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SENATO DELLA REPUBBLICA

CAMERA DEI DEPUTATI

–––––––––––––––––––––––––– XII LEGISLATURA ––––––––––––––––––––––––––

Doc. XXXIV

n. 2

 

RELAZIONE

 

DEL COMITATO PARLAMENTARE PER I SERVIZI DI INFORMAZIONE E SICUREZZA E PER IL SEGRETO DI STATO

 

RILIEVI SUI FASCICOLI SISDE E SUI POTERI DI CONTROLLO

 

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Comunicata alla Presidenza il 27 luglio 1995

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RILIEVI SUI FASCICOLI SISDE E SUI POTERI DI CONTROLLO

  1. Il Comitato parlamentare per i Servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato è un organo politico di controllo. Il suo principale compito è quello di verificare se e come, nell'ordinamento e nelle attività dei Servizi, trovino applicazione i principi stabiliti dalla legge. Ciò significa anche vigilare sulla osservanza, da parte di questi apparati, dei doveri di imparzialità e di fedeltà alla Costituzione. Il Comitato riferisce a ciascuna delle Camere sui risultati dei propri accertamenti, come sulle valutazioni che sono di sua competenza.
  2. È del tutto evidente che il Comitato non può limitarsi ad avere come propri costanti interlocutori i Direttori dei Servizi, attraverso audizioni o quesiti indirizzati a ciascuno di loro. Ciò è sicuramente proficuo, ma non è sufficiente. Né basta il confronto, che pure è utile e necessario, con il Ministro della difesa e con il Ministro dell'interno dai quali rispettivamente dipendono, in linea gerarchica e funzionale, il SISMI e il SISDE.

    Il primo e fondamentale interlocutore politico del Comitato è il Presidente del Consiglio, titolare di una peculiare e primaria potestà regolamentare in questa materia. Egli inoltre, come prevede la legge, esercita la tutela del segreto di Stato e controlla l'applicazione dei criteri relativi alla sua apposizione. È infine destinatario dell'attività informativa dei Servizi.

    In questa legislatura, la mancanza di un rapporto diretto con il Presidente del Consiglio, sia durante il precedente Governo sia con l'attuale, ha reso più impervio e difficile l'esercizio dei poteri che la legge assegna al Comitato parlamentare. Non è mai stato possibile, dal 15 settembre 1994 ad oggi, un confronto tra il Comitato e il Capo del Governo sull'applicazione della disciplina legislativa che regola i Servizi, sugli indirizzi politici adottati in questo settore e sull'esercizio della potestà regolamentare a lui spettante.

    Nonostante le ripetute e motivate sollecitazioni, non si è svolta finora l'audizione del Presidente del Consiglio in carica, dottor Lamberto Dini, e sono passati più di sei mesi dalla costituzione del suo Governo. Questa situazione di fatto non può che essere valutata negativamente.

    Il 6 aprile 1995, il Comitato ha presentato al Parlamento il suo "Primo rapporto sul sistema di informazione e sicurezza". In quel documento venivano, tra l'altro, affrontati alcuni problemi relativi proprio alla potestà regolamentare del Presidente del Consiglio.

    Il Comitato segnalava (per richiamare soltanto l'esempio più rilevante) l'esistenza di norme regolamentari riservate (emanate dalla Presidenza del Consiglio nel 1980 e poi dal Ministro dell'interno nel 1989), con le quali erano state attribuite indennità speciali a favore dei magistrati della Corte dei conti chiamati ad effettuare il controllo contabile sugli atti dei Servizi. Le norme prevedevano che tali indennità fossero corrisposte dai Servizi medesimi e tratte dai fondi riservati (quasi che il controllore potesse essere retribuito - e riservatamente - dal controllato).

    A giudizio del Comitato si tratta dì una indennità che viola la legge e mina la credibilità dei magistrati contabili assegnati a tale funzione. Le norme relative dovrebbero essere abrogate. Ma dalla Presidenza del Consiglio non è ancora giunta in merito alcuna comunicazione né l'organo parlamentare è stato messo al corrente delle valutazioni del Governo e delle conseguenti decisioni.

  3. Un problema che si sarebbe potuto tempestivamente affrontare e risolvere, se il Governo avesse operato per consentire un compiuto esercizio del potere di controllo del Comitato, è quello della illegittimità o legittimità dei fascicoli SISDE concernenti uomini politici, partiti ed associazioni. Si tratta di documenti relativi al biennio 1993-1994, rinvenuti negli archivi del Servizio e presi in esame dal ministro dell'interno onorevole Roberto Maroni. Egli aveva sostenuto che vi fossero in quelle carte le tracce di attività gravi e censurabili. Dopo le denunce, non vi è stata alcuna seria analisi o valutazione da parte dell'Esecutivo.
  4. Nulla è stato fatto per indicare in che cosa consistessero le irregolarità o i comportamenti illegittimi. Né alcuno si è assunto la responsabilità, in una sede parlamentare, di escludere possibili deviazioni, diradando così subito le ombre. La questione avrebbe potuto essere risolta già nell'ottobre 1994, se il Presidente del Consiglio e il Ministro dell'interno lo avessero voluto. Ciò invece non è avvenuto né allora né in seguito. Le autorità di Governo non hanno assunto alcuna iniziativa, limitandosi a rimettere quei fascicoli nelle mani del Direttore del Servizio, con il risultato non solo di depotenziare il controllo parlamentare, ma anche di accrescere i sospetti e le insinuazioni.

    Ora, ad un anno di distanza dalle prime dichiarazioni dell'onorevole Maroni (rese in Senato il 12 luglio 1994), il Comitato è in grado di ricostruire l'intera vicenda con maggiore puntualità, sulla base di documenti acquisiti solo in epoca recente.

    Questa Relazione intende fornire al Parlamento una valutazione istituzionale e politica sull'accaduto, contribuendo, nei limiti delle conoscenze di cui il Comitato dispone, a fare chiarezza su circostanze all'apparenza inquietanti e finora del tutto oscure.

  5. Il 12 luglio 1994, il ministro dell'interno Maroni, rispondendo ad alcune interpellanze ed interrogazioni nell'Aula del Senato, dichiarava di aver svolto una attività di accertamento e verifica sulle procedure organizzative e di controllo adottate nell'ambito del SISDE e sulla loro rispondenza alla legge. L'accertamento era limitato al periodo di direzione del prefetto Domenico Salazar (dal 10 agosto 1993).
  6. Il Ministro avvertiva che, nel corso della verifica, erano stati rinvenuti 66 fascicoli intestati a esponenti politici, a partiti e ad associazioni. Di essi, 20 risultavano impiantati successivamente al lo agosto 1993; 46 già esistenti prima di tale data e tuttavia integrati da documentazione più recente. Quanto al titolo dei fascicoli, 21 erano intestati a singoli esponenti politici e i rimanenti 45 a partiti e formazioni politiche di vario genere.

    I fascicoli personali riguardavano i seguenti esponenti politici: Oscar Luigi Scalfaro, Irene Pivetti, Umberto Bossi, Mino Martinazzoli, Andrea De Simone, Sisinio Zito, Nicola Mancino, Carlo Palermo, Paolo Romeo, Leoluca Orlando, Francesco Voccoli, Luciano Violante, Giuseppe Ayala, Giuseppe Arlacchi, Giovanni Alemanno, Giovanni Spadolini, Enzo Bianco, Massimo Abbatangelo, Bottino Craxi, Claudio Martelli, Maurizio Gasparri.

    I fascicoli intestati a forze politiche erano i seguenti: Federazione democratica, Associazione "L'uomo in divisa", Movimento "Progetto Italia" (poi divenuto "Forza Italia"), Movimento 2000, Associazione politica "Rinnovamento", Partito dei diritti, Partito popolare italiano, Partito della legge naturale, Sinistra nazionale, Unione mediterranea, Lega Nord, Liga Veneta, Lega Sud Italia, Lega Sicilia libera, Lega Italia federale della Puglia, Lega per il Piemonte, Lega lucana, Lega d'azione meridionale, Lega Italia Unita, Lega Ambiente, Movimento federalista Calabria libera, Fronte liberazione nazionale della Sardegna, Partito monarchico democratico italiano, Partito marxista-leninista italiano, Partito comunista internazionale (due fascicoli), Movimento sociale italiano Destra nazionale, Alleanza nazionale, MSI-Sezione Latina, Movimento politico antagonista, Movimento fascismo e libertà, Alleanza nazionale monarchica, Fronte della gioventù - Sezione Padova, Fronte della gioventù - Sezione Firenze, Fronte nazionale di Franco Freda, Alternativa nazional-popolare, Democrazia cristiana, Union valdôtaine, Partito popolare sudtirolese, Partito autonomista trentino-tirolese, Union del popolo veneto, Union für Südtirol, Rifondazione comunista, Comitato repubblicano per la Repubblica presidenziale, Movimento "La Rete" di Leoluca Orlando.

    La verifica dimostrava, secondo il Ministro, che "l'attività concreta di alcuni operatori del Servizio non è stata affatto in linea con le disposizione emanate".

    In realtà esiste al riguardo una precisa direttiva del prefetto Salazar, con la quale si richiamano tutti i dipendenti alla massima attenzione perché nell'attività istituzionale del SISDE sia evitata ogni interferenza nella vita e nell'organizzazione dei partiti, come ogni raccolta di notizie su persone, non strettamente connessa alla difesa dello Stato democratico contro tutte le forme di eversione. Ma tale direttiva risulta emanata il 14 giugno 1994, cioè in una data successiva all'epoca in cui erano stati impiantati i fascicoli.

    Nasceva da queste dichiarazioni l'esigenza di un ulteriore chiarimento. Il Ministro affermava in proposito che i dossier sarebbero stati da lui consegnati al Presidente del Comitato parlamentare per i Servizi di informazione e sicurezza, non appena fosse stato eletto.

    Dopo questa elezione, avvenuta il 15 settembre 1994, il ministro Maroni è stato ascoltato dal Comitato in due successive occasioni: l'1 I ottobre e il 6 dicembre 1994. Al termine della prima audizione, il Presidente del Comitato annunciò una richiesta di notizie e spiegazioni, in merito a quei fascicoli, poi formalizzata con nota del 12 ottobre. Si chiedeva al responsabile del Viminale una relazione sul materiale informativo indicato nella seduta del Senato del 12 luglio 1994. E si affermava: "Il documento, segnalando le irregolarità commesse, i livelli di responsabilità delle iniziative assunte e le ipotesi di comportamento sleale ... costituirà un essenziale contributo al lavoro di ricognizione e di analisi che il Comitato dovrà compiere".

    La nota inviata dal Comitato non riceveva risposta.

    Il 7 novembre 1994, il Presidente inviava una nuova lettera al Ministro, ribadendo e precisando la richiesta di informazioni esaurienti. Se vi erano stati comportamenti illegittimi o irregolari, i responsabili dovevano essere anzitutto allontanati dal Servizio e i fascicoli dovevano essere distrutti.

    Anche questa volta non giungeva alcuna comunicazione ed il medesimo silenzio accoglieva una terza lettera di analogo tenore, inviata il 22 novembre 1994.

    Nell'audizione del 6 dicembre, l'onorevole Maroni non entrava nel merito del problema e prendeva l'impegno di rispondere al più presto.

    Tuttavia, la relazione non è stata mai trasmessa al Comitato.

    Il Ministro ha inviato tre pagine di informazione, il 13 gennaio 1995 (quattro giorni prima che prestasse giuramento il nuovo Governo), corredate da un elenco di fascicoli, con l'indicazione del numero di documenti compresi in ciascuno. Egli non ha risposto ai quesiti, ma ha accentuato i motivi di preoccupazione, denunciando in quelle attività del SISDE "un'indebita interferenza nel libero svolgimento dell'azione politica" ed "un vero e proprio controllo preventivo degli esponenti politici e dei partiti interessati".

    Nel suo Primo rapporto al Parlamento, il Comitato ha chiesto ancora una volta che il Governo facesse luce sulla vicenda, ma ancora una volta senza alcun risultato.

    Non è stata possibile l'audizione del ministro dell'interno dottor Antonio Brancaccio, per motivi di salute.

    Si è giunti così, il 7 luglio 1995, all'audizione del nuovo ministro dell'interno, dottor Giovanni Rinaldo Coronas, dalla quale sono emersi alcuni nuovi elementi di conoscenza.

  7. Il ministro dell'interno Coronas ha in sostanza rifiutato di formulare un giudizio di merito sui fascicoli, dichiarando di non conoscerli. Ha inoltre comunicato che il suo predecessore, dottor Brancaccio, aveva nominato una commissione, costituita dal Direttore del SISDE, prefetto Marino, e composta da persone di fiducia di quest'ultimo, per esaminare i dossier. Il Comitato non è mai stato informato di questa iniziativa, né tanto meno dei criteri (e delle garanzie) adottati nella composizione della commissione.
  8. La commissione - secondo quanto riferito dal ministro Coronas ha stabilito che tutto era in regola e legittimo; ma nessun documento conclusivo è stato reso noto. L'autorità politica di Governo, da cui il SISDE direttamente dipende, non ha effettuato in materia alcun controllo, con una vera e propria delega in bianco al Servizio. Anzi, il Ministro competente ha dichiarato che questo suo non intervento discendeva da una interpretazione della normativa vigente e di non meglio precisate "direttive politiche della Presidenza del Consiglio". Egli dunque riteneva di non poter esaminare i fascicoli ed invitava il Comitato a rivolgersi, per ogni chiarimento, al Capo del Governo.

  9. L'11 luglio 1995, si svolgeva un'audizione dell'ex ministro onorevole Roberto Maroni, nella quale per la prima volta egli ricordava l'esistenza di una circolare o direttiva del Presidente del Consiglio onorevole Silvio Berlusconi, sulla materia in discussione. In base ad essa - riferiva l'onorevole Maroni - il Ministro dell'interno non potrebbe esaminare in alcun modo fascicoli o documenti contenenti informazioni raccolte dal SISDE. L'unico abilitato a vederli e a controllarli sarebbe il Direttore del Servizio.
  10. Occorre sottolineare che tale direttiva, pur riguardando un aspetto cruciale dell'applicazione della legge n. 801 del 1977, mai era stata portata a conoscenza dell'organo parlamentare di controllo, con una grave sottovalutazione delle sue funzioni istituzionali.

    L'atto della Presidenza del Consiglio è stato immediatamente acquisito dal Comitato. Si tratta di una nota indirizzata, in data 6 ottobre 1994, dal presidente del Consiglio Berlusconi al ministro dell'interno Maroni, nella quale si dispone che "la funzione di garanzia sul corretto svolgimento dell'attività finalizzata al conseguimento dei compiti istituzionali è affidata essenzialmente al Direttore del Servizio, legato al Ministro dell'interno da un rapporto fiduciario".

    Questa interpretazione della legge appare priva di fondamento e non può essere condivisa dal Comitato.

  11. Il Comitato intende richiamare il Governo alla corretta interpretazione ed applicazione delle norme della legge n. 801 del 1977, concernenti i rapporti che intercorrono tra i seguenti soggetti istituzionali: il Direttore del Servizio, il Ministro competente, il Presidente del Consiglio, l'organo parlamentare di controllo(1).
  12. Secondo l'articolo 6 della legge, il SISDE dipende dal Ministro dell'interno. Egli ne stabilisce l'ordinamento e ne cura l'attività, sulla base delle direttive e delle disposizioni del Presidente del Consiglio. È insomma titolare di un potere di regolazione di secondo grado, rispetto alla potestà regolamentare primaria del Presidente del Consiglio.

    Può il Ministro conoscere e controllare i documenti attestanti l'attività del Servizio? A giudizio del Comitato, ciò è previsto dalla legge (articolo 6, ultimo comma). Il SISDE è infatti tenuto a comunicare al Ministro "tutte le informazioni ricevute o comunque in suo possesso, le analisi e le situazioni elaborate, le operazioni compiute e tutto ciò che attiene alla sua attività". Un identico obbligo riguarda la comunicazione al CESIS che, com'è noto, dipende dal Presidente del Consiglio.

    La previsione normativa è così ampia da consentire, senza alcun dubbio, che il Ministro richieda e prenda in esame documenti relativi all'attività del Servizio, tanto più se in relazione ad essi si configurino indizi o ipotesi di comportamenti illegittimi. Il suo potere di conoscere l'attività svolta dagli appartenenti al Servizio è fuori discussione ed è pari a quello del Presidente del Consiglio (come si evince anche dell'articolo 9, comma 2, della stessa legge n. 801 del 1977).

    Se vi sono indizi di deviazione nell'attività del Servizio, il Ministro dell'interno, così come il Presidente del Consiglio, ha il dovere di rendere noti al Comitato parlamentare i documenti sospettati e tutte le informazioni necessarie ad una conclusiva valutazione. Chi potrebbe ragionevolmente sostenere che il discrimine tra comportamenti legittimi ed illegittimi non riguardi le lince essenziali dell'attività del Servizio che il Comitato ha il diritto di conoscere(2)?

    Le disposizioni inviate dal presidente del Consiglio Berlusconi andavano invece nel senso opposto. Esse muovevano da un parere del Consiglio di Stato risalente al 1986 e riguardante gli archivi degli organismi di informazione e sicurezza(3). Richiamavano poi una direttiva del Presidente del Consiglio del 1988, sullo stesso tema(4), nonché le "Norme unificate per la tutela del segreto di Stato"(5).

    il parere citato, la direttiva del 1988 e le norme regolamentari riservate non riguardano però i poteri del Ministro e del Comitato parlamentare; e comunque non potrebbero modificare il limpido dettato della legge e le stesse disposizioni costituzionali in tema di responsabilità politica del Presidente del Consiglio e dei singoli Ministri.

    La mancata audizione del presidente del Consiglio Dini - che è anche titolare delle funzioni di Autorità nazionale per la sicurezza - determina, alla luce di queste considerazioni, un serio motivo di preoccupazione nel Comitato. Non è stato infatti possibile all'organismo parlamentare di controllo sui Servizi verificare se l'attuale Governo intenda, come risulterebbe dalla audizione del Ministro dell'interno, seguire una linea di interpretazione della legge n. 801 del 1977 che non può essere assolutamente condivisa.

  13. La Procura della Repubblica di Roma aveva richiesto, il 26 maggio 1995, l'acquisizione dei fascicoli SISDE intestati ad esponenti politici e rinvenuti un anno fa dal ministro Maroni. Questi formavano oggetto di interesse nell'ambito di un procedimento penale contro ex funzionari del Servizio (Broccoletti, Malpica, Galati), per il delitto di cui all'articolo 289 del codice penale (attentato contro gli organi costituzionali).
  14. Dopo un certo periodo di attesa, i fascicoli sono stati consegnati all'Autorità giudiziaria l'11 luglio 1995.

    Il 21 luglio 1995 essi sono stati trasmessi dalla Procura della Repubblica di Roma al Comitato parlamentare, secondo una prassi già seguita in occasioni precedenti (si pensi alla documentazione inviata sull'inchiesta Gladio il 14 febbraio 1991), e tale da rafforzare di fatto la capacità di controllo del Comitato, ostacolato invece dall'inerzia delle autorità di Governo.

    Risulta trasmesso un numero complessivo di 317 fogli, compreso il frontespizio della prima cartellina e le pagine di verbalizzazione dona consegna(6).

    A ora possibile analizzare e valutare la composizione di questi fascicoli. Il Comitato ritiene di poter formulare un giudizio motivato, senza che ciò comprometta in alcun modo le esigenze di riservatezza relative all'attività istituzionale di intelligence e ai documenti che essa produce.

  15. Va anzitutto osservato che ciascuno dei fascicoli si presenta in uno stato evidente di disordine; i carteggi sono quasi sempre lacunosi e a volte l'inserimento di determinati appunti è assolutamente incongruo e privo di senso. Non sembra che queste cartelline possano di regola servire ad una ulteriore attività informativa. Contengono note incomplete e che paiono raccolte a caso. In due occasioni, come vedremo, il numero dei documenti inseriti in ciascun fascicolo, così come risultano individuati dal SISDE negli allegati al verbale di consegna, non coincide con il numero indicato dall'allora ministro Maroni nella nota inviata al Comitato il 13 gennaio 1995.
  16. In realtà, la condizione in cui si trovano queste carte e l'intera gestione della vicenda non offrono la sicurezza che il contenuto dei fascicoli sia giunto integro all'Autorità giudiziaria ed al Comitato parlamentare.

  17. Il fascicolo n. 1 è intestato al Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Contiene 11 fogli. Tipologia dei documenti: segnalazioni relative a minacce di attentati. Il SISDE, di fronte a tali minacce, promuove un'attività istituzionale per la ricerca di informazioni.
  18. Il fascicolo n. 2 è intestato all'onorevole Mino Martinazzoli. Contiene un foglio con la segnalazione di una minaccia anonima.

    Il fascicolo n. 3 è intestato all'onorevole Andrea De Simone, già presidente del Comitato parlamentare per i problemi penitenziari. Contiene un foglio, con la segnalazione di una minaccia anonima. Altri 2 documenti non sono stati consegnati dal SISDE, in quanto originati da altri enti, e per essi non è ancora giunta l'autorizzazione.

    Il fascicolo n. 4 è intestato al Presidente della Camera onorevole Irene Pivetti. Contiene due fogli (più la copia di uno di essi) relativi al rischio di un attentato.

    Il fascicolo n. 5 è intestato all'onorevole Nicola Mancino. Contiene un foglio che risale al periodo in cui l'onorevole Mancino era ministro dell'interno. Si segnala in anticipo che egli parteciperà ad una iniziativa pubblica, in un contesto che presenta problemi di sicurezza.

    Il fascicolo n. 6 è intestato al dottor Carlo Palermo. Contiene un documento costituito da 3 fogli, nel quale si segnalano ipotesi di attentati, emerse da indagini di polizia giudiziaria e si indica il dottor Palermo come persona di cui garantire la sicurezza. A proposito di tali rischi si sollecita un'approfondita attività informativa, della quale però non vi è alcuna traccia. Un secondo documento, indicato nell'elenco SISDE, ma originato da altro ente, non è stato ancora acquisito.

    Il fascicolo n, 7 è intestato all'onorevole Umberto Bossi. Contiene, in 21 fogli, 13 documenti, tutti relativi a minacce o episodi sospetti che riguardano la sicurezza del parlamentare. Altri 5 documenti, indicati nell'elenco SISDE, ma originati da altri enti, non sono stati consegnati. Sono in totale 18 documenti, mentre la nota Maroni del 13 gennaio 1995 ne indicava 16.

    Il fascicolo n. 8 è intestato all'onorevole Luciano Violante. Contiene, in 24 fogli, 14 documenti, tutti relativi alla minaccia di un attentato, riguardante il parlamentare e sulla quale si raccolgono informazioni. Un ulteriore documento, indicato nell'elenco SISDE, ma originato da altro ente, non è stato ancora acquisito. Sono in totale 15 documenti, mentre Maroni ne indicava 5.

    Il fascicolo n. 9 è intestato all'onorevole Giuseppe Ayala. Contiene un documento di quattro righe relativo ad una minaccia anonima. Un altro documento, indicato nell'elenco SISDE, ma originato da altro ente, non è stato acquisito.

    Il fascicolo n. 10 è intestato all'onorevole Giuseppe Arlacchi. Contiene, in 3 fogli, un documento nel quale si segnalano ipotesi di attentati, già collocato nel fascicolo intestato al dottor Carlo Palermo. Viene menzionato anche l'onorevole Arlacchi come persona di cui garantire la sicurezza. Un altro documento, indicato nell'elenco SISDE, ma originato da altro ente, non è stato acquisito.

    Il fascicolo n. 11 è intestato al senatore Giovanni Spadolini. I 5 documenti che esso conteneva, originati da altri enti, non sono stati ancora acquisiti.

    Il fascicolo n. 12 è intestato all'onorevole Claudio Martelli. Contiene, in 6 fogli, 2 documenti, con brevi informazioni, non riservate e relative ai dati anagrafici di due cittadini italiani. Non si comprende che cosa abbiano a che vedere tali informazioni con l'onorevole Martelli, né vi è traccia della richiesta di notizie che può aver dato luogo ai due appunti inviati da strutture periferiche alla direzione del SISDE.

    Il fascicolo n. 13 è intestato all'onorevole Paolo Romeo. Contiene, in 148 fogli, 16 documenti. In relazione alla richiesta di autorizzazione a procedere del 2 luglio 1993, nei confronti del parlamentare, per associazione a delinquere di tipo mafioso, i documenti sembrano riguardare una raccolta di informazioni relativa al contesto indicato in quella richiesta e già formante oggetto di indagini da parte dell'Autorità giudiziaria. Quel contesto è rappresentato dai collegamenti della 'ndrangheta calabrese con logge massoniche coperte e con settori delle istituzioni. Non figurano informazioni sulla persona dell'onorevole Romeo, salvo due ritagli di stampa che riguardano la richiesta di autorizzazione a procedere, ma il carteggio appare lacunoso ed in qualche punto difficilmente comprensibile. Un ulteriore documento, originato da altro ente, non è stato acquisito.

    Il fascicolo n. 14 è intestato all'onorevole Francesco Voccoli. Si riferisce al momento in cui era candidato alle elezioni per il consiglio comunale di Taranto. Contiene un foglio, nel quale si segnala che alcuni candidati sono stati in passato esponenti di gruppi extraparlamentari. La segnalazione non appare giustificata da una situazione di tensione e non si comprende come possa interessare la direzione del SISDE.

    Il fascicolo n. 15 è intestato all'onorevole Giovanni Alemanno e si riferisce ad un periodo in cui egli non era ancora parlamentare. Contiene, in 3 fogli, un documento con succinte e piuttosto generiche informazioni su presunte situazioni di tensione e sul rischio di episodi di violenza.

    Il fascicolo n. 16 è intestato all'onorevole Enzo Bianco. Contiene un foglio, con una informazione del tutto inutile relativa ad una vicenda giudiziaria di cui si era occupata la stampa e riguardante il parlamentare.

    Il fascicolo n. 17 è intestato all'onorevole Massimo Abbatangelo. Contiene, in 4 fogli, 2 informative che si riferiscono al processo penale per il reato di strage nei confronti del parlamentare. Si comunica tra l'altro la sua assoluzione, ma si tratta di notizie già note attraverso la stampa.

    Il fascicolo n. 18 è intestato all'onorevole Maurizio Gasparri. Contiene, in 17 fogli, 7 documenti relativi ad un periodo in cui il parlamentare era sottosegretario al Ministero dell'interno. La massima parte dei fogli riguarda informazioni relative ad un falso comunicato stampa, concernente tra l'altro l'onorevole Gasparri e diffuso evidentemente per danneggiarlo. Vi è infine una breve informazione relativa ad una polemica politica nei confronti del parlamentare e non si comprende quale sia la sua rilevanza per il Servizio.

    Il fascicolo n. 19 è intestato al senatore Sisinio Zito. Contiene, in 4 fogli, 2 documenti. Uno di essi si riferisce alle indagini giudiziarie cui era sottoposto il parlamentare nella primavera del 1994 ed alla vicenda delle relative richieste di autorizzazione a procedere. In proposito raccoglie notizie già note e ritagli di agenzie. L'altro si riferisce a possibili minacce nei confronti del parlamentare da parte delle Brigate rosse, in periodi passati. Su questo aspetto gli appunti sono disordinati e non se ne comprende il significato.

    Il fascicolo n. 20 è intestato all'onorevole Leoluca Orlando. Contiene, in 10 fogli, 3 documenti. Il primo è una lettera di trasmissione di due libri sulla mafia, destinati alla biblioteca centrale del SISDE. Il secondo è la segnalazione del rischio di attentati. Il terzo è un appunto totalmente estraneo ai compiti istituzionali del Servizio. Concerne la situazione politica palermitana prima delle elezioni comunali del 1993 e raccoglie voci di scarsa consistenza su iniziative editoriali e manovre per la campagna elettorale.

    Il fascicolo n. 21 è intestato all'onorevole Bottino Craxi. Contiene, in 2 fogli, 2 documenti. Il primo segnala una lettera anonima minatoria; il secondo è la fotocopia di una intervista del parlamentare pubblicata su un quotidiano francese. Non si comprende quale sia l'utilità informativa in questo caso né vi è alcun seguito.

  19. Vi sono segnalazioni ingiustificate che dovevano evitarsi perché all'evidenza illegittime. In un caso (fascicolo Orlando) vi è sicuramente un'attività estranea ai compiti istituzionali (ed il documento, ancorché irrilevante, andrebbe distrutto); in altri vi sono note incomprensibili e sconnesse. Domina una generale sciatteria. Quanto alle segnalazioni relative alla sicurezza, c'è da rilevare che su altri parlamentari minacciati (per esempio dalla Falange armata) non è risultata l'esistenza di documenti.

Il Comitato ritiene che un esame analogo debba ora riguardare i 45 fascicoli relativi a partiti ed associazioni, in possesso del SISDE, e che debba essere anzitutto l'autorità di Governo a formulare un motivato, responsabile giudizio sull'intera documentazione.

Non si comprende che cosa abbia potuto determinare tante esitazioni e tanti rinvii, considerata la sostanziale inutilità di una documentazione raccolta talora con disarmante insipienza.

I fatti, così come sono stati qui ricostruiti, ripropongono comunque la necessità, già sottolineata nella precedente Relazione del Comitato, di un radicale intervento sul SISDE. La documentazione acquisita rivela modalità di lavoro insoddisfacenti. Occorre, d'altra parte, osservare che l'allontanamento di un certo numero di appartenenti al Servizio, nel biennio 1993-94, è avvenuto sulla base di criteri incerti; mentre rimanevano al loro posto funzionari che hanno svolto compiti rilevanti durante gli anni più oscuri, collaborando con i dirigenti coinvolti nella spartizione illecita dei fondi riservati e senza accorgersi dei gravi abusi commessi.

A maggior ragione è inaccettabile che i controlli di rispettiva competenza dell'autorità di Governo e del Comitato siano in qualsiasi modo limitati od elusi. Vi è stata nell'ultimo anno una continuità burocratica, con una delega assai ampia al Direttore del Servizio. Ma è proprio questa la linea di tendenza istituzionale che ha portato in passato alla deresponsabilizzazione delle autorità di Governo ed alla mancata vigilanza, favorendo le deviazioni dei Servizi.

Perciò il Comitato ribadisce la necessità che il Ministro dell'interno eserciti pienamente e con diligenza i poteri che gli sono assegnati dall'articolo 6 della legge n. 801 del 1977. Anche il Comitato dev'essere posto in condizione di svolgere i suoi compiti. Non deve più avvenire che si ricorra a una lettera classificata riservatissima, quale quella emanata dalla Presidenza del Consiglio il 6 ottobre 1994, e confermata come tale dall'attuale Presidente del Consiglio il 12 luglio 1995, per fornire una interpretazione del testo legislativo, tanto più se questa pretende di definire l'ambito dei poteri di controllo del Comitato parlamentare.

(1) Lo stesso schema interpretativo che viene qui proposto vale ovviamente per il SISDE e il SISMI, anche se in questa sede si farà menzione soltanto del primo dei due e dei suoi rapporti con il Ministro dell'interno. Del tutto paralleli sono, a questo proposito, nell'ambito della legge n. 801 del 1977, l'articolo 4 (relativo al SISMI) e l'articolo 6 (relativo al SISDE).

(2) Si veda al riguardo l'articolo 11, comma 3, della legge n. 801 del 1977.

(3) Provvedimento n. 1876186 del 14 novembre 1986, Sez. I.

(4) Emanata il 16 febbraio 1988. Oggetto: ordinamento degli archivi dei Servizi di informazione e di sicurezza.

(5) Questo documento riservato è solitamente citato con la sigla PCM-ANS l/R. Esso riguarda l'assetto del subsistema amministrativo addetto al segreto di Stato (su cui v. il Primo rapporto sul sistema di informazione e sicurezza, approvato dal Comitato, doc. XXXIV, n. 1, pag. 15 ss.) e nulla ha a che vedere con il problema che stiamo trattando.

(6) Per errore, una pagina appare numerata due volte.

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