Allegato B
Seduta n. 466 del 12/5/2004


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DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
IV Commissione:

MINNITI, CAPITELLI, PINOTTI, RUZZANTE e PISA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
lo stabilimento Genio militare di Pavia, prima dell'inserimento nella «Tabella


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C» del decreto ministeriale 20 gennaio 1998, è stato l'unico stabilimento di 4o livello per mezzi e Materiali del Genio con il compito di curare l'approvvigionamento e il mantenimento di tutti i mezzi e materiali del Genio con pochissime esclusioni;
il personale di cui dispone è quindi altamente qualificato e lo stesso può dirsi per le attrezzature tuttora in dotazione, e proprio in relazione a tali condizioni lo stabilimento ha svolto anche compiti di consulenza tecnica di alto livello e attività di formazione dei sottufficiali meccanici di officina e capi laboratorio del Genio, con eccellenti risultati;
le infrastrutture sono tuttora in buone condizioni e in posizione geograficamente strategica, all'interno del triangolo industriale Milano-Genova-Torino, servite da una buona rete stradale, da una linea ferroviaria e con la possibilità di accedere facilmente a una viabilità fluviale;
lo stabilimento ha avuto un ruolo importante in occasioni di diverse missioni di pace quali quella in Somalia, in Mozambico, in Bosnia e in Albania ed è stato anche coinvolto nell'aiuto alle popolazioni colpite da calamità naturali;
si è quindi in presenza di una risorsa che per conoscenze e capacità produttive è in grado di operare a favore di molte pubbliche esigenze con risultati che potranno essere positivi anche sul piano economico, considerando che potrebbe fornire beni e servizi utili, ad esempio, alla protezione civile, corsi di formazione finalizzati ad attività di manutenzione di terzo e quarto livello, attività addestrative in campo antinfortunistico dal punto di vista sia teorico che pratico -:
se il Governo ritenga possibile recuperare allo stabilimento, guardando anche aldilà delle sole esigenze della Difesa, funzioni e compiti che siano in grado di utilizzare al meglio le risorse umane e tecnologiche di cui dispone.
(5-03198)

DEIANA e PISA. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
gli articoli 29 e 31 della Costituzione stabiliscono che la Repubblica italiana riconosce i diritti della famiglia come società naturale, protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo;
l'articolo 30 della Costituzione stabilisce che è dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli;
il procedimento di trasferimento del personale militare come quello di altri corpi armati dello Stato, ad ordinamento militare e civile non dovrebbe, a giudizio dell'interrogante, prevalere su queste fondamentali norme costituzionali, che garantiscono all'istanza dei genitori il diritto ed il dovere di accudire il proprio figlio nei primissimi anni di vita, in modo accessibile, continuativo e certo;
al Maresciallo di 2a classe, dell'Aeronautica militare, Luca Marco Comellini, in servizio presso il 7o Reparto Tecnico Operativo la cui sede è nel comune di Latina, e alla signora Beatrice Anna Lolli che svolge servizio nella Polizia di Stato, con la qualifica di Vice Sovrintendente, presso la Questura di Livorno-Commissariato di Cecina sposati e genitori di un bambino nato il 27 ottobre 2003, tale dovere/diritto è compromesso dalla lontananza tra l'abitazione di residenza della famiglia, situata nel comune di Cerveteri e il luogo di lavoro di entrambi;
la Vice Sovrintendente signora Beatrice Anna Lolli in data 2 aprile 2004, dopo un periodo di astensione obbligatoria, ha ripreso servizio presso il citato Commissariato, dove usufruisce di un alloggio collettivo. Il regolamento della Polizia di Stato sulla gestione e conduzione di detta tipologia di alloggi prevede, tra l'altro, che il personale fruitore del servizio non possa ospitare negli stessi alloggi alcuna persona, né detenere alcun tipo di elettrodomestico, né cucinare, consumare


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pasti o quanto altro possa variarne la destinazione d'uso o arrecare disturbo ad altri;
il Commissariato della Polizia di Stato di Cecina non è dotato di servizio mensa;
risulta evidente, quindi, l'impossibilità per la signora Beatrice Anna Lolli di poter accudire al proprio figlio nella sede di servizio o di poter usufruire delle agevolazioni previste dalle norme sulla tutela della maternità, per il primo anno di vita del bambino, data la lontananza con il luogo dove è situata la propria abitazione;
in considerazione della gravidanza e della prossima maternità, già in data 25 giugno 2003 e successivamente nel mese di febbraio 2004, la Vice Sovrintendente signora Beatrice Anna Lolli presentava al Ministero dell'interno - Dipartimento della P.S. - Direzione Centrale per il Personale Servizio Sovrintendenti, Assistenti ed Agenti, istanza di trasferimento per la sede di Roma, Cerveteri e Civitavecchia, nella quale esponeva, con congruo anticipo, le gravi difficoltà che avrebbe dovuto affrontare rientrando in servizio presso il Commissariato di Cecina (Livorno);
in considerazione della mutata condizione familiare e, nella circostanza particolare, nei confronti del proprio bimbo di appena 1 mese di vita, in data 14 novembre 2003 il Maresciallo Luca Marco Comellini presentava, al Comando di appartenenza, istanza di trasferimento, a norma della direttiva DIPMA 001/2001, parte 1a, capitolo 4, per le sedi di Roma (COMAER, COMLOG, SMD, RUD) e Cerveteri (Reparto incursori A.M. - Furbara) nella quale rappresentava, con congruo anticipo, le gravi difficoltà che avrebbe dovuto affrontare permanendo nella sua attuale sede di servizio di Latina;
in data 8 ottobre 2003, il Ministero dell'interno con la nota n. 333.D/65982 a firma del Direttore della Divisione, comunicava alla Vice Sovrintendente signora Beatrice Anna Lolli, che l'istanza da lei inoltrata e annotata agli atti, era preceduta da 19 istanze prodotte da pari qualifica con maggiore anzianità di servizio in sede, e che pertanto aveva scarse possibilità di essere accolta;
a tutt'oggi, al Maresciallo Comellini, non è stata data alcuna comunicazione in merito alla sua richiesta di trasferimento avanzata in data 14 novembre 2003;
a parere dell'interrogante, in considerazione dell'appartenenza dei coniugi a due Corpi Armati dello Stato, sebbene l'uno ad ordinamento civile e l'altro militare, le norme vigenti sulla tutela della maternità e della paternità, concernenti la fruizione di eventuali permessi, periodi di astensione facoltativa, congedo ordinario e straordinario non risultano adeguati e sufficienti a consentire ai due genitori di poter accudire il proprio figlio Giulio nato il 27 ottobre 2003 -:
quali urgenti ed immediate iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per garantire, in considerazione del crescente numero di famiglie i cui genitori svolgono il loro servizio presso differenti Forze armate o Corpi armati ad ordinamento civile e militare, come nel caso del Maresciallo Comellini e della Vice Sovrintendente signora Beatrice Anna Lolli, il diritto e il dovere dei genitori, costituzionalmente tutelato di accudire alla prole, mediante il ricongiungimento dei nuclei familiari nelle sedi richieste.
(5-03199)

OSTILLIO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
sono stati accertati, dall'Arsenale della Marina militare di Taranto (con particolare riferimento a periodi recenti) numerosi casi di omesso pagamento di contributi INPS e INAIL, da parte di imprese appaltatrici per lavori di manutenzione a carattere navalmeccanico, con dichiarazioni mendaci rese - in fase di presentazione dei documenti di gara - da parte dei titolari delle aziende interessate;


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la normativa che regola in materia le modalità di intervento, repressione e sanzione, da parte della Pubblica amministrazione, prevede tra l'altro un congruo periodo di sospensione dell'invito a gare per le aziende delle quali sia stato accertato l'illecito comportamento, oltre alla revoca degli appalti aggiudicati e in corso (salvo casi specifici e limitati);
tali norme verrebbero di fatto aggirate attraverso la cessione (reale o fittizia) di ramo d'azienda o dell'intera impresa a terzi, e così risulta allo scrivente che taluni sedicenti imprenditori stiano facendo, con grave danno per le ditte in regola;
rimane pendente - rispetto a tali modifiche societarie - il problema delle certificazioni militari richieste a tutte le aziende che vogliono partecipare a lavori nell'ambito dell'Arsenale, procedura che richiede specifici accertamenti e idonei tempi di gestione dell'iter autorizzativo;
tali situazioni non dovrebbero essere assolutamente avallate, magari mediante un'ingiustificata accelerazione delle procedure di verifica e certificaizone dei requisiti delle ditte, a danno degli imprenditori più seri -:
quali iniziative intendano adottare e quale sia l'opinione del Governo in merito, considerati i precedenti in materia (ricordato ad esempio il comportamento di chiarezza adottato da Commiservizi per casi analoghi) se ritenga di operare nello spirito della legge al fine di impedire furbizie ed aumentare la trasparenza delle procedure, così agevolando il miglioramento dei processi di qualità del sistema imprenditoriale locale nel suo complesso.
(5-03200)

Interrogazione a risposta in Commissione:

DEIANA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
al personale militare, dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica che si trova nella condizione di servizio volontario non viene corrisposta, dall'Amministrazione della Difesa, la relativa contribuzione ai fini previdenziali in favore dell'I.N.P.D.A.P.;
a detto personale è richiesto il pagamento del riscatto ai fini previdenziali e di buonuscita, dei periodi di servizio volontario svolto, all'atto del transito in servizio permanente, nonostante il consolidato orientamento giurisprudenziale ritenga che al pari di qualsiasi rapporto previdenziale, anche quello nel quale è parte l'I.N.P.D.A.P. è distinto ed autonomo rispetto al rapporto di impiego, nel senso che non ha origine contrattuale ma sorge ope legis al verificarsi del presupposto di legge, che è costituito dallo svolgimento, da parte del militare, di attività lavorativa a favore dell'amministrazione ed in posizione di subordinazione rispetto ad essa, indipendentemente dal fatto che detta attività sia svolta in posizione di ruolo o non di ruolo e a tempo determinato o indeterminato;
alla nascita del rapporto di impiego con l'amministrazione statale si accompagna quindi la contestuale costituzione del correlativo rapporto previdenziale, che è rapporto unitario anche se complesso, perché comprensivo di due relazioni fondamentali: la prima, intercorrente fra l'amministrazione statale datrice di lavoro e l'Istituto di previdenza e avente ad oggetto l'iscrizione al Fondo di previdenza e il pagamento del relativo contributo; la seconda, intercorrente fra l'Istituto di previdenza e il dipendente statale avente ad oggetto il pagamento dell'indennità di buonuscita al verificarsi delle condizioni previste dalla legge. Giurisprudenza e dottrina hanno da tempo chiarito che l'unitarietà del rapporto previdenziale discende dal nesso di interdipendenza (o di sinallagmaticità), genetico e funzionale, che intercorre fra le due relazioni fondamentali; in altri termini, l'obbligazione avente ad oggetto la prestazione in tanto sussiste in quanto ricorra, a monte, l'obbligazione contributiva (sinallagma genetico); la stessa obbligazione in tanto deve essere adempiuta in quanto sia stato pagato (o,


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quanto meno, sia dovuto) il contributo previdenziale (sinallagma funzionale);
l'unitarietà del rapporto previdenziale comporta quindi che un solo fatto è alla base della sua costituzione e della contestuale nascita delle relative obbligazioni a carico dei soggetti ad esse tenute (amministrazione datrice di lavoro e Istituto di previdenza) e cioè l'esistenza di un rapporto d'impiego alle dipendenze dell'amministrazione statale;
non varrebbe opporre che la norma in questione si riferisce al contenzioso in materia di indennità, laddove la materia del contendere riguarda l'obbligo di iscrizione al Fondo di previdenza e di pagamento del contributo;
è agevole infatti osservare che il legislatore del 1980 ha richiamato l'indennità di buonuscita come elemento di individuazione dell'intero rapporto previdenziale che ad essa è strutturalmente e funzionalmente preordinato;
nelle numerose controversie nella quale si discute del diritto del militare all'iscrizione al Fondo di previdenza è indubbio che contraddittore necessario è innanzi tutto l'amministrazione di appartenenza, che per legge è obbligata a chiederla all'Istituto di previdenza e a pagare il relativo contributo, ove ricorra il presupposto di legge (l'esistenza di un rapporto di pubblico impiego);
a differenza del servizio militare di leva, nel quale la costituzione del rapporto avviene per atto coattivo dell'amministrazione militare (la chiamata alle armi), nel servizio svolto in posizione di ferma e di rafferma la costituzione del rapporto non può prescindere dalla dichiarata disponibilità dell'interessato, onde la denominazione legale di servizio volontario (articoli 38 e seguenti, legge 31 luglio 1954 n. 599);
detto servizio, che costituisce ancora oggi per il personale militare la strada normale di accesso al servizio permanente effettivo, presenta tutti gli elementi che da tempo giurisprudenza e dottrina individuano come caratterizzanti il rapporto di pubblico impiego, e cioè:
a) la sua correlazione con i fini istituzionali dell'amministrazione militare, al cui perseguimento il militare in posizione di ferma e rafferma attende in maniera immediata e diretta;
b) la professionalità, conseguente al fatto che il militare è considerato in ogni momento in attività di servizio;
c) la continuità del servizio, in quanto il militare è assunto non per una singola opera, ma per esigenze di carattere durevole;
d) l'obbligatorietà della prestazione a favore dell'amministrazione, atteso che il militare «è vincolato, per obbligo assunto, a prestare servizio per un periodo di tempo determinato» (articolo 38 citato legge n. 599 del 1954);
e) la predeterminazione della retribuzione a lui spettante, che è costituita dalle voci che concorrono a formare il trattamento economico complessivo del personale in s.p.e.;
f) la subordinazione gerarchica, che intuitivamente è più incisiva di quella alla quale è tenuto il personale civile;
g) l'occupazione di un posto di organico;
h) lo svolgimento di una carriera, sia pure limitata, che costituisce il presupposto necessario per l'instaurazione del successivo rapporto d'impiego a tempo indeterminato;
il decreto del Presidente della Repubblica 29 dicembre 1973 n. 1032, nell'individuare i dipendenti aventi titolo all'iscrizione al Fondo di previdenza già gestito dall'E.N.P.A.S., e ora dall'I.N.P.D.A.P., ricomprende fra essi i militari delle forze armate senza ulteriori specificazioni (articolo 1) se non che siano in servizio «continuativo», che è posizione in cui si trovano i militari in ferma e rafferma;
lo stesso decreto del Presidente della Repubblica n. 1032, al successivo articolo


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2, elenca le categorie non aventi diritto all'iscrizione, e fra questi non compaiono i soggetti di cui si discute;
pertanto è indubbio che il rapporto di lavoro del personale in ferma e rafferma assume in sé tutte le connotazioni del pubblico impiego e realizza quindi il presupposto di legge per la costituzione automatica del rapporto previdenziale avente ad oggetto l'obbligo contributivo e l'indennità di buonuscita. In materia il corrente orientamento giurisprudenziale conferma l'obbligo per il ministero della difesa di provvedere all'iscrizione del personale militare in servizio permanente al Fondo di previdenza e di versare all'I.N.P.D.A.P. il contributo afferente al periodo di volontariato, limitatamente all'importo che ad esso fa carico e contestualmente dichiara l'obbligo per l'I.N.P.D.A.P. di restituire al personale militare le somme che abbia già provveduto a versare a titolo di contributo di riscatto -:
se il Ministro sia a conoscenza di tale complesso di elementi e quali disposizioni abbia impartito od intenda impartire affinché siano puntualmente applicate le disposizioni di legge in materia previdenziale, anche alla luce dei consolidati orientamenti dei giudici amministrativi e del sempre crescente contenzioso in materia che vede puntualmente la soccombenza del ministero della difesa;
se, non intenda avviare le relative indagini all'interno del suo dicastero affinché sia accertato dall'autorità competente l'eventuale danno erariale prodottosi a seguito del vasto contenzioso che ha visto il ministero della difesa soccombere in ogni sede di giudizio e in conseguenza siano individuati e perseguiti a norma di legge i responsabili.
(5-03209)

Interrogazione a risposta scritta:

BULGARELLI. - Al Ministro della difesa, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il poligono Interforze Salto di Quirra-Capo San Lorenzo il più vasto poligono d'Europa che si estende per 11.600 ettari nell'entroterra e 1.100 ettari lungo la fascia costiera (San Lorenzo). Le zone interdette o pericolose per la navigazione, annesse alla base militare, seguono quasi una linea retta che va da Siniscola a Castiadas, oltrepassano le acque territoriali e si estendono in acque internazionali impegnando oltre 2.800.000 ettari, una superficie che supera quella dell'intera Sardegna (kmq 23.821);
il «Poligono sperimentale di addestramento interforze del Salto Quirra», è suddiviso in due grandi e complessi sottoinsiemi: un «poligono a terra» con sede a Perdasdefogu e «un poligono a mare», con sede a Capo San Lorenzo. Il primo occupa una superficie di circa 12 mila ettari e si estende su tutta quella zona del Salto di Quirra che, partendo dai confini sud-orientali dell'abitato di Perdasdefogu, arriva quasi ai margini della baia di Capo San Lorenzo. Il secondo occupa invece una superficie di 2000 ettari e si estende per quasi 50 chilometri lungo il tratto orientale della costa compreso tra Capo Bella Vista a nord (Arbatax) e Capo San Lorenzo a sud (Villaputzu);
il poligono è adibito anche alla sperimentazione e al collaudo di siluri e materiale esplosivo da guerra; non è ben chiaro quante e quali armi si siano sperimentate in questo territorio, è però noto che non sono state provate solo armi del nostro esercito, ma anche armi di nazioni alleate e perfino di nazioni come la Libia;
il poligono è utilizzato, oltre che da Aeronautiche, Eserciti e Marine Nato, anche da ditte private costruttrici di sistemi d'arma. Funziona come grande fiera mercato dove industrie private effettuano prove, sperimentano e collaudano missili, razzi, armamenti e materiali da guerra e conducono organismi militari stranieri, i potenziali clienti, per le dimostrazioni promozionali delle armi prima degli acquisti;
nel primo semestre del '98 è stato impegnato dalla Fiat e dall'Alenia per


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complessive 244 giornate su 181 (più ditte private affittano spesso negli stessi giorni lotti diversi dello sterminato poligono). Nel costo di tale spazio sperimentale, circa 60-80 milioni al giorno, è incluso il diritto d'uso del mare sardo come bersaglio e discarica di missili e razzi di vecchia e nuova generazione;
l'intensa attività del poligono pone enormi problemi di ordine ecologico ed in termini di salute pubblica, in particolare da quando sono iniziate le sperimentazioni di munizioni radioattive ad uranio impoverito;
il moltiplicarsi dei morti per leucemia o sindrome di Hodgkin, decine di casi manifestatisi in pochi anni, distribuiti in un'area nella quale sono presenti solo cinquemila abitanti, in una zona altrimenti incontaminata dove al tramonto si possono osservare i fenicotteri, il Sarrabus, a circa 80 chilometri da Cagliari, hanno fatto parlare di sindrome di Quirra;
quasi tutte le vittime hanno in comune il fatto di aver lavorato all'interno del poligono di tiro per una ditta, la Vitrociset, che si occupa della manutenzione delle apparecchiature interne, o di aver lavorato o vissuto nelle campagne circostanti. Le persone colpite sono di tutte le età, compresi alcuni bambini. Ma anche i ragazzi che hanno prestato il servizio militare nella base militare di Quirra-Perdasdefogu o a Teulada; una dozzina sarebbero i casi accertati;
all'inizio di questa vicenda, con i primi casi di morti sospette segnalati nel 2000, pareva che ad essere colpiti dal male fossero reduci dai Balcani e dalle altre guerre umanitarie. Ma l'aumentare del numero dei ragazzi morti di leucemia o tumore, ha fatto emergere un dato comune anche a chi in zone di guerra non c'è mai stato: tutti avevano fatto il servizio militare nella base militare di Quirra-Perdasdefogu o a Teulada. L'ultima recente vittima: il venticinquenne Antonio Vargiu, che aveva prestato servizio di leva a Capo San Lorenzo;
da tempo diverse persone, abitanti della zona, il comitato Gettiamo le basi, i medici di base di Villaputzu, cercano di far luce sulla questione, sono stati svolti seminari ed incontri per informare gli abitanti del paese, sono stati eseguiti diversi prelievi ed analisi del terreno: è stata rilevata la presenza di uranio impoverito e cesio 136 ma, come è facile immaginare è molto difficile avere chiare informazioni sull'argomento; neanche il sindaco del paese, per quanto tenti le vie istituzionali, riesce ad ottenere risposte esaustive circa la natura e la gravità del problema;
una sentenza del Tribunale di Venezia dice a chiare lettere che a Quirra si muore di uranio impoverito sin dal 1977;
oltre ai rischi connessi alle sperimentazioni, per così dire di routine, vi sono quelli connessi a incidenti che, sfortunatamente, sono stati nel passato frequenti e gravi;
nel maggio 1998 (i due quotidiani dell'isola hanno dedicato pagine intere in data 28, 29, 30 maggio 1998). I missili furono recuperati nelle acque di Arbatax dopo giorni di ricerche: costituivano un pericolo, cioè erano carichi d'esplosivo;
a Maggio è avvenuto un (nuovo) «imprevisto» lancio di Hawk in base al programma reso noto alla Regione. Le norme in vigore impongono infatti che la programmazione semestrale sia obbligatoriamente proposta all'esame del Comitato Misto Paritetico e ottenga il parere favorevole della componente regionale, ma le attività concordate con i rappresentati della Regione sono state disattese ricorrendo ad una sorta di «variante in corso d'opera», verosimilmente senza dare alcuna comunicazione all'organismo istituzionalmente preposto «all'armonizzazione delle esigenze della Difesa con le esigenze della società civile»;
i parametri di sicurezza proposti sono risultati inattendibili o, peggio, inefficaci. Le prerogative dei rappresentanti della Regione Sardegna sono state raggirate con una scappatoia legale: un'ordinanza


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dello scorso febbraio, firmata dalle Capitanerie del porto di Cagliari e Arbatax, dal Comando militare della Sardegna e dal Comando del Poligono, ha dato il via libera ai lanci di missili Hawk per il mese di giugno. Il ricorso alle ordinanze «con le stellette» è uno dei vari modi di eludere e vanificare i controlli democratici imposti dalle leggi, 24 dicembre 1976, n. 898, 2 maggio 1990, n. 104 recanti norme in materia di servitù militari. Un altro sistema di uso corrente è l'impiego della dicitura «periodo da definirsi» in sostituzione delle date precise, obbligatorie per legge, entro cui effettuare i vari tipi di attività. Grazie a queste ambiguità, il poligono Salto di Quirra si è aggiudicato per il semestre in corso la straordinaria opportunità di effettuare a totale piacimento senza limiti di durata, senza obbligo di programmare un calendario, lanci ininterrotti di missili Aster 30, Kormoran, Iris-T nonché test di materiali esplosivi e voli addestrativi di Tornado per sei mesi su sei;
le conseguenze dell'intensificazione delle attività militari sono davanti agli occhi di tutti: quattro missili «difettosi» nell'arco di due mesi, quattro catastrofi rasentate (un incidente, non rilevato dalla stampa, si è verificato il 7 maggio: un missile fuori controllo è stato fatto esplodere in volo ed è ricaduto nell'area del poligono esponendo a gravi rischi il personale civile e militare);
pezzi del missile Aster 30 sono precipitati nell'aprile del 2003 in un ovile di Villasalto, che le forze armate hanno tentato di recuperare con inusuale solerzia e determinazione. «Il pezzo di missile ritrovato dopo un mese di intense ricerche» ha denunciato con comunicato il Comitato sardo gettiamo le Basi «appare diverso nelle foto pubblicate sulla stampa»;
sussistono ancora troppi interrogativi sul missile «impazzito» precipitato fuori dal poligono di Quirra;
il generale Carlo Landi, comandante del Poligono interforze Salto di Quirra, ha fornito le spiegazioni sull'incidente del 16 aprile scorso. Stando alla prima versione, riportata dall'Unione Sarda (18-19 aprile 2003) e da Liberazione (24 aprile 2004) il missile Aster 30 è sfuggito ai comandi ed è stato fatto esplodere in volo;
la seconda versione è stata riportata da La Nuova Sardegna (1o maggio 2003). Il generale Landi afferma: «Il personale ha attivato le procedure di sicurezza e ha inviato il segnale di autodistruzione (...) abbiamo stabilito che il malfunzionamento del sistema di autodistruzione, localizzato all'interno del missile è stato provocato dai violentissimi movimenti (...)». Quindi, se il sistema di autodistruzione non ha funzionato o ha funzionato male, ne consegue che l'Aster 30 non è esploso in volo. Questa seconda versione dell'incidente concorda con numerose testimonianze, nessuno ha sentito esplosioni, molti hanno visto un oggetto precipitare tra le montagne, in una località diversa da quella in cui i militari hanno poi intrapreso le battute di caccia al missile. È confermata inoltre dal fatto che il pezzo di missile, oggetto della ricerca che si protrae da tre settimane, è proprio la testata, la parte che avrebbe dovuto esplodere;
«purtroppo per noi sardi», affermano i membri del Comitato sardo gettiamo le basi «è un fatto di routine che nelle zone fuori dal poligono ricadano "regolarmente" ordigni bellici di vario tipo, scarichi e carichi di esplosivo. Non è affatto normale, invece, che i militari si prendano la briga di recuperarli». Le campagne di Quirra sono infatti disseminate di residuati missilistici e persino missili interi, il cui smaltimento è affidato esclusivamente al gioco di onde e mareggiate;
«ancora più anormale» ricorda il comunicato «è il fatto che le forze armate mobilitino addirittura cacciatori e pastori per setacciare le montagne»;
l'oggetto della lunga e accanita ricerca è la testata telemetrica: 18 centimetri di diametro, circa 50/70 centimetri di lunghezza, 70 chili di peso. Il rapporto peso/dimensioni appare decisamente anomalo e il peso specifico così alto;


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il comandante del poligono interforze Salto di Quirra ha spiegato alla stampa che i missili «perduti» sono recuperati quando sono ritenuti interessanti per la sperimentazione o quando costituiscono un grave pericolo, ma né l'esercito, né i dirigenti dell'Eurosam, né il consorzio d'imprese private costruttrici del missile «impazzito», secondo quanto riportato nel comunicato sono i primi responsabili dell'attentato alla sicurezza della popolazione, non hanno fornito chiarimenti esaustivi circa la natura della testata -:
se non si ritenga di dover urgentemente fornire all'opinione pubblica ed agli abitanti dell'area in questione dei chiarimenti circa l'incidente di cui sopra; se non si ritengano le violazioni dei procedimenti legali per la programmazione delle esperimentazioni estremamente gravi e sanzionabili; come si giustifichi la reticenza nell'ammettere che il missile in questione non fosse esploso e quali materiali compongono la testata smarrita;
se non si ritenga che i molteplici rischi a cui sono sottoposti gli abitanti dell'area in questione ed il susseguirsi di morti ed incidenti siano tali da richiedere un'attenta indagine effettuata da organismi non vincolati in alcun modo né con l'esercito, né con le aziende che usufruiscono del poligono (per l'incompatibilità, tra il ruolo di controllore e il ruolo di controllato, considerato che indagini su un poligono militare gestite dagli ambienti militari o dal ministero della difesa non offrono secondo l'interrogante le necessarie garanzie d'indipendenza e autonomia), un'indagine quindi che dia finalmente risposte esaustive e scientifiche sulle possibili contaminazioni attraverso la segnalazione dei rapporti isotopici con cui l'uranio si presenta: nel caso dell'immissione in ambiente e in particolare il rapporto U-234/U-238 e che comprenda la ricerca della distribuzione dei rapporti differenziali nelle diverse aree di Quirra interessate nel tempo da sperimentazione con dispositivi bellici, in modo da poter confinare aree che siano eventualmente state soggette a contaminazione;
se sia possibile conoscere il contenuto di rapporti ufficiali riguardanti l'inquinamento radioattivo nell'area, il nome dei laboratori incaricati delle analisi già svolte e i responsabili delle stesse in modo da consentire alla comunità scientifica una seria e documentata valutazione della ricerca;
se non si ritenga che, allo stato attuale, in attesa degli inderogabili accertamenti, non vi siano le condizioni per proseguire l'attività del poligono e se non si ritenga opportuno sospenderle avviando le indagini e quindi le eventuali bonifiche.
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