Commissione di vigilanza servizi radiotelevisivi

"La Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi,

dopo un ampio dibattito sul pluralismo nel servizio pubblico radiotelevisivo e dopo aver ascoltato sull'argomento i direttori delle reti, dei telegiornali e del giornale radio della Rai, approva il seguente documento di indirizzo alla società concessionaria del servizio pubblico. Esso fa seguito alla risoluzione sull'informazione politica votata il 19 novembre scorso e alla direttiva interna emanata dal Consiglio di amministrazione della Rai il 9 gennaio 1997.

1. Ai fini del presente documento, con il termine di pluralismo si intende la rappresentazione nei mezzi di comunicazione della pluralità di cui è composta la società.

Il pluralismo, così inteso, è espressamente indicato dall'articolo 1 della legge 6 agosto 1990, n. 223 come uno dei "principi fondamentali del sistema radiotelevisivo, che si realizza con il concorso di soggetti pubblici e privati". Ciò che rappresenta un dovere per l'intero sistema radiotelevisivo diventa un obbligo per ciascun mezzo radiotelevisivo gestito dal servizio pubblico, che motiva la sua esistenza (e il suo finanziamento attraverso il canone) nel suo essere dalla parte di ogni cittadino, evitando ogni subordinazione a partiti, poteri o interessi. Questo dovere vincola parimenti la Commissione parlamentare a vigilare sull'adempimento di questo indirizzo non in funzione di una parte o dell'altra ma in ragione di un diritto di tutti.

Non si tratta solo di garantire ai diversi soggetti e alle diverse idee di essere rappresentati, ma anche e soprattutto di assicurare al cittadino il diritto di essere compiutamente informato, e di poter avere accesso ai mezzi di comunicazione. Il pluralismo, dunque, come diritto dell'utente ancor prima che come diritto dei soggetti da rappresentare.

2. La Commissione di vigilanza richiama la Rai, i suoi organi dirigenti e i suoi dipendenti, al rispetto del principio del pluralismo nella programmazione e in ogni tipo di trasmissione e indica gli ambiti in cui tale principio deve trovare attuazione.

a) Pluralismo politico.

Il servizio pubblico è tenuto a rappresentare con equilibrio le posizioni della maggioranza e delle opposizioni, delle coalizioni e delle diverse forze politiche. L'informazione istituzionale e quella relativa all'attività di Governo devono anch'esse tenere conto della necessità di assicurare il rispetto dei principi della completezza e della obiettività dell'informazione.

Le rilevazioni quantitative dell'Osservatorio dell'Università di Pavia, che nascono come strumento di rilevazione del grado di pluralismo informativo offerto dalla Rai esclusivamente per i periodi elettorali, possono rappresentare in qualsiasi altro momento un riferimento utile seppure parziale. Qualora da esse emergessero costanti disequilibri non giustificati da oggettive esigenze informative in un lasso temporale significativo (per esempio, tre mesi), la Direzione generale della Rai è chiamata a richiedere alla testata interessata la correzione della linea informativa.

Per una migliore comprensione e valutazione dei dati, si chiede di indicare per i vari periodi gli eventi e le notizie che potrebbero motivare una presenza squilibrata dei diversi soggetti.

La Commissione ritiene utile poter disporre anche di dati relativi alle diverse fasce orarie, ai telegiornali regionali, al giornale radio, e alla valutazione qualitativa della programmazione.

La Commissione auspica che presso l'Ufficio del Garante venga istituito un sistema di rilevazione su tutte le principali emittenti televisive nazionali, pubbliche e private.

Un'attenzione particolare va riservata alle campagne elettorali e referendarie. A questo riguardo, la Commissione di vigilanza si impegna ad adottare quanto prima uno specifico documento di indirizzo alla Rai sulla parità di trattamento. La Commissione si farà altresì promotrice, con il Garante per la radiodiffusione e l'editoria, attraverso incontri con i soggetti interessati, di una proposta per un comune codice di comportamento in periodo elettorale, valido, tenendo conto della specificità di ogni mezzo, per l'intero sistema dell'informazione ed in particolare, considerate le competenze di questa Commissione, per le emittenti radiotelevisive pubbliche e private.

b) Pluralismo sociale.

Il servizio pubblico deve rappresentare la autonomia e la dialettica delle realtà sociali del nostro Paese in tutta la loro ricchezza, dando voce anche a chi spesso voce non ha. Il tutto deve tradursi, per ogni genere televisivo e per l'insieme degli spazi informativi, nel richiamo esplicito e nella rappresentazione di tutte quelle realtà sociali, a cominciare dal mondo del lavoro, e di tutte quelle problematiche sociali e culturali emergenti (femminismo, ambientalismo, problemi della terza età, immigrazione e rapporti Nord-Sud) che trovandosi in condizione di debolezza sul piano degli strumenti informativi e nei confronti degli interessi forti risultano largamente penalizzate. Garantirne l'accesso al sistema informativo, anche in forma diretta, rappresenta un dovere esplicito del sistema pubblico radiotelevisivo.

Adeguato spazio va riservato alle trasmissioni cosiddette di servizio riservate agli interessi e ai diritti di determinate fasce di cittadini, con riferimento alla dinamica delle nuove povertà. Una speciale programmazione dovrà essere dedicata ai portatori di handicap sensoriali. Nelle trasmissioni di intrattenimento e di informazione deve trovare uno spazio adeguato la cultura dell'inserimento e della integrazione sociale dei disabili.

c) Pluralismo culturale.

In ordine alle singole problematiche trattate devono emergere le diverse opzioni culturali presenti nel Paese. E nella stessa scelta dei temi, il servizio pubblico deve caratterizzarsi come capace di proporre questioni innovative e di interesse rispetto alle mode correnti riflesse dagli altri mezzi di informazione. Maggiore deve essere l'impegno della Rai, ad esempio, sui temi della conoscenza, della scienza, dell'ambiente, dell'innovazione tecnologica, dell'evoluzione dei diritti civili, dei diritti dei consumatori, dei temi relativi all'istruzione ed alla formazione, anche attraverso la collocazione di tali tematiche in fasce orarie di maggiore ascolto.

Particolare impegno dovrà destinarsi alla promozione e diffusione del prodotto nazionale ed europeo di qualità, tanto in Italia quanto all'estero.

d) Pluralismo etnico e religioso.

La presenza nel nostro Paese di etnie e di fedi diverse, sia autoctone che proprie di consistenti comunità extraeuropee rende ancor più importante l'impegno del servizio pubblico contro ogni forma di razzismo e a favore di atteggiamenti positivi. Va potenziato lo sforzo comunicativo teso a riconoscere e a valorizzare le diverse tradizioni religiose presenti nel nostro Paese e a favorire la reciproca conoscenza delle diverse culture. Ai nostri connazionali vanno fornite le informazioni su realtà finora a noi distanti, e agli immigrati vanno forniti strumenti di conoscenza della nostra lingua e della nostra cultura oltre che dei loro diritti e dei loro doveri. In questo contesto vanno valorizzate le attività di volontariato di molte organizzazioni, e realizzate le iniziative atte a favorire la reciproca comprensione e solidarietà.

Un'adeguata informazione va assicurata per e sulle comunità degli italiani nel mondo, nonchè sulle loro attività.

La Commissione auspica, nell'ambito del processo di sviluppo tecnologico e del potenziamento delle strategie di diffusione via satellite, la realizzazione di uno o più canali etnico-culturali, sull'esempio di analoghe esperienze intraprese con successo da alcune reti radiotelevisive estere.

e) Pluralismo delle realtà locali.

La Rai è tenuta alla rappresentazione ed alla valorizzazione della variegata articolazione anche geografica del nostro Paese, con le diversità d'ordine culturale, economico, produttivo, ambientale, a partire dalle minoranze linguistiche riconosciute. L'informazione regionale è troppo spesso concentrata sul capoluogo di regione, mentre troppo poco spazio è dedicato alle altre province e alle realtà periferiche. Le istanze e le opinioni delle realtà locali devono avere concreto spazio nelle trasmissioni nazionali. Il decentramento produttivo è un obiettivo da perseguire con maggior convinzione e con maggiore coraggio.

f) Pluralismo di genere e di età.

Il servizio pubblico deve promuovere la cultura e la politica delle pari opportunità tra uomini e donne. La programmazione è chiamata a farsi carico della presenza, tra i radio e telespettatori, dei minori: grande attenzione va riservata alla loro tutela, non soltanto in termini di protezione dalle culture della violenza e della prevaricazione fisica e psicologica, ma anche e soprattutto nel senso della promozione positiva di valori. Per un altro verso, la programmazione Rai dovrà tener presente il numero percentualmente sempre maggiore di persone anziane nella società e dunque tra gli ascoltatori.

g) Pluralismo associativo.

Il nostro Paese è caratterizzato dalla presenza di una fitta rete di associazioni impegnate nel campo dell'assistenza, della marginalità sociale, della promozione dei diritti, della tutela ambientale e così via. Un patrimonio di volontariato che va maggiormente rappresentato, valorizzato e sostenuto dalla Rai. È auspicabile un raccordo permanente, anche al fine di promuovere specifiche trasmissioni di servizio, tra la Rai ed il mondo associativo.

Per quanto riguarda le trasmissioni nel corso delle quali vengono organizzate pubbliche raccolte di fondi, va assicurato che a beneficiarne siano a rotazione tutte le associazioni più rappresentative e che offrano adeguate garanzie: a questo riguardo si richiedono alla Rai delle regole precise, che la Commissione si riserva di valutare.

h) Pluralismo produttivo.

Nell'ambito dell'affermazione dei nuovi mezzi di comunicazione che si sviluppano in virtù di uno straordinario processo di innovazione tecnologica e produttiva, va garantita, ad opera del concessionario pubblico, la più ampia capacità tecnologica e di presenza produttiva in tutti i nuovi strumenti della comunicazione. Per i programmi non prodotti direttamente o co-prodotti dalla Rai, dovrà essere assicurato un criterio di assegnazione delle produzioni che non determini esclusioni o situazioni di privilegio tra imprese di pari affidamento.

Nella programmazione, inoltre, va garantita una quota adeguata ai prodotti nazionali ed europei.

Su richiesta della Commissione, la Rai può essere chiamata a riferire sui contenuti delle convenzioni stipulate con le amministrazioni pubbliche, che abbiano incidenza sulla programmazione radiotelevisiva.

3. La Rai è tenuta al rigoroso rispetto del principio pluralistico nell'insieme della sua programmazione radiotelevisiva. La Commissione di vigilanza non mette certo in discussione l'autonomia ideativa, produttiva, informativa di chi fa radio e televisione pubbliche, purchè essa non determini discriminazioni o trattamenti di favore verso determinate parti. Essa si deve esercitare rispettando scrupolosamente quella che è la ragion d'essere del servizio pubblico: un servizio dalla parte di tutti i cittadini.

Tra gli obblighi contrattuali dei direttori delle reti e delle testate vanno chiaramente indicati anche i vincoli che derivano all'informazione e alla comunicazione Rai dalla funzione di servizio pubblico.

4. Condizione perchè la Rai appaia credibile in ordine ai principi indicati in questo documento di indirizzo è che le assunzioni e le nomine nell'azienda pubblica avvengano in base a criteri trasparenti, legati alla professionalità e al di fuori di ogni pratica o lottizzatoria o di predominio di maggioranza ovvero di rivendicazionismo di minoranza. Perchè ciò diventi possibile serve un chiaro orientamento del Consiglio di amministrazione, ma anche un diverso atteggiamento di quei non pochi lavoratori che affidano i propri destini professionali a questo o a quel partito, a questo o quell'esponente politico, di maggioranza o di opposizione. Per le assunzioni, si auspica il ricorso a procedure concorsuali e comunque a criteri oggettivi di selezione, anche per quanto riguarda la soluzione del problema del precariato. Doveroso è l'utilizzo di tutte le professionalità interne all'azienda, senza alcuna discriminazione, al fine di garantire il pluralismo delle professionalità.

5. La Commissione, nell'approvare questo documento di indirizzi, richiama il Consiglio di amministrazione e il Direttore generale della Rai al dovere di curarne l'attuazione.

La verifica del rispetto dei presenti indirizzi è affidata al rapporto costante tra la Commissione e il Consiglio di amministrazione, che in base alla legge 25 giugno 1993 n. 206, e successive modificazioni, ha "funzioni di controllo e di garanzia circa il corretto adempimento delle finalità e degli obblighi del servizio pubblico". Interlocutori esclusivi della Commissione sono il Consiglio di amministrazione e, per quanto di sua competenza, il Direttore generale.

La Commissione fa infine appello alla coscienza civile, culturale e professionale di tutti coloro che in Rai lavorano, perchè contribuiscano, anche sulla base di questo documento di indirizzo, al rilancio ed alla riqualificazione del servizio pubblico".