Doc. I, n. 1




Roma, 18 settembre 1996


On.le Dott. Luciano Violante
Presidente della Camera dei deputati
Roma

Onorevole Presidente,

ho l'onore di trasmetterLe il messaggio che, avvalendomi del potere conferitomi dall'articolo 87 della Costituzione, invio alle Camere in ordine ad alcuni temi politici ed istituzionali che ritengo di preminente rilievo nell'attuale momento della vita del Paese.
Voglia accogliere, onorevole Presidente, i sensi della mia più alta considerazione.

Oscar Luigi Scàlfaro




MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Onorevoli Parlamentari del Senato e della Camera,

Dopo le accese polemiche di questi ultimi tempi, e la preannunziata giornata del 15 settembre che avrebbe dovuto rappresentare soprattutto la vastità dei consensi popolari attorno alla infausta tesi della secessione, sceso il sipario sulla manifestazione, sento il bisogno di una parola a Voi Rappresentanti del Popolo, per poche considerazioni.
Non affronto tutti i complessi temi che pure sono all'attenzione del Parlamento e che ho richiamato nel mio discorso a Montecitorio il 2 giugno scorso.

1) Non facciamo l'errore di ritenere che, conclusa la manifestazione, ogni questione sia chiusa.
È vero, molte cose sono da condannare, ma guai a non prestare intelligenza al malessere che è alla origine di tanto scontento.
Se molti, forse moltissimi si sono tirati indietro, è perché pur avendo motivo per protestare, non sono assolutamente disposti a dividere il popolo italiano, a lacerare l'Italia.
Ma ragioni di protesta ci sono: sta a voi constatarle, esaminarle e affrontarle con coraggio, con determinazione, senza perdere tempo in diatribe e in distinguo, che non credo abbiano più spazio.
A questo malessere, che si risolve in una mancanza di fiducia nello Stato, nelle Istituzioni, si deve dare, Voi dovete dare, una risposta politica di largo respiro e di autentico coraggio.
Respiro e coraggio che vanno d'accordo con la ponderatezza e la precisione motivata e chiara della risposta stessa.
Se ci saranno atti contrari alla legge, lo Stato ha gli organi idonei per intervenire, ma la risposta deve essere politica, anzitutto politica. La politica riprenda il suo spazio e la sua responsabilità, che non può delegare a nessuno.
Si deve tendere a creare dialogo e fiducia tra Stato e cittadini.

2) Le riforme dunque, tema primario ed essenziale, sono il banco di prova delle forze politiche e del Parlamento, che, ben consapevole di questa grande responsabilità, ha già iniziato una procedura costituzionale, per istituire una commissione bicamerale con il compito di «elaborare progetti di revisione in materia di forma dello Stato, forma di Governo e di bicameralismo, sistema di garanzie».
Certamente una ragione della protesta investe il centralismo statale e rivendica la volontà di dar vita ad una concezione della organizzazione dello Stato, dove gli Enti territoriali debbano potersi assumere responsabilità dirette e definitive, rispondendone pienamente ai propri cittadini.
Sono riforme che necessariamente richiedono la più ampia volontà politica per dare risposte esaurienti a un dibattito che dura da ben oltre un decennio e quindi impone soluzioni chiare e urgenti, se non si vuole che la protesta finisca per degenerare in esasperazione.
Ognuno di noi è ben consapevole che ci troviamo a un appuntamento storico che coinvolge l'insostituibile valore dell'unità dello Stato, essenziale anche per aver voce nella Comunità Europea, unità che sarà resa più consapevole e più forte dal doveroso, sostanziale rispetto della pluralità delle voci e delle responsabilità.

3) Il lavoro è tema vitale.
È vano discutere in astratto su Stato sociale e su indispensabilità di sanare i pesanti debiti: i due temi sono essenziali e concreti.
Lo Stato, se è a misura di uomo, ha sempre, deve avere sempre al centro delle preoccupazioni, dell'impegno di libertà, di giustizia e di pace, la Persona umana.
Certo occorre affrontare sacrifici seri, purché siano proporzionati alle possibilità di ciascuno: questa, solo questa, è giustizia.
Un bilancio dello Stato, tecnicamente perfetto, ma pagato dalla mortificazione della Persona, non è neppure ipotizzabile in una democrazia degna di questo nome.

4) La Pace, soprattutto come pacifica e feconda convivenza di popoli, e l'Europa, sono due realtà che o vivono insieme o vanno in crisi insieme.
Il Parlamento è chiamato a sentire fortemente l'impegno della politica estera e soprattutto a procedere con decisione nella marcia verso l'Europa.
Quando saremo cittadini di Europa, pur nella individualità del nostro essere Italiani, le piccole vedute, le miserie, le povertà politiche, i meschini egoismi, cadranno finalmente di fronte a questa nuova realtà ampia e viva.
Credo che queste cose, e altre ancora si chiedono oggi a ciascuno di noi, a ciascuno di Voi Parlamentari.
Ho scritto perché ho fiducia nel Parlamento.
Con l'augurio di buon lavoro.

Roma, 18 settembre 1996.

SCÀLFARO


Prodi, Presidente del Consiglio dei ministri.


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