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Ilaria Alpi

Ilaria Alpi
Giornalista della Rai, è stata uccisa in un agguato a Mogadiscio il 20 marzo 1994. Si trovava in Somalia per il TG3 dove stava seguendo gli sviluppi dell’operazione ONU “Restore Hope”. Avrebbe compiuto 33 anni il 24 maggio di quell’anno. Nata a Roma, si era laureata in Lingue e Letterature straniere moderne presso l'Istituto di Lingue orientali dell'Università di Roma "La Sapienza", con una tesi in Islamistica dal titolo "La questione della terra sotto il dominio ottomano (XIX s.): esiste una specificità libanese?". L'ottima conoscenza orale e scritta della lingua araba le aveva permesso di ottenere delle Borse di studio dal governo egiziano tramite il Ministero degli Affari esteri italiano negli anni 1985 e 1987. La conoscenza del francese e dell’inglese le aveva consentito collaborazioni giornalistiche dal Cairo con le redazioni Spettacoli e Esteri di Paese Sera (luglio-dicembre 1987) e con la pagina della cultura de l'Unità fra il 1988 e il 1989. Da maggio 1988 a luglio 1989 era stata corrispondente quotidiana dal Cairo per "Italia Radio". Era stata traduttrice (arabo-italiano) per il Ministero del Turismo egiziano. Iscritta dal 1989 all'Albo dei giornalisti pubblicisti, aveva collaborato inoltre con quotidiani e settimanali: il manifesto, Noi Donne e Rinascita. Nel 1989 aveva vinto il concorso Rai da praticante giornalista e dal marzo 1990 era stata assunta da Rai Sat. Dal dicembre 1990 era stata trasferita alla redazione del TG3 di Parigi, poi in Marocco, a Belgrado e a Zagabria. La semplicità del suo modo di essere, la preparazione ed il rigore nell’esercizio della sua professione, sono stati i tratti personali che tutti le hanno sempre riconosciuto. Concepiva e praticava il mestiere giornalistico, che l’aveva già portata a lavorare sui fronti della guerra in Bosnia e nel Medio Oriente, con un impegno personale e quotidiano teso a capire le situazioni di crisi, consapevole che la sua professione era fatta di curiosità e coraggio, di volontà di andare a fondo e di indagare. “A me piace andare, vedere e riferire e non farmi raccontare dagli altri quello che è successo. E questo sempre, in ogni circostanza” ebbe a dire ad un suo collega pochi mesi prima della sua morte. Mise al servizio della professione i suoi studi, concepiti come strumento necessario alla comprensione profonda del mondo islamico, delle sue diverse componenti culturali, religiose e politiche.