Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 465 dell'11/5/2004
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(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4246)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 4246 sezione 2).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GAETANO PECORELLA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, il parere della Commissione è contrario sugli identici emendamenti Kessler 2.1 e Sinisi e 2.51.
Sull'emendamento Buemi 2.53 il parere è favorevole, a condizione che sia così riformulato: «Al comma 1, sostituire la lettera b) con la seguente: b) i principi e le regole contenuti nella Costituzione della Repubblica, attinenti al giusto processo, ivi compresi quelli relativi alla tutela della libertà personale, anche in relazione al diritto di difesa ed al principio di uguaglianza, nonché quelli relativi alla responsabilità penale ed alla qualità delle sanzioni penali». Resterebbe, quindi, solo la parte relativa alla lettera b).

PRESIDENTE. Onorevole Buemi, accetta la riformulazione del suo emendamento 2.53, proposta dal relatore?

ENRICO BUEMI. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal relatore.

GAETANO PECORELLA, Relatore per la maggioranza. Sull'emendamento Sinisi 2.52 il parere è favorevole. Sull'emendamento Kessler 2.50 il parere è contrario. L'emendamento 2.100 della Commissione sarebbe precluso se venisse approvato l'emendamento Buemi 2.53 nella nuova formulazione. Ovviamente, il parere è favorevole sull'emendamento 2.101 (Nuova formulazione) della Commissione.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIUSEPPE VALENTINO, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.


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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Kessler 2.1 e Sinisi 2.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kessler. Ne ha facoltà.

GIOVANNI KESSLER. Signor Presidente, con il mio emendamento 2.1 ci proponiamo di sopprimere l'articolo 2 del provvedimento. Si tratta di un punto fondamentale di dissenso, che ci divide per ragioni di principio e anche per ragioni molto pratiche che cercherò di illustrare.
Nell'articolo 2, che vogliamo sopprimere, si dice che collaboreremo e consegneremo agli Stati stranieri le persone ricercate per motivi di giustizia, solamente se questi ultimi (si tratta di Stati appartenenti all'Unione europea) rispettano i nostri principi costituzionali sul giusto processo. Certamente, i nostri principi costituzionali sul giusto processo sono sacrosanti: li abbiamo approvati tutti concordemente, li amiamo e li vogliamo rispettare. Ciò è giusto, ma la pretesa che voi con questo articolo vorreste introdurre evoca veramente una sorta di imperialismo dei diritti. Si imporrebbe, infatti, agli Stati europei, come condizione per collaborare con loro, che anch'essi, a casa loro, applichino i nostri principi costituzionali sul giusto processo.
Sapete che l'articolo 111 della nostra Costituzione, che è stato da poco riformulato e che sancisce i principi del giusto processo secondo il nostro ordinamento, è molto dettagliato e stabilisce una lunghissima serie di regole e di condizioni perché il processo possa definirsi giusto. Tuttavia, questa è una regola della Costituzione italiana che vale e si può applicare solo sul territorio nazionale. La pretesa di imporla anche a tutti i paesi europei - pretesa sanzionata dalla non collaborazione con quei paesi quando essi ci chiedono la consegna dei loro ricercati - integra veramente un colonialismo giuridico, frutto, direi, di una visione assolutamente provinciale.
Non possiamo imporre all'Austria di avere un processo penale come il nostro, così come non possiamo imporre alla Francia un processo penale che rispetti il nostro articolo 111 della Costituzione. Questa norma sarà bellissima, ma non possiamo pensare anche di esportarla. Ebbene, nell'articolo 2 del provvedimento si dice che l'Italia collaborerà soltanto con i paesi che applicano non solo i diritti fondamentali garantiti dalla Convenzione per la salvaguardia di diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali - e ciò andrebbe bene - ma anche le regole del nostro processo. Ciò non è accettabile ed è un atto di imperialismo. Se qualcuno con il nostro paese si comportasse allo stesso modo - se, ad esempio, ci dicessero di consegnarci Battisti soltanto quando il nostro processo si svolgerà secondo le loro regole - noi insorgeremmo come di fronte ad un'offesa intollerabile.
Vi è una seconda ragione di carattere pratico per cui questa regola è inaccettabile. A tal proposito vorrei richiamare l'esempio dell'Austria, che ha un processo che a noi non piace poiché richiama il sistema inquisitorio vigente in Italia fino al 1989. Ora, si tratta palesemente di un processo che non è conforme all'articolo 111 della Costituzione. Ebbene, potrebbe accadere che un criminale commetta un reato, ad esempio un omicidio, in Austria e venga in Italia. Con la norma che vi accingete ad approvare (spero non sia così) vi assumete la responsabilità di non consegnare mai un ricercato all'Austria, finché questo paese non adegui il suo ordinamento processuale nazionale alla nostra Costituzione. Ciò significa che evadere la legge nei paesi europei sarà un gioco da ragazzi: basterebbe venire in Italia per scampare alla giustizia del proprio paese.
Ricordo anche all'onorevole Cola, intervenuto in precedenza, che non è necessario cambiare alcunché rispetto a quanto già previsto oggi; non intendiamo attenuare la tutela di diritti: già oggi è così!
Vi posso dar lettura della sentenza della Corte di cassazione, nella quale, già dal 1982, si dice...

SERGIO COLA. È l'estradizione!


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GIOVANNI KESSLER. ...che non spetta alla magistratura italiana valutare se l'ordinamento straniero, in particolare le norme del processo straniero, siano conformi, quando ci viene chiesta la consegna di un ricercato all'estero, al nostro ordinamento o, men che meno, alla nostra Costituzione. Non spetta al giudice italiano valutarlo! Sarebbe una pretesa assurda!
Se questa è una violazione di diritti, e non lo è, qualcuno di voi ci ricorda che, per coerenza e per onestà, si tratterebbe di una violazione di diritti costituzionali presente nel nostro ordinamento da più di cinquant'anni e che continuerà ad esserci con tutti i paesi con i quali collaboriamo, tranne che, se approvate questa norma, con i paesi a noi più vicini, quelli cioè dell'Unione europea.
Ve ne è abbastanza, onorevoli colleghi, per riflettere circa il voto che ci accingiamo ad esprimere su questo articolo 2.

GAETANO PECORELLA, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GAETANO PECORELLA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che per valutare l'emendamento al nostro esame sia sufficiente collegare - lo avete tutti sotto gli occhi - il titolo dell'articolo 2 - che recita «garanzie costituzionali» - con l'emendamento che prevede di sopprimerle.
Non comprendo con quale coscienza civile si possa votare un emendamento diretto a sopprimere le garanzie costituzionali per chi deve essere preso, «impacchettato» e condotto in un altro paese.
Vorrei tuttavia aggiungere un ulteriore aspetto, considerato che l'onorevole Kessler cita tanto l'Austria. Ebbene, questo paese è stato così accorto nei riguardi della tutela dei propri cittadini che ha, sì, sottoscritto il mandato d'arresto europeo, precisando però che non gli darà esecuzione prima del 2008. Ci sarà pure un motivo se tale paese ha rimandato il tutto al 2008!
In conclusione, se l'onorevole Kessler avesse il tempo di esaminare le prime leggi esecutive di attuazione del mandato d'arresto, si accorgerebbe che sia l'Inghilterra sia la Germania hanno previsto la clausola espressa che siano rispettate, nel momento in cui viene emesso il provvedimento restrittivo, le garanzie previste dall'articolo 6 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo. Dal momento che questo articolo 6 è stato recepito come norma costituzionale, questi paesi hanno previsto, in altri termini, quello che abbiamo fissato noi!
Pertanto, noi saremmo al di fuori di un sistema, quello europeo, nel quale diversi paesi, rimeditando la pericolosità di questo provvedimento, hanno precisato che il mandato d'arresto sia, sì, legittimo purché si rispettino le garanzie fondamentali dei diritti umani.
Questa è la situazione: se si esprime voto favorevole su questo emendamento, rinunciamo alle garanzie costituzionali del nostro paese!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sinisi.
Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le garanzie che vengono qui richieste riguardano ciascun provvedimento; l'emendamento che io stesso ho proposto, e che sarà votato successivamente, servirà soltanto a salvaguardare che questo possa avvenire non da parte del singolo giudice che verrà chiamato a valutare se l'ordinamento straniero sia democratico ed idoneo ad essere osservato, ma dallo Stato nel suo complesso, almeno da quello italiano.
Quello che si pretende che venga osservato, e vorrei che fosse chiaro per coloro che in quest'aula sono attenti alle valutazioni relative a questo provvedimento, è che il giudice italiano, nel momento in cui sarà chiamato ad eseguire il provvedimento, valuti se la magistratura del paese che ha emesso il provvedimento, tutta la magistratura e l'ordine giudiziario nel suo complesso, sia autonoma ed indi


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pendente. Dovrà valutare, cioè, la qualità delle sanzioni penali che sono comminate in quei paesi: per esempio, egli dovrà verificare se in Francia la qualità delle sanzioni sia «buona» o «cattiva». Dovrà valutare le fonti della legge penale perché se queste fossero, per avventura, diverse dalle nostre, addirittura non potrebbe essere data esecuzione al singolo provvedimento.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, che questo provvedimento sia contro l'Europa e generi sfiducia tra i paesi europei non è soltanto opinione della Margherita, che in questo momento rappresento. Vi è una tesi di un giovane studente del Collegio europeo di Bruges secondo cui, se tali disposizioni dovessero essere approvate, esse non potrebbero che essere giudicate fortemente criticabili perché sarebbero contro i principi di riconoscimento e di fiducia reciproca. Il provvedimento in esame è contro tali principi di ordine generale, contro l'articolo 11 della nostra Costituzione e contro l'impegno dei padri fondatori per un'Europa unita e dai diritti uguali.
Ci troviamo di fronte ad una singolare volontà di riferire in quest'aula che dinanzi all'Europa il nostro sistema giudiziario è il migliore possibile. Incomprensibilmente, poi, quando si parla di giustizia, le stesse persone lo tacciano come il sistema peggiore del mondo. Sottopongo tale clamorosa incongruenza logica e politica alla vostra attenzione affinché si valuti la nostra condotta. Non vogliamo esprimerci contro un provvedimento di recepimento del mandato di arresto europeo, ma vogliamo combattere affinché prevalga l'Europa e non quelle torsioni del sistema giudiziario che servono, in definitiva, a lavorare per il tornaconto di qualcuno od a creare sistemi di privilegio all'interno del nostro paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anedda. Ne ha facoltà.

GIAN FRANCO ANEDDA. Il collega Sinisi è uno strenuo difensore, ed io con lui, dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura. Dunque, certamente condivide le dichiarazioni di questa mattina del dottor Castelli secondo cui la proposta di ordinamento giudiziario intende far soggiacere ai poteri della politica i magistrati. Chiedo al collega Sinisi se gli farebbe veramente piacere che un cittadino italiano fosse tratto in arresto da un magistrato che agisce per ordine del potere politico di un certo paese. Non preferirebbe che tale magistrato fosse autonomo ed indipendente, come vogliamo che siano i nostri (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisapia. Ne ha facoltà.

GIULIANO PISAPIA. Signor Presidente, mi sento particolarmente preoccupato quando, da parte di esponenti della sinistra, sento parlare di colonialismo e di imperialismo giuridico, dando a tali termini un'interpretazione esattamente opposta a quella data, purtroppo, dalla storia. Colonialismo giuridico significa sottoporre i paesi colonizzati ad un livello di diritti inferiore rispetto a quello dei cittadini che hanno colonizzato. Lo stesso vale per l'imperialismo rispetto ai popoli.

SERGIO COLA. Bravo!

GIULIANO PISAPIA. Dunque, se questa è la realtà, non posso ipotizzare che un soggetto di sinistra abbia un'altra concezione di imperialismo e di colonialismo. Non posso neppure ipotizzare che un soggetto di sinistra creda che il problema sia quello di innalzare le garanzie ed i diritti di tutti i cittadini.
Come si può pretendere di approvare un emendamento che, come è già stato detto, prevede l'esclusione delle garanzie costituzionali in tema di libertà personale?
Vorrei dire che su questo punto ci dà ragione anche la decisione quadro del Consiglio del 13 giugno 2002, relativa al


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mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri, perché l'articolo 12 sancisce espressamente che la decisione quadro (e quindi la legge attuativa) deve rispettare i diritti fondamentali ed osservare i principi sanciti dall'articolo 6 del Trattato dell'Unione europea, contenuti nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (cioè quella norma prevista dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che abbiamo recepito a livello di articolo 111 della Costituzione).
Inoltre, l'articolo 2 della decisione quadro sancisce espressamente che la decisione quadro non osta - vorrei aggiungere: non può contrastare - a che gli Stati membri applichino le loro norme costituzionali relative al giusto processo, al rispetto del diritto alla libertà di associazione, alla libertà di stampa e alla libertà di espressione sugli altri mezzi di comunicazione.
Chiederei veramente all'onorevole Kessler e ai colleghi della sinistra democratica di ritirare questo emendamento. Ciò sarebbe dignitoso (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista e di deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cola. Ne ha facoltà.

SERGIO COLA. Anche se l'onorevole Anedda ha già detto gran parte di quello che avrei voluto dire, vorrei però rispondere all'onorevole Kessler. Non è che noi imponiamo a uno Stato straniero di adeguarsi ai nostri principi costituzionali. Noi rifiutiamo la consegna di un cittadino italiano che vive in Italia...

GIOVANNI KESSLER. Anche straniero, che vive all'estero!

SERGIO COLA. ...e che vive secondo i nostri principi costituzionali. Questo lo facciamo, caro onorevole Kessler, non in violazione della decisione quadro, ma in applicazione della medesima, che ci offre la possibilità, in sede di recepimento e di regolamentazione del mandato d'arresto europeo, di applicare i principi della nostra Costituzione.
Ritengo quindi che siate veramente fuori strada, fuori di ogni logica ed in contrasto con quanto la decisione quadro ci ha dettato e ci ha quasi imposto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.

ENRICO BUEMI. Noi Socialisti democratici italiani voteremo contro questo emendamento, perché siamo convinti che una proposta di legge attuativa della decisione quadro del Consiglio non possa andare contro i nostri principi costituzionali, che sono le disposizioni normative fondamentali che il nostro paese si è dato in questi anni e che, per quanto riguarda determinati principi, non sono negoziabili. Noi vogliamo un'Europa civile e garantista ed è per questa Europa che noi ci battiamo, non per un'Europa qualsiasi, che mette insieme esperienze più avanzate e più arretrate, riducendole al livello minimo.
Su questi argomenti non ci può essere il livello minimo, ma bisogna puntare al livello massimo. Se ci sono state delle responsabilità nell'accettare una decisione quadro, che di certi argomenti ha fatto una valutazione molto superficiale, pensiamo allora che all'interno di questa proposta di legge attuativa debbano esserci le correzioni necessarie. È per questo motivo che abbiamo presentato l'emendamento successivo, nel quale è esplicito il richiamo alla nostra Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Messa. Ne ha facoltà.

VITTORIO MESSA. Signor Presidente, se lei mi dà sempre la parola per ultimo nell'ambito del mio gruppo, io parlerò sempre e solo a titolo personale...!

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Messa, per il suo gruppo ha parlato il


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capogruppo, ha parlato l'onorevole Cola, non mi sembra che abbia...

VITTORIO MESSA. Presidente, io ho detto solo che lei mi ha dato la parola per ultimo, nonostante io l'abbia chiesta per primo. Comunque, per carità, ubi maior, minores cessant.
Quello che volevo dire è che sono lieto che gli onorevoli Kessler e Sinisi per adesso non siano più magistrati e che facciano i deputati, ed anzi auguro loro di fare i deputati per molto tempo ancora, perché personalmente avrei il terrore di essere giudicato da magistrati che ritengono inutile, dannoso, terroristico e fastidioso, per la giustizia, il rispetto dei diritti fondamentali garantiti dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Questo fatto mi terrorizza!
Allo stesso modo mi terrorizzerebbe, da imputato e da cittadino europeo, essere giudicato da quei magistrati che considerano dannoso ed inutile il rispetto dei principi e delle disposizioni contenute nella Costituzione.
Ho ascoltato argomentazioni terrificanti relativamente a tale provvedimento di legge: voi non volete licenziare un provvedimento per il mandato d'arresto europeo, ma creare un provvedimento nuovo che disponga il diritto di deportazione del cittadino italiano e ciò non vi è consentito.
Vi dovete rendere conto che siete rimasti un'esigua minoranza in questa Camera dei deputati, perché tutti gli interventi più avveduti sono ovviamente contrari all'emendamento in esame (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Kessler 2.1 e Sinisi 2.51, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 387
Votanti 372
Astenuti 15
Maggioranza 187
Hanno votato
145
Hanno votato
no 227).

Prendo atto che l'onorevole Giuseppe Gianni non è riuscito a votare.
Avverto che, in seguito all'accoglimento, da parte del presentatore, della riformulazione proposta dal relatore, l'emendamento Buemi 2.53 (Nuova formulazione), sostitutivo della lettera b) dell'articolo 2, comma 1, sarà posto in votazione dopo l'emendamento Kessler 2.50, soppressivo della stessa lettera.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sinisi 2.52 (Nuova formulazione), accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 399
Votanti 395
Astenuti 4
Maggioranza 198
Hanno votato
368
Hanno votato
no 27).

Prendo atto che l'onorevole Giuseppe Gianni non è riuscito a votare; prendo altresì atto che l'onorevole Parodi si è astenuto, mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Kessler 2.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kessler. Ne ha facoltà.

GIOVANNI KESSLER. Signor Presidente, non abbiamo mai pensato né affermato


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che i diritti riconosciuti dalla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali o che i diritti sanciti dalla Costituzione siano inutili, sbagliati e terroristici. Ci teniamo almeno quanto voi! Riteniamo sia colonialismo ed imperialismo giuridico l'applicazione della nostra Carta costituzionale, almeno per quanto riguarda il giusto processo, anche negli altri paesi europei. Sarà anche la migliore, ma non possiamo imporre ai nostri alleati europei, onorevole Cola, come facciamo con l'articolo 2 del provvedimento in esame, come condizione per la consegna di un loro cittadino...

SERGIO COLA. Nostro cittadino!

GIOVANNI KESSLER. ... residente nel loro paese, che ha commesso un reato nello stesso e che si è rifugiato in Italia, l'adeguamento ai nostri principi costituzionali.
I nostri principi costituzionali sono sacrosanti e vanno applicati nel nostro processo...

SERGIO COLA. E nei confronti dei nostri cittadini!

GIOVANNI KESSLER. ... come esattamente si rileva nella decisione quadro da voi citata. È stato detto che la decisione quadro non può, in nessun caso, apportare una modifica ai concetti di giusto processo di ogni paese. Non possiamo dire all'Austria qual è il giusto processo, onorevole Pisapia. Questo è colonialismo giudiziario, perché ritengo che il mio sia migliore del suo, ed anche imperialismo, perché glielo impongo.
Invece, tanto teniamo al rispetto della Convenzione europea sulla salvaguardia dei diritti umani che il comma successivo lo riafferma pacificamente. Anche nel nostro testo è chiaramente affermato che possiamo collaborare solo con i paesi che hanno assunto questo impegno. Tutti i nostri partner europei lo hanno, comunque, già assunto e sono sottoposti alla giurisdizione della Corte dei diritti dell'uomo.
Pertanto, anche con il nostro testo, anche con i nostri emendamenti, ben più che con i vostri, sono rispettati sia i principi costituzionali sia i principi fondamentali dei diritti dell'uomo. Non vogliamo imporre il rispetto della nostra Costituzione agli altri paesi, alle altre magistrature perché anche quei paesi hanno le loro Costituzioni e le loro magistrature e noi abbiamo fiducia anche in quelle dei nostri partner europei.
Non vogliamo che l'Italia diventi il luogo di vacanza di tutti i delinquenti dell'Unione europea che, con questa legge, possono trovare facile rifugio in Italia: dopo aver commesso un reato in un paese europeo, possono recarsi in Italia e, poiché il loro paese non rispetta il nostro concetto di giusto processo, così diremo loro, non li riconsegneremo mai.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, vorrei sollecitare i colleghi del centrodestra ad una riflessione un po' più approfondita sui valori costituzionali che regolano questa materia. Infatti, con il richiamo ai principi del giusto processo, di cui si fanno assolutamente presunti garanti - e in questo senso mi riferisco anche al collega Pisapia - in qualche modo non si tiene conto di come è costruito il nostro processo di partecipazione alle organizzazioni internazionali.
I colleghi sembrano dimenticare l'articolo 11 della Costituzione, che esplicitamente prevede che l'Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le nazioni. Questa è la fonte del progressivo inserimento e della costruzione delle relazioni internazionali del nostro paese ed è la fonte che legittima anche il Trattato di Maastricht, il Trattato di Amsterdam e, in definitiva, la decisione che oggi stiamo assumendo e valutando nell'attuazione e nel recepimento della decisione quadro.


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È davvero singolare pensare che chi, come i colleghi del centrodestra, reputa il nostro ordinamento giudiziario assolutamente da rifare e da riscrivere, in quanto non offre sufficienti garanzie, pretenda invece di non concedere la parità di condizioni prevista all'articolo 11 della nostra Costituzione nei riguardi degli altri ordinamenti giudiziari europei.
Insomma, noi vogliamo un'Europa sicuramente più ricca anche sotto il profilo dei diritti, della cittadinanza, delle tutele sociali, del nuovo welfare, ma all'interno di un processo di costruzione dell'Europa. Voi, invece, volete assimilare l'Europa a «forcolandia» e credo che in ciò vi sia una bella differenza, che gli elettori italiani apprezzeranno tra non molto (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Kessler 2.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 400
Votanti 383
Astenuti 17
Maggioranza 192
Hanno votato
149
Hanno votato
no 234).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Buemi 2.53, nel testo riformulato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.

ENRICO BUEMI. Signor Presidente, ribadisco che accetto la riformulazione del mio emendamento, tuttavia intendo spiegare le ragioni per le quali, insieme ai colleghi Cento e Boato, ho presentato questa proposta emendativa.
Infatti, nella Carta dei diritti fondamentali e nella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, ratificata con legge 4 agosto 1955, n. 848, sono stati enunciati diversi principi che, pur essendo già presenti nella nostra Costituzione, in tal modo hanno ottenuto un riconoscimento anche a livello europeo. Ed anche il richiamo alla nostra Carta costituzionale aveva ed ha la stessa ragione.
Dunque, chiedo ai colleghi contrari all'inserimento di tale riferimento all'interno di questo provvedimento di attuazione della decisione quadro, quali siano le motivazioni della loro opposizione. È evidente che qualsiasi azione deve partire dal rispetto di regole che - lo ribadisco - non sono negoziabili.
Disponiamo di una Carta costituzionale con piena validità sul nostro territorio sia per i cittadini italiani sia per quelli stranieri. E, da questo punto di vista, ritengo non siano possibili deroghe, in quanto ne deriverebbe un arretramento inaccettabile della nostra civiltà giuridica.
Le esigenze di costruzione di un'Europa unita, purtroppo, pagano lo scotto dell'assenza di una Carta costituzionale europea. Ma, certamente, non possiamo pagare noi, in termini di civiltà giuridica del nostro paese, ciò che in Europa non si è riusciti a realizzare in questi anni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.

GIANNICOLA SINISI. Devo intervenire sull'emendamento presentato dal collega Buemi per ribadire alcuni concetti - in maniera semplice e comprensibile - che mi auguro non suscitino equivoci di alcuna natura.
Trovo più che ingiusto e assolutamente sbagliato accusarci di avere una volontà di prevaricazione nei confronti dei nostri principi costituzionali. Lo trovo ingiusto, oltre che sbagliato, e credo che non valga neanche la pena di indugiare su alcuni passaggi assai sgradevoli che ci sono stati.
Reputo assai demagogico utilizzare l'argomento della difesa del cittadino italiano. Infatti, vorrei ricordare che la Costituzione


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della Repubblica tedesca prevedeva il divieto dell'estradizione del cittadino tedesco e tale norma è stata per cinquant'anni la salvaguardia dei criminali nazisti.
Il cittadino italiano ha gli stessi diritti e doveri degli altri, a condizione che questi diritti e doveri siano riconosciuti come tali all'interno del sistema europeo. Oggi esiste una cittadinanza europea. Stiamo creando dei sistemi di privilegio o, peggio, di differenziazione di trattamento, a mio avviso in maniera assolutamente favorevole a coloro che intendono delinquere all'interno del nostro paese. Voi costruite non un sistema reale di garanzie, ma uno sperequato, che toglie le garanzie alle persone oneste e le predispone per chi viola la legge all'interno del nostro sistema.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, per noi esiste anche una cittadinanza europea. Esiste un dovere di recepire, attraverso strumenti come questo, la decisione quadro all'interno del nostro sistema. La Francia, la Germania e tutti gli altri paesi hanno attuato un procedimento inverso rispetto al nostro. Essi hanno adeguato la loro Costituzione al fine di poter rendere operativa la decisione quadro e non per impedirne l'attuazione.
Noi pretendiamo di fare il ragionamento inverso e di introdurre ostacoli giuridici affinché il mandato d'arresto europeo, che è una decisione dell'Unione europea, non possa trovare attuazione. Questo fatto scardina il sistema europeo, impedisce l'integrazione europea e interdice il processo di unificazione della nuova Europa. Di questo ci stiamo rendendo responsabili; altro che mancato rispetto dei principi della nostra Costituzione! Siamo cittadini europei e abbiamo il dovere di avere fiducia negli altri ordinamenti. Gli ordinamenti europei sono stati valutati e giudicati affinché si potesse far parte dell'Unione europea. L'articolo 7 del Trattato prevede che, in mancanza di un ordinamento giuridico democratico, i paesi non possano far parte dell'Unione europea.
Io non sono lo strenuo difensore di una magistratura corporativa, ma difendo la legalità e il diritto nel nostro paese. Voi pretendete che un giudice italiano possa compiere ogni volta una valutazione generale e astratta di ogni sistema giuridico europeo. È semplicemente pazzesco, oltre che contrario ai principi di mutua fiducia e di mutuo riconoscimento previsti dalla collaborazione internazionale.
Dimenticate che esiste una Corte europea dei diritti e un sistema europeo di valutazione delle violazioni dei diritti fondamentali all'interno dell'Unione europea. Tutto ciò viene fatto per lanciare slogan, per introdurre elementi di confusione dove confusione non c'è e non c'è mai stata per cinquant'anni nel nostro paese, e la giurisprudenza, che era assolutamente solida, granitica e mai equivoca su questo punto, viene improvvisamente mutata da norme di diritto.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, non censurate il tribunale di Milano quando, applicando l'articolo 11, secondo comma, della Costituzione, afferma che la vostra legge sulle rogatorie non funziona e non può essere applicata nel nostro ordinamento.
Infatti, neanche questa legge potrà funzionare ed essere applicata nel nostro ordinamento, perché vi è un principio supremo, quello della cessione della sovranità, che l'Italia ha già sancito nel 1948, quando aveva più fiducia nell'Europa, pur uscendo da una guerra rovinosa, che probabilmente avrebbe dovuto indurre a maggiore diffidenza nei nostri confronti. Oggi invece, tradendo l'articolo 11 della Costituzione repubblicana e introducendo limiti al processo di unificazione europea, compiamo un passo indietro.
Trovo apprezzabile, anche se certamente inaccettabile dal mio punto di vista, l'atteggiamento della Lega nord, che persegue coerentemente una politica neppure nazionalista, bensì localistica, volta a difendere i privilegi di un'area specifica del paese. Trovo tale atteggiamento più corretto e coerente rispetto a quello assunto da chi parla dell'Europa ma agisce tentando di negare il principio fondativo dell'Unione europea, ovvero la fiducia reciproca nei diversi sistemi, senza sottoporli


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di volta in volta al sindacato di un singolo magistrato: ciò è, infatti, quello che pretendete.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, ribadisco con convinzione, di fronte alle offese e alle ingiustificate reazioni demagogiche alle quali abbiamo assistito, che il provvedimento in esame è contro la giustizia ma, soprattutto, è contro l'Europa. Occorre avere consapevolezza di ciò: chi vota a favore del provvedimento, vota contro l'Europa; chi vota contro il provvedimento, ha fiducia in un'Europa che potrà garantire uguali diritti ed uguale giustizia all'interno dell'Unione (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Finocchiaro. Ne ha facoltà.

ANNA FINOCCHIARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questa discussione si infrange l'ipotesi di far valere effettivamente, nella pratica politica e nelle decisioni che ogni giorno e sempre di più costelleranno il lavoro del Parlamento italiano, la possibilità di operare un riferimento a una koinè, l'Europa, nella quale il quadro dei valori e dei diritti sia comune e condiviso, e ad un nuovo patto che stringa intorno all'osservanza di principi fondamentali.
Vi sono certamente principi non contrattabili e beni che non si comprano e non si vendono. Sarebbe tuttavia opportuno ricordarlo sempre: come ha osservato l'onorevole Buemi, mi chiedo per quale motivo il nostro paese ancora tolleri la possibilità di contrattare tali principi, ad esempio obbedendo ai trattati di estradizione che ci legano all'Ucraina, all'Azerbaigian, all'Armenia o all'Uzbekistan.
Dunque, vi è un fraintendimento talmente rilevante da non poter non essere svelato. L'onorevole Cola ha insistito sul preambolo e sui consideranda della decisione quadro. Credo che tale decisione debba essere letta interamente: abbiamo infatti ascoltato troppe parzialità in questi giorni. In particolare, invito i colleghi a leggere l'articolo 31 della decisione quadro: il fine del mandato di arresto europeo è quello di agevolare le relazioni tra le autorità giudiziarie dei diversi paesi europei, in quanto, liberamente circolando uomini e beni, liberamente circolano anche i delitti, ed è dunque necessario che circolino liberamente anche i provvedimenti giudiziari. L'articolo 31 della decisione quadro, che chiude il provvedimento, prevede che tra gli Stati europei possano vigere accordi diversi dal mandato d'arresto europeo, nel senso che consentano di andare oltre gli obiettivi della decisione quadro e contribuiscano a semplificare ed agevolare ulteriormente la consegna del ricercato. Ciò credo sia sufficiente a superare il fraintendimento al quale stiamo andando incontro.
Vorrei inoltre comprendere come ribatterete alle obiezioni sollevate non tanto ai nostri partner europei, rispetto ai quali abbiamo evidentemente rinunciato alla capacità di sentirsi parte del processo di integrazione, quanto ai cittadini italiani. Penso, per esempio, all'ultima obiezione, quella che è stata avanzata dall'onorevole Sinisi, il quale ha ricordato giustamente che una decisione tedesca proibiva di perseguire e di estradare i cittadini tedeschi e come questa fu la norma che coprì le nefandezze dei responsabili del genocidio e dello sterminio. Potremmo dire: per quale motivo un mafioso italiano che ha commesso un delitto gravissimo a Marsiglia, che è stato a capo di un'organizzazione che ha imbastito e diretto un traffico d'armi o di scorie nucleari, non dovrebbe essere estradato in Francia per essere giudicato? E perché l'Italia dovrebbe diventare il luogo in cui tutti avrebbero convenienza a ricoverarsi, sapendo che così lunghe, complicate, pazzesche ed impossibili nella loro attuazione sono le norme per la consegna?
Queste sono le considerazioni che noi facciamo. Poi, ovviamente, ciascuno sarà libero di strumentalizzare ciò che vuole. C'è un momento però in cui tutto mostra la corda. Forse sarebbe opportuno che i colleghi ricordassero un voto che quest'As


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semblea ha espresso qualche giorno fa in materia di tortura. Quelle strumentalizzazioni oggi tornano nude nella loro evidenza, proprio in questi giorni. Vorrei consegnare anche questa riflessione ai colleghi, perché il voto su questo emendamento e il voto finale sul provvedimento traggano la forza, l'ambizione e il coraggio da questa discussione per poter andare oltre quelle visioni che negano in sé la possibilità di costruire davvero l'Europa delle garanzie e dei diritti che vogliamo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

GAETANO PECORELLA, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GAETANO PECORELLA, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, poche parole per rappresentare all'onorevole Finocchiaro e agli altri colleghi che stiamo conducendo una battaglia per l'Europa delle garanzie proprio nel momento in cui noi riteniamo che, se l'Europa non è congrua nelle sue legislazioni rispetto alla nostra Costituzione, dovrà fare uno sforzo di adeguamento. Questo non perché pretendiamo l'imperialismo giuridico, bensì semplicemente perché si tratta di una Costituzione in cui noi crediamo e che riteniamo sia una forte garanzia. Non credo che l'obiettivo finale cui dobbiamo tendere sia quello di abbassare le garanzie in Europa, ma piuttosto quello di portarle a livelli più alti, come diceva l'onorevole Buemi.
Per quanto riguarda il sistema giuridico europeo, mi limito a rappresentare che in Inghilterra il giudice verifica la compatibilità dell'estradizione - cioè del mandato di arresto - con i diritti convenzionali della persona secondo l'Extradition Act del 1998 che, come è noto, ha recepito parte delle disposizioni della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo. Nella medesima ottica, le condizioni fisiche e psichiche contano addirittura per respingerla!
Non solo. In Germania, addirittura la norma che prevede il rispetto delle garanzie fondamentali è intesa a coprire le ipotesi in cui si tema una violazione delle libertà fondamentali, del principio democratico, dei principi propri dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali. Allora, se è così, non vedo perché l'Italia dovrebbe essere il paese in cui, viceversa, si rinuncia a ciò cui il resto d'Europa non sta rinunciando!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dario Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI. Signor Presidente, in questo dibattito si fa veramente fatica ad individuare la strada che i colleghi della sinistra perseguono, perché questo provvedimento, in realtà, avrebbe dovuto essere sostenuto da loro mentre loro, di fatto, lo stanno rinnegando. Si tratta di un provvedimento che compie un passo in avanti verso l'integrazione europea, quella che loro vogliono, ma che poi da loro in qualche modo viene osteggiato (e magari alla fine riceverà persino un voto contrario).
Lasciamo perdere le assurdità dette, ad esempio, poco fa dal collega Kessler, il quale ha affermato che questo provvedimento farà diventare l'Italia il ricettacolo della delinquenza internazionale. Io non sono un magistrato, però mi pare di capire che se uno commette un reato in Francia e scappa in Italia oggi già è prevista l'estradizione, quindi non serve approvare appositamente queste norme per coprire reati o situazioni che già sono contemplate dalla legislazione vigente!
Mi pare però che sia stato proprio il centrosinistra, con tutte le sue leggi buoniste - la Turco-Napolitano che ha lasciato entrare nel nostro paese di tutto, le sanatorie che hanno sanato tutti tranne gli extracomunitari lavoranti - a ridurre il paese nelle condizioni pietose in cui si trova oggi. Quindi questa o altre 50 mila leggi, in quel senso, non peggiorerebbero comunque la situazione attuale.


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Però vorrei spiegare - perché la confusione è tanta - qual è la posizione della Lega su questo provvedimento.
È chiaro che noi non possiamo che essere contrari soprattutto sul testo che era stato presentato dai deputati del centrosinistra. Devo dire che apprezziamo lo sforzo del relatore Pecorella, che - di fatto - è intervenuto sugli elementi più critici di questo provvedimento e in qualche modo lo ha reso più presentabile.
Ci sono però ugualmente delle cose che assolutamente non condividiamo non in quanto difensori di un'area particolare (non un'area «fortunata», onorevole Sinisi, ma un'area dove la gente lavora, che è una cosa diversa!), ma in quanto difensori della libertà di tutte le persone. In questo senso, non possiamo accettare un provvedimento che viene meno al principio della doppia imputazione, che cioè consente l'estradizione anche quando si sia imputati di qualcosa che nel paese dove si abita non è reato e anche se nei paesi richiedenti le situazioni istituzionali nel campo della giustizia sono diverse dalle nostre: noi abbiamo la possibilità del secondo e terzo grado di giudizio, la Corte di cassazione, ma non in tutti i paesi è così.
Qui non è chiaro alla fine, se ti vengono a prelevare da casa per una questione che oltretutto in Italia non è considerata reato, e se poi ti portano in un altro paese, come ti giudicheranno e con quale procedimento ti giudicheranno (Commenti del deputato Kessler). È inutile che lei scuota la testa... spero che non succeda a lei! Non glielo auguro, però se le capitasse, vorrei veramente vedere! Vorrei soprattutto capire cosa succederebbe se l'Europa diventasse quello che voi vorreste che diventasse, cioè se fosse allargata a tutto il mondo, se entrassero gli 80 milioni di turchi - che fra vent'anni saranno diventati 100 e che quindi conteranno come la Francia e la Germania messe insieme - ed entrasse a questo punto anche il diritto islamico: allora cose che oggi sono per noi assolutamente la normalità potrebbero essere considerate un reato dai magistrati di quei paesi.
Allora, se io oggi sono un cittadino onesto, normale, che fa le cose che fanno tutti, potrei trovarmi una mattina con qualcuno che mi venga a prendere a casa, mi carichi sull'aereo, mi porti ad Ankara, mi metta in una galera e butti via la chiave. E poi lì non ci sarebbe la CNN a vedere se si compiono o meno le torture.
Mi pare, dunque, che ci stiamo imbarcando in una questione veramente pericolosa. Noi eravamo d'accordo sul mandato di cattura europeo quando si parlava all'inizio di cinque o sei reati, quelli che veramente hanno un senso: il terrorismo, la droga, la pedofilia. Ma che senso ha averlo esteso a trentadue reati, con dentro tutto il possibile, fino addirittura ad inserire il reato d'opinione? Questa è una legge liberticida, nel vero senso della parola!
Oltretutto, questa è un'Europa in cui si sta dimostrando che non esiste alcuna unità di nessun tipo, perché - contrariamente a quello che pensate voi - l'Europa non si fa con le Commissioni, con i presidenti delle Commissioni, o con i banchieri, ma si fa - come diciamo noi - con i popoli, che quando hanno elementi fondanti della vita comune in comune decidono autonomamente e spontaneamente di riunirsi in associazioni più grandi numericamente. Non vogliamo una Europa che arriva dall'alto con le leggi, imponendole ai cittadini che nemmeno le conoscono.
In questa Europa ognuno sta facendo quello che vuole: quando le cose vanno bene alla Francia e alla Germania è giusto come le fanno loro (ad esempio, se nell'arco di un anno sforano il deficit va bene lo stesso perché lo dicono loro); sulla guerra abbiamo cento posizioni diverse, abbiamo regimi fiscali diversi, regimi societari diversi, regimi pensionistici diversi, però si vuole che tutti i cittadini siano uguali di fronte alla legge!
Abbiamo un'Europa dove un paese ha il re, un altro la regina, un paese ha una Repubblica presidenziale, un altro la Repubblica parlamentare: di fronte a questa situazione come potete pensare che ci sia un codice civile unico! Le cose avvengono


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esattamente al contrario: prima si fanno maturare le situazioni politiche e poi si fanno le leggi che regolamentano le situazioni spontaneamente condivise.
Noi vorremmo un'Europa che fosse veramente la luce del mondo, un continente che raggruppa i paesi più civili del mondo, con la storia più antica (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Alleanza nazionale), dove vige un liberismo regolamentato, dove esistono l'associazionismo spontaneo e la democrazia nel senso vero del termine.

MAURA COSSUTTA. Democrazia vera!

DARIO GALLI. Noi vorremmo che queste buone qualità dell'Europa fossero condivise ed esportate, con la condivisione degli altri, in tutto il mondo. Non vogliamo che l'Europa si trasformi in «forcolandia», cioè in un paese dove ad un cittadino onesto può capitare, senza sapere il perché, che lo vengano a prendere a casa, lo portino via dalla sua famiglia, in un paese sconosciuto, lo mettano in galera e buttino via la chiave. Noi contro questo tipo di Europa non possiamo che combattere, perché siamo per la libertà del nostro paese, della Padania, dell'Italia e di tutti i paesi europei (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Cola. Ne ha facoltà.

SERGIO COLA. Signor Presidente, ritengo di dover replicare alle affermazioni, invero un po' avventate, pronunciate dai colleghi, probabilmente, non cognita causa.
Comincerei proprio dall'articolo 11 della Costituzione, richiamato, se non erro, dall'onorevole Sinisi.

FRANCESCO BONITO. Alla Lega non hai niente da dire?

SERGIO COLA. L'articolo 11 della Costituzione recita: «L'Italia (...) consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie». Mi pare più che chiaro il significato della condizione di parità che l'articolo ora citato richiede: se un reato non è previsto come tale in Italia, non possiamo accettare una cessione di sovranità; se, nell'altro Stato, non sono applicati i principi del giusto processo oppure se un'ordinanza cautelare non è corredata della dovuta motivazione, proprio l'articolo 11 della Costituzione impone all'Italia - è questa la conseguenza che se ne deve trarre - di non operare cessioni di sovranità.
Quindi, la condizione è che vi sia la parità di trattamento, aspetto che non è stato sottolineato dall'onorevole Sinisi (forse perché non gli faceva comodo e non era in linea con le sue affermazioni demagogiche).
Onorevole Sinisi, nei settori del diritto civile ed amministrativo, le direttive possono senz'altro trovare recepimento; anzi, ci si avvia agevolmente verso un diritto civile ed un diritto amministrativo europei. Nel campo del diritto penale, invece, la questione si pone in maniera diversa: fino a quando non vi sarà un diritto penale europeo che regoli la materia in tutti gli Stati in maniera uniforme, non si potrà assolutamente rinunciare alla sovranità dello Stato sic et simpliciter, come voi pretendereste!
In questa mia replica, desidero soffermarmi anche su un altro aspetto.
Ho ascoltato con attenzione, come faccio sempre, le acute osservazioni proposte dall'onorevole Finocchiaro, la quale mi ha imputato di non avere fatto riferimento all'articolo 31 della decisione quadro. Onorevole Finocchiaro, l'articolo 31 è una sorta di completamento, anzi un regresso rispetto al punto (12) dei consideranda: esso non fa altro che stabilire che, ove l'attuazione della decisione quadro impedisca una sollecita consegna, gli Stati possono continuare ad applicare gli accordi od intese bilaterali o multilaterali in materia di estradizione. Infatti, il comma 2 dell'articolo in parola, richiamato dall'onorevole Finocchiaro in modo non completo, recita: «Gli Stati membri possono»


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- possono! - «continuare ad applicare gli accordi o intese bilaterali o multilaterali vigenti al momento dell'adozione della presente decisione quadro nella misura in cui questi consentono di approfondire o di andare oltre gli obiettivi di quest'ultima e contribuiscono a semplificare o agevolare ulteriormente la consegna del ricercato». È chiara la ratio della disposizione, che persegue l'agevolazione e, soprattutto, la riduzione degli ostacoli di carattere burocratico.
Tutto ciò, però, contrasta con l'ultima parte del punto (12) dei consideranda, che recita testualmente: «La presente decisione quadro non osta a che gli Stati membri applichino le loro norme costituzionali (...)».

GIOVANNI KESSLER. A casa loro!

SERGIO COLA. Mi sembra di una tale ovvietà! In altre parole, il nostro operato è legittimato proprio dalla decisione quadro, che ci consente di applicare i nostri principi costituzionali.

GIOVANNI KESSLER. A casa tua, non a casa degli altri!

SERGIO COLA. Ma quale unità europea! Ma quali cittadini europei, come ha affermato, in modo solenne, l'onorevole Sinisi! Guardiamo la realtà e non facciamo chiacchiere e demagogia!
Debbo un'ultima risposta all'onorevole Finocchiaro, la quale, evidentemente, o non è stata attenta o intende fare soltanto demagogia. Per quanto riguarda la tortura, abbiamo specificato, non una, ma cento volte, precisando l'interpretazione della norma, che la parola «reiterata», alla quale dovrebbero essere aggiunte anche le parole «grave o rilevante», va riferito soltanto alla minaccia e non alla violenza. Inoltre, la mera enunciazione della sofferenza mentale non è che tuteli anche l'ordine pubblico: tutela, forse, soltanto i no global! Non vorrei che le critiche della sinistra fossero dirette, appunto, soltanto alla tutela dei no global.
Questa precisazione era doverosa perché sono state dette troppe bugie in proposito.
L'emendamento in esame rappresenta un'ulteriore dimostrazione che tenete ai principi costituzionali solamente a chiacchiere! Nella fase attuativa siete contro la Costituzione e mirate a raggiungere obiettivi di carattere politico, al di là degli interessi della nazione (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buemi 2.53 (Nuova formulazione), accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 392
Votanti 366
Astenuti 26
Maggioranza 184
Hanno votato
209
Hanno votato
no 157).

L'emendamento 2.100 della Commissione risulta pertanto precluso.
Prendo atto che l'onorevole Realacci ha espresso un voto contrario, mentre avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.101 (Nuova formulazione) della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kessler. Ne ha facoltà.

GIOVANNI KESSLER. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole sull'emendamento 2.101 (Nuova formulazione) della Commissione che il relatore ha voluto presentare - gliene diamo volentieri atto - dopo la discussione sulle linee generali e che salvaguarda il rispetto dei diritti sanciti nella Carta fondamentale dei diritti dell'uomo; ciò dimostra che tali diritti stanno a cuore a tutti.


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Ricordo che la norma che stiamo per approvare contrasta con quanto avete appena approvato ossia che ogni singolo giudice e ogni corte d'appello italiana dovranno verificare se, nell'ordinamento straniero da cui proviene una richiesta di consegna di una persona, siano stati rispettati i diritti dell'uomo. Se un giudice austriaco chiede la consegna di una persona alla Corte d'appello di Campobasso, questa deciderà in un modo, quella di Trento in un altro e quella di Roma in un altro ancora. Ciò determinerà un po' di confusione. Non può essere il singolo magistrato, nel singolo caso, ad ergersi a giudice della costituzionalità, secondo le leggi italiane, delle norme processuali del paese europeo. Come è scritto nel comma 2 formulato dalla Commissione, che ci apprestiamo tutti insieme ad approvare, sarà il Consiglio dell'Unione europea ad assumere la decisione grave, se necessaria, che un paese dell'Unione non rispetta più i diritti dell'uomo. In quel caso, lo escluderà dai paesi in cui si applica il mandato d'arresto europeo. Questa è la regola corretta tra gli alleati, quella che veramente rispetta i diritti fondamentali.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.101 (Nuova formulazione) della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 396
Votanti 372
Astenuti 24
Maggioranza 187
Hanno votato
369
Hanno votato
no 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 402
Votanti 374
Astenuti 28
Maggioranza 188
Hanno votato
216
Hanno votato
no 158).

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