Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta
4-02958
presentata da NICHI VENDOLA giovedì 16 maggio 2002 nella seduta n.146

VENDOLA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, al Ministro delle politiche agricole e forestali, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:

l'ASL AV 1 di Ariano Irpino (Avellino), nel settembre del 2001 e nel febbraio 2002, dichiarava e certificava che il sito per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (RSU) situato nei pressi della località denominata Difesa Grande, era ed è a tutt'oggi inquinato, e che, pertanto, lo stesso andava bonificato e risanato così come obbliga il decreto ministeriale 471 del 1999 per alcuni tipi di discariche;

il sindaco di Ariano Irpino sarebbe stato informato dall'ASL AV 1 dell'avvenuto inquinamento del sito di Difesa Grande e sarebbe stato conseguentemente sollecitato a provvedere, così come disciplinato nella fattispecie dall'articolo 8 del citato decreto ministeriale, alla messa in sicurezza ed al ripristino ambientale del sito;

così come risulta all'interrogante, il sindaco di Ariano Irpino avrebbe con propria ordinanza diffidato il responsabile tecnico del comune ad adottare i necessari interventi con cui porre in sicurezza il summenzionato sito;

il Sindaco non avrebbe adottato - oltre a quanto prescritto dal decreto ministeriale 471 del 1999 - neanche le direttive normative inserite all'interno del decreto legislativo n. 22 del 1997;

in merito alla vicenda sarebbe stato presentato un dettagliato esposto-denuncia alla competente procura della Repubblica, da parte della citata ASL e dalla federazione provinciale del partito della Rifondazione Comunista di Avellino, cui si sottolineano i gravissimi rischi di inquinamento delle falde acquifere e non solo;

a tutt'oggi non risulterebbe aperto nessuno fascicolo, da parte dell'autorità giudiziaria competente, in capo alla problematica denunciata;

di fronte alle inadempienze del sindaco di Ariano Irpino e della competente procura, la regione Campania e la provincia di Avellino si starebbero prodigando nella messa in stato di sicurezza e di ripristino ambientale della discarica;

i fattori inquinanti che renderebbero pericolosa la discarica sarebbero i seguenti:

a) tra il 1997 e il 1998 sarebbero stati interrati nella discarica circa trenta milioni di Kg di fanghi provenienti dalla ditta CODISO di Solofra;

b) la nominata ASL, in data 5 maggio 1999, informava le autorità competenti che detti fanghi dovevano considerarsi «rifiuti speciali e pericolosi»: si tratta infatti di fanghi di idrossidi di metalli provenienti dal trattamento industriale di precipitazioni di metalli. A tale riguardo la ASL concludeva, in punto di legislazione ambientale, che la discarica di Difesa Grande era inidonea allo smaltimento degli idrossidi di metalli;

c) nella discarica sarebbero state smaltite, oltre a quanto suddescritto, polveri di abbattimento dei fumi, ceneri da combustione, pitture e vernici di scarto, fanghi di depuratori civili e industriali; i rifiuti proverrebbero dalle industrie metallurgiche e da alcune società preposte al declassamento organico dei rifiuti prodotti dalle comunità limitrofe e non;

d) nella discarica sarebbero presenti migliaia di quintali di pneumatici triturati, pile esauste e medicinali scaduti;

e) nella discarica sarebbero smaltiti rifiuti indifferenziati nonostante che l'articolo 5, comma 5, del cosiddetto «decreto Ronchi», imponga dal primo gennaio del 2000 il solo interramento di rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata;

dopo l'oggettivo pericolo di epidemie evidenziato dalla ASL, né il NOE e né la competente Procura avrebbero disposto il sequestro cautelativo della discarica;

il gruppo tecnico della prefettura di Napoli avrebbe eseguito un sopralluogo in data 4 gennaio 2000 in cui evidenziava, nella relazione stilata, le seguenti preoccupazioni: «...è necessario far eseguire dall'esercente la verifica di stabilità delle scarpate e dei terrapieni di sostegno. La verifica è richiesta anche per il telo che deve evitare infiltrazioni di percolato nel sottosuolo...». Il citato gruppo tecnico constatava sempre in quell'occasione, che nella vasca principale il sistema di fondo per la raccolta del percolato non era più confacente alle funzioni di isolamento con il terreno sottostante;

la discarica sarebbe situata in una zona considerata dai geologi altamente sismica, con la presenza nell'orografia del territorio di una zona scoscesa che si trova a poca distanza dal bacino idrografico del fiume Cervaro; si tenga conto che il tutto ricade sotto un vincolo idrogeologico;

una azienda denominata ASIDEV, proprietaria della discarica, farebbe defluire le acque di scolo della discarica dai terrapieni direttamente nel fiume Lavella;

allo stato attuale non vi sarebbe alcuno studio di impatto ambientale e né tantomeno una relazione tecnica indicante le modalità di messa in sicurezza dell'impianto con la contestuale programmazione delle modalità di bonifica e di ripristino ambientale dell'intera area;

in discarica confluirebbero residui provenienti dagli impianti di CDR ritenuti speciali e non urbani dall'articolo 7 del «decreto Ronchi»;

la capacità ricettiva della prima vasca della discarica che era di 48 mila metri cubi è andata esaurita sin dal 1998, tant'è che la ASL nel 1999 avrebbe dichiarato: «è chiaro che la mancata esecutività della bonifica della prima vasca determinerebbe in tempi brevi danni per la salute pubblica e per l'ambiente». Di fronte alle preoccupazioni espresse dalla ASL, la ASIDEV anziché bonificare la prima vasca, avrebbe rimosso il telo di protezione con la contestuale unificazione della prima vasca con la vasca principale;

la discarica fu progettata e autorizzata per una ricettività di 300 mila metri cubi di rifiuti denominati «interrati», oggi avrebbe raccolto oltre 2 milioni di metri cubi di rifiuti, molti dei quali non più interrati ma abbancati in elevazione;

così come risulta all'interrogante, il genio civile in due distinte situazioni (8 febbraio 2000 e 27 settembre 2001) avrebbe invitato l'Amministrazione di Ariano Irpino a verificare la stabilità delle scarpate attinenti all'orografia del territorio ospitante la discarica. Ad oggi non parrebbe essere stato posto in essere, dall'amministrazione di Ariano, alcuno adempimento in ordine ai paventati rischi di smottamento che potrebbero verificarsi su detto territorio;

le analisi dei pozzi d'acqua cosiddetti «spia» (sono situati ad una profondità di oltre 25 metri) effettuate nel 1997 e nel 1998, avrebbero evidenziato il cattivo stato di salute delle falde acquifere a causa della presenza di metalli tossici in sospensione;

il fiume Cervaro presenterebbe un altissimo livello di inquinamento dovuto alla fuoriuscita di non quantificabili ettolitri di percolato prodotto dalla discarica;

la ASL competente avrebbe relazionato, dopo un attento esame chimico delle acque, avvenuto nel giugno del 1998, che nelle acque dei pozzi di diverse aziende agricole ricadenti nel perimetro della discarica, si riscontrava la presenza di ammoniaca, di un'alta concentrazione di nitriti, di cloruri e di solfati;

i terreni confinanti con la discarica presentavano già nel 1997 un'alta concentrazione di metalli quali: il cromo VI, il cadmio e il cromo III;

nella relazione tecnica di autorizzazione per l'emissione in atmosfera, ai sensi del decreto del presidente della giunta regionale n. 4102 del 1992, sono previsti dieci camini di captazione del biogas: allo stato attuale ne esisterebbero appena quattro;

anche in merito all'emissione in atmosfera nessuna autorità avrebbe mai controllato se i camini di captazione siano efficienti e se i gas sprigionati in atmosfera siano conformi alla normativa vigente e in modo particolare da quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 203 del 1988;

vi sarebbe il fondato timore che dai camini della discarica fuoriescano gas altamente cancerogeni come il benzene, il cloruro di vinile, il toluene e lo xilene. Il tutto con conseguenze antigieniche e, probabilmente, con l'assunzione per via fotosintetica delle sostanze succitate considerate dalla scienza (agronomica e non) altamente tossiche -:

se non si ritengano opportuni ulteriori verifiche da parte dei competenti uffici della prefettura e del genio civile con riferimento alla stabilità dei terrapieni di sostegno del sito;

se, alla luce della pericolosità dei rifiuti stoccati presso la località Difesa Grande di Ariano Irpino (Avellino), l'intervento di bonifica possa essere ricompresso tra quelli «di interesse nazionale» e, in caso affermativo, quali iniziative il Ministro dell'ambiente e tutela del territorio intenda adottare per ridurre l'impatto ambientale della discarica.
(4-02958)