Allegato B
Seduta n. 466 del 12/5/2004

TESTO AGGIORNATO AL 21 OTTOBRE 2004


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ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
l'intera comunità internazionale sta reagendo con orrore e sdegno dinanzi alle immagini che testimoniano quanto avveniva nei centri di detenzione in territorio iracheno;
le torture e i maltrattamenti inflitti dai soldati inglesi e americani della coalizione ad inermi prigionieri iracheni non possono in alcun modo essere considerati episodi sporadici e isolati ma, come evidenziato dai rapporti della Croce Rossa Internazionale, dalle denunce di Amnesty International e di Human Rights Watch e dallo stesso rapporto del generale statunitense Antonio M. Tabuga, tra i massimi responsabili delle forze di terra Usa, mostrano un contesto in cui torture e violazioni dei diritti umani venivano condotte in maniera sistematica e continuativa e addirittura secondo procedure codificate;
considerato che:
parlamentari dell'opposizione avevano già nei mesi scorsi presentato atti di sindacato ispettivo finalizzate a sensibilizzare il governo sulla questione dei diritti umani in Iraq;
tutto questo non può lasciare indifferente il Governo Italiano che ha chiesto e ottenuto il voto del Parlamento definendo la missione in Iraq una missione umanitaria e di pace e si rende invece di fatto corresponsabile di gravissime violazioni del diritto internazionale;
è stato dichiarato dal Governo che i prigionieri iracheni arrestati dal contingente italiano vengono consegnati alle forze della coalizione, in particolare ai britannici e alla polizia irachena che gestisce il carcere di Nassirya,

impegna il Governo

a far sì che le Forze Armate italiane non consegnino le persone arrestate durante le operazioni della missione Antica Babilonia alle forze della coalizione e alla polizia irachena che gestisce il carcere di Nassirya responsabili per gli interrogatori e i centri di detenzione.
(1-00374) «Pisa, Deiana, Vertone, Crucianelli, Bielli, Sciacca, Amici, Fumagalli, Grandi, Marone, Buffo, Folena, Dameri, Coluccini, Crisci, Tocci, Giulietti, Calzolaio, Pinotti, Rossiello, Ruzzante, Labate, Caldarola».

La Camera,
premesso che:
in Africa la comunità internazionale è chiamata ad affrontare una delle sfide più importanti del nuovo millennio;
il continente africano, infatti, è l'anello debole della nuova globalizzazione, portata avanti senza una conduzione politica adeguata che ponga al centro non gli interessi economici del mondo ricco, ma la possibilità di tutti gli esseri del pianeta di uno sviluppo sostenibile;
il destino dell'Africa è immutabile se i Governi continueranno a privilegiare il dialogo e la cooperazione solo con le istituzioni locali, spesso caratterizzate da corruzione e malgoverno, e non daranno spazio ad una società civile impegnata in un duro lavoro di costruzione della partecipazione e della democrazia;
in Africa si consuma quotidianamente una grande tragedia, spesso nascosta agli occhi dei cittadini dei Paesi più industrializzati; oltre la metà della popolazione africana, circa 340 milioni di persone, vive nella miseria più nera, con meno di un dollaro al giorno a disposizione: questo fa sì che tutte le malattie ritornino con incredibile virulenza, dalla lebbra alla malaria, dalla tubercolosi all'aids;


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su 48 Paesi classificati dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e sullo sviluppo (Unctad) come poveri, 33 sono in Africa;
sono oltre 25 milioni gli ammalati di aids in Africa, sui 34 milioni al mondo: solo in Kenya, per esempio, ogni giorno oltre 700 persone muoiono di aids e sono soprattutto donne e bambini a farne le spese (infatti, per il 2010 si prevedono oltre 18 milioni di bambini orfani per l'aids);
solo il 58 per cento della popolazione dispone di acqua potabile, ci sono 16 medici ogni 100.000 abitanti e l'aspettativa di vita alla nascita è di 54 anni;
i più esposti ai vari problemi sono donne e bambini,
le donne subiscono enormi problemi legati alle malattie trasmissibili sessualmente ed al parto, aggravate da usanze e restrizioni religiose che le espongono ad abusi fisici e psicologici;
secondo l'Unicef, il più alto tasso di mortalità infantile sotto i 5 anni è in Africa: guidano la tragica classifica la Sierra Leone con 284 bambini su 1000, il Niger con 265 su 1000 e l'Angola con 260 su 1000;
sempre secondo l'Unicef, l'Africa subsahariana presenta il numero più alto di bambini in età scolare che non frequenta la scuola primaria: 41 milioni nel 1990 e 45 milioni nel 2002; in questa regione il numero di bambine che non frequentano la scuola è salito da 20 milioni nel 1990 a 24 milioni nel 2002; dei 300.000 minori di 18 anni «usati» nei conflitti, 120.000 sono in Africa;
la maggioranza dei 21 conflitti censiti nel 2002 dall'Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (Sipri) erano nel continente africano, che ha speso nel 2001 il 2,1 per cento del prodotto interno lordo in spese militari;
l'Africa rappresenta solo 1,1 per cento del prodotto mondiale lordo, eppure è il continente più ricco di materie prime;
il continente africano deve pagare un debito che si aggira sui 300 miliardi di dollari, i cui interessi se potessero essere spesi per la lotta alla fame ed alla malattia sarebbe un notevole passo in avanti verso la possibilità di riscatto;
l'Africa per troppo tempo è stata vista solo come un terreno dove portare aiuto come business e non come forma di giustizia e risarcimento: particolarmente preoccupante è la crescente privatizzazione delle risorse;
la percentuale dello stanziamento pubblico allo sviluppo del nostro Paese ammonta allo 0,13 per cento, quindi ben lontano dallo 0,7 per cento, obiettivo minimo indicato dalle Nazioni Unite per ridurre drasticamente la fame nel mondo, ma anche lontano dall'obiettivo dato dal Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi di giungere allo 0,33 per cento entro la fine della legislatura;
negli ultimi anni si sono susseguiti vertici internazionali che hanno preso impegni straordinari a favore dell'Africa, ma che spesso sono rimasti lettera morta;
il nostro Stato deve tornare ad essere un Paese che, con la sua vocazione geografica e morale, deve porsi come ponte fra l'Europa e l'Africa;

impegna il Governo:

ad azzerare il debito dei Paesi più poveri, come previsto dalla legge n. 209 del 2000;
ad attivarsi per dare alla cooperazione italiana adeguati mezzi e risorse per il raggiungimento degli obiettivi che il nostro Paese si è dato a livello internazionale ed a privilegiare il ruolo della società civile locale;
ad intervenire per permettere di produrre e distribuire gratuitamente i vaccini e gli strumenti di prevenzione delle malattie, prima fra tutte l'aids;
a sostenere tramite l'Unione europea una posizione comune in ambito Onu,


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affinché ci sia un forte impegno per sostenere la soluzione dei vari conflitti africani;
a promuovere a livello internazionale una politica volta a sospendere il traffico di armi, anche leggere verso il continente africano;
a contrastare politiche di dumping e adoperarsi presso l'Organizzazione mondiale del commercio affinché vengano individuate nuove regole commerciali che permettano l'accesso nei mercati mondiali delle produzioni africane;
ad adoperarsi affinché sia adottata una certificazione che garantisca che la provenienza di alcuni prodotti (diamanti, legname, petrolio ed altro) non sia legata a guerre, sfruttamento indiscriminato delle risorse o oltre forme di sottomissione dell'uomo o impoverimento del territorio;
ad assumere iniziative politiche e diplomatiche affinché vengano raggiunti gli obiettivi sottoscritti nel settembre 2000 in sede del Millenium round.
(1-00375) «Cima, Pappaterra, Pecoraro Scanio, Zanella, Cento, Bulgarelli, Lion, Grotto, Albertini, Rocchi, Boato, Rosato».