Allegato B
Seduta n. 466 del 12/5/2004

TESTO AGGIORNATO AL 13 MAGGIO 2004


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ATTIVITĄ PRODUTTIVE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
X Commissione:

GROTTO e MILIOTO. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
nella seduta del 12 dicembre 2002, il sottosegretario di Stato per le attività produttive, onorevole Dell'Elce, rispondendo ai quesiti posti dall'interrogante con l'atto di sindacato ispettivo n. 2-00573, in merito alla centrale termoelettrica di Polesine Camerini, dichiarava, tra l'altro, «il 23 settembre scorso le attività istruttorie relative al citato procedimento amministrativo, sospese a seguito di chiarimenti, sono state riattivate e tuttora si è in attesa della pregiudiziale pronuncia di compatibilità ambientale per indire una nuova e conclusiva riunione della Conferenza dei servizi»;
di seguito, lo stesso Sottosegretario, dichiarava «le azioni di incontro e coinvolgimento promosse dal Ministero delle attività produttive evidenziano il notevole interesse che riveste la realizzazione del progetto, in ragione della valenza strategica per il soddisfacimento del fabbisogno nazionale di energia elettrica e per la diversificazione dei combustibili utilizzati nella termoelettrica, sia in termini di economicità sia in termini di affidabilità, nonché per i riflessi di salvaguardia occupazione e socio-economica di cui potrà beneficiare il territorio interessato»;
l'Amministratore delegato dell'Enel, Paolo Scaroni, durante la presentazione del bilancio ha affermato che senza orimulsion come combustibile la centrale di Porto Tolle è destinata a chiudere poiché l'impianto non è, oggi, concorrenziale;
tutto ciò è dovuto agli inammissibili ritardi che si sono registrati in merito alla valutazione di impatto ambientale del progetto di riambientalizzazione a orimulsion della centrale, che è e rimane l'unica trasformazione possibile;


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questo ritardo non ha consentito, tra l'altro, di procedere nei lavori di ambientalizzazione della centrale ed ha fermato l'ammodernamento della stessa con il risultato che la stessa continua ad essere alimentata con olio combustibile denso (OCD), altamente dannoso per l'ambiente circostante, e, per di più, in attesa della decisione che non arriva da parte della commissione ministeriale di valutazione impatto ambientale, non vengono neanche più eseguiti i necessari lavori di manutenzione;
questo modo di agire, irresponsabile viste le implicazioni per la stessa salute dei cittadini oltre che per la salvaguardia dell'ambiente, ha fatto crescere la preoccupazione e la tensione sia tra gli amministratori locali, che aspettano risposte precise, che tra le popolazioni che non si sentono, nella maniera più assoluta, tutelate da quelle Istituzioni nazionali e regionali che da troppo tempo dicono tutto e il contrario di tutto;
la prospettata chiusura della centrale di Polesine Camerini, non programmata e improvvisa, ha messo in immediata agitazione i sindacati di settore che temono per il futuro dei 340 occupati della centrale e per i numerosi altri posti di lavoro che gravitano come indotto dell'impianto -:
quali siano le reali intenzioni del Governo in merito al futuro della Centrale termoelettrica del Polesine e per quale motivo non sia stato formulato, da parte della Commissione ministeriale di valutazione dell'impatto ambientale, il dovuto parere di merito, visti gli impegni precisi che erano stati assunti in materia e, per quando si prevede, che inizino i lavori di ambientalizzazione della centrale medesima.
(5-03201)

D'AGRÒ. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
nel distretto tessile-abbigliamento delle province di Modena e Reggio Emilia esistono circa 500 aziende cinesi regolarmente iscritte presso le Camere di Commercio, il cui fatturato ha raggiunto negli ultimi anni 66 milioni di euro;
gli addetti di nazionalità cinese impiegati in tali imprese sono stimati in seimila unità di cui circa il 50 per cento è clandestino e vive nello stesso immobile in cui lavora a cottimo per 14 ore al giorno, senza regole sull'igiene e sulla sicurezza sia fisica personale che dell'ambiente circostante;
il valore di aggiudicazione degli ordinativi per le aziende cinesi che operano nel distretto è di circa un quarto rispetto a quello proposto dalle aziende locali di subfornitura che si sono viste ridurre drasticamente le commesse;
come denunciato recentemente in una nota trasmissione radiofonica, alcune situazioni particolarmente deviate, presenti nell'area fiorentina, sono state portate a conoscenza delle competenti autorità affinché fossero presi adeguati provvedimenti;
altre realtà territoriali del Paese, dalla Sicilia al Veneto, non sono immuni dal fenomeno che mina le regole primarie di una libera e corretta concorrenza nel mercato -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione e se intenda adottare iniziative per evitare che l'espandersi di imprese cinesi clandestine nel territorio nazionale possa minare il settore tessile e abbigliamento italiano, determinando la chiusura di centinaia di piccole aziende con la conseguente perdita di molti posti di lavoro.
(5-03202)

POLLEDRI e DANIELE GALLI. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il governo ha allo studio la predisposizione dei decreti dei regolamenti attuativi delle nonne di cui all'articolo 4 della legge 24 dicembre 2003, n. 350, commi 61, 63, 72, 73, 74, relativi alla promozione del Made in Italy;


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la finalità del provvedimento è costituire una «etichettatura Made in Italy» per i manufatti integralmente prodotti sul territorio nazionale;
è ravvisabile il rischio di una confusione per le imprese, che potrebbero essere indotte a credere che sia necessario, per apporre la dicitura «Made in Italy» che il prodotto abbia caratteristiche ulteriori rispetto a quelle richieste dal codice doganali e relative allegati, per soddisfare l'esigenza che il manufatto sia prodotto «integralmente sul territorio nazionale»;
gli imprenditori sono perfettamente in grado di sapere in quali condizioni può essere applicata la denominazione di origine in quanto le relative norme sono stabilite dal codice doganale comunitario e dai relativi allegati;
la denominazione di origine non gode della tutela riservata ai marchi di fabbrica, ma al tempo stesso non è consentito apporre sui prodotti false denominazioni di origine: infatti la disciplina della denominazione di origine, così come le forme di tutela, è del tutto differente rispetto alla disciplina dei marchi;
pertanto la sovrapposizione tra le due differenti forme di tutela non può che generare equivoci;
i regolamenti allo studio, secondo anticipazioni di stampa non istituirebbero un marchio d'altro identificativo di qualità territoriale e/o collettivo sovrapponendosi pertanto a quanto già stabilito nel codice comunitario a quanto non viene già stabilito dal codice comunitario in materia di denominazione di origine;
l'istituzione del marchio è finalizzata ad offrire ai fruitori della denominazione di origine «made in Italy» la tutela riservata ai marchi di fabbrica; si ritiene pertanto di poter raggiungere questo scopo, inserendo la denominazione di origine del prodotto «made in Italy» in un marchio;
nell'eventualità si volesse perseguire sulla certificazione si possono intravedere serie difficoltà di individuazione dei criteri di assegnazione, soprattutto in considerazione dell'introduzione di criteri estranei, quali la tutela del lavoro, salute pubblica, protezione lavoro minorile, mercato del lavoro;
a conferma di quanto sopra, numerose associazioni di categoria già lamentano la difficoltà di districarsi tra le norme comunitarie e le future norme statali;
se il Ministro interrogato non ritenga importante evitare il rischio che si creino obiettivamente e di diritto due categorie di prodotti: per i primi la denominazione di origine è gratuita, facoltativa, con una disciplina dettata dal diritto doganale e dallo stesso tutelata, per i secondi facenti riferimento ai decreti e regolamenti allo studio, rimarebbe da chiarire sia quale prodotto possa fregiarsi dell'etichettatura, distinguendo l'etichettatura dalla denominazione di origine prevista dal codice comunitario, sia in cosa differiscono le norme di tutela dell'etichettatura rispetto alle norme di tutela della denominazione di origine.
(5-03203)

SAGLIA e BELLOTTI. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
i prezzi di numerose materie prime, fondamentali per una varietà di produzioni industriali italiane ed europee, nel secondo semestre del 2003 e nei primi mesi del 2004 hanno fatto registrare aumenti ripetuti e continui che stanno provocando situazioni di grave disagio produttivo ed evidenziano autentiche «patologie» di mercato;
le cause di tali patologie risiedono da un lato nella carenza di materiale coke e rottame nel territorio europeo e, dall'altro, nell'azione della Cina, che - lo ricordiamo - è il maggiore produttore mondiale di acciaio (182 milioni di tonnellate su un totale di 902);
la penuria di coke in Europa è stata accentuata dalla decisione cinese di ridurre drasticamente il numero di licenze


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per la vendita di coke alle aziende produttrici straniere, per esigenze di consumo interno di acciaio, atto a sostenere le opere di sviluppo;
inoltre, la Cina ha incentivato l'acquisto sul mercato internazionale di rottame, indispensabile per la costruzione di lamiere e pannelli, determinando così una carenza di materiale;
tali iniziative della Cina hanno determinato degli aumenti fino al 15 per cento per l'alluminio, del 70 per cento per il rame, del 35 per cento per le lamiere da treno, del 50 per cento per i tubi saldati, del 15 per cento per i tubi senza saldatura, mentre nel solo periodo gennaio-febbraio 2004 si sono evidenziati aumenti del 30-35 per cento per tutti i laminati, del 40-50 per le lamiere, del 20-25 per cento per le travi saldate, del 70-80 per cento per i prodotti tubolari;
l'industria siderurgica è fondamentale per l'economia italiana ed europea e l'acciaio è strategico per lo sviluppo ed è essenziale per la siderurgia italiana;
nel 2002 l'Unione europea ha prodotto 158,8 milioni di tonnellate di acciaio, di cui 45 milioni prodotti dalla Germania e 26,3 milioni di tonnellate dall'Italia, che si è collocata al secondo posto nella Unione europea;
esiste una oggettiva difficoltà di approvvigionamento di coke e di rottame;
gli USA, la Corea ed, in Europa, la Svizzera, hanno adottato delle misure che hanno bloccato l'esportazione di rottame e di tondo, subordinandola ad autorizzazione governativa -:
se intenda adottare delle iniziative, anche normative, volte a trattenere nel territorio nazionale il rottame di ferro italiano, come «misura tampone» per bloccare l'impennata dei costi dell'acciaio e la rarefazione del prodotto e intenda proporre l'adozione di simili misure anche a livello comunitario, adoperandosi in sede internazionale affinché la Cina abolisca le restrizioni quantitative agli scambi.
(5-03204)

GAMBINI, CIALENTE e TOCCI. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il gruppo FINMECCANICA ha concordato con l'inglese BAE la costituzione di una società Euro System che dovrebbe contenere AMS e altre società del gruppo italiano;
la nuova società EUROSYSTEM sarebbe a maggioranza inglese e determinerebbe una perdita di sovranità del nostro Paese su settori industriali di alta tecnologia e di garanzia di delicate funzioni civili, come il controllo del traffico aereo, e di funzioni militari;
le clausole di garanzia del socio di minoranza valgono solo per un periodo di 4 anni, dopo il quale l'azionista di maggioranza può disporre liberamente del patrimonio industriale italiano;
l'accordo toglie all'Italia il controllo della tecnologia radar che ha rappresentato per decenni una produzione di eccellenza internazionale;
l'accordo mette in difficoltà le Forze Armate Italiane, in particolare la Marina, le quali si dovranno confrontare con l'industria sotto il controllo inglese;
il Ministro dell'Economia e delle finanze aveva dichiarato, in riferimento a FINMECCANICA, che le alleanze internazionali non possono realizzarsi senza pariteticità;
tutti i governi di grandi paesi europei si preoccupano di garantire gli interessi nazionali assicurando la pariteticità delle proprie imprese nelle alleanze internazionali;
la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha sempre rifiutato il confronto richiesto dalle organizzazioni sindacali;


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è diffusa la preoccupazione tra i lavoratori per lo smembramento di uno dei presidi produttivi più importanti del Paese;
nel contempo da molti mesi sono in corso trattative tra FINMECCANICA-Alenia Spazio ed Alcatel Space per la costituzione di due joint venture: una manifatturiera SATCO, a controllo francese, ed una per i servizi SERVCO, a controllo italiano;
è prevedibile che tale intesa vada letta alla luce della presenza di un terzo, forte, operatore europeo, il gruppo franco-tedesco Astrium, con il quale successivamente la joint-venture Alenia Spazio-Alcatel Space potrebbe ricercare nuove intese;
da più parti si esprimono gravi preoccupazioni circa il futuro del sistema spaziale italiano, nel quale sono altresì presenti anche piccole e medie imprese a tecnologia avanzata, che potrebbe vedere da questi accordi la nostra azienda di punta ridotta ad un ruolo subalterno e marginale;
le trattative con il partner francese sono state condotte da FINMECCANICA senza il necessario supporto del Governo e con l'ostilità dichiarata dall'Agenzia Spaziale Italiana che ha fatto mancare all'industria nazionale finanziamenti già stanziati per lo sviluppo del settore, ad esempio 180 milioni di euro per il progetto «GALILEO-Perseus»;
in Francia, invece, l'industria si muove nelle alleanze internazionali con il pieno sostegno del Governo e dell'agenzia nazionale realizzando in tal modo una maggiore forza contrattuale;
la posizione contrattuale italiana è stata indebolita anche da estemporanee iniziative antieuropee assunte dal Governo italiano, come ad esempio l'accordo con i Russi per il lancio di missili dalla base di MALINDI in concorrenza con il progetto europeo VEGA;
per la piena riuscita delle trattative sarebbe necessario impostare un piano di sostegno all'industria nazionale (piccola e grande) mediante il finanziamento della domanda pubblica e il rilancio della ricerca scientifica, predisporre un'alleanza strategica di tutto il settore aerospaziale italiano (Alenia, Telespazio, Avio, GalileoAvionica, eccetera), assicurare un piano concreto di sostegno da parte dell'ASI, in modo da rafforzare la capacità contrattuale di Finmeccanica;
nel caso in esame occorrerebbe in effetti l'intervento del Governo a sostegno delle industrie strategiche del nostro Paese (come accade in Germania, Gran Bretagna, USA, dove ci si preoccupa di garantire gli interessi nazionali delle proprie imprese nelle alleanze internazionali) per raggiungere la pariteticità societaria o comunque per alzare il peso specifico dell'Alenia Spazio nell'intesa e definire così regole di Governance della società mista realmente paritetiche;
tali vincoli di garanzie/regole di governance - per esempio il riconoscimento al partner di minoranza del potere di veto su scelte strategiche afferenti le tecnologie, i siti produttivi eccetera - debbano essere stabili nel tempo;
al contrario ancora non si conosce quali saranno le quote Alenia ed Alcatel nell'ambito della SATCO, quale salvaguardia e quali prospettive sono previste nell'ambito della joint venture per i centri di eccellenza italiani, quali saranno le quote FINMECCANICA ed Alcatel nell'ambito della SERVCO, né quali strutture saranno in essa ricomprese ed in particolare se in essa sono previsti, e quali, segmenti di terra e soprattutto quali saranno le intese riguardo la governance delle due società;
si renderebbe necessario chiedere a FINMECCANICA di aggiornare le trattative in corso alla luce della predisposizione di un piano straordinario di sostegno dell'industria spaziale italiana;
tutto ciò fa sospettare che il Ministro dell'Economia abbia cambiato idea rispetto


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a sue precedenti dichiarazioni sull'esigenza di pariteticità nelle alleanze nazionali di FINMECCANICA;
alla luce di queste vicende l'Italia si avvia a perdere sovranità e ruolo in settori strategici quali l'industria della difesa e dello spazio, con il rischio di un grave declino nel settore industriale dell'alta tecnologia -:
se alla luce di quanto esposto in premessa, il Governo non ritenga necessario assumere iniziative per tutelare il ruolo dell'industria italiana in settori strategici, ad alta tecnologia, dello spazio, telecomunicazioni, difesa.
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