C. D'Alcamo» di Alcamo-Trapani (Sicilia) (per il testo del quesito vedi l'allegato).
La studentessa Annalisa Cusumano ha facoltà di illustrare il suo quesito.
ANNALISA CUSUMANO (Liceo classico «C. D'Alcamo» di Alcamo-Trapani, Sicilia). Signor Presidente, signor ministro, il Meridione, nel Risorgimento, nutrì la speranza che «l'entrata in Italia» rappresentasse l'inizio del riscatto e dello sviluppo. Che cosa oggi ci può far sperare che «l'entrata in Europa» non sarà, per il Meridione, una nuova delusione?
PRESIDENTE. Il ministro dei lavori pubblici, professor Costa, ha facoltà di rispondere al quesito.
PAOLO COSTA, Ministro dei lavori pubblici. Si può convenire che, negli oltre 130 anni di unità nazionale, il Mezzogiorno avrebbe potuto ottenere di più in termini di riduzione del divario di sviluppo dal centro-nord; non si possono però dimenticare i notevoli progressi che si sono comunque ottenuti, e credo quindi che una pacata valutazione della storia dello sviluppo di tutte le regioni d'Italia, del nord e del sud, non possa giustificare un sentimento complessivo di delusione, se non per le occasioni perdute e per gli errori, anche politici, compiuti.
Ma le delusioni si misurano sulle speranze, e la fondatezza delle speranze si misura sulla fondatezza degli obiettivi. Il Governo considera obiettivo primario, tra le priorità più alte, il completamento del processo di riscatto e di sviluppo del Mezzogiorno; il Governo è cosciente dell'importanza e della difficoltà dell'obiettivo, perché sa che un paese non può permettersi di confrontare una disoccupazione del 7,7 per cento nel centro-nord con una del 21,7 per cento nel sud.
L'entrata in Europa può aiutarci a raggiungere questo obiettivo; ci può aiutare anche l'Europa delle monete, l'Europa dei parametri di Maastricht, quella che sicuramente vi è molto nota per i dibattiti di questi tempi. Nessun paese, infatti, può sostenere a lungo una politica di sviluppo se non si è abituato a condizioni di rigore, di responsabilità, di capacità di non sprecare nella spesa pubblica quelle risorse che i cittadini, con molta fatica, gli mettono a disposizione.
L'Europa ci può dare molto di più, perché l'articolo 130 del Trattato impegna la Comunità a promuovere uno sviluppo armonioso della stessa e a ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e il ritardo delle regioni meno favorite.
Ricordo all'interrogante che il Trattato di Roma aveva un protocollo aggiuntivo relativo al programma di espansione economica del Mezzogiorno e delle isole, che destinava fin dall'inizio parte delle risorse della Comunità a questo obiettivo. Forse il nostro paese non è sempre stato capace di
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la studentessa Annalisa Cusumano.
ANNALISA CUSUMANO, (Liceo classico «C. D'Alcamo» di Alcamo-Trapani, Sicilia). Non ho altre richieste e ringrazio il ministro per la risposta data.
PRESIDENTE. Passiamo al quesito n. 083 di Filippo AMIDEI, Alessandro BIANCHINI, Lelia BARCATTA, Camilla BARONCELLI ed Eleonora GAUDENZI del Liceo ginnasio statale «Michelangiolo» di Firenze (Toscana) (per il testo del quesito vedi l'allegato).
Lo studente Filippo Amidei ha facoltà di illustrare il suo quesito.
FILIPPO AMIDEI (Liceo ginnasio statale «Michelangiolo» di Firenze, Toscana). Signor Presidente, onorevole ministro, recentemente si è celebrato il duecentenario del Tricolore italiano. Questa ricorrenza è caduta in un periodo in cui più di sempre sono messi in dubbio i grandi ideali che hanno determinato l'unità del nostro paese. Si è infatti accentuato il profondo divario tra il nord e il sud dell'Italia. Cosa pensa di fare il Governo per attenuare tale divario, per dare ai giovani del nord e del sud uguali opportunità e ridare agli italiani un sentimento nazionale?
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Prodi, ha facoltà di rispondere.
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. La mia risposta continua quella data dal ministro Costa, proprio per sottolineare come il problema del Mezzogiorno sia, con la disoccupazione, il problema più grave da affrontare e da risolvere. Abbiamo dei dati impressionanti: in alcune province del nord in tanti settori non si trova manodopera, non si trovano operai, non si trovano giovani da avviare al lavoro, mentre nel Mezzogiorno si registrano indici di disoccupazione terribili. Se pensate che la disoccupazione in gran parte dell'Italia è uguale a quella tedesca o francese, ma quella del Mezzogiorno è tre volte superiore a quella di quei paesi, avete un'idea di cosa sia il nostro Mezzogiorno.
Dobbiamo però fare una considerazione. È vero quanto ha detto il ministro Costa, che vi sono state molte delusioni in questi 130 anni; tuttavia lo sviluppo economico italiano si è spostato molto verso sud: prima l'Emilia, poi le Marche, poi l'Abruzzo, poi il Molise, poi una parte delle Puglie. Tante zone si sono mosse in direzione dello sviluppo. Quindi, si può fare, si può fare! Il problema, adesso, è la Campania, una grande parte della Puglia, la Sicilia, la Calabria e la Sardegna.
Abbiamo isolato il problema, ed ora dobbiamo affrontarlo; purtroppo i mezzi usati dalle ultime generazioni non hanno dato risultati soddisfacenti, a causa della burocrazia e dell'insufficienza della classe politica. I mezzi sono stati enormi, ma in molta parte non hanno dato i frutti sperati. Adesso noi tentiamo una via nuova, quella di incidere con efficacia utilizzando gli stessi metodi con cui si è ottenuto lo sviluppo delle regioni che hanno avuto successo e cioè: creazione di nuova imprenditorialità e supporto alle imprese attraverso sgravi fiscali e incentivi alla manodopera, in modo che siano i nuovi imprenditori del sud a portare avanti il Mezzogiorno. Cerchiamo in sostanza di usare la ricetta che ha avuto successo, non quella che ha avuto insuccesso; questo è quello che cerchiamo di fare.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare lo studente Filippo Amidei.
FILIPPO AMIDEI (Liceo ginnasio statale «Michelangiolo» di Firenze, Toscana). Ringrazio il Presidente del Consiglio per la risposta, che giudico esauriente, e mi auguro che il Governo e tutto il popolo italiano abbiano la forza di agire contro tutti coloro che mettono in dubbio i valori della patria (Generali applausi).
PRESIDENTE. Non so se sia lecito, ma anche la Presidenza si associa.
Ha chiesto di intervenire l'onorevole Mauro Paissan, per la componente dei verdi-l'Ulivo del gruppo misto. Ne ha facoltà.
MAURO PAISSAN (Gruppo misto-verdi-l'Ulivo). Signor Presidente, innanzitutto un cordiale saluto alle ragazze ed ai ragazzi di tutta Italia che sono oggi qui, in quest'aula. È un saluto che rivolgo con particolare piacere e con particolare interesse a nome dei verdi, un gruppo politico che ha come suo obiettivo primario quello di curare, di tutelare l'ambiente, il territorio, la qualità della vita; dunque, il nostro presente, ma soprattutto il vostro futuro, il futuro delle giovani generazioni. Sarete infatti soprattutto voi i maggiori beneficiari di tutto ciò che noi tutti parlamentari sapremo fare per mantenere bello e rendere vivibile questo paese, per migliorare la nostra società rendendola più giusta e per rafforzare questa nostra democrazia.
Forse voi non lo credete, ma in quest'aula spesso si parla di voi, magari anche quando non vi si cita. Quando discutiamo o decidiamo in merito alla scuola, al lavoro, alla pace, all'obiezione di coscienza, alla tutela dell'ambiente, il riferimento è soprattutto a voi giovani, alla vostra vita, alla vita di voi che siete qui, ma anche dei vostri coetanei meno fortunati di voi, di cui oggi forse abbiamo parlato troppo poco; quei vostri coetanei che sono già al lavoro o che sono per strada in attesa o alla ricerca di un lavoro che spesso non c'è.
MAURO PAISSAN. Di tutti questi problemi, noi, in quest'aula, discutiamo confrontando posizioni, proposte ed anche valori diversi; cioè con un dibattito politico che talvolta diventa confronto aspro ed anche scontro politico. Ma questo, se permettete, è anche il bello della politica, che non è e non può essere quella «roba» un po' sporca di cui avete letto e sentito molto, purtroppo, in questi anni. La politica ed il suo realizzarsi nel Parlamento, in questa Assemblea, nel Governo, nelle istituzioni, ma anche nel paese, deve
PRESIDENTE. Passiamo al quesito n. 093 di Loris DALLACOSTA, Luca CASAGRANDA, Romina CARLI, Pamela CAMPESTRIN e Leonardo PEGORETTI dell'Istituto «Oxford» di Civezzano, Trento (Trentino-Alto Adige) (per il testo del quesito vedi l'allegato).
Lo studente Loris Dallacosta ha facoltà di illustrare il suo quesito.
LORIS DALLACOSTA, (Istituto «Oxford» di Civezzano-Trento, Trentino-Alto Adige). Signor Presidente, signor ministro, vorrei sapere in che modo si possano conciliare le esigenze autonomistiche espresse dalle regioni e l'apertura delle frontiere prospettata dall'entrata in Europa.
PRESIDENTE. Il ministro degli affari esteri, onorevole Dini, ha facoltà di rispondere al quesito.
LAMBERTO DINI, Ministro degli affari esteri. Le democrazie europee, nel momento stesso in cui cercano di darsi dimensioni continentali per rispondere alle sfide globali sul piano della sicurezza politico-militare, dello sviluppo economico, della libertà dal bisogno, della difesa dell'ambiente, della lotta alla criminalità organizzata, ricevono istanze di maggiore autonomia locale. Dobbiamo assecondare quelle istanze, portando a livello dei cittadini tutte quelle decisioni che più efficacemente possono essere prese a quel livello secondo il noto principio di sussidiarietà.
L'Europa dei prossimi anni avrà dunque una struttura complessa: coesisteranno sullo stesso territorio, allo stesso tempo, sovranità diverse, destinate non ad escludersi, ma a sovrapporsi in una certa parte. Infatti, gli Stati nazionali trasferiranno in misura crescente sovranità all'Europa, alle sue istituzioni e delegheranno funzioni alle istituzioni della società civile. Tuttavia, la partecipazione all'Europa non consente la frammentazione in un mosaico di regioni, non tollera egoismi geograficamente limitati. L'Europa è forte, a beneficio dei cittadini europei, se ne fanno parte Stati forti, se è composta da sistemi e paesi efficienti. Lo sviluppo dell'Unione europea impone pertanto agli Stati nazionali uno sforzo accentuato per rendere più efficienti le loro strutture e per poter beneficiare all'interno di ciascun paese dei vantaggi che deriveranno dalla moneta unica, dall'apertura delle frontiere, dalla crescita della concorrenza e dallo sviluppo dell'area di libera circolazione di persone, beni e capitali.
Dobbiamo ricercare, quindi, un decentramento, dove la distribuzione delle competenze dal centro alle regioni non danneggi, ma contribuisca ad accentuare l'efficienza complessiva del sistema. Dobbiamo pertanto puntare su un federalismo forte e consensuale, che dia il massimo rilievo possibile alle competenze ed alle responsabilità locali. Questo è un modo coerente - credo - di partecipare al grande disegno dell'integrazione europea.
In Italia, il compito di ricercare soluzioni più idonee è stato affidato alla Commissione bicamerale per le riforme istituzionali, che ora è impegnata ad individuare gli strumenti adeguati ai compiti che ci attendono e garantire che ogni scelta rispetti quanto più possibile le esigenze reali delle singole collettività. Per le materie che diverranno esclusiva competenza delle regioni, sarà necessario stabilire un meccanismo di raccordo tra le regioni stesse ed il Governo centrale, il quale sarà chiamato a dialogare con le istanze europee e con la Comunità europea.
LORIS DALLACOSTA (Istituto «Oxford» di Civezzano-Trento, Trentino-Alto Adige). Ringrazio il signor ministro, perché ritengo la sua risposta soddisfacente.
PRESIDENTE. Passiamo al quesito n. 058 di Elena CARNIGLIA, Cinzia PROTTO, Riccardo SILANO, Daniele D'ALOJA, Diego MEDICINA dell'Istituto tecnico industriale «G. Marconi» di Tortona, Alessandria (Piemonte) (per il testo del quesito vedi l'allegato).
Lo studente Daniele D'Aloja ha facoltà di illustrare il suo quesito.
DANIELE D'ALOJA (Istituto tecnico industriale «G. Marconi» di Tortona-Alessandria, Piemonte). Signor Presidente, signor ministro, rappresento la classe I C, del corso scientifico-tecnologico dell'ITIS Marconi di Tortona.
Nel nostro paese un parco nazionale quasi sempre è sinonimo di vincoli e divieti, di freni imposti allo sviluppo economico di una regione. Perché non abbandonare questa filosofia antiquata e ricercare nei parchi un'opportunità di occupazione, soprattutto per i giovani, e un'occasione di rilancio delle zone più depresse?
PRESIDENTE. Il ministro dell'ambiente, senatore Ronchi, ha facoltà di rispondere al quesito.
EDO RONCHI, Ministro dell'ambiente. Non ci sono solo vincoli e divieti rispetto ai parchi nazionali. L'Italia è un paese che, nonostante i problemi ambientali (che non mancano), ha un patrimonio ambientale e naturale tra i più importanti d'Europa e del mondo. I parchi servono a difendere questo patrimonio del nostro paese.
L'Italia dispone del più alto numero di specie animali e vegetali d'Europa; ha quindi un patrimonio, che si chiama biodiversità, importantissimo sia per voi giovani delle nuove generazioni sia per le future generazioni. Il problema è come mantenere questo patrimonio naturale valorizzandolo, facendo in modo che diventi anche occasione di lavoro.
L'anno scorso abbiamo varato un programma che per la prima volta prevede di utilizzare, in due anni, circa 450 miliardi tra fondi italiani e fondi europei in progetti di valorizzazione ambientale e turistica dell'agricoltura e dell'artigianato, che dovrebbero portare, tra quest'anno e il prossimo, dai 5 ai 7 mila posti di lavoro aggiuntivi. Cerchiamo quindi, in buona sostanza, di creare lavoro valorizzando e difendendo l'ambiente, anziché distruggendolo. Questa è la scommessa. Non sottovalutiamo quindi il grande patrimonio ambientale e naturale che l'Italia, per fortuna, ancora ha, ma anzi cerchiamo di difenderlo.
Spero che voi visitiate i nostri parchi nazionali; vi troverete boschi bellissimi, alberi che sono un vero monumento della natura. In Italia abbiamo l'orso, i lupi, gli stambecchi, i caprioli, abbiamo un grande patrimonio e grandi bellezze naturali. Valorizziamoli e difendiamoli: ci daranno posti di lavoro, ma anche la possibilità di vivere in un paese sempre più bello (Applausi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare lo studente Daniele D'Aloja.
DANIELE D'ALOJA (Istituto tecnico industriale «G. Marconi» di Tortona-Alessandria, Piemonte). Non ho altro da aggiungere e ritengo esauriente la risposta del ministro. Spero comunque che il progetto di rivalutazione dei parchi si possa attuare in un arco di tempo molto breve.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Gustavo Selva, per il gruppo di alleanza nazionale. Ne ha facoltà.
GUSTAVO SELVA (Gruppo alleanza nazionale). Grazie, onorevole Presidente, e
PRESIDENTE. Passiamo al quesito n. 096 di Marco PUPITA, Lorenzo SAGGINI, Marco CERBINI, Federico TRINARI e Costantino PUCCI dell'Istituto tecnico industriale «Franchetti» di Città di Castello, Perugia (Umbria) (per il testo del quesito vedi l'allegato).
Lo studente Marco Pupita ha facoltà di illustrare il suo quesito.
PRESIDENTE. Il ministro di grazia e giustizia, professor Flick, ha facoltà di rispondere al quesito.
GIOVANNI MARIA FLICK, Ministro di grazia e giustizia. Come lei sa, è stato scritto, sia in atti giudiziari (la sentenza-ordinanza relativa alla strage di Bologna) sia in atti politici (la relazione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi), che lo stragismo è non solo un fatto di cronaca o un evento giudiziario ma rappresenta, purtroppo, anche un pezzo della storia della nostra democrazia. Come tutti sappiamo, le stragi sono state una costante brutale del nostro sistema, che ha mantenuto continuità e protervia per decenni.
Come lei sa, e come noi sappiamo, l'innesco di ogni strage trova molteplici cause: in un'unica tragedia confluivano lo scopo di propagare tensione ed insicurezza, di piegare le istituzioni verso un possibile sbocco autoritario, di ricattare gruppi di potere avversi e di consolidare nell'opinione pubblica l'immagine di uno Stato incapace di fare giustizia.
Proprio per questo, la necessità della chiarezza giudiziaria prima e della chiarezza politica sulle stragi ha ispirato la condotta degli organismi istituzionali in questo Governo alla massima trasparenza. Occorre evitare che si possa anche soltanto pensare che organi dello Stato intendano proteggere gli autori di crimini gravissimi.
Per questo e per pervenire alla verità il Governo è concretamente impegnato ad impedire - ed è già stato ribadito dal Presidente del Consiglio e dal Vicepresidente del Consiglio - che sui fatti di strage possa essere opposto il segreto di Stato.
D'altronde, i fatti, le notizie ed i documenti concernenti reati di strage o reati di eversione dell'ordinamento costituzionale già oggi non possono formare oggetto di segreto di Stato.
Negli ultimi anni si sono verificati due casi soli di opposizione del segreto di Stato: il primo è stato rimosso e per il secondo non è ancora decorso il relativo termine ed esso non riguarda fatti di strage.
Voglio solo completare il discorso, sottolineando che al tema delle stragi e del segreto di Stato è collegato il tema dei servizi di informazione e di sicurezza. È stata istituita due mesi or sono una commissione presso la Presidenza del Consiglio per l'individuazione di nuovi moduli organizzativi dei servizi di informazione che tenga conto dei mutati scenari internazionali e delle possibili nuove forme di aggressione alla sicurezza dello Stato.
Nell'augurio che la commissione riesca a fare presto un lavoro che possa - presto: lo sottolineo - essere portato in Parlamento, posso dirle solo una cosa: la lunga marcia verso la trasparenza economica, istituzionale e politica di questo
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare lo studente Marco Pupita.
MARCO PUPITA (Istituto tecnico industriale «Franchetti» di Città di Castello-Perugia, Umbria). Signor ministro, mi dispiace ma non posso dichiararmi soddisfatto della sua risposta.
PRESIDENTE. Finalmente uno!
MARCO PUPITA (Istituto tecnico industriale «Franchetti» di Città di Castello-Perugia, Umbria). Purtroppo di dichiarazioni di intenti i cittadini italiani ne hanno sentite fin troppe. Nulla lei ha detto sui tempi di attuazione di tali intenti.
Nei giorni scorsi abbiamo interpellato il presidente dell'associazione dei familiari delle vittime di Bologna, Paolo Bolognesi, il quale ci ha crudamente detto che sull'abolizione del segreto di Stato questo Governo nulla ha fatto finora e nulla ha manifestato di voler fare in futuro in tempi rapidi, per cui è da valutare alla stregua di tutti i Governi che lo hanno preceduto.
Noi vogliamo sperare che così non sia. Vogliamo sperare, signor ministro, che alle sue parole stavolta seguano davvero i fatti.
Io sono un ragazzo di 15 anni e forse non capisco la ragion di Stato. Io so soltanto che sulle stragi c'erano e ci sono dei giudici ad indagare e che spesso a questi giudici è stato opposto un segreto di Stato. Io so soltanto che lei, signor ministro, è nelle stanze in cui quel segreto è custodito: se fossi al suo posto, mi permetto di dirle che correrei subito ad aprire tutti quei cassetti che a suo tempo e per troppo tempo sono rimasti chiusi.
In ogni caso la ringrazio molto e le faccio i migliori auguri per il suo lavoro (Vivi, prolungati applausi).
PRESIDENTE. Vorrei solo informare che dalle tribune non è possibile applaudire.
Il ministro Flick ha chiesto di intervenire per una precisazione. Ha però a sua disposizione 30 secondi.
Il Governo in Aula può sempre prendere la parola.
GIOVANNI MARIA FLICK, Ministro di grazia e giustizia. Ho chiesto di intervenire per una replica telegrafica, perché il segreto di Stato per la materia delle stragi già non esiste. Negli obiettivi delle organizzazioni dei servizi previsti dalla commissione istituita, che sta operando, vi è un oggetto specifico su questa materia.
Desidero poi confermarle che il segreto di Stato non è stato opposto e non verrà opposto da questo Governo e che esso non è consentito per la tematica delle stragi. Mi riservo di incontrarla per discutere ulteriormente l'argomento: con lei (Applausi)!
PRESIDENTE. Marco Pupita, visto che è l'interrogante, se vuole, ha l'ultima parola: non so se abbia qualcosa da aggiungere.
Sul suo foglio, a questo punto, non credo vi sia scritto niente!
MARCO PUPITA (Istituto tecnico industriale «Franchetti» di Città di Castello-Perugia, Umbria). Ho scritto alcuni appunti!
Mi dispiace doverla contraddire, ma non è affatto vero che il segreto di Stato nei procedimenti per strage non esiste. Si tratta di una interpretazione estensiva di alcuni giuristi, che purtroppo si scontra con il fatto inoppugnabile che tale segreto è stato opposto dal Governo ai magistrati che indagavano sulle stragi. E contro la decisione del Governo non vi è possibilità di ricorso.
PRESIDENTE. Bene, lei è munito di argomenti. Poi, sarà il ministro ad incontrarla e a dire qual è la sua opinione. Grazie, Pupita.
FABIO MUSSI (Gruppo sinistra democratica-l'Ulivo). Cari più giovani amici, con il passare del tempo la memoria di tanti eventi storici si indebolisce o si perde. Noi qui siamo stamane, in questo importante incontro voluto fortemente dal Presidente della Camera, innanzitutto a ricordare una data: questo 2 giugno che non deve essere dimenticato mai - è la data della Costituzione - perché dal passo allora compiuto non si deve e non si può tornare indietro. Si può andare avanti, ma non si può tornare indietro. Non si può tornare indietro dalla Repubblica, dalla democrazia, dall'Italia una e indivisibile. Qui tutti applaudiamo, ma fuori c'è qualcuno che fischia quando si invoca questo valore. Non si torna indietro dalla libertà.
Ci vuole quindi il coraggio di grandi cambiamenti. Il coraggio non è solo quello di quest'Assemblea, di chi conduce in quest'Aula le sue battaglie, ma è il coraggio di un paese, di un popolo. Grandi cambiamenti chiedono coraggio, ma io penso che bisognerebbe essere addirittura temerari a non volerli o ad opporvisi. E, vedete, quando si ingaggiano le battaglie dei grandi cambiamenti, come voi sapete bene, le cose sono più dure e difficili, persino cattive, di quanto appaia stamane in quest'aula in questa discussione: c'è conflitto, c'è lotta. Non bisogna avere paura, però bisogna trovare la forza per andare avanti.
Qui ci sono state tante citazioni di miei colleghi. Mentre vi guardavo - ed è un bello spettacolo anche guardarvi, perché spero che siate voi tra qualche anno a prendere nelle vostre mani le redini di una situazione che spero a quel punto sarà più ordinata, più sicura di quanto sia oggi - anche a me è venuta in menta la citazione di un americano, che non è il grande Kennedy citato da Selva, ma un indiano, un capo pellerossa. È una citazione bellissima, folgorante, trovata in un libro, che dice: «Il mondo noi non lo abbiamo in eredità dai nostri padri, ma in prestito dai nostri figli». È bellissima. Devo dire che il prestito che la mia e le generazioni precedenti hanno ricevuto non è stato ben remunerato. L'immenso debito pubblico vuol dire che questo paese è vissuto a spese vostre a lungo e la mancanza di lavoro idem, vuol dire la stessa cosa.
Allora, le riforme. Tre grandi ne abbiamo sul tavolo, tre grandi, straordinarie, da far tremare le vene ai polsi, ma non possiamo permetterci di fare passi indietro.
Quando parliamo di Stato sociale, vuol dire nuovo patto sociale, prima ancora che tra classi, tra generazioni.
Quando parliamo di nuova Costituzione - quei testi base sui quali cominceremo a votare domani l'altro in bicamerale; siamo alla prova della verità - parliamo di una radicale riorganizzazione dello Stato e dei suoi poteri per molti decenni; per molti decenni, non per qualche mese.
E quando parliamo di Europa - ecco la terza grande questione che abbiamo sul tavolo - non parliamo solo di una moneta, ma di una grande idea per il futuro nostro e vostro.
Quindi, vi assicuro che stiamo lavorando con la consapevolezza che decidiamo della nostra e della vostra vita. Voi - vi prego - tenete accesi i riflettori, siate attivi, tenete la parola. La politica, quando non è imbroglio e corruzione, è una grandissima cosa: afferratela. Ogni generazione lo fa a modo suo: trovate il vostro (Applausi).
PRESIDENTE. Passiamo al quesito n. 098 di Christine BARILLARO, Alessandra BLESSENT, Ilenia PERACCHIA, Claudio RAPELLI e Matteo PAGLIARO dell'Istituto d'arte di Aosta (Valle d'Aosta) (per il testo del quesito vedi l'allegato).
La studentessa Christine Barillaro, ha facoltà di illustrare il suo quesito.
CHRISTINE BARILLARO (Istituto d'arte di Aosta, Valle d'Aosta). Signor Presidente della Camera, signore e signori del
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Bogi, ha facoltà di rispondere al quesito.
GIORGIO BOGI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Per corrispondere a quanto detto anche dall'interrogante, è stata istituita la Commissione bicamerale, di cui ripetutamente si è parlato stamane in aula, la cui attività è basata su procedure predeterminate anche nei tempi.
Trattandosi di definire le regole fondamentali di convivenza della società, il Governo ha deciso di non interferire in alcun modo nelle decisioni che dovranno essere prese dalle due Camere, istituzioni direttamente rappresentative della società in quanto elette dal popolo. Per questo motivo non entrerò nel merito dei temi in discussione.
La Commissione bicamerale ha iniziato i suoi lavori in febbraio e li ha articolati per temi distinti in quattro Comitati. Ad oggi, il dibattito si è focalizzato sulla forma di Stato, ovviamente nel trasferimento di poteri dallo Stato alle regioni o agli enti locali, e nell'ambito di questo Comitato si è posto anche il problema della tutela dei gruppi linguistici minoritari.
Il problema successivo è stato quello del Parlamento e delle fonti normative. Ad oggi il dibattito si concentra sul numero dei parlamentari costituenti le due Assemblee, sulla composizione delle Assemblee in relazione anche alla rappresentanza eventuale di regioni od enti locali e si concentra poi, in ordine, certamente in maniera indiretta, anche ai tempi di deliberazione, sulla funzione paritaria oppure no delle due Camere. In questo
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la studentessa Christine Barillaro.
CHRISTINE BARILLARO (Istituto d'arte di Aosta, Valle d'Aosta). La ringrazio, ministro Bogi, a nome mio e degli studenti della Valle d'Aosta, per la sua cortese risposta. Speriamo davvero che il Parlamento abbia la possibilità di avviare sin dai prossimi mesi le necessarie riforme istituzionali.
Nel 1998 la mia piccola regione autonoma ricorderà i cinquant'anni dello statuto di autonomia speciale, che fu varato con una legge costituzionale proprio dall'Assemblea costituente. Chissà che l'anno prossimo non coincida con la discussione di nuovi assetti istituzionali che tengano conto delle richieste di maggiore democrazia, di più partecipazione, di più attenzione al sistema delle autonomie locali, anche attraverso il federalismo.
Non so come saranno l'Italia e l'Europa di domani. L'unica certezza è che noi ci auguriamo che la pace, il dialogo, l'amicizia fra i popoli possano caratterizzare il prossimo millennio. Il secolo che sta per finire è stato caratterizzato dagli orrori delle guerre mondiali. Mi auguro sinceramente che gli anni duemila siano invece nel segno della concordia e dell'amore, del rispetto di ogni differenza e di ogni idea, senza distinzioni di lingua o di razza.
Grazie ancora per questa occasione che ci è stata data. Merci, monsieur le Président, pour cette inoubliable journée, et au revoir dans notre vallée (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Beppe Pisanu, per il gruppo di forza Italia. Ne ha facoltà.
BEPPE PISANU (Gruppo forza Italia). Signor Presidente, cari ragazzi e ragazze, una volta chiesero ad un grande intellettuale italiano - allora membro di questo Parlamento - come fossero i deputati. Lui rispose testualmente così: il 10 per cento è la crema del paese, un altro 10 per cento è la feccia del paese; il restante 80 per cento è come il resto del paese. Era un modo mordace ma intelligente di dire che questa è davvero la casa degli italiani, di tutti gli italiani, con i loro difetti, le loro virtù, i loro problemi, le loro speranze, le loro passioni.
Non sempre noi, qua dentro, riusciamo ad essere all'altezza di tutti gli italiani, per diverse ragioni. Una - me lo suggeriva la ragazza della Valle d'Aosta che ha parlato poco fa - è che in questo Parlamento pesa troppo il passato e pesa meno il
PRESIDENTE. Onorevole Pisanu, come lei sa bene, la seduta, anche quando concerne la trattazione delle interrogazioni che facciamo abitualmente alla Camera, si svolge sulla base di domande già stampate che i ministri conoscono per potersi documentare per la risposta. Se mi permette, per la vecchia amicizia che ci lega, vorrei rilevare che anche lei ha letto parte del suo testo (Applausi).
BEPPE PISANU. No, no.
PRESIDENTE. È bene avere una scaletta, ha ragione.
Comunque valuteremo con attenzione questa proposta. Grazie, presidente Pisanu.
Passiamo al quesito n. 102 di Giulia MANTOVANI, Laura FINOTELLO, Valentina VAROLO, Greta GIOLO e Claudia BRESSAN dell'Istituto magistrale «G. Badini» di Adria, Rovigo (Veneto) (per il testo del quesito vedi l'allegato).
La studentessa Greta Giolo, ha facoltà di illustrare il suo quesito.
GRETA GIOLO (Istituto magistrale «G. Badini» di Adria-Rovigo, Veneto). Signor Presidente, signori ministri, come possono il Consiglio dei ministri e il ministro delle poste e delle telecomunicazioni intervenire per proteggere i giovani da una pubblicità televisiva sempre più invadente e irrispettosa delle coscienze?
PRESIDENTE. Il ministro delle poste e delle telecomunicazioni, onorevole Maccanico, ha facoltà di rispondere al quesito.
ANTONIO MACCANICO, Ministro delle poste e delle telecomunicazioni. La questione posta da questo quesito è più importante di quanto comunemente si ritiene. Ricordo di aver visto su un giornale americano tempo fa una vignetta nella quale vi erano un padre ed un bambino che guardavano un programma televisivo ed il bambino ad un certo punto chiedeva: papà, quanto tempo dobbiamo aspettare per avere un bello spot pubblicitario? Ebbene, questa vignetta dimostra la presa che la pubblicità televisiva ha sui minori.
Il Governo ha presente il problema ed ha istituito presso la Presidenza del Consiglio un comitato che ha il compito di elaborare un codice di comportamento degli operatori televisivi nei riguardi dei giovani e dei bambini. Lo scopo è quello di migliorare ed elevare la qualità delle trasmissioni televisive, non solo della pubblicità, anche, ad esempio, di quelle di intrattenimento, per evitare che venga enfatizzata la violenza e che ricorrano gratuite volgarità o banalizzazioni della vita e dei rapporti personali.
Il comitato è composto da esperti ed ha il compito di definire un codice di
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la studentessa Greta Giolo.
GRETA GIOLO (Istituto magistrale «G. Badini» di Adria-Rovigo, Veneto). Ringrazio il ministro per l'esauriente risposta e spero che tra giovani e pubblicità si crei presto un giusto equilibrio.
PRESIDENTE. Forse anche per raccogliere un invito fatto dal presidente Pisanu, c'è un piccolo fuori programma al quale aderisce il Presidente del Consiglio, nel senso che uno studente della scuola Colombini di Piacenza ha chiesto di porre «fuori sacco» un quesito al Presidente del Consiglio.
Le ricordo che ha un solo minuto a disposizione invece che tre.
Passiamo al quesito n. 022 di Davide CHIESA, Jacopo GAZZOLA, Silvia PICCOLI, Paola VALLA e Calogero SCIASCIA dell'Istituto «G. Molino Colombini» di Piacenza (Emilia-Romagna) (per il testo del quesito vedi l'allegato).
JACOPO GAZZOLA (Istituto «G. Molino Colombini» di Piacenza, Emilia-Romagna). Signor Presidente, il Parlamento viene accusato spesso di lentezza e di scarsa produttività. Una sola Camera non potrebbe svolgere il suo compito in modo più agile e più economico? Se entrambe le Camere esprimono la stessa rappresentanza, perché non si è mai attuata questa semplificazione? Che limiti avrebbe?
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Prodi, ha facoltà di rispondere al quesito.
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei ministri. Questo è proprio uno dei temi forti sui quali è impegnata la Commissione bicamerale, quello cioè di snellire i lavori parlamentari e verificare se, proprio come lei si chiede, una sola Camera sia sufficiente o se la garanzia offerta dalla doppia Camera sia essenziale, com'è nella tradizione del nostro paese. Tuttavia, c'è già qualcosa che si può far subito e che i Presidenti della Camera e del Senato hanno cominciato ad esaminare: mi riferisco allo snellimento dei regolamenti che presiedono ai lavori delle due Camere, in modo che il bicameralismo perfetto, che oggi abbiamo, non sia di ostacolo all'efficienza della vita del Parlamento.
PRESIDENTE. Intende replicare?
JACOPO GAZZOLA, (Istituto «G. Molino Colombini» di Piacenza, Emilia-Romagna). No, il Presidente del Consiglio ha risposto pienamente al quesito che gli ho posto.
PRESIDENTE. Signor Presidente del Consiglio, signori ministri, ragazze e ragazzi, la giornata è così terminata.
Vi chiedo ora un minuto soltanto per fare alcuni ringraziamenti ed un saluto finale. Rivolgo innanzitutto un ringraziamento a voi studenti e ai vostri compagni che hanno collaborato con voi nel preparare i quesiti (e che forse hanno seguito da casa la discussione odierna) e agli studenti e alle persone che ci hanno seguito per televisione. Rivolgo inoltre un ringraziamento agli insegnanti, sia a quelli presenti nelle tribune sia a quelli che vi hanno guidati sia a quelli che sono a casa.
Gli insegnanti danno al paese molto di più di quello che il paese dà loro (questo lo sappiamo). Esprimo quindi l'auspicio che il Parlamento ed il Governo possano dare agli insegnanti ciò a cui loro hanno diritto per il compito straordinario che hanno di educarvi e di formarvi ai valori civili.
Rivolgo altresì un ringraziamento al Ministero della pubblica istruzione e ai provveditorati italiani, che hanno collaborato con grande disponibilità, ai colleghi che hanno selezionato i quesiti e che hanno lavorato con noi, ai commessi, agli stenografi e a tutto quanto l'apparato dell'Amministrazione della Camera, i funzionari, gli impiegati, i dirigenti e il Segretario generale, che hanno organizzato questa seduta.
In quest'Aula si sono sentiti accenti molto diversi. È stato consentito di parlare in lingua non italiana a una vostra compagna, anche se in genere qui non è consentito perché, appunto, si parla soltanto in lingua italiana; tuttavia, la seduta era in qualche modo straordinaria! Abbiamo sentito accenti francesi, accenti un po' tedeschi, accenti siciliani, sardi, toscani e da questa discussione è venuta fuori un'Italia diversa ma unita; e in questa Camera, che è diversa, ma rappresenta l'unità nazionale, oggi, grazie al vostro lavoro, credo sia stata rappresentata, così come vorremmo che accadesse ogni giorno, l'unità nazionale. Siamo differenti nelle varie parti del paese, ma l'Italia è già stata separata per molti secoli, divisa, frantumata e perciò è stata schiava di altri! L'impegno che tutti noi abbiamo è che,
La seduta termina alle 12,07.