Back

Doc. XXXIV n. 4


Pag. 7

AVVERTENZA

Nella seduta del 28 settembre 2005 il Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato ha approvato all'unanimità dei presenti una relazione sull'attività svolta sino a tale data ed ha convenuto di procedere alla sua pubblicazione, deliberandone la presentazione al Parlamento.
Successivamente, i lavori sono proseguiti con notevole intensità: il Comitato ha, infatti, tenuto altre undici sedute, effettuato una missione all'estero e due in Italia, incontrato una delegazione del Parlamento romeno, affidato tre nuovi incarichi di consulenza e, soprattutto, si è occupato di questioni di estrema rilevanza e delicatezza, tra le quali il cosiddetto
«dossier Nigergate».
Tenuto conto dell'interesse che l'attività svolta presenta per il Parlamento e per l'opinione pubblica, con il presente documento il Comitato ha ritenuto di aggiornare la relazione del 28 settembre 2005, integrandola con le risultanze dell'attività svolta nel periodo ottobre 2005 - febbraio 2006.


Pag. 8

1. Premessa.

L'istituzione di un Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato è stata prevista dall'articolo 11 della legge 24 ottobre 1977, n. 801, il quale, al comma 2, attribuisce a tale organo una funzione di controllo sull'applicazione dei principi stabiliti dalla citata legge. In particolare, relativamente a tale profilo, è compito del Comitato verificare che l'attività dei servizi di informazione e sicurezza si svolga nel rispetto delle finalità istituzionali ad essi attribuite dalla legge. A tale fine il Comitato parlamentare può chiedere al Presidente del Consiglio dei ministri informazioni sulle linee essenziali delle strutture e dell'attività dei servizi e formulare proposte e rilievi. Si ricorda che il Comitato parlamentare esercita le proprie funzioni anche con riguardo alle funzioni informative e investigative nell'ambito della lotta contro la criminalità organizzata, attribuite ai servizi dall'articolo 2 del decreto-legge 29 ottobre 1991, n. 345, convertito con modificazioni dalla legge 30 dicembre 1991, n. 410.
L'esperienza di questi decenni ha già portato ad una estensione dei poteri del Comitato parlamentare: si è stabilito un proficuo rapporto con varie figure istituzionali, si sono esaminate situazioni di particolare delicatezza, si sono in qualche caso acquisite direttamente dai servizi informazioni sensibili. Ciò induce a ritenere che, proprio tenendo conto delle prassi innovative, i compiti dell'organo parlamentare di controllo debbano essere ridisegnati dalla legge. Al controllo sull'applicazione dei princìpi vigenti nel nostro ordinamento in materia di intelligence deve affiancarsi, con una previsione più analitica e penetrante, un controllo sulle attività dei servizi, sull'esercizio delle funzioni dell'Autorità nazionale per la sicurezza relative al segreto, nonché sulle procedure di rilascio dei «Nulla osta di segretezza» (Nos) (1).

2. Sintesi delle attività svolte dal Comitato.

Nella XIV legislatura, il Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato si è costituito nella seduta del 3 agosto 2001 (2) e ha tenuto complessivamente 128 sedute. In 90 di tali sedute il Comitato ha proceduto ad audizioni, nel corso delle quali sono stati sentiti, in particolare, i Ministri della difesa e dell'interno, il Ministro della funzione pubblica e per il coordinamento dei servizi di informazione e sicurezza, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega al coordinamento dei servizi di informazione e sicurezza, il Segretario generale del CESIS,


Pag. 9

i direttori di SISMI e SISDE, il responsabile del RIS, il Capo di Stato maggiore della difesa, il Comandante generale dell'Arma dei carabinieri, il Comandante generale della Guardia di finanza, il Direttore generale della pubblica sicurezza e Capo della Polizia, nonché il Procuratore nazionale antimafia, i Procuratori della Repubblica aggiunti di Milano e Torino, i sostituti procuratori della Repubblica presso i Tribunali di Roma e Milano, il direttore della DIA, l'ambasciatore italiano in Arabia Saudita, il capo di gabinetto del Ministero dell'interno, il presidente del CeSI, un docente universitario, uno storico dei servizi di intelligence e due giornalisti esperti di islam e questioni mediorientali.
Complessivamente il Comitato si è riunito, in sede, per 202 ore e ha altresì svolto 24 missioni, di cui 8 all'estero (Berlino, 25, 26 e 27 giugno 2002; Sarajevo e Pristina, 10 e 11 marzo 2003; Praga, 6, 7 e 8 maggio 2003; Bruxelles, 4 marzo 2004; Washington e New York, 28 marzo - 4 aprile 2004; Bucarest, 15, 16 e 17 aprile 2004; Copenhagen, 28 aprile-2 maggio 2004; Brasile ed Argentina, 27 novembre-4 dicembre 2005). Le altre sedici missioni sono, invece, consistite in visite presso le sedi romane di CESIS, SISMI e SISDE, presso il nuovo «polo anticrimine interforze» nel quale sono state recentemente dislocate la Direzione centrale della polizia criminale (DCPC), la Direzione Investigativa Antimafia (DIA) e la Direzione centrale per i servizi antidroga (DCSA), nonché presso le sedi del Reparto Informazioni e Sicurezza (RIS) dello Stato Maggiore della difesa e del Raggruppamento operativo speciale dell'Arma dei Carabinieri (ROS).
Il Comitato ha, altresì, approvato tre relazioni indirizzate alle Camere. La prima, «Sulle ipotesi di riforma concernenti le funzioni e la struttura dei servizi di informazione e sicurezza», è stata adottata nella seduta del 13 dicembre 2001; la seconda, «Sulla relazione conclusiva dell'inchiesta amministrativa condotta dal prefetto Sorge in merito alle misure di protezione per il professor Marco Biagi», è stata approvata nella seduta del 18 luglio 2002; la terza, deliberata il 28 settembre 2005, illustra l'attività svolta dal Comitato sino a tale data.
Il Comitato ha inoltre organizzato due convegni - svoltisi a Palazzo Montecitorio, rispettivamente, il 3 dicembre 2003 ed il 3 dicembre 2004 - che hanno visto la partecipazione di rappresentanti dei comitati di controllo della maggior parte dei Paesi dell'Unione europea.
Si ricorda, infine, che il Comitato, nella seduta del 3 luglio 2003, si è costituito nel conflitto di attribuzione, dichiarato ammissibile dalla Corte costituzionale con l'ordinanza n. 209, dell'11 giugno 2003, nei confronti dello stesso elevato dalla Corte d'appello di Roma con ordinanza del 5 marzo 2003. Nella fattispecie, la Corte d'appello che ha sollevato il conflitto lamentava l'opposizione del segreto da parte del Comitato a fronte di una richiesta di documenti - a suo tempo acquisiti dal Comitato stesso - nell'ambito di un procedimento penale a carico di un ex dipendente del SISDE.

3. Le relazioni approvate.

Nel corso della XIV legislatura, il Comitato ha approvato la sua prima relazione, vertente «Sulle ipotesi di riforma concernenti le


Pag. 10

funzioni e la struttura dei servizi di informazione e sicurezza» nella seduta del 13 dicembre 2001. La seconda relazione Documento di considerazioni sulla relazione conclusiva dell'inchiesta amministrativa condotta dal prefetto Sorge in merito alle misure di protezione per il professor Marco Biagi, è stata approvata nella seduta del 19 luglio 2002. La terza, «Sull'attività svolta dal Comitato sino al 28 settembre 2005», è stata deliberata nella seduta del 28 settembre 2005.

3.1 La prima relazione

Il Comitato ha giudicato opportuno esprimere le sue valutazioni in ordine alle prospettive di riforma dell'ordinamento dei servizi, ritenuta urgente dal Comitato anche alla luce delle vicende successive ai fatti dell'11 settembre 2001. Ha quindi discusso un documento recante riflessioni e orientamenti maturati in tale materia ed è giunto all'approvazione di una relazione che è stata trasmessa alle Camere, naturale interlocutore istituzionale del Comitato, nonché al Governo, affinché questo potesse tenerne conto in sede di approvazione del disegno di legge di riforma della nostra intelligence. Nel documento il Comitato auspica un rinnovo dell'organizzazione politica-istituzionale della funzione informativa al fine di rafforzare le garanzie di sicurezza dei cittadini. Partendo dalla conferma dell'assetto indicato dalla legge n. 801 del 1977, secondo cui la responsabilità politica e l'alta direzione della politica informativa e della sicurezza nazionale devono rimanere incardinate, anzi rafforzandole, presso il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Comitato auspica, invece, che la nuova disciplina normativa precisi meglio i confini di competenza di ogni servizio. Al riguardo, viene auspicata una disciplina degli aspetti trasversali «che per la loro complessità possono essere ricondotti alla competenza di entrambe le strutture o quelli che lambiscono la responsabilità di entrambe senza però centrarla totalmente».
Il Comitato ha, altresì, auspicato, nella medesima relazione, anche un rafforzamento del ruolo di coordinamento del CESIS e più precisamente degli uffici che ad esso fanno capo, a cominciare dalla Segreteria generale, senza però qualificare questa struttura centrale rafforzata come una terza struttura operativa né come l'involucro di una struttura unica, che assommi in sé tutte le funzioni e tutti i poteri relativi alle attività di intelligence.
Altro tema centrale della riforma dei servizi, sempre secondo il Comitato, è quello della ricerca di un punto di equilibrio positivo fra le garanzie di chi opera (per avere un servizio efficiente) ed i diritti e le libertà individuali dei cittadini tutelati dalla Costituzione. Al riguardo, tale punto di equilibrio potrebbe rinvenirsi in una configurazione delle garanzie funzionali quali cause di giustificazione, ciò che consentirebbe di escludere l'illiceità del comportamento posto in essere dagli appartenenti ai servizi. In particolare, la soluzione normativa preferibile sembrerebbe essere quella di individuare nella nuova legge i beni giuridici che sono oggetto di tutela assoluta e che non possono in alcun modo essere aggrediti da chi agisce in nome di un interesse pubblico superiore e sotto copertura. In ogni caso, tali attività dovrebbero essere sottoposte ad una autorizzazione, che dovrebbe essere


Pag. 11

direttamente riconducibile al Presidente del Consiglio, mentre la proposta dovrebbe spettare al Direttore operativo della struttura interessata, dopo il vaglio del Ministro competente. In tale scelta autorizzativa il Presidente del Consiglio dei Ministri dovrebbe essere supportato da un «Comitato di Garanti», che costituirebbe lo strumento tecnico politico di controllo e tutela delle attività non convenzionali, composto da tre membri, scelti fra altissime personalità, con modalità che garantiscano indipendenza ed autonomia. In casi eccezionali potrebbe anche essere prevista un'autorizzazione successiva del Presidente del Consiglio, da concedere entro un termine perentorio decorrente dalla data dell'operazione. Il controllo sulla corrispondenza fra azioni autorizzate e azioni eseguite (anche senza autorizzazione) dovrebbe spettare al citato Comitato dei Garanti, configurato come organismo di controllo interno, autonomo, che non dipende né strutturalmente, né funzionalmente da chi ha la responsabilità politica ed organizzativa della funzione informativa. A questo controllo preventivo eseguito dal Comitato dei Garanti dovrebbe seguire quello svolto dal Comitato parlamentare.
Un punto centrale della riforma dovrebbe essere anche la modifica dei criteri di reclutamento del personale dei servizi, di cui appare indispensabile accrescere il livello professionale e contestualmente incrementare la quota di risorse umane destinate a compiti operativi rispetto a quelle cui competono funzioni amministrative. In questo quadro, le assunzioni dall'esterno dovrebbero essere indirizzate all'acquisizione di quelle professionalità non reperibili nell'ambito delle pubbliche amministrazioni. Modifiche dovrebbero essere poi apportate anche alle procedure di reclutamento che avvengono attualmente all'interno delle pubbliche amministrazioni al fine di renderle più trasparenti.
A fronte di questo sensibile rafforzamento dei poteri operativi attribuiti ai servizi, si rende naturalmente necessario anche un ampliamento dei poteri conoscitivi e di controllo riconosciuti al Comitato parlamentare, senza che ciò comporti un'alterazione degli equilibri istituzionali. In questo contesto appare, perciò, indispensabile, in primo luogo, assicurare al Comitato un flusso informativo costante, attraverso la trasmissione ad esso, ad esempio, delle direttive a carattere generale e regolamentare emanate dal Governo e dai responsabili dei servizi. Inoltre, il Comitato dovrebbe anche ricevere relazioni periodiche che rechino indicazioni e notizie utili sull'attività di intelligence, così legittimando il suo ruolo di interlocutore diretto dei responsabili dei servizi. Il Comitato ritiene poi importante che sia ad esso attribuito il compito di verificare la rispondenza ai principi stabiliti dalla legge per le operazioni realizzate con l'utilizzo delle cause di giustificazione. Un'ulteriore funzione di controllo da riconoscere al Comitato dovrebbe riguardare la destinazione delle risorse finanziarie attribuite ai servizi. A tale scopo si dovrebbe, in particolare, prevedere l'invio al Comitato della ripartizione degli stanziamenti e, al termine dell'esercizio finanziario, del bilancio consuntivo, corredati da una relazione illustrativa, che permetta di evidenziare il rapporto fra somme stanziate, attività svolte ed obiettivi perseguiti.

Pag. 12


Quanto alla composizione del Comitato, sembra preferibile confermare l'attuale numero di componenti, rafforzando, però, nel quadro delle accresciute competenze conoscitive del Comitato, il vincolo del segreto nei confronti dei parlamentari chiamati a far parte di esso.
Con riferimento al segreto di Stato, infine, il Comitato ha registrato un comune orientamento con il Ministro con delega al coordinamento dei servizi per introdurre un limite temporale alla durata del segreto, al fine di rimuovere uno dei principali ostacoli alla ricostruzione di vicende non più soggette ad ulteriori sviluppi. In tal senso, un termine di quindici anni potrebbe costituire un equo bilanciamento fra le predette esigenze e quelle connesse alla tutela della riservatezza circa informazioni sensibili.
Quanto, infine, al regime di opponibilità del segreto di Stato, sembra opportuno prevedere che esso non possa essere opposto all'Autorità Giudiziaria quando si riferisca a notizie o documenti relativi a reati con finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine costituzionale e al reato di strage.
Dopo che questa relazione sui temi della riforma è stata consegnata alle Camere, il dibattito è naturalmente proseguito; si è tenuto conto delle proposte del Comitato, il Governo ha presentato un suo disegno di legge e il Senato, dopo ampia discussione, ha approvato un testo nel quale figurano alcune rilevanti modificazioni rispetto alla stesura originaria. Vi è stato poi un rallentamento dell'iter parlamentare e da più parti sono state avanzate nuove osservazioni e proposte. Non è possibile prevedere oggi quali saranno i risultati del ripensamento e del lavoro in corso, né compete al Comitato formulare pareri sui testi in discussione. Tuttavia, nella fase delicatissima che stiamo vivendo, di fronte alla nuova minaccia rappresentata dal terrorismo internazionale a base islamista, il Comitato ritiene di dover richiamare l'attenzione del Parlamento e del Paese sulla esigenza, che consideriamo inderogabile, di non interrompere né offuscare la continuità operativa dell'intelligence, ma anzi di salvaguardare e potenziare, sul piano amministrativo prima ancora che con nuove norme, l'efficacia della sua organizzazione, evitando modificazioni traumatiche.
A questo scopo, il Comitato considera come un obiettivo prioritario e particolarmente utile la realizzazione nella concreta attività di governo di tre indirizzi volti ad una maggiore efficienza dei servizi:
a) garantire con gradualità una specializzazione dei compiti affidati ai vari uffici in rapporto alle diverse minacce, evitando le sovrapposizioni;
b) assicurare un effettivo raccordo unitario tra intelligence esterna ed interna, anche con l'istituzione di nuovi uffici presso il CESIS;
c) promuovere l'acquisizione di personale di alta professionalità, non solo tratto dalle forze di polizia e da altre amministrazioni, ma anche esterno agli apparati pubblici e scelto attraverso prove selettive; sui criteri e sulle modalità di assunzione del personale e sulle prove selettive potrebbe svolgersi un controllo successivo del Comitato parlamentare.

Pag. 13

3.2 La seconda relazione.

Dopo che in Parlamento era stata sollecitata una più puntuale informazione da parte del Governo sull'inchiesta amministrativa diretta ad accertare se emergessero elementi di responsabilità a carico degli uffici competenti per l'esposizione a pericolo del professor Marco Biagi, ucciso il 19 marzo del 2002, il Comitato, in quanto unico organo parlamentare tenuto al segreto sia sulle proprie attività, sia sul contenuto di tutti i documenti in suo possesso, è stato chiamato ad esprimere una valutazione sui risultati di tale indagine.
Al riguardo, si deve osservare che l'esame di tale documentazione è stato di grande interesse per il Comitato, poiché essa riguardava il concreto funzionamento degli apparati di sicurezza e, precisamente, la protezione di personalità a rischio, sulla base delle informazioni e delle analisi provenienti dalla polizia di prevenzione e dall'intelligence. Nella fattispecie, oggetto di esame e di giudizio è stato, in particolare, il sistema dei rapporti tra intelligence, polizia di prevenzione, autorità di pubblica sicurezza centrali e territoriali ed infine strutture addette alla protezione. Tutte tematiche queste rientranti nella competenza del Comitato e rispetto alle quali esso è stato chiamato ad esprimere una valutazione.
Al riguardo, il Comitato ha rilevato come dal rapporto del prefetto Sorge, per altro dettagliato e preciso nella ricostruzione degli eventi anteriori all'ottobre 2001, sia emersa in relazione all'uccisione del professor Biagi la mancata realizzazione del rapporto tra intelligence e protezione. In particolare, non si è compreso perché in concreto, dopo che il rapporto dei servizi inviato al Parlamento e contenente una specifica indicazione di pericolo è stato reso pubblico (14 marzo 2002), nessuna decisione conseguente sia stata poi assunta. Da tale vicenda, il Comitato ha tratto il convincimento che sia necessaria una comunicazione diretta ed un collegamento più efficace tra organi di intelligence ed organi di polizia.
Sempre con specifico riferimento alla vicenda del professor Marco Biagi, il Comitato ha rilevato che in sostanza, nessuno degli interventi che in tale vicenda vi sono stati ha mai potuto modificare l'autonoma convinzione e decisione espressa dalle autorità provinciali di pubblica sicurezza e segnatamente dalle autorità bolognesi, che non hanno considerato rilevanti i rischi (pur indicati senza sottovalutazioni dall'intelligence e dalla polizia di prevenzione), né i timori manifestati con insistenza dallo stesso professor Biagi (con più missive inviate alla questura e alla prefettura della sua città). La ratifica del Dipartimento è intervenuta come un atto di mera ricezione delle deliberazioni già assunte a livello provinciale. Il Comitato ha anche osservato che in base alla direttiva emessa dal Ministro Scajola in data 15 settembre 2001, la revoca dei servizi di protezione avrebbe dovuto divenire operativa solo dopo aver disposto una diretta consultazione dell'interessato. Questa misura doveva apparire non solo opportuna, ma necessaria nel caso del professor Biagi, il quale più volte aveva chiesto aiuto alle autorità.
Muovendo da questi fatti e dalla vicenda dell'uccisione del professor Biagi, il Comitato ha inteso richiamare l'attenzione del Governo


Pag. 14

sull'assoluta necessità che le informazioni e le analisi elaborate dall'intelligence e dalla polizia di prevenzione siano sempre più puntuali e tempestive (come per altro sono state nella vicenda esaminata), ma soprattutto sulla necessità che di esse si tenga conto nella scelta delle persone da proteggere, nelle modalità della protezione e nella conseguente attività delle forze di polizia. Va riconosciuto, inoltre, che l'indirizzo assunto in passato in materia di servizi di protezione, volto a ridurre il personale impegnato in servizi di scorta e di tutela per i soggetti a rischio, formulato su un astratto parametro quantitativo da applicare per la riduzione, era un indirizzo troppo generico, giustamente ora accantonato.
Il nuovo sistema introdotto con l'istituzione dell'UCIS dovrebbe oggi divenire lo strumento istituzionale per un raccordo costante ed efficace tra intelligence, polizia di prevenzione ed attività operative, purché siano nettamente ed inequivocabilmente individuati i livelli di competenza e le forme concrete di partecipazione e responsabilizzazione delle autorità centrali nella protezione delle persone a rischio (3).

3.3 La terza relazione.

Nel corso della seduta del 28 settembre 2005, il Comitato ha approvato - con voto unanime dei presenti - la «Relazione sull'attività svolta dal Comitato fino al 28 settembre 2005».
Il documento - frutto di una lunga elaborazione, iniziata già nel 2003 - fornisce un quadro generale dell'intenso lavoro svolto durante la presente legislatura e reca una sintesi dei risultati degli accertamenti condotti sui numerosi casi esaminati, nel rispetto dei vincoli di segretezza imposti dalla legge a tutela della sicurezza nazionale e della incolumità delle fonti e degli appartenenti agli organismi di intelligence.
Come già segnalato nell'Avvertenza, la presente relazione costituisce un aggiornamento della relazione del 28 settembre 2005, predisposta al fine di tenere conto delle risultanze delle attività svolte nel periodo ottobre 2005 - febbraio 2006.

4. Rapporti con il Governo.

Sia con il Ministro Frattini che, successivamente, con il sottosegretario Letta - che dal 26 novembre 2002 gli è succeduto nell'incarico di coordinamento dei servizi - il Comitato ha impostato un rapporto di stretta collaborazione, nell'intento di esercitare con efficacia i propri compiti istituzionali, garantendo nel contempo la più rigorosa separazione


Pag. 15

tra le funzioni di controllo, di spettanza del Parlamento, e quelle operative assegnate al Governo.
Con il Ministro della difesa i rapporti del Comitato hanno avuto ad oggetto soprattutto le tematiche internazionali, con i relativi riflessi sull'attività dell'intelligence italiana, nonché gli elementi conoscitivi riguardo alle aree nelle quali sono stati - e sono tuttora - impegnati contingenti militari italiani: Afghanistan, Iraq, ex Jugoslavia.
Nelle audizioni del Ministro dell'interno, oltre alle tematiche connesse all'attività del SISDE, sono stati affrontati i temi del terrorismo interno e quelli della sicurezza pubblica, sotto i profili di interesse del Comitato. Particolare attenzione è stata rivolta all'attività di intelligence connessa ad avvenimenti di grande impatto, quali i vertici dei Capi di Stato e di Governo di Genova (luglio 2001) e il Social Forum di Firenze (novembre 2002), nonché le manifestazioni NO TAV in Val di Susa e l'omicidio del Vicepresidente del Consiglio regionale calabrese, Francesco Fortugno.
Va ancora segnalato che la relazione sul caso Biagi (di cui si è già riferito nel capitolo precedente) è stata elaborata sulla base della documentazione messa a disposizione dal Ministro dell'interno e dopo l'audizione, concordata con il Ministro stesso, del Capo di Gabinetto pro tempore, prefetto Sorge.

5. Rapporti con i servizi.

Nella sua esperienza ormai consolidata, il Comitato ha sempre basato l'acquisizione delle informazioni necessarie all'esercizio delle proprie funzioni, sullo strumento delle audizioni dei direttori di CESIS, SISMI e SISDE. A queste si aggiungevano le relazioni trimestrali elaborate dai servizi e trasmesse dal CESIS, con le quali veniva tracciato un quadro complessivo di situazione, articolato per settori di attività, con una specifica presenza di elementi di analisi relativamente alle aree ed ai profili di maggiore attenzione per gli organismi informativi.
Le novità introdotte in questa legislatura sono state essenzialmente due. La prima consiste in una programmazione temporale delle audizioni, che hanno assunto cadenza tendenzialmente mensile, così da consentire all'organo di controllo di essere tempestivamente aggiornato sugli sviluppi delle attività principali e sulle questioni che di volta in volta possono assumere rilevanza ai fini sopra indicati. Questa modalità di lavoro è stata concordata con il ministro pro tempore con delega al coordinamento dei servizi, Frattini, il quale, nel corso di una delle sue audizioni, ha avuto modo di approfondire con i componenti del Comitato le questioni connesse alla puntualità e continuità dei flussi di informazione da assicurare all'organo di controllo.
Se tale forma di acquisizione delle informazioni risulterà adeguata e soddisfacente, si potrà considerare sostanzialmente superata la necessità di prevedere le relazioni trimestrali, mentre si potranno attivare, ove ritenuto opportuno da parte del Comitato, richieste di documenti, da trasmettere al servizio competente, intese all'approfondimento di specifiche questioni.


Pag. 16

La seconda significativa novità introdotta nella legislatura è costituita dalle comunicazioni che, in alcune specifiche occasioni, il Governo o i servizi hanno reso con riferimento a talune delicate operazioni di intelligence ancora in corso di svolgimento. Naturalmente le informazioni sono state fornite in misura e con modalità compatibili con le esigenze di segretezza e sicurezza che caratterizzavano l'attività in fase di esecuzione; e tuttavia non può trascurarsi di sottolineare come tale circostanza rappresenti un positivo salto di qualità rispetto alla prassi seguita in passato ed accresca la capacità di controllo del Comitato, testimoniandone al contempo l'autorevolezza e la considerazione di cui gode sia da parte del Governo che degli apparati di intelligence.
Il rapporto con i direttori dei servizi costituisce ovviamente uno dei presupposti essenziali per l'esercizio delle funzioni di controllo da parte del Comitato. Oltre alle numerose audizioni, vanno segnalate le visite preso le sedi di CESIS, SISMI e SISDE, attraverso le quali è stato possibile ai componenti dell'organo di controllo avere una diretta esperienza delle strutture logistiche, tecniche e organizzative dei servizi ed incontrare alcuni dei dirigenti preposti ai vari settori operativi ed amministrativi.
A queste si sono aggiunti gli incontri specificamente riservati al tema degli archivi, sui quali si riferisce in altra parte della presente relazione.

5.1 CESIS.

Il CESIS (Comitato esecutivo per il coordinamento dei servizi di informazione e sicurezza) è struttura istituita alle dipendenze del Presidente del Consiglio, al quale fornisce il supporto tecnico nella funzione di coordinamento dell'attività dei servizi operativi. Si tratta di un organo collegiale composto, oltre che dal suo Segretario generale e dai direttori del SISMI e del SISDE, dal Capo di stato maggiore della difesa, dal Capo della polizia, dal Segretario generale del Ministero degli affari esteri, dal Comandante generale dell'Arma dei carabinieri, dal Comandante generale della Guardia di finanza e dal Segretario generale della Presidenza del Consiglio. Il Segretario generale di questo Comitato esecutivo, che appare nella legge come organo servente del Collegio, ha assunto un ruolo di sempre maggiore rilievo. La svolta si è verificata nel 1991, quando per la prima volta a questo organo sono state affidate, per delega del Presidente del Consiglio ed anche sulla base di impegni assunti nell'ambito della Nato, le funzioni di Autorità nazionale per la sicurezza, di cui fino ad allora e a partire dagli anni '50, era stato titolare il capo del servizio segreto militare.
L'allargamento ed il rafforzamento dei poteri del Segretario generale del CESIS sono un prodotto della prassi. A tale proposito, il Comitato parlamentare sottolinea non solo la necessità che a questa materia sia data una regolamentazione legislativa certa, ma anche (in attesa di questa nuova disciplina) l'opportunità che il Segretario generale del CESIS riferisca periodicamente all'organo parlamentare sia in generale sull'attività della Segreteria del CESIS, sia più specificamente sull'esercizio delle funzioni di Autorità nazionale per la


Pag. 17

sicurezza e sulle attività dell'Ufficio centrale per la sicurezza (UCSi), che da lui oggi dipende.
Per quanto riguarda l'UCSi, il Comitato ha già illustrato al Parlamento, in passate relazioni (si veda, in particolare, quella del 22 marzo 1995) quali siano le disposizioni che regolano la sua attività e quali le sue competenze. Non si può che ribadire un giudizio già formulato: per un ufficio che appare così rilevante e che oggi è esclusivamente organizzato sulla base di disposizioni regolamentari ed amministrative a carattere riservato sarebbe necessaria una regolamentazione legislativa e forme certe di controllo.
Il rilascio dei Nulla osta di segretezza, che è il compito più rilevante (anche se non l'unico) affidato all'UCSi, continua ad avere effetti rilevanti nella vita professionale di numerosissimi soggetti (in gran parte militari e dipendenti pubblici) così come nelle attività e negli affari di molte imprese. Per tutti coloro che, nello svolgimento del proprio lavoro trattano documenti riservati o si occupano di attività rilevanti per la sicurezza dello Stato (siano essi soggetti singoli o imprese) è, infatti, necessario il possesso del Nos. Si tratta di un'abilitazione che può avere diversi livelli, a seconda delle attività svolte, e che viene rilasciata sulla base di una raccolta di informazioni sul soggetto o sull'impresa. Questo accertamento viene svolto riservatamente, di solito è affidato ai carabinieri e, per gran parte dei casi, fa capo all'UCSi. Le deliberazioni di questo ufficio possono modificare radicalmente carriere individuali, possono far partecipare l'una o l'altra impresa ad appalti remunerativi o possono escluderla. È grande il potere che così può essere esercitato. Ma si tratta di un potere che, come si è osservato, non si fonda su alcuna regola legislativa e che è svincolato da ogni controllo. Il rischio è quello dell'irragionevolezza e dell'arbitrio. Oppure, l'assoluta discrezionalità può dare luogo ad accertamenti di routine, del tutto inutili, come ha dimostrato recentemente il caso paradossale di un brigatista rosso, del quale in passato le autorità di polizia avevano rilevato contatti con ambienti eversivi e che nonostante ciò aveva ottenuto regolarmente un Nos.
A tale riguardo, nel corso della seduta del 27 aprile 2005 il Comitato ha approvato un documento contenente proposte e suggerimenti per una riforma organica della materia. Il documento è stato successivamente trasmesso, in via riservata, alla Presidenza del Consiglio e le osservazioni ivi illustrate sono state tenute presenti e parzialmente recepite in un recente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante «disposizioni in materia di rilascio dei nulla osta di sicurezza».
Il CESIS rappresenta da sempre, attraverso il suo Segretario generale, un interlocutore fondamentale per il Comitato parlamentare. Le informazioni richieste al CESIS hanno avuto generalmente ad oggetto questioni generali connesse alle attività dei servizi. In particolare, nella prima fase della legislatura, l'organo di controllo ha chiesto di conoscere la situazione complessiva - con periodici aggiornamenti - degli organici dei servizi, delle assunzioni di personale interno alle pubbliche amministrazioni e delle articolazioni di tale

Pag. 18

personale per funzioni e specializzazioni professionali. Il Comitato ha inoltre riservato specifica attenzione alla acquisizione delle norme regolamentari e organizzative interne dei servizi, che hanno natura riservata e non vengono quindi pubblicate. Su questo terreno (le norme regolamentari, le direttive, le disposizioni riguardanti l'organizzazione) è auspicabile che l'informazione sia sempre completa e tempestiva, perché si tratta di una materia che il Comitato può e deve in base alla legge vigente valutare, in quanto base e componente essenziale delle strutture e dell'attività dei servizi (4).
Il Comitato parlamentare è particolarmente interessato ad un aspetto dell'attività del CESIS: la elaborazione di analisi sulla base dell'attività informativa realizzata da SISMI e SISDE. Sicché le audizioni sono prevalentemente finalizzate a conoscere gli scenari che possono delinearsi in base a tali analisi.
Un ulteriore peculiare aspetto di competenza del CESIS può assumere rilievo per il Comitato parlamentare. Una parte consistente dell'attività di analisi avente ad oggetto le «fonti aperte» potrebbe essere direttamente ed assiduamente comunicata all'organo parlamentare. Non vi sono ragioni che possano indurre a non informare puntualmente il Comitato di tali analisi, che offrono elementi di conoscenza e valutazione utilissimi.

5.2 SISMI.

Fra i numerosi temi affrontati nel corso delle audizioni del direttore del SISMI, hanno avuto necessariamente grande rilievo quelli legati all'emergenza del terrorismo internazionale, che, a partire dai fatti dell'11 settembre 2001, sono al centro dell'attenzione di tutte le strutture di intelligence dei Paesi occidentali. Il Comitato è stato in tal senso informato delle linee generali di azione del Servizio, con particolare riguardo alle iniziative di raccordo con altre strutture di intelligence, nel quadro della cooperazione per la prevenzione e il contrasto dei gruppi terroristici.
Le informative concernenti le minacce all'Italia, la condizione del nostro contingente militare in Iraq, il sequestro dei nostri connazionali in Iraq e le iniziative assunte per la loro liberazione, lo sventato attentato all'ambasciata italiana a Beirut sono state di particolare interesse per il Comitato, poiché intervenivano su vicende drammaticamente attuali, trasmettendo notizie riservate, previsioni, analisi. In quelle occasioni il SISMI ha eccezionalmente fornito all'organo parlamentare di controllo informazioni su operazioni non ancora concluse, in considerazione della importanza dei fatti e per rendere conto non solo al Governo ma anche al Parlamento, in tempo reale, degli


Pag. 19

indirizzi assunti e delle attività svolte allo scopo di prevenire i rischi e gli attacchi che possono rivolgersi contro il nostro Paese (5).
Un tema che ha avuto particolare sviluppo negli ultimi mesi è costituito, inoltre, dal fenomeno dell'immigrazione clandestina, che coinvolge, a diverso titolo, le competenze di entrambi i servizi. Già nella primavera del 2003 l'intelligence aveva segnalato che il flusso di immigrati clandestini e di richiedenti asilo provenienti dai Paesi dell'Africa subsahariana e dal territorio libico era destinato ad aumentare. Ciò rendeva necessario una intensificazione dei contatti e degli accordi con i Paesi di provenienza ed anzitutto con la Libia. In questo contesto, il Comitato ha acquisito informazioni circa le iniziative in corso nei Paesi di provenienza dei flussi migratori.

5.3 SISDE.

Con il direttore del SISDE il Comitato ha esaminato prevalentemente tematiche connesse al terrorismo interno ed all'analisi dei vari gruppi e sigle che caratterizzano lo scenario eversivo di questi anni. Una particolare attenzione è stata riservata alla vicenda delle nuove Brigate rosse, prima dell'omicidio del professor Biagi e dopo di esso.
Anche le informazioni e le analisi relative alla criminalità organizzata, nelle sue varie forme associative, hanno formato oggetto di esame per il Comitato. Il Direttore del SISDE si è soffermato in particolare sulle dinamiche interne alle grandi organizzazioni di tipo mafioso. Così, ha sottolineato più volte quanto la precarietà degli equilibri all'interno della 'ndrangheta calabrese contribuisca all'aggressività delle cosche, animata da mire espansionistiche, e quanto anche nella camorra campana emergano sanguinose conflittualità, tali da aumentare i pericoli per la sicurezza dei cittadini.
La stessa organizzazione mafiosa siciliana sta attraversando una fase di maggiore tensione interna, non corrispondente allo stereotipo della pax mafiosa che sarebbe assicurata dalla leadership di Bernardo Provenzano. La verità è che gli omicidi come mezzo di regolazione dei conflitti interni sono in aumento e che una parte della popolazione mafiosa tende a riconoscere, in contrasto con la linea Provenzano, maggiori capacità manageriali e di tutela ai corleonesi di Riina e Bagarella (cfr. il Sommario informativo del SISDE, 13 giugno-1 luglio 2003). La forte insoddisfazione espressa dallo stesso Bagarella, con un proclama dal carcere, per il fatto che la condizione dei mafiosi detenuti in base al regime dell'articolo 41-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354 («Norme sull'ordinamento penitenziario e sull'esecuzione delle misure privative e limitative della libertà»), non è stata modificata e scarso


Pag. 20

è stato l'impegno degli avvocati e dei politici che avrebbero dovuto tutelare i boss di Cosa nostra, dimostra l'esistenza di tensioni e di una potenziale instabilità negli assetti interni e nelle scelte strategiche dell'organizzazione. Ciò potrebbe condizionare la stessa strategia di Provenzano e dare spazio ad esponenti mafiosi più inclini allo scontro con lo Stato, come sono i corleonesi ed i loro seguaci fuori dal carcere (oggi in minoranza ma ancora attivi) e come è certamente Matteo Messina Denaro, attuale luogotenente di Provenzano (che per altro ha già una notevole autonomia sia sul terreno degli interessi sia sul piano operativo).
Fra i molti argomenti approfonditi, va segnalato quello relativo agli sviluppi delle indagini sull'omicidio della giornalista Ilaria Alpi, avvenuto in Somalia nel 1994. Il Comitato, in particolare, ha chiesto al direttore del SISDE di conoscere le attività poste in essere dal servizio nell'ambito di tale vicenda e le risultanze emerse.
Il SISDE ha dedicato particolare attenzione agli ambienti del fondamentalismo islamista in Italia, ai gruppi addetti al supporto logistico del terrorismo attorno ad alcuni luoghi di culto, alle attività di reclutamento e al rischio che si costituiscano vere e proprie cellule di combattimento nel territorio nazionale.
In questa prospettiva, sono sottoposti ad un monitoraggio costante i riflessi interni delle minacce che hanno origine all'estero e per tutti questi aspetti la collaborazione tra SISMI e SISDE appare quanto mai opportuna.
Così, ad esempio, già il 12 febbraio 2003 il direttore del SISDE aveva segnalato al Comitato parlamentare l'esistenza di rapporti tra l'esponente di Al Qa'ida Al Zarkawi ed elementi legati al terrorismo islamista presenti in Italia. Al Zarkawi sarebbe divenuto più noto nei mesi successivi ed oggi noi sappiamo che egli agisce nel teatro iracheno. I legami con l'Italia sono emersi a più riprese.

6. Altre questioni trattate.

6.1 Documenti su Saddam Hussein e sulle armi di distruzione di massa.

A differenza di quanto era stato scritto nel marzo 2003 dalla stampa americana e segnatamente dal Los Angeles Times, non risulta che i documenti relativi ad un traffico di uranio tra Niger ed Iraq - pervenuti sia all'intelligence inglese e americana, sia all'Agenzia internazionale per l'energia atomica e poi rivelatisi inattendibili - siano stati trasmessi dall'intelligence italiana o siano comunque transitati attraverso di essa.
Il SISMI ha trasmesso ai servizi collegati altre informazioni su questo punto acquisite per tutt'altra via, rispetto alle quali ha sottolineato l'esigenza di trovare riscontri ulteriori, formulando su di esse un giudizio fortemente dubitativo.
Tale giudizio dubitativo corrisponde ad una tradizionale prudenza dell'intelligence italiana di fronte alle rivelazioni ed alle ipotesi sulle armi di distruzione di massa che sarebbero state in possesso di Saddam Hussein o di prossima realizzazione.


Pag. 21


Successivamente all'approvazione della relazione del 28 settembre 2005, alcuni organi di stampa hanno pubblicato articoli nei quali si forniva una ricostruzione della vicenda del presunto traffico di uranio tra Niger ed Iraq non coincidente con gli elementi forniti al Comitato dal Governo e dal SISMI.
Si ricorda, in proposito, che il generale Pollari aveva riferito sulla vicenda nel corso di tre audizioni svoltesi, rispettivamente, il 2 ottobre, il 27 novembre ed il 17 dicembre 2002. Ulteriori elementi di informazione e valutazione erano stati, inoltre, forniti dal sottosegretario Letta durante la sua audizione del 16 luglio 2003.
A seguito dei suddetti articoli, il Comitato ha pertanto ritenuto di dover procedere ad un ulteriore approfondimento della questione e, a tal fine, ha nuovamente ascoltato il sottosegretario Letta ed il direttore del SISMI, che sono intervenuti in audizione nella seduta del 3 novembre 2005.
Nel corso delle oltre quattro ore di audizione, Governo e SISMI hanno risolutamente negato di aver svolto un qualsiasi ruolo nella fabbricazione del falso dossier concernente il presunto traffico di uranio tra Niger e Iraq.
A tal fine, è stata fornita una dettagliata ricostruzione degli avvenimenti, che è apparsa coerente con le dichiarazioni già rilasciate dal sottosegretario Letta e dal generale Pollari nelle audizioni del 2002 e del 2003 e che ha messo a disposizione del Comitato ulteriori elementi di fatto - in parte di pubblico dominio, in parte inediti - che appaiono inconciliabili con le indiscrezioni apparse sulla stampa.
È stato, inoltre, ricordato dai soggetti auditi come l'estraneità degli apparati di intelligence nazionali sia stata riconosciuta sia dalla magistratura italiana che dall'FBI.
Con riferimento alla prima, in risposta ad una specifica richiesta di informazioni inoltrata dal Comitato, il procuratore della Repubblica di Roma, dottor Ferrara, con una lettera sottoscritta anche dal sostituto procuratore, dottor Ionta, ha comunicato che il procedimento avviato in relazione ai suddetti fatti «è stato richiesto di archiviazione il 10 febbraio 2005 ai sensi dell'articolo 415 del codice di procedura penale ed archiviato dal GIP con decreto del 13 settembre 2005. Nell'ambito degli accertamenti compiuti non sono emersi elementi di responsabilità penali ascrivibili ad appartenenti alle istituzioni del nostro Paese per quanto concerne il confezionamento e la diffusione del falso carteggio cosiddetto «dossier Nigergate», che secondo i dati acquisiti sarebbe stato prodotto da un soggetto coperto da immunità diplomatica».
Con riferimento all'inchiesta statunitense, il generale Pollari ha dato lettura, nel corso dell'audizione, di una lettera di ringraziamento del direttore dell'FBI, il quale ha seguito personalmente la conduzione dell'inchiesta. Nella lettera si definiscono «illuminanti» i colloqui intercorsi con il SISMI e si afferma che l'offerta di assistenza da parte di tale servizio «è stata molto apprezzata». Inoltre, il direttore dell'FBI precisa: «Come concreto seguito a tale offerta, ho inviato un team da Washington DC per incontrare i suoi funzionari. Ho realizzato che i colloqui da gennaio 2005 sono stati di estremo valore e che le informazioni fornite dal suo servizio hanno fatto luce sulla catena di

Pag. 22

eventi intercorsi dal 1999 al momento in cui i documenti sono stati consegnati all'ambasciata americana. Lo scambio ha fornito anche un'inconfutabile prova che pienamente supporta la nostra teoria del profitto personale da parte di individui ed esclude la possibilità di una campagna di disinformazione contro il Governo degli Stati Uniti. Sulla base di tale conclusione l'FBI ha archiviato tale investigazione. L'informazione fornita dal vostro servizio in questa ed in altre investigazioni è stata di estremo valore. Desidero esprimere il mio personale apprezzamento a lei ed ai suoi funzionari».
Quanto alle ulteriori informazioni di dettaglio messe a disposizione del Comitato dal sottosegretario Letta e dal direttore Pollari, esse allo stato non possono ancora essere divulgate, riguardando operazioni tuttora in corso ed essendo suscettibili di incidere sulle relazioni internazionali del nostro Paese.
All'esito della suddetta audizione, il Comitato - che, in base alla normativa vigente, non dispone dei poteri d'indagine propri di una Commissione d'inchiesta - ha preso atto delle dichiarazioni rese dal Governo e dal direttore del SISMI e si è riservato di seguire gli ulteriori sviluppi che dovessero intervenire a seguito della conclusione delle operazioni in corso.

6.2 Nassiriya (12 novembre 2003) e Beirut (12 settembre 2004).

Fra la fine di ottobre ed i primi di novembre del 2003, vale a dire fino ad una settimana prima della strage di Nassiriya, il SISMI aveva segnalato il rischio di attacchi contro il contingente militare italiano. La minaccia si iscriveva in una strategia che veniva già dichiarata da Al Qa'ida nello stesso periodo: colpire dopo gli obiettivi americani e dopo l'ONU anche i Paesi europei e tra questi la Spagna e l'Italia.
Il Comitato ha acquisito specifici elementi relativi alle minacce contro l'Italia: possiamo ricordare, soltanto nel mese di agosto, 22 minacce on line rivolte contro il nostro Paese e dal 7 al 28 settembre 2004, durante il sequestro di Simona Pari e Simona Torretta, la escalation di rivendicazioni, minacce e falsi annunci sulla loro uccisione, comparsi nei forum di vari siti internet, anche con sigle inedite.
Tutto ciò corrisponde ad una strategia di intimidazione mediatica.
I gruppi del terrorismo internazionale si valgono di strumenti sofisticati di aggressione e sono tra l'altro in grado di svolgere attività che possiamo definire di «controspionaggio», volte allo scopo di intercettare e neutralizzare il lavoro di intelligence condotto contro di loro.
Tra le notizie fornite dal SISMI circa l'attentato terroristico che si stava preparando contro l'ambasciata italiana a Beirut, il Comitato segnala l'esistenza di seri indizi, i quali dimostrerebbero che il gruppo dell'operazione di Beirut sarebbe stato anche responsabile della strage di Nassiriya.
L'operazione condotta con successo dal SISMI non solo ci ha risparmiato un colpo grave e terribile, ma ha anche dimostrato quanto conti la capacità di dialogo sul terreno dell'intelligence e pur in condizioni difficilissime con i Paesi musulmani nei quali si fa strada la consapevolezza di quanto sia importante, per ragioni di civiltà e per


Pag. 23

i loro stessi interessi nazionali, isolare i gruppi terroristici e battere il disegno di Al Qa'ida.

6.3 I sequestri di persone in Iraq.

Il Comitato intende richiamare l'attenzione sul valore delle iniziative assunte dalla nostra intelligence, d'intesa con la diplomazia italiana, nelle vicende dei sequestri di persona. È stata utile la ricerca e l'acquisizione di informazioni mentre si aprivano canali di dialogo con gli esponenti politico-religiosi iracheni che erano in grado di esercitare una influenza sui gruppi dei sequestratori e mentre si sviluppava, specie in occasione del sequestro Pari-Torretta, un'iniziativa diplomatica a tutto campo verso i Paesi musulmani vicini all'area di crisi.
Si tratta di gruppi compositi, che possono essere condizionati ed orientati anche dalle spinte più oltranziste e da strategie terroristiche come dimostra la vicenda del sequestro di Enzo Baldoni, i cui contorni sono ancora da chiarire e per il quale non si è avuto il tempo di assumere iniziative efficaci.
Occorre fare piena luce anche sulla dinamica del sequestro della giornalista de «il Manifesto» Giuliana Sgrena, in relazione al quale è stata rilevata, tra l'altro, la coincidenza tra la diffusione di taluni messaggi dei rapitori e lo svolgimento di alcuni delicati passaggi del dibattito politico interno sulla missione italiana in Iraq.
Un capitolo a parte è costituito dalla tragica uccisione del dottor Nicola Calipari, valoroso funzionario del SISMI, che - dopo aver condotto a termine con successo le trattative per la liberazione di Giuliana Sgrena - è rimasto vittima del fuoco aperto da una pattuglia statunitense mentre conduceva l'ostaggio liberato all'aeroporto di Baghdad.
In merito alla vicenda il Governo ha fornito al Comitato alcune informazioni preliminari nel corso dell'audizione del sottosegretario Letta svoltasi il 21 marzo 2005. Più puntuali elementi sono stati forniti al termine dei lavori della Commissione congiunta italo-statunitense costituita allo scopo di accertare i fatti e le responsabilità per l'accaduto, nel corso dell'audizione del sottosegretario Letta e del generale Pollari del 24 maggio 2005.

6.4 Intelligence, protezione di obiettivi considerati a rischio, allertamenti e ordine pubblico.

Le informazioni provenienti dai servizi di informazione e sicurezza sono essenziali all'attività di prevenzione e alla tutela dei cittadini, in una fase come quella attuale, in cui la minaccia terroristica è più concreta e grave che in passato.
Risulta al Comitato parlamentare che alla fine del 2002 gli obiettivi vigilati in Italia erano 6.157, con l'impiego di 10.500 unità di personale delle forze di polizia.
In data 10 febbraio 2004 gli obiettivi vigilati erano 13.241, con l'impiego di 19.245 uomini.


Pag. 24


Su segnalazione della intelligence, gli allertamenti che il Dipartimento di pubblica sicurezza ha diramato sul territorio nel 2003 sono stati 491 (di cui 295 su input del SISDE e 196 del SISMI).
Di queste segnalazioni, 67 hanno riguardato minacce di attentati riconducibili a formazioni terroristiche internazionali; 96 riguardavano informazioni su soggetti indicati come contigui o appartenenti ad organizzazioni eversive; 19 riguardavano iniziative di gruppi estremisti di destra; 106 si riferivano ad altre problematiche per le quali era ritenuto necessario un particolare rafforzamento della vigilanza.
Queste segnalazioni dell'intelligence sono il frutto di un lavoro di informazione e di analisi concernente gruppi di varia natura che attentano alla sicurezza e alla legalità: dai gruppi stranieri del fondamentalismo islamista a quelli interni che puntano a finalità eversive.
Il Comitato parlamentare osserva, a tale proposito, che i disegni eversivi o che comunque comportano il ricorso alla violenza non hanno mai assunto negli ultimi anni una fisionomia ed una forza tali da minacciare l'ordine pubblico o da inquinare seriamente i movimenti e le manifestazioni popolari che si sono liberamente svolte in questi anni nel Paese.
Nel 2003 sono state promosse in Italia 7.000 manifestazioni, delle quali 1.577 su temi politici, 2.164 a carattere sindacale e legate al tema dell'occupazione, 391 studentesche, 197 sulle problematiche dell'immigrazione, 1.881 a favore della pace (durante il periodo del conflitto in Iraq), 125 per la tutela dell'ambiente.
Di fronte ad un numero così ampio di manifestazioni, che hanno coinvolto milioni di persone, vi sono state da parte delle forze di polizia 1.390 denunce in stato di libertà per violazioni di legge durante le manifestazioni, con l'arresto nell'arco dell'intero anno di 79 persone.
«Sono numeri piccoli rispetto alla quantità delle manifestazioni», come ha dichiarato nella sua audizione il Capo della polizia, prefetto Gianni De Gennaro.
L'esiguità di questi numeri è - ad avviso del Comitato parlamentare - una conferma dello scarsissimo seguito che hanno i gruppi eversivi tra i lavoratori, tra i giovani, tra gli ambientalisti, tra chi manifesta pubblicamente per la pace e contro i conflitti armati.
Questo dato è evidentemente confortante per tutti. Resta ferma naturalmente la necessità di un'accurata e costante vigilanza da parte di tutti gli apparati di sicurezza, volta ad individuare e perseguire le attività illecite di qualsiasi nucleo eversivo che operi contro l'ordine costituzionale, quale che sia l'ambiente sociale nel quale si muove.

6.5 L'esame della conferma del segreto di Stato di cui alla comunicazione del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri del 23 dicembre 2004.

Con lettere del 23 dicembre 2004 il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio con delega al coordinamento dei servizi di informazione e sicurezza ha comunicato ai Presidenti delle Camere ed al Presidente del Comitato che, con atto del 5 novembre 2004, il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Tempio Pausania ha chiesto la conferma dell'effettiva ricorrenza del segreto di Stato, ai


Pag. 25

sensi dell'articolo 12 della legge n. 801 del 1977, sull'area in località Punta della Volpe denominata «Villa la Certosa».
Nella citata lettera si precisava, altresì, che «delicati profili di opportunità, legati alla circostanza che la questione attiene a provvedimenti concernenti misure per la protezione e sicurezza del Presidente del Consiglio dei ministri», avevano indotto quest'ultimo ad affidare al sottosegretario Letta «ogni valutazione sulla ricorrenza del segreto di Stato e sull'eventuale adozione dei conseguenti provvedimenti».
Ciò premesso, il sottosegretario comunicava di aver confermato il segreto di Stato posto nel corso del procedimento penale n. 2550/04 M.21 in relazione a due decreti di «ispezione dei luoghi» riguardanti l'area in questione, emessi dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Tempio Pausania.
La conferma del segreto veniva motivata con la inaccessibilità dell'area in esame, prevista dal decreto del ministro dell'interno n. 1004/110-1158 del 6 maggio 2004.
Secondo quanto precisato nella citata lettera «con tale decreto, che si colloca nella fase attuativa della pianificazione nazionale antiterrorismo predisposta dal ministro stesso, è stata individuata l'area in oggetto quale »sede alternativa di massima sicurezza« per l'incolumità del Presidente del Consiglio, dei suoi familiari e dei suoi collaboratori e per la continuità dell'azione di Governo, dichiarando tale ambito soggetto alle previsioni di cui all'articolo 12 della legge n. 801/77 e perciò espressamente interdetto all'accesso »allo scopo di preservare la conoscibilità dei luoghi«».
Il sottosegretario Letta precisava, infine, che «al fine di verificare l'attualità dei citati provvedimenti, in data 29 novembre 2004, è stato interessato il Ministero dell'interno che, con lettera del 9 dicembre ultimo scorso, ha confermato il perdurare dell'assoggettamento dell'area al segreto ed ai vincoli descritti».
A seguito della citata comunicazione, il 29 dicembre 2004 il Presidente Bianco richiedeva al sottosegretario Letta ed al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tempio Pausania, dottor Valerio Cicalò, la trasmissione di ogni documentazione utile ai fini delle valutazioni e delle determinazioni di competenza del Comitato.
In risposta a tale richiesta, il 10 gennaio 2005 il sottosegretario Letta inviava alcuni documenti. Successivamente, il 19 gennaio, il dottor Cicalò faceva pervenire al Comitato copia del ricorso - completo di allegati - con cui la Procura della Repubblica di Tempio Pausania aveva sollevato conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato in relazione alla citata opposizione del segreto.
L'esame della conferma del segreto di Stato è stato avviato dal Comitato il successivo 26 gennaio. All'esito della seduta, il Presidente Bianco - esaminata la documentazione già acquisita agli atti, sentito il Comitato e preso atto dell'esistenza di opinioni differenti - inoltrava al sottosegretario Letta una richiesta istruttoria di acquisizione dei due citati decreti del Ministro dell'interno del 6 maggio 2004.
Il 2 febbraio il seguito dell'esame della conferma del segreto di Stato veniva rinviato ad altra seduta su richiesta dei gruppi di

Pag. 26

maggioranza, in dissenso con la decisione del Presidente di inviare la richiesta del 26 gennaio.
Con nota non classificata del 5 febbraio 2005, il sottosegretario Letta comunicava che il Ministero dell'interno aveva avanzato obiezioni in ordine alla richiesta istruttoria formulata dal Presidente del Comitato. Contestualmente alla citata nota, il 7 febbraio 2005 perveniva al Comitato anche una seconda lettera del sottosegretario Letta - classificata «segreto» e datata 7 febbraio - con cui veniva inviata la documentazione richiesta dal Presidente.
Nella seduta del 22 marzo il Comitato ha concluso l'esame della conferma del segreto di Stato in questione.
Al termine della discussione, sono state presentate due proposte di deliberazione, a prima firma, rispettivamente, del senatore Pasquale Giuliano e del senatore Massimo Brutti.
Nella prima si afferma che «l'opposizione del segreto di Stato nel corso del procedimento penale n. 2550/04 M.21 in relazione a due decreti di »ispezione dei luoghi« emessi dalla Procura della Repubblica di Tempio Pausania e concernenti l'area in località Punta della Volpe denominata »Villa la Certosa« è fondata per i seguenti motivi:
1) l'opposizione del segreto di Stato in titolo si inquadra nel più vasto piano di sicurezza approvato con decreto del Ministro dell'interno del 6 maggio 2004 per far fronte all'acuirsi della minaccia terroristica di matrice interna ed internazionale; tale piano prevede, tra l'altro, l'attuazione di adeguate misure di protezione per la tutela dei vertici istituzionali del Paese e, in applicazione di tali misure, con distinto provvedimento l'area denominata Villa la Certosa è stata dichiarata »sede alternativa di massima sicurezza per l'incolumità del Presidente del Consiglio dei Ministri, dei suoi familiari e collaboratori, nonché per assicurare la continuità dell'azione di governo«;
2) alla luce di tali iniziative, l'assoggettamento della villa al segreto di Stato appare del tutto legittimo e coerente con l'esigenza delle istituzioni democratiche di assicurare adeguata protezione al Presidente del Consiglio ed alla sua azione di governo in una residenza nella quale egli, oltre a dimorare personalmente, riceve abitualmente le più alte cariche istituzionali di Paesi stranieri;
3) l'opposizione e la conferma del segreto di Stato da parte del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri - all'uopo espressamente delegato dal Presidente del Consiglio - sono pienamente legittimi anche sotto il profilo procedurale, atteso che la delega di simili atti non risulta vietata dalla legge n. 801 del 1977 né da altre disposizioni espresse vigenti in materia;
4) l'opposizione e la conferma del segreto di Stato in ordine ad un decreto d'ispezione dei luoghi risulta legittimo, in quanto nella dizione »ogni altra cosa« di cui all'articolo 12 della legge n. 801 del 1977 devono certamente ritenersi compresi anche luoghi fisici e beni immobili in generale».

Nella seconda proposta di delibera si afferma, invece, che «l'opposizione del segreto di Stato nel corso del procedimento penale


Pag. 27

n. 2550/04 M.21 in relazione a due decreti di »ispezione dei luoghi« emessi dalla Procura della Repubblica di Tempio Pausania e concernenti l'area in località Punta della Volpe denominata »Villa la Certosa« è infondata per i motivi di seguito illustrati.
1) Il segreto di Stato in titolo non è stato opposto e confermato dal Presidente del Consiglio dei Ministri, bensì dal sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, che ha agito sulla base di una delega speciale disposta con il DPCM segreto 21 dicembre 2004. Tale DPCM è illegittimo, poiché in contrasto con la legge n. 801 del 1977, nonché con la prassi e la giurisprudenza costituzionali costantemente seguite in materia (e di cui la dottrina ha confermato la validità), secondo cui i poteri relativi alla apposizione ed alla opposizione del segreto di Stato spettano in via esclusiva al Presidente del Consiglio e non possono essere oggetto di delega.
2) Del tutto contraddittoria appare, altresì, la motivazione in termini di opportunità della delega, che sembra presupporre, quale esclusivo fondamento della misura adottata, la tutela di un interesse personale del Presidente del Consiglio e non di un interesse pubblico alla sicurezza.
3) Nel caso di specie l'opposizione del segreto di Stato, impedendo ogni forma di controllo su un'ampia porzione di territorio, costituisce una misura palesemente sproporzionata rispetto agli obiettivi che si prefigge di conseguire. Il decreto identifica tali obiettivi con la tutela dell'incolumità del Presidente del Consiglio, dei suoi familiari e dei suoi collaboratori. Il segreto di Stato non viene riferito alle sole dotazioni di sicurezza approntate a protezione del Presidente del Consiglio, ma è esteso all'intera Villa la Certosa, che insiste su uno spazio di svariate decine di ettari, comprensivo di un lungo tratto di costa marina. Viene in tal modo immotivatamente sottratta alla cognizione dell'autorità giudiziaria un'area amplissima, alla quale hanno invece libero accesso gli ospiti privati del Presidente del Consiglio e di cui sono state, altresì, da tempo diffuse, attraverso molteplici mezzi di informazione, fotografie e mappe dettagliate.
4) La dichiarazione di Villa la Certosa quale »sede alternativa di massima sicurezza« costituisce una misura assolutamente inadeguata ad assicurare, in condizioni di particolare emergenza, sia l'incolumità del Presidente del Consiglio sia soprattutto la continuità dell'azione di Governo. Villa la Certosa è, infatti, sprovvista dei requisiti minimi di segretezza e di speciale protezione che sono indispensabili per una sede di massima sicurezza, in quanto:
a. è universalmente noto che la villa è una residenza estiva del Presidente del Consiglio;
b. la villa è situata in un'area a prevalente vocazione turistica, nella quale si ha motivo di ritenere che la copertura radar e la protezione militare non siano garantite a livelli sufficienti per far fronte a situazioni di emergenza».

Pag. 28

Nel corso della citata seduta, entrambe le proposte hanno ottenuto quattro voti favorevoli e quattro contrari. Non si è, pertanto, determinata la maggioranza assoluta dei componenti del Comitato che, ai sensi dell'articolo 16 della legge 24 ottobre 1977, n. 801, comporta l'obbligo di riferire alle Camere per le conseguenti valutazioni politiche.

6.6 Il sequestro a Milano dell'imam Abu Omar.

In relazione alla pubblicazione - da parte di alcuni organi di informazione - della notizia secondo cui il 17 febbraio 2003 l'imam egiziano Osama Mustafà Hassan Nasr, noto come Abu Omar, sarebbe stato rapito nei pressi della sua abitazione milanese da alcuni agenti di organismi di intelligence stranieri, che lo avrebbero condotto dapprima nella base aerea di Aviano e, successivamente, in Egitto, dove sarebbe stato incarcerato e sottoposto a torture, il 27 aprile 2005 il Comitato richiedeva alla Procura della Repubblica di Milano la trasmissione di tutti gli elementi acquisiti nel corso delle relative indagini con riferimento a fatti o comportamenti che, direttamente o indirettamente, potessero rientrare nella competenza del Comitato stesso.
In relazione a tale richiesta, con lettera del 23 giugno 2005 la Procura della Repubblica di Milano trasmetteva copia della richiesta di ordinanza di custodia cautelare in carcere formulata dalla stessa Procura nei confronti di 19 indagati e la conseguente ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari di Milano nei confronti di 13 di tali indagati.
Sulla scorta dell'esame della suddetta documentazione e delle dichiarazioni rese dal Governo alle Camere nella seduta del 30 giugno 2005, il Comitato decideva di svolgere - nei limiti delle competenze ad esso attribuite dalla normativa vigente e nell'ambito delle ordinarie audizioni dei rappresentanti del Governo e degli organismi di intelligence nazionali - uno specifico approfondimento della vicenda.
La questione veniva affrontata, in particolare, con il Segretario Generale del CESIS, con il Direttore del SISMI, con il Direttore del SISDE e con il Sottosegretario di Stato con delega al coordinamento dei servizi di intelligence, nelle loro audizioni svoltesi, rispettivamente, il 7, il 14, il 26 ed il 28 luglio 2005.
All'esito delle citate audizioni, il Comitato ha preso atto dell'assoluta coincidenza delle dichiarazioni rilasciate in proposito dal Governo e dai rappresentanti degli organismi di informazione e sicurezza nazionali, i quali hanno fermamente ed inequivocabilmente escluso di aver mai ricevuto da apparati di intelligence stranieri alcuna informativa in merito a loro operazioni finalizzate al rapimento di Abu Omar.

7. Il caso Telekom-Serbia.

Nel corso di alcune audizioni svolte dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul caso Telekom Serbia e in seguito ad articoli di stampa, è stato ipotizzato il coinvolgimento di presunti collaboratori


Pag. 29

dei servizi di informazione e sicurezza nella vicenda che forma oggetto dell'inchiesta. Il Presidente, onorevole Bianco, su proposta di alcuni componenti, ha quindi ritenuto di porre la questione all'attenzione del Comitato, che ne ha discusso nella seduta del 15 ottobre 2003. Dal dibattito svoltosi in quella circostanza sono emerse posizioni divergenti. Il Presidente, pur escludendo l'avvio di una attività di indagine sulla questione, che avrebbe potuto sovrapporsi all'attività di competenza della Commissione di inchiesta, ha sostenuto la piena legittimità di un'iniziativa volta a conoscere dai direttori del SISDE e del SISMI notizie circa i personaggi citati nei lavori della Commissione e in alcune inchieste giornalistiche.
Vi erano tra i personaggi sentiti o chiamati in causa nella Commissione Telekom Serbia alcuni personaggi nel passato assai discussi. Si trattava di accertare se essi avessero nel momento attuale qualche forma di rapporto o di collaborazione con i servizi e, in caso affermativo, quale ruolo avessero avuto nell'ambito della vicenda Telekom Serbia. Tale posizione è stata condivisa dai senatori Brutti e Marini e dall'onorevole Caldarola. Il senatore Giuliano e gli onorevoli Cicchitto e Gamba, componenti della maggioranza, hanno espresso una valutazione negativa sulla proposta ed hanno sottolineato che il Comitato avrebbe dovuto astenersi da iniziative in ordine a questioni sulle quali era in corso una inchiesta parlamentare. I componenti di maggioranza hanno quindi proposto di rinviare ogni eventuale accertamento alla conclusione dei lavori della commissione Telekom Serbia. Al termine del dibattito, il Presidente Bianco, preso atto delle diverse posizioni emerse in seno al Comitato, ha ribadito di ritenere legittima la proposizione di domande ai direttori dei servizi, anche riferite a persone coinvolte nella vicenda Telekom Serbia, nei limiti delle attribuzioni di controllo affidate al Comitato.
Nell'audizione del direttore del SISDE, svoltasi il 16 ottobre, ed in quella del direttore del SISMI, del 22 ottobre, sono state quindi affrontate anche tali questioni, sulle quali il prefetto Mori e il generale Pollari hanno fornito risposte e chiarimenti, in sostanza escludendo che vi fossero rapporti in atto tra l'intelligence e le persone sopra indicate, alcune delle quali avevano avuto in passato contatti e rapporti con i servizi, ora evidentemente non più esistenti (6).
I componenti della maggioranza, e in particolare l'onorevole Cicchitto, hanno nella circostanza ribadito il proprio dissenso rispetto alla decisione assunta dal Presidente.

Pag. 30

8. L'iniziativa sugli archivi dei servizi.

A seguito dei primi incontri avuti con i direttori del CESIS, del SISMI e del SISDE, il Comitato ha constatato l'esistenza del problema costituito dalla gestione degli archivi di tali organismi. Nella seduta del 23 aprile 2002, il Comitato ha deliberato una iniziativa intesa ad esaminare tale questione, con particolare riguardo alle ipotesi di selezione ed eventuale soppressione di documentazione che risulti ormai priva di interesse ai fini istituzionali dei servizi. A tale scopo, si è decisa la costituzione di un gruppo di lavoro, coordinato dal Vice Presidente, senatore Giuliano, con il compito di approfondire il problema per poi riferire al Comitato.
Il gruppo di lavoro ha effettuato una serie di visite presso le sedi degli organismi informativi, ove ha potuto verificare direttamente lo stato degli archivi ed ha raccolto la documentazione messa a disposizione dai direttori.
Nel corso delle visite sono stati verificati i sistemi di protocollazione e archiviazione, nonché la dislocazione logistica dei documenti, i criteri di classificazione e ricerca dei singoli fascicoli e il trattamento degli archivi non più attivi. In tutte le sedi visitate sono state effettuate verifiche a campione, per visionare direttamente il contenuto standard dei singoli fascicoli. Tale controllo ha avuto luogo anche all'interno delle aree riservate in cui vengono custoditi gli atti individuati quali non rispondenti alle finalità istituzionali dei servizi e che risultano attualmente «congelati», in attesa di determinazioni da parte del Governo.
Nel corso degli incontri, i responsabili dei servizi hanno previamente illustrato la normativa che regola la materia. L'organizzazione degli archivi dei servizi è regolata, in primo luogo, da principi dettati con direttiva del Presidente del Consiglio pro tempore nel 1988. Si tratta di criteri generali, che riguardano le procedure di acquisizione degli atti, l'articolazione degli archivi in correnti e di deposito, l'esenzione dal versamento agli Archivi di Stato, la facoltà di utilizzo di apparecchiature tecnologiche in sostituzione dell'obbligo di conservazione dei documenti cartacei, la costituzione delle commissioni interne per gli archivi. Altre norme di riferimento sono contenute nella direttiva del Presidente del Consiglio del 1987 «Norme unificate per la tutela del segreto di Stato», che agli articoli 41 e 67 stabilisce norme per la distruzione dei documenti classificati. Va ancora ricordata la determinazione del Presidente del Consiglio Dini che, nel 1995, ha sospeso tutte le procedure di distruzione dei documenti. Una limitata deroga a tale disposizione è stata introdotta con la direttiva del Vice Presidente del Consiglio Mattarella del 30 giugno 1999.
Sono stati successivamente esaminati in modo specifico il tema della gestione degli archivi, i problemi connessi e le possibili soluzioni ipotizzabili. I direttori dei servizi hanno in proposito sottolineato come, a seguito della direttiva del Presidente del Consiglio Dini, nel 1995 siano state sospese le procedure di distruzione dei documenti non più


Pag. 31

utili alle finalità istituzionali. Le commissioni di scarto, istituite nel 1999 all'interno dei due servizi, hanno iniziato a selezionare i documenti destinati alla successiva eliminazione. Si è tuttora in attesa della istituzione delle commissioni esterne, cui spetterà di verificare il lavoro svolto dalle commissioni interne ed autorizzare la predetta eliminazione.
Nella seduta del Comitato svoltasi il 19 novembre 2002, il senatore Giuliano ha riferito sull'attività svolta dal gruppo di lavoro, sottolineando gli elementi di conoscenza ricevuti nel corso degli incontri effettuati presso le sedi dei servizi e rilevando l'opportunità, per proseguire nel lavoro e per impostare concrete proposte di soluzione da sottoporre al Parlamento e al Governo, di acquisire l'ausilio tecnico di esperti in materia di archivistica. Il Comitato ha convenuto sulla utilità di tale proposta.
A tal fine, nella seduta del 27 febbraio 2003, il Comitato ha deliberato di affidare incarichi di consulenza ad esperti della materia, individuati - previo esame del loro curriculum - in due docenti in materie di archivistica.
La durata del rapporto di consulenza era originariamente prevista per il periodo dal 15 marzo al 15 luglio 2003. A causa del mancato rilascio del prescritto nulla osta da parte dell'amministrazione di appartenenza di una delle esperte, le consulenti si sono tuttavia trovate nell'impossibilità di iniziare tempestivamente l'attività.
In considerazione di tale circostanza, il Comitato ha ritenuto opportuno differire il termine di esecuzione degli incarichi, fissandone la durata dal 1o marzo 2004 al 30 giugno 2004.
Al termine del loro incarico, le consulenti hanno presentato al Comitato una relazione sull'attività svolta, contenente elementi di raffronto tra la normativa vigente nel nostro ordinamento e la disciplina adottata in talune tra le più significative esperienze straniere.
Nel condividere le osservazioni di carattere generale formulate nella citata relazione, il Comitato ha convenuto sulla opportunità di rappresentare al Governo l'esigenza di disciplinare, con una normativa di rango legislativo, le modalità di conservazione, distruzione e consultazione della documentazione in possesso dei servizi, affidando la competenza per la selezione del materiale ad una apposita Commissione di garanzia, composta da rappresentanti degli organismi di intelligence e dell'Archivio di Stato, nonché da esperti di riconosciuta autorevolezza ed indipendenza, la cui nomina potrebbe essere affidata - con una decisione adottata a maggioranza qualificata - allo stesso Comitato.
Tale normativa consentirebbe, da un lato, la distruzione di tutta la documentazione che sia riconosciuta dalla Commissione priva di rilevanza generale, la cui ulteriore conservazione costituirebbe solo un inutile onere per i servizi di intelligence o per le istituzioni archivistiche incaricate della loro custodia; dall'altro, prevedendo specifici divieti di consultazione opportunamente calibrati dal punto di vista cronologico, assicurerebbe la riservatezza delle informazioni rilevanti

Pag. 32

per la sicurezza nazionale o potenzialmente lesive di diritti di terzi, senza tuttavia sottrarre il materiale in questione alla disponibilità futura degli storici (7).

9. Le audizioni di esperti.

Le novità senza precedenti venutesi a determinare nello scenario internazionale ed in quello interno a seguito dei tragici attentati dell'11 settembre 2001 e dei successivi eventi bellici hanno indotto il Comitato ad ascoltare in audizione alcuni soggetti estranei all'area dei suoi ordinari interlocutori e non espressamente contemplati dalla legge istitutiva (articolo 11 della legge n. 801 del 1977).
La possibilità per il Comitato di adottare una simile iniziativa trova numerosi precedenti, essendo stata riconosciuta dai Presidenti delle Camere già a partire dalla XI Legislatura.
Occorre, tuttavia, sottolineare come il ciclo di audizioni programmato dal Comitato nel corso della presente Legislatura costituisca - per il numero e la qualità dei soggetti auditi e per il carattere sistematico dell'iniziativa - una novità estremamente significativa, che riconosce espressamente all'Organismo di controllo parlamentare sull'attività dei servizi di intelligence il potere di attingere in via diretta (e, quindi, senza la necessaria mediazione dell'Esecutivo e delle sue strutture) elementi di informazione e valutazione essenziali allo svolgimento dei propri compiti istituzionali.
Nell'ambito di tale iniziativa, il Comitato ha effettuato le audizioni del dottor Armando Spataro, procuratore della Repubblica aggiunto di Milano, del dottor Stefano Dambruoso e del dottor Franco Ionta, magistrati impegnati in inchieste riguardanti il fenomeno del terrorismo interno ed internazionale, dei procuratori nazionali antimafia pro tempore, dottor Piero Luigi Vigna e dottor Pietro Grasso, dell'ambasciatore italiano a Riad, dottor Armando Sanguini, del presidente del CeSI (Centro Sudi Internazionali), professor Andrea Margelletti, del professor Renzo Guolo, docente di sociologia e di sociologia delle religioni all'Università di Trieste, conoscitore del mondo mediorientale ed autore di saggi sull'Islam, del professor Giuseppe De Lutiis, storico, autore di numerosi saggi in materia di terrorismo e di una «Storia dei servizi segreti in Italia», nonché del dottor Carlo Panella, autore di saggi sul fondamentalismo islamico, e del professor Igor Man, giornalista ed esperto fra i più significativi di questioni mediorientali.


Pag. 33

10. La nomina di consulenti.

Nel corso della seduta del 18 ottobre 2005, al fine di procedere all'approfondimento di talune materie di propria competenza, il Comitato ha deliberato di avvalersi della consulenza di tre esperti: il dottor Pietro Saviotti, il professor Giuseppe De Lutiis ed il professor Andrea Margelletti.
L'iniziativa assunta dal Comitato si inserisce nel quadro di una più vasta azione, volta ad approfondire le questioni connesse alle strategie da seguire per fronteggiare la minaccia del terrorismo internazionale di matrice fondamentalista ed alla conseguente ridefinizione degli assetti organizzativi ed operativi dei servizi di intelligence.
Attesa la complessità delle suddette questioni, il cui approfondimento richiede conoscenze altamente qualificate e specialistiche, il Comitato ha ritenuto di affidare ai tre consulenti prescelti l'incarico di predisporre una relazione nella quale, verificata la natura e l'entità della minaccia terroristica in essere, venga esaminato il ruolo che gli organismi di intelligence sono chiamati a svolgere nel nuovo contesto delineatosi dopo l'11 settembre 2001 e siano altresì illustrate le iniziative che - sotto il profilo strategico ed organizzativo, nonché ai fini di una più efficace sinergia con la parallela azione condotta dall'Autorità giudiziaria - possono essere assunte per potenziare l'efficacia degli apparati di informazione e sicurezza.
L'iniziativa è stata autorizzata dai Presidenti delle Camere, che hanno preso atto che le modalità di esecuzione degli incarichi - che non implicano alcuna violazione della segretezza degli atti del Comitato, né la partecipazione dei consulenti alle funzioni istituzionali riservate in via esclusiva all'Organo parlamentare di controllo - sono compatibili con la disciplina prevista dalla legge istitutiva.
Già nel corso delle prime riunioni, i consulenti hanno evidenziato la necessità di rafforzare i poteri di controllo attribuiti al Comitato dalla normativa vigente. A tal fine, è stata sottolineata, in primo luogo, l'opportunità di riconoscere a questo Organismo - in forme appropriate, rispettose delle esigenze di riservatezza che caratterizzano la materia - specifiche competenze sulla gestione di fondi riservati da parte degli apparati di intelligence.
Inoltre, si è auspicato un potenziamento della capacità del Comitato di riscontrare e verificare - con proprie strutture o con la collaborazione di strutture esterne - le informazioni fornite dal Governo.

11. Attività internazionale.

11.1 I convegni dei Comitati di controllo dei Paesi dell'Unione europea.

Nel 2003 il Comitato ha promosso ed organizzato una giornata di studio, alla quale ha invitato i presidenti dei comitati di controllo dei Paesi dell'Unione europea. L'incontro si è svolto a Roma, nella sala della Lupa a Palazzo Montecitorio, il 3 dicembre 2003, con la


Pag. 34

partecipazione dei rappresentanti di 11 Paesi: Germania, Gran Bretagna, Belgio, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi, Ungheria, Cipro, Lettonia, Slovenia, Portogallo.
Il convegno è stato aperto da un intervento del Presidente della Camera, onorevole Pier Ferdinando Casini, cui hanno fatto seguito la relazione introduttiva del Presidente del Comitato, onorevole Enzo Bianco, l'intervento del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi, dottor Gianni Letta, e quelli di numerosi relatori, tra i quali, per l'Italia, i senatori Pasquale Giuliano e Massimo Brutti e l'onorevole Pierfrancesco Emilio Romano Gamba.
Nella sua relazione, il Presidente Bianco ha delineato il nuovo scenario internazionale, quale determinatosi dopo i drammatici attentati dell'11 settembre 2001 e i successivi sviluppi della lotta al terrorismo. Il Presidente ha sottolineato la necessità di cercare forme di coordinamento a livello europeo delle strutture di intelligence, anche prendendo ad esempio, pur con tutte le necessarie distinzioni, il modello dell'agenzia Europol. In un simile contesto, la cooperazione parlamentare fra gli organismi di controllo europei potrebbe assumere sempre maggiore rilievo. In tal senso, è stata avanzata la proposta di un raccordo permanente, sia pure non istituzionalizzato, fra i comitati, con la previsione di un incontro periodico, a cadenza annuale, nel quale confrontare le proprie esperienze e discutere dei temi di comune interesse.
Su questa proposta hanno manifestato consenso tutti i presenti. Dagli interventi dei presidenti dei comitati, per altro, sono anche stati evidenziati gli aspetti peculiari dei singoli organismi, con riferimento sia alle rispettive funzioni sia ai rapporti con i governi e con i vertici dell'intelligence.
Al termine dei lavori, i partecipanti hanno ravvisato l'opportunità di ripetere una simile occasione di incontro e di approfondimento, concordando lo svolgimento di una seconda edizione del Convegno nel corso dell'anno successivo, in una sede da definire.
A seguito delle intese intercorse con il Comitato di controllo ungherese (che, in un primo momento, si era offerto di ospitare l'evento nel 2004 e che, in seguito, si è invece candidato ad organizzarlo nel 2005), il Comitato italiano ha ritenuto di organizzare a Roma anche la seconda edizione del Convegno, che è stata dedicata al tema della cooperazione tra Europa e Stati Uniti in materia di intelligence e di controllo parlamentare sui servizi di informazione e sicurezza.
L'iniziativa ha avuto luogo il 3 dicembre 2004 ed ha riscosso un grande successo, testimoniato, tra l'altro, dalla partecipazione dei delegati dei Parlamenti di ben 17 Paesi membri dell'Unione europea (Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Lettonia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Slovacchia, Spagna ed Ungheria) e di due Paesi candidati a farne parte (Bulgaria e Romania), nonché del Parlamento europeo e della Commissione Europea, rappresentata dal suo Vicepresidente Franco Frattini.
Al convegno ha preso parte, in rappresentanza del Governo italiano, anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, dottor Gianni Letta, mentre il Presidente del Select Committee on intelligence

Pag. 35

del Senato statunitense, Pat Roberts, impossibilitato ad intervenire personalmente a causa di sopravvenuti impegni istituzionali, ha inviato un proprio messaggio, nel quale ha espresso il più vivo apprezzamento per l'iniziativa ed ha auspicato la creazione di più efficaci forme di collaborazione tra i servizi di intelligence e tra gli organismi di controllo.
Tra le tematiche affrontate nel corso dei lavori, vi è stata l'analisi dei drammatici sviluppi della crisi irachena e del tragico bilancio degli attentati terroristici, che - nel periodo intercorrente tra la prima e la seconda edizione del convegno - hanno causato ingenti perdite di vite umane innocenti e diffuso, anche al di fuori delle aree più direttamente colpite, instabilità e paura tra la popolazione civile.
Di fronte all'orrore suscitato dall'incombente minaccia terroristica - che non presenta carattere congiunturale, ma costituisce, al contrario, la sfida duratura con cui le moderne democrazie dovranno misurarsi nel corso del ventunesimo secolo - è stata, da più parti, sottolineata la necessità di adottare strategie di intelligence coordinate a livello internazionale.
Al riguardo, nella propria relazione il Vicepresidente della Commissione europea, Franco Frattini, ha formulato la proposta di istituire, nell'ambito dell'Unione, una sede di dialogo tra i singoli servizi di intelligence, nella quale scambiare e mettere in comune quanto meno le analisi compiute sulla base delle informazioni acquisite dalle rispettive fonti.
L'esigenza di rafforzare la cooperazione europea nel settore dell'intelligence è stata sottolineata, nel suo intervento di saluto, anche dal Presidente della Camera, il quale ha altresì osservato come occorra che tutti i Paesi che condividono i medesimi valori di civiltà, libertà e democrazia mobilitino le proprie risorse migliori e si impegnino con convinzione, continuità e fermezza nella lotta contro ogni forma di terrorismo, tenendo presente che quest'ultima non può risolversi esclusivamente in uno scontro di tipo bellico, ma necessita anche di attività di intelligence, di interventi economici, della volontà di superare le barriere culturali e di una reale capacità di dialogo.
Nel corso dei lavori, è stata, inoltre, sottolineata l'esigenza che al doveroso potenziamento degli apparati di intelligence - necessario per poter fronteggiare in modo idoneo la minaccia del terrorismo internazionale - corrisponda un contestuale rafforzamento dei poteri di controllo parlamentare sulla politica di informazione e sicurezza, al fine di garantire la correttezza dell'operato dei servizi e scongiurare il rischio di indebite compressioni delle libertà costituzionalmente riconosciute.
In relazione all'ipotesi di rendere permanente e più strutturata l'organizzazione degli incontri tra i Comitati di controllo europei, è stata infine accolta la proposta avanzata dal Presidente di istituire un gruppo di lavoro con l'incarico di elaborare e presentare al prossimo incontro una bozza di documento comune contenente alcuni principi condivisi da tutti gli organismi europei di controllo.

11.2 Missione a Berlino.

Accogliendo l'invito formulato dal Presidente del Comitato di controllo del Parlamento della Repubblica Federale di Germania, il Comitato si è recato in missione a Berlino nei giorni 25 e 26 giugno 2002.


Pag. 36


Nel corso della visita si è svolto un incontro con il Ministro dell'interno della Repubblica di Germania, Otto Schily, con il quale sono stati approfonditi temi di comune interesse, concernenti, in particolare, le strategie per la sicurezza connesse allo scenario internazionale quale si è configurato dopo i fatti dell'11 settembre.
La delegazione del Comitato ha quindi incontrato il Coordinatore per i servizi di informazione presso la Cancelleria federale, Ernst Uhrlau, mentre nella giornata del 26 ha avuto luogo il colloquio con il Presidente del Comitato di controllo sui servizi di informazione e sicurezza del Bundestag, onorevole Erwin Marschewski, con il quale si sono confrontate le esperienze e le diverse funzioni affidate ai due Comitati.

11.3 Missione a Sarajevo.

Nel corso dell'audizione presso il Comitato del Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Mosca Moschini, è stato affrontato il tema dell'intelligence militare, che fa capo al Reparto Informazioni e Sicurezza dello Stato Maggiore (RIS). In particolare, il generale ha illustrato i compiti e la dislocazione delle strutture informative delle Forze Armate, sottolineando la rilevanza strategica delle loro attività in un contesto internazionale che vede l'impegno di contingenti militari italiani in molte zone territoriali estere. È quindi stato proposto di programmare una visita del Comitato alla struttura del RIS operante a Sarajevo.
La missione si è svolta il 10 e 11 marzo 2003. La delegazione del Comitato - che è stata accompagnata dal Capo del RIS - dopo l'arrivo a Sarajevo, si è recata in località Butmir, presso la sede del Comando SFOR. Qui si è svolto l'incontro con il Comandante della Forza di stabilizzazione, il generale William Ward, che ha tenuto un briefing nel corso del quale ha illustrato le finalità perseguite dalla SFOR nel contesto bosniaco.
La delegazione si è poi recata presso la sede del MSU (Multinational Specializated Unit), per una breve visita alle strutture, illustrata dal Comandante, colonnello Colacicco.
Nel pomeriggio, si è svolta la visita alla NIC (National Intelligence Cell) italiana, articolata in una parte dedicata alla verifica delle strutture e delle strumentazioni con le quali si svolge il lavoro di ricerca e selezione delle informazioni, ed un successivo briefing con il Comandante della NIC, capitano Musolino. Nel briefing sono stati delineati i compiti delle Cellule di intelligence dei vari Paesi presenti nell'ambito della SFOR e ci si è soffermati sull'attività della NIC italiana.
È stata poi illustrata la situazione di contesto in Bosnia, caratterizzata dalla notevole frammentazione del quadro politico. In tale situazione, la presenza del contingente multinazionale e, in particolare, della componente italiana, continua ad essere percepita favorevolmente dalla popolazione civile.


Pag. 37


L'11 marzo la delegazione si è trasferita a Pristina, presso la sede del Comando KFOR, dove il comandante della NIC, tenente colonnello Mattioli, ha illustrato i compiti affidati alla cellula di intelligence italiana, mentre un'analista della NIC ha delineato l'attuale situazione politica del Kosovo.
La delegazione è stata successivamente ricevuta dal generale Mini, che dal mese di ottobre 2002 è comandante della KFOR. Nel corso del briefing il generale Mini si è soffermato sulla intensa attività che l'intelligence militare italiana sta svolgendo nel territorio del Kosovo. Tale attività assume specifico rilievo in relazione alla forte presenza di organizzazioni criminali che condizionano il difficile transito ad una fase di stabilizzazione istituzionale e lo stesso sviluppo di un'economia locale. La consistenza delle Forze di polizia locali nel territorio kosovaro, aggiunta a quella del contingente multinazionale, raggiunge valori assai elevati, specie se rapportata all'entità della popolazione. Le risultanze dell'attività di intelligence, in collaborazione fra le NIC dei vari Paesi presenti nell'ambito della KFOR, hanno contribuito al successo di importanti operazioni di polizia, grazie alle quali si è giunti all'arresto di importanti esponenti di organizzazioni dedite ad attività criminose.

11.4 Missione a Praga

Nei giorni 6, 7 e 8 maggio 2003 una delegazione del Comitato, guidata dal Presidente, onorevole Bianco, ha svolto una visita di studio a Praga, accogliendo l'invito del Presidente del Comitato parlamentare di controllo della Camera, onorevole Jan Klas.
Il 6 maggio la delegazione ha incontrato il Presidente della Commissione difesa e sicurezza della Camera, Jiri Bily. Il presidente Bianco ha illustrato le funzioni del Comitato di controllo del Parlamento italiano ed ha poi delineato i compiti dei servizi di informazione e sicurezza italiani e l'articolazione delle relative responsabilità in seno al Governo. Il Presidente ha anche illustrato le modalità di confronto fra il Comitato ed il Governo, sottolineando lo spirito di collaborazione istituzionale che si è instaurato sui temi della sicurezza e della lotta al terrorismo.
Il Presidente Bily ha descritto sinteticamente le caratteristiche del sistema di controllo parlamentare dei servizi di informazione e sicurezza cechi, che è esercitato da un Comitato costituito presso la Camera, soffermandosi in particolare sul tema delle intercettazioni, che viene considerato particolarmente delicato.
Il secondo incontro della giornata si è svolto con il direttore del servizio di difesa militare, Miroslav Krejcik, il quale ha illustrato la struttura dei servizi di informazione e sicurezza dopo l'entrata in vigore della legge n. 153 del 1994. In particolare, la legge ha istituito: il Servizio Informazioni e Sicurezza (BIS), che dipende dal Primo Ministro, l'Ufficio per le Relazioni Estere e le Informazioni (UZSI), che dipende dal Ministero dell'interno, il Servizio Informazioni Militare (VZ), che dipende dal Ministero della difesa. Quest'ultimo è, a sua volta, articolato in due strutture: il Servizio Militare per le Informazioni (VZSL) ed il Servizio Militare di Informazione per la Difesa (VOZ).


Pag. 38


Si è quindi svolto l'incontro con l'onorevole Jan Klas, Presidente del Comitato parlamentare per i servizi di intelligence. Il Comitato si compone di 7 membri ed ha competenza solo sull'attività del Servizio Informazioni e Sicurezza (BIS), mentre il controllo sul Servizio Militare di Informazione per la Difesa viene esercitato da un altro organismo della Camera. Secondo la legge vigente, non è previsto un sistema di controllo parlamentare nei confronti dell'Ufficio per le Relazioni Estere e le Informazioni (UZSI) e del Servizio Militare per le Informazioni (VZSL). L'onorevole Klas si è poi soffermato sui principali problemi di sicurezza interna che la Repubblica Ceca si trova a fronteggiare, con specifico riguardo alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti, alla corruzione.
Il presidente Bianco ha sottolineato la crescente importanza di rafforzare i rapporti fra gli organismi di intelligence europei, al fine di rendere più efficace la lotta al terrorismo internazionale.
Nella giornata del 7 maggio, la delegazione ha incontrato il vice direttore del Servizio Informazioni e Sicurezza (BIS) e il direttore dell'Ufficio per le Relazioni Estere e le Informazioni (UZSI).
L'ultimo incontro istituzionale si è svolto con il vice ministro della difesa, Kostelka. Nel colloquio sono stati soprattutto affrontati temi connessi alla situazione delle Forze armate della Repubblica Ceca.

11.5 Missione a Bruxelles.

Il 4 marzo 2004, il Presidente del Comitato si è recato a Bruxelles, dove ha incontrato il Commissario europeo per la giustizia e gli affari interni, Antònio Vitorino, per un colloquio su tematiche rientranti nella competenza del Comitato.
In tale occasione, è stata, tra l'altro, discussa la proposta - formulata nel corso del primo convegno dei Comitati parlamentari di controllo sui servizi di informazione e sicurezza dei Paesi dell'Unione europea - di istituire a livello europeo un'agile struttura di coordinamento, organizzata sul modello di EUROPOL, che possa costituire una sede stabile di scambio di informazioni al fine di accrescere l'efficacia dell'attività di intelligence svolta dai singoli organismi nazionali.
Tale proposta ha riscosso vivo interesse da parte del Commissario Vitorino, al quale il Presidente del Comitato ha espresso l'auspicio che essa possa essere quanto prima sottoposta all'attenzione del Consiglio dei Ministri europei competenti per materia.

11.6 Visita delle delegazioni del Parlamento Romeno e missione in Romania.

Particolarmente intenso e proficuo si è dimostrato il dialogo istituzionale tra il Comitato e le omologhe Commissioni del Parlamento romeno, che hanno effettuato tre visite in Italia ed ospitato il Comitato nel corso di una missione a Bucarest nel mese di aprile.
La prima visita è stata effettuata il 10 dicembre 2003 da parte di una delegazione della Commissione parlamentare di controllo sul servizio di informazione romeno (SRI - Serviciul roman de informatii).


Pag. 39

La delegazione era guidata dal Presidente, onorevole Ion Stan, e composta dall'onorevole Daniela Buruiana-Aprodu e dall'onorevole Titu Gheorghioff.
La seconda visita si è, invece, svolta il 18 marzo 2004 ed è stata effettuata dal Presidente della Commissione speciale per l'esercizio del controllo parlamentare sui servizi di informazione esterna (SIE - Serviciul de informatii externe) del parlamento romeno, senatore Constantin Nicolescu.
Alla terza visita - effettuata il 14 dicembre 2005 - hanno, infine, preso parte il successore del senatore Nicolescu alla presidenza della citata Commissione, onorevole Marius Raicu, il vicepresidente, onorevole Constantin Niţǎ, ed un componente, il senatore Daniel Ilusca.
Quanto alla missione del Comitato in Romania, dal 15 al 17 aprile 2004, una delegazione di quest'ultimo, guidata dal Presidente Bianco, si è recata, su invito dei due citati Presidenti romeni, a Bucarest, dove ha incontrato il Ministro per il coordinamento delle attività nei settori della difesa nazionale, dell'integrazione europea e della giustizia, Ioan Talpes, il primo viceministro dell'amministrazione e dell'interno, Toma Zaharia, il direttore generale dei servizi di informazione presso il Ministero dell'amministrazione e dell'interno, Virgil Ardeleanu, nonché i rappresentati delle omologhe Commissioni di controllo, di SIE e di SRI.
Nel corso delle suddette visite e della missione, sono state acquisite informazioni circa la composizione, le funzioni ed i poteri delle due Commissioni parlamentari di controllo sui servizi di informazione e sicurezza, l'assetto della «comunità intelligence» romena e le più rilevanti questioni concernenti la sicurezza interna ed internazionale, anche nella prospettiva dell'auspicato ingresso della Romania nell'Unione europea.
La comunità intelligence romena si compone - oltre che del SIE e del SRI, di un servizio di telecomunicazioni speciali (STS - Serviciul de telecomunicatii speciale) e di un servizio di protezione e sorveglianza (SPP - Serviciul de protecte si paza). In aggiunta a tali servizi, che fanno capo direttamente al Consiglio supremo di difesa e, quindi, al Presidente della Repubblica, operano anche il SIPA, servizio indipendente di protezione e anticorruzione (che risponde al Ministro della giustizia), la direzione informazioni della difesa (posta sotto il controllo del Ministro della difesa) e la DGPI, direzione generale informazioni e protezione (che risponde al Ministro dell'interno).
I direttori di SRI e SIE hanno il rango di ministri, sono nominati dal Parlamento in seduta comune su proposta del Presidente della Repubblica e partecipano alle sedute del Governo, mentre i direttori di STS e SPP rivestono la qualifica di sottosegretari di Stato.
SIE e SRI sono sottoposti a controlli di diversa natura. In primo luogo, sulla loro attività vigilano le due apposite Commissione bicamerali, la cui istituzione - sebbene relativamente recente - è stata valutata estremamente proficua dalle autorità romene incontrate, anche per i positivi effetti sull'immagine dei servizi presso l'opinione pubblica romena, in passato alquanto sospettosa nei confronti dell'operato dei propri servizi di intelligence.

Pag. 40


Una seconda forma di controllo è esercitata dal Consiglio supremo di difesa, al quale è affidato il compito di approvare la dotazione organica e le linee strategiche dei servizi nel lungo periodo (quattro-cinque anni) e nel medio termine (un anno). Il Consiglio è altresì titolare di una competenza consultiva su questioni di carattere finanziario, essendo chiamato ad esprimere un parere sul budget dei servizi.
I servizi sono, infine, soggetti anche al controllo ordinario dell'Autorità giudiziaria. In particolare, è rimessa alla cognizione di un giudice speciale la decisione in ordine alle richieste di autorizzazione allo svolgimento di determinate attività quali, ad esempio, le intercettazioni.
Nel corso dei colloqui sono stati illustrati anche taluni profili problematici dell'assetto della comunità intelligence romena, che riguardano, in particolare, la non sempre agevole ripartizione di competenze tra SIE e SRI.
Estremamente positivi e proficui sono stati valutati i rapporti esistenti tra SIE, SRI e servizi di intelligence italiani e vivo interesse è stato, altresì, da più parti manifestato per la proposta - formulata nel corso del primo Convegno dei Comitati parlamentari di controllo sui servizi informativi dei Paesi dell'Unione europea - di istituire a livello europeo un'agile struttura di coordinamento, organizzata sul modello di EUROPOL, che possa costituire una sede stabile di scambio di informazioni al fine di accrescere l'efficacia dell'attività di intelligence svolta dai singoli organismi nazionali.
Sono state, infine, affrontate le questioni inerenti il controllo delle frontiere romene, che potrebbero a breve diventare frontiere comuni dell'Europa allargata. A tale riguardo è stata auspicata - sia da parte romena che italiana - l'attuazione di idonee forme di cooperazione tra i Paesi già membri dell'Unione europea e quelli che ne faranno prossimamente parte, al fine di rendere più incisiva l'azione di controllo e di ripartire più equamente i conseguenti oneri finanziari.

11.7 Missione negli Stati Uniti.

Nei giorni dal 28 marzo al 4 aprile 2004 una delegazione del Comitato, guidata dal Presidente, On. Enzo Bianco, ha svolto una missione di studio negli Stati Uniti, nel corso della quale hanno avuto luogo incontri con rappresentanti degli omologhi organismi di controllo del Senato e della Camera dei rappresentanti, della «comunità intelligence» statunitense, del Governo federale, delle Nazioni Unite e del mondo accademico.
La missione è coincisa con una fase particolarmente vivace del dibattito in corso negli Stati Uniti con riferimento ai tragici attentati dell'11 settembre 2001, caratterizzata dal vivo interesse suscitato, nei mass media e nell'opinione pubblica statunitense, dall'audizione di Condoleeza Rice, allora Consigliere per la sicurezza nazionale dell'amministrazione Bush, e dalle rivelazioni contenute nel libro «Against all enemies» dell'ex National coordinator for security, infrastructure, protection and counterterrorism, Richard Clarke.
La policy review condotta in seno all'Amministrazione si presta, per altro, ad una duplice chiave di lettura, essendo, da un lato,


Pag. 41

riconducibile alla consueta dialettica politica che precede lo svolgimento delle elezioni presidenziali e, dall'altro, coerente con il tradizionale approccio della democrazia statunitense, che - di fronte a momenti di crisi o a specifici «fallimenti» del proprio sistema politico - è solita interrogarsi, in una logica autenticamente bipartisan, sugli errori commessi («what went wrong») e sui possibili rimedi («lessons learnt»).
Il 29 marzo la delegazione del Comitato ha incontrato l'ambasciatore Cofer Black, Coordinatore delle attività antiterrorismo del Dipartimento di Stato. Nel corso del colloquio, l'ambasciatore Black ha rilevato la piena sintonia esistente tra Stati Uniti ed Italia nella lotta al terrorismo ed ha sottolineato come, per contrastare in maniera idonea il rischio di attentati, occorra promuovere adeguate forme di cooperazione a livello transnazionale, sul modello delle esperienze recentemente maturate in relazione all'organizzazione dei Giochi olimpici di Atene. Apprezzamento e soddisfazione sono stati espressi dall'ambasciatore Black anche per la recente istituzione, a livello europeo, di una figura di coordinamento delle iniziative antiterrorismo.
Nel corso della stessa giornata, la delegazione ha incontrato numerosi analisti ed esperti di terrorismo, intelligence e questioni internazionali del Congressional Research Service (CRS) del Campidoglio e del Center for Strategic Studies (CSIS) di Washington, nonché Philip Vincent Cannistraro, ex funzionario della CIA, del Pentagono e del NSC ed ex direttore dell'intelligence alla Casa Bianca durante l'amministrazione Reagan, attualmente consulente della rete televisiva ABC.
Nel corso di tali contatti, sono state affrontate le questioni inerenti la lotta al terrorismo internazionale, le limitazioni delle libertà democratiche fondamentali a tal fine introdotte nell'ordinamento statunitense, le eventuali responsabilità della comunità intelligence in relazione alla mancata previsione degli attentati dell'11 settembre 2001, gli interventi militari in Afghanistan ed in Iraq e le prospettive di pacificazione di tali territori.
Il 30 marzo si sono svolti a Langley (VA), presso la sede della CIA - Central intelligence agency, numerosi incontri con i rappresentanti delle principali agenzie della comunità intelligence statunitense. Gli incontri sono stati aperti da un colloquio con l'ambasciatore Hugh Montgomery, assistente speciale del Direttore centrale dell'intelligence (DCI), Mr Tenet, e con il direttore delle operazioni della CIA. L'ambasciatore Montgomery ha fornito un'ampia illustrazione dell'assetto della comunità intelligence statunitense, passando altresì in rassegna taluni aspetti significativi del recente intervento di riforma attuato dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, con specifico riferimento alla creazione dell'Homeland security department e della TTIC (Terrorist threat integration center), nonché alle misure introdotte con il Patriot act.
Nel corso dei successivi colloqui della giornata, la delegazione ha incontrato rappresentanti della DIA - Defense intelligence agency, della NSA - National security agency e dell'FBI - Federal bureau of investigation, affrontando con essi le questioni inerenti i compiti ed i

Pag. 42

poteri di ciascuna agenzia e le modalità di coordinamento della loro azione.
La giornata del 31 marzo è stata dedicata ai colloqui con i rappresentanti dei due omologhi Comitati di controllo del Congresso: lo US Senate select Committee on intelligence (la cui delegazione era guidata dal presidente, Pat Roberts, e dal vice presidente, John Rockefeller IV) e lo US House permanent select Committee on intelligence (la cui delegazione era guidata dal presidente, Porter Goss, e dalla vicepresidente, Jane Harman). Nel corso degli incontri, è stato espresso apprezzamento per il ruolo svolto dai servizi di intelligence e dalle Forze armate italiane al fianco degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo internazionale. Sono state, quindi, illustrate la composizione, le competenze e l'attività dei due Comitati.
Il 1o aprile la delegazione del Comitato, nel frattempo trasferitasi a New York, ha incontrato una rappresentanza del John Jay college of criminal justice, operante nell'ambito della The city university of New York. Nel corso dei colloqui si sono affrontate le tematiche inerenti la lotta al terrorismo internazionale ed alla criminalità organizzata, nonché le questioni relative al processo di ristrutturazione in atto nella comunità intelligence statunitense e di altri Paesi.
Nella stessa giornata ha avuto luogo, presso la sede di New York della Banca d'Italia, un incontro con i rappresentanti delle principali banche italiane operanti negli Stati Uniti, concernente le problematiche inerenti l'applicazione del Patriot act nel settore finanziario e bancario.
Gli incontri di venerdì 2 aprile sono stati, infine, tutti dedicati all'attività svolta dalle Nazioni Unite nel settore della lotta alla criminalità organizzata ed al terrorismo. Il primo di essi si è svolto con il Presidente del Comitato antiterrorismo (CTC) del Consiglio di sicurezza dell'ONU, ambasciatore Inocencio Arias. Il Comitato è stato istituito all'indomani degli attentati dell'11 settembre 2001 - con la risoluzione n. 1373 (2001), adottata ai sensi del Chapter VII della Carta delle Nazioni Unite (concernente le minacce alla pace ed alla sicurezza internazionali) - ed è stato recentemente interessato da un intervento di riforma (disposto con la risoluzione 1535 (2004)), che prevede, tra l'altro, che il CTC si articoli in una sede plenaria (composta dagli Stati membri del Consiglio di sicurezza) ed in una sede ristretta (Bureau, composto dal Presidente e dai Vicepresidenti ed assistito dal CTED - Counter-terrorism committee executive directorate), che ne dovrebbe costituire il braccio esecutivo.
Di notevole interesse si è dimostrato anche l'incontro con il Rappresentante dell'Ufficio di New York dell'UNODC - United Nations office on drugs and crime, Mr Vincent McClean. Il colloquio si è incentrato sulle questioni inerenti la ratifica e l'attuazione della convenzione di Palermo sulla criminalità organizzata, sui negoziati in corso per la stipula di un accordo internazionale in materia di misure anticorruzione e sulle problematiche concernenti la lotta alla criminalità organizzata nei Paesi interessati da conflitti bellici.
La missione del Comitato si è conclusa con un colloquio con il Presidente del Comitato sanzioni 1267 del Consiglio di sicurezza

Pag. 43

dell'ONU contro Al Qa'ida ed i Taliban e gli individui ed enti associati, ambasciatore Heraldo Muñoz.
Il Comitato è composto dai componenti del Consiglio di sicurezza, tiene sedute generalmente segrete e delibera all'unanimità. In caso di dissenso su materie specifiche, il Presidente del Comitato può sottoporre la questione al Segretario generale delle Nazioni Unite. Le risultanze della attività del Comitato sono comunicate anche ai Paesi che non facciano parte del Consiglio di sicurezza.

11.8 Missione in Danimarca.

Nei giorni 29 e 30 aprile 2004 il Presidente del Comitato ha svolto una missione di studio in Danimarca, nel corso della quale ha avuto colloqui con il Presidente della Commissione parlamentare per i servizi di sicurezza, onorevole Jan Trøjborg, con il Vicepresidente del Parlamento monocamerale danese (Folketing), onorevole Svend Auken, con il Segretario generale del Ministero per l'immigrazione, Niels Preisler, e con il Segretario generale del Ministero della giustizia, Michael Lunn.
In particolare, nel corso del colloquio con il Presidente della Commissione parlamentare per i servizi di sicurezza, onorevole Jan Trøjborg, vi è stato un approfondito scambio di informazioni su struttura, poteri e rapporti con i rispettivi Governi della Commissione danese e del Comitato italiano. Al riguardo, si sono riscontrate diverse analogie di disciplina. Infatti, anche in Danimarca la presidenza della Commissione è affidata - al pari di quanto avviene, per prassi, in Italia - ad un esponente delle forze politiche di opposizione ed è attualmente in corso, come nel nostro Paese, l'esame di un progetto di riforma dei servizi di informazione e sicurezza, diretto ad accrescere i poteri e le dotazioni degli organismi di intelligence e, conseguentemente, i poteri attribuiti all'Organo parlamentare preposto al loro controllo.
Nel corso dell'incontro si è convenuto di intensificare i contatti tra Commissione danese e Comitato italiano ed il Presidente del Comitato ha preannunciato l'organizzazione della seconda edizione del Convegno dei Comitati parlamentari di controllo sui servizi informativi dei Paesi dell'Unione europea.
L'incontro con il Vicepresidente del Folketing, onorevole Svend Auken, è stato, invece, prevalentemente incentrato sulle successive principali scadenze istituzionali e politiche dei due Paesi.
Il Vicepresidente Auken ha, in particolare, manifestato una certa preoccupazione per l'esito del previsto referendum popolare danese sul trattato costituzionale europeo, anche alla luce degli orientamenti e delle riserve recentemente espresse sul trattato da parte britannica.
Con il Segretario generale del Ministero della giustizia, Michael Lunn - al quale, nell'ordinamento danese, sono affidate anche numerose competenze che, nell'ordinamento italiano, rientrano tra le attribuzioni del Ministero dell'interno - vi è stato un approfondito scambio di opinioni sulla minaccia terroristica e le misure più appropriate per contrastarla.
Nel corso del colloquio, si è convenuto che il terrorismo internazionale non presenta caratteri congiunturali, ma costituisce al


Pag. 44

contrario un fenomeno di lunga durata, destinato ad influire per molto tempo sulle relazioni internazionali. Per fronteggiarlo, occorre mobilitare tutte le risorse e, in primo luogo, potenziare l'attività di intelligence, sia a livello dei singoli Stati, sia rafforzando la cooperazione transnazionale.
A tale proposito, il Presidente del Comitato ha ricordato la proposta - formulata nel corso del primo Convegno dei Comitati parlamentari di controllo sui servizi informativi dei Paesi dell'Unione europea - di istituire a livello europeo un'agile struttura di coordinamento ed una sede stabile di scambio di informazioni tra gli organismi di intelligence nazionali. Pur concordando circa l'esigenza di rafforzare la cooperazione internazionale nel settore dell'intelligence, Michael Lunn ha tuttavia rilevato come non siano ancora del tutto maturi i tempi per l'istituzione di una stabile struttura di coordinamento a livello europeo, considerato - tra l'altro - che l'Unione europea riconosce alla Danimarca il privilegio della clausola di opt-out in materia di Giustizia ed Affari Interni e che tale Paese non fa attualmente parte di EUROPOL. L'incontro si è, infine, concluso con uno scambio di informazioni tecnico-giuridiche circa la competenza giurisdizionale in materia di reati commessi all'estero da o contro cittadini.
Il colloquio con il Segretario generale del Ministero per l'immigrazione, Niels Preisler - anch'egli titolare di talune competenze affidate, in Italia, al Ministero dell'interno - ha avuto ad oggetto le questioni inerenti la gestione dei flussi migratori.
In Danimarca si è andato recentemente sviluppando nell'opinione pubblica una particolare sensibilità su tali questioni, come dimostra l'ascesa del Partito popolare danese, formazione radicale di destra che assicura un sostegno esterno al Governo Rasmussen ed ha ottenuto il 12 per cento dei suffragi in occasione delle elezioni politiche del 2001.
Nonostante gli ingenti contributi versati dal sistema di welfare della Danimarca (il 40 per cento dei sussidi in contanti è destinato agli immigrati, che rappresentano il 7 per cento della popolazione), non si riscontrano gli auspicati progressi per quanto riguarda l'integrazione degli stranieri extracomunitari nel tessuto sociale danese. Al contrario, si assiste ad una significativa tendenza al rafforzamento di comportamenti religiosi tradizionali, anche tra gli immigrati più giovani.
Per contrastare tale fenomeno, sono state, pertanto, adottate varie misure, anche in materia di ricongiungimento familiare, tra le quali il divieto di nozze tra e con extracomunitari di età inferiore ai 24 anni, in modo da evitare sia l'uso strumentale del matrimonio al solo fine di ottenere permessi di soggiorno, sia forme di assoggettamento di giovani donne, spesso ridotte in uno stato di sostanziale servitù. Tali misure sono possibili in virtù della clausola comunitaria di opt-out riconosciuta alla Danimarca nel settore della Giustizia e degli Affari interni.
Niels Preisler ha, inoltre, sottolineato come i danesi, pur aderendo all'accordo Schengen, attribuiscano notevole importanza alla propria autonomia nel settore delle politiche migratorie, ritenendo che le frontiere comuni europee non siano adeguatamente vigilate.

Pag. 45


Nel confermare quanto affermato dal Segretario generale del Ministero della giustizia, anche il Segretario generale del Ministero per l'immigrazione ha, infine, sottolineato lo scarso grado di integrazione della popolazione islamica immigrata (pari a circa il 3-4 per cento della popolazione danese); ciò nonostante, non si riscontrerebbero allo stato prove di legami organici di tale comunità con formazioni terroristiche internazionali.

11.9 Missione in Brasile ed Argentina.

Nei giorni dal 27 novembre al 4 dicembre 2005 una delegazione del Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato si è recata in Brasile ed Argentina per svolgervi una missione di studio.
La delegazione, composta dal Presidente, On. Enzo Bianco, e dal senatore Luigi Malabarba (che ha raggiunto la rappresentanza del Comitato a Buenos Aires) era accompagnata da due funzionari della Presidenza del Consiglio, che hanno prestato la loro assistenza durante il viaggio ed hanno preso parte ai soli incontri di carattere tecnico.
Il giorno dell'arrivo a Brasilia, domenica 27 novembre, la delegazione è stata ricevuta dall'ambasciatore d'Italia in Brasile, Michele Valensise, e dal Ministro plenipotenziario Riccardo Guariglia, i quali - oltre ad illustrare finalità e portata degli incontri organizzati - hanno fornito un'aggiornata panoramica della situazione politica brasiliana, con specifico riferimento ai più recenti sviluppi del dibattito apertosi all'esito delle ultime tornate elettorali.
Il briefing predisposto dall'Ambasciata d'Italia ha avuto ad oggetto anche le questioni riguardanti la cospicua comunità italiana presente in Brasile. In particolare, si è sottolineato come, per effetto della normativa che agevola l'attribuzione della cittadinanza alle persone che possano dimostrare di essere discendenti di italiani, il numero di brasiliani di origine italiana che chiedono di essere riconosciuti cittadini è aumentato negli ultimi anni in misura esponenziale.
Nella giornata di lunedì 28 novembre la delegazione ha incontrato, in primo luogo, il direttore della ABIN - Agencia Brasileira de Intelligencia ed alcuni tra i suoi più stretti collaboratori.
Preliminarmente, il direttore ha espresso viva soddisfazione per la visita della rappresentanza del Comitato, sottolineando come i rapporti di lavoro con i servizi di intelligence italiani siano intensi ed improntati alla massima collaborazione. È stato, quindi, illustrato il sistema di intelligence brasiliano, ricordando che la sua attuale configurazione è il frutto dell'intervento di riforma disposto con la legge 7 dicembre 1999, n. 9883. Quest'ultima ha istituito il Sistema Brasiliano di intelligence (SISBIN), nell'ambito del quale la citata ABIN costituisce uno degli Organismi di maggior rilievo istituzionale.
L'Agencia dipende dalla Presidenza della Repubblica per il tramite del Gabinetto di Sicurezza Nazionale e ad essa è affidato il compito di pianificare e svolgere attività di intelligence al fine di garantire la sicurezza dello Stato.
Del SISBIN fanno, altresì, parte i Centri Informazioni dell'esercito, della Marina e dell'Aeronautica - che dipendono dal Ministero della


Pag. 46

difesa, per il tramite degli Stati Maggiori delle rispettive Forze armate - i quali sono incaricati di fornire supporto informativo ai militari e di elaborare le notizie ed i dati raccolti dagli addetti militari assegnati alle missioni diplomatiche brasiliane all'estero.
Il sistema di intelligence è completato, infine, dalla DIP - Diretoria de Inteligência policial, posta alle dipendenze del Ministero della giustizia, che ha compiti di coordinamento e direzione delle attività di intelligence di competenza della Polizia, di analisi delle informazioni da sottoporre al direttore generale della Polizia federale ai fini della loro diffusione, nonché di pianificazione ed esecuzione delle attività antiterrorismo.
L'Organismo preposto al coordinamento complessivo delle diverse attività di intelligence - nel rispetto delle direttive emanate dal Gabinetto di sicurezza istituzionale - è il Consiglio del sistema brasiliano di intelligence, presieduto dal direttore dell'ABIN e composto da cinque rappresentanti del Ministero della difesa, due del Ministero della giustizia, uno del Gabinetto di sicurezza nazionale.
Nel completare il proprio intervento introduttivo, il direttore dell'ABIN ha, infine, sottolineato come tale agenzia sia perfettamente integrata nell'attuale ordinamento democratico del Paese e soggetto ad un incisivo controllo da parte del Parlamento.
Dopo aver ascoltato con interesse per la presentazione, da parte del Presidente Bianco, dell'assetto della comunità intelligence italiana e del sistema di controlli cui essa è soggetta, il direttore ha ceduto la parola ad alcuni dei suoi collaboratori, che hanno affrontato il tema della presenza della criminalità organizzata nel territorio brasiliano. Al riguardo, è stato osservato che le dimensioni e la capacità operativa di tali organizzazioni hanno raggiunto livelli estremamente preoccupanti, al punto che le formazioni malavitose sono ritenute in grado di minacciare seriamente gli stessi interessi nazionali del Paese.
Le organizzazioni criminali presenti in Brasile hanno carattere transnazionale e sono specializzate soprattutto nel settore del narcotraffico, nel contrabbando di armi e nel riciclaggio di denaro; la maggior parte di esse hanno basi in Colombia, Perù e Bolivia, ma risultano attive nel territorio brasiliano anche tutte le più pericolose formazioni criminali italiane (cosa nostra, 'ndrangheta, sacra corona unita e camorra).
In particolare, nel Perù si registra una notevole specializzazione nel traffico di cocaina, mentre le organizzazioni boliviane sono attive, oltre che nel narcotraffico, anche nel contrabbando di armi e di reagenti chimici per la raffinazione della droga, nonché nel furto di automobili. Quanto alla Colombia, si è rilevata una tendenza alla frammentazione dei tradizionali cartelli operanti nel settore del traffico di armi e di droga.
Estremamente complessa è l'attività di controllo e gestione delle frontiere: il Brasile confina - talora con «triplici frontiere» - con dieci Stati (tutti i Paesi sudamericani, tranne il Cile e l'Ecuador), tra i quali vi sono i tre principali produttori di cocaina (Colombia, Perù e Bolivia) ed un grande esportatore di marijuana (il Paraguay).
Le rotte seguite dai trafficanti di droga sono essenzialmente tre: quella amazzonica (di tipo fluviale, diretta in Europa), quella del

Pag. 47

corridoio centrale (che alimenta, con prodotti di qualità inferiore, il mercato domestico e, con i prodotti d'esportazione, gli aeroporti di Rio de Janeiro e di San Paolo) e quella del Sud (essenzialmente utilizzata dai trafficanti di marijuana).
In molti dei Paesi sudamericani produttori di droga si è registrato, negli ultimi tempi, un apprezzabile aumento dei controlli, soprattutto sul commercio dei reagenti chimici occorrenti per la raffinazione. Ne è conseguita una «delocalizzazione» di molti laboratori illegali nei Paesi di transito ed in quelli di consumo.
Si è, inoltre, rilevata la presenza di uno stretto legame tra il traffico di droga ed altre attività criminose «sinergiche», quali il riciclaggio di denaro sporco ed il contrabbando in tutte le sue forme.
Secondo le analisi condotte dalla ABIN, per contenere il dilagare delle formazioni criminali, occorre accrescere e rendere sistematici i controlli alle frontiere, potenziando il coordinamento delle diverse forze di polizia operanti lungo le frontiere ed assicurando tra di esse un flusso costante di informazioni, anche attraverso il coinvolgimento di Organismi internazionali specializzati.
Con riferimento al quadro così delineato, è stato richiesto dal Presidente Bianco un approfondimento sulla eventuale esistenza di legami tra la criminalità organizzata e formazioni terroristiche.
Al riguardo, il direttore ha osservato che non vi sono prove della stabile presenza di organizzazioni terroristiche strutturate all'interno del territorio brasiliano, né sussistono elementi che inducano a far ritenere che la criminalità organizzata abbia posto in essere attività sinergiche rispetto all'azione di Al Qa'ida o di altre formazioni analoghe. Alcuni anni fa si è, tuttavia, constatato il coinvolgimento di un esponente della formazione sciita filoiraniana Hizballah in un traffico di droga.
È stato, altresì, sottolineato che la presenza araba in Brasile è molto consistente (circa sette milioni, l'80 per cento dei quali maroniti, cattolici o ortodossi) ed in grado di esercitare una notevole influenza culturale. Cospicuo è, inoltre, il flusso di rimesse finanziarie verso i Paesi di origine: circa la reale destinazione di tali risorse è estremamente problematico l'esercizio di un controllo effettivo.
Non mancano individui o gruppi legati ad Hizballah, mentre non si sono sinora riscontrate in Brasile tracce della presenza di appartenenti ad Al Qa'ida.
Generalmente la comunità araba è comunque ben integrata nel tessuto sociale brasiliano (soprattutto la componente di religione cristiana), come dimostra il fatto che la percentuale di parlamentari originaria di Paesi arabi è pari al 7 per cento dei membri del Parlamento e che le relazioni con la Siria ed il Libano sono molto buone.
Interesse ha riscosso, nella delegazione italiana, anche l'illustrazione delle procedure di reclutamento del personale applicate dai servizi di intelligence brasiliani. Al riguardo, il direttore ha sottolineato che, nell'ordinamento democratico brasiliano, tutti i pubblici dipendenti - ivi inclusi quelli appartenenti agli apparati di informazione e sicurezza - sono assunti sulla base di un pubblico concorso. Allo stato, il 30-40 per cento del personale dell'ABIN risulta reclutato in tal modo,

Pag. 48

il 30 per cento è costituito da dipendenti comandati da altre amministrazioni federali ed il restante 30 per cento è composto da ufficiali e sottufficiali di supporto tecnico, entrati a far parte del SISBIN prima del 1988 (quando il reclutamento veniva effettuato soprattutto all'interno delle Forze armate, sulla base di criteri selettivi estremamente severi).
Dal 1988 in poi le assunzioni sono state, quindi, effettuate sulla base di un concorso pubblico, preceduto da un bando che prevede, tra l'altro, il superamento di test psicologici e di prove di esame concernenti specifiche materie di interesse. Generalmente, tra i requisiti richiesti vi è anche il possesso di un diploma di laurea. Una volta superate tutte le prove, i vincitori del concorso sono sottoposti ad un triennio di formazione professionale, al termine del quale si procede all'effettivo inserimento in servizio.
Secondo quanto riferito dal vicedirettore dell'Agenzia, il numero dei canditati per ciascun concorso è estremamente elevato: in uno degli ultimi concorsi effettuati, si sono registrati circa 80.000 concorrenti per 200 posti. Tale circostanza conduce ad una selezione estremamente accurata e rigorosa.
Al termine dei colloqui, il direttore ha tenuto a ribadire la forte integrazione del SISBIN all'interno del sistema democratico brasiliano e delle sue istituzioni, sottolineando la piena e leale adesione dei suoi appartenenti ai valori costituzionali del Paese.
La delegazione si è successivamente recata presso l'ufficio del Capo del Gabinetto della Sicurezza Istituzionale della Presidenza della Repubblica, generale Jorge Felix, al quale è attribuita la responsabilità dei servizi di informazione brasiliani ed il rango di Ministro di Stato.
Il ministro Felix ha preliminarmente espresso viva soddisfazione per la visita, che dal punto di vista brasiliano riveste una duplice importanza: in primo luogo, testimonia il clima di costruttivo dialogo e di proficua collaborazione esistente tra Italia e Brasile su molte questioni di comune interesse; inoltre, costituisce un'utile occasione di confronto e di scambio di esperienze in un settore di particolare rilevanza e delicatezza, quale quello dell'intelligence.
Nel condividere la soddisfazione espressa dal generale Felix, il Presidente Bianco ha sottolineato quanto sia essenziale, in materia di sicurezza, la promozione e lo sviluppo di una più intensa cooperazione internazionale: il nemico che minaccia le moderne democrazie non conosce, infatti, confini e le situazioni di criticità presenti in un singolo Paese sono suscettibili di riverberarsi a livello globale. A titolo esemplificativo, si è ricordato come il traffico di cocaina tra Bolivia e Brasile sia in grado di alimentare il consumo di stupefacenti anche in Europa e come il fenomeno del terrorismo internazionale di matrice fondamentalista colpisca indiscriminatamente tutti i sistemi democratici, minandone la sicurezza, l'economia e gli stessi assetti costituzionali.
Il ministro Felix ha, quindi, illustrato compiti e funzioni attribuite all'Organismo da lui diretto, soffermandosi, in particolare, sulle competenze in materia di assistenza alla Presidenza della Repubblica (con specifico riguardo ai temi dell'intelligence e della sicurezza ed alle questioni di rilevanza militare), di sicurezza personale del Presidente, del Vicepresidente e dei loro familiari, di coordinamento del sistema

Pag. 49

federale di intelligence (composto di agenzie civili, militari, statali e federali), di assistenza al Consiglio di difesa nazionale, nonché di prevenzione e gestione delle situazioni di crisi.
Con riferimento a tale ultima competenza, nel rispondere ad una domanda formulata dal Presidente Bianco, il ministro Felix ha precisato che in Brasile non sono state sinora effettuate esercitazioni antiterrorismo analoghe a quelle recentemente organizzate nel Regno Unito ed in Italia, tenuto conto che allo stato il rischio di attentati di fondamentalisti islamici sul suolo brasiliano non è ritenuto probabile. Grande attenzione viene, invece, riservata alle questioni inerenti la sicurezza delle comunicazioni e delle informazioni, per le quali sono stati elaborati specifici interventi.
Le due delegazioni hanno, inoltre, convenuto sull'opportunità di rendere più incisiva ed efficace l'azione dei servizi di informazione e sicurezza, atteso che l'attività di intelligence costituisce nell'attuale contesto lo strumento più idoneo per combattere un nemico sfuggente quale il terrorismo internazionale, che combatte secondo le tecniche proprie della «guerra asimmetrica».
Il potenziamento del ruolo e dei poteri degli organismi di sicurezza deve, naturalmente, essere bilanciato da un corrispondente potenziamento del ruolo e dei poteri del controllo parlamentare, in modo da assicurare - attraverso idonee forme di verifica democratica - la legalità e l'efficienza dell'operato dei servizi.
Il ministro Felix ha concordato con il Presidente Bianco nel ritenere che la presenza di un efficace controllo parlamentare contribuisca, altresì, a migliorare l'immagine degli organismi di intelligence presso l'opinione pubblica, assicurando in tal modo il clima di fiducia e serenità necessario per operare correttamente.
Vivo interesse ha, infine, suscitato nella delegazione brasiliana la presentazione dell'assetto della comunità intelligence italiana e del sistema di controllo introdotto dalla legge n. 801 del 1977. A tale riguardo, il ministro Felix ha manifestato apprezzamento per la prassi di affidare ad un esponente dell'opposizione la presidenza del Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato, osservando come tale pratica costituisca allo stesso tempo una incisiva forma di garanzia ed un apprezzabile modo di coinvolgere responsabilmente anche forze politiche estranee alla maggioranza di governo nell'assunzione di scelte strategiche in materia di sicurezza del Paese.
Sempre nel corso della stessa giornata si è svolto l'incontro con il Presidente della Camera dei deputati, onorevole Aldo Rebelo. Quest'ultimo ha rivolto un cordiale saluto di benvenuto alla delegazione italiana, sottolineando il proprio interesse istituzionale e politico per le questioni inerenti l'intelligence ed il controllo parlamentare: nel corso della precedente legislatura egli ha, infatti, rivestito la carica di Presidente della Commissione di controllo parlamentare sull'attività dei servizi informativi e, anche nella nuova veste di Presidente della Camera dei deputati, continua tuttora a seguire con attenzione l'attività di tale Commissione.
Al riguardo, il Presidente Rebelo ha sottolineato la delicata fase che gli organismi di informazione e sicurezza brasiliani stanno attra

Pag. 50

versando, osservando come a sei anni dalla riforma del 1999 sia emersa l'esigenza di procedere ad alcuni aggiornamenti della normativa vigente, soprattutto al fine di consentire l'esercizio di un più penetrante controllo da parte del Parlamento.
La Commissione bicamerale incaricata della vigilanza sull'intelligence mostra, infatti, taluni limiti ed è caratterizzata talora da comportamenti non pienamente coerenti con le proprie funzioni istituzionali. A titolo esemplificativo, il Presidente Rebelo ha ricordato come, durante la sua presidenza, si siano più volte registrate - da parte di singoli parlamentari o di gruppi politici - richieste di autorizzazione della piena pubblicità delle sedute della citata Commissione, trascurando di considerare come la segretezza degli atti di quest'ultima risponda invece ad esigenze di tutela dell'incolumità degli agenti e delle fonti di informazione e sia, altresì, garanzia della completezza delle informative rese al Parlamento.
Anche per tale ragione, la missione italiana è stata accolta dal Presidente della Camera con particolare interesse, atteso che la pluriennale esperienza maturata nel nostro Paese viene ritenuta dalle autorità brasiliane un utile punto di riferimento per la definizione di un quadro di regole e procedure in grado di assicurare la lealtà democratica degli organismi di intelligence.
Questi ultimi in Brasile risentono ancora negativamente della tradizione di illegalità con cui hanno operato durante il passato regime e tale circostanza ne condiziona l'immagine presso l'opinione pubblica. A giudizio del Presidente Rebelo un controllo parlamentare più incisivo e responsabile consentirebbe anche di accrescere significativamente la fiducia nell'operato dei servizi.
Vivo interesse è stato, infine, manifestato per lo svolgimento - promosso dal Comitato italiano - dei periodici Convegni degli Organismi di controllo parlamentare sui servizi di informazione e sicurezza dei Paesi dell'Unione europea. A tale riguardo, il Presidente Rebelo ha espresso l'auspicio che alla prossima edizione del convegno possa partecipare, in qualità di osservatore, anche una delegazione del Parlamento brasiliano.
Successivamente, la delegazione ha incontrato il Presidente della Commissione di controllo parlamentare sull'attività dei servizi informativi, senatore Roberto Saturnino, il quale - nel rievocare l'esperienza maturata dal nostro Paese nel corso degli anni settanta ed ottanta - ha preliminarmente osservato come l'Italia costituisca un brillante esempio di come una incisiva lotta al terrorismo possa conciliarsi con il pieno rispetto dei principi democratici e delle garanzie costituzionali.
Nell'illustrare il ruolo e l'attività della Commissione da lui presieduta, il presidente Saturnino ha sottolineato come tale Organismo sia di istituzione relativamente recente (è stata costituita nel novembre 2000) e si debbano ancora compiere significativi passi prima che il controllo parlamentare raggiunga un soddisfacente grado di efficacia.
Interessanti affinità sono state riscontrate nel raffronto tra la composizione della Commissione brasiliana e quella del Comitato italiano: entrambi gli Organismi si compongono - per esigenze di

Pag. 51

riservatezza - di un ristretto numero di parlamentari, hanno carattere bicamerale e svolgono compiti analoghi.
Diversità esistono, tuttavia, sotto il profilo funzionale. La Commissione brasiliana è presieduta, ad anni alterni, dai Presidenti delle Commissioni esteri di Camera e Senato, i quali, pertanto, esercitano le proprie funzioni in aggiunta alle incombenze connesse all'incarico di provenienza. Anche i restanti quattro membri (i leader di maggioranza ed opposizione di Camera e Senato) sono parlamentari particolarmente impegnati e non possono dedicarsi a tempo pieno all'attività propria della Commissione di controllo.
Ne consegue, innanzitutto, una scarsa specializzazione dei componenti nelle questioni inerenti l'intelligence e, in secondo luogo, l'impossibilità per l'Organismo parlamentare di controllo di esercitare in modo continuativo le proprie funzioni istituzionali: tale ultima circostanza è testimoniata, tra l'altro, dal numero relativamente modesto di sedute tenute dalla Commissione (che in un anno si riunisce, in media, non più di 20-30 volte).
Anche il Presidente Saturnino ha, infine, manifestato vivo apprezzamento per le iniziative assunte, in campo internazionale, dal Comitato italiano ed ha auspicato che una delegazione del Parlamento brasiliano possa essere invitata alla prossima edizione del Convegno degli Organismi parlamentari di controllo sui servizi di intelligence dei Paesi dell'Unione europea.
Nella giornata di martedì 29 novembre la delegazione ha incontrato il Presidente della Commissione esteri e difesa nazionale della Camera dei Deputati, onorevole Aroldo Cedraz, il quale - in base alla disciplina già illustrata - è chiamato ad alternarsi con il Presidente Saturnino alla Presidenza della Commissione di controllo parlamentare sull'attività dei servizi informativi.
Nell'illustrare il funzionamento di tale Organismo, il Presidente Cedraz ha lamentato la mancanza di un regolamento interno: tale vuoto normativo costituisce, a suo giudizio, un limite e, proprio per tale ragione, sono attualmente allo studio interventi volti ad introdurre una più puntuale disciplina delle prerogative e delle modalità di funzionamento della Commissione.
Anche questi interventi, tuttavia, non sembrano destinati a risolvere tutti i problemi, tenuto conto che la Commissione di controllo non può approvare disposizioni che comportino oneri finanziari e non è, quindi, in grado di far fronte a talune esigenze organizzative che richiedono l'impegno di risorse economiche.
Il Presidente Cedraz - nel ricordare di aver ricoperto l'incarico di relatore per la legge di riforma dei servizi di intelligence approvata nel 1999 - ha altresì sottolineato come sia tuttora insoddisfacente e limitato il potere di controllo della Commissione sulla gestione finanziaria degli organismi di informazione e sicurezza.
A tale riguardo, il Presidente Bianco ha osservato che anche nell'ordinamento italiano il controllo finanziario in materia di gestione contabile non ha raggiunto la necessaria efficacia e necessita di un significativo potenziamento, ferme restando le esigenze di riservatezza che possono riguardare l'identità delle fonti e degli agenti o le operazioni in corso di svolgimento.

Pag. 52


Nel rispondere ad una specifica domanda riguardante tale materia, il Presidente Cedraz ha inoltre chiarito che la Commissione di controllo brasiliana non esercita una specifica vigilanza sul reclutamento del personale da parte dei servizi; tali operazioni avvengono, di norma, mediante concorso e la relativa responsabilità procedurale rientra nella competenza del Ministero dell'amministrazione pubblica.
A conclusione dell'incontro, il Presidente Cedraz ha, infine, voluto sottolineare come l'intervento di riforma attuato con la legge del 1999 abbia costituito un momento di svolta nella storia brasiliana, in quanto ha definitivamente affrancato i servizi di intelligence nazionali dal retaggio della dittatura, rendendo tali strutture coerenti con il sistema di principi democratici introdotto con la nuova costituzione.
Sempre nella giornata di martedì, la delegazione ha incontrato una rappresentanza del Gruppo di amicizia parlamentare italo-brasiliano, presieduto dal deputato Ricardo Barros.
I colloqui, svoltisi in un clima di cordialità, sono stati l'occasione per un utile confronto su tematiche di comune interesse. Da parte brasiliana si è manifestato apprezzamento per il grado di collaborazione sviluppato a livello parlamentare tra i due Paesi: in tale contesto si sono programmati incontri periodici con l'omologo Gruppo presieduto dall'onorevole Volontè, con il quale sono stati avviati contatti per verificare la possibilità di sviluppare gli scambi culturali nel settore scolastico ed universitario e di assicurare il mutuo riconoscimento dei titoli di studio rilasciati nei rispettivi Paesi.
Notevole interesse è stato, infine, manifestato dall'onorevole Barros e dagli altri membri del Gruppo per il funzionamento del sistema elettorale italiano, alla luce della recente legge di riforma, nonché per la possibilità riconosciuta ai cittadini residenti all'estero di partecipare al voto. In proposito, i parlamentari brasiliani hanno rilevato come vi siano grandi aspettative (nella sola provincia di Santa Catarina sono state presentate al Consolato d'Italia circa 80.000 domande per il riconoscimento della cittadinanza), le quali purtroppo - in assenza di un significativo potenziamento degli uffici consolari - potranno andare in parte deluse.
A tali tematiche ed alle ulteriori questioni inerenti la comunità italiana e la presenza di imprese nazionali in Brasile sono stati dedicati anche gli incontri con una rappresentanza dei Consolati d'Italia in Brasile. In particolare, nella giornata di domenica 27 novembre la delegazione ha incontrato il Vice Console onorario a Salvador de Bahia, Giovanni Vincenzo Pisanu, mentre martedì 29 novembre si è svolto l'incontro con il Console generale a Curitiba, Riccardo Battisti.
Mercoledì 30 novembre la delegazione si è trasferita a Buenos Aires, dove è stata ricevuta dall'ambasciatore d'Italia in Argentina, Stefano Ronca, il quale in vista dei successivi incontri ha preliminarmente fornito un'aggiornata panoramica della situazione politica argentina e dei rapporti bilaterali con il nostro Paese, osservando come questi ultimi - tradizionalmente molto soddisfacenti, anche in considerazione della significativa presenza di nostri connazionali - abbiano ultimamente risentito del default argentino nel pagamento dei propri titoli di Stato.

Pag. 53


È stato inoltre segnalato come, proprio alla vigilia della missione italiana - a seguito delle recenti elezioni parziali, che hanno registrato una nuova affermazione del Presidente Kirchner - il Governo abbia proceduto ad un significativo rimpasto, che ha visto, tra altri, la sostituzione dei ministri dell'economia, della difesa e degli esteri.
Nella stessa giornata del 30 novembre, il Presidente Bianco ha incontrato il Ministro dell'interno, Anìbal Fernández.
Nel corso dell'incontro sono state affrontate le tematiche inerenti la sicurezza, la lotta al terrorismo internazionale ed alla criminalità organizzata e la cooperazione internazionale nel settore dell'intelligence e del controllo parlamentare.
Al riguardo, si sono registrate significative identità di vedute e notevole interesse ha riscosso, da parte del ministro Fernández, l'iniziativa del Comitato italiano di promuovere periodiche occasioni di incontro tra gli Organismi parlamentari di controllo dei Paesi dell'Unione europea per confrontare le rispettive esperienze e consentire un utile scambio di informazioni.
Il ministro ha, altresì, illustrato l'assetto organizzativo degli apparati di sicurezza nazionali, sottolineando la notevole importanza dell'intervento di riforma attuato con la recente «Ley de inteligencia nacional» (legge n. 25.520 del 6 dicembre 2001), che ha ridefinito il sistema di intelligence argentino, rendendolo coerente con il nuovo contesto democratico del Paese.
Nella giornata di giovedì 1o dicembre la delegazione ha incontrato il Vicedirettore della Secretarìa de inteligencia (SI), il quale ha illustrato la struttura ed i compiti istituzionali della Secretarìa, precisando che ad essa sono affidati la direzione del sistema di intelligence argentino, la redazione del relativo piano nazionale, la cura dell'attuazione dei singoli programmi di intervento, la pianificazione dell'attività informativa e controinformativa, l'effettuazione di analisi, il mantenimento dei contatti con gli organismi di intelligence di Paesi stranieri, nonché ulteriori competenze di tipo direttivo.
Particolarmente rilevanti sono, altresì, le funzioni in materia di gestione unica nazionale delle intercettazioni di qualsiasi tipo di comunicazioni. Per lo svolgimento di tali attività è stata costituita la Direccìon de observaciones judiciales (DOJ): tutte le intercettazioni devono essere autorizzate o ordinate dall'autorità giudiziaria, ma è la SI - attraverso il proprio personale - ad avere l'esclusiva della loro materiale effettuazione.
Completano il sistema di intelligence argentino la Direccìon nacional de intelligencia criminal (DNIC) e la Direccìon nacional de intelligencia estratégica militar (DNIEM), che sono preposti, rispettivamente, al contrasto alla criminalità organizzata ed alla elaborazione di informative di interesse strategico e militare.
Il Vicedirettore della Secretarìa ha, infine, valutato positivamente l'introduzione nell'ordinamento argentino di forme di controllo parlamentare sull'attività di intelligence, sottolineando come esse potranno migliorare l'immagine dei servizi ed accrescere la fiducia dell'opinione pubblica, costituendo una garanzia della loro fedeltà ai principi costituzionali e della loro lealtà nei confronti delle istituzioni democratiche.

Pag. 54


La missione si è conclusa con l'incontro della delegazione con la Comisión bicameral de fiscalización de los organismos y actividades de inteligencia del Congresso (tenutosi giovedì 1o dicembre) e con i successivi colloqui con il suo Presidente, senatore Mario Daniele, (svoltisi, a più riprese, tra il 1o e il 3 dicembre).
Nel corso degli incontri, caratterizzati da viva cordialità, sono state approfondite tematiche di comune interesse e si è formulato l'auspicio che, coerentemente con la tradizionale amicizia ed il clima di leale cooperazione instaurato negli scorsi anni, possano essere al più presto superate le divergenze recentemente registratesi, con riferimento a specifiche questioni, nei rapporti tra i Governi dei due Paesi.
Da parte argentina si è, quindi, ricordata la missione che una delegazione della Comisión bicameral, guidata dal Presidente Daniele, ha svolto a Roma 7 giugno 2005. In tale occasione, la delegazione argentina ha avuto modo di acquisire utili informazioni sull'assetto della comunità intelligence italiana ed ha avviato i primi contatti con il Comitato parlamentare per i servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato, al quale ha illustrato contenuti e caratteri della riforma attuata con la Ley de inteligencia nacional del 2001.
Nel corso dei colloqui, le delegazioni si sono soffermate su questioni di carattere generale (le modalità di esercizio del controllo parlamentare nei rispettivi ordinamenti, la ricaduta degli attentati dell'11 settembre 2001 sull'attività di intelligence, le iniziative assunte in materia di contrasto alla criminalità organizzata ed al terrorismo internazionale) e su materie di specifico interesse (il caso Calipari, i rapporti di collaborazione tra servizi nazionali e servizi stranieri, la disciplina del segreto di Stato, il coinvolgimento delle forze di opposizione nella politica di informazione e sicurezza).
Particolare attenzione è stata dedicata anche all'esame delle problematiche riguardanti il supporto amministrativo fornito agli Organismi parlamentari di controllo. Al riguardo, è stata ricordata la recente decisione del Comitato italiano di avvalersi di professionisti esterni, in grado di fornire consulenza su materie che richiedono elevate competenze specialistiche.
Sul versante argentino si è, invece, segnalato l'apprezzabile grado di autonomia contabile di cui gode la Comisión bicameral, che dispone di un proprio bilancio a carico del quale sono iscritte le spese da essa deliberate o ad essa comunque imputabili.
Vivo apprezzamento è stato, infine, manifestato da parte argentina per lo svolgimento degli incontri periodici promossi dal Comitato italiano tra gli Organismi di controllo parlamentare sui servizi di informazione e sicurezza dei Paesi dell'Unione europea.
A tale riguardo, il Presidente Daniele ha espresso l'auspicio che alla prossima edizione del convegno possa partecipare, in qualità di osservatore, anche una delegazione del Parlamento argentino.

12. Considerazioni conclusive.

La XIV legislatura è coincisa con un periodo di particolare delicatezza e di straordinaria trasformazione per il mondo dell'intelligence


Pag. 55

e, conseguentemente, per l'esercizio delle funzioni di controllo parlamentare sulla politica di informazione e sicurezza.
I tragici attentati dell'11 settembre 2001 hanno icasticamente segnato un momento di svolta, sottolineando in maniera drammatica il definitivo tramonto dei presupposti geopolitici su cui si era fondato il confronto internazionale durante la guerra fredda e l'affermarsi di nuove minacce globali.
In tale contesto, carattere prioritario ha assunto la lotta al terrorismo internazionale, le cui strategie di attacco ed il cui modus operandi pongono gli apparati di sicurezza di fronte a sfide del tutto nuove: fronteggiare una potenza militare di tipo tradizionale è, infatti, cosa ben diversa dal combattere una rete terroristica, che segue logiche di «guerra asimmetrica» e che è in grado di diffondere il terrore attraverso azioni di indiscriminata violenza, che colpiscono la popolazione civile e soft target.
Un simile cambiamento di scenario richiede un appropriato aggiornamento della disciplina legislativa, dell'assetto organizzativo, delle dotazioni logistiche e della stessa cultura degli apparati di intelligence. Proprio su questi presupposti in molti ordinamenti stranieri il legislatore ha ritenuto di attuare incisivi intereventi di riforma, che il Comitato ha avuto modo di conoscere ed approfondire nell'ambito dei contatti intercorsi con gli omologhi Organismi di controllo di altre nazioni.
Un'analoga esigenza è stata avvertita anche con riferimento al nostro Paese. Come si è avuto modo di illustrare più diffusamente al precedente paragrafo 3.1, già all'indomani degli attentati alle Twin towers - con una relazione approvata all'unanimità nel dicembre 2001 - il Comitato aveva sottolineato l'urgenza di procedere ad una organica riforma del sistema di intelligence nazionale, individuando altresì le priorità alle quali l'intervento si sarebbe dovuto ispirare: definizione di un assetto organizzativo dei servizi coerente con il nuovo contesto ambientale e caratterizzato da un più elevato grado di coordinamento tra le diverse aree operative e di analisi; previsione di un idoneo sistema di garanzie funzionali, che - configurandosi quali cause di giustificazione - escludano l'illiceità di determinati comportamenti posti in essere nello svolgimento di operazioni di intelligence; modifica dei criteri di reclutamento del personale dei servizi, di cui occorre valorizzare professionalità e competenze; riforma della disciplina sul segreto di Stato; rafforzamento delle funzioni di controllo parlamentare.
A conclusione della legislatura si è, tuttavia, costretti a constatare con rammarico che l'auspicato intervento di riforma non è stato attuato e che gli apparati di informazione e sicurezza continuano tuttora ad operare con l'assetto organizzativo ed i poteri definiti trenta anni fa, in un contesto radicalmente diverso dall'attuale.
Nella lotta al terrorismo internazionale il Comitato ha preso atto della introduzione nel nostro ordinamento di talune opportune sedi di coordinamento e scambio di informazioni tra forze di polizia ed apparati di intelligence e, in particolare, anche alla luce di quanto appreso nel corso delle audizioni, della costituzione del C.A.S.A. -

Pag. 56

Comitato di analisi strategica antiterrorismo, istituito nel 2004 presso il Ministero dell'interno.
Da parte di alcuni componenti del Comitato si è, altresì, auspicato che idonee forme di coordinamento possano presto essere introdotte, nel rispetto dei principi costituzionali in materia di esercizio delle funzioni giurisdizionali, anche con riferimento all'attività degli Organi giudiziari, attraverso l'istituzione di una Procura nazionale antiterrorismo.
Una simile esigenza è stata rappresentata, nel corso delle rispettive audizioni, anche dai procuratori nazionali antimafia e dagli altri magistrati ascoltati dal Comitato, i quali hanno sottolineato come l'attuale difetto di coordinamento costituisca un limite nell'azione della magistratura in materia di contrasto al terrorismo internazionale. Lo scambio di informazioni tra le diverse Procure è, infatti, tuttora carente, in quanto essenzialmente affidato all'iniziativa autonoma ed alla sensibilità dei singoli magistrati. Ne consegue che la percezione del fenomeno terroristico da parte dei diversi Uffici giudiziari procedenti può talora presentare differenze anche significative, con il rischio concreto di pronunce non sempre coerenti tra loro e, in alcuni casi, contraddittorie.
Dal punto di vista dei rapporti con gli Organismi internazionali competenti in materia di lotta al terrorismo - si pensi, ad esempio, ad Eurojust - la mancanza di un centro di coordinamento impedisce, inoltre, la designazione di un unico referente e può rendere, talora, problematica la definizione di una posizione unitaria a livello nazionale.
Per tali ragioni, all'interno del Comitato si è registrato un largo consenso sull'opportunità di creare al più presto una struttura ad hoc preposta al coordinamento a livello giudiziario delle indagini in materia di terrorismo.
Quanto alle concrete modalità di attuazione di una simile iniziativa, esistono talune diversità di posizione, che presentato per altro caratteri di trasversalità rispetto ai differenti schieramenti politici.
Per alcuni componenti del Comitato, la citata struttura potrebbe configurarsi quale una sorta di sezione specializzata ed autonoma dell'attuale Direzione nazionale antimafia: una simile soluzione consentirebbe, infatti, di poter impiegare il know how (professionalità, banche dati, procedure e relazioni istituzionali) già sviluppato nella lotta alla criminalità organizzata, con conseguente accelerazione dei tempi di istituzione e contenimento dei relativi oneri finanziari.
Altri membri del Comitato ritengono, invece, preferibile configurare la nuova Procura antiterrorismo quale entità distinta dalla DNA, considerato che - a parte alcune affinità di tipo «morfologico» - criminalità organizzata e terrorismo presentano caratteri del tutto distinti e non assimilabili tra loro (8).

Pag. 57


Nel corso dei lavori, è stata, inoltre, più volte sottolineata l'esigenza che al doveroso potenziamento degli apparati di intelligence - necessario per poter fronteggiare in modo idoneo la minaccia del terrorismo internazionale - corrisponda un contestuale rafforzamento dei poteri di controllo parlamentare sulla politica di informazione e sicurezza, al fine di garantire la correttezza dell'operato dei servizi e scongiurare il rischio di indebite compressioni delle libertà costituzionalmente riconosciute.
Allo stato, i poteri del Comitato appaiono, infatti, limitati sotto un duplice profilo: dal punto di vista delle aree di intervento, in quanto delicati settori di attività (si pensi, a titolo esemplificativo, alle questioni inerenti la gestione dei fondi riservati o le operazioni di rilascio dei nulla osta di sicurezza) sfuggono alla possibilità di una seria verifica da parte del Parlamento; dal punto di vista della efficacia, atteso che - come si è già avuto modo di constatare con riferimento al caso Nigergate - il Comitato non è titolare degli stessi poteri di indagine di cui dispongono le Commissioni d'inchiesta e, pertanto, la sua capacità di riscontrare le informazioni fornite dal Governo e dai servizi è limitata.
Le considerazioni sin qui sinteticamente formulate sono rappresentate al Parlamento nell'auspicio che, nel corso della prossima legislatura, esse possano trovare soddisfacente risposta nell'ambito di un disegno organico di riforma della comunità intelligence nazionale.
A conclusione dei propri lavori, il Comitato intende inoltre dare atto ai responsabili degli apparati di informazione e sicurezza italiani della sensibilità istituzionale e della disponibilità dimostrata nell'aderire quasi sempre alle richieste di informazioni formulate dal Comitato ed agli inviti ad intervenire in audizione.
Un doveroso ringraziamento meritano, altresì, le donne e gli uomini degli Organismi di intelligence e delle Forze di polizia, che - come il Comitato ha potuto constatare direttamente in diverse occasioni - con grande professionalità, senso delle istituzioni e notevole spirito di sacrificio hanno operato, spesso in situazioni di personale rischio e di oggettiva difficoltà, in Italia ed all'estero nella lotta al terrorismo ed alla criminalità organizzata.
Quanto ai rapporti intercorsi dapprima con il Ministro Frattini e successivamente con il Sottosegretario Letta, essi sono stati caratterizzati da uno spirito di leale collaborazione e di costruttivo confronto, testimoniati dalla disponibilità con cui i suddetti componenti dell'Esecutivo sono intervenuti in audizione ogni qual volta ne sono stati richiesti dal Comitato. Spiace invece rilevare che, nonostante l'impegno in tal senso assunto, il Presidente del Consiglio dei ministri - che, ai sensi della legge n. 801 del 1977, è titolare della responsabilità politica generale in materia di intelligence - non abbia mai potuto o voluto intervenire in audizione, in ciò discostandosi dalla prassi seguita in precedenti legislature.
Merita, infine, di essere sottolineato come l'attività del Comitato sia stata caratterizzata da un clima di costruttiva collaborazione tra maggioranza ed opposizione: fatta eccezione per taluni limitati casi -

Pag. 58

contraddistinti da una maggiore connotazione politica della materia trattata e nei quali le posizioni sono state contrapposte - le deliberazioni del Comitato sono state, infatti, condivise dalle diverse forze politiche, responsabilmente consapevoli della necessità di ricercare ogni possibile collaborazione sulle delicate questioni concernenti la sicurezza del Paese.

Pag. 59

ALLEGATO

COMITATO PARLAMENTARE PER I SERVIZI DI INFORMAZIONE E SICUREZZA E PER IL SEGRETO DI STATO

XIV LEGISLATURA

COMPONENTI IN CARICA ALLA DATA DI APPROVAZIONE DELLA RELAZIONE

On. Enzo BIANCO Presidente dalla costituzione del Comitato (*) Componente dal 31 luglio 2001
On. Maurizio GASPARRIVicepresidente dal 15 giugno 2005Componente dal 3 maggio 2005
Sen. Aldo SCARABOSIOSegretario dal 29 giugno 2005Componente dal 20 giugno 2005
Sen. Massimo BRUTTI Componente dal 31 luglio 2001
On. Giuseppe CALDAROLA Componente dal 26 novembre 2001
On. Fabrizio CICCHITTO Componente dal 19 ottobre 2001
Sen. Luigi MALABARBA Componente dal 28 novembre 2003
Sen. Domenico SUDANO Componente dal 31 luglio 2001

COMPONENTI CESSATI DALL'INCARICO

Sen. Pasquale GIULIANO Vicepresidente dalla costituzione del Comitato (*) al 27 maggio 2005 Componente dal 31 luglio 2001 al 27 maggio 2005
On. Pierfrancesco Emilio Romano GAMBASegretario dalla costituzione del Comitato (*) al 3 maggio 2005Componente dal 31 luglio 2001 al 3 maggio 2005
On. Anna FINOCCHIARO Componente dal 31 luglio 2001 al 26 novembre 2001
Sen. Giorgio MALENTACCHI Componente dal 31 luglio 2001 al 20 novembre 2002
Sen. Luigi MANFREDI Componente dal 27 maggio 2005 al 20 giugno 2005
Sen. Cesare MARINI Componente dal 18 aprile 2003 al 28 novembre 2003
On. Michele SAPONARA Componente dal 31 luglio 2001 al 19 ottobre 2001

(*) Il Comitato si è costituito il 3 agosto 2001.


(1) In sede di discussione della relazione, esponenti dei gruppi di opposizione hanno osservato: «Al Comitato dev'essere riconosciuto il potere di acquisire atti e documenti dei Servizi relativi ad operazioni concluse, ferma restando la salvaguardia delle fonti informative. L'ambito della opponibilità del segreto di Stato al Comitato parlamentare deve definirsi in questo quadro ed essere correttamente riferito alle operazioni in corso ed alle fonti informative da salvaguardare».
(2) In allegato sono riportati i nominativi di tutti i parlamentari che sono stati membri del Comitato nel corso della XIV Legislatura.
(3) In sede di discussione della relazione, esponenti dei gruppi di opposizione hanno osservato: «In questo quadro, si esprime viva perplessità sulla norma compresa nel decreto-legge istitutivo dell'UCIS, che ha attribuito al CESIS le competenze relative alla sicurezza e alla protezione del Presidente e del Vice Presidente del Consiglio. Non si capisce, infatti, perché e come una struttura di intelligence quale è il CESIS, prevalentemente impegnata sul terreno dell'analisi e con competenze relative alla gestione del segreto di Stato, debba assumere compiti operativi, di vigilanza e protezione. Tali compiti non hanno nulla a che fare con l'intelligence; tanto è vero che il CESIS può svolgerli solo mutuando il personale specializzato da altri apparati».
(4) In sede di discussione della relazione, esponenti dei gruppi di opposizione hanno osservato: «Le disposizioni da conoscere dovrebbero riguardare non solo l'assetto centrale, ma anche l'organizzazione territoriale, i suoi collegamenti con il centro e, se esistono, le specifiche forme di coordinamento tra centri istituiti dai due Servizi nelle medesime città o aree territoriali».
(5) In sede di discussione della relazione, esponenti dei gruppi di opposizione hanno osservato: «Questa scelta, autorizzata dalle autorità di governo, pur non corrispondendo ad una prassi dovuta e suscettibile di generalizzazione, favorisce l'attività di controllo del Comitato, mettendolo in condizione di conoscere e valutare le attività dell'intelligence con il massimo di tempestività e di trasparenza possibile, specialmente nelle situazioni più delicate di crisi, nelle quali sono chiamati ad intervenire i servizi di informazione e sicurezza». Esponenti dei gruppi di maggioranza hanno, invece, osservato: «Questa scelta, comunque, andando al di là della lettera della legge, discende da una autonoma decisione del Governo e del SISMI e non può essere invocata come precedente da realizzare ad ogni costo».
(6) In sede di discussione della relazione, esponenti dei gruppi di opposizione hanno osservato: «Si è insomma determinata, in relazione all'inchiesta parlamentare sul caso Telekom-Serbia, una manovra volta a calunniare esponenti dell'opposizione - come l'Autorità giudiziaria competente ha ampiamente dimostrato - con rivelazioni all'apparenza gravi e dirompenti che alcuni professionisti della disinformazione e della provocazione politica avevano indirizzato proprio alla Commissione parlamentare d'inchiesta, condizionando una parte della sua attività. Le dichiarazioni dei direttori dei servizi hanno contribuito a tratteggiare l'identità di quei personaggi, alcuni dei quali, in un passato non recente, avevano avuto documentati rapporti con ambienti dell'intelligence, ma che da tempo dovevano considerarsi come «battitori liberi». In tal modo, sono state fornite all'Organo parlamentare di controllo notizie utili e complessivamente rassicuranti».
(7) È necessario, comunque, garantire la conservazione della massima quantità possibile di documenti, come più volte è stato richiesto sia da associazioni degli storici contemporaneisti, sia da singoli studiosi. Anche documenti che appaiono inutili - essendo cessata ogni loro utilità per l'intelligence - possono avere un valore ai fini di una futura conoscenza dei fatti e per approfondire l'analisi circa le attività e l'organizzazione dell'intelligence italiana. Perciò, salvo casi di evidente, manifesta irrilevanza - decisi da una Commissione di garanzia prevista con legge - occorre conservare e tramandare quei documenti. Essi potranno essere eventualmente collocati in una sezione speciale dell'Archivio di Stato, prevedendo vincoli di segretezza con tempi prefissati, da definire in relazione alla natura dei documenti.
(8) In sede di discussione della relazione, il senatore Luigi Malabarba ha espresso contrarietà a entrambe le ipotesi, paventando il rischio di un eccesso di centralizzazione dell'attività giudiziaria in materia di contrasto al terrorismo, lesiva delle funzioni della magistratura definite dalla Costituzione.

Back