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Crisi
del II Governo D'Alema e formazione del II Governo Amato
Si svolgono le elezioni nelle regioni a statuto ordinario
con il nuovo sistema che prevede l'elezione diretta dei Presidenti delle giunte regionali
Dall'esito della consultazione elettorale emerge una netta
affermazione della coalizione di centro destra. I leader del Polo e della Lega Nord
chiedono le elezioni anticipate per il rinnovo delle Camere.
Il Presidente del Consiglio D'Alema convoca il Consiglio dei ministri per esaminare la
situazione politica determinatasi a seguito dei risultati elettorali. Il Presidente del
Consiglio comunica al Consiglio, che condivide l'iniziativa, l'intenzione di sottoporre al
Capo dello Stato le dimissioni dell'Esecutivo
Il Presidente del Consiglio si reca al Quirinale per rassegnare le dimissioni
al Presidente della Repubblica Ciampi.
Il Presidente Ciampi non accoglie le dimissioni e invita il Presidente del
Consiglio a presentarsi in Parlamento.
Il Presidente del Consiglio si presenta al Senato
per rendere comunicazioni. Nel suo intervento l'on. D'Alema dichiara che le
dimissioni del Governo rappresentano un atto di sensibilità politica, non corrispondente
ad un dovere istituzionale. D'altra parte, non considera giusto, né obbligato, far
discendere dal risultato elettorale uno scioglimento anticipato delle Camere. Il Governo,
secondo D'Alema, deve garantire lo svolgimento dei referendum già fissati per il 21
maggio; particolare rilievo, data la necessità di completare la transizione verso un
sistema che consenta una maggiore stabilità politica, assume il referendum
sull'abolizione della quota proporzionale. Le diverse ipotesi di modifica del sistema
elettorale muovono in ogni caso da una generale considerazione di inadeguatezza del
sistema vigente, che sarebbe dunque paradossale e contrario agli interessi del Paese porre
a base di nuove elezioni politiche.
La seduta viene sospesa per permettere al Presidente D'Alema di recarsi alla Camera per
consegnare il testo delle comunicazioni rese al Senato.
Al Senato la seduta riprende con la discussione sulle comunicazioni del Governo e si
conclude con la replica del Presidente del Consiglio, il quale comunica la sua intenzione
di riunire il Consiglio dei ministri e di recarsi successivamente dal Capo dello Stato per
riferire sugli esiti del chiarimento parlamentare.
Si riunisce il Consiglio dei ministri. Il Presidente del Consiglio informa il Consiglio
della sua intenzione, conseguente alle dichiarazioni rese al Senato e al dibattito
parlamentare successivo, di recarsi al Quirinale per rassegnare definitivamente al Capo
dello Stato le dimissioni del Governo. Il Consiglio condivide la scelta compiuta.
Il Presidente del Consiglio rassegna
le dimissioni al Capo dello Stato, che si riserva di decidere e invita il
Governo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti.
Si tiene un vertice degli esponenti della maggioranza che ha sostenuto il Governo D'Alema,
a conclusione del quale le forze politiche che vi prendono parte si dichiarano unite nel
chiedere un Governo, guidato da una figura di alto profilo istituzionale, che porti a
compimento la legislatura.
Il Presidente della Repubblica inizia le
consultazioni per la formazione del nuovo Governo: incontra i Presidenti del
Senato Mancino e della Camera Violante; l'ex Presidente della Repubblica Cossiga; i
Presidenti del gruppo misto del Senato e della Camera; le rappresentanze parlamentari
della Vallee d'Aoste; della Suedtiroler Volkspartei (Svp) e dell'Unione autonomista
ladina; del Movimento sociale - Fiamma Tricolore; del Partito sardo d'azione; della Lista
Pannella; della Liga Alleanza Autonomista - Veneto; de Il centro - Unione popolare
democratica; dei Cristiani democratici uniti - Cdu; del Centro riformatore - Upr; del
Patto Segni - Riformatori liberaldemocratici; degli Autonomisti per l'Europa; del Partito
della Rifondazione comunista; della Lega Forza Nord Padania.
Si concludono le consultazioni del
Presidente della Repubblica. Ciampi ha colloqui con la delegazione unitaria del Polo di
centrodestra (rappresentanze parlamentari di Forza Italia, Alleanza Nazionale e Centro
cristiano-democratico - Ccd); con la delegazione del centrosinistra costituita dai
rappresentanti dei Democratici di Sinistra, dei Popolari, dell'Unione democratici per
l'Europa - Udeur, dei Verdi, de I Democratici, del partito dei Comunisti italiani, dei
Socialisti democratici italiani - Sdi, di Rinnovamento italiano e dei Federalisti
liberaldemocratici Repubblicani; sono infine ascoltati gli ex Presidenti della Repubblica,
Leone e Scalfaro.
Il Capo dello Stato affida l'incarico di formare il nuovo Governo al
prof. Giuliano Amato, ministro del tesoro del Governo dimissionario, il quale, secondo la
prassi, accetta con riserva.
Il Presidente del Consiglio incaricato si reca dai Presidenti delle Camere per comunicare
il conferimento dell'incarico e, subito dopo, a Montecitorio, inizia le
consultazioni incontrando i rappresentanti dei partiti della maggioranza per
discutere in via preliminare le priorità del programma di governo.
Il Presidente del Consiglio incaricato prosegue nel suo
ufficio del ministero del Tesoro le consultazioni informali e i contatti telefonici anche
con le parti sociali per la definizione del programma e della composizione del nuovo
governo.
Il Presidente del Consiglio incaricato continua le
consultazioni nel suo studio al Ministero del tesoro attraverso incontri
bilaterali con alcuni leader della maggioranza che si è impegnata a sostenerlo. Amato
riceve il presidente di Rinnovamento italiano Dini, il segretario del Partito repubblicano
La Malfa, dei Popolari Castagnetti, il leader dei Democratici Parisi, il segretario
dell'Udeur Mastella, la portavoce dei Verdi Francescato. Ha inoltre contatti telefonici
con con Boselli (Socialisti democratici), Cossutta (Comunisti italiani) e Veltroni
(Democratici di sinistra).
Dopo aver concluso le consultazioni, il Presidente del Consiglio incaricato si reca dal
Capo dello Stato per sciogliere la riserva e presentare la lista
dei ministri. Si conclude dopo 6 giorni la crisi di governo.
Il Presidente della Repubblica, con quattro distinti D.P.R. emanati il 25 aprile 2000, accetta
le dimissioni che il Presidente del Consiglio D'Alema ha rassegnato il 19 aprile
anche anome dei Ministri del suo Governo; accetta le dimissioni rassegnate per le
rispettive cariche dai Sottosegretari di Stato, i quali restano in carica per il disbrigo
degli affari correnti sino alla nomina dei nuovi Sottosegretari; nomina il Presidente del
Consiglio prof. Amato e, su sua proposta, nomina i 24 Ministri (uno in meno rispetto ai 25
del precedente Governo; sette sono i ministri senza portafoglio). Il Ministero
dell'industria viene accorpato con quello del commercio con l'estero.
Il Presidente del Consiglio si reca quindi al Senato e successivamente alla Camera per
incontrare i Presidenti Mancino e Violante anche per concordare i tempi della
presentazione del nuovo Governo in Parlamento.
Introducendo una novità nel protocollo, il Presidente del Consiglio Amato raggiunge
Palazzo Chigi, dove ha un colloquio con il Presidente del Consiglio uscente D'Alema.
L'on. Ronchi, con una lettera al Presidente del Consiglio, comunica di voler rinunciare
all'incarico di ministro senza portafoglio, al quale è stato nominato con D.P.R. 25
aprile 2000. Nella lettera con cui annuncia la sua indisponibilità, Ronchi ringrazia
Amato di averlo proposto per l'incarico di ministro per le politiche comunitarie.
Al Quirinale il Presidente del Consiglio Amato, e subito
dopo i Ministri, giurano davanti al Capo dello Stato pronunciando la
formula di rito.
Prima riunione del Consiglio dei ministri.
Il Consiglio condivide collegialmente le proposte formulate dal Presidente Amato di nomina
a Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, con le funzioni
di Segretario del Consiglio medesimo, dell'on. Micheli; di conferimento degli incarichi
ai Ministri senza portafoglio (per le pari opportunità, per la funzione
pubblica, per gli affari regionali, per la solidarietà sociale, per i rapporti con il
Parlamento, e per le riforme istituzionali), e al Ministro dell'Interno dell'incarico per
il coordinamento della protezione civile; di nomina dei 53
Sottosegretari (il numero non comprende il Sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio già nominato all'inizio della seduta) presso i vari Dicasteri (12 in meno
rispetto al precedente Governo). Non vengono attribuite le funzioni di Vicepresidente del
Consiglio. Il Presidente Amato espone quindi le linee generali delle dichiarazioni
programmatiche che illustrerà alla Camera, i cui contenuti sono condivisi ed approvati
all'unanimità dal Consiglio.
A Palazzo Chigi i sottosegretari giurano nelle mani del Presidente del
Consiglio.
Il Presidente del Consiglio si presenta
alla Camera per esporre il programma del nuovo Governo. La seduta viene
quindi sospesa per consentire al Presidente del Consiglio di recarsi al Senato per
consegnare il testo delle dichiarazioni programmatiche. Alla Camera la seduta riprende con
il dibattito sulle comunicazioni del Governo.
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Alla Camera si conclude la discussione sulle comunicazioni
del Governo; dopo la replica del Presidente del Consiglio e le dichiarazioni di voto
viene posta in votazione la mozione di fiducia n. 1-00452 (Mussi, Soro,
Monaco, Grimaldi, Paissan, Bastianoni, Crema e Manzione) per la fiducia al II Governo
Amato, del seguente tenore: "La Camera, udite le comunicazioni del Governo, le
approva e passa all'ordine del giorno". (risultato della votazione: presenti: 622;
votanti: 617; astenuti: 5; maggioranza: 309; favorevoli: 319; contrari: 298).
Il Presidente del Consiglio si presenta al Senato
e integra l'esposizione del programma del Governo, del quale ha già consegnato il testo
subito dopo l'intervento alla Camera. Inizia la discussione sulle comunicazioni del
Governo, che prosegue nel giorno successivo
Dopo la replica del Presidente del Consiglio e le
dichiarazioni di voto, il Senato approva la mozione di fiducia al Governo
n. 1-00545 (sen. Angius, Elia, Pieroni, Napoli Roberto, Marino, Mazzuca Poggiolini, D'Urso
e Marini), analoga a quella approvata dalla Camera (risultato della votazione: presenti:
294; votanti: 253; maggioranza: 147; favorevoli: 179; contrari: 112; astenuti: 2).
In sostituzione dell'on. Ronchi, il Presidente della
Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio, nomina ministro senza portafoglio
l'on. Mattioli, al quale viene conferito, il 19 maggio, l'incarico per le politiche
comunitarie.
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