BECCHETTI. - Al Ministro dei trasporti e della navigazione. - Per sapere - premesso che:
GRIMALDI, ARMANDO COSSUTTA e DILIBERTO. - Al Ministro di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che:
FOLLINI e GIOVANARDI. - Al Ministro di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che:
FREDDA, GUERRA, VOZZA, e CAMPATELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere:
SBARBATI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 23 dicembre 1996 la Camera dei deputati ha approvato, in via definitiva, la legge n.647, recante disposizioni in materia di lavoro portuale;
tale legge è stata giudicata da associazioni di categoria e da moltissimi parlamentari totalmente contraria al trattato di Roma sulla liberalizzazione dei mercati;
l'articolo 17 della citata legge introduce un vero e proprio monopolio per la gestione delle banchine degli scali marittimi, a tutto vantaggio delle ex compagnie portuali;
a seguito dell'approvazione della legge n.647 del 1996, alcune associazioni di categoria, ed anche l'interrogante, raccogliendo oltre quaranta firme di colleghi parlamentari, hanno presentato ricorso alla Commissione europea;
la scorsa settimana l'Unione europea ha dato ragione ai predetti ricorsi, intimando al Governo italiano di rivedere, entro trenta giorni, tutta la normativa, per palese violazione del trattato di Roma-:
quali iniziative intenda assumere affinché sia immediatamente rivisto il disposto della legge n.647 del 1996 e, in particolar modo, l'articolo 17. (3-01165)
(3 giugno 1997)
numerosi e sconcertanti sono i tentativi con cui negli ultimi mesi si cerca da ogni parte di mettere in discussione i valori fondanti della nostra democrazia e le origini stesse della storia repubblicana, delegittimando la Resistenza e con essa la stessa opposizione al regime fascista;
nel procedimento giudiziario in corso presso la procura della Repubblica di Roma sull'attentato gappista del 23 marzo 1944 in via Rasella a Roma, il giudice per le indagini preliminari Pacioni ha ritenuto di dover respingere la richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero Roselli perché l'episodio in questione deve intendersi come «atto illegittimo di guerra»-:
se non ritenga che l'applicazione delle norme dell'ordinamento italiano ad una vicenda storicamente risalente, e ancora vivissima nella nostra memoria, non sia in realtà un atto formale, che va al di là delle competenze degli organi giudiziari e del loro sindacato e, dunque, quali interventi immediati intenda adottare per garantire che il confine tra le competenze degli storici e quelle dei magistrati non vada smarrito. (3-01314)
(1 luglio 1997)
CAVERI. - Al Ministro di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che:
la recente decisione di un giudice romano che riapre l'inchiesta sui fatti dell'attentato di via Rasella ingenera il timore di una «via giudiziaria» verso la revisione di alcuni episodi della lotta di Resistenza-:
quale giudizio ne dia il Governo, tenendo conto che il Capo dello Stato ha ricordato che alcune vicende appartengono ormai al terreno di giudizio degli storici. (3-01315)
(1 luglio 1997)
attorno alle iniziative giudiziarie relative alla strage di via Rasella ed all'eccidio delle Fosse Ardeatine si moltiplicano le prese di posizione di forte critica e intimidazione ai magistrati-:
quali iniziative intenda assumere il Governo per garantire l'indipendenza della magistratura. (3-01316)
(1 luglio 1997)
come valuti il Governo, pur nel pieno rispetto dell'autonomia della magistratura, la decisione del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma, Maurizio Pacioni, di respingere la richiesta di archiviazione dell'inchiesta contro i responsabili dell'azione partigiana di via Rasella, avanzata dal pubblico ministero Vincenzo Rosselli, e se non ritenga che questa decisione abbia prodotto una profonda ferita nella coscienza democratica del Paese, disconoscendo la lotta di liberazione come fondativa della liberazione repubblicana. (3-01317)
(1 luglio 1997)
nel momento in cui si sta per concludere il processo a Priebke, uno dei responsabili della strage delle Fosse Ardeatine, è giunta l'incredibile notizia della decisione di un giudice di sottoporre a giudizio penale i responsabili dell'attentato di via Rasella;
le motivazioni sarebbero da ricercare nel fatto che, all'epoca, Roma era stata dichiarata «città aperta» e che, di conseguenza, i gappisti avrebbero commesso un «atto illegittimo»;
chi visse in quel periodo a Roma sa benissimo che i tedeschi rimasti in città, affiancati dalla polizia fascista, compirono, non solo in occasione della strage delle Fosse Ardeatine, soprusi di ogni genere, contrari ad ogni codice di guerra, con deportazioni ed arresti indiscriminati;
in questo quadro l'azione condotta dai partigiani a via Rasella è sicuramente da collegarsi alla più ampia lotta di liberazione condotta in tutta Italia dalla Resistenza-:
quale sia il giudizio del Governo su quanto successo e se non si ritenga che mai, pur nella volontà di guardare con distacco storico e volontà di ripacificazione ciò che accadde nel nostro Paese in quei tristi anni, si dovrà o si potrà dimenticare la differenza tra le ragioni degli oppressi ed i soprusi degli oppressori. (3-01318)
(1 luglio 1997)