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Seduta dell'8/7/1998


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Audizione della dottoressa Franca Macchia, sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura circondariale di Matera, e del dottor Luigi De Magistris, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della dottoressa Franca Macchia, sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura circondariale di Matera - che abbiamo già avuto modo di ascoltare - e del Luigi dottor De Magistris sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro.
Li ascoltiamo insieme se non altro per una generica identità dei reati sui quali stanno indagando nel senso che sono tutti a carico di aziende della holding ENI. Proprio ieri abbiamo avuto occasione di ascoltare l'amministratore delegato dell'ENI Bernabè, che è venuto con tutti i dirigenti delle holding, il quale ci ha spiegato quale impegno l'ENI intende assumere anche rispetto ad un cahier de doleances relativo a vari casi verificatisi in Italia di comportamenti preoccupanti per quanto riguarda la gestione dei rifiuti del ciclo produttivo con i conseguenti problemi ambientali e sanitari. Abbiamo concluso con un gentleman agreement in base al quale mantenere un'attenzione per tutte le industrie che, producendo materie pericolose, producono anche rifiuti pericolosi.
Attendiamo quindi ulteriori elementi informativi dalla dottoressa Macchia per quello che riguarda le prospezioni dell'AGIP e le ipotesi di vecchi pozzi che potrebbero essere stati utilizzati per lo smaltimento illegale dei rifiuti.
Dal dottor De Magistris, invece, vorremmo avere informazioni sulla vicenda di Pertusola sud, che ha portato - anche con qualche clamore nell'opinione pubblica - all'arresto di un assessore regionale nonché vicecommissario di Governo per la questione dei rifiuti. In particolare al dottor De Magistris chiederei di mettere in luce eventuali presenze della criminalità organizzata nel circuito di smaltimento illegale dei rifiuti: svolgendosi tale attività in una regione come la Calabria riguardando più località e quantitativi di rifiuti molto rilevanti, può infatti dare adito a legittimi sospetti.
Vi pregherei di riferire tutto quello che è possibile in seduta pubblica riservando al regime riservato solo quello che ritenete strettamente necessario, sperando che sia una parte limitata.

FRANCA MACCHIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura circondariale di Matera. Le nostre indagini sulle attività dell'AGIP nel territorio della Basilicata hanno già portato ad un decreto di citazione in giudizio di cinque tra


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dirigenti e dipendenti; esse riguardano il ritrovamento, in un pozzo minerario esaurito, di rifiuti di origine chimica che i nostri consulenti hanno definito assolutamente incompatibili con le attività di estrazione mineraria. Si tratta quindi di rifiuti illegalmente smaltiti in questa cavità geologica profonda e lì confinati.
Racconto brevemente come si è pervenuti a questo ritrovamento perché ritengo sia interessante. Le indagini sono nate a seguito di un fatto che apparentemente avrebbe potuto assumere il carattere di un fenomeno accidentale: c'è stata la rottura di un tubo presso un pozzo dell'AGIP e un vasto sversamento di acqua mista a idrocarburi che aveva creato una grande pozza lungo la strada. L'area fu sequestrata e fu accertato che la perdita proveniva da una condotta interrata dell'AGIP di pertinenza di un impianto di reiniezione. Appresi quindi che l'AGIP era autorizzata dalla regione Basilicata a reiniettare nei pozzi già esauriti le acque di strato che provenivano dalla separazione del gas nella fase dell'estrazione...

PRESIDENTE. Questa autorizzazione ci risulta essere stata confermata.

FRANCA MACCHIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura circondariale di Matera. Gli elementi di stranezza che indussero a compiere accertamenti più penetranti erano costituiti in primo luogo dal fatto che c'erano molte anomalie nei richiami normativi, che forse potevano essere conseguenti alla difficoltà di lettura delle norme in materia ambientale. Il provvedimento della regione Basilicata, infatti, faceva riferimento alla legge Merli non tenendo in nessun conto la legge sulle unità geologiche profonde - che erano i luoghi di recapito di queste acque - secondo la quale le sostanze con tracce di idrocarburi non avrebbero potuto essere reiniettate in queste cavità geologiche.
Si prevedeva, inoltre, che la reiniezione dovesse avvenire a seguito di una sorta di trattamento delle acque attraverso un sistema di vasche di decantazione. Le acque dovevano quindi essere trasportate dagli impianti a queste vasche attraverso autocisterne e poi essere inserite nei pozzi mediante un sistema interrato e una pompa. In realtà l'AGIP, pur essendo stata autorizzata a questo specifico sistema di smaltimento delle acque di strato, utilizza anche un sistema interrato di tubi a maniche, direttamente sui luoghi in cui avviene la separazione senza passare per l'impianto di decantazione. Questo aspetto di irregolarità ci indusse a ritenere che, mentre l'autorizzazione prevedeva una forma di tutela ambientale realizzata con il sistema della decantazione, parte delle acque di strato fossero direttamente inserite nei pozzi.
Cercammo di vederci più chiaro, anche perché poco prima del nostro intervento le vasche erano state svuotate ed era stata effettuata una bonifica e verificammo che, tra l'altro, non c'era mai stato un controllo amministrativo. Quando la regione Basilicata aveva rilasciato l'autorizzazione alla reiniezione, aveva demandato i controlli alla provincia; quest'ultima aveva chiesto alla regione come avrebbe dovuto controllare questo meccanismo di reiniezione e la regione aveva laconicamente rinviato alle previsioni di legge. Era seguita l'inazione totale e questo sistema di smaltimento non aveva subito alcun tipo di controllo, considerate anche tutte le difficoltà di campionamento di un posto tombato, nel senso che aveva la testa pozzo chiusa ed era ad oltre 800 metri di profondità.
Chiedemmo allora all'AGIP di aprire il pozzo ed al suo interno i nostri consulenti hanno trovato fenoli, mercurio e materiali assolutamente diversi dalle acque di strato.

PRESIDENTE. I tecnici hanno anche fatto ipotesi sulla provenienza di questo materiale?

FRANCA MACCHIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura circondariale di Matera. Sostengono che si tratta di materiali provenienti dall'industria chimica: sono sostanze di sintesi e


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non si trovano in natura, quindi non possono essere arrivate attraverso il terreno ad una cavità geologica che, tra l'altro, secondo gli studi fatti dall'AGIP al momento dell'istanza per l'autorizzazione, dovrebbe essere una geologicamente confinata, quindi impermeabile. Esiste quindi il fondato sospetto che questi rifiuti vi siano stati inseriti.
Gli accertamenti di polizia hanno inoltre fatto emergere che non c'è un presidio costante di questi pozzi e che le stesse vasche di decantazione sono accessibili per gli smaltitori che hanno l'appalto per il servizio di trasporto delle acque di strato, i quali, operando nel settore dei rifiuti, si occupano di gestione di discariche e gestiscono una quantità indifferenziata di rifiuti non solo dell'AGIP. Forse il punto debole dell'organizzazione è proprio in questo.

PRESIDENTE. Di queste indagini è il corpo forestale?

FRANCA MACCHIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura circondariale di Matera. Prevalentemente sì, insieme, in parte, ai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria.

PRESIDENTE. Lei ha parlato di aziende coinvolte nel trasporto e nello smaltimento. Si sta approfondendo anche la natura di queste ditte e dei soggetti titolari?

FRANCA MACCHIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura circondariale di Matera. I servizi di smaltimento dei rifiuti dell'AGIP sono gestiti in condizioni di quasi assoluto monopolio da una o due società del territorio della Basilicata. Esse hanno appaltato tutti i servizi connessi, operando autonomamente nel settore e subappaltando parte di tali servizi.
Certo, per noi oggi fornire la prova che questi rifiuti sono entrati attraverso il trasporto effettuato da queste ditte è oltremodo difficile: abbiamo trovato i rifiuti in un posto di proprietà dell'AGIP e dal punto di vista strettamente processuale attribuire il fatto a soggetti diversi dai titolari è cosa ardua. Quel che emerge è l'irregolarità del sistema di reiniezione, che non è strettamente conforme a quanto prevede l'autorizzazione; vi è inoltre il dato certo dell'inesistenza di un presidio costante dei pozzi e dell'accesso libero per coloro che gestiscono lo smaltimento dei rifiuti dell'AGIP. Tali rifiuti possono essere acque di strato, ma anche fanghi e residui diversi, spesso anche tossici, connessi all'attività di perforazione e di estrazione mineraria. Poiché non esiste una documentazione di ciò che entra ed esce da questi pozzi né si compie alcun tipo di controllo, è evidente che essi rappresentano una potenzialità molto interessante per chi voglia inserire rifiuti liquidi tossico-nocivi, come nel caso di specie, anche perché il campionamento - lo ripeto - è un'operazione difficoltosa.

PRESIDENTE. In seguito all'indagine che lei ha disposto e al rapporto con la società interessata, l'AGIP ha proposto modifiche al processo in qualche modo irregolare che lei ci ha descritto?

FRANCA MACCHIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura circondariale di Matera. L'AGIP, che io sappia, ha iniziato un'attività di monitoraggio dei pozzi collocati in Basilicata per capire quali sono i punti deboli dell'organizzazione. Allo stato ha denunciato due situazioni - presso due pozzi diversi rispetto a quello presso cui abbiamo fatto accertamenti - definite di criticità ambientale, nel senso che sono stati rilevati livelli di inquinamento anche per una sorta di abbandono di rifiuti provenienti dalle stesse attività estrattive. È stato quindi sostanzialmente denunciato uno stato di incuria nei confronti dello smaltimento di rifiuti che si trovano in giacenza da molti anni, da epoche che neanche l'AGIP riesce a determinare.
Naturalmente compiremo i nostri accertamenti, ma non abbiamo chiesto all'AGIP quali soluzioni intende adottare anche perché non ci compete; probabilmente dovrebbe interessarsene l'amministrazione...


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PRESIDENTE. Potrebbe però interessare anche questa Commissione. Lei ha fatto osservazioni sul metodo di collettamento di certi reflui affermando che non è regolare.

FRANCA MACCHIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura circondariale di Matera. Non è previsto nell'autorizzazione. Peraltro, da un punto di vista di merito va detto che lo sversamento che si è verificato, dal quale ha avuto inizio l'indagine, è dovuto alla corrosione di un tubo interrato, per il quale quindi non c'era neanche un'adeguata possibilità di controllo e di manutenzione. Tale rottura ha determinato una perdita estremamente vasta di liquido che, benché definito acqua di strato con scarsi poteri inquinanti, in realtà ha distrutto la vegetazione nell'area interessata in men che non si dica e in maniera molto penetrante. Subito dopo il dissequestro l'AGIP ha disposto immediatamente una bonifica del sito e mi risulta che questa attività di monitoraggio per un verso è conoscitiva interna all'ente, per l'altro sembra essere il prologo per poter attivare una serie di interventi di bonifica.

PRESIDENTE. Quel metodo di collettamento che non ha un'autorizzazione ad hoc, verrà ancora utilizzato dall'AGIP o no?

FRANCA MACCHIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la pretura circondariale di Matera. Non mi risulta che sia stato smantellato né che l'ente abbia dichiarato di volerlo smantellare.

PRESIDENTE. Ringrazio molto la dottoressa Macchia per il suo contributo.

FRANCA MACCHIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la procura circondariale di Matera. Se mi è possibile, vorrei segnalare un ulteriore elemento emerso in sede di indagini. Mi riferisco al fatto che queste autorizzazioni alla reiniezione, secondo i chimici da noi interpellati, sarebbero pienamente conformi a pratiche spesso applicate in chimica ed in geologia. In altri termini con questo sistema si riportano nelle cavità geologiche sostanze che provengono dalla terra. Ebbene, quelle autorizzazioni sono state rilasciate dalla regione Basilicata in assenza di un'istruttoria condotta dall'Ente, ma ci si è semplicemente rimessi agli studi geologici forniti da chi avanzava l'istanza.
Peraltro, a corredo della sua istanza, l'AGIP riporta un provvedimento analogo adottato in altre regioni nelle quali, evidentemente, esistono altri distretti minerari: ebbene, praticamente il provvedimento regionale è sempre lo stesso. In altri termini si tratta di una fotocopia, una sorta di documento standard che è stato recepito dalla regione Basilicata e da tutte le altre regioni che sono state interessate a questo tipo di pratica.

PRESIDENTE. Ha l'elenco delle altre regioni che hanno adottato questo tipo di procedura?

FRANCA MACCHIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la procura circondariale di Matera. Potrei fornirlo successivamente.

DOMENICO IZZO. Immagino che la dottoressa si riferisca al bacino minerario della Val Basento in provincia di Matera. In proposito le volevo chiedere quali sono le imprese appaltatrici e se risultano coinvolte in altre attività illecite di smaltimento; vorrei sapere, inoltre, se è stata realizzata una perizia per verificare la compatibilità dei rifiuti presenti nel pozzo con le attività chimiche realizzate da imprese insediate nell'area. Come lei ben sa, nell'area di Pisticci Scalo, nella Val Basento, operano diverse aziende chimiche. Pertanto, vorrei sapere se l'attività di queste aziende sia correlabile con i rifiuti rinvenuti nel pozzo e quali siano queste aziende appaltatrici e se risultino coinvolte in altre attività illecite.

FRANCA MACCHIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la procura circondariale di Matera. Le società appaltatrici


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sono sostanzialmente la BNG e la Iula: si tratta di società che fanno capo agli stessi titolari e che gestiscono anche una super discarica, cioè autorizzata a ricevere rifiuti tossico-nocivi con un elevato grado di tossicità.
Si tratta - comunque - di società che fanno capo a soggetti indagati per smaltimento illecito di rifiuti.
Per quanto riguarda la compatibilità di questi rifiuti con le industrie presenti nella Val Basento, questa valutazione non è stata nemmeno richiesta ai nostri consulenti dal momento che non disponiamo di un censimento analitico delle industrie chimiche presenti nel nostro territorio. Sotto questo profilo l'indagine poteva essere estremamente complessa e non approdare a risultati convincenti sul piano processuale.

DOMENICO IZZO. La mia richiesta di conoscere quali fossero le imprese appaltatrici e se fossero coinvolte in altre attività deriva da una preoccupazione: non so se le consti, ma è in atto una richiesta di autorizzazione allo sfruttamento minerario di una miniera di salgemma in Agro di Scanzano Ionico. Questa miniera darebbe luogo, a profondità fra i 700 ed i 1.200 metri, ad immense caverne. Poiché l'estrazione del sale non risulta remunerata dai prezzi che si ottengono dalla vendita della stesso prodotto, nasce il fondato sospetto che si vogliano destinare queste caverne ad usi quantomeno impropri se non illeciti. L'esistenza di questo pozzo in Agro di Scanzano Ionico dove è stata già rilevata la presenza di rifiuti non compatibili con le attività estrattive non fa che aumentare le preoccupazioni, soprattutto se si tiene conto del fatto che il sindaco in carica nel comune di Scanzano ha subito un provvedimento restrittivo della libertà personale ad opera della procura della Repubblica di Rimini. Egli risulterebbe indagato per altre vicende di smaltimento illecito di rifiuti, avvenute nella regione Calabria. Se non sbaglio nella città di Catanzaro sarebbero state emesse false fatture per garantire la certificazione dello smaltimento di rifiuti che, invece, non sarebbero stati smaltiti. Ovviamente - per il momento - la situazione desta soltanto delle preoccupazioni: ulteriori dati di certezza da fornire all'autorità giudiziaria non ve ne sono se non il fondato sospetto legato alla non remuneratività dell'attività mineraria proposta.

FRANCA MACCHIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la procura circondariale di Matera. Ovviamente non mi esprimo su un'attività ancora in corso e che allo stato non mostra gli estremi di un'attività penalmente rilevante. Le confermo che il sindaco di Scanzano Ionico è indagato per smaltimento illecito di rifiuti e per reati contro la pubblica amministrazione connessi sempre allo smaltimento di rifiuti anche presso la procura della Repubblica di Matera.

DOMENICO IZZO. Si riferisce alla discarica di Pomarico?

FRANCA MACCHIA, Sostituto procuratore della Repubblica presso la procura circondariale di Matera. Per la discarica di Pomarico e per altri traffici collegati allo smaltimento illegale di rifiuti.

PRESIDENTE. Do ora la parola al dottor Luigi De Magistris, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro.

LUIGI DE MAGISTRIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro. Vorrei svolgere una breve premessa per esprimere la soddisfazione per questa audizione dell'ufficio del pubblico ministero di Catanzaro, in quanto riteniamo che la collaborazione tra il Parlamento e la magistratura sia quanto di più alto vi possa essere nell'ambito delle rispettive competenze.
In secondo luogo vorrei esprimere in questa sede l'attenzione che il mio ufficio, sin da quando ho assunto la funzione di pubblico ministero a Catanzaro, ha rivolto verso il settore ambientale, recependo una serie di input investigativi che, all'inizio


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del 1996, erano pendenti presso l'ufficio. In particolare, uno di essi è quello oggetto di questa audizione e riguarda il traffico illecito di rifiuti tossico-nocivi, oltre al filone della corruzione che ha portato all'arresto di un assessore regionale; intendo riferirmi anche ad un'altra indagine che riguarda lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani nella regione Calabria a proposito della quale vorrei fare qualche osservazione.
Un altro aspetto che vorrei sottolineare è il seguente: le indagini si svolgono con estrema difficoltà in considerazione del fatto che vi è carenza di organico dei magistrati presso la procura di Catanzaro. Tale carenza non consente una visione più articolata ed incisiva della materia. Altro elemento importante che ha caratterizzato questa indagine è quello rappresentato dagli accertamenti investigativi «tradizionali» operati dal pubblico ministero e dalla polizia giudiziaria: infatti le indagini non si sono avvalse in alcun modo della collaborazione di pentiti o dei cosiddetti collaboratori di giustizia. Si è trattato di indagini fondate esclusivamente su assunzioni testimoniali, su riscontri oggettivi, analisi di fatturazioni e intercettazioni telefoniche ambientali. Quindi nessun contributo vi è stato da parte di collaboratori di giustizia.
L'indagine riguardante lo smaltimento di rifiuti tossico-nocivi provenienti dalla Pertusola sud di Crotone nasce originariamente presso la procura di Castrovillari, negli anni 1994 e 1995, grazie ad un lavoro meritorio svolto dalla brigata della Guardia di finanza di Trebisacce. Tale indagine è stata successivamente trasferita a Crotone. Successivamente, per collegamenti che iniziavano ad evidenziarsi non solo con settori della criminalità organizzata ma anche con la giunta regionale della Calabria, i colleghi della procura di Crotone hanno trasmesso l'incartamento al procuratore della Repubblica di Catanzaro: fu allora che io fui delegato ad occuparmi di questa indagine.
Immediatamente l'ufficio si è reso conto dell'importanza e dell'interesse investigativo che questa materia evidenziava. Innanzitutto si trattava dell'accordo della Pertusola Sud con due società, Imichimica e Ecoitalia, per lo smaltimento di circa 30 mila tonnellate di ferriti di zinco. L'accordo commerciale fu reso possibile da un'autorizzazione regionale del 1995, rilasciata dall'assessorato all'ambiente della regione Calabria, che allo stato riteniamo illegittima. In base a tale autorizzazione furono intrapresi una serie di accordi con ditte di autotrasporto per portare questi rifiuti da Crotone alla zona di Cassano Ionio.
Da qui si sviluppa la parte più interessante dell'azione investigativa. In proposito chiedo se alcuni passaggi possano essere sottoposti a regime riservato.

PRESIDENTE. Senz'altro, la prego però di esporre prima la parte generale per poi concentrare alla fine i passaggi riservati.

LUIGI DE MAGISTRIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro. Dalle indagini è emerso che non solo questo accordo non avrebbe potuto riguardare le ferriti di zinco perché queste rientravano nel decreto del ministro della sanità n. 46 del 21 gennaio 1992, ma anche che il trattamento di tali sostanze non avveniva così come concordato inizialmente. L'accordo infatti prevedeva che le ferriti di zinco fossero trattate in modo da formare dei conglomerati cementizi, le indagini hanno invece appurato che ci si era limitati a miscelarle ed a produrre del sottofondo stradale. È venuta quindi alla luce una procedura totalmente illegittima nel trattamento di queste ferriti di zinco, su cui fornirò ulteriori particolari nella seconda parte dell'audizione.
L'ufficio ha incontrato difficoltà nell'indagine a causa delle lacune legislative nel settore ambientale. Oltre all'associazione a delinquere ho contestato anche l'articolo 434 del codice penale, il disastro doloso, dopo un'attenta analisi dottrinaria e giurisprudenziale; tale interpretazione ha retto dinanzi al GIP ed al tribunale della libertà di Catanzaro con ampia


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motivazione sul punto e attualmente pende ricorso in Cassazione. È comunque auspicabile un intervento legislativo.
Sempre nell'ambito di questa attività investigativa si sono trovati gravi indizi di colpevolezza in ordine ad un fenomeno di corruzione che ha riguardato in particolare l'assessore regionale all'ambiente ed il suo segretario particolare nei rapporti con due ditte: la Nemco Alflab e la Philips Automotion. Tale indagine allo stato non ha grossi collegamenti con il settore dei rifiuti tossico-nocivi, pur trattandosi di appalti che riguardano il settore ambientale; si tratta infatti del rilevamento delle centraline inquinanti e delle onde elettromagnetiche. Nel prosieguo delle indagini, però, emergono collegamenti tra i soggetti indagati nella vicenda dei rifiuti tossico-nocivi e quelli coinvolti nella vicenda relativa alla corruzione. Anche su questo mi dilungherò successivamente nella parte segretata.
Proprio in questi giorni sono in corso di ultimazione le analisi chimiche effettuate dalla ASL di Cosenza, perché le analisi iniziali dei rifiuti hanno dimostrato la loro tossicità: sono stati evidenziati come nocivi per inalazione e ingestione con pericolo di effetti cumulativi tali da rendere necessario indicare tra le precauzioni anche quella di non respirare le polveri. Siamo in attesa di ulteriori analisi perché con una certa probabilità sono stati individuati altri siti agricoli, sempre nella zona di Cassano Ionio, nei quali sarebbero state interrate molte altre tonnellate di zinco. Vi erano infatti trasporti quotidiani da parte di una ditta.
Per quanto riguarda l'altra indagine, in corso da poco meno di due anni, siamo nella fase conclusiva; ritengo infatti che tra la fine di luglio e l'inizio di agosto l'ufficio formulerà le determinazioni in ordine all'azione penale con una articolata richiesta di rinvio a giudizio. Sostanzialmente si è potuto accertare il mancato completamento degli impianti per il trattamento dei rifiuti solidi urbani in Calabria. È una vicenda che nasce alla metà degli anni ottanta, quando il FIO stanziò 67 miliardi con procedure agevolate al fine di consentire il trattamento dei rifiuti solidi urbani nella regione Calabria per un progetto a quell'epoca molto avanzato. Il Governo delegò alla regione l'individuazione dei siti, che furono trovati in Rossano Calabro, Catanzaro Alli e Reggio Calabria.
È stata interessata anche la procura generale della Corte dei conti di Catanzaro e l'indagine ha appurato che, nonostante una spesa di oltre 100 miliardi, la sede di Rossano è completamente in abbandono e non è mai entrata in funzione, quella di Reggio Calabria è un rudere con grossi problemi di inquinamento che si aggravano soprattutto in estate, quella di Catanzaro Alli funziona solo come raccolta dei rifiuti, ma non per il trattamento degli stessi.
L'ultimo atto investigativo è un sequestro di 8 miliardi effettuato a maggio presso la regione Calabria perché, ad avviso della procura di Catanzaro, con questi soldi non si faceva altro che perpetrare i reati contestati a numerosi indagati delle amministrazioni che si sono avvicendate nel corso degli anni.
Colgo l'occasione per dire che proprio oggi, leggendo il giornale, ho verificato che numerose ditte coinvolte nell'operazione in Sicilia sono le stesse che ho trovato nell'indagine sui rifiuti solidi urbani in Calabria. In particolare si faceva il nome della De Bartolomeis, ma se la Commissione ritiene posso fornire il nome delle ditte finora coinvolte.

PRESIDENTE. Le chiederemo senz'altro di farci avere l'elenco delle ditte coinvolte nell'indagine.
Nelle indagini condotte dal suo ufficio sono emersi collegamenti con la criminalità organizzata?

LUIGI DE MAGISTRIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro. Su questo preferirei proseguire in regime riservato.

PRESIDENTE. Propongo che questa parte della seduta sia segretata.


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Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.

(Così rimane stabilito).

Proseguiamo dunque i nostri lavori in seduta segreta.

(La Commissione procede in seduta segreta).

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta pubblica.

LUIGI DE MAGISTRIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro. Nell'indagine sullo smaltimento dei rifiuti solidi urbani la presenza della criminalità si è rivelata in particolare nell'assegnazione dei subappalti. Lo abbiamo potuto verificare soprattutto per quanto riguarda Lametia Terme, Catanzaro Alli e Cosenza. Purtroppo molte di queste vicende sono piuttosto antiche e non essendoci stato in questa indagine alcun contributo di collaboratori di giustizia non si è riusciti ad incidere su ulteriori passaggi relativi a probabili dazioni di denaro, data l'enorme somma spesa in probabili tangenti. Le ditte, comunque, sono quelle coinvolte anche nell'indagine dei colleghi in Sicilia.
In questa vicenda gli appalti sono stati ripetuti due volte e alcune delle ditte che non sono rientrate nel secondo appalto sono ricomparse nei consorzi e nei raggruppamenti di imprese; alla fine, quindi, c'è stata una distribuzione delle ditte operanti nella zona tra i tre siti prima citati.

PRESIDENTE. Di queste indagini lei ha dato notizia alla procura distrettuale antimafia?

LUIGI DE MAGISTRIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro. Come ho detto in precedenza, alla procura di Catanzaro siamo molto pochi, quindi capita sovente che indagini della direzione distrettuale antimafia vengano delegate dal procuratore della Repubblica a sostituti dell'ordinaria. Quella sui rifiuti tossico-nocivi è un'indagine distrettuale della quale mi occupo io, che faccio parte della procura ordinaria. Lo stesso discorso vale per l'altra indagine, nella quale, però, i collegamenti tra la criminalità organizzata sono più sfumati.

PIERLUIGI COPERCINI. Vorrei sapere se le risultino collegamenti tra le ditte che hanno operato trasporti nei casi di sua competenza e quelle interessate al trasporto di materiali per la costruzione dei porti di Schiavonea e di Cariati e per la realizzazione del complesso dei laghi di Sibari.

LUIGI DE MAGISTRIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro. Finora questa parte non è stata sviluppata.

PIERLUIGI COPERCINI. Meriterebbe di esserlo.

GIUSEPPE SPECCHIA. Vorrei rivolgere una domanda sulla parte relativa ai rifiuti solidi urbani, perché non ho ben capito il quadro. Lei ha parlato di un finanziamento FIO concesso dalla regione Calabria. Non si capisce se l'individuazione dei siti sia stata fatta dalla stessa regione Calabria, se il finanziamento riguardasse questi tre siti o se vi sia stato un piano, chi doveva provvedere ad attrezzare i siti ed in parte ha proceduto a farlo. È importante avere un quadro delle responsabilità anche a fini più generali.

LUIGI DE MAGISTRIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro. Il finanziamento originariamente era del FIO, mentre i siti sono stati individuati dalla regione Calabria. In altre parole il finanziamento riguardava somme destinate all'organizzazione della raccolta dei rifiuti solidi urbani ed il loro trattamento. I siti furono individuati esclusivamente dalla regione Calabria a Rossano, Catanzaro Alli e Reggio Calabria. Quindi non vi è stato alcun controllo


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successivo da parte del FIO sull'effettivo utilizzo delle somme erogate.

GIUSEPPE SPECCHIA. Vorrei chiederle un chiarimento: la regione dopo aver individuato i siti, ha demandato ai comuni interessati per gli appalti e la successiva gestione?

LUIGI DE MAGISTRIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro. La nostra indagine, infatti, riguarda parecchi passaggi: il mancato controllo che nella sede centrale non è stato fatto sulle regioni e da parte di queste ultime sui comuni. Ciò che appare più interessante è l'aspetto delle proroghe che venivano di volta in volta concesse dalla stessa regione Calabria e che riguardavano i finanziamenti, nonostante i progetti non venissero mai conclusi. Tali impianti non venivano mai terminati, ma nonostante questo la regione Calabria continuava ad erogare i finanziamenti. Essendo molteplici i soggetti indagati, è normale che le responsabilità si distribuiscano fra i comuni (che in alcuni casi gestivano determinate discariche anche attraverso consorzi) ed altri soggetti. Pertanto, le varie responsabilità vanno singolarmente analizzate. In alcuni casi, comunque, vi sono precise responsabilità che stiamo ancora cercando di determinare dal momento che non vi è ancora una richiesta di rinvio a giudizio di rappresentanti della regione Calabria. Il compito di controllo ed indirizzo era in ogni caso riservato al Governo, poiché il finanziamento FIO non veniva direttamente indirizzato alla regione Calabria ma passava sempre attraverso lo Stato, nella fattispecie attraverso il Ministero del bilancio e da questo erogato alle regioni. Queste ultime hanno ottenuto il finanziamento comunitario attraverso lo Stato e, una volta individuati i siti, la loro gestione poteva essere effettuata anche attraverso un consorzio dei comuni, come è accaduto a Rossano. A proposito di quest'ultimo sito, vanno analizzate le varie responsabilità per quanto riguarda i rapporti tra le ditte appaltatrici e subappaltatrici, mentre per quanto riguarda la regione vanno analizzati gli aspetti relativi al controllo alla spesa effettiva, al denaro erogato ed alle numerose proroghe concesse.
Se la Commissione lo riterrà opportuno, mentre per quanto riguarda il primo aspetto posso già consegnare dei documenti, per il secondo posso...

PRESIDENTE. La Commissione resterà in contatto con lei attraverso i magistrati suoi consulenti.

GIUSEPPE SPECCHIA. Sarebbe interessante se questo tipo di indagine venisse estesa a tutto il territorio italiano, soprattutto laddove le regioni, i comuni o i consorzi formati tra di essi avevano compiti di pianificazione. Ebbene, credo che in questo caso molte zone d'Italia sarebbero oggetto di indagine, dal momento che situazioni come quelle di cui abbiamo parlato sono presenti quasi ovunque.

LUIGI DE MAGISTRIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro. In questa come in altre indagini abbiamo potuto verificare come siano stati assegnati incarichi a consulenti esterni o professionisti, poi compensati in modo piuttosto lauto, senza che siano stati effettuati i dovuti controlli. Si è giunti in questo modo alla situazione attuale nella quale, rispetto al progetto originario, nessuno dei tre impianti è funzionante. Quello di Rossano e quello di Reggio Calabria credo che non entreranno mai in funzione, mentre quello di Catanzaro è destinato solamente alla raccolta dei rifiuti e non al loro trattamento. Quest'ultimo, infatti, doveva essere utilizzato per fare un lavoro che, nel 1985, era considerato veramente all'avanguardia.

GIUSEPPE FIRRARELLO. Credo che gli argomenti che stiamo affrontando siano di estrema delicatezza. Ha ragione il collega Specchia quando sostiene l'opportunità di estendere le indagini della magistratura a tutto il territorio nazionale, anche perché - stando a quanto dice il sostituto procuratore De Magistris - gli


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stessi nomi ricorrono in parecchie località, in particolare in Sicilia dove l'azione della magistratura è stata concretizzata in un'operazione delle forze dell'ordine nelle giornate di ieri e dell'altro ieri.
In particolare, vorrei chiedere al nostro ospite se, nell'ambito delle indagini che ha condotto, sono avvenuti interscambi o incontri con altri magistrati della Sicilia e se è emerso qualche elemento degno di nota per quanto riguarda la località di Pasquasia, nella quale si trovano giacimenti di minerali, ormai abbandonati, ma che nel passato sono stati oggetto di chiacchiere a proposito di depositi di materiali nocivi. In effetti, però, fino a questo momento non è emerso nulla di concreto.

LUIGI DE MAGISTRIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro. Allo stato non ci sono stati contatti con l'autorità giudiziaria siciliana né risulta nulla a proposito di Pasquasia. Nella giornata di domani avrò un incontro con un collega della procura di Monza (che credo sia già stato ascoltato da questa stessa Commissione) in ordine alle vicende relative all'ENI o Enirisorse, allo scopo di verificare se vi siano collegamenti a proposito dei depositi di rifiuti tossico-nocivi.

PIERLUIGI COPERCINI. Sarebbe interessante conoscere la ripartizione di quei 60 miliardi di cui ci ha parlato il dottor De Magistris, sia a livello progettuale sia esecutivo, per i tre siti che egli ha nominato. Inoltre, vorrei conoscere i nominativi dei progettisti e dei titolari dei cantieri nei vari livelli di costruzione.
Vista l'inutilità di quanto è stato costruito, sarebbe altresì interessante conoscere quale tipo di trattamento dei rifiuti era previsto in origine per quelle località, visto che quello parzialmente utilizzato viene destinato soltanto allo stoccaggio dei rifiuti. Cos'altro dovevano fare questo e gli altri siti?
In altri termini, desidererei una sorta di relazione completa proprio per capire quali siano le difficoltà che non consentono né a noi né a voi magistrati di definire un quadro completo e comprendere i vari collegamenti. Abbiamo constatato che ENI e Enirisorse sono un po' ovunque. Le osservazioni svolte dai colleghi Izzo e Firrarello ci lasciano pensare che certi comportamenti potrebbero essere ripetuti per cui essi meriterebbero una particolare attenzione sia da parte nostra che della magistratura.
A proposito dei contatti tra le magistrature delle varie località, sarebbe opportuno che questi collegamenti (eventualmente anche tramite la nostra Commissione) fossero estesi in modo da consentire uno scambio di informazioni per le attività illecite che riguardano lo smaltimento dei rifiuti.

PRESIDENTE. A proposito di questa sua ultime richiesta, onorevole Copercini, abbiamo già annunciato che il gruppo di lavoro sulle ecomafie terrà, entro il prossimo mese di dicembre, un forum - presumibilmente a Napoli - nell'ambito del quale i magistrati delle procure più coinvolte nelle indagini che riguardano lo smaltimento illecito dei rifiuti (ma anche i comandanti delle forze dell'ordine preposte al contrasto ed alla repressione di questi fenomeni) potranno socializzare le informazioni e le conoscenze su questi argomenti.

PIERLUIGI COPERCINI. Senza arrivare alla creazione di una «direzione nazionale antirifiuti»!

PRESIDENTE. No, faremo soltanto quello che compete a questa Commissione nel tentativo di tracciare una sintesi dello stato dell'arte di queste vicende.

LUIGI DE MAGISTRIS, Sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Catanzaro. Poiché si tratta di una vicende particolarmente articolata, nel giro di un paio di giorni sono in grado di fornire alla Commissione uno schema di tutte le società coinvolte, dei soggetti indagati, dei professionisti, del tipo di lavoro che ogni discarica avrebbe dovuto


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effettuare. Potrò fornire altresì informazioni sulla scadenza dei finanziamenti, sulla modalità di concessione, eccetera.

PRESIDENTE. Ci terremo sicuramente in contatto con il suo ufficio per selezionare gli atti per noi più interessanti.
Se non vi sono altre questioni, ringraziamo il dottor De Magistris e la dottoressa Macchia per la loro disponibilità.

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