PROGETTO DI LEGGE - N. 6858




        Onorevoli Deputati! - Il desiderio di maggiore libertà che da sempre anima lo spirito dei popoli del nord non ha trovato alcun accoglimento da parte del potere politico. I tentativi di riforma sono tutti miseramente naufragati nella palude del centralismo disattendendo le legittime speranze di chi, in buona fede, sperava di vedere risolte le ansie e le preoccupazioni per un futuro sempre più incerto.
        Con il passare degli anni, la situazione ha raggiunto livelli insostenibili. Le nuove sfide economico-sociali necessitano di istituzioni che sappiano fornire risposte pronte ed adeguate. Occorre intraprendere una strada opposta rispetto a quella dell'immane dilatazione dei compiti statali e all'accentramento di risorse. Bisogna restituire il potere al popolo, creare chiari e netti strumenti di autogoverno, rifondere autonomia e sussidiarietà tra i diversi livelli dell'organizzazione istituzionale del Paese. Ovviamente parliamo di articolazioni costituzionali che configurano assetti altamente democratici capaci di assicurare coesione tra i popoli, le nazioni, i territori e, contemporaneamente, di garantire agli stessi, attraverso un moderno ed efficiente funzionamento, lavoro, sviluppo sociale ed economico, sicurezza, competitività a livello internazionale. Sappiamo che i cambiamenti più rilevanti possono effettuarsi soprattutto esercitando una forte azione "dal basso". In tale senso riteniamo che un referendum costituente rappresenti la massima espressione di quella sovranità popolare alla quale in troppi si appellano a sproposito.
        La presente proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare vuole quindi tracciare un fattibile iter legislativo attraverso il quale sia possibile realizzare un processo di devoluzione di compiti e funzioni dallo Stato verso un'entità politica effettivamente rappresentativa dell'insieme dei popoli padani.
        Altri Stati hanno già sperimentato con grande successo questi passaggi. La devoluzione attuata nel Regno Unito verso la Scozia, ed in minore misura anche rispetto al Galles, può essere considerata, con tutti i suoi limiti, la più recente risposta positiva da parte di uno Stato occidentale alla spinta dei popoli e delle comunità regionali verso l'autogoverno. Con il referendum dell'11 settembre 1997, gli scozzesi hanno approvato il progetto governativo sull'istituzione di un Parlamento scozzese. Quest'ultimo, eletto con una "robusta" dose di sistema proporzionale, ha potere legislativo su un vasto ambito di materie. Sono infatti da intendere "devolute", cioè affidate ad Edimburgo, tutte quelle competenze non specificamente "riservate" a Westminster. Tra queste ultime, che vengono elencate scrupolosamente nello Scotland Act, le principali appaiono la difesa, la politica estera e la sicurezza nazionale. E' poi consentito al Parlamento scozzese, nell'ambito delle materie devolute, di emendare atti del Parlamento del Regno Unito e far valere una propria normativa.
        Similarmente a quanto è accaduto nel nord Europa, l'esito positivo del referendum costituzionale previsto all'articolo 1 della presente proposta di legge costituzionale popolare e svolto all'interno delle regioni Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Marche, legittimerebbe la creazione del Parlamento della Padania al quale affidare competenze esclusive in materia di fiscalità generale, imposte e tasse, previdenza e pensioni, ordine pubblico e sicurezza interna, politica economica, ordinamento bancario e sviluppo delle imprese, rapporti istituzionali con l'Unione europea. Detto Parlamento godrebbe altresì del diritto di veto sulle leggi emanate dal Parlamento italiano nelle materie che sono di competenza delle regioni che compongono la Padania. Ovviamente sono fatte salve le attribuzioni delle regioni a statuto speciale e delle province autonome. Viene fissata altresì la composizione del Parlamento della Padania stabilendo il metodo di elezione, che è quello dell'elezione a suffragio universale con il sistema proporzionale, unitamente ai requisiti dell'elettorato attivo accordato ai cittadini maggiorenni residenti da almeno quattro anni in Padania.
        Si tratta di una riforma di enorme portata, nella prospettiva della realizzazione di quel sistema federale, proprio delle democrazie mature ed avanzate.




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