Giunta per le autorizzazioni - Resoconto di giovedì 30 ottobre 2003


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Giovedì 30 ottobre 2003 - Presidenza del Presidente Vincenzo SINISCALCHI.

La seduta comincia alle 8.55.

ESAME DELLE SEGUENTI RICHIESTE DI DELIBERAZIONE IN MATERIA DI INSINDACABILITÀ AI SENSI DELL'ARTICOLO 68, PRIMO COMMA, DELLA COSTITUZIONE:

Richiesta avanzata dal deputato Nicola Vendola, con riferimento a un procedimento civile pendente nei suoi confronti presso il tribunale di Messina (atto di citazione della Società Editrice Siciliana Spa).
(Esame e rinvio).

Vincenzo SINISCALCHI, Presidente, fa presente che il deputato Carboni, relatore della richiesta in titolo gli ha fatto sapere di non poter partecipare all'odierna seduta e lo ha pregato di sostituirlo per l'occasione.
Espone pertanto che il deputato Vendola ha segnalato al Presidente della Camera di essere stato citato in giudizio dalla società editrice del quotidiano «La Gazzetta del Sud» per aver diffuso un dossier dal titolo «L'uomo del ponte», facendogli altresì presente di aver eccepito in giudizio che per i fatti contestatigli era a suo avviso applicabile la scriminante dell'esercizio delle funzioni parlamentari ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione e dell'articolo 3, comma 1, della legge n. 140 del 2003. Senonché, inopinatamente, il giudice onorario procedente, nonostante il preciso obbligo contenuto nell'articolo 3, comma 4, della medesima legge n. 140, anziché trasmettere gli atti alla Camera ha proceduto nella trattazione della causa ascoltando dei testimoni. Come è evidente, si tratta di una grossolana violazione di legge rispetto alla quale il Presidente della Camera ha ritenuto giustamente di percorrere la via più rapida ed efficace, vale a dire la trasmissione della


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doglianza dell'onorevole Vendola direttamente alla Giunta per le autorizzazioni, ai sensi dell'articolo 3, comma 7, della predetta legge n. 140. Venendo quindi al merito della vicenda, espone che il dossier confezionato dall'onorevole Vendola altro non è che la ripetizione in sede pubblica di contenuti di numerosi atti parlamentari tipici ascrivibili alle funzioni svolte dal deputato stesso. Si riferisce in particolare alla relazione della Commissione antimafia della XIII legislatura - di cui l'onorevole Vendola era Vicepresidente - sul cosiddetto «caso Messina» e a numerosi atti di sindacato ispettivo a disposizione dei componenti. Giova altresì ricordare che le affermazioni dell'onorevole Vendola sono state oggetto di due iniziative giudiziarie in sede penale da parte di un'altra persona menzionata nel dossier «L'uomo del ponte» (il dottor Antonio Zumbo, all'epoca dei fatti magistrato presso la procura messinese). Entrambe tali iniziative si sono arenate con l'archiviazione, una in ragione di una dichiarazione d'insindacabilità dell'Assemblea della Camera del 13 giugno 2000 e una a seguito di un'ordinanza di archiviazione del GIP di Messina del 5 novembre 2001. Propone comunque di ascoltare l'onorevole Vendola per una migliore esposizione del caso e per consentirgli di avanzare una proposta.

(Viene introdotto il deputato Vendola).

Nicola VENDOLA (RC) fornisce chiarimenti e precisazioni sulla vicenda. In particolare ricorda che già durante i lavori della Commissione d'inchiesta parlamentare sulla mafia della XIII legislatura, in esito ai quali fu approvata all'unanimità una relazione sul «caso Messina» (doc. XXIII, n. 7 - XIII legislatura) si era disvelato agli occhi dei membri il cosiddetto «rito peloritano», che consisteva in una sorta di extraterritorialità della provincia di Messina rispetto all'ordinamento giudiziario dello Stato. Ciò si desume dalle numerose irregolarità nel funzionamento di taluni uffici giudiziari messinesi e trova conferma nella vicenda attuale, nella quale un giudice, sia pure onorario, si permette di violare palesemente la legge.
Fa altresì presente che il giudice dell'udienza preliminare presso il tribunale di Messina proprio di recente ha rinviato a giudizio tre giornalisti siciliani i quali avevano diffuso la notizia per cui l'ordine dei giornalisti della Sicilia avrebbe votato un documento di solidarietà al dottor Calarco per i rilievi mossigli nel dossier in questione. Poiché l'ordine dei giornalisti in realtà non aveva deliberato alcunchè, egli aveva denunciato il falso diffamatorio che ha dato luogo al rinvio a giudizio. Peraltro la notizia del rinvio a giudizio è stata riportata da lanci ANSA prima regionali e poi nazionali in maniera assai reticente, a dimostrazione del potere informativo esercitato da taluni personaggi nell'ambito messinese.
Del resto, quando nel 1998 la Commissione d'inchiesta sulla mafia si era recata a Messina aveva constatato fin da subito il problema del dominio che taluni esercitavano nell'ambito del giornalismo messinese. Al riguardo sono significativi due episodi. Il primo è l'omicidio del professor Bottari, insigne studioso dell'università messinese, rispetto ai cui moventi La Gazzetta del Sud aveva ventilato l'origine passionale; il secondo è la morte del dottor Cuzzocrea, fratello del rettore della medesima università, sventuratamente colpito da un male non curabile, decesso che il medesimo quotidiano invece attribuì a un preteso accanimento della Commissione d'inchiesta. Che in Sicilia, inoltre, il problema della libertà e genuinità dell'attività dei cronisti sia sempre stato connotato da elementi inquietanti è testimoniato storicamente dai casi di Mauro De Mauro, Giuseppe Fava, Giuseppe Alfano e altri, tutti rimasti uccisi dalla mafia.
Tiene infine a precisare che nella sua attività nella città di Messina non vi è alcun intento fazioso o clientelare: egli non è mai stato candidato in alcuna elezione in quella città, né in essa il suo partito ha un peso elettorale significativo. Le sue battaglie sono unicamente mosse da motivi di principio.
Rispondendo a domande del Presidente Siniscalchi e del deputato Bielli precisa che il direttore della Gazzetta del Sud,


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esplicitamente riconoscendo che le sue dichiarazioni pubbliche sono tutte riconducibili all'esercizio delle sue funzioni, ai sensi degli articoli 68, primo comma, e 82 della Costituzione, e dunque coperte dall'insindacabilità parlamentare, non ha potuto che rivolgersi con numerose lettere a diverse autorità dello Stato esterne alla Camera, tra cui lo stesso Presidente della Repubblica, dolendosi del comportamento di un Vicepresidente della Commissione d'inchiesta sulla mafia.

(Il deputato Vendola si allontana dall'aula).

Vincenzo SINISCALCHI, Presidente e relatore f.f., ritiene di poter avanzare sin d'ora una proposta nel senso di insindacabilità in ragione degli elementi emersi sia dalla documentazione depositata sia dall'audizione testè svoltasi, i quali del resto sono gli stessi che hanno indotto l'Assemblea della Camera a deliberare l'insindacabilità sul Doc. IV-quater n. 135 nella XIII legislatura e che hanno portato all'archiviazione del procedimento intentato per il dossier dal dottor Zumbo nei confronti del deputato Vendola.

Valter BIELLI (DS-U), Giuseppe LEZZA (FI) e Filippo MANCUSO (Misto) preannunciano che voteranno a favore della proposta.

Vincenzo SINISCALCHI, Presidente, poiché la Giunta non è in numero legale per deliberare rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Richiesta avanzata dal deputato Giancarlo Cito, deputato nella XIII legislatura, con riferimento ad un procedimento penale pendente nei suoi confronti presso il tribunale di Taranto (proc. n. 6844/01 RGNR).
(Esame e rinvio).

Vincenzo SINISCALCHI, Presidente, constatata l'assenza del deputato Cola, relatore per la richiesta in titolo, propone tuttavia di procedere all'audizione dell'interessato.

(Viene introdotto Giancarlo Cito).

Giancarlo CITO, deputato nella XIII legislatura, fornisce chiarimenti e precisazioni sulla vicenda. In particolare espone che durante un contraddittorio televisivo con Luciano Mineo, consigliere regionale dei Democratici di sinistra in Puglia, ebbe a sentirlo elencare i procedimenti giudiziari che riguardavano lui. Reagendo a ciò, aveva risposto che non gli sembrava pertinente alla discussione parlare dei casi giudiziari di ciascuno, anche perché proprio lui aveva da poco vittoriosamente concluso un'azione giudiziaria contro il Mineo, in esito alla quale quest'ultimo aveva dovuto versare una significativa somma a titolo risarcitorio. Il Mineo pertanto lo aveva querelato per diffamazione e per violazione della legge n. 675 del 1996 in materia di trattamento di dati personali. Precisa altresì che in sede di udienza preliminare il giudice ha ritenuto di doverlo rinviare a giudizio solo per l'illecito inerente alla predetta legge del 1996 e non anche per la diffamazione.

A domanda del Presidente Siniscalchi, risponde che il procedimento pende in primo grado e che la prossima udienza si terrà agli inizi del mese di dicembre.

(Giancarlo Cito si allontana dall'aula).

Vincenzo SINISCALCHI, Presidente, non ritiene che menzionare pubblicamente sentenze passate in giudicato possa costituire una lesione della riservatezza dei soggetti cui quelle sentenze si riferiscono; d'altronde ricorda che alla Giunta spetta soltanto giudicare se vi sia tra i fatti contestati e il mandato parlamentare un nesso funzionale. Rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.


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SEGUITO DELL'ESAME DELLA SEGUENTE RICHIESTA DI DELIBERAZIONE IN MATERIA DI INSINDACABILITÀ AI SENSI DELL'ARTICOLO 68, PRIMO COMMA, DELLA COSTITUZIONE:

Richiesta avanzata da Amedeo Matacena, deputato nella XIII legislatura, con riferimento ad un procedimento penale pendente nei suoi confronti presso la procura della Repubblica di Reggio Calabria (proc. n. 715/99 RGNR).
(Seguito dell'esame e rinvio).

Vincenzo SINISCALCHI, Presidente, ricorda che l'esame della richiesta in titolo è stato rinviato nella seduta del 2 ottobre 2003. Constatata l'assenza del deputato Lussana, relatrice per la richiesta in titolo, propone di procedere ugualmente all'audizione dell'interessato.

(Viene introdotto Amedeo Matacena).

Amedeo MATACENA, deputato all'epoca dei fatti, fornisce chiarimenti e precisazioni, esponendo che la parte querelante in realtà si duole della divulgazione giornalistica del contenuto di un atto di sindacato ispettivo inerente a pretese irregolarità nel trattamento di missione in suo favore. Il testo dell'interrogazione è già agli atti della Giunta. Rispondendo al deputato Bielli - che gli domanda se la consegna ai giornali dell'interrogazione in questione fosse stata precedente o successiva alla pubblicazione degli atti parlamentari - afferma che la diffusione sul quotidiano seguì di diversi giorni la pubblicazione dell'atto nell'allegato ai resoconti parlamentari.

(Amedeo Matacena si allontana dall'aula).

Giuseppe LEZZA (FI), nell'osservare che si tratta di un caso scolastico di insindacabilità parlamentare, rileva comunque che il reato gli pare ampiamente prescritto.

Vincenzo SINISCALCHI, Presidente, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 9.55.